lerimedenando di *** Ferdinando Caltran *** Quaderno n. 6 Sonetti “ Questo piccolo scrigno dall’abito povero contiene saggezza e ironia che inducono a riflettere e qua e là anche un po’ di poesia. E’ pure vocabolario dialetto-italiano e nel suo piccolo dice come eravamo e come siamo.” Nando CALTRAN Circolo Noi di Vangadizza ( Cultura - Tempo libero ) www.vangadizza.org Pro manuscripto = Giu. 2014 = 1 Carriculum: Nel 6° quaderno, altri impegni e la simpatia che ho sempre avuto per il sonetto, amo le rime e la precisione metrica necessaria negli endecasillabi, anche se, seppur di rado, non riesco a rispettarla. Ma tale forma di Poesia è trascurata nei Concorsi, per questo non ho importanti riconoscimenti da elencare. Ho trovato nell’Ironia e nella Satira la mia naturale vena anche se di modesta levatura e per questo partecipo solo dove c’è in gara anche Ironia e Satira, come il Premio “Acque Slosse”di Bassano dove nel 1988, 1989 e nel 2000, ho ricevuto una Targa del Gazzettino di Vicenza, “segnalato”, con testi dialettali, con sonetti, nella“Sez. Satira.” Nel 1993 la 1^ Edizione e nel 2001 la ristampa, della Raccolta di sonetti dialettali: ”A l’Ombra del Torion” (107 pagg.) Il titolo, pensando al “Tosiano”, “In riva a l’Adese”. Nel 1999 esce la raccolta di sonetti natalizi in dialetto“Ghè coà la Santa Note” nella tipografia Girardi, commento di Don Walter Soave. 30 pagg. 17 Sonetti. Uno di questi: “Nadale” viene pubblicato su: “L’Almanacco Veneto” edizione del Dicem. 2001 e sul Gazzettino di Rovigo appare una lusinghiera recensione sulla mia composizione. Nel 2002 sul mensile “VITA VERA”, periodico veronese dei Mutilati e Invalidi Civili, (ANMIC) distribuito in tutta Italia, nel numero di Novembre, ci sono ben 10 Sonetti Natalizi sulle due pagine centrali, sotto il titolo: “Poesia come comunicazione”di Ida Benedetti Baroni di Verona, che con la mia foto, mette un azzeccato e competente giudizio sull’Autore che mi incoraggia. 2 1994, il testo della poesia “Nina-nana de la Nona”, è scelto dal coro El Castel di Sanguinetto per partecipare al 5° Concorso Biennale di Composizione e Armonizzazione di Canto Corale. Musicata dal m° Antonio Zanon di Verona. Vince il 3° Premio. Nando C. 1993 A l’ombra del Torion. (1^ ediz.) - (sonetti dialettali) 1999 Gh’è coà la Santa Note - (sonetti dialettali) 2001 A l’ombra del Torion (2^ ediz.) - (sonetti dialettali) 2008 Rime in vetrina - (sonetti dialettali) 2010 Da Nando “A Voi del “NOI” (1^ vol.) - (sonetti dialettali) 2011 Lerimedenando Natalizie - (2^ vol.) (sonetti dialettali) 2012 Memorie di guerra e prigionia scritte dal Caporale Ottavio Caltran introduzione e contestualizzazione di Ferdinando Caltran 2013 Da Nando “A Voi del “NOI” (3^ vol.) - (sonetti dialettali) Porto di Legnago - Giugno 2014 Saluto del Circolo Noi Il Circolo Noi di Vangadizza, fedele al suo impegno di dare visibilità a quanti amano le varie espressioni artistiche dell’animo umano, è lieto di accogliere le poesie di Nando Caltran portatrici di sentimenti ed emozioni che vanno dirette al cuore. Felicitazioni e complimenti. il vostro Parroco Don Renato Perusi 3 Presentazione L’origine della satira latina viene normalmente collegata alla satura lanx, il piatto colmo di primizie della terra destinato come offerta agli dei. In modo vivacemente evocativo, l’immagine rimandava alla varietà di stili che concorsero alla nascita della satira in lingua latina, appunto. L’orizzonte religioso, culturale e, più precisamente, letterario e linguistico è molto cambiato, se non fosse per un ritorno di fiamma del politeismo sotto neanche tanto mentite spoglie, prevalentemente nella forma di un “politeismo dei valori”, come sosteneva il filosofo e sociologo Max Weber, ma, mutatis mutandis, la poesia di Caltran induce a giocare volentieri e, soprattutto, liberamente la carta dell’antica e nobile origine. Non si riallaccia la poesia del Nostro alla satira latina per la varietà degli stili: essa si segnala, invece, per regolarità di forma e di