Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 1 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO INDICE ART. 1 DENOMINAZIONE DEL PRODOTTO E SUA TUTELA. ART. 2 DESCRIZIONE DEL PRODOTTO. ART. 3 DELIMITAZIONE DELLA ZONA GEOGRAFICA. ART. 4 ORIGINE DEL PRODOTTO. ART. 5 METODO DI OTTENIMENTO DEL PRODOTTO. ART. 6 LEGAME CON L’AMBIENTE. ART. 7 ORGANISMO DI CONTROLLO. ART. 8 CONFEZIONAMENTO ED ETICHETTATURA. ART. 9 LOGO. 1 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 2 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO - Art. 1 DENOMINAZIONE DEL PRODOTTO E SUA TUTELA. 1.1 L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Prosciutto Amatriciano” è riservata esclusivamente al prosciutto le cui fasi di lavorazione, dalla salagione alla stagionatura completa, sono rispondenti alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione ed identificazione. - Art. 2 DESCRIZIONE DEL PRODOTTO. 2.1 Materia prima. La materia prima destinata alla produzione del “Prosciutto Amatriciano” ad Indicazione Geografica Protetta è rappresentata esclusivamente dalla coscia fresca di suini nati, allevati e macellati nelle seguenti regioni: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Molise, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia e Basilicata. Inoltre: ü i suini devono essere macellati in ottimo stato sanitario e dissanguati secondo le migliori tecniche di produzione non prima dell’ottavo mese di vita; ü è esclusa l’utilizzazione di verri e scrofe; ü la coscia fresca deve avere per base ossea una parte del coxale (anchetta), il femore, la tibia, la rotula e la prima fila delle ossa tarsiche; ü le cosce dei suini impiegati per la produzione del Prosciutto Amatriciano devono essere di peso sufficiente a far conseguire, a fine stagionatura, un peso non inferiore agli otto chilogrammi; ü lo spessore del grasso della parte esterna della coscia fresca rifilata, misurato verticalmente in corrispondenza della testa del femore (sottonoce), con la coscia e la relativa faccia esterna poste su un piano orizzontale, deve essere compreso tra i 15 ed i 30 millimetri, cotenna compresa, in funzione della pezzatura. ü La coscia deve presentare un tatuaggio indelebile ed inamovibile effettuato durante la fase di allevamento ed indicante il codice di tracciabilità della coscia nelle fasi precedenti la trasformazione; ü sono escluse le cosce provenienti da suini portatori di caratteri antitetici, con particolare riferimento alla sensibilità agli stress (PSS), e da suini con miopatie conclamate (PSE, 2 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 3 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO DFD, postumi evidenti di pregressi processi traumatici), accertate obiettivamente e certificate al macello da un medico veterinario. ü dopo la macellazione le cosce suine non devono subire, tranne la refrigerazione, alcun trattamento di conservazione, ivi compresa la congelazione. Per refrigerazione si intende che le cosce suine devono essere conservate, nelle fasi di deposito e trasporto, ad una temperatura interna variabile tra – 1 C° e + 4 C°. ü non è ammessa la lavorazione di cosce suine che risultino ricavate da suini macellati da meno di 24 ore o da più di 120 ore. ü la materia prima utilizzabile per la produzione del Prosciutto Amatriciano è tratta unicamente dal cosiddetto “suino pesante”; 2.2 Caratteristiche del prodotto. Il Prosciutto Amatriciano, al termine della stagionatura, presenta particolari caratteristiche organolettiche e qualitative che si concretizzano in una oggettiva caratterizzazione e nella ricorrenza di determinati parametri; questi ultimi sono il risultato della correlazione fra caratteristiche organolettiche e parametri chimici in funzione delle metodiche produttive. Le particolari caratteristiche organolettiche e qualitative del Prosciutto Amatriciano rispondono ai seguenti requisiti: a) forma a pera con esclusione dello zampo ottenuta con l’eliminazione dell’eccesso di grasso mediante rifilatura ed asportazione di parte delle cotenne e del grasso di copertura; la faccia frontale risulta caratterizzata da una ampia parte scoperta che si estende in senso verticale fino ad oltre la metà della altezza della coscia (rifilatura alta); b) peso minimo non inferiore a chilogrammi otto; di norma è compreso tra gli otto ed i dieci; c) colore rosso / roseo inframmezzato dal bianco puro del grasso di marezzatura; d) sapore sapido ma non salato; e) aroma di profumo gradevole, dolce ma intenso anche nelle prove all’ago; f) consistenza elastica e compatta con ottima tenuta della fetta. - Art. 3 DELIMITAZIONE DELLA ZONA GEOGRAFICA. 