AREA FINANZA
DISPENSE FINANZA
Iniziativa Comunitaria Equal II Fase
IT – G2 – CAM - 017
Futuro Remoto
FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO
ORGANISMO BILATERALE PER LA
FORMAZIONE IN CAMPANIA
Fondi comuni di investimento aperti
Sono una particolare forma di investimento di medio lungo periodo (almeno 3 / 6 anni) realizzata da
una “società di gestione” del risparmio (Sgr) che provvede ad investire in titoli (azioni, obbligazioni,
titoli di Stato ecc. sia italiani che esteri) un patrimonio costituito dalle sottoscrizioni degli investitori.
Scopo della gestione e di incrementare nel tempo il capitale ad essa conferito attraverso operazioni di
borsa effettuate dalla società di gestione. La partecipazione al fondo comune avviene tramite
l’acquisto ad un determinato prezzo delle cosiddette “quote di partecipazione al fondo”: il
sottoscrittore è proprietario di una fetta del patrimonio del fondo, tanto più grande quanto più quote di
partecipazione egli possiede.
Esempio 1
Il Gestore abbia ad esempio a disposizione 10 € da investire. Egli, in osservanza degli obiettivi del
fondo, decide di acquistare 5 azioni (prezzo 1 €), 3 BoT (prezzo 1 €) e 1 obbligazione societaria
(prezzo 2 €); tale fase è detta Asset Allocation.
Dopo un mese il prezzo delle azioni acquistate sale da 1 a 2 € mentre il valore degli altri titoli rimane
invariato. In questo caso il valore della quota di partecipazione al fondo sale. Infatti il diagramma a
torta sarà più grande:
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Acquistata la quota, i sottoscrittori lasciano alla Sgr il compito di gestire la somma versata. La Sgr da
parte sua si occuperà della compravendita di valori mobiliari in modo da incrementare il valore
(prezzo) della quota. Il valore di una singola quota si ottiene dividendo il valore di mercato degli
impieghi del fondo (azioni, obbligazioni, Titoli di Stato,..) per il numero delle quote in circolazione.
Comunque è la Sgr che provvede a determinare, almeno settimanalmente, il valore delle quote
rendendole note attraverso i quotidiani. In qualunque momento il sottoscrittore può chiedere il
rimborso della propria quota. Il valore di tale quota verrà calcolato in base al valore degli impieghi
del fondo nel giorno della richiesta. I fondi con tale caratteristica sono detti “fondi aperti”.
Dove e come si sottoscrivono i fondi
I fondi comuni possono essere sottoscritti presso gli sportelli bancari o le sedi legali della Sgr
promotrice del fondo, ma anche tramite promotori finanziari autorizzati. La sottoscrizione delle quote
del fondo può avvenire secondo due modalità:
• Modalità Pic (piano di investimento capitale): consiste semplicemente nel versamento in
un’unica soluzione di un importo corrispondente al valore delle quote di partecipazione acquisite.
Su tale versamento può essere prevista una commissione di sottoscrizione dell’ordine 5 % del
capitale versato.
• Modalità Pac (piano di accumulo capitale): consiste nel versamento di una somma iniziale
(dell’ordine di qualche milione di lire) e di versamenti successivi a cadenza per es. mensile. Tali
versamenti successivi possono essere di importo fisso o variabile a scelta del cliente. In genere la
durata dei Pac varia dai 5 ai 10 anni. Su ogni versamento successivo può essere prevista una
commissione dell’ordine del 2% di quanto versato.
Per acquistare quote di un fondo occorre sapere se la vendita e curata dagli sportelli di una o più
banche, oppure da una rete di consulenti finanziari. Nel primo caso occorrerà recarsi presso gli
sportelli incaricati; nel secondo si può richiedere direttamente alla rete di vendita la visita di un
Promotore finanziario. L’investimento può essere fatto in unica soluzione oppure con Piani di
Accumulazione di Capitale (PAC – vedere oltre) attraverso versamenti periodici di norma mensili,
comunque volontari e non tassativi.
Quanto costa acquistare quote di un fondo
Distinguiamo tra spese direttamente a carico del sottoscrittore:
1) Fondi che non prevedono commissioni a carico del sottoscrittore ( detti “senza spese” o “no load”).
2) Fondi che prevedono commissioni di ingresso; espresse – in genere - in forma percentuale
dell’importo investito, diminuiscono di norma, all’aumentare del capitale affidato.
3) Fondi che non prevedono commissioni di ingresso, ma prevedono commissioni all’atto del
disinvestimento se questo si verifica prima di un certo periodo di tempo (Es. Se si disinveste prima
che siano trascorsi 3 anni dall’inizio, si pagherà delle commissioni di uscita; passati i 3 anni il
disinvestimento non comporterà spese).
