DA TIBERIO AI FLAVI La successione ad Augusto L’ambiguità della politica augustea, compromesso tra un potere personale e il rispetto formale dell’assetto repubblicano, emerge al momento di regolare la successione: Augusto infatti non può nominare un successore, atto di competenza del senato. Morti i nipoti Marco Claudio Marcello (figlio di Ottavia, sorella di Augusto), Lucio e Gaio (figli di sua figlia Giulia), Augusto “suggerisce” come proprio successore Tiberio (figlio di primo letto della moglie Livia Drusilla), associandolo dapprima alla tribunicia potestas, poi all’imperium proconsulare maius et infinitum. August o Tiberio (14-37 d.C.) Con Tiberio, figlio di Tiberio Claudio Nerone, ma entrato a far parte della gens Iulia dopo essere stato adottato da Augusto, inizia la dinastia giulio-claudia. Tiberio impronta la sua azione di governo sulla politica augustea, attraverso: un’oculata gestione delle finanze; il rispetto del senato; il rifiuto dell’espansionismo. Una parentesi oscura nel principato di Tiberio è costituita dal periodo in cui Roma è di fatto governata dal prefetto del pretorio Lucio Elio Seiano, mentre Tiberio si ritira a Capri (27-31); ma nel 31 lo stesso imperatore lo fa destituire. Tiberio Caligola (37-41 d.C.) A Tiberio succede Caligola, figlio di Germanico: quest’ultimo, nipote di Tiberio, valido generale e figura molto amata dal popolo, era morto in circostanze misteriose nel 19 d.C. Con Caligola assistiamo al primo tentativo di caratterizzare il principato in senso assolutistico: il giovane imperatore infatti elimina i propri rivali, pretende onori divini, elargisce denaro al popolo e all’esercito, procede a sommarie condanne e confische. L’imperatore viene eliminato da una congiura di senatori e pretoriani. Eustache Le Sueur, Caligola (1647) Claudio (41-54 d.C.) A Caligola succede sul trono suo zio Claudio, fratello di Germanico. Privo di formazione politica e dedito allo studio, Claudio: avvia una politica di collaborazione con il senato; crea una burocrazia centralizzata affidata ai liberti; conquista la Britannia (43). Nel 48 sposa Agrippina, sorella di Caligola, e ne adotta il figlio Nerone (50); nel 54 viene avvelenato dalla stessa Agrippina, ansiosa di vedere imperatore il figlio. Claudi o Nerone (54-68 d.C.) I primi cinque anni del principato di Nerone (quinquennium felix) sono caratterizzati dalla benefica influenza di Seneca, suo precettore, e di Afranio Burro, prefetto del pretorio. Uccisa la madre (59) e liberatosi di Seneca (62), Nerone avvia una politica antisenatoria e cerca il consenso della plebe; indulge al culto dell’arte e all’organizzazione degli spettacoli. Nel 65 viene sventata la congiura ordita contro di lui da Pisone. Nerone muore suicida nel 68, quando Galba, governatore della Tarraconese, si accorda con il senato per esautorarlo. Nerone L’anno dei quattro imperatori (68-69 d.C.) Per circa un anno, tra 68 e 69, infuriano le guerre civili, nelle quali si fronteggiano quattro comandanti sostenuti dalle relative legioni. I “quattro imperatori” Galba governatore della Spagna Tarraconese, succeduto a Nerone, filosenatorio, viene ucciso all’inizio del 69 dai pretoriani Otone governatore della Lusitania, diventa imperatore con l’appoggio dei pretoriani, ma dopo pochi mesi viene sconfitto a Bedriaco da Vitellio Vitellio legato della Germania superiore, dopo aver strappato il potere a Otone viene a sua volta sconfitto, sempre a Bedriaco, da Vespasiano Vespasiano a Vespasiano, sostenuto dalle legioni stanziate in Giudea, tocca il compito di governare stabilmente a Roma per un decennio Vespasiano (69-79 d.C.) Tito Flavio Vespasiano è il fondatore della dinastia flavia, costituita da lui stesso e dai figli Tito e Domiziano; è anche il primo imperatore italico e di ceto equestre. Rinnovato l’accordo con il senato, persegue la stabilità e la buona amministrazione nell’Italia e nelle province attraverso: il risanamento delle finanze dello stato; la realizzazione di opere pubbliche; il rifiuto dell’espansionismo - sul fronte delle imprese militari si limita a fronteggiare la rivolta scoppiata in Giudea (66-70). Prima di morire associa al potere i due figli. Vespasiano Tito (79-81 d.C.) Il principato di Tito è breve, ma valutato in modo