C ENTRO E UROPEO DI R ICERCA E P ROMOZIONE DELL 'A CCESSIBILITÀ E UROPEAN C ENTRE OF R ESEARCH AND A CCESSIBILITY P ROMOTION Associazione O.n.l.u.s. C.E.R.P.A. ITALIA via Palermo, 23B 38100 TRENTO (I) Tel. (39) 0461 915 564 Fax. (39) 0461 935 787 e-mail: [email protected] [email protected] www.cerpa.org 1 Mobilità ACCESSO AGLI ARGINI E ALLE AREE DI RIEQUILIBRIO ECOLOGICO Leris Fantini, Linda Mussini, Marzia Zamboni C.E.R.P.A. - ITALIA Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità 2 Il 20 ottobre 2000 a Firenze è stata presentata la Convenzione Europea sul paesaggio: i Ministri dei paesi membri hanno sottoscritto un testo, per la cui stesura sono stati necessari circa dieci anni di lavori, durante i quali si sono scontrate e confrontate due diverse linee di interpretazione del “paesaggio”, da un lato quella che ne considera gli aspetti naturalistici, dall’altro quella in cui prevale l’idea dello spazio legato all’azione umana ed alle attività produttive. Già in precedenza, nel corso della Conferenza di Rio del 1992 e durante le discussioni sullo sviluppo sostenibile, il tema “paesaggio” era stato messo in particolare rilievo in quanto esso rappresenta un fattore di equilibrio tra patrimonio naturale e culturale, è lo specchio dell’identità e della diversità tra i popoli e rappresenta una risorsa economica creatrice di posti di lavoro. I modi con cui si può intervenire sul paesaggio possono allora essere ampiamente diversificati: dalla conservazione, al recupero, alla riqualificazione, a seconda dei valori che vi sono presenti, della loro integrità e concentrazione, ogni azione non può, tuttavia, prescindere dal fatto che ha come obiettivo finale la promozione di un miglioramento della qualità degli ambiti in cui le popolazioni vivono. Emerge quindi con forza il tema della fruibilità degli spazi sia naturali, che costruiti o ripristinati. In ogni caso un principio generale da tenere presente nel momento in cui si opera sul paesaggio è che gli spazi all’aperto progettati, naturali o artificiali, devono essere “per tutti”, bambini, giovani, adulti, anziani, sia sani ed efficienti, che afflitti da limitazioni fisiche, sensoriali o mentali In tal senso vorremmo richiamare l'attenzione sulla legge regionale dell'EmiliaRomagna n.17/91 relativa alla disciplina delle attività estrattive, la cui peculiarità, rispetto alla normativa precedente, è stata quella di far prevalere le tematiche ambientali sulle esigenze produttive, imponendo uno sforzo progettuale importante e non indifferente; richiedendo che a monte di una qualsiasi trasformazione del territorio, venga definita la sua destinazione d’uso a conclusione dell’attività, privilegiandone l’utilizzo sia naturalistico che sociale. E' con queste premesse che l’esperienza di progettazione nasce, nell'ambito del Progetto Integra “Isola: inserimento sociale lavorativo di soggetti con disagio”, come azione complementare alle attività previste nell’Accordo di Programma sottoscritto dalla Regione Emilia Romagna, dalle Provincie di Modena e Reggio Emilia, dal Consorzio della Bonifica Parmigiana – Moglia – Secchia e dal Consorzio per la gestione dell’Area di Riequilibrio Ecologico della cassa di espansione del fiume Secchia e delle aree contigue. Il Consorzio delle casse di espansione del fiume Secchia, avendo verificato la necessità di trovare delle soluzioni per rendere il territorio che ha in gestione fruibile da parte di tutti, da qualche tempo era alla ricerca di esperienze analoghe, che tuttavia non sono state identificate, nonostante il grande sviluppo di arginature nelle aree di pianura. Da qui l’idea di un incarico assegnato dalla Regione Emilia Romagna 3 per la realizzazione di un modello nato sì per le casse del Secchia, ma esportabile in qualsiasi altro luogo in cui sia presente l’argine come barriera architettonica. Il modello si configura quindi come un contributo destinato a tutte le Amministrazioni e/ privati che gestiscono aree destinate (anche potenzialmente) alla pubblica fruizione. Esso rappresenta anche un elemento da tenere in considerazione ogni qualvolta si progettano ex novo risistemazioni del territorio, al fine di non dover ricorrere a posteriori ad inutili ed onerosi interventi di adeguamento. Il territorio in gestione al Consorzio e oggetto del progetto, si trova in una realtà complessa ed estremamente multiforme, in un comprensorio fortemente industrializzato e interessato da numerose attività produttive (tra cui quelle estrattive), stretto tra grosse arterie stradali (tra esse la via