Il paziente in Cardiochirurgia Dott.ssa G. Covaia Servizio Anestesia e Rianimazione A IPERGLICEMIA E STRESS • L’iperglicemia e l’insulino-resistenza sono comuni tra i pazienti critici, siano essi con o senza pregressa storia di diabete mellito • Condizioni pre-esistenti che possono incrementare il rischio di iperglicemia: 1. 2. 3. 4. 5. Pancreatite Cirrosi Obesità Diabete Età avanzata • Cause iatrogene di iperglicemia: 1. 2. 3. Corticosteroidi Simpaticomimetici Nutrizione parenterale totale (es. pz che ricevono dosi eccessive di destrosio, 5 mg/Kg/min) • Stress L’iperglicemia non è solo dovuta ad un aumento della produzione di glucosio In condizioni patologiche critiche si ha infatti un coinvolgimento dei meccanismi di uptake del glucosio che contribuiscono all’elevazione del tasso glicemico A causa dell’immobilizzazione dei pazienti critici scompare del tutto l’uptake di glucosio del muscolo scheletrico indotto dall’esercizio fisico Questi eventi compromettono l’uptake di glucosio nel tessuto cardiaco, nel muscolo scheletrico e nel tessuto adiposo mentre nel cervello e nelle cellule del sangue (tessuti non insulinodipendenti) l’uptake di glucosio è aumentato INSULINO-RESISTENZA L’insulino-resistenza è uno stato nel quale una data concentrazione di insulina produce minori effetti biologici rispetto a quelli attesi (definita anche come la necessità di 100 o più unità di insulina/die o di una quantità > 2 UI/Kg/die) I meccanismi che giustificano la resistenza periferica all’insulina possono essere associati alla mutazione del suo recettore: 1. Alterazione nell’espressione della molecola recettoriale 2. Alterazione nel legame tra recettore e ormone 3. Alterazione nelle vie post-recettoriali che mediano il segnale a valle Inibizione infiammazione-mediata dell'azione dell'insulina. Mediatori come citokine, lipidi o stress intracellulari come stress del reticolo endoplasmatico (ER) o produzione in eccesso di specie reattive dell’ossigeno (ROS) da parte dei mitocondri convergono sulle vie di trasmissione dei segnali di flogosi, comprese le kinasi c-Jun NH2-terminal kinase (JNK) e kinase inhibitor κB kinase (IKK) provocando l’inibizione dei segnali dell’insulina. IR: insulin receptor; IRS: insulin receptor substrate; FABP: fatty acid binding protein; NF: nuclear factor; AP-1: activator protein 1; PPAR: peroxisome proliferator activated receptor; LXR: liver X receptor. (da Wellen KE et al., J Clin Invest 2005;115:11111119) BASI BIOLOGICHE DELLA TOSSICITA’ DA IPERGLICEMIA I meccanismi tossici dell’iperglicemia sono legati: ad un sovraccarico intracellulare di glucosio nei tessuti insulino-indipendenti (cervello e sangue) 2. ad una riduzione delle difese immunitarie 3. ad una esacerbazione dell’infiammazione 1. In condizione di iperglicemia un numero polimorfonucleati è attirato contro le pareti vasali più grande di Una diminuzione della chemiotassi dei polimorfonucleati porta al loro accumulo tra le cellule endoteliali ed allo sviluppo di una esagerata flogosi locale, deleteria per l’endotelio Inoltre è ridotta la capacità di fagocitosi dei PMN • L’iperglicemia osservata nelle patologie acute è stata a lungo considerata come un marker dell’adattamento allo stress • Una glicemia di 200 mg/dl è stata per molto tempo tollerata