metrica. Richiama, però, la fresca e colorata composizione del piatto, da cui ha mutuato il nome, per il numero di scorci offerti sul vivere quotidiano, spesso spinto fin sull'orlo del paradosso o del non senso. Sono aspetti – questi – che il poeta dialettale sa cogliere, anche nel suo sesto quaderno, con acutezza di sguardo e con piglio abrasivo. Non manca nei versi, che sicuramente i lettori affronteranno con gusto, un’astuzia che salva puntualmente l’autore da una critica di rimando, per eventuali esagerazioni nel dosaggio dell’acido. Sembra proprio di vederlo o di sentirlo, mentre qualcuno lo riprende: “ Guardate che scherzavo !”. Don Valentino 4 Col “Codice di Avviamento Postale, c’è la promessa di migliorare il Servizio Postale. Ma, pare, che ciò si verifichi solo nel recapito delle bollette del gas, luce, telefono ecc. sempre puntuali. Boli e bolete (Scritta a Riolo Terme nel 1980) L’è servìo a far cresare el bolo, el “Codice de Avviamento Postale”. Se prima ghe volèa zento franchi solo, adesso el dopio par servìrte male! El Ministro de le Poste Italiane, l’à promesso on servizio assè veloce, dove prima ocorèa setimane adesso sarà “come dìrghelo a voce.” E cossì, i gà fato altre spese parchè se massìna rivàr la posta, ma coèla più svelta in ‘sto Paese, ì-è le multe par “Divieto de sosta” e le bolete che riva ogni mese, do’ ghè scrìto ben ciàro ‘sa le costa! Bolli e bollette-E’ servito ad aumentare il bollo,/il “Codice di Avviamento Postale”./Se prima servivano cento lire sole,/desso il doppio per non servirti bene!/Il Ministro delle Poste Italiane,/ha promesso un servizio assai veloce,/dove prima occorrevano settimane/ora sarà “come dirglielo a voce.”/E così hanno fatto altre spese/perché si affretti arrivare la posta,/ma quella più svelta, in questo Paese,/sono le multe per “Divieto di sosta”/e le bollette che arrivano ogni mese,/dove c’è scritto ben chiaro cosa costano!/ (Riolo Terme) =Giu. 1980= 5 Chi dice più bugie? Lui o Lei. Non lo sapremo mai! Però c’è il modo perchè chi dei due dubita di più e fa troppe domande, possa avere meno dubbi! Busìe Specialmente tra gente coniugà gh’è batalia tra omini e done, le se dìse sincere e più bone e de l’omo? On campion de falsità, chel gà da dìrghe sempre dove ‘l va parfìn el nome, anca, de persone che magari ghe fa da “testimone” parchè le vol saver la verità. Se sa, che tuti dù i-è difidenti ma coasi sempre, dopo, i se perdona sebèn par farlo i scrìziga i denti. Ve dìgo mi da esperienze mie: “Se la fa manco domande, la dona, l’ omo, el ghe dìse manco busìe!” Bugie - Specialmente tra gente coniugata/c’è guerra tra uomini e donne/si proclamano sincere e più buone/e dell’uomo: un campione di falsità/che deve dirle sempre dove va/perfino il nome, anche, di persone/che magari, facciano da testimone/perché vogliono sapere la verità./Si sa che tutti due sono diffidenti/ma quasi sempre si perdonano/sebbene digrignano i denti./Vi dico da esperienze mie:/”Se la donna fa meno domande,/l’uomo dice meno bugie!”/ =Ott. 2010= 6 Credo sia così dappertutto i cani non sopportano i postini: come sentono arrivare la motoretta, si agitano e abbaiano vivacemente correndo lungo il recinto del cortile. Mi sono chiesto spesso cosa sarà che li fa arrabbiare! Il rumore della motoretta? Si ma altre motorette passano e i cani non abbaiano. L’ironia mi ha suggerito un altro motivo. Cani e postini I gà fato ‘na Lege, da poco proà, che tute le bestie i-è da rispetare, e se propio i dovesse disturbare, strupàrse le rèce, giràrse de là! I cani savèmo, i gà sempre baià, ma i te inervosisse col so baiare proprio coando te vorèssi ponsare e ten ven òia de dàrghe ‘na peà! Gh’è on can grosso vizìn a casa mia, che ogni olta che riva el postìn se, el podesse, el lo smorsegarìa. Ma credo de capir sto odio caìn: apena chel can sente la motorèta, el pensa: “Eco, on’ altra bolèta!” Cani e postini- Hanno fatto una Legge, da poco approvata,/che tutte le bestie sono da rispettare,/e se proprio dovessero disturbare/tappatevi le orecchie, giratevi in là!