Emilia e l’autostrada A1), e ricomprendente una Riserva naturale istituita in corrispondenza di un manufatto idraulico. In questo mosaico di “bisogni della collettività” il Consorzio ha sviluppato, nel corso dei suoi 10 anni di attività, azioni sulla base di quanto definito nelle finalità istitutive, con occhio particolare all’educazione ambientale, quindi alla fruizione e conoscenza dell’ambiente, partendo dal principio che “non si può conservare e proteggere se non si conosce”. Nel nutrito ventaglio delle iniziative un posto di rilievo l’hanno avuto sin dall’inizio quelle svolte all’aperto, cioè le visite guidate ed è stato proprio in occasione dello svolgimento di alcune di esse che si è posto il problema dell’accessibilità al territorio, poiché più volte nelle classi in visita erano presenti alunni disabili per i quali l’arginatura costituiva una barriera. Questa considerazione è stato il punto di partenza per numerose riflessioni sulla fruibilità del territorio e sui vincoli presenti in esso. In un ambiente naturale progettare l’accessibilità significa rendere alcuni percorsi e aree raggiungibili ed utilizzabili da chiunque. Prima di intervenire è necessario analizzarne attentamente le caratteristiche allo scopo di individuare le zone più idonee o adattabili alle utenze deboli. Le soluzioni progettuali variano poi a seconda degli obiettivi prefissati e delle caratteristiche del sito. Ancora una volta vale la pena sottolineare che va fatta una importante distinzione tra aree per le quali è possibile una progettazione ex-novo e aree esistenti che necessitano di un intervento di adattamento, quale è il caso delle casse di espansione del fiume Secchia. Si è quindi proceduto per gradi contattando in primo luogo alcune associazioni di disabili per comprenderne le esigenze al fine di poter avanzare delle ipotesi tenendo ben presente che intervenire sull’esistente non è semplice, soprattutto se l’esistente è rappresentato da un manufatto le cui finalità sono di tipo idraulico, legate alla sicurezza pubblica. L’obiettivo da perseguire era quello di trovare una soluzione a tutti i problemi garantendo il pieno rispetto dei vincoli e soddisfacendo le esigenze della fruizione. 4 Nel nostro caso il primo elemento “barriera” è rappresentato dall’arginatura che da un lato è un segno forte che caratterizza il paesaggio, dall’altro ha una funzionalità legata alla regimazione delle acque, da considerare di importanza prioritaria. L’intervento di adattamento avrebbe quindi dovuto essere progettato, e successivamente eseguito, tenendo ben presente: - preesistenze paesaggistiche; - assenza di interferenze con l’argine; - presenza di un’area protetta; - esigenze dell’utenza. Per tali motivi l’introduzione di un qualsiasi elemento estraneo al territorio avrebbe dovuto inserirsi in un contesto paesaggistico contenente già linee fortemente marcate. Per quanto riguarda la conservazione delle caratteristiche di sicurezza dell’arginatura, non sono possibili interventi di adattamento che prevedano il rimodellamento del corpo arginale o altri tipi di interferenze, ad esempio l’inserimento di pali o altro (soprattutto nella sua parte interna, cioè quella rivolta all’interno del bacino, che peraltro ha vincoli ulteriori). Anche la presenza di un’area protetta ha determinato alcune scelte, soprattutto legate alle specie vegetali utilizzate per mascherare/evidenziare l’intervento di adattamento. Alla luce di quanto appena riassunto è comprensibile che le ipotesi siano state numerose e diversificate tra loro, sino a giungere ad una mediazione: trasformare il modello strutturale in modello di approccio filosofico al problema. In virtù della legge che consente l'accesso alle vicinanze dell'area di interesse di disabili con i propri mezzi ed essendo a conoscenza che le persone con problemi motori e sensoriali hanno come unico mezzo, che garantisce l'autonomia e la mobilità, il mezzo di trasporto privato, si è pensato di ribaltare concettualmente il concetto di parcheggio. Il parcheggio deve essere in prossimità dell'area di interesse e se una barriera sono le distanze eccessive (> di 100 mt.), perché non collocare il parcheggio a ridosso dell'argine?!. Il percorso naturalistico si sviluppa in genere sulla sommità dell'argine e la differenza di quota (5/6 mt.) se affrontata con una rampa a norma, comporterebbe uno sviluppo notevole se non addirittura improponibile secondo un rapporto lunghezza/pendenza/energie umane. Diventa interessante a questo punto immaginare che l'auto, mezzo principale della mobilità, posa superare con estrema facilità una rampa carrabile. Inizialmente il percorso carrabile è stato pensato secondo un disegno che ricordasse forme a spirale come i gusci di molluschi ritrovati nella zona. Un percorso sinuoso che nel rispetto del paesaggio si sviluppa lungo l'argine, ma in sede propria, sino a raggiungere la sommità. Si voleva mantenere il riporto di terra all'esterno dell'argine, collegando le due sommità con una passerella. La struttura della passerella doveva essere molto leggera e riprodurre in modo semplificato lo scheletro di un'animale preistorico: le vertebre. 