associazione italiana
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NOTIZIARIO dell’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING > novembre 2009
23
numero
canYoning
> 7° raduno AIC
chi dove cosa come
> fotografare in forra
Pentax e Olympus a confronto
consigli per l’uso
> discensori
quale scegliere?
pregi e difetti dei tre modelli più utilizzati
numero
ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING
www.canyoning.it ^ [email protected]
sede c/o Gruppo Speleo Stroncone piazza della Libertà 1 ^ 05039 ^ Stroncone (TR)
23
in copertina
Cascadas de Ubei ^ Navarra ^ Spagna
foto francisco jose padilla gonzalez
l’editoriale
Sono le due di notte e sono quasi arrivato a casa. La macchina
fila veloce su questa autostrada stranamente vuota mentre la
musica mi avvolge e pensieri ed immagini si accavallano nella
testa per la stanchezza. Sto tornando dal Rif 2009, il raduno
francese in Val Roya, e mentre il corpo reclama un po’ di sonno
mi lascio scivolare tra i ricordi e le emozioni di questi ultimi
giorni. E penso... penso che il nostro ‘sport’ è meraviglioso
e che nonostante gli sbattimenti autostradali, gli infiniti
chilometri, le levatacce e i pasti inevitabilmente saltati, vale
la pena soffrire un pochetto in cambio delle emozioni che esso
ci regala. Penso che nel bagagliaio ho tre quintali di materiali
bagnati e puzzolenti, che ho la macchina talmente sporca che
il lavagista si rifiuterà di pulirla e penso che però ‘chi se
ne frega, mi sono divertito un sacco’ e che tutto questo non ha
prezzo mentre ‘per tutto il resto c’è mastercard’. Penso alle
facce entusiaste dei miei amici su quel tuffo da 15, ai toboga
che odio ma che poi faccio e infatti mi spacco tutte le volte,
penso alle grida, alle risate, al compagno che ti aspetta in
fondo alla pozza per aiutarti a rifare la corda, o a quello
che sornione da sotto ti grida ‘ammortizzaaaaa’, penso a quanti
modi esistono di scendere un torrente e a quante emozioni se
ne ricavano, penso alla bellezza di quella calata lunga lunga
e per metà sotto l’acqua cristallina polverizzata dal vento,
penso al freddo liquido, al ghiaccio che scende dentro le muta,
o al caldo mostruoso di certi avvicinamenti, alle scarpinate
nei tratti secchi tra i temibili ‘caos di blocchi’, penso alla
fatica, al sudore e penso che tutto questo ogni volta è ripagato
in pieno, anche solo dal primo tuffo (se c’è), dal sorriso e la
luce degli occhi di chi mi accompagna. Penso a chi si sbatte
per armare i torrenti che poi tutti frequentiamo e penso a chi
invece non cambia mai nemmeno un cordino, penso a quante persone
diverse attraverseranno il medesimo meandro e penso che tra
tutte queste c’è un filo conduttore che accomuna sentimenti
ed emozioni, penso che per niente al mondo rinuncerei a tutto
ciò. Penso che mi ci vorranno tre giorni per lavare e stendere
tutti i materiali, penso a certe immagini, a certi panorami che
si spalancano improvvisi sotto ai piedi, ai colori, ai silenzi
di certe forre, alla meraviglia di certe pozze verdeazzurro
e a quanto invece talvolta siano cupe e intimorenti. Penso
all’adrenalina che sale quando l’acqua spinge davvero e ce
n’è tanta e la paura si fa sentire, penso alla sfida, penso
a quando finalmente esci, ed esci vivo, e ritrovando la vita
normale ad attenderti tiri un respiro di sollievo. Penso a tutte
le avventure che posso raccontare, a quanti amici ho e quante
persone ho potuto incontrare e conoscere grazie al canyoning e
a questa associazione. Penso che candidandomi per il CD mi sono
imbarcato in un’avventura nell’avventura e che sono felice di
‘sbattermi’ per tutto questo. E mentre entro dal cancelletto di
casa, finalmente arrivato, penso che ne valga davvero la pena e
che nessuno dovrebbe privarsi di certe emozioni. Mai.
marco risoli ^ presidente AIC
in queste pagine ^ barranco Consusa Inferior ^ Pirenei Aragonesi ^ Spagna ^ foto guido armaroli
primo premio al concorso fotografico in occasione
del raduno spagnolo Gorgs-Mayencos 09
redazione
luca dallari
daniele geuna
francesco michelacci
marta tosco
hanno collaborato
giuseppe antonini
maurizio biondi
piero golisano
nanni pizzorni
matteo rivadossi
romy siegl
pietro torellini
contatti
c/o daniele geuna
via madonnina 5
10065 pinerolo ^ to
[email protected]
rea l i zza zi o ne g r a f i c a
dallarik >< graphics
i ndi c e
02
editoriale
zoom 1
fare foto in forra
04
zoom 2
uscita foto.torrentistica
06
indagine
confronti tra discensori
08
agenda
360° info
11
associazione
il nuovo consiglio direttivo AIC
12
eventi
VII raduno AIC
13
contributi
rio de lis cladis
14
associazione
ricordo di federico
15
mercato
trapano bosch uneo
15
associazione
organigramma e contatti
16
canYoning
far foto in forra
4
Far foto in forra è decisamente impegnativo a
causa delle oggettive difficoltà che l’ambiente
comporta: acqua e mancanza di luce limitano
fortemente le possibilità operative e il tempo
necessario a scattare le foto può innescare
talvolta una malcelata insofferenza da parte
degli altri componenti del gruppo perché i
normali tempi di progressione si dilatano
inevitabilmente.
Chi si propone di realizzare qualche bella
immagine durante un’uscita in torrente dovrà
necessariamente dotarsi di una attrezzatura
adeguata che gli consenta di ovviare a questi
inconvenienti e di molta determinazione perché, come vedremo, fare delle belle foto non
sarà una cosa banale.
Le opzioni sono molteplici, la più semplice
consiste nel dotarsi di una delle moderne
macchine fotografiche digitali compatte subacquee che il mercato propone.
Si tratta di oggetti relativamente economici e
poco ingombranti che, pur con delle limitazioni
d’uso che analizzeremo più avanti, in determinate condizioni permettono di realizzare
immagini di buona qualità.
Se invece vorremo utilizzare una compatta
non impermeabile, o meglio ancora una reflex,
sia essa digitale o a pellicola, dovremo proteggerla adeguatamente dall’acqua.
A questo scopo ci dovremo munire di un
contenitore stagno che potrà essere il
classico bidone che fa già parte del nostro
corredo o una custodia stagna specifica per
la macchina.
Entrambe le soluzioni però presentano numerosi inconvenienti che alla lunga potrebbero
far rimpiangere di non aver avuto con noi una
più modesta macchina impermeabile.
Le custodie per le reflex infatti sono in genere
molto pesanti, il loro ingombro è notevole e
decisamente costose. A volte possono arrivare a costare quasi quanto la macchina stessa.
Ciò si spiega con il fatto che tali custodie
nascono soprattutto per le riprese subacquee
(sott’acqua il peso non si avverte) dove l’apparecchio è sottoposto a notevoli pressioni
e quindi la custodia dev’essere costruita in
un certo modo.
D’altra parte fermarsi ogni volta per tirare
fuori dal bidone stagno la macchina, magari
mentre si è immersi in una pozza, non è certo
comodo, senza contare i rischi di allagamento
del bidone nel caso che il suo coperchio non
sia stato chiuso bene o qualora la guarnizione
si sia danneggiata o non faccia una buona
tenuta perché induritasi o screpolata.
Un’ultima possibilità è quella di servirsi di custodie stagne come quelle prodotte dalla Peli
o dalla Ortlieb che a fronte di un ingombro e
di un costo limitato (70/100 euro) risultano
molto pratiche perché permettono un accesso
ottimale al loro contenuto e possono essere
portate tranquillamente a tracolla.
Ma ritorniamo a parlare delle compatte impermeabili e, in particolare di due modelli: la Pentax W60 e l’Olympus Mju 1030 Sw.
In generale i limiti principali delle compatte
consistono nelle ridotte possibilità di con-
trollo dei parametri di scatto (rispetto ad una
reflex) e nella minore luminosità degli obiettivi,
che in condizioni di luce precarie come quelle
che si ritrovano sovente in forra rendono più
difficile realizzare fotografie correttamente
esposte.
È pur vero che queste macchine dispongono
di numerose modalità operative, anche più di
20, che se sfruttate appieno permettono
di ridurre di molto il divario tra di loro
e le macchine di fascia superiore.
Per ottenere ciò è indispensabile conoscere
a fondo le possibilità d’impiego della nostra
fotocamera e dei principi basilari della ripresa fotografica, magari leggendosi i corposi
manuali (anche più di 200 pagine) con cui
vengono vendute, che ci permetteranno di
trarne il miglior risultato possibile.
Se otterrete dei risultati scadenti quindi non
prendetevela subito con la macchina, che magari ha svolto egregiamente il suo lavoro, ma
pensate magari che voi - per pigrizia – l’avete
usata lasciandola impostata sul classico
programma “tutto fare”.
Sarebbe come lamentarsi che la lavatrice vi ha
rovinato il bucato salvo accorgervi che avete
usato un programma non adatto al tipo di
biancheria, vi pare?
Per quanto riguarda la scarsa luce presente
negli ambienti in cui ci muoviamo possiamo
ovviare a questo inconveniente aumentando
la sensibilità operativa dato che le compatte
waterproof ora in commercio, permettono di
raggiungere gli 6400 ASA.
È opportuno ricordare però che l’aumento
della sensibilità porta con sè anche un
aumento del “rumore”, un disturbo che
porta ad un peggioramento della qualità
delle immagini.
Meglio quindi ricorrere ad una sensibilità
inferiore, ad es. 400 ASA, posizionando
la fotocamera su di un masso o addirittura su un cavalletto (ve ne sono anche
di molto piccoli e leggeri) che ci saremo
portati in previsione di questo utilizzo e
che potremo tenere a portata di mano
riponendolo nella tasca superiore dello
zaino.
L’utilizzo del flash in forra è sconsigliato
per vari motivi. Intanto perché la portata dei
piccoli flash montati sia sulle compatte che
sulle reflex non supera i 3 metri e poi perché
l’utilizzo automatico del flash causa un prematuro esaurimento delle batterie.