/I cani sappiamo, hanno sempre abbaiato,/ma ti innervosisce col suo abbaiare/ proprio quando tu verresti riposare/e ti viene voglia di dargli un calcio!/Ce n’è uno grosso vicino a casa mia,/che ogni volta che arriva il postino/se potesse lo morsicherebbe./Ma credo di capire il suo odio cattivo:/appena il cane sente la motoretta,/ pensa:“Ecco un altra bolletta!” =Lug. 2013= 7 Una pubblicità offre i migliori servizi par la cura dei nostri Amici a 4 zampe, dice: la migliore linea di prodotti naturali per la cura del pelo. Taglio unghie. Stripping(?) No anestesia, consulenze varie. Toelettatura. Bagno medicato, (sconto 25 %).Possibilità di assistere alle cure prestate ecc . I nostri Amicia 4 zampe meritano amore e cure, ma . . . Che mondo mato… Ma, gavìo visto ne i supamarcà i scafài de boconzini “Cani & Gatti?” Gente, ma stèmo deventando mati? …a penso al mezo mondo afamà! E finisse tuto lì?...ma va là!... Fin che la me dona lavava i piati, lezèa:”Sconti per bagni medicati.” Ancora par Cani e Gati, se sa! L’è mejo tajar curto…la morale? Adesso che con calma a ghe penso, mi vedo on mondo mato, senza senso, con Popoli che more da la fame, butìni come rati ne le tane… a le bestie?...”Toelette professionale!” Che mondo pazzo-Ma, avete visto nei supermercati/gli scaffali pieni di bocconcini “Cani & Gatti?”/Gente, ma stiamo impazzendo?/…penso al mezzo mondo affamato!/E finisce tutto lì?… Macchè…!/Fin che mia moglie lavava i piatti,/leggevo:”Sconti per bagni medicati.”/Ancora per Cani e Gatti, si sa/E’ meglio tagliare corto…la morale?/Ora che con calma ci penso,/vedo un mondo, pazzo senza senso,/con Popoli che muoiono di fame,/ bambini come topi nelle tane…/ e agli Animali?...”Toelette professionale!” =Nov 2007= 8 “Come tutti i medicinali generici, può causare effetti collaterali o indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino” Questo dice il “bugiardino” o foglio esplicativo. Forse, la pastiglia che dal 2000 prendo due volte al giorno “a stomaco pieno” per evitare tali effetti, è la causa dell’obbligo a una dieta in bianco? Basta questo, basta quello, un elenco di cibi da evitare, fornitomi dal mio medico, ma non dice “cosa” posso mangiare. Esempio: la polenta? Cì se contenta ... gode? On tubo in gola i me gà ficà, par dàrghe, ne la panza, ‘na ociadìna, “l’è ‘na gastrite cronica, ‘sta coà!” L’à dìto el dotor, che la matina. A tor ‘na pastiglieta picenina, ben coindesàni fa gò scominzià, penso sia colpa de ‘sta medezina, se ‘l stòmego mio el sà roinà! “ ‘Na dieta in bianco ‘desso a ghe ‘ole, l’à dito el dotore, basta bèar vin, mai più salàdi e gnanca le bresòle, e gnente bacalà, né spezatin !” Se dise: ”gode cì a se contenta,” vorìa almanco ... ‘na feta de polenta!” Chi s’accontenta gode?-Un tubo in gola mi hanno infilato,/per dare nella pancia, una occhiatina./E’ una gastrite cronica, questa qua”!”/Ha detto il dottore quella mattina. /A prendere una pastiglia,/ben quindici anni fa ho iniziato/penso sia colpa della medicina/se lo stomaco si è rovinato!/”Una dieta in bianco - ora ci vuole ha detto il dottore, basta vino!/Mai più salumi né braciole,/e niente baccalà, né lo spezzatino!”/ Si dice: “gode chi si accontenta,”/vorrei almeno ... una fetta di polen- ta!”/ =Feb. 2014= 9 Disperazion… A uno ghè tocà ‘na dona in sorte più unica che rara, su ‘sta tera, la pare la sorela de la morte e in casa, o lu ‘l tase o l’è goera. La gà on caràtare cativo e forte, l’è bruta che la dà, ‘sta bestia nera, a ‘st’omo le ghe gira tute storte, par poco nol la copa l’altra sera, parchè dal dito al fato el s’à rabià e l’è ‘ndà drito, drito in farmacia: “Me dàlo del cianùro par ‘sta coà?” (l’era la so dona in fotografia). “E la rizèta?” dise el farmacista, “Dotore, el varda ben, ma l’àlo vista”? Disperazion…-Ad un uomo è toccata in sorte una donna/più unica che rara, su questa terra,/sembra sorella della morte/e in casa, o lui tace o è guerra./Ha un carattere cattivo e forte,/è brutta che“offende”,questa bestia nera,/a quest’uomo gli vanno tutte storte,/per poco non l’ammazza l’altra sera,/perché improvvisamente s’è arrabbiato,/è andato diritto in farmacia:/”Mi dà del veleno per questa qua?”