estremamente positivo dalle fonti, che lo elogiano: per l’abolizione dei processi di lesa maestà; per non aver condannato a morte senatori e per aver cacciato da Roma i delatori; per aver soccorso le popolazioni colpite dall’eruzione del Vesuvio (79) attingendo al tesoro imperiale; per aver inaugurato l’Anfiteatro Flavio (il Colosseo); per aver domato la rivolta giudaica, espugnando la fortezza di Masada e distruggendo il tempio di Gerusalemme. Tito Domiziano (81-96 d.C.) A differenza del padre e del fratello, Domiziano imbocca decisamente la via dell’autoritarismo. Nonostante l’ostilità della storiografia filo-senatoria, che lo presenta con i tratti del tiranno sanguinario, i suoi meriti sono innegabili: è un accorto amministratore delle finanze; vigila con severità sui pubblici costumi; seleziona un corpo scelto di funzionari; affronta una difficile guerra contro i Daci (85-89). Viene eliminato da una congiura ordita dall’aristocrazia senatoria. Domiziano La letteratura nell’età giulio-claudia I primi tre imperatori giulio-claudi non impostano una politica culturale paragonabile a quella augustea. La letteratura non conosce sviluppi significativi: nasce una storiografia di opposizione al principato, di matrice filo-senatoria (Cremuzio Cordo), cui si contrappone un filone favorevole agli imperatori (Velleio Patercolo); vengono coltivate la favola, la prosa tecnica, la poesia astronomica, la retorica. Sotto Nerone ricevono grande impulso l’organizzazione di spettacoli teatrali e di concorsi poetici, le recitationes (pubbliche letture) e si registra un risveglio letterario: fioriscono l’epica (Lucano), la satira (Persio), la poesia bucolica (Calpurnio Siculo), il romanzo (Petronio). La Terra (Ara pacis) La letteratura nell’età dei Flavi Alla restaurazione morale e civile promossa dalla dinastia flavia corrispondono in ambito culturale: la ripresa della poesia epica in stile virgiliano (Silio Italico, Stazio, Valerio Flacco); il recupero del modello ciceroniano nell’eloquenza, con Quintiliano, titolare della prima cattedra di eloquenza finanziata dallo stato; la fioritura dell’epigramma (Marziale). Neppure la dinastia Flavia però imposta una politica culturale di ampio respiro, fondata sul mecenatismo. Il Colosseo Panorama letterario dell’età giulio-claudia Il panorama della produzione letteraria sotto i primi tre imperatori della dinastia giulio-claudia può essere così schematizzato, in riferimento alle opere e agli autori più significativi: Autori e generi letterari sotto i primi imperatori giulio-claudi poesia favola poesia astronomica Fedro Manilio prosa retorica storiografia prontuario di exempla trattatistica Seneca Padre Velleio Patercolo, Curzio Rufo Valerio Massimo Vitruvio, Celso, Columella, Apicio Fedro e la favola Gaio Giulio Fedro (20 a.C.-50 d.C.), liberto di Augusto originario della Tracia, è autore di una raccolta di favole in senari giambici in 5 libri. Seguendo il favolista greco Esopo, suo modello, Fedro sceglie come protagonisti animali umanizzati e dotati di tratti psicologici fissi; raramente compaiono personaggi umani (p. es. l’imperatore Tiberio). Le favole vogliono essere divertenti e istruttive: si concludono spesso con una morale, che stigmatizza la legge del più forte e sembra dare voce alle classi subalterne della società romana. Francis Barlow, Esopo (1687) Manilio e la poesia astronomica Marco Manilio, figura avvolta dal mistero, è autore di un poema didascalico in esametri in 5 libri, intitolato Astronomica (Elementi di astronomia). Prendendo a modello Lucrezio per la forma espositiva e Ovidio per la fluida eleganza del verso, Manilio scrive un poema di astronomia in cui si descrivono la struttura del cosmo, le costellazioni, i segni dello zodiaco e l’influsso dei corpi celesti sui caratteri umani. Il poema è sostenuto dalla dottrina stoica del logos universale, legge che regola l’universo e si manifesta all’uomo nella natura e attraverso la ragione. Il sistema tolemaico Seneca il Vecchio e la retorica Seneca il Vecchio (Cordova, 50 a.C. – inizio del principato di Caligola) è autore di un’opera intitolata Oratorum et rhetorum sententiae, divisiones, colores (Massime, suddivisioni e coloriture di oratori e retori). L’opera illustra pregi e difetti