TORINO. TERMINATA LA REQUISITORIA
‘Ndrangheta, i pm
chiedono 43 anni
La pena più alta
per Maiolo (9 anni)
Sei anni e 8 mesi
per l’ex consigliere
«Si dividevano i ruoli per essere
affiliati all’ndrangheta nazionale, come emerso senza ombra di
dubbio dalle intercettazioni telefoniche; hanno costituito un’associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetistico, avevano disponibilità di armi». Sulla base
anche di queste considerazioni i
quattro pm che si alternati nelle
requisitorie hanno proposto le
pene per tutti i 18 inquisiti nell’operazione «Albachiara», a
giudizio abbreviato a Torino.
Alla sbarra
In alto Maiolo
e Pronestì
qui a fianco
l’ex consigliere
comunale
Caridi
Francesco Guerrisi (Bosco
Marengo) la cui accusa è stata
derubricata in favoreggiamento, ha patteggiato un anno e 8
mesi (assistito da Mario Bertoli-
no) ed è tornato in libertà. La richiesta maggiore per gli alessandrini (9 anni) è stata avanzata
per Antonio Maiolo (Sale) cui sono stati anche sequestrati tutti i
beni; otto anni ciascuno per Bruno Francesco Pronestì (frazione
Levata di Bosco Marengo) considerato il boss, e per Romeo Rea
(Spinetta); sei anni e 8 mesi per
l’ex consigliere comunale Giuseppe Caridi (Lobbi) e Domenico Persico (Sale); 5 anni e 4 mesi
per Sergio Romeo (Pozzolo). In
totale 43 anni e 8 mesi.
Le armi furono sequestrate solo a Pronestì e al cuneese Fabrizio Ceravolo. Nelle prossime
udienze (15, 18, 21, 25 e 27 giugno)
la parola passerà alla difesa: per
gli «alessandrini» sono Mario
Anetrini, Alexia Cellerino, Giuseppe Cormaio, Tino Goglino, Alberto Mazzarello, Aldo Mirate,
Aldo Rovito. Poi la sentenza.
Il 21 settembre si discuterà invece il ricorso contro il provvedimento del tribunale che ha applicato a tutti la misura di sorveglianza speciale, cioè l’obbligo
di risiedere per tre anni nei rispettivi Comuni anche in caso
di assoluzione.
[E. C.]
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