4) Commissioni di switch: sono dovute solo nell’ipotesi di passaggio da un fondo ad un altro
all’interno di una famiglia di fondi gestiti dalla stessa società.
e spese a carico del patrimonio del fondo:
1) Commissioni di gestione: sono espresse in misura percentuale. Vengono calcolate quotidianamente
sul patrimonio netto del fondo e prelevate periodicamente. Crescono con l’ aumentare del grado di
rischio dei titoli acquistati dal fondo;
2) Commissioni di performance. Vengono pagate dal fondo se e quando raggiunge un rendimento
migliore di quanto eventualmente definito nel regolamento di gestione e nel prospetto informativo.
Non sono dovute in caso di rendimento negativo.
3) Costi di intermediazione: sono le spese che il gestore sostiene per la compravendita dei titoli.
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Il PAC (Piano di accumulazione di capitale)
E’ possibile investire in quote di fondo conferendo non un capitale in unica soluzione, ma con
versamenti periodici (rate). In tal caso il gestore acquisterà le quote nel momento in cui avrà la
disponibilità della rata. Nel caso di investimenti per Piani di accumulo, si ricordi che sul blocco
iniziale di versamenti (in genere 12) vengono percepite commissioni attorno al 30 per cento dell’
importo versato; al termine del PAC, comunque, il totale delle spese risulterà pari a quello che si
sarebbe pagato per un investimento in unica soluzione di pari entità del piano di accumulazione. Se,
ad esempio, si sottoscrive un PAC da 100 euro al mese per dieci anni, la somma delle commissioni
percepite sul versamento iniziale e sulle rate successive sarà pari a quelle percepite per un
investimento di 12.000 euro – nello stesso fondo – in unica soluzione. Si fa spesso un parallelo tra un
PAC in fondi e una polizza vita a premio annuo. Attenzione le differenze sono enormi: Il Pac non è
assolutamente vincolante: effettuato il versamento iniziale, e possibile continuare con i versamenti
periodici; e possibile versare in unica soluzione un numero di rate stabilito dal titolare; è possibile
cessare i versamenti e riprenderli anche dopo anni, o non riprenderli affatto; è possibile liquidare le
quote di proprietà in qualsiasi momento al prezzo di quotazione ufficiale.
Per i Fondi comuni è opportuno ricordare che:
a) Nell’investimento tramite promotori finanziari è vietato conferire capitali in contanti.
b) L’assegno di conferimento, sempre non trasferibile, deve essere fatto a favore della società di
gestione. Non accettare mai inviti a lasciare in bianco il beneficiario, da qualsiasi parte provengano.
c) Entro sette giorni dalla visita del Promotore e possibile recedere inviando un telegramma alla
società di gestione.
d) Perverrà al sottoscrittore una contabile in cui è indicato: il capitale investito,le eventuali
commissioni di entrata,il giorno di acquisto delle quote,il valore delle quote,il numero delle quote di
proprietà,il numero identificativo dell’investimento.
e)E’ possibile disinvestire una parte o l’intero pacchetto di quote in qualsiasi momento. L’ordine va
dato per raccomandata A.R. ( Fac-simile a parte). La società di gestione è tenuta a disinvestire le
quote al valore del giorno successivo alla ricezione dell’ordine (verificabile sull’Avviso di Ritorno).
Per legge, il controvalore del disinvestimento deve essere inviato entro 15 giorni dalla ricezione della
raccomandata.
f) Dopo un disinvestimento parziale, alcuni fondi “con spese” permettono un reinvestimento di pari
importo senza il pagamento di commissioni.
g) Informarsi della possibilità eventuale di trasferire capitali, senza spese, da un fondo ad un altro
gestito dalla stessa società.
h) E’ buona norma non investire tutto il proprio patrimonio in fondi di investimento. E’ sempre
opportuno diversificare.
i) Diffidate da chi cerca di convincervi ad investire in fondi sulla base dei risultati ottenuti e da chi
assicura rendimenti minimi: il fondo di investimento non assicura nulla.
Disinvestire quote di Fondi
Per liquidare quote di Fondi comuni d’investimento non sono necessarie particolari formalità: e
sufficiente scrivere una Raccomandata A.R. alla società di gestione del fondo nella quale si da ordine
di vendere parte delle quote o l’intero pacchetto. I dati sono ricavabili dalla contabile di acquisto
inviataci inizialmente dal gestore. Indicheremo quindi le modalità di ricezione della somma: bonifico
sul conto, assegno circolare, somma a disposizione. Salvo norme contrattuali più favorevoli al
sottoscrittore, la società di gestione dovrà vendere il giorno successivo a quello di ricezione
dell’ordine (indicato sull’Avviso di ritorno della Raccomandata). Il valore della quota del giorno di
liquidazione è quello riportato dai giornali di due giorni dopo.
Esempio 2
se il gestore riceve l’ordine il 15 ottobre, deve vendere le nostre quote il giorno 16 ottobre; potremo
leggere il valore di vendita (quotazione del 16 ottobre) sul giornale del 18. Entro 15 giorni dal
disinvestimento, la somma deve esserci pervenuta. Per vendere, non occorre quindi richiedere ed
attendere la visita del promotore o recarsi allo sportello bancario, ne utilizzare una modulistica
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particolare: basta scrivere al gestore del fondo. Se, invece, inoltriamo l’ordine tramite promotore o
allo sportello bancario (magari utilizzando modulistica specifica) facciamoci dire con precisione il
giorno in cui il gestore riceverà il nostro ordine ed annotiamolo (assieme al nome dell’impiegato)
sulla copia che terremo per noi.
