Ernesto Cavallini
revisione Sergio Bosi
Michele Mangani
S E R E NATA
per Clarinetto e Pianoforte
© Edizioni Eufonia 121182C Via Trento, 5 - 25055 Pisogne (BS) Tel. 0364 87069 www.edizionieufonia.it
SERENATA
Se apriamo un dizionario musicale troviamo almeno tre definizioni fondamentali di
‘serenata’, tutte legate ad indifferentemente alla parola sera e alla parola sereno.
La prima, quella più antica che risale addirittura all’epoca rinascimentale, indica una
composizione vocale
e strumentale, leggera e lieta, talora anche rappresenta da vari personaggi e utilizzata nelle
serate a palazzo come divertimento.
La seconda, al contrario, di origine popolare, indica una composizione dolce e serena di forma
assolutamente variabile, per voce con un tenue accompagnamento di uno strumento portabile (a
fiato o a pizzico) e destinata all’esecuzione notturna o serale sotto le finestre della donna amata.
La terza, infine, designa una composizione ‘notturna’ di più vaste proporzioni, formata da
una successione variabile di movimenti, destinata ad essere eseguita da gruppo più ampio di
strumenti, quasi sempre a fiato, anch’essa da eseguire all’aperto, ma come corredo e
intrattenimento sociale. In tutti i casi, comunque, si tratta di una composizione destinata ad una
utilizzazione extracolta e da realizzare al di fuori delle occasioni ufficiali o delle sale da
concerto, alla quale il senso di libertà compositiva ed esecutiva ha consentito di valicare le
barriere tra i generi e i luoghi di esecuzione.
La serenata sembra quasi essere una ‘forma-simbolo’ della vita artistica di Ernesto Cavallini,
che con la sua attività di interprete-virtuoso-compositore ha valicato i generi più lontani tra di
loro ed è stato protagonista musicale di ambiti assai diversi, divenendone infine una sorta di
collegamento ideale.
Quasi obbligato, da giovane, a suonare nelle orchestre dei teatri (come la Fenice, a poco più
di vent’anni), solista nei concerti organizzati nei momenti di stasi operistica, applaudito nelle
‘accademie’ (i nostri moderni concerto strumentali) all’estero più che in Italia, trionfatore a
Vienna e Budapest, Parigi e Londra, Bonn e Bruxelles, primo clarinetto al Teatro Imperiale di
san Pietroburgo insegnante in giro per l’Europa, il suo catalogo di compositore alterna fantasie
virtuosistiche e dolcissimi pezzi da salotto, concerti e trascrizioni, pagine sentimentali e
capricci. È, insomma, il simbolo della poliedricità produttiva cui era costretto un grande
virtuoso italiano nell’Ottocento, passando dall’opera alla sala da concerto, dalla sala da
concerto al salotto di cultura, dal salotto di cultura agli ambiti extracolti.
Proprio come la Serenata, attraverso la quale si costruisce un passaggio trasversale tra il mondo
della musica d’uso e quello della musica da concerto, sulla stessa scia delle serenate di Mozart
e degli autori a lui contemporanei.
Da Mozart e dai classici centro-europei Cavallini recupera nella sua Serenata non solo la
capacità di mediare tra un genere all’altro, ma anche la struttura stessa della composizione, del
tutto libera, che alterna senza soluzione di continuità sezioni di diverso carattere.
Ad un’Introduzione preludiante la quale, col suo dolce sentimentalismo, serve a creare il senso
di attesa per ciò che verrà, segue la ‘serenata’ vera e propria, dove il clarinetto si fa sostituto
della voce mentre il pianoforte, con i suoi accordi teneramente arpeggiati, vuole invece imitare
una chitarra. Alla dolcezza amabile di questo, che è indubbiamente il cuore della composizione,
segue una sezione più agitata ed ansiosa: qui anche la parte della tastiera cambia aspetto e, da
semplice accompagnamento, inizia a dialogare col solista che, dal canto suo, tenta anche
qualche piccola digressione virtuosistica. Si tratta però solo di un episodio di transizione che
prepara il vero e proprio fuoco d’artificio conclusivo.
Un ‘finale’ nel quale Cavallini recupera l’atteggiamento ‘popolaresco’, trasformando questa
volta la tastiera in un ritmico tamburello che si alterna ad arpeggi, fino alla travolgente
conclusiva girandola di note.
Maria Chiara Mazzi
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Ernesto Cavallini
per Clarinetto e Pianoforte
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