Primo piano
Venerdì 8 agosto 2014
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LE COOPERANTI RAPITE
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Polemiche in Italia sull’opportunità di recarsi
nei territori in mano a ribelli e bande di criminali
Paura per Greta e Vanessa
Diplomazia e Intelligence al lavoro per le due volontarie scomparse nel nord della Siria
BEIRUT - Accertamenti che continuano «a 360 gradi», senza
escludere alcuna ipotesi. Così
una fonte a Beirut che segue da
vicino la vicenda ha descritto l’attività svolta in queste ore dalla diplomazia e dai servizi d’intelligence italiani per avere notizie di
Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie scomparse
nel nord della Siria. Un modo per
dire che di loro non si ha ancora
nessuna notizia.
Mentre in Italia infuriano le polemiche sull’opportunità o meno
per i volontari senza la copertura
di importanti organizzazioni di
recarsi in un territorio come questo, in mano a ribelli, jihadisti
islamici e bande di criminali comuni, è giunta la conferma che
un terzo italiano si trovava con le
due giovani lombarde quando sono state rapite. «Si tratta di una
persona che è riuscita a sfuggire
al sequestro, e fino a mercoledì sera si trovava ancora nella regione
tra il nord della Siria e la Turchia», ha detto la fonte informata.
Secondo il quotidiano giordano
Assabeel, si tratterebbe di Daniele
Raineri, giornalista del Foglio,
che da anni si reca per le sue missioni nei territori siriani sfuggiti
al controllo dei lealisti.
Citando un attivista locale che
lavora come corrispondente per
alcune testate, Assabeel individua il villaggio di El Ismo, a ovest
di Aleppo, come il luogo dove sarebbe avvenuto il sequestro. Le
due giovani, Greta di 20 anni e
Vanessa di 21, sarebbero state
prelevate da uomini armati dalla
casa di quello che viene indicato
come il «capo del Consiglio rivoluzionario» locale, presso il quale
erano ospitate. Ma dell’uomo non
viene fornito il nome.
Quanto ai responsabili del rapimento, secondo la stessa fonte si
tratterebbe di un gruppo che in
passato ha già sequestrato diversi attivisti e giornalisti. Ma, anche in questo caso, non vengono
precisati né il nome né il tipo di
organizzazione: se si tratti cioè di
una banda di criminali comuni
oppure di un’organizzazione con
una matrice politica.
«Le due italiane - precisa Assabeel - sono state viste per l’ultima
volta venerdì 1 agosto». Poi più
nessuna notizia. Né sulle loro
condizioni, né sul luogo dove sarebbero tenute. E tantomeno su
eventuali richieste dei rapitori.
La procura di Roma ha intanto
aperto un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo.
Le due cooperanti sono state rapite esattamente un anno dopo il
padre gesuita Paolo Dall’Oglio,
scomparso alla fine di luglio del
2013 a Raqqa, e che si ritiene sia
nelle mani dello Stato islamico e
in tutto il mondo ci sono altri tre
italiani sequestrati: Giovanni Lo
Porto, 38 anni, cooperante scomparso in Pakistan da due anni;
Gianluca Salviato, 48 anni, impiegato, sequestrato in Libia a
marzo e Marco Vallisa, tecnico rapito un mese fa sempre in Libia.
In Italia vi sono state critiche,
su una parte della stampa e sui
social network, a quella che alcuni ritengono l’imprudenza delle
due giovani nel recarsi senza precauzioni in un’area tanto pericolosa.
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LE ORIGINI
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Telefoni roventi tra Acri e Rose
di LAURA CIMINO
Greta
Ramelli
e Vanessa
Marzullo
ACRI - “Vanessa si trova lì in Siria per fare
del bene, per una missione umanitaria.
Adesso aspettiamo, e riponiamo massima
fiducia nel governo, seguendo con attenzione quello che farà. Cosa dire? Siamo in
angoscia”. A parlare è un cugino di Salvatore, il papà di Vanessa Marzullo, la cooperante di soli ventun'anni di origini cosentine sequestrata in Siria. C'è molta, moltissima apprensione tra Acri e Rose dove vivono i parenti più stretti di Vanessa. A Rose c'è Mario, il fratello più piccolo del papà
Parlano i parenti calabresi
di Vanessa Marzullo
della ragazza, nel più stretto riserbo per
quanto accaduto. Ad Acri diversi altri cugini, tutti della famiglia Marzullo, il nonno della ragazza era un dipendente dell'Opera Sila. Parte quindi da Rose la storia di
questa famiglia di lavoratori, trasferiti dal
2000 al Nord per avere un futuro migliore. E nelle ore della più forte attesa e apprensione, tra Acri e Rose è un viavai di telefonate, di voci che si rincorrono confuse,
di telegiornali guardati per
riuscire ad avere qualche nuova notizia sulla sorte di Vanessa, mentre le foto la ritraggono, con i suoi 21 anni, sorridente a mostrare la bandiera
della Siria, già così determinata nel portare avanti la sua
causa, nel Paese in cui imperversa la guerra civile.
Il rapimento delle due volontarie italiane in Siria ripropone un’antica questione: cedere
o no al ricatto dei rapitori. Dal
2008 ad oggi i Paesi occidentali - soprattutto europei - hanno
versato nelle casse di al Qaida
almeno 125 milioni di dollari, prezzo pagato per la liberazione di ostaggi. Così il
business dei riscatti è ormai la principale
fonte di sostentamento di molti gruppi
dell’estremismo islamico.
I dati che emergono da un’inchiesta del
New York Times forniscono un quadro
impietoso di quello che è diventato un vero
e proprio circolo vizioso, in cui i governi
che combattono il terrorismo finiscono involontariamente per finanziare il terrore.