Rendimento
I Fondi comuni ad accumulazione di proventi possono assimilarsi, relativamente al rendimento, ai titoli
privi di cedola, il che significa che durante la loro vita l’Sgr non eroga flussi di cassa intermedi.
Ma allora dove sta il rendimento? Il rendimento nasce dal fatto che il prezzo di acquisto della quota è
sempre differente, solitamente minore, del prezzo di vendita della stessa. Ma quanto rende allora un
fondo? Dipende da quando si rivende la quota dopo averla acquistata e precisamente:
dove:
pv = prezzo di vendita della quota;
pa = prezzo di acquisto della quota
gg = numero di giorni in cui la quota del fondo è tenuta in portafoglio.
I fondi comuni a distribuzioni di proventi invece possono assimilarsi, relativamente al calcolo del
rendimento, ai titoli con cedole. In tal caso i proventi sono costituiti dai dividendi e cedole provenienti
dai Titoli azionari, obbligazionari, di Stato e vari detenuti dal fondo. Quindi:
Il rendimento deve tenere conto quindi:
ƒ dei proventi di ammontare variabile che si sono incassati;
ƒ del prezzo di acquisto della quota;
ƒ del prezzo di vendita della quota.
Riportiamo l’andamento dei rendimenti dei fondi comuni mobiliari italiani paragonato ad investimenti
alternativi. E evidente la forte escursione dei rendimenti degli azionari rispetto ai bilanciati ed ai
monetari. E invece interessante notare l’andamento dei rendimenti dei BTP particolarmente marcati in
un quindicennio di tassi di mercato calanti:
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(1) I dati si riferiscono ai fondi comuni e Sicav armonizzati – (2) Variazione percentuale
dell’indice di capitalizzazione dei titoli quotati alla Borsa italiana; include i dividendi – (3)
Variazione percentuale dell’indice di Morgan Stanley delle borse mondiali; sono inclusi i
dividendi, al netto della ritenuta alla fonte, e si tiene conto delle variazioni del tasso di cambio –
(4) Variazione percentuale dell’indice di capitalizzazione relativo ai prezzi dei titolo rilevanti
alla Borsa italiana; fino al 1998, calcolata al netto della ritenuta del 12,5% - (5) Tasso
all’emissione del BOT a 12 mesi all’inizio dell’anno; fino al 1998, calcolata al netto della
ritenuta del 12,5% - (6) Variazione percentuale dell’indice J.P Morgan dei mercato
obbligazionari mondiali, escluso il mercato italiano; tiene conto della variazione del tasso di
cambio.
Rischio
In un fondo comune aperto il sottoscrittore non è proprietario di uno specifico titolo in cui è investito il
patrimonio del fondo, ma è proprietari di una percentuale di tutti i titoli del fondo. Acquistare una quota
di un fondo equivale ad acquistare un piccolo portafoglio di titoli, la cui composizione(diversificazione)
in termini di tipologia di titoli è identica a quella del fondo. Il risparmiatore si troverà di fronte ad un
rischio di “portafoglio” che dipende dalla natura e prevalenza dei titoli in cui è investito il fondo
(azioni, obbligazioni, titoli di Stato, etc).
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Rischio medio alto, poiché il fondo investe principalmente
in azioni, e notoriamente le azioni sono più rischiose delle
obbligazioni e dei titoli di Stato.
Rischio medio basso, poiché il fondo investe
principalmente in titoli di Stato, la cui rischiosità è
praticamente nulla, e solo marginalmente in azioni.
Rischio alto, poiché le azioni dei paesi emergenti sono più
rischiose delle azioni dell’area Euro.
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Tipologie
I fondi comuni sono suddivisi in 8 tipologie che dipendono dalla natura e dalla prevalenza dei valori
mobiliari in cui è investito il patrimonio raccolto.
1. Fondi azionari: sono quei fondi che investono più del 70% del patrimonio raccolto in titoli
azionari.
Esistono poi le sotto-tipologie di fondi azionari:
9 Area Euro;
9 Europa;
9 Area paesi emergenti;
9 Italia;
9 Altri;
2. Fondi obbligazionari: sono quei fondi che investono prevalentemente in titoli di Stato e in
obbligazioni societarie.
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Esistono le seguenti sotto-tipologie di fondi obbligazionari:
9 Misti;
9 Area Euro;
9 Area dollaro;
9 Paesi emergenti;
9 Altri;
3. Fondi bilanciati:sono quei fondi che investono in obbligazioni, titoli di Stato ed azioni con il
vincolo della quota investita in azioni sia compresa tra il 20 ed il 70 %. Sono quindi una via
di mezzo tra i fondi azionari ed i fondi obbligazionari.