È meglio quindi disattivare questa funzione
e limitarsi invece ad usarlo per schiarire le
ombre nel caso si vogliano fare dei ritratti in
controluce (fate riferimento al manuale operativo della vostra macchina per vedere se tale
modalità operativa sia contemplata).
Nelle fotocamere reflex l’utilizzo dell’autoscatto e/o il sollevamento manuale dello specchio
permette poi di ridurre ulteriormente il livello
delle vibrazioni.
Se state riprendendo un soggetto in movimento è probabile che vi troviate ad affrontare un
ulteriore problema: le immagini mosse.
Impiegando una fotocamera che permetta
di intervenire manualmente per correggere
l’esposizione è necessario impostare un
tempo o un diaframma (in funzione del tipo
di automatismo disponibile) che possa “congelare” il movimento del soggetto.
Bisogna distinguere due casi: soggetto che si
muove in una direzione perpendicolare a voi o
soggetto che si muove frontalmente (ad es. in
avvicinamento o allontanamento). Nel primo
caso il tempo minimo da impiegare dipende,
oltre che dalla velocità del movimento (e dalla
distanza del soggetto), dalla lunghezza focale
dell’obiettivo che state usando. Una regola
empirica ma valida dice che non bisogna impiegare un tempo più lungo del reciproco della
focale dell’obiettivo. Tradotto in parole più
semplici se sulla vostra fotocamera è montato
un grandangolo da 28 mm il tempo più lento
da impiegare sarà 1/30 di secondo, se avete
un obiettivo da 50 mm potrete utilizzare un
tempo di 1/60 sec. e così via.
Il movimento frontale del soggetto invece
risulta meno evidente ed è perciò più difficile
che le foto vengano mosse.
Non dimenticate che l’accumulo di goccioline
d’acqua sulla lente frontale dell’obiettivo se
non rimosse rovineranno irreparabilmente
la nostra fotografia. La soluzione migliore
consiste nell’utilizzare un panno di pelle di
daino di ottima qualità per eliminare le tracce
d’acqua.
Esistono in commercio degli specifici spray
antiappannanti e/o antiaderenti anche se,
forse pochi lo sanno, lo stesso risultato si
può ottenere a un costo praticamente zero
sfregando una fetta di patata sul filtro copri
obiettivo o sull’oblò della custodia stagna.
Vediamo infine brevemente le caratteristiche
principali e le differenze tra i due modelli di
fotocamere sopra citati.
La Pentax W60, erede della gloriosa WP, è
stata lanciata sul mercato alla fine 2008 ed
è tutt’ora in vendita. Resiste
all’infiltrazione di sabbia e acqua può essere
immersa fino a una profondità di 4 metri
per un tempo massimo di 2 ore. Non teme
neppure il freddo dato che continua a funzionare come se nulla fosse fino a temperature
di –10 gradi C.
Dispone di un sensore da 10 megapixel che
permette di ottenere stampe di alta qualità
in formato poster. La macchina ha uno zoom
ottico 5 x, equivalente ad un 28-140 mm se
paragonato al formato 35 mm.
Con questa escursione focale si possono
realizzare senza problemi sia foto d’interni
che ritratti che panorami.
La distanza minima di messa a fuoco è di
1 cm, permettendo così di realizzare delle
macrofotografie veramente eccezionali. La
sensibilità del sensore consente di arrivare
quanti MEGAPIXEL servono davvero ?
In generale si può affermare che maggiore è il numero di pixel del sensore e
migliore sarà il risultato ottenuto. Tuttavia occorre considerare anche l’uso che
si intende fare delle fotografie scattate. Per comprendere meglio il significato
di questa affermazione è necessario introdurre i concetti di dimensioni e di
risoluzione ottica di un’immagine.
Ogni immagine scattata, sia con una fotocamera digitale sia con una
tradizionale macchina a pellicola ha delle dimensioni intese come una
determinata larghezza per una certa altezza, espresse per esempio in
centimetri. È un concetto quasi banale ma bisogna tenerne conto. Quando
ci facciamo stampare una fotografia una delle cose che vengono richieste è
il formato di stampa.
In modo del tutto analogo quando scattiamo una fotografia con una macchina
digitale dovremo impostare le dimensioni finali dell’immagine. Questa viene
normalmente definita in pixel, ad es, 1600x1200. Tale informazione da sola è
insufficiente perché deve essere associata a quella relativa alla risoluzione
ottica che è il secondo parametro fondamentale per definire in modo corretto
le dimensioni finali effettive di un’immagine digitale.
La risoluzione ottica infatti rappresenta la qualità dell’immagine stessa e può
essere considerata come il numero di dettagli presenti in un’immagine.
Ogni fotocamera digitale permette di impostare, tra le varie opzioni, questo
valore lasciando invariato invece il numero di pixel della risoluzione. Questo
valore viene espresso in dpi (dots per inch = punti per pollici) e, per le
stampe, assume convenzionalmente 3 valori: 300 - 200 - 150 per indicare
rispettivamente le stampe di alta, media e bassa qualità.
La risoluzione in pratica ci dice quanti punti colorati ci saranno in ogni quadrato
di 2,54 cm di lato (corrispondenti ad 1 pollice) e quindi anche le dimensioni di
questi punti (ad es. 2,54/200 = 0,013 mm/punto).
L’occhio umano per distanze superiori ai 30 cm non percepisce differenze al
di sopra dei 100 dpi. Però osservando una stampa da vicino o utilizzando una
lente di ingrandimento si noterebbe subito una fotografia molto sgranata,
indice di bassa qualità. Per risolvere questo inconveniente le soluzioni possibili
sono solo due: o si riducono le dimensioni dell’immagine o si aumenta la
risoluzione della stessa.
Un semplice calcolo matematico ci dice che per ottenere delle stampa di alta
qualità nel formato 20x30 una risoluzione di circa 7-8 megapixel è più che
sufficiente. Sfruttando tutte le capacità del sensore, ad es. i 10 o 12 megapixel
disponibili su molte fotocamere, non si otterranno significativi incrementi della
qualità ma solo file esageratamente grandi. Per stampe di dimensioni inferiori
(ad es. 10x14) 5 megapixel saranno più che sufficienti e vi permetteranno di
immagazzinare un maggior numero di foto sulla scheda di memoria. Giusto
per darvi un’idea sappiate che utilizzando una risoluzione di 7 megapixel
(corrispondenti ad un’immagine di dimensioni 3072x2304) e impostando le
fotocamere per la massima qualità su una scheda di memoria da 2 Gbyte è
possibile memorizzare dalle 620 alle 700 foto, più che sufficienti quindi per
qualunque reportage.
Nel caso infine vogliate inviare le vostro foto via mail senza intasare la casella
di posta del ricevente potrete facilmente ridurne le dimensioni con uno dei tanti
programmi di ritocco fotografico disponibili, senza perdere in qualità (ricordate
che i dettagli si possono sempre togliere, mai aggiungere!)
Infine un ultima cosa riguardo le dimensioni del sensore della
fotocamera. Un sensore con un elevato numero di pixel può essere ottenuto in
due modi: costruendone uno di grandi dimensioni o riducendo le dimensioni
degli elementi
che compongono il sensore per farli stare in
un determinato
spazio.
Le due soluzioni, per quanto
numericamente
equivalenti, sono agli
antipodi. Un sensore di
grandi dimensioni, come
quello montato sulle
reflex professionali
da migliaia di euro, produrrà
immagini di qualità
molto elevata perché la luce
andrà a colpire
una superficie più ampia,
mentre un sensore
più piccolo per catturare
una quantità di
luce sufficiente dovrà
montare degli
elementi molto più
sensibili alla luce
che inevitabilmente
amplificheranno
anche i disturbi
occasionali. Questo è
uno dei motivi
principali per cui, come
abbiamo ricordato
in precedenza, impostando
un’alta sensibilità si
ottiene un aumento del disturbo
definito come
“rumore”.
a 6400 ISO.
Impiega memorie di tipo SD e SDHC (alta velocità, indispensabili se
si vogliono riprendere dei video ad alta risoluzione nel formato Mpeg
1280x720). Il display LCD sul dorso ha una diagonale di 2,5 pollici ed
una risoluzione di 230.000 punti. Non ha mirino ottico.
Dispone di uno stabilizzatore di immagine digitale ed è capace di riconoscere i soggetti in movimento impostando il programma più adatto.
A questo proposito ricordo che sono disponibili ben 24 modalità di
ripresa differenti. Il costo indicativo nei negozi è (ad agosto 2009) è
di circa 250 €, ma acquistandola via internet la si può trovare anche
a cifre notevolmente inferiori.
L’Olympus Mju 1030 Sw può essere immersa fino a una profondità di
10 metri e resiste a cadute fino a 2 m di altezza. Anche lei funziona fino
a temperature di – 10°C. Il suo corpo è costruito per resistere ad uno
schiacciamento massimo
di 100 kg. Impiega un sensore da 10
megapixel mentre lo
zoom è leggermente
più corto: 3,6 x equivalente ad un 28-102
mm. Praticamente
identiche le dimensioni del display (2,7
pollici anziché 2,5) e
la sua risoluzione. La
sensibilità del sensore
arriva a 1600 ISO. Non
è possibile realizzare filmati in
alta risoluzione, ma solo nel formato 640x480. Impiega
schede di memoria di tipo Xd, leggermente più care delle SD e meno veloci
delle SDHC. Dispone di un segnalatore di profondità integrato (utile per
chi fa subacquee in modo da non rischiare di portarla ad una profondità
eccessiva) mentre non dispone di uno stabilizzatore di immagine, forzando perciò la macchina in caso di poca luce ad impostare una sensibilità
più alta con gli inconvenienti sopra citati. Anche l’Olympus non ha mirino
ottico. Ultima nota dolente il costo: varia tra i 340 ed i 385 € che perciò
la posiziona in una fascia di mercato nella quale si trovano anche vari
modelli di reflex digitali entry-level con prestazioni superiori.
Per dovere di cronaca vi ricordo che la Pentax ad Agosto 2009 ha
annunciato l’uscita della nuova compatta Optio W80, molto simile alla
precedente ma rinforzata per assorbire gli urti e resistere alle cadute
fino ad 1 m d’altezza. Sono state leggermente migliorate anche le caratteristiche di impermeabilità che le permettono così di immergersi fino a 5
m per due ore di permanenza. Invariata la sensibilità massima mentre il
sensore è da 12 Megapixel. Il prezzo di lancio è stato fissato in 329 €.