3.1 L’area di produzione del Prosciutto Amatriciano è rappresentata dall’intero territorio amministrativo dei seguenti Comuni: Amatrice, Accumoli, Cittareale, Posta, Leonessa, Borbona, Antrodoco, Borgo Velino, Micigliano, Cantalice, Poggio Bustone, Rivodutri, Morro, 3 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 4 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO Labro, Greccio, Configni, Cottanello, Contigliano, Rieti, Cittaducale, Castel S. Angelo, Petrella Salto, Fiamignano, Pescorochiano, Borgorose e Montasola, come meglio individuata nella cartografia riportata in Allegato I. 3.2 Nella zona di cui al punto 3.1 devono essere ubicati gli stabilimenti di produzione (prosciuttifici) e devono quindi svolgersi tutte le fasi della trasformazione della materia prima previste dal presente disciplinare fino alla stagionatura completa. I laboratori di confezionamento ed affettamento del Prosciutto Amatriciano devono essere ubicati nel territorio nazionale. 3.3 La materia prima (crf. punto 2.1) proviene da un’area geograficamente più ampia della zona di trasformazione; tale area comprende il territorio amministrativo delle Regioni: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Molise, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia e Basilicata. 3.4 Nella suddetta zona di provenienza della materia prima hanno sede tutti gli allevamenti dei suini le cui cosce sono destinate alla produzione del Prosciutto Amatriciano e gli stabilimenti di macellazione abilitati alla relativa preparazione, nonché i laboratori di sezionamento eventualmente compresi nel circuito della produzione. - Art. 4 ORIGINE DEL PRODOTTO. 4.1 Il Prosciutto Amatriciano è il frutto di una lunga tradizione; costituisce ed identifica un territorio; ha origine nella civiltà rurale ed un carattere artigianale. Ciò significa che, pure in sintonia con l’evolversi della realtà produttiva, si tratta di un prodotto legato al ripetersi degli usi locali leali e costanti, quasi fuori dal tempo presente. Tutto questo è stato possibile grazie alle favorevoli condizioni climatiche ed alla presenza della Via Salaria, antica strada consolare romana, che ha contribuito, attraverso il trasporto e la disponibilità di sale, alla diffusione della tecnica della salatura, come sistema di conservazione delle carni. 4.2 Il Prosciutto Amatriciano è sicuramente originario della zona geografica indicata al precedente punto 3.1. L’originarietà del suino e del prosciutto da esso derivato, sono provate da: Riferimenti storici: ü L’allevamento del maiale in provincia di Rieti ha origini molto antiche. Già negli insediamenti dell’età del bronzo sono presenti ossa di suino che attestano la sua utilizzazione nella dieta alimentare umana dell’epoca. (G Filippi, M Pacciarelli 4 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 5 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO “Materiali protostorici della Sabina tiberina. L’età del bronzo e la prima età del ferro tra Farfa ed il Nera - 1991) ü Nell’età romana il paesaggio della Sabina era connotato dalla fitta presenza di boschi di querce le cui ghiande costituivano il principale nutrimento per i maiali; in alcuni casi per ingrassarli si utilizzava il letame degli allevamenti di tordi. (Varro, R.R., I, 38, 2) ü Nei documenti dell’abbazia benedettina di Farfa era diffusa la presenza di porcari ed anche di un arciporcaro, ricordati intorno alla metà del secolo VIII, destinati a condurre i suini al pascolo brado. (C Bruhl, IV/1, “Codice diplomatico longobardo” – Roma 1981) ü Nel secolo IX il monastero di S. Giulia di Brescia possedeva lungo la valle del Velino un’azienda agraria, nella