Non gli Stati Uniti e il Regno Unito però,
che - sottolinea il Nyt - hanno sempre rifiutato tale approccio.
Per il resto tutte le principali cancellerie
del Vecchio Continente, ma anche il Canada e alcuni Paesi del Golfo Persico, non
avrebbero esitato a pagare, nonostante ufficialmente lo neghino. Solo lo scorso anno sarebbero stati pagati ben 66 milioni di
dollari. «I riscatti sono oramai la principale entrata nel bilancio dei gruppi legati ad
al Qaida in Yemen e in Nord Africa, e una
fondamentale risorsa per sostenere i
gruppi jihadisti in Siria ed in Iraq», ha di
recente denunciato il sottosegretario al
Tesoro americano con delega al terrorismo, David Cohen.
Se nel 2003 l’ammontare di un riscatto
era in media di 200 mila dollari, oggi si è
giunti a 5 milioni di dollari.
LE REAZIONI I parenti si affidano alla Farnesina e chiedono il silenzio sulla vicenda
L’attesa delle famiglie chiuse in casa
A Gavirate e a Brembate conoscono bene l’impegno umanitario delle due ragazze
GAVIRATE (VARESE) - Cancelletto chiuso. Tapparelle abbassate. La casa della famiglia Ramelli, a Gavirate, è la metafora dell’attesa lontano dall’attenzione
che il circolo mediatico riserva a
questi casi. Greta Ramelli, 20 anni, è stata rapita all’inizio di agosto, insieme a Vanessa Marzullo,
in Siria, dove fanno le volontarie
in mezzo all’inferno della guerra
civile. E da quando la notizia si è
diffusa, i suoi familiari hanno
continuato a difendere la loro
privacy.
Se ci sono novità, le attendono
dalla Farnesina. Forse i genitori
non sono nemmeno in casa da
giorni. Anche se ieri è stato un
parente di Greta (potrebbe essere
il fratello, anche se lui non ha voluto confermare) ad affrontare la
stampa fuori da quel cancelletto
che si è aperto solo per pochi
istanti e che durante la giornata
non ha accolto visite.
Il ragazzo prima è andato in
paese a leggere i resoconti dei
giornali, poi è tornato in via
Amendola, una traversa della
strada che porta ai laghi, e ha dettato la sua versione dei fatti: «Sono stupito che nessuno conosca
davvero la Siria, non credo voi
siate più veri giornalisti come
una volta». Dunque, «se volete
stare vicini a Vanessa e Greta,
raccontate cosa succede in Siria e
coltà di Scienze infermieristiche. Ha fatto la volontaria in Uganda, a Calcutta e in Siria. Ma è stata anche fra quelli che hanno
portato aiuto di recente ai
profughi di passaggio
dalla stazione Centrale di
Milano. Certo, c’è anche
chi le dà dell’incosciente,
non solo nei commenti
sul web. «Ci vuole una bella testa ad andare in Siria
così, tanto poi paghiamo
noi», la versione (in stretto dialetto varesotto) dell’anziana che passava ormai a sera davanti alla casa dei Ramelli.
Aria d’apprensione e
Le volontarie in una manifestazione per la Siria
attesa anche a Brembate,
paese della media pianuperchè è in questa situazione».
ra bergamasca di 8mila abitanti,
Nulla di più, il cancelletto si è per le sorti di Vanessa Marzullo,
richiuso. I vicini tacciono. A Ga- rapita da una settimana in Siria.
virate si aspetta di sapere qualco- La cooperante vive nel paese bersa di nuovo, di positivo sulle due gamasco dal 2000, anno in cui vi
ragazze. Dalle parti di via Amen- si trasferì con la famiglia dalla
dola Greta non la si vedeva spes- Calabria.
so, chi la conosce ha sempre sa«Sono fiducioso nella giustizia
puto che «viaggiava», non una e nel Signore», dice commosso il
che si ferma. «Una brava ragazza padre Salvatore, che ha descritto
che aiuta gli altri», hanno fatto la figlia e Greta Ramelli, l’altra
sapere alcuni amici che condivi- giovane rapita, come «prese dal
dono l’impegno nella cooperazio- cuore più che dalla testa». Salvane internazionale. Greta ha stu- tore Marzullo gestisce un ristodiato al liceo linguistico Rosetum rante a Verdello e spesso, nel
di Besozzo, poi si è iscritta alla fa- tempo libero, la ventunenne aiu-
ta il padre come cameriera. Salvatore ha descritto la figlia Vanessa
come una ragazza partita per la
Siria con tanto «entusiasmo per
poter aiutare i bambini che hanno bisogno» e che, quindi, «non
aveva altri scopi, solo di aiutare
chi soffre», sottolineando di aver
sentito la figlia ogni due giorni.
Vanessa ha anche un fratello Mario, di 20 anni. I vicini di casa raccontano di averla vista circa un
mese fa e avevano
cercato di convincerla a non partire
per la Siria.
Accanto al locale
del padre c’è un pub
dove conoscono bene Vanessa e dove
anche ierimattina
sottolineavano
quanto siano per lei
fondamentali la sua passione e il
suo impegno per la Siria. Risale
invece a una settimana fa, giovedì scorso, l’ultimo accesso di Vanessa Marzullo a WhatsApp, l’applicazione con la quale era solita
restare in contatto con i familiari
e gli amici in Italia. Proprio da
giovedì scorso gli amici non avevano più avuto alcuna sua risposta: il programma consente di
leggere l’ultimo accesso dell’utente che si vuole contattare: e,
nel caso di Vanessa, era stato appunto venerdì 31 luglio.
Il web
critico
«Sono state
incoscienti»
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Llattesa delle famiglie chiuse in casa