. (Era la foto di sua moglie”. “E la ricetta?” ”Dice il farmacista,/”Dottore, la guardi bene, ma l’ha vista”?/ =Aprile 95= 10 Alla mia cara nipote Francesca Filastroca del “Nono Pipèta” El nono Pipèta, cossì i lo ciamàva, parchè de continuo la pipa ‘l fumava. Da coando l’è nato, tanti ani fa, de pipa e tabaco l’è sempre campà. A l’età de tri ani l’è ‘ndà a l’asilo co’ al colo la pipa ligà co’ on filo. Nono Pipèta l’à sempre pipà parfin a la goera vestìo da soldà. On dì l’à proà star senza fumare, ma l’à passà diese ore a sbaciàre, e par campare l’ha fato el postin tegnèndo el tabaco nel scarselin. In giro par strade in bicicleta dar fora la posta e fumar la pipèta, Fumare la pipa el sà ‘bituà che anca nel leto l’à sempre fumà! Co’ i ani el Pipèta el gèra invecià, ma sempre la pipa el gavèa impizzà. In fine ‘na note el sa indormenzà, gh’è morta la pipa e no’ ‘l sa pì svejà! =Genn. 2008.= 11 el to nono Nando A San Pietro, avevo 7 – 8 anni, mi morì tra le mani un pulcino che aveva contratto “el calzinòto” una infezione intestinale, una diarrea che non lascia scampo e ricordo che piansi nel vederlo agonizzare e morire. Lo seppellii nell’orto! El pulzìn malà “Erelo malà, mama, chel pulzìn ingrotolio, soto el caregòto, che fin a ieri el caminava zòto … Che pena el me fasèa chel coresìn!” “Si, credo chel sia zà morto, chel poarìn che la dirèa, ‘desso o debòto, la se lo tòle. Po’, el calzinòto ... a nol perdona ... pòro picenìn!” Ghe fazo ‘na careza, nol sa mosso, me mama, tase ... a la vàrda basso. Col gropo a la gola, me ingosso. Lo ciàpo in man e me ne son incorto, che nol respira pì, a m’è dispiàsso... L’ò messo, sotarà, de cào de l’orto! Il pulcino malato -“Era ammalato, mamma, quel pulcino/ infreddolito, sotto il seggiolone/che fino a ieri camminava zopo .../Che pena mi faceva quel cuoricino!”/”Si, credo che sia già morto, poverino ,/perchè la diarrea, prima o poi,/se lo prende, il “calzinòto” poi/non perdona...povero piccolino!”/Gli faccio una carezza, non s’è mosso,/mia madre tace …guarda in basso./ Col groppo in gola mi vien l’angoscia./Lo prendo in mano e mi sono accorto,/che non respira più, m’è dispiaciuto .../L’ò seppellito in fondo all’orto!/ =Marzo 2013 12 Ho già festeggiato l’80° compleanno e nonostante le piaghe dell’età, mi sento abbastanza bene e sono molto attivo tra casa, orto e giardino. Ho una Donna che è la migliore moglie e mamma del mondo e ottima cuoca, che sa badare a me e alla casa come sessanta anni fa. In queste rime scherzo in cose che non sono abituato trattare, non fanno parte della mia vita ... grazie a Dio! Fantasie da veci La ziera - i dise - l’è da butelòto, la facia senza rughe, bianca e rossa, a vào de caminòn, mai bel-belòto, le done le me varda, ma par cossa? “De la mia son sempre inamorà coto, no’ vòio combinarde una grossa po’, a la me età, ‘desso o de bòto, a pol vegnèrte on colpo de angossa!” I dise, a le done mi ghe piàso, sarìa, par coalche d’una, on bon partito. ... ma ghe vòi ben a la mia e no’ fào caso a coelo che - on amigo - el m’à dìto: “Te pol catàrte - Nando - on’ amante...” “Ghe l’ò zà: l’è moiere ... e badante!” Fantasie da veccchi-La cera, dicono, è da giovanotto,/la faccia senza rughe, bianca e rossa,/cammino svelto, mai bel-bello,/le donne mi guardano, perchè?/”Della mia son sempre innamorato cotto,/non voglio combinarne una grossa/poi, alla mia età, prima o poi ,/può prenderti d’improvviso l’angoscia”!/Dicono che piaccio alle donne,/per qualcuna sarei un buon partito/...mi tengo la mia e non faccio caso/a quello che - un amico- m’ha detto:/”ti puoi trovare - Nando - un’amante...”/”Ce l’hò già è moglie ...e badante!”