pubblicazioni Il tutor clinico nel contesto di evoluzione della formazione infermieristica Sintesi dell’elaborato finale del Master universitario di primo livello in Management infermieristico per le funzioni di coordinamento, Università Vita-Salute San Raffaele, a.a. 2003-2004 di Anna Laura Formenton, Infermiera A.O. Policlinico S. Matteo, Pavia Obiettivo L’articolo ha lo scopo di mettere in risalto la figura del tutor clinico collocandola all’interno del situazione della formazione infermieristica attraverso la consultazione di riviste, pubblicazioni e libri sulla storia dell’assistenza infermieristica, decreti legislativi emanati in materia soprattutto negli ultimi anni ed i siti Internet sulla professione infermieristica. Con una analisi di tipo bibliografico-compilativa e basandomi sulla mia esperienza ho voluto valorizzare questa figura che non è ancora ben conosciuta in alcune Università. Introduzione In questi ultimi anni la figura dell’infermiere ha ottenuto, seppure con notevole impegno, l’attenzione e la valorizzazione che merita. Con la Legge n.42 del 26 febbraio 1999 che ha abrogato il D.P.R. 225/74, è stato ridefinito ed allargato il campo di competenza dell’infermiere e di conseguenza il corrispondente ambito delle responsabilità, con riferimento al profilo professionale, al Codice Deontologico, al Patto Infermiere-Cittadino ma soprattutto al percorso formativo universitario; con l’abrogazione del Mansionario si pone fine a quell’elenco di mansioni che limitavano il campo d’azione dell’infermiere, costringendolo ad un ruolo di subordinazione al medico in alcune attività. Il passaggio della professione infermieristica da “professione sanitaria ausiliaria” a “professione sanitaria” attribuisce all’Infermiere un ruolo di professionista dinamico che svolge la sua professione in autonomia assumendosi in 20 toto la responsabilità deontologica e legale del suo operato verso l’assistito, nel rispetto delle competenze delle altre figure professionali sanitarie. I diplomi universitari si sono evoluti a corsi di laurea triennale, seguiti dai master e dalla laurea magistrale e la legge n.251/2000 riconosce l’efficacia di un’organizzazione autonoma dell’assistenza infermieristica attraverso la realizzazione dei servizi infermieristici nelle aziende sanitarie, al fine di migliorare sia la qualificazione delle risorse che la qualità dell’assistenza. L’evoluzione delle competenze infermieristiche e il passaggio della formazione dell’infermiere in ambito accademico hanno evidenziato una nuova funzione dell’infermiere, quella di tutor clinico, figura esistente in ambito didattico anche prima delle riforme ma che oggi ha assunto un’importanza strategica nella formazione dello studente. La figura del tutor clinico Il tutor clinico è un professionista in possesso di adeguati requisiti che partecipa alla progettazione generale dell’apprendimento clinico; è responsabile della gestione, supervisione e valutazione formativa nella specifica sezione di tirocinio; partecipa alla valutazione finale dello studente. Nella sua attività è coadiuvato da altri infermieri operanti nelle unità operative sedi di tirocinio e preparati nella guida degli studenti attraverso specifici interventi formativi con il ruolo di guida di tirocinio o assistente al tirocinio clinico. Questa figura è identificata nel D.P.R. n.382 dell’80 e nel protocollo d’intesa tra Regione IO INFERMIERE - N.3 /2005 Lombardia ed Università lombarde per l’attivazione dei diplomi universitari nel febbraio 1998. L’art. 13 della Legge n.341 del 1990 afferma che entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge ciascuna università provvede ad istituire con regolamento il tutorato sotto la responsabilità dei consigli delle strutture didattiche. “Il tutorato è finalizzato ad orientare ed assistere gli studenti lungo il corso degli studi, a renderli attivamente partecipi del processo formativo, a rimuovere gli ostacoli ad una proficua frequenza dei corsi, anche attraverso iniziative rapportate alle necessità, alle attitudini ed alle esigenze dei singoli.” I requisiti per poter svolgere la funzione di tutor clinico sono: appartenere allo specifico profilo professionale ed essere in possesso del massimo livello