Anche l’Olympus ha rinnovato la sua gamma introducendo la Mju 8000
che però è sostanzialmente identica al modello precedente.
Quale scegliere quindi? La risposta non è semplice. In tutte e due le
macchine i pulsanti dello zoom e i controlli sono un po’ piccoli rendendoli
scomodi da regolare se si usano i guanti. Per il resto la resa dei colori
è molto buona, leggermente migliore sulla Pentax, e così la nitidezza
che è adeguata agli standard per una compatta. L’Olympus è sicuramente realizzata meglio ed è più resistente, ma dal punto di vista delle
prestazioni soffre un po’ il confronto con la Pentax che risulta invece
più versatile.
Ricordatevi comunque che in tutti gli zoom quando l’obiettivo viene
impostato sulla focale minima le linee verticali del soggetto che viene
ripreso saranno inevitabilmente affette da una leggera distorsione (c.d.
“a botte”) meno avvertibile se il soggetto è lontano.
Cosa fotografare? Beh, dipende dai vostri gusti e dalla vostra sensibilità
trovare gli spunti migliori. Sappiate però che i tempi veloci congeleranno
al meglio gli spruzzi, quelli lenti daranno un tono fiabesco ai mille rivoli
che si riversano fra i massi, dall’alto si potrà meglio apprezzare la verticalità, dal basso sarà più leggibile l’ambiente.
E se invece di dar retta ai nostri consigli vi dovesse capitare di ritrovarvi con una fotocamera tradizionale, ossia non impermeabile, o un
cellulare allagati? Non disperate, perché non tutto è perduto. Sappiate
che se intervenite con tempestività ci sono buone probabilità di riuscire
a rimettere in funzione l’apparecchio danneggiato.
Innanzitutto non accendetelo, ma estraete la batteria e l’eventuale scheda di memoria. Poi collocate l’oggetto dentro una tazza e riempitela di
riso lasciatelo li per tutta la notte: il riso assorbirà l’umidità residua. Il
giorno dopo rimettere la batteria e … incrociate le dita, potreste avere
una piacevole sorpresa! Nel caso invece che l’oggetto sia caduto in
acqua di mare il recupero è pressoché impossibile. L’unico tentativo che
potete fare è, prima di seguire la procedura sopra indicata, di metterlo
a bagno in acqua distillata per un paio d’ore.
canYoning
piero golisano & francesco michelacci
5
di francesco michelacci
Se dopo aver letto l’articolo sulle foto in forra decidete di mettere alla prova le vostre abilità artistiche, potrete organizzare
un’uscita fotografica. Non illudetevi di mietere facili successi,
il segreto (che tale non è) sta nella meticolosa e puntigliosa
preparazione del tutto ed in una felice scelta del percorso.
Canyonisti, ambiente e fotografi, queste le tre
componenti essenziali. Nell’ambiente metteremo pure
due variabili indipendenti su cui avrete poca influenza come
luce e scorrimento.
Come procedere dunque?
Innanzitutto scegliere un percorso che conoscete, di media
difficoltà e grande bellezza, occhio all’inforramento, come tutti
sappiamo più la forra stringe meno luce sarà disponibile.
Mettete insieme un bel gruppo di torrentisti il più autonomi e
pazienti possibile, se avrete dei bambini o ragazzini dovranno
avere un genitore in grado di provveder loro, se il genitore
L’USCITA
fototorrentistica NEL CIOROSOLIN
tende a farsi prender dall’ansia date loro una mano in quelle
disarrampicate dove non si usa la corda, in genere sono i posti
dove la progressione s’inceppa.
Un abbigliamento vivace con caschi e zaini colorati renderà
meglio in fotografia, all’uopo una maglietta dai colori vivaci
sopra la muta sarà efficace.
Specificate chiaramente che la progressione sarà lenta, quasi
ogni calata andrà affrontata da tutti i componenti prima di
passare alla successiva, utile dunque che i più freddolosi siano
adeguatamente coperti.
Una corda in più servirà per calare o assicurare un fotografo
in posizioni esposte e maggiormente spettacolari.
Se il gruppo è numeroso dovrete stabilire chi è l’ultimo, in
Utile nel contenitore stagno un panno per ripulire la fotocamera dagli inevitabili spruzzi.
I veri perfezionisti si porteranno un cavalletto, eventualmente
anche un ombrellino.
Il 25 Luglio scorso siamo andati al Ciorosolin, 13 i partecipanti
fra cui 3 fotografi.
Molteplici e variegate le provenienze, Liguria, Lombardia,
Romagna, Umbria, Lazio e Marche.
La parte iniziale del canyon non era all’altezza delle aspettative, gli sfasciumi presenti hanno un po’ tolto fascino allo
scendere, molto bella invece la parte inforrata dove sono
numerosi passaggi obbligati in un flusso idrico mai cattivo.
>>>
6
modo da non dimenticare nessuno a monte di un salto.
Cosa e come fotografare? Qui la fantasia si
spreca, sarà compito degli operatori interpretare al meglio
quanto disponibile, tuffi, toboga e teleferiche sono sempre
benvenuti, ma un particolare gioco di luce, una nicchia entro
cui ripararsi, una posizione un po’ scomoda raggiunta ravanando fra le rocce, faranno la differenza e vi permetteranno
di sfuggire al banale.
Qualche ulteriore avvertenza:
se organizzate delle teleferiche, tensionatele molto e cercate
di avere le carrucole.
I tuffi ripresi dall’alto col grandangolo sono particolarmente
spettacolari.
Una calata in coppia, due adulti su due corde o adulto-ragazzino su di una corda sola riempiono bene il fotogramma.
Un tempo di ripresa molto veloce congela gli spruzzi e conferisce spettacolarità all’immagine.
Un tempo lento (con persone immobili) dà un’aura fiabesca
al tutto.
Ottimi punti di ripresa sono i deviatori e gli spazi, se ci sono,
che sovrastano la sosta.
Usate l’acqua, è la nostra grande amica, se la portata lo consente fate scendere gli amici direttamente nel getto, riprendete
le espressioni concentrate o felici.
Sei ore di percorrenza ci hanno condotto all’uscita ancora
freschi ed entusiasti per la bella giornata trascorsa insieme, il
merito va alla buona conoscenza delle tecniche di progressione
ed all’immediato affiatamento.
Teleferiche e deviatori sono stati funzionali sia ad una
discesa più semplice che ad una miglior spettacolarità del
riprendere.
Alla mia Nikon D200 con lo zoom 18/70 si sono affiancate la
Canon D5 con il 24/70 di Pietro Torellini e la Nikon Coolpix
P50 compatta di Guido Armaroli.
Sono state scattate un migliaio di fotografie con le quali
comporremo un album stampato in offset appositamente
dedicato all’uscita ed agli amici protagonisti.
Ecco dunque che una volta terminata la gita, inizia il compito
più gravoso ed artistico nel più vero senso del termine.
Ogni fotografia verrà inserita in un contesto, si regoleranno
luminosità, contrasto, saturazione ed inquadratura, ad ogni
componente del gruppo andrà dato il giusto spazio ed allo
stesso modo si ripartiranno equamente le immagini dedicate
ad ogni manovra. Se ogni tassello del puzzle troverà il suo posto, il risultato sarà di grande
soddisfazione.
canYoning
canYoning
sopra pietro torellini e francesco michelacci all’opera (foto guido armaroli) e a destra il risultato della sessione (foto pietro torellini)
sotto ancora pietro mentre porta a spasso la sua attrezzatura (foto francesco michelacci)
7
ce ne sono di tutti
i tipi, cambiano
forma, peso,
attacco, colore,
utilizzo, buchi
e cornini ma lo
scopo è sempre lo
stesso: frenare
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sui discensori.
Subito mi sono domandato: ma non è già stato scritto tutto sui discensori?
La risposta è stata ovviamente sì e così ho pensato di scrivere su quello che faccio io, ovvero, che cosa uso,
perché e quando. Parto dalla fine.
È ovvio che quando mi muovo in ambiti istituzionali (SNC e CNSAS) rispecchio fedelmente le indicazioni
che il ruolo di istruttore mi impone. Tanto per intenderci uso i discensori che ha scelto la scuola e li uso nel
modo che dice la scuola. A scanso di equivoci, non sono scelte imposte ma condivise.
Il fatto è che al di la delle scuole ci sono mille altre sfaccettature che sono molto furbe o
risolutive in casi specifici ma non proponibili all’interno di un palinsesto didattico.
Detto questo, quando vado per conto mio uso anche altre attrezzature e quelle standard, alle volte, le uso
in modo non convenzionale. I discensori che uso sono fondamentalmente tre: Petzl Pirana, Kong Hidrobot
e Otto (stendo un velo di riserbo sui prototipi auto costruiti).
di seguito, tre
esperti torrentisti
mettono a
confronto i tre
modelli più
utilizzati:
otto classico
Petzl Piranha
Kong Hydrobot
OTTO
È l’attrezzo polivalente per eccellenza. In pratica ci puoi fare tutto.
Alcune cose meglio, altre un po’ meno ma non ha limiti di utilizzo.
Il suo più grande pregio è quello di essere un attrezzo a prova di scemo e
questo fatto lo rende impareggiabile per i neofiti e per i corsi.
Nella manovra della corda svincolabile, sia nell’opzione otto in battuta che in
quella foro grande, rende oltremodo veloce la manovra dell’ultimo.
Ottima la possibilità di montarlo autobloccante in risalita con passaggio alla
funzione discesa immediato.
Eccezionale per le calate a grappolo e ottimo per le doppie.
Chiave di bloccaggio efficace ma non banale in talune situazioni.
Il suo più grande difetto è la paurosa ritorsione delle corde. Durante le discese
con relais in parete occorre essere vigili e, ogni tanto, svincolare le corde per
eliminare i riccioli.
Nella funzione corda svincolabile dall’alto occorre avere ben chiaro il fatto che
non è possibile svincolare oltre un tot di metri, specialmente se si è da soli.
PIRANA
Il suo punto di forza è la possibilità di variare la velocità in corso d’opera
oltre a quella di poter scegliere la tipologia di montaggio a seconda della
corda che dobbiamo usare.