quale oltre 15 ettari erano destinati ad ingrassare i maiali. (G Pasquali, “Inventari altomedievali di terre, coloni e redditi” – Roma 1979) ü Si hanno notizie della partizione dei suini a partire dal secolo X; ad esempio i monaci dell’abbazia di Farfa ricevevano come regalie annuali dai loro livellari soprattutto lombi e spalle. (G. Zucchetti, “Liber Largitaruis vel Notaruis Monastrerii Phaephensisns” – Roma 1913) ü Nel 1327 gli abitanti di Capradosso, castello posto a cavaliere tra valle del Velino e valle del Salto, promisero ad alcuni signori del posto di dare loro ben 60 paia di prosciutti l’anno se li avessero aiutati a liberarsi dalla signoria dell’abbazia benedettina di S. Salvatore Maggiore che li opprimeva pesantemente. Questo documento è illuminante perché dimostra in modo inequivocabile come nelle zone più alte della Sabina, come il commercio di cospicue quantità di Prosciutti avveniva normalmente. (R. Caggesse, “Roberto d’Angiò e i suoi tempi” – Firenze 1922) ü I prosciutti, le spalle ed i lombi suini erano compresi tra i diritti che i signori medievali riscuotevano dai vassalli in ampie zone della Sabina interna (P.Sella, “Statuti del Cicolano”- acc. XIII-XIV) ü Nella relazione sul concorso e sulla esposizione organizzata dal Comizio Agrario di Rieti nel 1866, notiamo la presenza del prosciutto elogiato per le sue qualità organolettiche. Tra i premi conferiti il primo va al prosciutto di Morro di squisito sapore ed il secondo al lardo ed al prosciutto di Rieti assai grandi e di molto buon sapore. 5 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 6 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO “La carne salata di Morro non lascia altro a desiderare che la certezza di avere costantemente prodotti consimili e di averne in copia perché si potesse mettere in commercio, non temerebbe la concorrenza di altri salati accreditatissimi. La Porcina di Ciancarelli (il produttore) lodevole per sapore e grandezza è un felice principio dell’introdurre i maiali di grandi razze che senza andare all’estero si trovano in talune provincie italiane”. ü Il Professore Antonio Piccinini nella sua “Monografia sul circondario di Cittaducale”, meglio nota come Inchiesta Inchini, promossa dal Parlamento Italiano tra il 1877 e il 1885, si esprimeva: “…si fanno dappertutto ottimi prosciutti anche disossati nel Cicolano….Se ne fanno prosciutti, salumi, mortadelle in Amatrice…Il numero complessivo di maiali si può oggi ritenere di 11.541.” Riferimenti culturali: ü Nella raccolta degli usi e delle consuetudini commerciali ed agrarie della Provincia di Rieti pubblicata nel 1934 dal Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa di Rieti, si ritrovano notizie sugli usi legati alla compravendita dei suini sia vivi che morti ü In alcune zone dell’antica Sabina, esiste una credenza che può essere ricondotta a quella mitica esistente nell’area abruzzese dove, ad esempio, quando qualcuno non trovava cibo da offrire al porcello era solito dire “Antuò, vattènne”. ü Un elemento molto appariscente e singolare è “Lu porchette de S. Andonie”; l’usanza, ormai quasi del tutto scomparsa, consisteva nell’acquistare un maialino il giorno di S. Antonio Abate (17 Gennaio) e di lasciarlo libero nel paese dove riceveva cibo da tutte le famiglie. Il 17 gennaio dell’anno successivo veniva venduto all’asta e secondo la tradizione chi ne mangiava le salsicce veniva accompagnato dalla fortuna per tutto l’anno. ü Accanto alle produzioni cerealicole, ortive, agli oli, ai vini, ai terricci e perfino alla macchine agricole, erano presenti i prosciutti, dei quali si dice che “…pochi ma veramente buoni furono trovati i prosciutti, ma dispiacque di non vedere le carni suine insaccate, di cui non comparve alcun campione, mentre sappiamo che nella parte alta del Reatino territorio si confezionano assai bene.”. ü Nello Studio demologico sul “Ciclo del maiale in Sabina” il Lorenzetti (Rieti,1980), riporta il metodo di ottenimento del prosciutto. 