Giorgio Marbach • Giovanni Mattia Il suindicato Progetto si avvale per la sua realizzazione di una qualificata partnership. Il Soggetto Proponente è l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza» - Facoltà di Scienze Statistiche; il Soggetto Attuatore è la Fondazione «Istituto Guglielmo Tagliacarne»; i Soggetti Partner sono Istat, Sas e Sistemi Territoriali. Complementi di marketing e case-histories con la collaborazione di Eleonora Farneti Giorgio Marbach • Giovanni Mattia Il corso Starter, aperto a 26 giovani neo-laureati, ha come finalità la formazione di una figura professionale innovativa e polivalente, in grado di operare sia all’interno delle imprese, sia in strutture di consulenza esterna, per fornire un concreto supporto quantitativo nell’analisi del mercato, nel controllo statistico di qualità e di affidabilità dei prodotti e dei processi, nell’analisi economico-finanziaria. Complementi di marketing e case-histories Il lavoro è stato realizzato nell’ambito del Progetto STARTER - Formazione in Economia e Statistica del Territorio, approvato dal MIUR a valere sull’avviso 4391/2001 nell’ambito del Programma Operativo Nazionale «Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione» 2000-2006, Asse III - Misura III.4 Formazione Superiore e Universitaria. ISTITUTO GUGLIELMO TAGLIACARNE per la promozione della cultura economica Questo volume non intende sostituire un testo di marketing generale; al contrario, in esso viene presentata una sintesi degli aspetti caratterizzanti e degli strumenti che il marketing pone a disposizione. Lo scopo è offrire ai lettori un pacchetto di informazioni rilevanti, che consenta loro di individuare più rapidamente le criticità e gli aspetti salienti della realizzazione di un piano di marketing. In questa ottica, il lavoro propone alcuni schemi esemplificativi e casi di studio che si qualificano come «guida operativa» e, in quanto tali, possono essere modificati a seconda delle esigenze di ricerca. I lettori sapranno cimentarsi nel trovare una propria soluzione, sviluppando così l’attitudine al problem solving. La «guida operativa» costituisce anche una linea didattica per il modulo «Simulazione di una ricerca di mercato» del Progetto STARTER - Formazione in Economia e Statistica Territoriale. In tal senso, intende fornire all’aula direttive su cui basarsi al fine di realizzare un piano di marketing. Giorgio Marbach • Giovanni Mattia Il suindicato Progetto si avvale per la sua realizzazione di una qualificata partnership. Il Soggetto Proponente è l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza» - Facoltà di Scienze Statistiche; il Soggetto Attuatore è la Fondazione «Istituto Guglielmo Tagliacarne»; i Soggetti Partner sono Istat, Sas e Sistemi Territoriali. Complementi di marketing e case-histories con la collaborazione di Eleonora Farneti Giorgio Marbach • Giovanni Mattia Il corso Starter, aperto a 26 giovani neo-laureati, ha come finalità la formazione di una figura professionale innovativa e polivalente, in grado di operare sia all’interno delle imprese, sia in strutture di consulenza esterna, per fornire un concreto supporto quantitativo nell’analisi del mercato, nel controllo statistico di qualità e di affidabilità dei prodotti e dei processi, nell’analisi economico-finanziaria. Complementi di marketing e case-histories Il lavoro è stato realizzato nell’ambito del Progetto STARTER - Formazione in Economia e Statistica del Territorio, approvato dal MIUR a valere sull’avviso 4391/2001 nell’ambito del Programma Operativo Nazionale «Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta Formazione» 2000-2006, Asse III - Misura III.4 Formazione Superiore e Universitaria. ISTITUTO GUGLIELMO TAGLIACARNE per la promozione della cultura economica Questo volume non intende sostituire un testo di marketing generale; al contrario, in esso viene presentata una sintesi degli aspetti caratterizzanti e degli strumenti che il marketing pone a disposizione. Lo scopo è offrire ai lettori un pacchetto di informazioni rilevanti, che consenta loro di individuare più rapidamente le criticità e gli aspetti salienti della realizzazione di un piano di marketing. In questa ottica, il lavoro propone alcuni schemi esemplificativi e casi di studio che si qualificano come «guida operativa» e, in quanto tali, possono essere modificati a seconda delle esigenze di ricerca. I lettori sapranno cimentarsi nel trovare una propria soluzione, sviluppando così l’attitudine al problem solving. La «guida operativa» costituisce anche una linea didattica per il modulo «Simulazione di una ricerca di mercato» del Progetto STARTER - Formazione in