4. Fondi di liquidità (o monetari): sono quei fondi che investono in strumenti di brevissimo
termine (inferiore ai 6 mesi), quali: titoli di Stato a 6 mesi e pronti contro termine. Non possono
investire in azioni.
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5. Fondi flessibili (o globali): sono quei fondi che investono senza nessuna restrizione per ciò
che riguarda la tipologia di valori mobiliari. Sono quindi fondi in cui il gestore ha piena
libertà sui titoli in cui investire.
6. Fondi Pensione : Sono fondi di investimento destinati a fornire ai lavoratori una pensione
aggiuntiva a quella della previdenza statale. Sono anche chiamati il ‘secondo pilastro della
previdenza’, perche dopo le riforme della previdenza realizzate o in via di realizzazione in
tutti i paesi sviluppati, sono destinati a integrare la pensione che si prospetta sempre più
‘magra’. I fondi pensione, rispetto agli ordinari fondi comuni, godono di particolari benefici
fiscali, e si dividono in due categorie:
ƒ Fondi pensione chiusi o negoziali: sono destinati ai lavoratori di una determinata
categoria o di una determinata azienda.
ƒ Fondi pensione aperti: sono gestiti da società di gestione abilitate, e sono rivolti in
modo particolare a lavoratori autonomi, liberi professionisti, e lavoratori dipendenti
che non abbiano aderito a fondi negoziali.
7. Fondi Lussemburghesi: La legge che ha permesso ai fondi comuni di nascere in Italia risale
al 1984. Prima di allora le societa di gestione che volevano offrire dei fondi agli investitori
italiani dovevano avere sede in Lussemburgo. Da qui la denominazione di “fondi
lussemburghesi”.
8.
Fondi Armonizzati: Sono fondi comuni esteri, quindi non di diritto italiano, che
recepiscono le direttive dell’Unione Europea a livello di regolamento.
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La nuova classificazione dei fondi comuni
Dal 1° luglio 2003, Assogestioni ha rivisto la classificazione dei fondi azionari, obbligazionari e di
liquidità, mentre ha lasciato inalterata quella dei fondi bilanciati. Ecco la nuova ripartizione in vigore
dal 1° luglio 2003:
Fig. Le nuove categorie Assogestioni;
N.B. Le categorie “fondi bilanciati” (bilanciati obbligazionari, bilanciati, bilanciati
azionari) e “fondi flessibili” non subiranno modifiche.
Le tipologie di fondi visti possono poi avere altre due caratteristiche; possono cioè essere:
•
•
Fondi ad accumulazione dei proventi. Sono quei fondi che non prevedono la distribuzione di
proventi, quali ad esempio dividendi e cedole provenienti dai Titoli azionari ed obbligazionari
detenuti dal fondo, ma i proventi vengono reinvestiti nel fondo stesso accrescendo il valore
della quota;
Fondi a distribuzione dei proventi. Sono quei fondi che prevedono la distribuzione dei
dividendi, delle cedole, ecc.Se la Sgr che gestisce il fondo lo permette, è possibile trasferire il
proprio investimento dal fondo iniziale ad un alto fondo gestito dalla stessa società. Tale
operazione è chiamata switch.
Soglie e Liquidabilità
Soglia minima di investimento
Normalmente i versamenti minimi richiesti per partecipare ad un fondo aperto sono dell’ordine dei 5
milioni di lire, a seconda della Sgr e del tipo di fondo. Si può quindi affermare che i fondi comuni
aperti sono una forma di investimento che non richiede patrimoni elevati, bastano cifre minime per
poter usufruire di una gestione professionale dei risparmi.
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Possibilità di smobilizzo (liquidabilità)
I sottoscrittori di un fondo aperto hanno il diritto di chiedere in un qualunque momento il rimborso
del valore della quota (riscatto) secondo modalità previste dal regolamento del fondo. La periodicità
del rimborso è almeno settimanale e coincide con quella stabilita per il calcolo del valore della quota.
Il rimborso della quota deve essere eseguito entro 15 giorni dalla richiesta.
Chi aderisce ad un fondo attraverso un Pac ha anche l'alternativa di beneficiare di un piano di
rimborso programmato (piani sistematici di rimborso). I fondi aperti si caratterizzano quindi non solo
per la libertà di entrata ma anche per la libertà di uscita, e quindi sono un tipo di prodotto facilmente
liquidabile.
Disponibilità di informazioni
I fondi aperti si caratterizzano per la loro trasparenza. La società di gestione ha infatti l’obbligo di
determinare il valore della quota e di renderla nota attraverso i giornali nazionali nel giorno indicato
dal regolamento, e con periodicità almeno settimanale. Chi sottoscrive un fondo comune aperto ha la
possibilità di seguire l’andamento del valore della quota attraverso i quotidiani, il televideo o siti
internet.
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Fondi comuni d'investimento chiusi
Sono una cassa collettiva costituita dalle somme versate dai sottoscrittori del fondo. L’investimento di
ciascun sottoscrittore confluisce in un unico patrimonio che viene investito in valori mobiliari (azioni,
obbligazioni, titoli di Stato,…) da società di gestione del risparmio (Sgr). Questi hanno lo scopo di
finanziare le piccole e medie imprese, non quotate in borsa, ad alto potenziale di crescita.