6 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 7 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO Riferimenti statistici: ü Per la zona di Amatrice, la Statistica del Regno di Napoli fatta stilare da Gioacchino Murat nel 1811 attesta in modo puntuale la presenza di una importante industria per la lavorazione delle carni suine che venivano esportate in larga misura nelle città circostanti . ü Nella relazione sull’esposizione leggiamo dati statistici sulla consistenza dei capi suini nel solo Comune di Rieti che nel 1864 risultavano in numero di 1162. Il dato ci conforta nell’affermare che almeno dal secolo scorso l’allevamento del maiale riveste un ruolo molto importante nell’azienda reatina, anche in relazione alla trasformazione delle carni per l’ottenimento dei pregevoli prodotti di norcineria. ü I dati storici forniti dalla CCIAA di Rieti mettono in risalto l’incremento del numero di capi che l’allevamento suino ha subito dal 1961 al 1998 e l’aumento del prezzo all’ingrosso del prosciutto stagionato destinato al consumo. ü Dalla Borsa merci della CCIAA di Rieti si nota la variazione di prezzo che tale prodotto ha subito dal 1961 al 2002. Nella provincia di Rieti sono stati individuati i seguenti salumifici e/o prosciuttifici (fonte C.C.I A.A di Rieti): - Proietti Giovanni, operante dal 1962 prima come macelleria e poi come salumificio, con sede in Citteducale frazione S. Rufina; - Pasquini Carni di Pasquini Ennio, operante dal 1966 nella preparazione, vendita e conservazione carni ed insaccati, con sede a caporio di Cittaducale; - Impresa artigiana Baldassarri Franco, 1971; - Salumificio di Configni, 1972; - Icar S.p.A , operante dal 1972 nel settore della conservazione delle carni e di insaccati, attualmente sostituita nella lavorazione dall’’Inalca; - Industria Carni di Montebuono S.r.l., 1976; - Di Loreto Bruno, operante dal 1977 nella produzione di salumi e prosciutti, con sede in Borgovelino, - Ditta Bosi Giuseppe del 1955, trasformata in Salumificio Bosi S.p.A., 1977; - Salumificio Laziale S.p.A., operante in Cittaducale dal 1981; - Salumificio Agabiti di Agabiti Giacomo & C. S.n.c., operante in Leonessa dal 1998. 7 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 8 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO L’origine è comprovata, inoltre, dall’iscrizione dei produttori e-preparatori in apposito elenco tenuto ed aggiornato dall’organismo di controllo di cui all’art. 7. - Art. 5 METODO DI OTTENIMENTO DEL PRODOTTO. 5.1 Sono confermate le metodologie e le prescrizioni relative alla materia prima già illustrate all’art. 2 ed all’art. 3 del presente disciplinare. 5.2 Il procedimento per la lavorazione delle cosce suine fresche, corrispondenti alle prescrizioni ed ai requisiti già indicati nel presente disciplinare, è illustrato di seguito mediante l’elenco delle diverse fasi del processo produttivo. La lavorazione del Prosciutto Amatriciano prevede 9 fasi. 1. Ricevimento e Rifilatura 2. Selezione e Raffreddamento 3. Salagione 4. Dissalatura 5. Toelettatura e Riposo 6. Lavaggio 7. Asciugatura 8. Pre-Stagionatura e Sugnatura 9. Stagionatura e Marchiatura 8 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 9 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO 5.2.1 RICEVIMENTO E RIFILATURA Il maiale dal quale si ricava la coscia fresca da impiegare nella preparazione del Prosciutto Amatriciano deve essere: sano, di razza bianca, riposato e a digiuno. Dopo la macellazione si provvede al sezionamento della coscia ed al suo inoltro presso lo stabilimento di produzione dove viene subito sottoposta ai necessari controlli. La fase di rifilatura consiste nell’asportare grasso e cotenna in modo da conferire al prosciutto la classica forma tondeggiante “a pera”, con la parte interna della coscia parzialmente “scoperta”. Dalla fase di accettazione della materia prima in stabilimento, le cosce impiegate per la produzione del Prosciutto Amatriciano non devono subire alcun trattamento ad esclusione della refrigerazione. 5.2.2 SELEZIONE E RAFFREDDAMENTO Le cosce fresche vengono sottoposte a selezione allo scopo di suddividere i singoli lotti in classi di peso. Per la produzione del Prosciutto Amatriciano si utilizzano cosce con un peso compreso tra i 12,01 kg ed i 16,00 kg; tali cosce vengono sistemate in apposita cella dove sostano per il periodo necessario a consentire il raggiungimento di una temperatura delle carni tra 0 e 4 C°. 