Economia e Statistica Territoriale. In tal senso, intende fornire all’aula direttive su cui basarsi al fine di realizzare un piano di marketing. CAPITOLO 3 Il caso «Luxottica» L 67 1. Un caso singolare di strategia vincente * a società nasce nel 1961, ad opera di Leonardo Del Vecchio, che tuttora guida quello che attualmente è un gruppo ad estensione mondiale. Inizialmente la produzione di montature per occhiali è effettuata per conto terzi; successivamente, in tempi assai brevi, si passa a realizzare in proprio l’occhiale completo. Luxottica si insedia nel comune di Agordo in provincia di Belluno, a seguito dell’assegnazione di un terreno provvisto di rete elettrica e fognaria, nonché di un contributo di 9 milioni di lire (4.650 Euro) da parte dell’amministrazione comunale.Tuttora la sede produttiva gravita attorno al nucleo iniziale, mentre la direzione commerciale e marketing opera a Milano. La società è in grado di presentare per la prima volta un proprio campionario nel 1971. Già nel 1974 acquisisce una società di distribuzione di Torino. I punti centrali della «filosofia» aziendale sono: l’utile deve essere privilegiato rispetto alla crescita dimensionale; occorre puntare alla massima efficienza produttiva ed alla flessibilità; fondamentale è la conquista della distribuzione, da controllare direttamente evitando il grossista. Nella opinione di Del Vecchio «il grossista è la morte delle aziende, perché le costringe a vivere alla giornata. Diventa un ostacolo al contatto diretto con il mercato». Negli anni ottanta inizia la espansione all’estero. In rapida successione nascono consociate in Germania (1981), Spagna (1983), Gran Bretagna (1984), Francia e Canada (1985). Particolare attenzione è destinata al mercato statunitense. Nel 1988 il fatturato, pari a 131 milioni di Euro, è ottenuto per il 69% in Nord America ed il 31% in Europa. * Per la descrizione del «caso» ci si è basati sul testo di G. Brunetti ed A. Camuffo, Del Vecchio & Luxottica come si diventa leader mondiali, Isedi, Torino 2000. I dati relativi agli anni 20002002 (previsioni) sono tratti da articoli de «Il Sole 24 Ore» Giorgio Marbach - Giovanni Mattia 68 Le prime fondamentali tappe sono quindi rappresentate dal potenziamento delle proprie capacità produttive e dalla creazione di una rete commerciale internazionale. A questo punto (1988) Luxottica avvia la differenziazione, stringendo accordi con numerosi stilisti. Attualmente ha come marchi propri: Luxottica, Ray Ban,Vogue; come marchi in licenza, tra gli altri: Armani, Emporio Armani, Bulgari, Byblos, Chanel, Ferragamo, Genny, Moschino,Tacchini, Ungaro,Yves Saint Laurent. La quotazione in borsa avviene a gennaio 1990, non in Italia, ma a Wall Street. Questa iniziativa comporta, tra l’altro, la necessità di adottare in termini sistematici lo strumento del budgeting ed una struttura di programmazione. Inoltre, senza derogare dalla esigenza di conseguire elevati profitti, si inserisce la consapevolezza di dover crescere a ritmi elevati, perché in questo modo le quotazioni vengono premiate. Negli anni novanta Luxottica è ormai capace di gestire con facilità tassi annuali di crescita nell’ordine del 15%. Quindi occorre affrontare il mercato degli occhiali da sole, nel quale è possibile conseguire margini di utile più elevati che in quello degli occhiali da vista. Inoltre, nell’arena mondiale la situazione appariva oligopolistica ed aggredibile, in presenza di pochissime marche assai note nella fascia delle montature di qualità: Ray Ban, Persol,Vuarnet, Carrera. Nella produzione di Luxottica l’aliquota rappresentata dalle montature per proteggersi dal sole aumenta dal 10% (1990) al 35% nel 1998. Ma anche questo risultato appariva insufficiente, poiché il mercato mondiale delle montature per occhiali assicurava a questo segmento una presenza prossima ai due terzi. Per conseguenza, il Gruppo acquisisce nell’aprile 1999 la divisione occhiali da sole di Bausch & Lomb, per un importo di 725 milioni di Euro. In tal modo Luxottica diventa proprietaria del marchio Ray Ban: un terzo circa del mercato mondiale del settore era passato di mano. Il traguardo di superare il 60% della quota di fatturato nell’area delle montature per difendersi dal sole era stato raggiunto. Il 22 febbraio 2001 il Gruppo conquista Sunglass Hut, dietro esborso di 720 milioni di Euro. La maggiore catena statunitense nel settore di interesse di Luxottica apporta 1.962 punti di vendita, 1.304 dei quali Sunglass Hut, 430 negozi con offerta sia di occhiali sia di orologi, 288 punti vendita specializzati nella vendita di soli orologi. In definitiva, la rete di vendita Luxottica è ora a