Le ondate della globalizzazione
Limitando l’analisi al commercio, ai movimenti migratori e ai
flussi di capitale, possiamo individuare, da un punto di vista
cronologico, almeno tre ondate di globalizzazione:
1870-1914
1950-1980
1980 – ai nostri giorni.
Le tre ondate della globalizzazione
I ondata
Stock di capitale
estero su Pil dei
Pvs
Crollo
II ondata
Esportazioni di
beni su Pil
mondiale
III ondata
Emigranti verso gli
Stati Uniti, milioni
(scala destra)
I fase: 1870-1914
Comincia intorno al 1870 ed è caratterizzata da una forte crescita dei
flussi di capitale (linea verde), da una forte crescita dei flussi migratori
(istogramma) e dal raddoppio del commercio internazionale (linea
rossa)
Viene sospinta da politiche di liberalizzazione commerciale e dallo
sviluppo della tecnologia che riduce i costi di trasporto
I PVS si specializzano nella produzione di commodities primarie che
esportano nei paesi industriali in cambio di manufatti
I fase: 1870-1914_alcuni fatti
Il rapporto tra esportazioni e reddito mondiale è quasi raddoppiato,
passando all’8%.
Il modello di commercio risultava caratterizzato da scambi di materie
ad elevata intensità del fattore terra contro prodotti finiti.
L’afflusso dei capitali stranieri nei PVS di Africa, Asia ed America Latina
sul relativo reddito nazionale era più che triplicato (passando dal 9%
del 1870 al 32% del 1914).
Nel periodo sessanta milioni di persone emigrarono dai paesi meno
sviluppati d’Europa verso l’America del Nord ed altre parti del mondo,
soprattutto l’Australia (nel complesso circa il 10% della popolazione
era rappresentata da lavoratori emigranti).
I fase: 1870-1914_alcuni fatti
Il reddito pro-capite globale aumentò ad un tasso senza precedenti
(Δ% passa da 0,5% a 1,3%).
L’andamento del reddito pro-capite dei nuovi paesi globalizzati era
convergente (conseguenza primaria dell’emigrazione), ma il divario tra
paesi globalizzati e gli altri si stava ampliando.
Crollo della globalizzazione tra le due guerre mondiali:
il periodo 1914-1950
Nonostante la crescita del progresso tecnologico e la
diminuzione dei costi di trasporto, si verifica un ritorno al
nazionalismo e al protezionismo.
Le tre dimensioni della globalizzazione (commercio, flussi di
capitali e migrazioni) ritornano ai livelli del 1870
Povertà e disuguaglianza continuano ad aumentare (il tasso di
crescita del Pil pro-capite diminuisce del 30%; le persone
povere aumentarono di circa il 25% in valore assoluto).
“Unico aspetto positivo” un innalzamento della speranza di
vita grazie ai progressi in campo sanitario.
II fase: 1950-1980_alcuni fatti
Il commercio mondiale ritorna ai livelli della I fase:
nel 1970 la quota delle esportazioni sul
commercio mondiale torna ad eguagliare il picco
raggiunto nel 1913;
Si assiste ad un mancato recupero in termini di
flussi di capitale e movimenti migratori rispetto
alla I fase
Diminuzione del costo delle comunicazioni
II fase: 1950-1980_alcuni fatti
Si afferma un nuovo tipo di commercio alimentato da una
specializzazione da parte dei paesi ricchi in nicchie la cui produttività
era maggiore grazie alla presenza di concentrazioni produttive.
La maggior parte del commercio fra paesi sviluppati fu determinata
non dai vantaggi comparati dovuti alla diversità di dotazioni
produttive, ma dai risparmi nei costi derivanti dallo sfruttamento di
economie di scala e di agglomerazione. Le imprese tendono a
concentrarsi spazialmente: alcune producono lo stesso prodotto; altre
sono collegate da relazioni verticali.
II fase: 1950-1980_alcuni fatti
“i 2/3 della produzione industriale sono costituiti da beni intermedi,
venduti da un’impresa ad un’altra. La presenza di una rete di
imprese dà luogo a un’esternalità positiva per ogni singola impresa
del sistema, permettendole l’acquisto di input da altre imprese locali
e quindi riducendo i costi di trasporto, di coordinamento, di
monitoraggio e di contrattazione”. [Sutton, 2000]
La concentrazione spaziale rende possibile una forte
specializzazione, consentendo aumenti di produttività. La
specializzazione, a sua volta, dipende dalla capacità di scambiare a
basso costo.
III fase: 1980-ad oggi
La terza ondata della globalizzazione è tuttora in corso.
È stata stimolata dai progressi tecnologici nel campo dei
trasporti e delle tecnologie di comunicazione e dalla
decisione dei grandi paesi in via di sviluppo di attrarre FDI e
liberalizzare il commercio.
III fase: 1980-ad oggi
Si differenzia dalle precedenti due ondate per almeno tre
ragioni:
i. per la partecipazione ai mercati globali di un numeroso
gruppo di paesi in via di sviluppo;
ii. per la marginalizzazione di altri paesi in via di sviluppo,
nei quali si ebbero una diminuzione del reddito ed un
aumento della povertà;
iii. per la ripresa dei flussi migratori e di capitale (di poca
importanza nella seconda ondata).
III fase: 1980-Oggi
alcuni fatti
Il rapporto commercio/PIL aumenta a livelli mai raggiunti in
precedenza
Il commercio internazionale diventa il motore della globalizzazione
Si assiste ad una radicale trasformazione della struttura del
commercio internazionale
Aumenta l’integrazione dei mercati internazionali dei capitali
Progresso tecnologico: information techonology e reti di
telecomunicazione
Perfezionamento nei sistemi di elaborazione delle informazioni
III fase: 1980-Oggi
alcuni fatti
Per la prima volta, alcuni paesi poveri sono riusciti a sfruttare le potenzialità di
una forza lavoro abbondante per accedere ai mercati globali dei prodotti e dei
servizi ottenendo un vantaggio competitivo nella produzione di beni e servizi
labour-intensive.
I prodotti manufatti, che nel 1980 costituivano meno di ¼ delle esportazioni dei
paesi sviluppati, ammontavano a più dell’80% nel 1998. Brasile, Cina, Ungheria,
India e Messico ora partecipano in misura consistente al commercio globale e
agli investimenti.
In 24 paesi in via di sviluppo (i cui abitanti ammontano complessivamente a 3
miliardi) il volume degli scambi in percentuale sul reddito è raddoppiato nei due
decenni scorsi, mentre i rimanenti paesi in via di sviluppo, oggi, commerciano
meno di 20 anni fa.
III fase: 1980-Oggi
alcuni fatti
Altro fenomeno di rilievo riguarda il considerevole aumento delle
esportazioni di servizi.
Agli inizi degli anni Ottanta i servizi commerciali rappresentavano il 17%
delle esportazioni dei paesi ricchi ma solamente il 9% di quelli dei paesi
in via di sviluppo.
Nel corso della terza ondata di globalizzazione la quota di servizi sulle
esportazioni totali dei paesi ricchi è aumentata leggermente toccando i
20 punti percentuali, mentre è quasi raddoppiata nei paesi in via di
sviluppo (quota 17%).
III fase: 1980-ad oggi
Hanno contribuito ad un tale processo di trasformazione:
Il comportamento dei PVS, i quali hanno adottato comportamenti
orientati:
a ridurre le misure protezionistiche sui prodotti finiti;
ad eliminare le barriere agli investimenti esteri nel tentativo
di attrarre gli investimenti diretti
Il continuo progresso tecnico nel campo dei trasporti e delle
comunicazioni.
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