La partecipazione al fondo comune avviene tramite l’acquisto ad un determinato prezzo delle cosiddette
“quote di partecipazione al fondo”: il sottoscrittore è proprietario di una fetta del patrimonio del fondo,
tanto più grande quanto più quote di partecipazione egli possiede.Acquistata la quota, i sottoscrittori
lasciano alla Sgr il compito di gestire la somma versata. La Sgr da parte sua si occuperà della
compravendita di valori mobiliari in modo da incrementare il valore (prezzo) della quota. Il valore di
una singola quota si ottiene dividendo il valore di mercato degli impieghi del fondo (azioni,
obbligazioni, Titoli di Stato,..) per il numero delle quote in circolazione. Comunque è la Sgr che
provvede a determinare, almeno semestralmente, il valore delle quote rendendole note attraverso i
quotidiani. Per i fondi chiusi, a differenza dei fondi aperti, il numero delle quote di partecipazione è
stabilito nel momento della costituzione del fondo; il sottoscrittore non può chiedere il rimborso delle
quote in qualunque momento ma solo a scadenze predeterminate e dichiarate nel regolamento del
fondo.
Dove e come si sottoscrivono i fondi
I fondi comuni possono essere sottoscritti presso gli sportelli bancari o le sedi legali della Sgr
promotrice del fondo, ma anche tramite promotori finanziari autorizzati. Il fondo chiuso viene
generalmente costituito mediante un unica emissione di quote il cui valore totale è pari al patrimonio
che la Sgr intende raccogliere. Le quote hanno tutte egual valore e devono essere sottoscritte entro il
limite massimo previsto dal regolamento. La modalità di sottoscrizione è quella di un unico versamento.
Rendimento
I Fondi comuni chiusi possono assimilarsi, relativamente al rendimento, ai titoli privi di cedola, il che
significa che durante la loro vita la Sgr non eroga flussi di cassa intermedi.
Il rendimento nasce allora dal fatto che il prezzo di acquisto della quota è sempre differente, solitamente
minore, del prezzo di vendita della stessa. E quanto rende allora un fondo dipende da quando si rivende
la quota dopo averla acquistata; e precisamente si deve tenere conto:
ƒ del prezzo di acquisto della quota;
ƒ del prezzo di vendita della quota.
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Rischio
Mentre i fondi aperti investono di norma in titoli quotati, i fondi chiusi investono principalmente in
titoli (azioni, obbligazioni) di aziende medio piccole, non quotate in borsa, ma ad elevato potenziale di
crescita (growth stocks). Prima che tali società possano generare utili, devono trascorrere alcuni anni.
Ne deriva che gli impieghi del fondo sono altamente rischiosi. Tali fondi si rivolgono ai risparmiatori
con un orizzonte temporale di lungo termine e con una elevata propensione al rischio.
Soglie e Liquidabilità
Soglia minima di investimento
I fondi chiusi si rivolgono ai risparmiatori in possesso di un consistente patrimonio da investire, infatti
l’ammontare minimo di ogni singola sottoscrizione è dell’ordine di 100 milioni di lire. Ciò ha fatto sì
che in questi anni i principali sottoscrittori di fondi chiusi sono stati gli investitori istituzionali (banche,
assicurazioni,).
Possibilità di smobilizzo (liquidabilità)
I fondi chiusi si caratterizzano per il fatto che chi vi partecipa non può richiedere il rimborso della quota
prima della scadenza del fondo; può però vendere la quota a terzi, pertanto può verificarsi che i titolari
delle quote al momento della scadenza del fondo non coincidano con gli iniziali sottoscrittori. Nel
complesso si può dire che i fondi chiusi sono un tipo di prodotto non facilmente liquidabile.
Disponibilità di informazioni
I fondi chiusi sono meno trasparenti di quelli aperti a causa dell’impossibilità di un monitoraggio
quotidiano del valore della quota. La Sgr provvede a determinare il valore della quota. Tale calcolo e la
relativa pubblicazione sui quotidiani avviene normalmente con cadenza semestrale.
Sicav
Sono delle particolari società per azioni caratterizzate dal fatto che il capitale sociale è continuamente
variabile. Al contrario cioè delle tradizionali S.p.A., in cui l’acquisto e la vendita di azioni non
modificano minimamente l’ammontare complessivo del capitale sociale, nel caso delle Sicav ogni
nuova operazione su una azione (acquisto o vendita) causa una variazione del capitale sociale della
società. Ed in effetti Sicav sta per Società di investimento a capitale variabile.
