Testimonianze
L’altra faccia
della Marina
Pasquale Camera Socio del Gruppo di Novi Ligure
A
vevo quasi 24 anni (n. 4/3/1934) quando (aggregato al 6°/36)
approdai a MARIDEPOCAR LA SPEZIA dal 3/11/1957 al
23/1/1958. Fu qui che caddi sotto la protezione di un simpatico figlio di buona donna che, diceva, grazie alle sue conoscenze
e previo cene e pizze, mi avrebbe fatto destinare in Arsenale.
Risultato: destinazione Dragamine 303 MESSINA.
La nave con caldaie a vapore e motrice alternativa era destinata alla ricerca scafi. In altre parole, con punti nave ed Ecoscandaglio si stabiliva la posizione delle navi affondate per poi inviare gli incartamenti all’ISTITUTO IDROGRAFICO di Genova e
da questi alle compagnie di recupero (almeno questo era quanto di mia conoscenza).
Si navigava lungo le coste con base a Messina e d’inverno a
Napoli.
Alla ripresa delle attività (Aprile 1958) iniziò lo scandagliamento
delle coste Sarde con scali: Olbia-Tortolì-Arbatax-Cagliari.
Al mattino per raggiungere la zona sondaggi ci si impiegava 2/3
ore, il rientro invece, lo stesso tratto veniva effettuato in 1h e mezza, questo perché, avevamo franchigia illimitata.
Dal 1/3/58 ero passato Sottocapo Fcm ‘’D’’addetto alla
macchina.
Quando al rientro il Com.te lasciava la plancia, il mio
amico aspirante mi dava il via libera e le bielle, le manovelle, gli eccentrici facevano il resto, mentre i
due militarizzati addetti alla caldaia mantenevano
la pressione sulla linea rossa.
I Marinai che componevano l’equipaggio, provenivano da ogni parte d’Italia e forse per questo avevamo un
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Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2015
affiatamento invidiabile; anche il Com.te, pur essendo severo,
penso che su alcune situazioni chiudesse un occhio.
A prova di ciò ricordo un fatto: un pescatore aveva detto al Com.te
che in una certa zona c’era uno scafo; il Dragamine a bassa velocità, con linee parallele ed incrociate, aveva setacciato tutta la
zona senza risultato.
Premetto che quella sera, l’addetto all’apparato, aveva una certa
fretta di rientrare (era Sardo) per cui, lo scafo, per lui, già a priori,
non esisteva.
Ad un certo punto il Com.te spazientito scese nel pozzo (da noi così battezzato) fortuna o sfortuna per l’addetto, tempo 5 min. il segnale rimbalzò con una nitidezza unica. Il Com.te credette nella
buona fede dell’addetto.
Risultato della campagna Sarda 54 scafi localizzati.
Al rientro alla Spezia, non ricordo se a fine Agosto o Settembre,
cominciarono le dolenti note: Corpo di guardia in Arsenale, divisa
perfetta, scarpe regolamentari, basco sempre in testa ecc…
Disciplina alle quali eravamo piuttosto allergici.
Eravamo in tre (amici per la pelle), uno aveva navigato (come il sottoscritto) e faceva i punti nave nella ricerca scafi, (quindi conosciutissimo dal Com.te), il secondo era il nocchiere per eccellenza, (navigava sui pescherecci) il terzo io che, come si dice dalle
nostre parti, mi piacevano più i rotti che gli interi.
Avevamo preso una camera in affitto dove ci tenevamo gli abiti
borghesi ecc…
Erano circa le quattro del mattino, prendevamo qualcosa al bar
della stazione in abiti borghesi, quando entrò il Com.te e grazie a
quello che conosceva meglio, ci inquadrò tutti.
Questa volta non chiuse un occhio. Risultato: Massimo di rigore.
Io soffrivo un po’ di appendicite così ne approfittai per ricoverarmi. Dal 21/9/1958 al 2/10/1958 stazionai a MARISPEDAL LA SPEZIA.
Terminata l’operazione un mese di convalescenza.
A casa, la mia povera mamma mi chiese come mai ero così bianco (smariu) in viso, le dissi che mi ero fatto operare ma che non
avevo potuto avvertire. Non ci ha mai creduto.
Rientrai il 3 dicembre, vigilia di S. Barbara (ammaina castighi),
mi presentai al Com.te in Seconda il quale, dopo una serie di
“SI” col capo mi indicò la porta.