Queste qualità ti permettono di non incorrere negli spiacevoli inconvenienti di
discese lentissime e faticose o veloci da far uscire il fumo dalle mani!
Ottima la chiave di bloccaggio.
È eccezionale nella manovra di soccorso in intervento diretto. Un semplice passaggio sul dentino ti permette di tagliare la corda senza patemi d’animo (anche
sotto cascata!) e scendere con l’infortunato attaccato in tutta sicurezza.
Il suo difetto maggiore è quello di essere inamovibile; non c’è nulla da fare,
serve solo per scendere o per fare sicura.
Altro difetto è il montaggio con la corda doppia: insopportabilmente lento.
a cura di:
Giuseppe
Antonini
Giovanni
Pizzorni
Matteo
Rivadossi
discensore
canYoning
quale scegliere ?
8
HYDROBOT
La possibilità di variare velocità in corso d’opera e simile al Pirana anche se
più limitata.
Ottimo nella manovra di soccorso in intervento diretto ma esclusivamente con
montaggio Vertaco. Stesso accorgimento è da usare con le corde da 9mm.
Polivalente nell’utilizzo: discesa singola e doppia, corda svincolabile, funzione
autobloccante in recupero (in pratica è una piastrina).
Come per il Pirana è ottima la chiave di bloccaggio.
Il fatto di non ritorcere le corde lo rende impareggiabile nelle calate in parete
con relais intermedi e anche nei lunghi svincoli.
Il difetto più evidente è la forma poco marcata della gola di rimando che
obbliga a una posizione “innaturale” del braccio che tiene la corda. In pratica
si è obbligati a forzare la corda all’interno del rimando pena la fuoriuscita
della stessa.
Quando ciò avviene il discensore diventa molto veloce e di difficile controllo.
Altro difetto è la possibilità, neanche tanto remota, che gli ingrossamenti
della corda dovuti a scorrimento della calza, vadano a incastrarsi nella
piastrina, impedendo la fuoriuscita della corda una volta arrivati in acqua
alla fine della calata.
Questi due “difetti” lo rendono un attrezzo, a mio parere, non adatto a tutti.
A seconda di come la si vede, il fatto di essere un attrezzo per specialisti può
apparire il vero limite o, forse, il suo più grande pregio.
conclusioni
Uso questi tre discensori in maniera indifferente a seconda dei casi e delle
necessità.
In tutta onestà non mi sento di esprimere una valutazione su quale dei tre sia
il migliore. Stiamo parlando di tre buoni attrezzi con pregi e difetti e con
caratteristiche differenti. Nel campo delle attrezzature tecniche, si capisce
subito quando un prodotto e palesemente una porcata. Nel caso di questi
tre attrezzi la differenza la fanno l’utilizzatore e le circostanze.
di matteo rivadossi
La cosa che più mi affascina in qualità di ideatore di attrezzature alpinistiche è
pensare alla soluzione ideale, ben sapendo che la genialità nel campo
dell’hardware può nascondersi anche nel materiale già in circolazione.
Come sportivo la mia deformazione da fantasista mi ha risparmiato trappole tese da
dettami accademici e preconcetti in fatto di tecniche e materiali. Limitano la curiosità
e assomigliano troppo a degli esorcismi contro le proprie debolezze!
Sì, a mio avviso nel campo dei discensori da canyon trovo che un modello sia
decisamente più furbo ma forse non abbastanza da essere osannato né da
essere in grado di annichilire la concorrenza. Insisterei piuttosto sui tecnici che, per
essere definiti tali, dovrebbero saperne sviscerare limiti e pregi per poi sfruttarli al
meglio nelle più disparate situazioni.
Credo che il classico OTTO usato come discensore universale
da generazioni possa godersi oggi una meritata pensione
anche in ambito torrentistico. Proverbialmente leggibile e
versatile, presenta il grosso limite di torcere le corde (a volte
diabolicamente) e di necessitare quantomeno l’apertura del
moschettone di collegamento ad ogni calata se non addirittura il distacco dell’attrezzo stesso. A tal punto che, grazie
ai più sbadati, si è diffusa l’attività parallela della pesca degli
otto finiti nelle pozze...
Fossi un estimatore poi non mi cruccerei del potenziale blocco
“a bocca di lupo” nel montaggio classico quanto dell’impossibilità di variarne il freno sotto carico.
Utilizzato invece come un attrezzo universale lo ritengo insostituibile nelle manovre di gestione delle corde dall’ancoraggio.
Montato in calata o in battuta, bloccabile su uno o due rami:
per ora il miglior interprete del concetto di “debrayabile”.
Insomma: guai a non averne appeso uno all’imbragatura ma
assolutamente ridicolo averne di più!
Per la cronaca il premio “albero di Natale” va comunque ad
un francese che per eccesso di zelo ne aveva addirittura 6
(Maglia, agosto 2007)!
Il PIRANHA è la rivisitazione moderna del discensore “ad
otto” di cui risolve elegantemente alcuni problemi tranne il più
grave, cioè la torsione e l’accavallamento delle corde. Difetto
semplicemente inaccettabile per un discensore ad hoc.
Come il suo predecessore è realizzato in un pezzo unico forgiato ma vanta un design elegante e leggero dalle estremità
spigolose.
Permette inserimenti diversi in funzione della corda e la variazione dell’effetto frenante sotto carico come la costruzione
di una efficace chiave di bloccaggio.
Subdolo il fatto che per essere imperdibile si debba accoppiare con uno dei costosi moschettoni della stessa casa
con cui formerà un blocco piuttosto rigido ed appuntito. A
proposito, un paio di mute strappate e una gamba infilzata
tra le vittime...
L’HYDROBOT, scorrendo assialmente sulla corda, è un
attrezzo superiore per qualità di discesa: oltre a non torcere
le corde, è modulabile anche sotto carico con possibilità di
chiave efficace e lascia i rami della doppia sempre divisi.
Per contro il recupero del lasco di corda in partenza non
risulta per nulla istintivo né comodo.
Corpo forgiato a due cave parallele e cursore incernierato dotato di magnete, è collegato all’imbrago con un moschettone
che non viene né aperto né consumato ad ogni discesa.
Insuperabile nelle doppie molto lunghe e nella gestione separata dei due rami anche di differente diametro.
In virtù della possibilità di montare la corda in funzione
autobloccante è a tutti gli effetti un attrezzo autobloccante
ventrale sempre montato adattato a risalire corde singole
o doppie.
La larghezza delle cave (14 mm) permette di superare rigonfiamenti e piccole lesioni della corda, bloccandosi però
inesorabilmente sugli scalzamenti più gravi. Premesso che
sarebbe assurdo scendere su una corda già gravemente
scalzata con qualsiasi attrezzo, farei notare che la lesione
avvenuta invece al momento della discesa normalmente si
dipana a monte dell’attrezzo.
Inserendo la corda singola il consiglio è di scegliere la cava
più interna in maniera da trattenere meglio la corda eventualmente inserita nella bocca di freno.
canYoning
di giovanni pizzorni
9
di giuseppe antonini
Blocco accidentale su corda
L’otto ed il Pirana hanno in sé un “peccato originale”: ritorcono le corde.
La cosa si accentua notevolmente quando il primo a scendere trova la corda
ferma su cenge, o semplicemente sui rami di un arbusto: torcendosi si creano
progressivamente delle spire e, se non ci si accorge tempestivamente del
problema, si finisce inesorabilmente bloccati su una matassa di corda.
Quindi, in questo senso, otto e Pirana creano potenzialmente un pericolo su
corda. Tuttavia, se la corda viene gestita correttamente, il rischio diventa
trascurabile.
L’Hydrobot, invece, non ha questo difetto.
Tuttavia, al passaggio di una corda scalzata, ci sono forti probabilità di
rimanere appesi alla calza della corda che non riesce a superare la feritoia:
un difetto che l’otto ed il Pirana non hanno.
Da segnalare che il problema si può verificare anche su corde rigide, gonfie
o su corde nuove, per effetto “calzino” (calza che scorre sull’anima).
Modulazione della velocità
Al variare del diametro della corda, dello stato in cui si trova (nuova, asciutta,
bagnata, infangata etc…), del peso dell’utilizzatore e della corrente che trascina la corda, trovo che l’unico discensore in grado di garantire il controllo
ed una modulazione della velocità ottimale sia il Pirana: partendo dalla
configurazione veloce si può incrementare l’azione frenante con semplici
giri tra gancio inferiore e corno superiore; ciò si traduce in un controllo della
corda superiore rispetto agli altri due concorrenti.
Su corda doppia, con corde di grosso diametro, il Pirana invece lascia un
po’ perplessi: si vede bene che non è nato per questo.
Tuttavia, c’è da dire che la doppia in forra è una tecnica marginale ed
inoltre, accoppiandolo ad un moschettone super base larga, la corda si
gestisce bene.
L’Hydrobot, invece, dimostra nella corda doppia le sue vere performances;
non dimentichiamo che è figlio del robot, attrezzo alpinistico concepito
proprio per questo.
La singola invece, soprattutto se di diametro ridotto o molto scorrevole,
non si governa così facilmente: la gola e, soprattutto, il corno non garantiscono una modulazione facile: così, si può passare da una discesa lenta…
ad una folle, semplicemente perché la corda fuoriesce dal corno e/o dalla
gola; quindi, a meno di non aver una pinza al posto della mano, la cosa può
rivelarsi pericolosa.
Questo mi sembra il più grande difetto dell’Hydrobot.
L’otto in configurazione vertaco si pone in una situazione intermedia.
Affidabilità
In buona parte è legata alla possibilità di modulare la velocità a piacimento
(controllo).
Ma ci sono anche altri aspetti.
Tra questi un inserimento della corda semplice, chiaro e sicuro, in cui siano
immediatamente riconoscibili eventuali errori; inoltre, riguardo all’affidabilità, è necessario considerare non solo il discensore, ma anche l’interazione
con il moschettone che lo collega all’imbrago.
In questo senso il Pirana è nettamente superiore agli altri, dal momento
che, presentandosi come un monoblocco con il moschettone, evita la maggior parte delle situazioni potenzialmente rischiose in fase di partenza;
otto e Hydrobot, invece, ruotano sui moschettoni, con tutto ciò che ne
consegue.