In pratica, ogni azione di una Sicav “nasce appositamente” quando qualche investitore è disposto ad
acquistarla, ed analogamente “muore” non appena decide di venderla, senza possibilità di scambio su
qualche mercato secondario; ed è proprio questo meccanismo che rende variabile il capitale sociale di
una Sicav. Infatti, nel caso di una qualunque altra S.p.A. le azioni vengono scambiate sui vari mercati
finanziari secondari senza alcuna modifica del capitale sociale delle società emittenti, come già detto. I
gestori di una Sicav utilizzano i soldi degli investitori solo ed esclusivamente per degli investimenti in
valori mobiliari. Questo significa che non è ad esempio possibile che una Sicav si metta a produrre
autovetture, fondi una compagnia assicurativa, estragga petrolio, diventi un produttore televisivo o una
società sportiva, ecc. L’unica sua attività deve essere quella di investire nei vari mercati finanziari. Tra
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l’altro, esistono anche delle limitazioni nell’esercizio di questa attività di investimento. Così, ad
esempio, non è ammesso che i gestori di una Sicav concedano prestiti, vendano titoli allo scoperto, ecc.,
e ciò per tutelare gli investitori. Sono invece dei classici esempi di investimenti eseguiti dai gestori di
una Sicav:
•
•
•
•
i titoli azionari ed obbligazionari;
i fondi comuni di investimento;
i titoli di Stato;
altri.
Di contro, non è consentito l’acquisto di azioni emesse da altre Sicav. In ogni caso, tutte le regole alle
quali devono sottostare le Sicav, a partire dalla loro costituzione, sono contenute nel decreto legislativo
n.58 del 24/2/98 (Testo Unico della Finanza). In ogni momento è possibile acquistare o vendere azioni
di una Sicav, il che rende questo strumento finanziario molto simile ai fondi comuni di investimento
aperti, con l’aggiunta però ora di diventare anche soci della società di gestione, con i conseguenti diritti
ed obblighi (nel caso di partecipazione ad un fondo comune di investimento, invece, si acquista
semplicemente una quota del fondo senza diventare in nessun modo soci della società di gestione). Le
Sicav, al contrario delle tradizionali S.p.A., non possono emettere azioni di risparmio, postergate per i
dipendenti. Le uniche azioni che invece possono essere emesse sono di tipo ordinario.
Possono altresì classificarsi in azioni nominative o al portatore:
• sono nominative le azioni che contengono un’intestazione personale. Nel caso delle Sicav tali
azioni conferiscono all’investitore un numero di voti, nelle assemblee ordinarie e straordinarie,
pari al numero di azioni di cui si è proprietari;
• sono invece al portatore le azioni senza intestazioni personali che conferiscono i diritti e gli
obblighi del caso semplicemente a chi venga in possesso del titolo. Nel caso delle Sicav tali
azioni conferiscono il diritto ad un solo voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie
indipendentemente dal numero di azioni possedute.
Rendimento
Il
rendimento
dell’investimento
in
una
Sicav
è
semplicemente
dato
dal
rapporto:
dove al prezzo di acquisto vanno poi aggiunti i costi di commissione pagati all’intermediario.
Da tale rendimento, se positivo, occorre poi ovviamente sottrarre le imposte.
Il prezzo delle azioni di una Sicav, al contrario di ciò che accade per tutte le altre S.p.A, non viene
determinato dal mercato in relazione alla domanda ed all’offerta (e neanche potrebbe esserlo, avendo
infatti prima detto che queste azioni non possono essere scambiate sul mercato), bensì dipende
esclusivamente dai risultati ottenuti dai gestori nei loro investimenti. Questo significa quindi che il
valore intrinseco delle azioni di una Sicav è quello che viene conferito dalla “brillantezza” dei risultati
di gestione. Infatti le Sicav costituiscono le uniche società in cui il valore delle sue azioni rispecchia
esattamente quello delle attività della società (tra l’altro, il capitale sociale di una Sicav deve sempre
coincidere col suo patrimonio netto).
Rischio
Rischio emittente
Il rischio emittente è quello di una qualsiasi S.p.A. che svolge le sue attività sul mercato.
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1. Rispetto però ad altri settori, quello in cui operano le Sicav può sicuramente essere ritenuto tra i
più rischiosi.
2. Rischio di mercato
Acquistando azioni di una Sicav, il rischio di mercato dipende intuitivamente dalla capacità di
investimento dei gestori, nel senso che se i risultati dei loro investimenti sono scadenti allora il
prezzo al quale si potranno vendere le azioni sarà basso, e viceversa, come già detto parlando di
rendimento. Si può quindi dire che, nel caso delle Sicav, i rischi emittente e di mercato
coincidono.
3. Rischio di cambio
Per quanto riguarda le Sicav italiane, le Sicav dell’Unione Europea (sia nei casi armonizzati con
le direttive europee che in quelli non armonizzati) e quelle straniere esterne all’area Euro ma
ugual- mente collocate sui mercati finanziari italiani, il rischio di cambio è nullo, dato che infatti
in questi casi le azioni sono emesse in Euro. Nel caso invece in cui si volessero acquistare azioni
di una Sicav estera non appartenente all’area Euro sui mercati finanziari del Paese d’origine, il
rischio di cambio è legato al rapporto di cambio tra l’Euro e la valuta straniera di quel Paese.