senza intraprendere alcun tipo di trattamento fino allo studio di Van Den Berghe et al. (N Eng J Med 2001; 345(19):1359-1367) Curve di Kaplan-Meier che mostrano la sopravvivenza cumulativa dei pazienti che hanno ricevuto il trattamento intensivo insulinico o quello convenzionale nella ICU. I pazienti dimessi vivi dalla terapia intensiva (Grafico A) e dall’ospedale (Grafico B) sono stati considerati come sopravvissuti. In entrambi i casi le differenze tra i gruppi di trattamento sono state significative (sopravvivenza in ICU, P=0,005 corretta P<0,04; sopravvivenza in ospedale P=0,01). Il valore di P è stato determinato usando Mantel-Cox log-rank test . Van den Berghe G. et al., N Eng J Med 2001; 345(19):1359-1367 • In uno studio condotto da Umpierrez et al. su 2030 pazienti, il 38% presentavano all’ammissione un’iperglicemia (definita come glicemia > 126 mg/dl a digiuno o > 200 mg/dl in caso di prelievo occasionale); solo 26% erano diabetici noti. Da questo studio è emerso che la mortalità era aumentata significativamente nei pazienti iperglicemici, in particolar modo in quelli non diabetici in terapia intensiva; • Esiste una correlazione netta tra la severità dell’iperglicemia e la gravità della prognosi: uno studio condotto da McAlister et al. (Diabetes Care 2005) ha dimostrato che quando la glicemia all’ammissione era superiore a 200 mg/dl (11 mmol/l), il rischio di decesso era del 73% superiore a quello dei pazienti in cui i livelli all’ingresso erano < 110 mg/dl e il rischio di complicanze aumentato del 52%. Mortalità intraospedaliera in pazienti con normoglicemia, diabete noto e iperglicemia di nuova insorgenza Umpierrez G. et al., J Clin Endocrinol Metab 2002; 87:978-982 CONSEGUENZE DI UNO STRETTO CONTROLLO GLICEMICO CON TERAPIA INTENSIVA INSULINICA Miglioramento della performance miocardica dopo interventi cardiochirurgici (↑ FEVs; bassa prevalenza di FA; recupero più veloce dallo stress chirurgico) Protezione dell’endotelio Protezione del SNC (↓ PIC) e del SNP (↓ rischio di CIPNP → probabile effetto protettivo nei confronti dei mitocondri neuronali) CONSEGUENZE DI UNO STRETTO CONTROLLO GLICEMICO CON TERAPIA INTENSIVA INSULINICA Diminuzione del tempo di svezzamento (weaning) dal supporto ventilatorio meccanico Controllo dell’infiammazione Riduzione dell’incidenza di infezioni nosocomiali Riduzione della mortalità Effetto della terapia intensiva insulinica sulla morbidità. L’effetto sul tempo di svezzamento dalla ventilazione meccanica, sulla durata della permanenza in ICU e in ospedale è rappresentato per tutti i pazienti partecipanti allo studio (Parte A) e per il sottogruppo di 767 pazienti che sono rimasti in ICU per 3 o più giorni (Parte B). I cerchi rappresentano i pazienti . Van den Berghe et al., N Eng J Med 2006;354(5):449-461 Effetto dell'iperglicemia sulla funzione leucocitaria in vivo. I polimorfonucleati sono stati isolati dal sangue venoso di 8 pazienti con diabete mellito non chetotico scarsamente controllato prima e dopo la somministrazione di insulina. La fagocitosi e l’attività battericida sono state testate usando un ceppo di pneumococchi (tipo 25) . Grey Neil J. et al., Endocrine Practice 2004, 10:46-52 CRITICAL ILLNESS POLYNEUROPATHY La CIPNP è innanzitutto una malattia che colpisce il