A scuola ci vado anch’io
Percorso di formazione e counseling
rivolto ai genitori
21 aprile 2009
Che cosa significa
…oggi…
essere genitori?
Una vecchia favola
etiope racconta…

Il tempo necessario del cambiamento: volendo accelerare i tempi,
li aveva in realtà ostacolati

La pozione magica

Addestramento con il leone: accettare il tempo necessario

Accettare le emozioni delle crisi: confusione, incertezza, angoscia,
perdita…

Per amore del bambino…modificando la sua stessa crisi di
impotenza iniziale in un percorso di crescita e conquista

“É mio figlio che mi ha insegnato a fare il padre” Un papà
RELAZIONE ADULTO - BAMBINO
Funzione genitoriale
Rapporto educativo
ESSERE
GENITORE
FARE
GENITORE
IDENTITÀ
ADULTITÀ
SAPER ESSERE
RUOLO
COMPITO
SAPER FARE
Cos’è la genitorialità

Una funzione che ha l’obiettivo fondamentale di garantire il mantenimento della specie

Il lungo e continuo apprendistato per imparare l’arte di essere genitori. La genitorialità è, in
questo senso, il processo dinamico attraverso il quale si impara a diventare genitori capaci di
prendersi cura e di rispondere in modo sufficientemente buono ai bisogni dei figli

Una parte fondante della personalità di ognuno. Essa inizia a formarsi nell’infanzia a partire
dall’interiorizzazione di comportamenti, messaggi verbali e non-verbali, aspettative, desideri e
fantasie dei nostri genitori. Secondo questa concezione, la genitorialità non coinvolge solo
l’essere genitori reali. Ovviamente, l’ evento reale della nascita di un figlio, attiva in un modo
particolare e molto intenso questo spazio mentale e relazionale, rimettendo in circolo tutta una
serie di pensieri e fantasie legati in particolare al proprio essere stati figli, alle modalità
relazionali ritenute più idonee, ai modelli comportamentali da avere.
Funzione genitoriale

Funzione protettiva: la capacità di offrire cure adeguate ai bisogni del bambino. É la funzione che più di
tutte determina il legame di attaccamento. Lo scopo dell’attaccamento è infatti la vicinanza della figura
materna. Il mantenimento di una relazione di attaccamento è vissuto dal bambino come fonte di sicurezza
mentre una minaccia di perdita genera ansia e a volte aggressività.

Funzione affettiva: la capacità di entrare in risonanza affettiva con l’altro senza esserne inglobato. Il mondo
degli affetti definisce la qualità emotiva-affettiva dentro la quale il bambino è inserito. L’interazione con il
mondo degli adulti è guidata in modo principale dalla ricerca di emozioni positive da condividere.

Funzione regolativa: consente al bambino di regolare i propri stati emotivi, le proprie risposte
comportamentali e di organizzare l’esperienza. Le strategie per la “regolazione di stato” sono inizialmente
fornite dal caregiver. La difficoltà del caregiver a questo livello porta a disturbi della regolazione (difficoltà
nel regolare il comportamento, i processi sensoriali, fisiologici, attentivi, motori o affettivi, nell’organizzare
uno stato di calma, di vigilanza, o uno stato affettivo positivo). La funzione regolativa genitoriale può avere un
funzionamento iper (con risposte intrusive che non danno tempo al bambino di segnalare i suoi bisogni o i
suoi stati emotivi), ipo (quando vi è una mancanza di risposte), inappropriata (quando i tempi non sono in
sincronia con il bambino).

Funzione normativa: riflette l’ atteggiamento genitoriale di fronte alle norme, alle istituzioni, alle regole
sociali. Corrisponde al bisogno fondamentale del bambino di avere dei limiti, di vivere dentro una struttura di
comportamenti coerenti.
Funzione genitoriale

Funzione predittiva: è la capacità del genitore di intuire e facilitare lo sviluppo del bambino.
Una difficoltà a questo livello può comportare una serie di disturbi evolutivi sul piano cognitivo,
somatico e motivazionale. Essa comprende la capacità di cambiare modalità relazionali con il
crescere del bambino e con l’espandersi del suo mondo e delle sue competenze.

Funzione rappresentativa: è la capacità di modificare continuamente le proprie
rappresentazioni in base alla crescita del bambino e dell’evolvere delle sue interazioni, facendo
nuove proposte o sapendo cogliere dal bambino i suoi nuovi segnali evolutivi. Finchè le
rappresentazioni del bambino non vengono modificate, egli agirà come faceva prima.