Inoltre, l’Hydrobot porta con sé il difetto di una possibile apertura accidentale della barra frenante, risolto solo in parte dal magnete.
Inserendo la corda singola nella feritoia più interna si abbassano ulteriormente le probabilità che ciò accada ma non in modo così significativo.
Chiave di corda: arrestarsi e ripartire senza problemi
La possibilità di arrestarsi volontariamente su corda in modo semplice,
e di ripartire altrettanto facilmente, è legata alla chiave di corda che si
realizza.
L’otto in questo senso non è proprio il massimo, almeno per un utilizzatore
poco esperto.
È invece il punto di forza del Pirana: dopo un giro di corda tra gancio
inferiore e corno superiore, è molto semplice trattenere la corda mentre si
realizza la chiave di corda.
L’Hydrobot si pone in una situazione intermedia.
*
. ritorce le corde
. chiave di
bloccaggio
. possibilità di
smarrimento
. regolazione della
velocità di discesa
. chiave di bloccaggio
. è leggerissimo: solo
90 gr
NUOVI ISTRUTTORI SNC
Grazie alla nuova formula SNC
(vedi pagina 13), lo scorso luglio si
sono diplomati i primi 5 istruttori
di torrentismo: sono Marco
Cipriani , Roberto Locatelli,
Francesco Michelacci, Mattia
Pilato e Gabriella Russo.
Versatilità
Quanto a versatilità l’otto vince su tutti potendo adattarsi ad innumerevoli
situazioni: attrezzo autobloccante, otto in battuta, assicurazione del primo
in arrampicata, solo per dirne alcune.
Il Pirana, invece, è specifico come discensore di calata.
Tuttavia, in caso di necessità, può assolvere alle stesse funzioni dell’otto,
ma entro certi limiti.
L’Hydrobot assolve alle funzioni già elencate, tranne che per l’assicurazione
del primo in arrampicata: in questo senso è poco pratico.
AIC-TV è il nuovo canale AIC
su YouTube (www.youtube.
com/user/ITALIACANYONING).
Volete postare? contattate
Francesco Radicchi:
[email protected].
Inoltre, nuova piattaforma per
il forum AIC e pensionamento
della mailing list AIC-2SOCI a
favore della nuova AIC-INFO.
Piccoli peccatucci…
Pirana: il gancio inferiore può agganciarsi e perforare la muta; il costo
dell’attrezzo e del moschettone ne fanno la combinazione più costosa;
corde, moschettoni, fettucce ed altro ancora si impigliano spesso nel
gancio inferiore.
Otto: anche se si adotta la procedura corretta, si può perdere nella fase di
inserimento (e disinserimento) della corda
Hydrobot: corde, moschettoni, fettucce ed altro ancora si impigliano spesso
nella gola inferiore; peso: non è proprio una piuma; l’inserimento della corda
doppia nelle feritoie, soprattutto se di grosso diametro, non è proprio così
immediata, in particolare con i guanti.
RADUNI TARGATI AIC
Infine…
Un’ultima considerazione: l’uso del fusibile, realizzato con un corto rinvio
in fettuccia (vedi imbrago Edelrid) e con le estremità bloccate da clip in
gomma, riduce sensibilmente la probabilità di malfunzionamenti ed aperture
accidentali nell’interazione corda–discensore-moschettone.
Inoltre, il fusibile si rivela particolarmente utile qualora ci si trovi inchiodati
su un nodo: passando da un discensore all’altro, e tagliando il fusibile che
trattiene, si riesce a venirne a capo anche nelle situazioni peggiori.
. piuttosto
ingombrante
. lento in doppia
. costoso, con il
moschettone si
arriva a 40 €
. non ritorce le corde
. ottimo in doppia
. utilizzabile come
bloccante in vita per
singola e doppia
. possibile blocco su
corde lesionate
. poco versatile
. pesa parecchio, circa
170 gr
Realizzati 3 nuovi percorsi:
torrente Belepeit (Udine),
rio Prale (Cuneo) e rio
Mondelli (Verbania)
Onore alla foto di questa
pagina, scattata da Guido
Armaroli nel Foz de la
Canal, nei Pirenei Aragonesi,
in Spagna, che è diventata il
logo delle nuove maglie e felpe
AIC 2009.
MAGLIE NUOVE E FELPA
NUOVISSIMA !
. versatile, adattabile
ad ogni manovra
. compatto ed
economico
. facile ed intuitivo
PROCANYON 2009
È di nuovo tempo di maglie AIC
ma quest’anno, per la prima
volta, sono disponibili anche le
felpe. I dettagli per l’acquisto
sul sito AIC.
Dopo Chiusaforte 2009, l’AIC ha
proposto il Lato Oscuro della
Val d’Aveto, Torrentisti in
cantina, Chococanyoning 2009
e Feuilles mortes in Valle d’Aosta.
Già in programma per la prossima
stagione ci sono Cape Canyoning
3, a Cala Gonone in Sardegna
a cavallo di capodanno, e la
Settimana Bianca Torrentistica,
dal 23 al 31 gennaio 2010 a
Dobbiaco (BZ).
Inoltre, al momento in cui si
va in stampa, è prevista la
partecipazione al raduno speleo di
Toirano (SV), durante il quale verrà
organizzata un uscita nel Prialunga
a beneficio di chiunque abbia
voglia di cimentarsi.
Info sul sito.
> associazione
AGENDA > info a 360°
canYoning
In attesa del discensore ideale per l’attività in canyon, proviamo ad analizzare quello che offre il mercato
al riguardo.Naturalmente non tutti i discensori, ma i tre più diffusi nella comunità torrentistica.
È bene dirlo subito: le note che seguono sono frutto di impressioni personali, in parte suffragate
dall’osservazione di utilizzatori con vario grado di esperienza, fino a quelli poco o per nulla esperti.
Gli errori e le difficoltà con i quali si sono dovuti confrontare, hanno messo in luce i difetti (ed i pregi)
dei discensori esaminati. So bene che le mie considerazioni non troveranno tutti d’accordo. Per questo
siamo ancora alla ricerca del discensore ideale...
Innanzitutto, cosa si chiede ad un discensore per forra?
Che nella discesa sotto cascata non si rimanga bloccati nel bel mezzo della stessa.
Poi, che sia sufficientemente governabile su un ampio range di diametri e di corde: dai “cavi” di corda
vecchi e rigidi, alle nuovissime e scivolose 8mm.
Tutto questo deve poi funzionare anche in presenza di variabili quali: peso dell’utilizzatore, inclinazione
della parete, peso della corda, flusso d’acqua che agisce sulla stessa.
Insomma, il discensore per canyoning deve adattarsi a molteplici situazioni e combinazioni.
Inoltre, per poter essere sicuro, il discensore deve essere anche affidabile: messo in mano ad un
utilizzatore inesperto deve poter escludere la possibilità di confondersi nell’inserimento della corda.
Infine, il discensore deve offrire la possibilità di bloccarsi con una chiave di corda sicura, facile sia a
realizzarsi che a liberarsene. Ed ora proviamo a comparare otto, Pirana ed Hydrobot, in funzione delle
esigenze di chi si appresta a scendere una cascata.
11
consiglio
direttivo
DELL’AIC
> AMBIENTE
data di
nascita
socio
AIC dal
torrentista
dal
presidente
Castenaso (BO)
08|06|1965
2007
1985
roberto schenone
vice presidente
Genova
09|07|1969
1998
1991
milena argiolas
tesoriera
Sassari
03|06|1968
2000
1997
bruno g. messa
segretario
Milano
10|08|1967
2007
2006
maura santa-maria gruppo ambiente
Milano
17|10|1974
2004
2000
daniele geuna
ufficio coordinatori regionali e gruppi
Pinerolo (TO)
29|11|1969
2003
1998
francesco radicchi
ufficio coordinatori regionali e gruppi
Montefranco (TR)
04|10|1975
2005
2003
Le cause sono state molteplici, dalle più banali (cambi di
lavoro, residenza, ecc) a veri e propri scontri su principi
generali o questioni specifiche. La realtà è infatti semplice
da constatare. Tutti i soci AIC condividono una passione, il
torrentismo, che si esplica nelle maniere più diverse: chi
apprezza maggiormente l’aspetto tecnico, chi quello sportivo,
chi quello ambientale, chi quello aggregativo, ecc. E fin qui,
nessun problema, in AIC c’è stato e ci sarà sempre posto per
tutti i modi di vivere l’attività.
Tuttavia l’esistenza di un’associazione non può ridursi all’andare in forra con gli amici. Occorre fare un passo avanti, come
indicato anche nello Statuto. È necessario effettuare
scelte, prendere decisioni e pianificare azioni
canYoning
provenienza
marco risoli
Il primo dato che salta all’occhio scorrendo i nomi del nuovo
Consiglio Direttivo eletto in occasione dell’Assemblea di Valbondione del 3 maggio è la presenza di 4 nomi assolutamente
nuovi per il direttivo dell’Associazione Italiana Canyoning:
Risoli, Santamaria, Messa e Radicchi, tutti soci da meno di 5
anni. Del precedente Consiglio Direttivo in carica sono rimasti
in due “e mezzo”: Geuna, Argiolas ed io (che rientro ad un
anno dalle dimissioni del 2008).
La storia dell’Associazione difficilmente ha visto un CD
arrivare in fondo al proprio mandato senza scossoni o anche
semplicemente senza perdere qualche consigliere, vedendo
subentrare i primi non eletti. Se siete maniaci delle statistiche
o semplicemente curiosi:
www.canyoning.it/albodoro.htm
12
carica
che inevitabilmente coinvolgono una sfera più
ampia dell’abituale attività torrentistica.
La necessità di una base comune ha quindi spinto alcuni degli
attuali consiglieri a confrontarsi preventivamente per capire
se c’era accordo sulle idee di fondo e sulle modalità con cui
gestire l’associazione, nella speranza di evitare i problemi del
passato. Ecco spiegato il perché per la prima volta nella storia
di AIC abbiamo avuto la presentazione di una candidatura di
gruppo. Tutti i consiglieri eletti (salvo Radicchi, che comunque
in sede di candidatura ha apertamente appoggiato il “blocco”)
hanno, infatti, presentato un programma comune ed hanno
chiesto di essere votati insieme.
A molti la cosa può essere risultata poco simpatica, o forse
esagerata, o forse semplicemente inutile. Il tempo ci dirà se è
stata una buona o una cattiva idea.