primo assone motorio e le fibre neurali sensitive e che si verifica nei pazienti critici, soprattutto in quelli con sepsi e MOF L’elettroneuromiografia (ENMG) è indispensabile per la diagnosi e mette in luce la degenerazione assonale della fibra neurale motoria e di quella sensitiva L’incidenza riportata in letteratura (pazienti con sepsi e MOF) va dal 70 all’82% La CIPNP complica la degenza in ICU provocando gradi variabili di debolezza muscolare (potendo arrivare sino alla paralisi) e può anche essere causa di svezzamento difficoltoso dal respiratore dovuto al coinvolgimento del nervo frenico • Sono stati identificati fattori di rischio importanti per CIPNP: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. uso di corticosteroidi bloccanti neuromuscolari vasopressori antibiotici aminoglicosidi insufficienza d’organo nutrizione parenterale dialisi renale durata della degenza in ICU • Fino a poco tempo fa l’unica possibilità di influire su sull’incidenza di CIPNP era quella di ridurre i fattori di rischio • Van den Berghe nel 2005 ha condotto uno studio su pazienti ricoverati presso una SICU dal quale risulta che utilizzare la terapia intensiva insulinica per evitare persino una modesta iperglicemia sembra essere altamente protettivo per il SNP data la significativa riduzione di CIPNP che si è ottenuta STUDIO EFFETTUATO PRESSO L’U.O. TERAPIA INTENSIVA CCH VARESE (2007) Protocolli esaminati: Yale IIP 2005 vs CCH VA IIP Obiettivi Mantenimento di uno stretto controllo glicemico nel periodo d’osservazione perioperatoria Tempo impiegato nel raggiungimento del range target di glicemia Frequenza di episodi ipoglicemici Facilità di attuazione del protocollo da parte del personale infermieristico (dopo adeguato training formativo) in relazione alla gestione del paziente critico PRINCIPALI DIFFERENZE TRA I DUE PROTOCOLLI 1) range target (100-150 mg/dl nel CCH VA IIP vs 90119 mg/dl nel nuovo Yale IIP) 2) soglia d’inizio dell’infusione d’insulina: nel CCH VA IIP si inizia l’infusione quando i livelli glicemici sono ≥ 200 mg/dl in due controlli successivi; nel nuovo Yale IIP l’inizio dell’infusione avviene in tutti i pazienti critici che abbiano una glicemia ≥ 140 mg/dl 3) impiego del bolo: nel CCH VA IIP si infonde il bolo quando la glicemia è ≥ 240 mg/dl; nel nuovo Yale IIP quando i livelli di glucosio sono ≥ 150 mg/dl RISULTATI RISULTATI IPOGLICEMIA Riscontrata una NON significativa differenza nella percentuale di eventi ipoglicemici (glicemia < 60 mg/dl) DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEI LIVELLI GLICEMICI CCH VA IIP 0,32 10,14 < 60 mg/dl 29,12 60-99 mg/dl 100-150 mg/dl (range target) 60,42 > 150 mg/dl DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEI LIVELLI GLICEMICI YALE IIP 2005 0,76 14,07 < 60 mg/dl 27,4 60-89 mg/dl 90-119 mg/dl (range target) > 119 mg/dl 57,77 ANDAMENTO GLICEMICO NEL TEMPO CCH VA IIP (n = 23) 300 200 189 153 145 147 153 152 142 141 133 139 139 127 134 150 100 Yale IIP 2005 (n=21) 50 300 0 250 0 6 12 18 24 30 36 42 Tempo (ore) 48 54 60 66 72 Glicemia (mg/dl) Glicemia (mg/dl) 250 207 200 163 132 150 118 102 101 108 110 98 24 48 121 122 118 110 100 50 0 0 6 12 18 30 36 42 Tempo (ore) 54 60 66 72 PROTOCOLLO ATTUALE DI GESTIONE DELLA TERAPIA INSULINICA NELL’U.O. TERAPIA