quota 2.500 unità. La strategia di puntare decisamente sulle montature per occhiali da sole trae origine anche da due elementi aggiuntivi al maggior margine di utile: il rafforzarsi della competizione dei produttori dell’estremo Oriente con prodotti a basso costo; il timore che la possibile evoluzione sia delle terapie mediche sia della chirurgia ottica renda meno essenziale la correzione della vista apportata dagli occhiali. Il Gruppo offre nella propria collezione ben 1.100 modelli, oltre ad altri 1.250 appartenenti alle linee dei diversi stilisti o griffe. Gli stilisti della Società presentano annualmente tre collezioni, per complessivi 900 nuovi modelli. Nel 2001 il colosso di Agordo ha venduto 31,6 milioni di montature (+11,9%). Luxottica è cresciuta rapidamente, in termini sia di fatturato sia di utili netti. Il primo indicatore raggiunge nel 2001 i 3,1 miliardi di Euro, con un aumento del 27% rispetto all’anno precedente. Le prospettive per il 2002 sono per un più cauto balzo. Gli utili netti sono aumentati di sei volte nel periodo 1990-99. Queste le tappe: 25 milioni di Euro nel 1990; 84 nel 1995; 152 nel 1999. Nel 2000 l’utile netto è risultato pari a 255 milioni di Euro; nel 2001, nonostante la difficile congiuntura mondiale del quarto trimestre, esso è salito a 316 milioni di Euro (+24%). Per il 2002 il giro di affari tenderà ai 3,2 miliardi di Euro (+ 10%), il 60% del quale derivante dagli occhiali da sole. L’utile netto è preventivato attorno a 360 milioni di Euro (+14%). Il Gruppo opera costantemente nel segmento della qualità medio-elevata. Ma non disdegna, nei negozi statunitensi, un 20% di fatturato proveniente da montature di prezzo inferiore a 50 dollari, che Luxottica fa produrre direttamente in Cina. Il raccordo tra produzione e vendita è assai stretto. Uno dei punti di forza del Gruppo è il breve tempo intercorrente tra l’ordine e la disponibilità dell’occhiale in magazzino. Attenzione specifica è attribuita all’assistenza alla vendita ed alle fasi successive a questa. La programmazione della produzione a breve termine è certamente valida, anche se la descrizione che ne fornisce Del Vecchio lascia un po’ perplessi. La procedura – certamente presentata in termini semplificati – per quanto efficace appare però assai grezza sul piano metodologico. «Si fa la media delle vendite degli ultimi due mesi di tutte le filiali, si moltiplica il dato mensile per 2,5 o per 3 in relazione alla stagione e si fa il programma di produzione» (op. cit., p.42). Naturalmente un’analisi di serie storiche con ricorso ad exponential smoothing o ad un modello di Box-Jenkins potrebbe apportare miglioramenti tecnici ed operativi, soprattutto nella disaggregazione per categorie di prodotto ed aree geografiche. Le caratteristiche più evidenti del «caso Luxottica» appaiono: ❏ un mix di localismo e di strategia estesa all’arena mondiale, attualmente espressa dalla presenza in 40 paesi; ❏ la flessibilità organizzativa; ❏ la snellezza delle infrastrutture aziendali e la capacità di gestire secondo logiche che parrebbero tipiche della piccola impresa, evitando ogni ispessimento burocratico; Il «caso» Luxottica Complementi di marketing e case-histories 69 Giorgio Marbach - Giovanni Mattia ❏ la capacità di conservare una identità culturale, non imposta ma accettata in tutto il Gruppo; ❏ la coerenza tra crescita ed utili più che proporzionali all’aumento del fatturato, 70 con indicatori migliori rispetto ai principali competitori; ❏ un rapporto efficace, anche se indiretto, con i clienti finali, in virtù di un moni- toraggio costante dei punti di vendita; ❏ il continuo rinnovamento dei modelli; ❏ un rapporto equilibrato con il sostegno pubblicitario. A questo è destinato circa il 9% del fatturato: nel 1997 l’importo per comunicazione ammontava a 130 milioni di Euro, pari all’utile netto dell’anno. Ma la «filosofia» sottesa è che «il prodotto stesso deve essere il motore delle vendite, la pubblicità può essere il lubrificante». Si aprono ora alcuni rilevanti interrogativi. Luxottica potrà continuare agli elevati ritmi di crescita e di utile sinora conseguiti? Saprà approntare nuovi piani strategici ed in quali direzioni dovrà muoversi: prodotti di lusso e settori contigui alle montature di occhiali? Dovrà affrontare nuove sfide per il contenimento dei costi e la organizzazione delle attività? Il management troverà motivazioni e soluzioni per le problematiche che inevitabilmente si presenteranno alle rilevanti dimensioni conseguite? Quali iniziative saprà avviare nel clima psicologico ed economico sviluppatosi successivamente all’atto terroristico contro le torri gemelle di New York?