/ =Nov. 2013= 13 Nella Valle (della mia gioventù) fossi e canali erano pieni di pesci, sopratutto di Pescegatto, lo squisito “barbo” che oggi si pesca solo nelle “cave” a pagamento! I barbi de la Vale On tempo, drento i fossi de la Vale a ghe nasèa spesso par pescare e tirar su dei barbi par zenàre… A dìrlo adesso, le par tute bale! El sole me ciocava su le spale e la solàna me fasèa penare, ma saldi sempre, par poder magnare ‘na spadelà de barbi in oio e sale. Pociàva ne l’asedo i zeolòti ne la terina piena de salata con tante fete calde de polenta. Po’, acoa de vissì, tri-coatro goti… Restava teste e resche par la gata e lì con mi, la “Coga” ben contenta! I Pescigatto della Valle-Un tempo nei fossi delle Valli/ci andavo spesso a pescare/per prendere dei “barbi” per cenare…/ Parlarne ora, sembrano bugie!/Il sole mi picchiava sulle spalle/e le scottature mi facevano soffrire,/ma tenevo duro, per poter mangiare/ una padella di “barbi” fritti./Intingevo i cipollotti nell’aceto/della terrina piena d’insalata/che mangiavo con fette di polenta calda!/Poi acqua frizzante, tre-quattro bicchieri…/ Avanzavano teste e lische per la gatta/e con me c’era la cuoca soddisfatta!/ =Diic 2005= 14 La “Esperienza” Coanti sbagli gò fato in zoventù! Me parèa de essar bon de fare tuto, con me opà gèra spesso risoluto e credèa che a sbaliare ‘l fusse lu. Con l’età se capisse sempre più, gò desmesso de essare cociuto zercàndo dei consigli, coalche aiuto, coi ani el bonsenso l’è cressù! Doparando la testa, el zervèlo, gò capìo che ghe vòl tanta passienza, no’ l’è mana che casca zò dal cèlo. Gò capìo sa che l’è la “esperienza” …on pètene, che la vita te dà coando, zà vecio, te sì pelatà! L’esperienza-Quanti errori fatti in gioventù!/Mi credevo capace di fare tutto,/con mio padre ero spesso risoluto/e credevo che sbagliasse lui./Con l’età si comprende sempre di più,/ho smesso d’essere cocciuto/cercando consigli, qualche aiuto,/con gli anni è cresciuto il buonsenso!/Usando la testa, il cervello,/ho capito che occorre tanta pazienza,/non è manna che viene dal cielo. / Ho capito casa è l’esperienza…/Un pettine che la vita ti dà/ quando, già vecchio, hai perso i capelli! =Maggio 2010= 15 Con la guerra? Tutto è perduto . . . La goèra Ogni goèra porta tribolamenti, la distruzion de famèie e de case, la costruzion de tanti Monumenti fati da cì resta, che piànze e tase ... Tuto se perde, fasèndo ‘na goèra: se perde la Pace, la dignità che ne distingue da le bestie in tera, ... s-ciàpo de fiere fa l’umanità! ‘Na goèra no’ l’è né giusta, né santa e tute le porta disperazion ... ghè solo le armi in goèra che canta! Goèra significa: tera che brùsa, vol dir violenza, fame, distruzion! Vol dire scavàrse ogn’un la so bùsa ... (Ma con le armi moderne che l’uomo ha ideato, in caso di guerra non c’è neanche il tempo di cercare un badile!) La guerra-Ogni guerra porta tribolazioni,/la distruzione di famiglie e case,/la costruzione di tanti Monumenti/fatti da chi resta, piange in silenzio.../Tutto si perde, facendo una guerra:/la Pace e la dignità/che ci distingue dalle Bestie sulla terra,/...branco di fiere fa l’Umanità!/Una guerra non è giusta né santa/e tutte portano disperazione.../solo le ami in guerra cantano!/Guerra significa: terra che brucia,/vuol dire violenza, fame distruzioni! /Vuol dire scavarsi ogni uno la propria fossa .../ =Genn. 1981= 16 Mettere su famiglia non è mai stato facile. La vita in due può essere complicata, specie in tempi di emancipazione femminile, di parità UOMO – DONNA. Quindi, incrociare le dita perché porti bene non è del tutto sbagliato! La penitenza El vol cambiare vita, el vol fare ‘na fameieta insieme a la morosa, el Bepi l’à deciso, chel se sposa parchè el gà finìo el militare. insieme a la sposeta el narà stare ne la casa restaurà, color rosa, i-è pronti anca cì fa da compare ne la ceseta tuta, ‘na mimosa. Par tempo el Bepi el s’à confessà e anca ricevù la soluzion, penitenza el prete, nol ghe n’à dà, l’à dìto esperto de ste situazion: “Vai pure figliolo, incrocia le dita, per la penitenza hai tutta la vita!” La penitenza-Vuole cambiare vita, vuole fare/una famiglia insieme alla fidanzata,/il Giuseppe ha deciso, che si sposa/perché ha finito il militare./Assieme