degli oratori e retori più famosi del tempo, attraverso le loro sententiae (frasi a effetto), le divisiones (articolazione dei contenuti), i colores (sfumature stilistiche). Questa raccolta testimonia la diffusione dell’oratoria fittizia e spettacolarizzata delle declamationes, nelle due forme della controversia (dibattimento di una causa fittizia da posizioni contrapposte) e della suasoria (tentativo di orientare l’azione di un personaggio famoso). La retorica personificata La storiografia: Velleio Patercolo Velleio Patercolo, irpino, autore di Historiae ad Marcum Vinicium (console nel 30 d.C.), espone in 2 libri l’intera storia romana, dalle origini all’età contemporanea. Il fulcro della sua esposizione è il principato di Tiberio, esaltato per le sue capacità militari e politiche. La valutazione positiva di Tiberio si può spiegare: come segno di gratitudine per la sua benevolenza nei confronti dell’autore; come versione alternativa a quella della storiografia filo-senatoria, ostile a Tiberio. L’opera si distingue per la sua attenzione alla storia culturale e ai costumi. Tiberio Valerio Massimo e Curzio Rufo Al principato di Tiberio e Caligola pare debbano essere assegnate anche le opere di Valerio Massimo e Curzio Rufo. Valerio Massimo è autore di Factorum et dictorum memorabilium libri IX (Nove libri di fatti e detti memorabili), una raccolta di exempla relativi a vizi e virtù destinata alle scuole di retorica. Curzio Rufo è autore delle Historiae Alexandri Magni (Storie di Alessandro Magno) in 10 libri: la figura del sovrano macedone, già modello per i sovrani ellenistici, diventa un eroe da romanzo, protagonista di avventure fiabesche in terre remote. Alessandro Magno Discipline tecniche: Vitruvio Marco Vitruvio Pollione, ufficiale del genio sotto Cesare, è autore del De architectura, un trattato di architettura dedicato ad Augusto e pubblicato proprio mentre Augusto promuoveva il rinnovamento dell’edilizia pubblica di Roma. Vitruvio tratteggia il ritratto del perfetto architetto (in realtà anche ingegnere), che deve possedere una vasta cultura, conoscere l’acustica (per i teatri), l’ottica (per l’illuminazione), la medicina (scelta delle aree edificabili), ma anche la filosofia. Per l’architetto Vitruvio rivendica il prestigio e la competenza che Cicerone attribuisce all’oratore. Vitruvio presenta il De architectura ad Augusto (1684) Celso e Columella Anche Aulo Cornelio Celso (vissuto sotto Tiberio) tenta come Vitruvio di conferire dignità alle discipline tecniche. Del suo vasto trattato enciclopedico su agricoltura, medicina, arte militare, oratoria, filosofia, giurisprudenza ci restano solo gli 8 libri relativi alla medicina. Lucio Giunio Moderato Columella è autore di un trattato, il De re rustica, che affronta il tema della coltivazione dei campi. L’opera è in prosa, tranne il libro X, in esametri. Medico cura un paziente Pomponio Mela e Apicio Pomponio Mela (regno di Caligola) è il primo geografo latino puro, autore di un trattato dal titolo Chorographia (Descrizione dei luoghi), in cui si descrivono le regioni terrestri partendo dal Mediterraneo. L’attenzione si concentra su aspetti etnografici, più che su dati tecnici. Marco Gavio Apicio (regno di Tiberio) è autore di un corpus di ricette in 10 libri, intitolato De re coquinaria (Arte culinaria). L’opera non presenta ornamenti stilistici, ma cerca di registrare con precisione gli ingredienti necessari alla realizzazione di vari piatti, scenografici e ricercati, ma anche salutari. L’Europa secondo la descrizione di Mela Plinio il Vecchio Gaio Plinio Secondo (23-79), generale sotto Claudio e procuratore imperiale sotto Vespasiano, passato alla storia per la descrizione dell’eruzione del Vesuvio del 79, è autore di un’opera enciclopedica intitolata Naturalis Historia (Ricerche sulla natura). L’opera è una raccolta e una catalogazione delle conoscenze e delle fonti antiche relative a numerosi ambiti dello scibile umano: cosmologia, geografia, antropologia, zoologia, botanica, medicina, metallurgia e mineralogia, con excursus sulle arti. La conoscenza l’universo, una serve sorta all’uomo di per macchina comprendere retta provvidenza divina (Plinio è vicino allo stoicismo). dalla Il Vesuvio in un affresco pompeiano