Soglie e liquidabilità
Soglia minima di investimento
Indipendentemente dal fatto se si tratti di azioni nominative o al portatore, la quantità di entrambe le
tipologie che si è come minimo obbligati ad acquistare quando si decide di investire in una Sicav varia
da caso a caso, e comunque può facilmente essere conosciuta ad esempio leggendo il prospetto
informativo oppure informandosi presso il proprio intermediario di fiducia (banca, SIM, ecc.).
Possibilità di smobilizzo (liquidabilità)
E’ stato già detto come l’investimento in una Sicav fosse molto simile a quello in un fondo comune
aperto a causa della possibilità, in entrambi i casi, di vendere in ogni momento la propria quota. Ne
consegue che le azioni di una Sicav sono degli strumenti finanziari facilmente liquidabili, cioè aventi
un’elevata possibilità di smobilizzo (non è infatti necessario trovare qualcuno disposto ad acquistare la
propria quota di partecipazione nella Sicav (azione), bensì è sufficiente “distruggerla” causando la già
descritta variazione del capitale sociale della società).
Disponibilità di informazioni
I prezzi delle azioni delle Sicav sono pubblicati ogni giorno su quotidiani, siti internet e stampa
specializzata (Il Sole 24 Ore, Milano Finanza, ecc...).
Fondi e Sicav di diritto italiano armonizzati UE
Sono i fondi e le Sicav gestiti da società italiane con sede legale in Italia e sottoposti per legge
comunitaria a una serie di vincoli sugli investimenti allo scopo di contenere i rischi e salvaguardare i
sottoscrittori. In particolare, i fondi armonizzati: Non possono investire piu del 10% del patrimonio in
strumenti finanziari (azioni o obbligazioni) di un singolo emittente. Non possono investire più del 10%
del patrimonio in altri Oicr e prodotti derivati. Non possono impiegare una quota maggiore del 10% del
patrimonio in titoli non quotati nei mercati regolamentati. Non possono investire in strumenti derivati
per la copertura dei rischi, il cosiddetto “hedging”, per un ammontare totale che ecceda il valore netto
del fondo. Non possono possedere azioni con diritto di voto di una società per un valore nominale
superiore al 5% del valore nominale complessivo di tutte le azioni con diritto di voto.
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Fondi e Sicav di diritto italiano non armonizzati UE
Si tratta di una particolare tipologia di fondi istituiti nel settembre 1999 e caratterizzati da una maggiore
libertà di investimento del patrimonio raccolto. Ad essi, infatti, non vengono applicati i vincoli e le
limitazioni previste dalla legge comunitaria per i fondi armonizzati.Per le caratteristiche dei loro
investimenti riportiamo qui di seguito due diverse tipologie di fondi non armonizzati:
Fondi speculativi (o hedge funds)
Letteralmente: fondi “siepe di protezione”, nel senso che operano investimenti e ricoperture per
eliminare il rischio,si caratterizzano principalmente per l’estrema liberta negli investimenti di cui
godono, perchè possono utilizzare tutti gli strumenti finanziari e tutte le strategie di gestione. In
particolare hanno la facoltà di usare senza limiti strumenti derivati per la gestione del rischio e di
ricorrere alla leva finanziaria per guadagnare sul mercato anche in fase di discesa. Inoltre, possono
investire tutto il patrimonio anche in una sola posizione e regolare a piacimento le modalità di adesione
e il rimborso delle quote. Sono esentati dagli obblighi informativi e di pubblicità del rendiconto di
gestione e della relazione semestrale. Un fattore chiave del successo, risiede nella loro indipendenza
dalla stabilita dei tassi di interesse o dalla crescita dei mercati finanziari. Infatti la volatilità causata
dall’incertezza economica si traduce per gli hedge fund in opportunità di profitto. Originariamente ciò
che li distingueva dai tradizionali fondi era l’obiettivo di limitazione dei rischi attraverso tecniche di
copertura, chiamate, appunto, di hedging, ma nel tempo gli hedge-fund hanno assunto una
caratterizzazione sempre più speculativa, che preclude il loro utilizzo ai piccoli risparmiatori. Gli unici
limiti che gli hedge funds sono tenuti a rispettare riguardano il numero massimo di partecipanti al fondo
(non più di 100) e il versamento minimo per accedervi (almeno 1 milione di euro). Inoltre non possono
essere oggetto di sollecitazione all’acquisto. Sono caratterizzati:
ƒ da un numero ristretto e chiuso di partecipanti;
ƒ dall’elevato investimento richiesto;
ƒ dalla impossibilità di disinvestire se non trascorso un certo periodo di tempo;
ƒ dall’assenza di vincoli gestionali e di investimento;
ƒ dalla possibilità di finanziarsi anche procedendo a forti indebitamenti;
ƒ dalla impossibilità di essere oggetto di sollecitazione del pubblico risparmio.