alla sposina andrà ad abitare/nella casa restaurata, color rosa,/sono pronti anche i testimoni/nella chiesetta, tutta una mimosa./Per tempo Giuseppe s’è confessato/e ricevuta l’assoluzione,/penitenza il confessore non gliene ha data,/le ha detto da esperto di queste situazioni:/”Vai pure figliolo, incrocia le dita,/per la penitenza hai tutta la vita!” =Febb. 2014= 17 Adesso mangiamo un salamino e ci lamentiamo per il mal di fegato perché diciamo che non è genuino come una volta, dimenticando che a quei tempi con un salamino cenava tutta la famiglia, e in casa mia eravamo… in undici. Mal de pànza ’Na olta in casa mia, de magnare ghe n’èra sempre poco su la tola, ghe gèra la polenta, fata mola, par èssar piassè grande e pociàre. Co’ on saladìn ranzìo, ne la òla, a se zenava: fiòi, pàre e màre, e la polenta, e pòcio par bastare, a la sarìa stà poca ‘na cariola…! Adesso, coasi vecio e malandà, a gò el frigo pien e ben fornìo, ma me fa mal la panza, el figà, e vànzo tuto coanto el ben de dio che ne la vita gò sempre sognà, e a tòla stào a stèco, e tiro in drìo. Mal di pancia-Un tempo in casa mia, di mangiare/ce n’era sempre poco sulla tavola,/c’era la polenta fatta un po’ molle,/perché veniva più grande e ce ne era di più da intingere nel sugo,/Con un salamino rancido tolto dalla olla/cenava tutta la famiglia: figli, e genitori/e la polenta e il sugo per bastare/ne sarebbero voluti una carriola!/Adesso, quasi vecchio e malandato,/ho il frigo pieno e ben fornito/ma mi duole la pancia, il fegato/e avanzo tutto quel ben di dio/che ho sempre sognato,/e a tavola sto attento e rifiuto =Ott. 1994= 18 Da leggere con molta calma... Mi sì, la conòsso ben! Cì me conosce ben s’à che son bon, l’è vera anca che a son severo, ma su de mì ghè spesso confusion: mi no’ son duro e fredo come ‘l fero! A s’à creà ‘na nova situazion la sò da tanti ani, a dire el vero, che la Maria in tante ocasion i la fà santa, degna de San Piero. Gò dìto:” Sì, l’è vera che l’è bona, e anca mi l’è àni che lo dìso, ma la conosso ben mi la me Dona e prego ‘ste persone d’èssar serie che, come che la riva in Paradiso, San Piero el domanda de far ferie!” Io sì la conosco bene!-Chi mi conosce, sa che sono buono,/è vero pure che sono severo,/ma su di me c’è spesso confusione:/ non sono duro e freddo come il ferro!/S’è creata una situazione nuova/la conosco da anni,a dire il vero,/che la Maria in molte occasioni/la danno santa, degna del paradiso./Ho detto:” Si, è vero che è buona./e da anni lo dico anch’io,/ma la conosco molto bene la mia donna/e chiedo a queste persone d’esser serie/ che, come arriva in Paradiso,/S. Pietro chiede ferie!”/ =Mar. 2011= 19 Figli troppo grassi? Serve un po’ più di… Moto ‘Na olta gèrimo più magri e bassi, ma se ruscava, altrochè vacanza! Adesso i fioi i magna a crepapanza e dopo i pisòca come tassi, cossì i devènta sempre piassè grassi, parchè magnar ghin’è, in abondanza; ma l’è ris-ciòso mètare su panza, ocòre piassè moto, far più passi! I gà da ricordarse i genitori, de insistare sui fioi, de far più moto e de scoltar ‘sa dise i dotori. Me sà che i fioi i pensa, soto-soto, de metar i genitori a la prova: par far più moto i vol…la moto nova! Moto-Un tempo eravamo più magri e più bassi di statura,/ma si lavorava, altrochè vacanza!/Adesso i figli mangiano a crepapancia/e poi dormono come tassi,/così ingrassano sempre di più,/perché cibo ce n’è in abbondanza;/ma è rischioso mettere su pancia,/occorre movimento, camminare!/Devono ricordarselo i genitori,/di insistere sui figli di fare più moto/e di ascoltare i dottori./Mi sa che i figli pensano, sotto-sotto,/di mettere i genitori alla prova:/per fare più moto vogliono la…moto nuova!” =2004= 20 ‘Na moiere ciacolòna! “Me moiere, me confida on parente fin che trapèlo e son invià sudare, “la gà difficoltà nel so parlare.” A ghe domando, nàndoghe darènte, “Comèla, no’ te m’è mai dìto gnente, ma lo so, a te ghè sempre da fare, però de mi a te te pol fidare, èla malà...cossèlo che la sente!” El me risponde, coasi indifarente: “No’ la pol parlare come la vorìa ma no’ l’è malà, assolutamente!” “Ma, insoma... cossèlo che la gà!” “Tuto el giorno, ela, la parlarìa, ma ... ghe toca fermàrse a ciapàr fià!” Una moglie chiacchierona-Mia moglie, mi confida un parente/fin che lavoro e sto sudando/ha difficoltà di parlare”./”Gli domando avvicinandomi a lui:/come mai, non mi hai detto niente,/ma lo sò, hai molto da fare/però di me puoi fidarti,/cos’è che ha, cosa si sente!