Funzione triadica: è la capacità dei genitori di avere tra loro un’alleanza cooperativa fatta di
sostegno reciproco, capacità di lasciare spazio all’altro o di entrare in una relazione empatica con
il partner e con il bambino. Questo presuppone la capacità del genitore di vedere il bambino
dentro una relazione dove esiste un terzo. Esiste a livello di affetti un contatto reciproco tra la
coppia genitoriale e il bambino che mantiene viva e dinamica la relazione.
Funzione genitoriale

Funzione SIGNIFICANTE: La madre crea una cornice che dà senso all'azione del
bambino (Bion: “funzione alfa”). Questo dare senso, ai suoi bisogni, ai suoi gesti
all'inizio casuali, ai suoi movimenti, alle sue espressioni, inserisce il bambino in un
mondo di senso.

Funzione FANTASMATICA "Nella stanza di ogni bambino ci sono dei fantasmi. Sono i
visitatori del passato non ricordato dai genitori; gli ospiti inattesi al battesimo." (S. Fraiberg).

Funzione PROIETTIVA “L’ombra dei genitori è caduta sul figlio” (Manzano, Palacio
Espansa e Zilkha).

Funzione DIFFERENZIALE: Maternalità e Paternalità.

Funzione TRANSGENERAZIONALE: L'immissione del figlio dentro una
STORIA, una narrazione. E' la storia della propria famiglia, è il continuum
generazionale dove si inserisce la nascita.



«Non esiste qualcosa come un neonato» (Winnicott): genitori e figli
esistono solo in relazione reciproca, i sentimenti e i comportamenti degli
uni influenzano i sentimenti e i comportamenti degli altri secondo un
modello di causalità circolare.
Se è vero che ogni essere umano ha una capacità biologica innata di fare
da genitore e i bambini hanno la capacità di innescarla, è anche vero che
la forma specifica che essa assumerà dipende dalle esperienze personali
passate (Bowlby).
Per assumere la funzione di genitore è importante attuare un passaggio
di identità, da quello di figlio (dei propri genitori) a quello di genitore (dei
propri figli). Questo passaggio non è detto si compia pacificamente,
perché a volte risveglia alcuni conflitti irrisolti relativi alla propria
famiglia di origine, e questo avrà sicuramente una ricaduta sulla relazione
di coppia dei genitori.
La genitorialità
Presuppone un insieme di funzioni dinamiche e relazionali che
rappresentano gli aspetti evolutivi del percorso maturativo della
persona. Essa non presuppone soltanto la nascita di un figlio reale,
ma è uno spazio mentale e relazionale dentro il quale convergono
la nostra storia affettiva, il nostro mondo degli affetti, i legami di
attaccamento, il mondo fantasmatico, il senso che ha per noi la
nostra esistenza, il sentirsi parte di una storia, la capacità di vivere
relazioni pluri-dinamiche, il rapporto con le regole e il sociale, la
capacità di contenere e regolare i nostri stati emotivi, il nostro
sentirci unici, autonomi ed indipendenti.
NO
CONSIGLI
NO
RICETTE
NO
POZIONI
Rapporto educativo
Stili educativi
Stile autoritario





Alto controllo VS Bassa accettazione.
I genitori tendono a plasmare il figlio in base ad un loro ideale, senza accettarlo per quello che e’
Esprimono con valutazioni e giudizi ogni volta che il figlio si allontana dallo standard previsto.
scoraggiano il dialogo, pretendendo obbedienza senza discussione alcuna.
I figli di genitori autoritari tendono a diventare ansiosi e frustrati, sviluppano una bassa stima di sé e hanno
difficoltà di adattamento.
Stile permissivo





Alta accettazione VS Basso controllo.
I genitori non puniscono e non avanzano pretese, non guidano i figli nelle loro scelte e ne soddisfano i
desideri anche se sono privi di senso.
Si dichiarano più“amici”che genitori.
Accettano i ragazzi per quello che sono, senza proporre standard di comportamento.
I figli a loro volta considerano i genitori distanti e privi di interessi nei loro confronti, si sentono privi di
sostegno nei momenti difficili.
Stile autorevole