A dicembre e/o gennaio avevamo un mese di licenza, e qui il trio
si sciolse, al rientro trasferimento sulla Nave Daino (ricerche archeologiche) altro premio altro regalo….
Il 15/03/1959 lasciammo il Dragamine 303 alla sua ultima e definitiva destinazione ed il 16/03/1959 quello che rimaneva passò sulla
Nave Daino. Noi, della sezione macchina, fummo inquadrati e ragguagliati sui compiti dal Dir. di macchima Tenente del C.E.M.M.. A
me, Sottocapo D prossimo Sergente, mi fu affidata la conduzione
della motrice alternativa collegata alla turbina di bassa pressione.
A Pp venne imbarcato ed installato un gruppo motocompressore
per la ricarica delle bombole dei Sub. Oltre all’equipaggio militare,
trovarono posto a bordo un Professore la sua Assistente e due
Sub. Di Milano.
A Giugno, in concomitanza con la mia promozione a Sergente, ci
fu la prima uscita in mare con destinazione Isola d’Elba dove i Sub
scoprirono qualche anfora che fecero la felicità del Prof. e Comp.
Successivamente fu la volta della Riviera Ligure di Ponente con base nei porti di Alassio, San Remo e in rada nei pressi di Bordighera.
Per noi la sosta migliore e piena di vita fu quella di Alassio ove fummo anche invitati alla Capannina.
Da qualche tempo facevo lega con un ragazzo di Trieste, uno scavezzacollo come il sottoscritto, e, come due magneti, vivemmo
quell’estate che, vista in retrospettiva, ancor oggi mi dà brividi di
piacere e paura.
Ad Alassio avevamo due belle ragazze Alemanne con le quali passavamo costantemente le ore di franchigia. Saltuariamente la nave si spostava e fu in quel periodo che stazionò alla fonda nella rada vicino a Bordighera. Per la franchigia si scendeva a terra con
le scialuppe ed il rientro era fissato intorno alla mezzanotte.
Un intenso prurito di Alassio si impadronì di noi e ci impose di prendere un treno per ritornare dalle Alemanne. Tutto stabilito, con orari alla mano, partimmo prevedendo il ritorno alla scialuppa a mezzanotte circa. Alle 02.00 circa partimmo da Alassio facendo autostop. Ci diede un passaggio un camion frigorifero condotto da
un Marocchino e proveniente da Milano dove aveva scaricato
il pesce.
Lungo l’Aurelia ci fermò la Polizia. Richiesta dei documenti che,
guarda caso, dimenticati a Milano. L’autista parlava spagnolo, la
Polizia non capiva, il mio amico traduceva.
Dopo una serie di telefonate a Milano la situazione venne risolta e partimmo senza aver prima salutato e ringraziato la Pattuglia anche a nome della nostra categoria.
L’autista ci rifornì di sigarette e ci riaccompagnò a destino.
La nave era alla fonda a circa mezzo miglio dalla costa. Ci guardammo negli occhi con smarrimento. La speranza ci ritornò
quando, percorrendo la spiaggia, trovammo un galleggiante.
Era una “cosa” a fondo piatto, lunga circa un metro e mezzo, altezza del fasciame circa 50 cm. Per remi trovammo due tavole e
vogando contro la brezza e spruzzi raggiungemmo le scialuppe
ormeggiate a Pp della nave. Era di guardia un nostro amico Sottocapo Nocchiere che preso da incredulità prima e sbigottimento poi facendo i gesti delle tre scimmie sparì.
Disormeggiammo una scialuppa, rimorchiammo la nostra fortunata “nave da crociera” sulla spiaggia e ritornammo alla nave.
Attraverso gli oblò raggiungemmo le nostre cuccette accolti da
invettive ed improperi e dalla sveglia che ci dette appena il tempo di svestirci.
Questa volta l’avevamo fatta proprio grossa ed è stato grazie al
nostro amico Nocchiere (del quale ancor oggi conservo la foto)
a salvarci da guai veramente seri.
Una ricca cena da noi offerta ed il racconto della nostra avventura terminò in tante, innumerevoli e bellissime bollicine.
La mia ferma finì a Dicembre 1959 senza altri guai e specialmente senza più rivedere o sentire, nonostante le reciproche promesse, gli amici del Drag 303 e della nave Daino.
L’unica cosa che spero è che, rileggendo queste righe, possano rivivere quel periodo da marinai che purtroppo non tornerà mai più.
nnn
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