/Mi risponde un po’ indifferente/”Non può parlare come vorrebbe/non è ammalata assolutamente!”/”Ma insomma, cos’è che ha!”/”Per tutto il giorno lei parlerebbe,/ma...gli tocca fermarsi a riprendere fiato!/ =Agosto 2011= 21 Prevision dificile Lì, poco distante da casa mia, gh’era on vegente in casa de afito. On dì el paron el gà mandà on scrito che lo sfratava, ma no ‘l volèa nar via! “Ma coà lu paron no ‘l sa cossa sia catàr nantra casa”, el mago ‘l gà dito, “L’è on sorpruso, no’ posso stare zìto, on mese l’è poco, ‘na vera pazìa!” “E po’ come fazzo nar via de coà, butàrme in strada, do’ èlo che vào?” Alora el paron el gà replicà: “Me maravejo, el se vanta de essar brao, de prevedar ‘l futuro de la gente… ma del suo, gàlo visto proprio gnente?” Previsione difficile- Poco distante da casa mia,/ abitava un veggente in casa d’affitto./Un giorno il padrone di casa gli mandò una lettera/che lo sfrattava, ma il “mago”non voleva andarsene!/ “Ma lei non sa cosa significa /trovare un’altra casa”, gli ha detto il mago, un mese è poco, una pazzia!”/ “E poi come faccio andar via da qua,/gettarmi in strada, dov’è che vado?”/Allora il padrone ha replicato:/ “Mi meraviglio, si vanta d’esser bravo nel prevedere il futuro della gente…/ma del suo non ha previsto niente?”/ =Febb.2004= 22 Proverbi anticrisi ?... ‘Sta crisi ne fa roersàr le scarsèle sperando de catàr coalche palanca, finìo el mucèto che ghe gèra in banca a né restà, la salute ... e la pele! Fadìga l’è impinìr le buèle; in zerca de laoro a drìta e a zanca, parchè no’ ghè pì schèi: da mesi i manca: ritornarèmo indrìo, … a contare le stele? “Impara l’arte e mètela da parte,” ma par disocupà e i esodà cossa gà servìo imparare on’arte! ‘Na olta, ricordo, el disèa me opà: “Cì sa doparare, la scoadra e piombo, el pol caminar trancuilo nel mondo!” Proverbi anticrisi?. . . ‘Sta crisi ci fa rovesciar le tasche/sperando di trovar qualche vecchia moneta,/finito il gruzzolo ch’era in banca, c’è rimasta la salute ... e la pelle!/E’ fatica riempire lo stomaco;/in cerca di lavoro a dritta e a manca,/perché non ci sono più soldi: da mesi mancano,/ritorneremo indietro a ... contar le stelle?/”Impara l’arte e mettila da parte,”/ma per disoccupati ed esodati/a cos’è servito imparare un arte!/Una volta, ricordo, diceva mio papà:/”Chi sa usare la squadra e il piombo,/può camminare tranquillo in tutto il mondo!” = Nov. 2012 = 23 “L’origine dell’Uomo.”Un mistero che la Scienza ha cercato di spiegare, però senza convincere! Risposta dificile La Scienza risponde a le domande che da Secoli se fa l’Umanità. Che la Tera gira, questo l’ se sa parchè l’ha dito Galilei, el Grande. Ma, l’Omo da do’ vènlo? Te voi coà!... Gh’è on paro de risposte, ciàre e grande, rivè da ogni cào, da tante bande, voria anca mi savèr la verità. Adamo e Eva èi i nostri Avi ? Con tuti coei che in giro conta bale cì sa la verità i-è proprio bravi. Ma l’omo, vera, vènlo zo dal cielo? On angelo che gà perso le ale ? O sèmo sìmie che gà perso ‘l pelo ? Domanda difficile-La Scienza risponde alle domande,/che da secoli si pone l’umanità./Che la Terra gira, lo si sa/perché l’ha detto il grande Galilei./Ma l’Uomo da dove viene…qui ti voglio,/ci sono due risposte, chiare e grandi,/arrivate da ogni capo, da tante parti,/vorrei sapere anch’io la verità./Adamo e Eva sono i nostri Avi?/Con tutti quelli che raccontano balle/chi sa la verità è proprio bravo/Ma l’uomo, viene giù dal cielo?/Un angelo che ha perso le ali?/O siamo scimmie che hanno perso il pelo?