SPUNTI STORICI ANTICHI E NUOVI
PER LA COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA”
Premessa.
Ciò che sto raccontando in queste pagine di “Spunti storici antichi e nuovi per la Comunità Pastorale di “Maria
Madre della Chiesa” è un’altra testimonianza (dopo quella del maestro Carlo Giambelli) veritiera ed appassionata
di un altro parrocchiano di Camporicco – Cassina de’ Pecchi, collaboratore attivo ed attento sia di don Ambrogio
che di don Vittorio Milani.
Si chiama Castelli Raffaele.
UNA FOTO DEI PRIMI ANNI ‘50
Siamo nel cortile dell’Asilo Parrocchiale, dopo la recita dei “Vesperi” (preghiera liturgica); c’e’ la riunione
domenicale di Azione Cattolica.
Si capisce che è pomeriggio dal sole che è alle spalle del fotografo (infatti anche allora il sole tramontava verso
Milano).
I personaggi sono, da sinistra a destra: Giuseppe Gerla, che tra poco sposerà la Rita, mitica cuoca dei campeggi,
nipote del Parroco don Verderio, la quale viveva in canonica dallo zio.
Rebuzzini Gabriele, futuro Sindaco di Cassina per tre legislature.
Mattavelli Aldo, dopo il matrimonio si trasferirà a Bussero.
Carlo Prada, per trent’anni presidente di Azione Cattolica, grande esempio di trascinatore per noi tutti.
Felice Leoni, contadino con il fratello a Trenzanesio.
Accasciati: Enrico Sommariva, che gestiva con i genitori un negozietto di alimentari vicino alla chiesina.
Don Ambrogio al centro del gruppetto, amatissimo da tutti, gli avevano appena fatto una favolosa festa per il 50°
di Sacerdote.
In quelle domeniche di pomeriggio si parlava un po’ di tutto, proprio come in una famiglia; ci si apriva col cuore al
proprio parroco, venivano fuori delle “cose un po’ strane” che proprio non capivo (questa è sempre stata la mia
specialità), ma anche era dovuta (a mia parziale discolpa) a lingue maligne, abituate a vedere la realtà piuttosto
dal lato negativo.
Quali erano i discorsi strani?
Tutti sentivano l’esigenza di un qualche spazio attrezzato per far giocare i propri giovani.
Ma ciò che ci “sbalordiva” era la risposta del Parroco: veramente lui un pensiero ce l’aveva; cioè la costruzione di
un oratorio maschile.
E’ vero, già funzionava l’Asilo, sede importante di riunioni ecclesiali di Plaga, alle quali partecipava assiduamente
il Commendator Varisco di Sesto S. Giovanni, medaglia d’oro per la Resistenza.
L’Asilo, diceva don Ambrogio, fungeva benissimo da oratorio femminile, dove quattro Madri Canossiane
insegnavano: taglio, cucito, lavoro domestico; maestre ai bambini dell’infanzia catechiste per tutti.
Ma lui era un poco restio ad iniziare i lavori per l’oratorio maschile che richiedeva impegno, fiducia, perseveranza,
collaborazione e tanti soldi… e poi non si fidava del tutto di noi giovani di non troppa buone speranze.
Il povero Parroco sottolineava e, mettendo in evidenza la situazione di quel particolare momento, diceva stupito:
“Come fare ad intraprendere un’opera così grande? Siamo appena usciti dalla guerra…, abbiamo fortemente
tirato la cinghia (sofferto la fame), non abbiamo soldi…”.
Ma la verità è apparsa evidente quando, alla sua morte, scoppiò la bomba perchè si scoprì che la parrocchia
aveva un milione di debiti. Un milione di debiti?!!... più di un miliardo di oggi!
C’era da scappare… da uscire pazzi!
Che cosa era successo?
Racconta Castelli Raffaele. “Il contadino confinante con l’Asilo aveva lasciato l’attività e correttamente il Conte
Sala Cabriati di Casa Busca, parente dei conti Serbelloni di Gorgonzola, aveva proposto l’acquisto dei terreni ai
contadini De Ponti e Gavazzi che accettarono subito, ma non avevano soldi per pagare tutto quel terreno.
Allora il Conte si rivolse al parroco don Verderio al quale aveva già venduto il terreno per l’Asilo e un altro pezzo
aggiuntivo e il tutto andò a buon fine.
Ma sfortunatamente già da allora era incominciata la grande lottizzazione del Villaggio Aurelia e Castelli, per cui il
costo di quei terreni era salito in modo sproporzionato.
Detto e fatto il nostro santo Parroco dà al conte un acconto di un milione.
Ma il prezzo da pagare era altissimo… quando lo si poteva realizzare?
Nessuno sapeva. In paese non si parlava d’altro; ci si guardava in faccia sconcertati; si dubitava persino delle
facoltà mentali del povero don Ambrogio.
Ma ecco un fatto nuovo.
In Diocesi circolava da tempo negli Oratori a fare animazione un missionario del PIME, padre Vittorio Milani,
ordinato nel 1942 dal Cardinale Schuster e mandato missionario in Birmania, ma subito rientrato per motivi di
salute.
Camporicco aveva urgente bisogno di un nuovo pastore.
Allora il Cardinale impone a Don Vittorio Milani l’obbligo di venire a Cassina come parroco, senza aver prima
interpellato i giovani vice parroci della zona.
E don Vittorio, incardinato a Milano, diventa sacerdote diocesano.
“Ragazzi che grinta!” esclama il Castelli Raffaele.
Noi dell’Azione Cattolica eravamo presi per lo stomaco e sbatacchiati l’uno contro l’altro con… ”Sveglia! Qui c’è da
fare!”
E come c’era da fare… L’esempio veniva da lui, sempre in movimento!
Aveva acquistato un Galletto Moto Guzzi e scorazzava giorno e notte per le vie del paese e le cascine del
Comune; il rumore del motore era diventato leggendario, non lasciava in pace nessuno.
Fatto sta che dopo parecchi anni quel terreno fu pagato con l’aiuto di amici influenti che aveva in città.
Continua…
Don Bruno Magnani indica il terreno, sul quale verrà
edificato il futuro oratorio,
al Cardinale Colombo
in Visita Pastorale a Cassina de’ Pecchi il 23–2-1972.
(A cura di Mons. Bruno Magnani)
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