5.2.3 SALAGIONE Il processo di salagione si suddivide in 1° salatura e 2° salatura (o ripasso). Alla 1° salatura le cosce vengono massaggiate allo scopo di eliminare i residui di sangue. Successivamente si provvede a spazzolare del sale umido sulla cotenna ed infine si effettua l’aspersione del sale; la rifinitura avviene sempre manualmente avendo cura di ricoprire bene con il sale la zona del pallino. Per la salatura viene utilizzato cloruro di sodio nonché ogni trattamento chimico consentito dalle norme vigenti, con l’esclusione comunque di procedimenti di affumicatura. Le cosce salate vengono trasferite su un piano orizzontale e riposte in una apposita cella a temperatura costante (tra i +2°C e i +5°C) dove rimangono per un periodo variabile tra i 5 e i 7 giorni. Trascorso tale periodo le cosce sono sottoposte alla fase di ripasso; vengono prelevate dalla cella, il sale residuale viene asportato dalla superficie, viene ripetuto il massaggio e, infine, viene ripetuta l’aspersione del sale secondo le modalità sopra descritte. Nuovamente riposte in cella a temperatura costante (tra i +2°C e i +5°C), le cosce vi permangono fino alla fine del processo di salagione, periodo variabile tra i 10 ed i 15 giorni in funzione della classe di appartenenza, assegnata alle stesse nella fase di selezione. 9 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 10 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO 5.2.4 DISSALATURA Al termine del periodo necessario alla salagione si asporta il sale dalla superficie esterna delle cosce e, legati con dello spago ai gambi, si appendono i prosciutti in posizione verticale. Al termine di questa fase le cosce hanno subito un calo peso riferito al peso rilevato in fase di selezione che deve essere compreso tra il 2,5 ed il 4%. 5.2.5 TOELETTATURA E RIPOSO Terminata la fase di dissalatura le cosce vengono riposte in celle di riposo per un periodo di tempo variabile a seconda della pezzatura, con condizioni di umidità tra il 65% e l’85 % e temperatura tra +2°C e +5°C. Durante la permanenza in tali celle, esse vengono ulteriormente rifinite (“toelettate”) al fine di eliminare le imperfezioni e le piccole sporgenze che si possono trovare attorno all'osso. Il calo peso totale successivo a questa fase deve essere compreso tra il 10 ed il 12 %. Nel corso della fase di riposo il sale assorbito penetra con graduale omogeneità all’interno della massa muscolare distribuendosi in modo uniforme; alla fine di questo periodo si deve raggiungere un calo peso totale del 16 % per poter passare alla fase successiva. 5.2.6 LAVAGGIO Ultimato il riposo le cosce vengono sottoposte a lavaggio definitivo mediante l’applicazione di getti d’acqua ad una temperatura compresa fra i 30 e i 40 °C. Oltre ad un effetto completamente rivitalizzante, il lavaggio rimuove tutte le formazioni superficiali formatesi durante le fasi di salatura e riposo per effetto della disidratazione, e tonifica i tessuti esterni. 5.2.7 ASCIUGATURA Questa fase avviene mediante ventilazione delle cosce con aria avente una temperatura di 16–23 °C. Massima attenzione viene posta ad osservare che tutte le parti si presentino ben asciutte a testimonianza di un corretto andamento del processo di disidratazione; risulta inoltre vietato qualsiasi processo di affumicatura. Il calo peso deve essere compreso tra 1,5 e 3% dall’inizio della fase di asciugatura. 5.2.8 PRE-STAGIONATURA e SUGNATURA In questa fase prosegue il processo di rinvenimento / acclimatamento delle carni a temperature variabili progressivamente tra i +15°C e i +18°C e in condizioni di umidità tra 60% e 75%. Alla fine di questa fase i prosciutti subiscono un trattamento di sugnatura che consiste nella distribuzione sulla superficie esposta della coscia non protetta da cotenna e 10 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 11 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO grasso, di una pasta composta da sugna e/o lardo e/o strutto finemente triturati con sale, spezie e farina di cereali. 