Come testimone diretto di questo ed altri CD, posso dire
che la certezza di condividere alcuni principi di fondo e la
reciproca fiducia aiuta anche nel lavoro ordinario, facilitando
la divisione dei compiti e l’allargamento del campo di azione
dell’associazione.
Ricordo alcuni punti salienti su cui si baserà il lavoro di questo
direttivo, che comunque intende confermare in toto i principi
e gli scopi espressi nello Statuto.
I quattro filoni di lavoro sono i seguenti:
• parziale ristrutturazione dell’Associazione
• perfezionamento o sostituzione degli strumenti di lavoro
•
•
Ottimo il meteo, calorosa l’accoglienza della popolazione e soprattutto spettacolari gli itinerari che
Chiusaforte ed il suo territorio hanno offerto ai 300 partecipanti del VII Raduno Internazionale Canyoning. Bilancio totalmente positivo, quindi, per tutte le parti coinvolte,
dall’amministrazione comunale di Chiusaforte, agli organizzatori - l’Associazione Italiana Canyoning (AIC)
e l’ASD Olympic Rock – fino, naturalmente, alla vera anima del raduno, i torrentisti partecipanti.
ampliamento dei contatti verso l’esterno
ricerca di fondi e sponsorizzazioni
Nel dettaglio alcune voci esemplificative di come intendiamo
tradurre in pratica quanto sopra.
• maggiore autonomia ma anche maggiori responsabilità al
ruolo del Coordinatore Regionale
• maggiore importanza e conseguente autonomia ai gruppi
locali
• responsabilizzazione dei soci e dei gruppi verso le tematiche
e l’etica promossa dall’AIC, soprattutto in termini di sicurezza
e rispetto dell’ambiente
• ristrutturazione del sito internet, sia grafica che funzionale
• razionalizzazione dell’ordinaria amministrazione (segreteria, tesoreria, editoria, ecc)
• rafforzamento dei contatti con altre realtà (CAI, UISP, GA,
SSI, Enti e Parchi, gruppi ambientalisti, ecc.) per individuare
interessi in comune e agire come un unico soggetto rispetto
a problematiche specifiche
• integrazione e completamento del Catasto Forre
• attivazione del “Progetto Dighe”
• continuazione progetti C6, Forre Pulite, Progetto Pro
Canyon
• ricerca attiva di sponsorizzazioni
• verifica e rivalutazione dei costi dei servizi offerti dall’AIC
ai propri soci
• produzione e raccolta di nuovo materiale informativo,
pubblicitario e promozionale
PULIAMO LA FORRA 2009
Clean Up the World è un iniziativa internazionale che promuove il recupero ambientale di luoghi specifici su tutto il
pianeta, il suo tramite italiano è LegaAmbiente che attraverso il proprio sito offre la possibilità di iscriversi a Puliamo
Il Mondo, realizzando microiniziative di pulizia sul proprio territorio.
Dallo scorso settembre al momento in cui questo numero è andato in stampa sono stati diversi i gruppi che hanno
aderito all’iniziativa, portando alla pulizia di 4 torrenti:
13 settembre, torrente Callora (IS), a cura del Campo Base Onlus
26 settembre e 31 ottobre, Parco della gola del Tinazzo (BG), a cura della Banda Bauscia
27 settembre e 1 novembre, torrente Fonteno (BG), sempre a cura della Banda Bauscia
17 ottobre, rio Novelli (GE), a cura del GOA Canyoning
21 ottobre, torrente San Michele a Foce (IS), a cura del Campo Base Onlus
1 novembre, torrente San Nicola (CB), a cura del Campo Base Onlus
Degli interventi effettuati sono state messe al corrente le locali Amministrazioni in modo che
potessero provvedere al recupero ed allo smaltimento dei rifiuti accumulati.
L’ambiente è uno dei punti essenziali del programma del nuovo Consiglio Direttivo e
per questo il CD chiede a tutti gli associati di impegnarsi in questa ed in analoghe iniziative
cercando di organizzare almeno un intervento per ognuna delle regioni in cui AIC opera, anche in maniera indipendente
dall’evento Puliamo il Mondo patrocinato da LegaAmbiente.
Tratto distintivo di questa settima edizione sono stati gli eventi collaterali, una novità per i raduni AIC
rivelatasi vincente:
Proiezioni Video: Sono stati presentati foto e video di partecipanti da tutto il mondo.
Lady’s Day: giornata dedicata al canyoning al femminile, a cui ha aderito un gran numero di
partecipanti. Si è conclusa in allegria, con spettacolari torte e caffè, ed eccezionalmente è stato concesso
a Romano di parteciparvi, sotto l’ovvio pseudonimo di Romana.
Dimostrazione di soccorso alpino in forra: realizzata grazie alla partecipazione del CNSAS
(Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico), ha destato grande interesse soprattutto da parte degli
stranieri che hanno avuto prova della abilità tecnica del CNSAS, nota a livello internazionale. Un corpo
nazionale composto per l’occasione da una squadra mista creata in loco, con rappresentati di varie
regioni italiane che si sono trovati, tuttavia, a parlare un linguaggio unico, quello delle tecniche CNSAS,
a riprova della coesione che esiste all’interno del gruppo e dall’ottimo lavoro svolto dalla SNAFOR, la
Scuola Nazionale Tecnici Soccorso in Forra.
Discesa in notturna: fantastica dal punto di vista scenico ed adrenalinica per i 50 torrentisti che vi si
sono cimentati. L’illuminazione della protezione civile ha fatto sì che la spettacolare teleferica dell’ultimo
salto resterà nella memoria di tutti i partecipanti.
Gara di arrampicata sportiva del Circuito Nazionale Open Boulder: ha saputo
appassionare il pubblico soprattutto nelle fasi di finale. Purtroppo la struttura non è stata accessibile al
pubblico, come era previsto, a causa del maltempo di lunedì e martedì.
Premiazione Romano Perotto: un piccolo tributo ad uno dei più rappresentativi torrentisti
dell’AIC e d’Italia.
chiusa
forte
ALCUNI
NUM3R1
DEL RADUNO
286
43
78
75
i partecipanti
il numero maggiore di stranieri dello stesso paese,
la Francia (seguito da 40 dalla Germania, 29 dalla
Spagna e 23 per la Grecia, 1 brasiliana, 1 australiana, 3
statunitensi e 1 irlandese)
gli anni del partecipante meno giovane (Romano)
i metri della calata più alta (Rio Belepeit)
CAMBIAMENTI E NOVITÀ
Dopo quasi 10 anni di vita, la Scuola Nazionale Canyoning si rinnova per adattarsi alle esigenze dell’associazione, mutate nel corso degli anni.
Tre i problemi che si è trovata ad affrontare:
1. un percorso formativo a tappe verso la qualifica di istruttore, l’una propedeutica all’altra, con il risultato di esaminare a lungo persone già conosciute e valutate;
2. un impegno oneroso per mantenere valida la carica di Istruttore;
3. la scarsità di offerta di corsi per principianti.
Le soluzioni adottate sono due, entrambe importanti.
La prima è quella di creare una nuova figura nel corpo docente SNC, l’Istruttore di Torrentismo (IT) mentre gli istruttori già in organico diventano formalmente
Istruttori Nazionali di Torrentismo (INT). Le due nuove figure hanno percorsi formativi, prerogative e oneri differenti, sostanzialmente immutati per gli INT e “alleggeriti” per
i nuovi IT.
L’obiettivo è quello di aumentare il numero di istruttori e, di conseguenza, ampliare l’offerta di corsi destinati a principianti.
Il titolo di IT si conseguirà superando un’unica sessione di corso/esame della durata di 6 giorni, quello di INT superando un’ulteriore corso/esame di 6 giorni a cui potranno
ovviamente accedere i soli IT. Questi ultimi potranno tenere corsi fino al 1° livello ed avranno oneri minori per il mantenimento della qualifica di istruttori operativi.
eno di gioco verra' fatto anche grazie a voi
un piccolo passo per tutelare il nostro terr
ambiente @ canyoning.it
La seconda soluzione è la creazione degli eventi di avvicinamento al torrentismo, ossia una sorta di mini-corsi pensati per fare fronte alla richiesta di chi vorrebbe avvicinarsi
al torrentismo ma che ancora non si vuole impegnare con un corso da 5 giorni.
Lo scopo di questi eventi è sia quello di avvicinare all’AIC persone nuove e creare quindi nuovi soci, sia quello di promuovere il torrentismo come AIC lo intende.
scuola @ canyoning.it
canYoning
IL NUOVO
nome
a fianco la cascatona del rio Cuestis (UD) e sotto l’area
del raduno a Chiusaforte, foto Luca Dallari
> SCUOLA NAZIONALE CANYONING
di roberto schenone
VII RADUNO INTERNAZIONALE CANYONING
Chiusaforte – 1-9 agosto 2009
13
maurizio biondi ^ tratto dal forum InfoCanyon by AIC
a quasi totalità degli incidenti in forra è dovuta a traumi mentre solo una piccola parte
è causata da problemi di acqua. ma se gli incidenti traumatici hanno conseguenze
quasi sempre non gravi, quelli dovuti all’acqua sono spesso letali.
questo racconto, tratto dal forum AIC, è un chiaro esempio della potenziale pericolosità
dell’acqua e, per fortuna, ha un lieto fine.
Sabato 7 agosto 1999, 4 giorni prima della famosa eclisse totale di cui sicuramente vi ricordate, è stato per 6
amici solo un doloroso, triste buio.
La mattina presto, in quattro triestini ci incontriamo con due nostri amici laziali per fare la discesa del Frauenbach,
in Austria, zona Lienz. Come avviene sempre ci poniamo la classica domanda prima di partire: possiamo
prendercela con calma ? E no... sono previsti temporali nel pomeriggio, dobbiamo cercare di essere fuori prima.
Alle 13.30 la tragedia, a sole due calate dalla fine. Solo pochi secondi per capire cosa può significare quello
strano vento accompagnato da un intenso aerosol e da un boato prima che arrivi un muro di acqua e fango
alto circa 2 m. Nessuna possibilità di mettersi al riparo. La posizione di ciascuno è a decidere tra chi vive e chi
muore. Annamaria, Maurizio, Roberto, Marco ed io ci troviamo in una nicchia, mentre Federico è già nella
pozza sottostante. Per noi un grande spavento mentre osserviamo attoniti il mostro che ci lambisce le ginocchia.