Investono in strumenti derivati, in titoli fortemente depressi o eccessivamente valorizzati, operazioni
allo scoperto e leverage (sui mercati a termine, tengono sotto controllo, con un investimento minimo,
una posizione notevolmente superiore del titolo sottostante.), procedendo a ricoperture inverse. Di
recente, gli hedge fund (nei quali sono investiti 650 miliardi di dollari - 2004) sono tornati nel mirino
della Sec. La commissione di controllo dei mercati finanziari americani, torna alla carica e chiede che
gli advisor dei “fondi chiusi” americani siano registrati in un apposito albo depositato presso la stessa
commissione. La procedura consentirebbe di attuare controlli più severi. In Italia, sono disciplinati dal
T.U. in materia finanziaria e dal decreto del Ministro del Tesoro n° 228/1999; possono derogare ai
divieti di carattere generale e possono non rispettare le norme prudenziali imposte per gli altri fondi.
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Fig. Da il Sole 24 ore 21-5-2004;
Fondi di Fondi
Sono fondi il cui portafoglio e costituito non da titoli, ma da quote di altri fondi o sicav (Oicr). La
diversificazione e indubbiamente la caratteristica principale di questa tipologia di fondi la cui gestione e
incentrata sulla definizione dell’asset allocation, vale a dire la valutazione e la scelta dei fondi da
inserire in portafoglio (di solito 25-30). Questi ultimi, a loro volta, acquistano sul mercato i titoli da
inserire nei propri portafogli. Potendo investire anche in quote di hedge funds, i fondi di fondi
costituiscono per il piccolo risparmiatore un accesso diretto a questi ultimi, spesso loro preclusi a causa
dell’elevata soglia di patrimonio in entrata. I parenti più prossimi dei fondi di fondi sono le gestioni
patrimoniali in fondi (Gpf), che si differenziano per una gestione più personalizzata del risparmio, ma
sicuramente più onerosa e meno accessibile all’investitore medio. Inoltre i fondi di fondi risultano più
trasparenti e facili da monitorare, dal momento che la loro quota e riportata quotidianamente sulla
stampa specializzata.
Fondi Riservati
Sono fondi non armonizzati che riservano la partecipazione a definite categorie di investitori quali
banche, sim, fondi pensione, sicav, società finanziarie e assicurative e altri particolari soggetti esperti
secondo un elenco fornito dalla Consob.
TRATTAMENTO FISCALE
Il trattamento fiscale riservato all’investimento in fondi comuni differisce in funzione del tipo di fondo.
Fondi di diritto italiani
La normativa prevede un’imposta sostitutiva del 12,5% versata dalla società di gestione entro il 28
gennaio di ogni anno, sul risultato di gestione del fondo maturato in ciascun anno, ovvero sulla
differenza tra il valore del patrimonio netto del fondo alla fine dell’anno aumentato dei rimborsi e dei
proventi eventualmente distribuiti durante l’anno e il valore del patrimonio netto all’inizio dell’anno. Il
sottoscrittore di quote di fondi mantiene l’anonimato su tali proventi in quanto non deve indicare i
redditi, siano essi maturati o incassati, in dichiarazione dei redditi. Se il risultato di gestione e negativo
la Società di gestione del fondo può portarlo in diminuzione dei risultati di gestione dei periodi di
imposta successivi.
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Fondi Lussemburghesi Storici
Sono stati costituiti da società italiane nel Lussemburgo prima che in Italia entrasse in vigore la legge
istitutiva dei fondi, decreto Eurosim del 1983. Sotto il profilo fiscale sono equiparati ai fondi di diritto
italiano. Le plusvalenze sono soggette ad una imposta sostitutiva con aliquota del 12,5% e non vi sono
obblighi di denuncia in dichiarazione dei redditi.
Fondi Esteri autorizzati e armonizzati UE
Tali fondi hanno sede in un paese dell’unione europea (UE) e dispongono dell’autorizzazione della
Consob al collocamento. I proventi, compresi gli utili su cambi, sono tassati conformemente a quanto
previsto per i fondi nazionali e per i lussemburghesi storici. Fondi Esteri non autorizzati ma armonizzati
UE. Tali fondi hanno sede in un paese dell’Unione europea e non dispongono dell’autorizzazione della
Consob al collocamento. I proventi sono soggetti ad un’imposta sostitutiva del 12,5% ed e obbligatorio
indicarli nella dichiarazione dei redditi.
Fondi Esteri non autorizzati e non armonizzati UE
A differenza della tipologia di fondi descritta in precedenza, se le quote sono collocate in Italia,
l’imposta del 12,5% e versata, a titolo di acconto, dal sottoscrittore al sostituto di imposta incaricato del
pagamento dei proventi: quindi le plusvalenze concorrono alla determinazione del reddito complessivo
imponibile Irpef del contribuente e, conseguentemente devono essere indicate in dichiarazione annuale
dei redditi e sconteranno l’aliquota Irpef dovuta sul reddito complessivo. Nella eventualità in cui le
quote fossero collocate all’estero, i proventi erogati ai sottoscrittori, sia sotto forma di differenza tra
valore di cessione e valore di acquisto, concorrono a determinare il reddito complessivo del
contribuente soggetto a Irpef.
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Fondi comuni di investimento