5 Una sorta di tensostruttura mascherata dalla vegetazione del luogo, si sarebbe sviluppata fra il percorso naturale e la "porta di accesso" all'argine. L'area riportata diventa quindi una "porta di accesso", un'area significativa, riconoscibile, da cui partire e ritornare; dunque un'infrastruttura attrezzata con aree di parcheggio delimitate da siepi e piccoli arbusti. Il luogo si presta per essere successivamente attrezzato con panche per la sosta e il riposo opportunamente attrezzate per il riparo dal vento e dai raggi solari. L'infrastruttura, per chi non utilizza l'auto, costituisce un'occasione per osservare, toccare, odorare, la flora e la vegetazione tipiche della riserva. Un percorso didattico dunque che si sviluppa sia sulla sommità del parcheggio che sul percorso realizzato con rampe di scale. L'area e i percorsi riteniamo debbano in qualche modo "mascherare" i mezzi meccanici attraverso canneti artificiali; il canneto è un elemento che sovente ritroviamo all'interno dell'area naturale. I canneti artificiali dovranno essere rivestiti da vegetazione rampicante e, se i canneti si congiungono alla loro sommità, si otterrebbe oltre ad un buon effetto estetico, anche un miglioramento dell'ombreggiatura, simile ad un pergolato. In sintesi, si è optato per la realizzazione di un terrapieno addossato all’argine (in corrispondenza del suo lato esterno), che da un lato ne riprende l’andamento, quindi il segno sul territorio, dall’altro, essendo un corpo estraneo, non interferisce con esso, garantendo l’accessibilità alla sua sommità. Al fine di non ricadere nell’errore concettuale di creare uno spazio “riservato” a categorie più deboli, la filosofia di progettazione è stata quella di ideare un elemento di riferimento, riconoscibile sul territorio avente la funzione di “porta di accesso per tutti alla Riserva”. Ulteriore problematica da risolvere è stata quella del mascheramento/sottolineatura del terrapieno: appesantirlo con ulteriori elementi strutturali avrebbe potuto creare problemi all’argine. Si è quindi optato per una copertura vegetale che comunque non interferisse con il manufatto idraulico, che potrebbe essere compromesso da apparati radicali consistenti, pertanto si è dovuto prevedere la messa a dimora di specie erbacee, tutt’al più arbustive, rigorosamente autoctone poiché si tratta di un intervento all’interno di una Riserva naturale. Si è già detto che un punto di forza dell’area risiede negli aspetti didattici che vi sono presenti e che si esprimono attraverso le numerose attività che vi si realizzano nel campo dell’Educazione ambientale. Partendo da questa riflessione è stata individuata una soluzione in grado di ovviare alle problematiche sopra identificate e al contempo attribuire all’intervento un ulteriore contenuto e significato. Nel caso della Riserva delle Casse di espansione del fiume Secchia si è pensato alla creazione di un percorso botanico didattico, accessibile a qualsiasi tipo di utenza, finalizzato alla conoscenza delle piante officinali presenti nell’area. Un percorso 6 botanico che riassuma e proponga in termini didattici, in un unico luogo, le specie officinali del territorio. Per accentuare maggiormente il significato educativo dell’intervento si è programmato di attivare una collaborazione con un istituto superiore professionale di agraria di Modena, attraverso la realizzazione di un’area di progetto. Gli alunni avranno il compito di progettare e realizzare la sistemazione del verde del terrapieno. Al fine di rendere completa la progettazione, si dovranno anche prevedere tutti quegli elementi di comunicazione (cartellini didascalici e/o mini guida o pieghevole da distribuire all’utenza) che faranno dell’ “orto delle officinali del Secchia” un vero e proprio percorso botanico didattico. TECNOLOGIE E SERVIZI PER LA MOBILITÀ Le attenzioni progettuali legate espressamente al territorio, attraverso la modifica di parti dell’ambiente