di formazione alcune sedi richiedono di essere docente, altre possedere precedenti esperienze in ambito lavorativo, altre ancora un determinato numero di anni di esercizio professionale adeguate attitudini morali e capacità professionali con costante impegno all’aggiornamento. La scelta dei tutor è fatta dal coordinatore e dal consiglio del corso di laurea tra il personale infermieristico docente o che opera nelle diverse Unità Operative Ospedaliere. La formazione universitaria avviene in sede ospedaliera o in altre strutture del S.S.N. appositamente accreditate a seguito di stipula di appositi protocolli d’intesa tra le Università e le Regioni nel rispetto della programmazione dei IO INFERMIERE - N.3 /2005 bisogni quantitativi previsti dall’Amministrazione regionale e tenuto conto delle strutture e del personale disponibile. Nelle unità operative in cui si svolge il tirocinio la parte dell’orario di lavoro del personale dipendente del SSN dedicata all’attività di assistente di tirocinio è compresa nell’orario di servizio. L’Università e la Regione provvedono alla formazione ed alla qualificazione del personale docente e dei tutori, i quali partecipano ad attività di formazione continua su aspetti clinici e di metodologia. Le funzioni del tutor clinico L’insegnamento clinico è un’esperienza molto delicata che richiede delle doti non comuni quali la sensibilità nell’ascolto dei problemi dello studente, la sicurezza nell’espletamento delle attività assistenziali, l’attitudine a trasmettere le proprie conoscenze, l’equilibrio psicologico per gestire problemi complessi e la capacità di mettersi in discussione. La guida di tirocinio o assistente al tirocinio clinico o tutor clinico è la persona con maggior operatività formativa sul campo, allestisce situazioni di apprendimento contemporaneamente all’assistenza, è una figura fondamentale per la trasmissione di un “esempio professionale”. Va intesa dunque come guida e supporto per lo studente per il raggiungimento di una competenza professionale: deve guidare lo studente all’acquisizione dell’autonomia, incoraggiarlo a svolgere con attenzione la professione e stimolarlo in ogni momento alla riflessione nei riguardi di qualsiasi intervento assistenziale. Durante il tirocinio il tutor deve indirizzare lo studente a raggiungere diversi obiettivi che si possono riassumere nel sapere, saper fare, saper essere, saper divenire. La funzione tutoriale viene a svilupparsi con lo scopo di attivare percorsi formativi sempre più integrati tra formazione teorica ed esperienza svolta “sul campo” attraverso una ricorsività tra azione e riflessione. Durante il tirocinio clinico il tutor deve indirizzare lo studente a raggiungere determinati obiettivi tra i quali: 21 applicare un metodo logico – sistematico per le decisioni e le soluzioni dei problemi; adottare evidenze scientifiche nella clinica infermieristica; far riferimento ad una prospettiva teorica nella pratica clinica; riconoscere la singolarità di ciascun paziente; approfondire, specificare oppure aumentare la consapevolezza verso i contenuti ed i significati delle varie esperienze di tirocinio; stimolare lo studente ad essere consapevole dell’importanza di costruire un patrimonio cognitivo adeguato a garantire un’operatività di carattere professionale; aiutare lo studente ad interiorizzare il significato della professione infermieristica; offrire allo studente supporto ed indirizzo per il raggiungimento degli obiettivi di tirocinio; aiutare lo studente ad osservare i propri processi conoscitivi; creare situazioni di autovalutazione; produrre elaborati a cui segue una discussione singola con lo studente e di gruppo favorendo così il confronto; sapere, saper fare, saper essere, saper divenire… Le funzioni del tutor clinico durante il processo formativo sono: creare, grazie anche alla collaborazione dell’équipe infermieristica e del coordinatore dell’unità operativa, un ambiente formativo favorendo l’integrazione e l’insegnamento dello studente; informare e coinvolgere tutti gli operatori del settore nel progetto di tirocinio; selezionare le attività e le tecniche assistenziali che lo studente deve sperimentare; partecipare alla progettazione del tirocinio clinico, agli