Alto controllo VS Alta accettazione.
Genitori responsabili nei confronti dei figli.
Sostegno e guida.
Genitori sensibili ai bisogni dei figli, fanno richieste in relazione alle abilità.
Genitori che incoraggiano il dialogo
Genitori che tendono a chiarire i motivi delle concessioni e delle punizioni.
Stili educativi disfunzionali
Stile
Iperprotettivo
Stile
Ipercritico
Stile
Iperansioso
Stile
Perfezionistico
Stile
Incoerente
Stile Iperansioso
Preoccupazione eccessiva per la sicurezza fisica del bambino.
“Non salire sull'albero, potresti cadere”
“Non correre, potresti inciampare e spaccarti la testa”
“Non salire sul muretto, potresti scivolare e romperti una gamba”
“Non toccare il gatto, potrebbe avere le pulci”
“I pericoli sono dappertutto e potrebbero succedere cose orribili”
“Bisogna stare sempre all'erta e preoccuparsi in continuazione di ciò che può accadere”
"Si può stare tranquilli solo se si ha la certezza che le cose vadano bene”
Si verifica una sorta di contagio emotivo che avviene attraverso la mediazione di questo
tipo di messaggi che il genitore trasmette in continuazione al bambino.
Figli timidi, paurosi, insicuri e alla ricerca ossessiva di sicurezza.
Adulti ansiosi.
Parole di bambini…
Stile Iperprotettivo
Incolumità emotiva
Tollerare le frustrazioni
Sensi di colpa
“I bambini non devono mai ricevere nessuna frustrazione”
“Ogni esperienza spiacevole può diventare un trauma che segnerà per sempre il bambino”
“E' terribile se il mio bambino sperimenta una sofferenza anche minima, devo prevenirlo ad ogni costo”
“Il mio valore dipende da come mi comporto come genitore, quindi devo assolutamente evitare ogni
possibile errore”
Bassa tolleranza alla frustrazione ed eccesso di egocentrismo.
Bambini insicuri, non preparati
Difficoltà predittive e responsabilità
Timore di terribili conseguenze e dubbi sul proprio valore personale
Stile Ipercritico
rimproveri eccessivi
Errore
rimbeccate
manifestazioni di biasimo
commenti moralistici
messa in ridicolo
Svalutazione
paura di sbagliare
paura di essere disapprovato
isolamento sociale
basso livello di autostima
evitamento
Stile Perfezionistico
E‘ sbagliato tutto ciò che non è perfetto
bisogna riuscire bene in tutte le cose
valore di un bambino (come quello dei suoi genitori)
dipende dai successi che egli riesce a conseguire
Io valgo qualcosa e merito di essere amato
solo se riesco in tutto quello che faccio
Atteggiamento perfezionistico
Timore di disapprovazione e rifiuto
Ansia da prestazione
Parole di genitori…

…Io provo una gran emozione quando mia figlia ha dei bei voti a scuola e si
comporta bene…

…Il mio grande desiderio è che mia figlia raggiunga dei lusinghieri risultati…

…Gioia per i lori successi…tristezza per qualche delusione…

…Io mi emoziono quando mio figlio fa qualcosa di bello, se ha buoni voti, una recita,
il primo giorno di scuola, quando si comporta bene…
Stile Incoerente
Gratificare o punire a seconda dell’umore
Incoerenza intrapersonale/interpersonale
Regole chiare.
“Qualsiasi cosa io senta di fare è giusta”
“Sono troppo debole e privo di risorse per sapere ciò che è giusto fare”
“E' troppo faticoso cercare di essere coerenti”
Ci vogliono i RITI avrebbe detto la volpe del Piccolo Principe…
“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle
quattro, dalle tre io comincerò a essere felice.
Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro comincerò ad
agitarmi e ad inquietarmi: scoprirò il prezzo della
felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non
saprò mai a che ora preparami il cuore…
Ci vogliono i riti.”
A. De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe
La principessa che si sentiva
sempre stupida
Non a colpi di clava né di pietra
Si spezza il cuore;
Una frusta invisibile, sottile
Conobbi io,
E staffilò la magica creatura
Fino a che cadde.
Emily Dickinson, Poesie

Uso delle potenzialità viene bloccato

Le capacità di apprendimento sono tutte dispiegate sul piano emotivo:
restano poche risorse per imparare

Perdita del piacere di imparare che si lega a una esperienza frustrante

Se a noi stessi è stato insegnato sottolineando solo gli errori, lo faremo
probabilmente inconsapevolmente anche con i nostri figli anche se a livello
consapevole ci proponiamo esattamente il contrario

Frustrazione e gratificazione vanno dosate con cura

Accogliere il bambino così com’è, condurlo al piacere di una riuscita invece
di sottolineare i fallimenti invitandolo a fare degli sforzi
Stile educativo
Lo stile educativo è la modalità applicata dal genitore,
o da chi ne fa le veci, nella relazione con il bambino.
Un corretto stile educativo permetterà al bambino di diventare
autonomo, sviluppare le proprie potenzialità, tollerare la
frustrazione, avere soddisfacenti relazioni.
NO
UNI-CAUSALITÀ
NO
CONTROLLO
NO
ONNIPOTENZA
RELAZIONE
Una mamma:
“A volte abbiamo sotto gli occhi
le cose più semplici
ma non riusciamo a vederle,
cerchiamo sempre
le risposte più complesse…
Ma come si fa
a imparare a vedere?”
Grazie per l’attenzione
Dott.ssa Vittoria Acquaviva
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Funzione genitoriale