5.2.9 STAGIONATURA A questo punto inizia la stagionatura vera e propria, fase in cui i prosciutti sostano fino al raggiungimento del dodicesimo mese dalla data della prima salatura in celle a umidit à costante (60%-75%) e temperature tra i 15 e i 17 °C; la durata del processo di stagionatura è comunque funzionale alla pezzatura della partita. Durante questa fase deve avvenire, entro il 12° mese dal mese di salatura, la marchiatura a fuoco sulla cotenna della parte alta della faccia interna della coscia. In caso di condizioni climatiche ed ambientali favorevoli (poca umidità e ventilazione) le finestre delle celle, se presenti, vengono aperte per sottoporre i prosciutti ad una areazione di tipo naturale. Nel corso della stagionatura delle carni si verificano i processi biochimici ed enzimatici che completano il processo di conservazione indotto dalle precedenti lavorazioni. Durante la fase di stagionatura è consentito effettuare una seconda sugnatura. 5.3 E’ consentito effettuare operazioni di disosso, affettamento e confezionamento presso stabilimenti, iscritti negli elenchi istituiti dall’Organismo di Controllo di cui all’Art. 7 del presente disciplinare di produzione, ubicati in ambito nazionale ed autorizzati ai sensi delle vigenti normative. - Art. 6 LEGAME CON L’AMBIENTE GEOGRAFICO 6.1 La zona di produzione del Prosciutto Amatriciano presenta particolari caratteristiche geografiche e morfologiche. Il comprensorio dei 26 comuni facenti parte della zona di produzione, come indicato al punto 3.1 del presente disciplinare, è essenzialmente montano con una scarsa presenza di aree di pianura. L’orografia e la natura geofisica presentano, nelle diverse aree incluse in questo comprensorio, aspetti di grande similitudine, che hanno consentito la nascita e lo sviluppo di attività antropiche e di tradizioni che pur nella loro peculiarità presentano grandi analogie. L’altimetria va dai circa 450 metri sul livello del mare della piana reatina ai circa 2500 m.s.l.m dei monti che fanno da orlo verso la fascia tirrenica dell’altopiano abruzzese. 11 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 12 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO Il territorio risulta in gran parte compreso tra due giogaglie che derivano dalla catena dell’Appennino centrale: quella dei monti reatini (con il massiccio del Terminillo) e dei monti Carseolani (con il monte Navegna), e quella dei monti Sabini (con i monti Pizzuti e Tancia). La zona di produzione del Prosciutto Amatriciano è caratterizzata da una situazione pedoclimatica piuttosto favorevole alla buona riuscita di tale preparazione alimentare. Oltre alla tecnica di lavorazione, al tipo ed ai tempi di stagionatura, le altitudini superiori ai 450 metri s.l.m., il clima rigido nelle aree d’alta montagna e relativamente rigido nelle aree basse e vallive della zona montana, l’aria fresca e pulita che si respira in tutto il comprensorio interessato dalla produzione e soprattutto l’umidità relativa generalmente inferiore al 70%, agiscono in modo positivo durante tutte le fasi di lavorazione ed in modo particolare nella lunga ed accurata stagionatura, consentendo al prodotto finito di avere quel particolare aroma di profumo gradevole, dolce ma intenso, che lo contraddistingue. 6.2 Gli elementi riportati all’art 4 a testimonianza dell’originalità del Prosciutto Amatriciano e della relativa materia prima dalle aree geografiche rispettivamente delimitate, consentono già di dimostrare ampiamente lo stretto e profondo legame tra le produzioni agricole e la trasformazione del prodotto con le aree di riferimento. Tale legame è confermato dall’evoluzione dei fattori sociali, economici, produttivi e di esperienza umana consolidatisi nel corso dei secoli. - Art. 7 ORGANISMO DI CONTROLLO Il controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare è effettuato, conformemente a quanto stabilito dall’art. 10 del regolamento CEE 2081/92, da un organismo di controllo autorizzato. - Art. 8 CONFEZIONAMENTO ED ETICHETTATURA Confezionamento. Il Prosciutto Amatriciano può essere destinato alla vendita sia in osso che disossato od affettato. Nel primo caso, dopo l’apposizione del collarino che ha lo scopo di rendere migliore la presentazione del prodotto dal punto di vista commerciale, il prosciutto può essere venduto tal quale. 