/ =Ott. 2009= 24 Un bel quadretto rurale tra animali e oggetti del mondo contadino. Soto el pòrtego Dù colombi s’on trave del fenile i tuba rigiràndosse intorno, le faraone, come ogni giorno, le sòla e zìga che le pare mile. On sècio sporco, coasi pien de màco che ‘l mas-cio magnarà prima de sera, e in dù gabiòti alti on fià da tera, ghè dei conei che i bate ‘l taco. Trì rati, con fadìga e ostinazion i sta robando ‘n’ovo de galina, iutàndosse par scondarlo in cantòn. Sui sachi de soèntri e de farina on gato dorme, senza preocupazion el sta ciapàndo el sole chel… camina! Sotto il portico-Due colombi su una trave del fienile/tubano girandosi attorno,/le faraone, come ogni giorno,/volano gridano che sembrano mille./Un secchio sporco, quasi pieno del beverone/che il maiale mangerà prima di sera,/e in due conigliere alte un po’ da terra,/ci sono dei conigli che battono il tallone./ Tre ratti, con fatica ma ostinati/stanno rubando un uovo,/ aiutandosi per nasconderlo in un angolo./Sui sacchi di crusca e di farina,/un gatto dorme, senza preoccuparsi/prendendo il sole che…cammina!/ =Dic.1980= 25 E’ sempre la Natura a darci gli spettacoli migliori ! Spetacoli A gò zenà ormai da pì de ‘n’ora, son sgionfo anca de television, da coando (zà da ani) son in pension de sera gò desmesso de nar fora, e resto a casa, insieme a la me Mora de fianco a èla, là sentà in canton. A son nervoso e in agitazion e mandarìa el mondo in malora… I ne fa vedar solo prepotenza, desgrazie e corni in film e telegiornali… al mondo ghè soltanto delincoenza? A son nà fora e gò vardà el celo e tante stele no i-ò viste mai, gò visto el spetacolo pì belo! Spettacoli-Ho cenato ormai da più di un’ora,/sono sazio anche di televisione,/da quando, (già da anni) sono in pensione/ho smesso di uscire la sera,/rimango a casa assieme alla mia Mora,/al suo fianco, seduto nell’angolo./Sono nervoso e agitato e manderei in malora il mondo…/Ci fanno vedere solo prepotenza,/ disgrazie e scandali in film e telegiornali…/al mondo c’è solo delinquenza?/Sono uscito fuori a guardare il cielo/e così tante stelle non le ho viste mai,/ho visto lo spettacolo più bello!/ =1 Genn.2000= 26 Ecco “STIGE”, (nome mitologico del fiume infernale che circondava gli inferi), dato all’Anticiclone Africano giunto in questi primi giorni d’Agosto, ancora più caldo del “CARONTE” di fine Luglio, con temperature bollenti vicine ai 40°, alta pressione e cielo terso e scarsa ventilazione con afa opprimente. . . sarà davvero l’ Inferno? “STIGE”, l’anticiclòn de bòio. (e i sbarchi a Lampedusa) Da diese-coìndes’ani a sta parte fa sempre piassè caldo su la Tera anca coà, da matina fin a sera, te zerchi l’aria fresca par sorarte. Muciàre ‘l caldo e mètarlo in disparte, usarlo da Nadale a primavera, a se starìa ben, con bela ziera, senza impizàr la stùa, par scaldàrte! La colpa l’è del smog e de l’ozòno, lo dìse coasi tuti i Sienziati! ...ma coesta i pol contàrghela a me nono chel ghe dasèa de bada anca ai mati. Par mi i-è i Africani che ven coà, che i se tol drìo el caldo che fa là! “Stige”, l’anticiclone bollente-Da dieci-quindici anni a questa parte/fa sempre più caldo sulla Terra/anche qui, da mattina fin a sera,/cerchi l’aria fresca per raffreddarti./Ammassare il caldo e mettendolo da parte,/usarlo da Natale a Primavera,/si starebbe bene, con bella cera,/e senza accendere la stufa per scaldarti!/ La colpa è di smog e ozono,/lo dicono quasi tutti gli Scienziati!/ Ma questa possono raccontargliela a mio nonno/che dava retta anche ai matti./Per me sono gli Africani che vengono qua,/che si portano dietro il caldo che fa là!/ =Ago. 2013= 27 Indice: Pag. 5 6 Boli e bolete Busìe 7 Cani e postini 8 Che mondo mato … 9 Ci se contenta ..gode? 10 Disperazion 11 El Nono Pipeta 12 El pulzin malà 13 Fantasie da veci 14 I barbi de la Vale 15 La “Esperienza” 16 La goera 17 La penitenza 18 Mal de panza 19 Mi si, la conosso ben! 20 Moto 21 Na moiere ciacolona 22 Prevision dificile 23 Proverbi anticrisi 24 Risposta dificile 25 Soto el pòrtego 26 Spetacoli … 27 “STIGE” Stige, l’anticiclon de bòio 28