INTENSIVA CCH VARESE Yale Insulin Infusion Protocol 2003 modificato L’infusione continua di insulina è indicata nei pazienti con glicemia persistente ≥ 140 mg/dl (in 2 controlli consecutivi). OBIETTIVO Mantenere livelli di glucosio nel sangue tra 110 e 140 mg/dl. Diluizione utilizzata: 50 UI di Actrapid in 50 ml di fisiologica in pompa siringa MONITORAGGIO GLICEMIA Controllare la glicemia ogni 2 ore fino al raggiungimento di condizioni di stabilità (3 valori consecutivi all’interno dei valori stabiliti) Controllare la glicemia ogni 4 ore fino a che il valore non sia stabile per 12 ore. I controlli delle glicemie potranno essere valutati ogni 4 ore a meno di significativi cambiamenti delle condizioni cliniche, terapeutiche, nutrizionali del paziente (es. variazioni della terapia con catecolamine, cortisonici, aumento del carico nutrizionale etc.) TRATTAMENTO DELL’IPOGLICEMIA Se glicemia ≤ 50 mg/dl: somministrare 25 gr di glucosio (50 ml di glucosata al 50%) quindi rivalutare la glicemia dopo 15 minuti Se glicemia compresa tra 50 e 69 mg/dl: somministrare 25 gr di glucosio (50 ml glucosata al 50%). Rivalutare la glicemia dopo 15 minuti e se si ottiene un valore < 90 mg/dl somministrare 12,5 gr di glucosio (25 ml di glucosata al 50%) quindi ripetere nuovo dosaggio glicemico dopo 15 minuti Quando i valori saranno ≥ 90 mg/dl aspettare 1 ora, quindi ripetere l’infusione al 50% della velocità originaria. TRATTAMENTO DELL’IPERGLICEMIA Identificare la dose iniziale da infondere (bolo e infusione) REGOLA Rilevato un valore di glicemia (mg/dl) questo va diviso per 70: il risultato rappresenta sia il valore del bolo che dell’infusione continua. (esempio: glicemia rilevata = 322 mg/dl; calcolo 322 : 70 = 4,6 e approssimo all’unità più vicina, in questo caso 5. Quindi il bolo ev iniziale sarà di 5 UI e la velocità d’infusione di 5 ml/h) Se il valore glicemico iniziale è 150 mg/dl si può omettere il bolo! Dopo 1 ora controllare la glicemia: se il valore non è nel range usare la sottostante tabella per le opportune variazioni. 70-90 mg/dl _ 91-119 mg/dl _ _ ↑ > 20 mg/dl/h ↑ ↑ 1-20 mg/dl/h, invariato o ↓ 1-20 mg/dl/h Invariato o ↓ 1-20 mg/dl/h ↓ > 20 mg/dl/h 120-179 mg/dl ≥ 180 mg/dl ↑ > 40 mg/dl/h ↑ ↑ infusione “” ↑ 1-40 mg/dl/h o invariato Invariato o ↓ 1-40 mg/dl/h ↑ infusione “” ↓ 1-40 mg/dl/h ↓ 41-80 mg/dl/h ↓ 21-40 mg/dl/h ↓ 41-80 mg/dl/h ↓ 81-120 mg/dl/h ↓ > 40 mg/dl/h *ISTRUZIONI ↓ > 80 mg/dl/h ↓ > 120 mg/dl/h Non cambiare infusione ↓ infusione “” Stop infusione per 30 min poi ↓ infusione “” ISTRUZIONI PER L’USO DELLA TABELLA 1)Individuare nella prima riga della tabella il riquadro corrispondente al valore glicemico di partenza 2)Nella colonna al di sotto di tale riquadro individuare la VARIAZIONE della glicemia rispetto al valore di partenza (in mg/dl/h) 3)Cambiare la velocità d’infusione seguendo le *istruzioni (ultima colonna) Fare riferimento alla tabella seguente per le variazioni della velocità d’infusione secondo le istruzioni dello schema precedente (* i cambiamenti della velocità d’infusione “” sono determinati dall’infusione in corso) Infusione in corso (ml/h) Variazione (ml/h) “” Variazione (ml/h) “” <3 0,5 1 3-6 1 2 6,5-9,5 1,5 3 10-14,5 2 4 15-19,5 3 6 20-24,5 4 8 ≥ 25 ≥5 10 (Consultare diabetologo/internista) ESEMPIO