incontri finalizzati a conoscere gli obiettivi che si vogliono raggiungere, la metodologia e gli aspetti teorico – pratici; stimolare lo studente ad applicare le conoscenze scientifiche e tecniche nel momento dell’applicazione; stimolare la riflessione dello studente; favorire l’autovalutazione; 22 partecipare agli incontri con il coordinatore del corso ed i tutor per definire i diversi obiettivi, programmi e valutazioni dei tirocini. La base dell’attività del tutor clinico è dunque l’insegnamento clinico, il quale può essere definito come quel processo che prepara gli studenti ad integrare le proprie conoscenze scientifiche di base con capacità orientate allo svolgimento di attività e con competenze associate alla diagnosi ed all’assistenza infermieristica delle persone. Inoltre è da tener presente l’importanza del suo ruolo nell’applicazione del processo di assistenza infermieristica e nell’utilizzo della cartella infermieristica quale strumento per una sua adeguata attuazione. Insegnamento del tirocinio clinico Il tirocinio ha il vantaggio di avere situazioni reali di vita che permettono allo studente di vivere ricche esperienze di apprendimento clinico, dove può effettuare un’assistenza infermieristica in cui il malato viene messo al centro della sua attenzione. L’insegnante di tirocinio clinico si viene a trovare ogni giorno di fronte a situazioni diverse, con studenti diversi, pazienti differenti, con risorse ambientali particolari. Possono in alcuni casi, anzi devono, variare le modalità di insegnamento in relazione alla situazione che è proposta, quindi è necessaria un’abilità che permetta di adeguarsi ad ogni situazione raggiungendo il proprio obiettivo. L’insegnamento creativo del tirocinio clinico può essere a questo punto definito come l’arte di applicare le componenti dell’insegna- IO INFERMIERE - N.3 /2005 mento creativo ad ogni situazione richiesta dall’insegnamento di nursing clinico. É pertanto realizzato dall’insegnante che usa i concetti di creatività come risorsa per ottenere nuove vie che permettano un miglior approccio con i problemi del paziente ed un miglior apprendimento per lo studente. Sono stati analizzati diversi metodi di insegnamento/apprendimento fra cui il problem based learning che consiste nella discussione che avviene all’interno di un piccolo gruppo di studenti ed un Tutor di un “caso-problema”: si parte da un problema per andare ad apprendere; il problem solving dove si analizza il problema per risolverlo (è simile al precedente ma è particolarmente adatto per la formazione anche dei tutor); l’apprendimento clinico con seduta di briefing e debriefing è un metodo fondato su esperienze reali in ambito clinico vissute direttamente dagli studenti che hanno un incontro con il tutor prima dell’esperienza per essere preparato ad affrontarla e dopo l’esperienza per essere rielaborata in tutti i suoi aspetti; l’apprendimento di competenze pratiche tramite l’uso di check list dove lo studente viene messo nelle condizioni di osservare una determinata procedura professionale e di definire la sequenza di realizzazione ossia la check list della procedura osservata; il counselling formativo, ossia comunicare in modo mirato al fine di ottenere un determinato risultato, nella comunicazione è importante tener presente che essa è composta da elementi quali il contesto, i segni non verbali, le relazioni ed è fondamentale saper ascoltare, saper fornire informazioni, mantenere un atteggiamento empatico; l’apprendimento autonomo attraverso la creazione di learning contracts, ossia un mutuo patto fra uno o più studenti ed un tutor ad impegnarsi a raggiungere determinati obiettivi di apprendimento entro un tempo definito; in esso è fondamentale l’individuazione degli obiettivi da raggiungere e la fase d’incontro fra tutor e studente in cui decidono i contenuti, i tempi e le modalità di valutaIO INFERMIERE - N.3 /2005 zione del percorso che dovranno fare assieme. La fase più importante di questo metodo è quella in cui il tutor e lo studente si incontrano e decidono insieme i contenuti, i tempi e le modalità di valutazione del percorso che dovranno fare insieme. Essa fa riferimento al piano teorico dell’attivismo che ha enfatizzato il potenziale