Tentiamo di piantare rapidamente uno spit per alzarci ulteriormente nell’ipotesi che l’acqua salga ancora ma...
Federico?
Dopo alcuni minuti Maurizio trova il coraggio di avvicinarsi allo spigolo e sporgersi. La sua faccia ci dice tutto.
Decidiamo di aspettare nella nostra nicchia, consapevoli che Serena, da fuori, ha certamente già fatto scattare
l’allarme. Infatti, in meno di due ore sentiamo il rumore dell’elicottero che porterà fuori tutti, uno per volta.
rio de Lis Cladis
19 giugno 2004
Il mostro mi passa accanto sfiorandomi. Mi fiondo giù alla velocità della
luce. Fortunatamente i compagni capiscono che il fragore coprirebbe
eventuali fischi e mi danno corda abbondantemente in modo che non
mi debba ritrovare in cima alla corda senza possibilità di proseguire. La
pozza non è fonda e atterro in un ribollire marrone che mi arriva alla vita.
A questo punto, almeno per me, il problema non è più dato dall’acqua ma
da tutto quello che cade dall’alto: sassi, tronchi, frane di ghiaia e colate
di fango. A pochi metri vedo una nicchia nella roccia e, passando tra
questo universo che cade, mi ci precipito dentro. Ok, io sono al sicuro
ed illeso. Ma gli altri?
Per fortuna avevamo le radio. Queste ci hanno risparmiato lunghi minuti
di probabile angoscia reciproca. Sopra stanno bene. si sono messi in un
punto più in alto e riparato. Non mi resta che aspettare godendomi, si fa
per dire, lo spettacolo della natura che va all’assalto.
In breve l’aspetto di quel posto cambia. Le frane, nei punti di accumulo,
generano delle evidenti torri di ghiaia. Non resta che attendere. Dopo un
po’ la pioggia diminuisce e immediatamente i fenomeni “accessori”, quali
le frane ed i sassi che cadono dappertutto, cessano. Anche la portata
inizia a calare.
Passa un’ora abbondante durante la quale i compagni, inutilmente,
avevano sondato la possibilità di allestire una linea di calata diversa e
fuori dal flusso. Ha smesso di piovere e c’è quasi il sole. In pochi minuti il
fiume ritorna ad regime appena di poco superiore al normale. La discesa
degli altri è sicuramente possibile lungo la linea di discesa che avevo
seguito io. Ciò che è singolare è che in questi minuti di regime idrico
decrescente, i cumuli delle frane sono stati smantellati, i rami sono defluiti
e, in pratica, il fiume ha, di fatto, cancellato quasi tutte le tracce di quanto
era successo nell’ora precedente.
Pochi minuti e siamo tutti, illesi, alle auto a raccontarci l’un l’altro il
fenomeno visto dagli occhi di ciascuno.
Tutto questo lungo racconto a che serve?
Serve a ricordare, qualora ce ne dovesse essere bisogno, che il fenomeno
dei flash flood in forra è un qualcosa di ancora poco noto.
Serve a far capire che l’unica cosa che può fare la differenza tra il vivere
o morire è il fatto di essere o meno in forra quando il fenomeno avviene.
E se siete dentro, allora è esclusivamente una questione di fortuna.
canYoning
Il post sul forum continua con le valutazioni personali dell’autore che però preferiamo non riportare, rimandando invece al testo Valutazione del rischio da piena in forra, a cura di Paolo Madonia,
responsabile della Commissione Scientifica dell’AIC. Il manuale presenta nei dettagli un metodo teorico-pratico grazie al quale ogni torrentista di media esperienza può stimare il rischio teorico di piena in
una forra. Il consiglio migliore in merito è quello di cercare di prevenire e questo è sicuramente un mezzo adatto. In vendita sul sito AIC, www.canyoning.it, 32 pagine, euro 4,00 per i soci AIC.
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Seguono tante domande, rimorsi, accuse, lamentele: ma perché...???
Sappiamo solo rispondere... forse era meglio... forse bisognava... Certo è che abbiamo imparato una dolorosa
lezione su come comportarsi in caso di forte pioggia in forra.
Pochi mesi dopo questo incidente l’AIC fonda la Scuola Nazionale Canyoning, incorporando nel
nome quello di Federico.
Sabato 27 giugno 2009, dopo dieci anni, sono ritornata sul luogo in occasione di una messa dedicata a Federico,
della benedizione della forra e di una dimostrazione di soccorso. Il comune di Lavant vi ha costruito un sentiero
panoramico che porta fino alle ultime due cascate del Frauenbach.
In ricordo di un amico indimenticabile,
francesco michelacci
La primavera sta ormai scorrendo via e l’attività
torrentistica è stata finora pochissima.
La voglia di fare qualcosa è tanta e sabato, in 4,
vorremmo tanto fare una forra. Le previsioni, però,
non sono incoraggianti.
Il buonsenso suggerirebbe di rinunciare ma mi viene
in mente un percorso che ritengo del tutto privo di
qualsivoglia problema: bacino piccolissimo, portata
esigua, ambiente sempre molto aperto con infiniti punti per ripararsi ed
una via di fuga a metà.
Partiamo, quindi. All’inizio del sentiero, il tempo è un po’ nuvoloso ma nulla
di preoccupante. La salita è faticosa e ripida e ci rallegriamo dell’assenza
di un sole cocente.
In poco più di un ora siamo in cima. Il sole fa anche capolino tra qualche
nuvola. Bene: tutto per il meglio. Iniziamo la discesa.
Fatte un paio di calate, il cielo cambia rapidamente. Si chiude tutto e non
promette nulla di buono.
Vediamo di darci una mossa. Il sentiero (possibile uscita) dista solo poche
calate. Inizia a piovere. Ancora 2 calate. Inizia a piovere molto forte. La
portata non cambia di una virgola. Ancora una calata.
Ok, siamo al sentiero. Tutto bene, quindi. Smette di piovere. Le nuvole si
aprono. Sole!
Che fare? Aspettiamo una buona mezz’ora. Il temporale sembra passato.
Nel frattempo la portata, insensibile alle vicende meteo, è sempre la stessa:
una cinquantina di litri.
Proseguire o ritirarsi? Decidiamo di proseguire: tanto la forra è facile,
perfettamente conosciuta, è aperta, non pone problemi, ecc ecc...
Riprendiamo la discesa. Fatte un paio di calate, manco a dirlo, il cielo si
chiude nuovamente e ricomincia a piovere. La pioggia non è eccessiva e,
tutto sommato, non ci preoccupa più di tanto. Portata sempre costante.
Continuiamo. Siamo alla confluenza dei 2 rami.
La portata qui raddoppia (a causa dell’apporto dell’affluente destro)
ma rimane nell’ordine dei 100 l/sec. Nulla di preoccupante anche visto
l’ambiente ormai apertissimo. Trovo anche il tempo di fare la foto. La
pioggia aumenta. Manca praticamente solo la calata più alta. Metto la
corda e inizio a scendere. La calata inizia con una pancia e poi è tutta
verticale.
Come monto il discensore e stacco le longes, la musica cambia di brutto.
La pioggia diventa quella che fa male anche attraverso la muta, di quella
che se sei in auto ti devi fermare perché i tergi non bastano più. Pochi
secondi. Alzo gli occhi e la vedo. L’onda di piena, in tutta la sua possanza,
sta scavalcando la cascata precedente. Non c’è assolutamente il tempo
di risalire i pochi metri che mi separano dall’ancoraggio e dai compagni.
Prendo l’unica decisione possibile: salto oltre lo spigolo ben sapendo che
la parte rimanente della calata rimane laterale al flusso. Appena in tempo.
Romy Siegl
materiali bosch uneo
Il 2009 lo ha visto affacciarsi con discrezione nella dotazione dei canyonisti appassionati di
attrezzamento, è un gioiellino del peso di poco più di un kilo, 1,1 per esser precisi, che con i
suoi 27 cm di lunghezza entra comodamente nel bidone stagno da 6 litri.
Si chiama Uneo e mamma Bosch
lo ha aggiunto alla sua innumerevole
serie di tassellatori; di questo
si tratta, un micro concentrato di
efficienza e tecnologia che al
prezzo (di listino) di 169 euro, vi
regala finalmente la possibilità
di esser pronti ad armare una
calata in tempi brevi senza
gravare lo zaino dei kg di un
trapano tradizionale. La batteria
interna al litio da 14,4 volt, non
sostituibile, è sufficiente con le
punte dedicate SDS-Quick da 6 ed 8 mm, ad
ottenere rispettivamente 14 ed 7/8
fori nel calcare, qualcuno in meno nel porfido e
nel granito. La ricarica avviene in tre
ore collegandolo all’apposito dispositivo fornito
in dotazione; voci bene informate
sostengono che una volta a regime, dopo 3/4
ricariche, l’autonomia aumenti di un
50%. Una vera piacevole sorpresa la facilità
e velocità nell’inserimento delle punte,
inaspettata per un oggetto così contenuto,
nonché l’efficienza nel forare. Non è
chiaramente indicato per l’esecuzione di
grandi lavori ma è perfetto per tutte quelle
escursioni in cui sia necessario rinforzare
gli armi. Se accoppiato con i nuovi tasselli
Heco Multi Monti si ottiene una notevole
riduzione dei diametri e delle profondità dei
fori (fino al 60% in meno di materiale
asportato durante la perforazione).
Questo rende pratico l’utilizzo della punta da
6mm, sino ad ora impensabile in canyon.
Sul forum, www.canyoning.it/forum/topic.
asp?TOPIC_ID=1318 le impressioni
di chi sino ad ora lo sta utilizzando ed una
prima implementazione artigianale
sull’aumento dell’autonomia.