non bastano, occorre ripensare alla mobilità come espressione sinergica di diversi livelli di trasporto. Si rivela quindi necessario individuare uno strumento che consenta, soprattutto nelle aree naturali, di muoversi in modo agevole e sicuro superando le barriere ambientali del luogo che sono: • la pendenza • la distanza. Per dare avvio al modello di mobilità accennato, occorre individuare e realizzare luoghi fruibili e un servizio di assistenza. Una esperienza di servizio di noleggio similare a quanto si vuole introdurre sull’area, è stato realizzato diversi anni fa all’interno dell’Orto Botanico di Roma ma attualmente ritroviamo esperienze similari presso gli Aeroporti di Roma, la Stazione Termini di Roma, nella città di Ferrara, ecc… Il servizio di noleggio di ausili che facilitano la mobilità e il risparmio di energie, non riguarda solo le persone definite comunemente “disabili” ma si rivolge anche a persone anziane, cardiopatici, asmatici e quanti hanno difficoltà motorie di vario genere. L’iniziativa può essere supportata da uno sponsor che affida in comodato gratuito il o i mezzi all’ente gestore attraverso apposita convenzione. La convenzione potrebbe prevedere alcune agevolazioni nei confronti dello sponsor nonché modalità di gestione, manutenzione, riparazione dei mezzi e assicurazione. Quindi il sistema intermodale che potrebbe essere ipotizzato non riguarda più interventi tecnico-ambientali ma più propriamente la progettazione di servizi sostanzialmente di noleggio e accompagnamento. 7 Il servizio di noleggio dei veicoli può essere efficacemente messo a disposizione in corrispondenza dei punti di arrivo del pullman turistici localizzati, dei parcheggi e comunque nelle immediate vicinanze del parco (Check Points). I mezzi che si possono mettere in campo sono molteplici ma riportiamo a seguito alcune descrizioni esemplificative: - Scooter elettrici Lo scooter elettrico potrebbe essere il mezzo veloce all’interno della città trafficata e che rispetta tutte le caratteristiche sopracitate. Per quanto ci riguarda gli scooter elettrici che ci interessano sono dei motoveicoli a tre ruote, creati per rendere più indipendenti possibile le persone anziane, oltre ad assicurare comodità e facilità di guida consente la circolazione non solo su strada ma anche, per le loro ridotte velocità, in centri commerciali, luoghi di vacanza, scuole, ecc… Particolarmente adatto nel superamento degli ostacoli e delle pendenze (24%). L’autonomia del mezzo può raggiungere i 40 km., peso 60 kg., velocità 6 km/h. - Cingolati Più che i dispositivi per la mobilità su strada, i cingolati hanno la funzione specifica di superamento dei dislivelli. E’ un dispositivo dotato di un motore elettrico alimentato da un accumulatore ricaricabile e viene inserito nelle carrozzine ed è un ausilio importante che viene utilizzato per salire e scendere le scale, trasportando una persona. Esso ha la prerogativa di poter superare pendenze abbastanza elevate. Questa soluzione può essere molto vantaggiosa nel caso di percorsi accidentati e con forti pendenze (parchi, oasi, sentieri). L’autonomia del mezzo può raggiungere le 4 ore, il peso è di 120 kg., la velocità 6 km/h. Il sistema mobilità non può però risolversi solo con un servizio di noleggio ma occorre predisporre una serie di infrastrutture che consentono l’arrivo nel luogo e la visitabilità dell’area. Per es.: ARRIVO attraverso: - scuolabus - pullman - auto privata - camper o roulotte - motociclo 8 - bicicletta - FRUIBILITA’ DEL PARCO attraverso: percorsi pedonali mountain bike scooter elettrici carrozzine manuali carrozzine elettriche Le problematiche presenti nell’area in cui si è progettato in fase preliminare sono numerose, come si è descritto in precedenza, lo sforzo progettuale è stato proprio quello di trovare una soluzione compatibile con i numerosi vincoli preesistenti, senza cadere nell’errore di proporre degli spazi dedicati solo ai soggetti portatori di handicap, da qui la filosofia della “porta di accesso alla Riserva”. Particolarmente interessante è stata la proposta della Regione di assegnare un incarico per la realizzazione di un progetto secondo la formula del prototipo, ad un Ente territoriale che già era alla ricerca di una soluzione ad un problema esistente su ampia scala. L’idea del prototipo rappresenta anche un’interessante sperimentazione che consente, tra l’altro, l’ottimizzazione delle risorse economiche (purtroppo sempre relativamente esigue) e progettuali degli Enti di gestione delle aree destinate alla fruizione. 9