12 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 13 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO Nel caso di prodotto disossato, ottenuto a partire dal prosciutto in osso conforme alle caratteristiche di cui all’Art. 2, è indispensabile il confezionamento sottovuoto con buste per alimenti in accoppiato di alluminio con spessore minimo di 120 µ o in PE con spessore minimo di 145 µ che possano garantire un periodo di conservazione di 180 giorni. Il prosciutto Amatriciano disossato deve avere un peso superiore ai 6 Kg. e presentare sulla cotenna della faccia interna della coscia il marchio a fuoco di cui all’Art. 9. Se il prosciutto viene presentato in forma di affettato, il confezionamento deve essere effettuato in sottovuoto o in atmosfera modificata con sacchi o vaschette con spessore minimo di 30 µ in modo da assicurare una conservabilità compresa tra 1 e 3 mesi. Etichettatura. Il Prosciutto Amatriciano, venduto tal quale o confezionato con le modalità appena descritte, dovrà recare obbligatoriamente sulle etichette o sulle buste utilizzate, a caratteri di stampa chiari e leggibili, oltre al simbolo grafico comunitario e relative menzioni (in conformità alle prescrizioni del Regolamento CE 1726/98 e successive modifiche) ed alle informazioni corrispondenti ai requisiti di legge, le seguenti ulteriori informazioni: - “Prosciutto Amatriciano” seguita dalla sigla IGP (Indicazione Geografica Protetta); - Il nome, la ragione sociale e l’indirizzo dell’azienda produttrice; - Il logo del prodotto di cui all’art. 9. E’ vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista. E’ tuttavia ammesso l’utilizzo di indicazioni che facciano riferimento a marchi privati, purché questi non abbiano significato laudativo o siano tali da trarre in inganno il consumatore, nonché di altri riferimenti veritieri e documentabili che siano consentiti dalla normativa comunitaria, nazionale o regionale e che non siano in contrasto con le finalità ed i contenuti del presente disciplinare. La designazione “Prosciutto Amatriciano” è intraducibile. 13 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 14 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO - Art. 9 LOGO 9.1 Il logo della denominazione “Prosciutto Amatriciano” IGP, come di seguito riportato, è costituito da: - una coccarda costituita da una forma rotonda avente sfondo di colore giallo (Pantone 139 C) e caratterizzata da una forma ad asola, nella parte superiore, e da due nastrini, nella parte inferiore, aventi i bordi esterni di colore giallo (Pantone 139 c) e la parte interna di colore blu (Pantone 294 C); - all’interno della coccarda sono riportate: 1. nella parte superiore, la dicitura “Prosciutto Amatriciano” in carattere Textile di colore rosso (pantone RED 032 C) con bordi di colore blu (Pantone 294 C). 2. nella parte inferiore, la dicitura “I. G. P.” in carattere Arial Bold MT di colore blu (Pantone 294 C); 14 Rev. 0 del 01.09.03 DISCIPLINARE DI PRODUZIONE Pag. 15 di 15 PROSCIUTTO AMATRICIANO 3. al centro delle montagne stilizzate di forma semicircolare nella parte bassa e frastagliata a tre punte nella parte alta, con colore che passa gradatamente dal blu (Pantone 294 C) della parte inferiore al verde (Pantone 356 C) della parte superiore 4. una ghianda stilizzata di colore giallo (Pantone 139 C). Il logo si potrà adattare proporzionalmente alle varie declinazioni di utilizzo con dimensione minima diametrale pari a 15 mm. Per la stampa tipografica in quadricromia si utilizzano i seguenti cromatismi: 1. Colore blu: Pantone Proc. Cyan C Quadricomia 100% Cyan 2. Colore rosso: Pantone Proc. Magen. C Quadricomia 100% Magenta 3. Colore giallo: Pantone Proc. Yellow C Quadricomia 100% Yellow 4. Colore nero: Pantone Proc. Black C Quadricomia 100% Yellow 9.2. Il contrassegno da imprimere a fuoco sul prosciutto, avente diametro non inferiore 50 mm, è rappresentato dalla figura stilizzata del logo riportato al punto 9.1 del presente articolo. 15