di apprendimento basato sui ritmi personali del soggetto e sull’efficacia della ricerca attiva delle informazioni. Importanza e nuove opportunità per la figura del tutor clinico Il tutor clinico svolge una funzione che si è andata consolidando negli ultimi anni; con la formazione accademica i contorni di questa figura si sono maggiormente evidenziati collocandola come trait-d’union tra l’assistenza infermieristica e l’università in quanto istituzione formatrice e detentrice dell’implementazione del piano didattico. È sempre più sentita l’esigenza di passare da un sistema formativo che trasferisce nozioni rapidamente destinate a diventare obsolete ad uno che, fondato su nuclei centrali e valori fondamentali, crea nello studente stimoli e strumenti adeguati per la coltivazione autonoma della conoscenza. Lo studio di casi, le simulazioni, la soluzione di problemi reali in situazioni controllate sono solo alcuni dei metodi di cui può arricchirsi una didattica che si pone il problema di sviluppare capacità di azione autonoma, flessibilità, intelligenza critica per decisioni rapide e sicure, ma che soprattutto sostenga lo studente nella possibilità di costruirsi percorsi conoscitivi in un quadro di formazione permanente. In un contesto formativo di questo tipo si intravede una figura di tutor che perde le caratteristiche del semplice “istruttore” o del “trasmettitore di conoscenze” ed assume il ruolo di facilitatore e guida dell’apprendimento, di colui che sa attivare spazi lungo i quali ed in forza dei quali lo studente impara ad organizzare le sue strategie cognitive e le sue conoscenze. 23 Le nuove opportunità di crescita professionale per questa funzione sono offerte dal master di I° livello in tutoring e da corsi di perfezionamento attivati dai diversi atenei. Il master ha lo scopo di creare personale del ruolo infermieristico ed ostetrico capace di esercitare, in modo adeguato, funzioni di tutoring per gli studenti dei corsi di laurea triennale, comprendenti sia l’attività didattica in aula che quella di tirocinio professionalizzante nelle unità assistenziali sia nell’attività di formazione di base che in quella di aggiornamento e formazione continua. Conclusioni Quella infermieristica è diventata oggi una delle professioni di confine che ha i contorni ed i limiti dell’essere umano e con esso ne condivide la soggettività del modo di vivere, nella personalizzazione dell’assistenza e l’oggettività del suo essere finito, nel “prendersi cura” dell’uomo con problemi di salute. Gli scenari futuri che coinvolgono la professione infermieristica, tracciano una crescita di bisogni di assistenza infermieristica legata all’invecchiamento della popolazione, all’aprirsi di nuovi campi di cura, allo sviluppo della società multietnica, al progredire della tecnologia al servizio della conoscenza, all’incremento di attività extra-ospedaliere. L’infermiere e la sua professione rappresentano perciò una risorsa sempre più importante e necessaria per tutta la comunità, un professionista sempre più specializzato e al passo con lo sviluppo tecnologico, in stretto contatto con il cittadino, in grado di cogliere e soddisfare i suoi bisogni e le sue paure. L’infermiere che riveste il ruolo di tutor clinico, che è già stato ampiamente trattato durante tutto l’elaborato, deve sviluppare oltre alla capacità di essere sempre dinamico nel suo divenire anche la capacità e l’attitudine di trasferire il suo sapere ai futuri professionisti. La preparazione accademica e la specializzazione offrono strumenti metodologici molto importanti affinché l’obiettivo dell’insegnamento venga centrato ma la componente umana, la predisposizione personale e la capacità di coinvolgimento fanno la differenza 24 affinché chi li possiede possa mettere in campo strategie di insegnamento che accenda l’interesse nello studente al fine di portarlo a sviluppare la curiosità e la voglia di apprendere con entusiasmo. Da quanto descritto si evince l’importanza del tutor clinico come anello fondamentale nella catena formativa dell’Infermiere, figura che a sua volta sta crescendo attraverso una continua evoluzione e specializzazione professionale. BIBLIOGRAFIA J.E. 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