Glicemia di partenza 322 mg/dl Calcolo 322 : 70 = 4,6 Approssimo all’unità più vicina: quindi farò un bolo di 5 UI e imposterò un velocità d’infusione iniziale di 5 ml/h Primo controllo dopo 1 ora: riscontro una glicemia di 202 mg/dl (quindi c’è stata una riduzione oraria di 120 mg/dl) Individuo nella prima tabella le *istruzioni relative alla variazione della glicemia in base al valore di partenza e scopro che l’infusione andrà ridotta di “” Facendo riferimento alla seconda tabella (colonna “”) per calcolare l’entità della variazione, dato il valore iniziale di 5 ml/h avrò una riduzione di 1 ml della velocità d’infusione oraria PROTOCOLLO SVEZZAMENTO TERAPIA INFUSIONALE INSULINICA PREMESSA Questo protocollo viene adottato in tutti i pazienti che hanno richiesto l’infusione d’insulina per il controllo della glicemia nel perioperatorio (sia in pazienti con anamnesi positiva per diabete conclamato o IFG/IGT in terapia insulinica, ipoglicemizzante orale o sola dieta, sia in pazienti che presentino iperglicemia legata allo stress chirurgico). OBIETTIVO Mantenere il range glicemico tra 90 e 160 mg/dl nel periodo postoperatorio a partire dalla I giornata. 1° GIORNATA O COMUNQUE DOPO L’ESTUBAZIONE DEL PAZIENTE Sospendere l’infusione di insulina (nel caso che l’insulina pronta infusa nelle 24 ore precedenti sia > 50 UI valutare di proseguire l’infusione continua) Contemporaneamente iniziare l’infusione di glucosata al 5% tamponata con insulina e KCl (la dose di insulina da somministrare nelle 24 ore va calcolata in base al fabbisogno delle 24 ore precedenti) NB il paziente deve essere mantenuto a digiuno: è consentita una dieta idrica, eventuali bevande vanno dolcificate con aspartame 2° GIORNATA Il paziente inizia ad alimentarsi (dieta 2°-3°) Somministrare Insulina Lantus sc: la dose va calcolata dividendo per due la quantità di insulina somministrata nelle 24 ore precedenti Somministrare Insulina Rapida Humalog ai pasti: la dose va calcolata dividendo per due la quantità di insulina somministrata nelle 24 ore precedenti. Dividere il valore ottenuto nella misura del 20% a colazione, 40% a pranzo, 40% a cena NB la somministrazione dell’Insulina Lenta Lantus non è vincolata all’alimentazione del paziente e consente di mantenere un plateau glicemico controllato nel paziente a digiuno; l’Insulina Rapida Humalog al contrario va somministrata subito dopo il pasto del paziente, “aggiustando” la dose alla quantità di cibo assunto. 3° GIORNATA A partire dalla terza giornata continuare con la somministrazione di Insulina Lenta Lantus al mattino ed Insulina Rapida Humalog ai pasti: controlli glicemici pre e post prandiali ed un controllo serale consentiranno di aggiustare la terapia insulinica. I controlli glicemici pre e post prandiali vanno trascritti su apposito foglio dedicato. ADERENZA AL PROTOCOLLO YALE IIP I risultati di un questionario somministrato a 19 infermieri della Terapia Intensiva Cardiochirurgica di Varese dimostrano la bassa aderenza allo Yale IIP: 17 dei 19 infermieri (89%) dichiarano di non seguirlo sempre con precisione. Grafico esplicativo della intromissione medica, non prevista, all'interno del protocollo. Il 74% degli infermieri ha ricevuto almeno un’indicazione medica a non seguire il protocollo.