Dati tecnici
tensione della batteria 14,4 V | capacità della batteria 1,3 Ah
n. max fori per ogni carica della batteria (su calcestruzzo) 25
n. di giri a vuoto 0-900 giri/min | n. di colpi 0-4.800 giri/min
potenza al colpo 0,9 J | peso 1,1 kg
Funzioni
arresto della percussione | reversibilità | regolazione elettronica
attacco utensile SDS-Quick Bosch | indicatore del senso di rotazione
LED di indicazione del livello di carica della batteria
canYoning
l
in memoria di Federico Tietz, morto nel Frauenbach, il 7 agosto 1999
15
Associazione Italiana Canyoning www.canyoning.it
Scuola Nazionale Canyoning “Federico Tietz” [email protected]
Associazione Italiana Canyoning
Presidente Marco Risoli ([email protected])
Vice-Presidente Roberto Schenone ([email protected])
Segretario Bruno G. Messa ([email protected])
Tesoriere Milena Argiolas ([email protected])
Consiglieri Daniele Geuna ^ Francesco Radicchi ^ Mauro Santa-Maria
Commissione catasto Paolo Bolis ^ Francesco Cacace ([email protected])
Commissione scientifica Paolo Madonia ([email protected])
Ufficio stampa Piero Golisano ^ Christian Roccati ([email protected])
Archivio fotografico Pietro Torellini ([email protected])
Ufficio editoria Cosimo La Gioia ([email protected])
Contatti aziende Milena Argiolas ([email protected])
Ufficio assicurazioni Sara Morando ([email protected])
Contatti internazionali Rosemarie Siegl ([email protected])
Ambiente ed ecologia Mauro Santamaria ([email protected])
Merchandising Luca Dallari ([email protected])
Ufficio Coordinatori Regionali Daniele Geuna ([email protected]) ^
Francesco Radicchi ([email protected])
Redazione notiziario Luca Dallari ^ Daniele Geuna ^ Francesco Michelacci ^
Marta Tosco ([email protected])
Gestione Sito Web Paolo Giannelli ^ Roberto Schenone ^ Cosimo La Gioia
([email protected])
coordinatori regionali
Le persone a cui rivolgersi per avere informazioni, organizzare incontri, promuovere
eventi. Per ognuno di loro è attivo un indirizzo e-mail del tipo: [email protected]
Emilia Alessandro Marchi ^ tel 328 7576453
Romagna Francesco Michelacci tel 0547 673261 / 347 9186715
Friuli Venezia Giulia - Carnia Sebastiano Broili tel 348 6965069
Friuli Venezia Giulia Romy Siegl tel 040 9381029 / 347 4349947
Lazio Fabio Ferranti tel 339 7548906
Liguria Eva Trasforini ^ tel 349 5792407
Lombardia Andrea Forni ^ tel 338 8449760 / 320 2360608
Piemonte - TO e CN, Canavese, Monferrato Dino Ruotolo tel 011 2731197 / 335 6110291
Piemonte - Val Sesia, VC, NO, Verbano-Cusio-Ossola Paolo Testa tel 0163 826150 / 347 0436933
Puglia Fausto Meleleo tel 0832 248181 / 333 3464460
Sardegna Silvia Campanelli tel 338 1608573
Sicilia Diego Leonardi tel 329 9188187
Trentino Alto Adige Marcello Carli ^ tel 338 5293554
Umbria Christian Vento tel 335 7957808
Valle d’Aosta Andrea Mantovani tel 0165 231881 / 335 5431143
Veneto - Verona Francesco Cacace tel 045 7725445 / 348 3398199
Veneto - Vicenza e Bellunese Jvan Chemello tel 347 5968595
associazioni affiliate
Scuola Nazionale Canyoning
Istruttori Formatori > Maurizio Biondi (Direttore) ^ Marco Biasioni ^ Roberto
Coppo ^ Erwin Kob (ViceDirettore) Giovanni Pizzorni ^ Roberto Recchioni
Istruttori > Francesco Berti ^ Marcello Carli ^ Marco Cellitti ^ Alessandro Cerise
^ Jvan Chemello ^ Marco Cipriani ^ Filippo Dall’Aglio ^ Luca Dallari ^ Alessandro
De Simoni ^ Martino Frova ^ Carlo Gatti ^ Diego Leonardi ^ Maria Franca Lepre
^ Uberto Liuzzo ^ Roberto Locatelli ^ Cristiano Massoli ^ Francesco Michelacci
^ Juri Montese ^ Andrea Nadali ^ Mattia Pilato ^ Salvatore Ribichesu ^ Stefano
Rossi ^ Dino Ruotolo ^ Gabriella Russo ^ Marco Saccardo ^ Roberto Schenone ^
Romy Siegl ^ Paolo Spreafico
iscrizione
Quote associative per l’anno sociale 2010
- socio singolo 30 euro
- socio minorenne figlio di socio singolo 15 euro
- socio sostenitore quota libera (minimo 100 euro in regalo la Felpa AIC)
- gruppi locali e associazioni 200 euro, comprendente una tessera intestata
al gruppo più 8 tessere singole intestate a 8 soci del gruppo; la quota di
iscrizione per ulteriori soci è di 15 euro
Il pagamento può essere effettuato nei tre seguenti modi:
1. pagamento online > si può accedere direttamente al sistema sicuro di pagamento
online e pagare con Paypal, VISA, MASTERCARD, POSTEPAY all’indirizzo:
www.canyoning.it/iscrizioni/iscrizioniaic.htm
2. CCP (bollettino postale) > versare l’importo dovuto sul CCP n. 11855608 intestato ad Associazione Italiana Canyoning, Piazza della Libertà 1, 05039 Stroncone
(TR) specificando la causale “quota sociale 2010” e darne comunicazione via mail
o sms alla Segreteria ([email protected] ^ cell 333 3908515).
3. CCB (bonifico bancario) > versare l’importo dovuto sul conto BANCOPOSTA
11855608 - ABI 07601 - CAB 02600 - CIN “M” - IBAN: IT95 M 07601 02600
000011855608 – SWIFT: BPPIITRRXXX presso BANCOPOSTA Ufficio Genova
Centro Via Dante 4B/N, intestato ad Associazione Italiana Canyoning, specificando
nell’ordine di bonifico la causale “quota sociale 2010” e darne comunicazione via
mail o sms alla Segreteria ([email protected] ^ cell 333 3908515).
Nei casi 2 e 3 si consiglia di conservare la ricevuta dell’avvenuto pagamento.
Nel caso 1 invece la notifica è automatica.
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A.S. Olympic Rock Trieste ^ www.olympicrock.it ^ cell 333 6900659 / 368 3500049
A.S.D. I Lemuri Ceresara (MN) ^ www.lemuri.org ^ [email protected]
A.S.D. M&N – Movimento e Natura Volpiano (TO) ^ www.movimentoenatura.it ^ tel 011 9882022
Associazione Aqua Gruppo Canyoning Varese ^ [email protected] ^ cell 333 5652772
Banda Bauscia Milano ^ [email protected] ^ cell 349 1835818
CAI Sezione Alpi Marittime Imperia ^ [email protected] ^ tel 0183 273509
Campo Base Isernia ^ campobaseonlus.spaces.live.com ^ [email protected]
Cica Rude Clan Canyoning Genova ^ www.cicarudeclan.com ^ cell 335 7520295
Club CAI Perugia Etruscanyonig Corciano (PG) ^ [email protected] ^ cell. 335 7957808
Compagnia Canyoning CAI Pinerolo (TO) ^ [email protected] ^ tel 0121.202711
Eddyline Campertogno (VC) ^ www.eddyline.it ^ tel 0163 775114
Etna Canyoning Giarre (CT) ^ www.etnaadventure.it ^ cell 329 9188187
Etna Discovery Slam Tour Tremestieri Etneo (CT) ^ www.slamtour.it ^ tel 095 7125514
G.S. CAI Varallo (VC) ^ www.caivarallo.it ^ cell 347 0436933
G.S. Stroncone Stroncone (TR) ^ www.stronconespeleocanyon.com ^ cell 347 1379633
GOA Canyoning Genova ^ www.cailiguregenova.it ^ cell 348 1541706
Gruppo Canyoning Ranciga Morbegno (SO) ^ [email protected] ^ cell 335 8031018
Gruppo Escursionistico H2otto Cesenatico (FC) ^ [email protected] ^ cell 347 9186715
Gruppo Grotte Brescia “C. Allegretti” Brescia ^ www.ggb.it ^ [email protected]
Gruppo Grotte ”Emilio Roner” CAI SAT Rovereto Rovereto (TN) ^ www.gruppogrotte.it
Gruppo Speleologico CAI Malo Malo (VI) ^ www.speleomalo.it ^ cell 347 5968595
Gruppo Speleologico Leccese ’Ndronico Lecce ^ www.ndronico.it ^ cell 338 8947823
Gruppo Zompafossi Montefranco (TR) ^ [email protected] ^ cell 347 7009897
Monrosa Canyoning Balmuccia (VC) ^ www.monrosarafting.it ^ cell 347 3200303 / 340 6638975
Piemonte Canyoning Torino ^ [email protected] ^ cell 335 6110291
SerVolare San Gregorio di Catania (CT) ^ www.servolare17.com ^ cell 349 1660782
Slow Canyon Team Roma ^ [email protected] ^ cell 335 7516223
Spaccaforra Sardegna Canyoning ^ [email protected] ^ cell 329 6111324
Toboga Club Latina ^ www.torrentismo.it ^ [email protected] ^ cell 335 7881237
Toscana Canyoning Team Firenze ^ [email protected] ^ cell 333 3560368
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Parco di
Portofino
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Sul sito internet dell’Associazione Italiana Canyoning è possibile trovare l’elenco di manuali e guide dedicate al torrentismo.
L’acquisto dei libri è aperto a tutti e per i soci AIC il prezzo è scontato rispetto a quello di copertina.
Prima di effettuare un ordine verificare la disponibilità del libro presso l’editoria AIC ([email protected]) ^ www.canyoning.it/acquistiaic
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Sul sito internet dell’Associazione Italiana Canyoning si può trovare il calendario dei corsi nazionali e locali della Scuola Nazionale Canyoning in
programma per il 2010 ^ www.canyoning.it/scuola/scuolacorsi.htm#current
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Essere socio dell’Associazione Italiana Canyoning dà la possibilità di sottoscrivere un contratto di assicurazione con la Faro Assicurazioni.
Per tutte le informazioni: www.canyoning.it oppure e-mail [email protected]
La responsabilità dei contenuti degli articoli è dei rispettivi autori che non sempre esprimono la linea di pensiero dell’Associazione Italiana Canyoning e della redazione di canYoning.
Chiunque individui all’interno di canYoning articoli coperti da copyright è pregato di contattare la redazione indicando le fonti originali dei lavori. Per collaborare scrivere a [email protected].
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