C ENTRO E UROPEO
DI R ICERCA
E P ROMOZIONE
DELL 'A CCESSIBILITÀ
E UROPEAN C ENTRE
OF R ESEARCH AND
A CCESSIBILITY
P ROMOTION
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Mobilità n.12
Dicembre 2000
Una riserva non riservata
di Leris Fantini, Linda Mussini, Marzia Zamboni
C.E.R.P.A. - ITALIA
Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità
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Lo sviluppo sostenibile, il paesaggio, la tutela ambientale e l'accessibilità del verde
sono parte di un dibattito che va ben oltre i confini nazionali. Anche in Italia
tuttavia si tenta di mettere in pratica almeno i punti fermi di questa riflessione
internazionale. Il progetto che gli autori presentano, vorrebbe rappresentare un
modello di riferimento per chi intenda recuperare alla fruizione di tutti aree verdi
"dimenticate". Ci riusciranno? Lo vedremo e ne riparleremo fra un paio d'anni.
Ci sono voluti quasi dieci anni per stenderla ma, finalmente, nell'ottobre dello scorso
anno a Firenze è stata presentata la Convenzione Europea sul paesaggio
sottoscritta dai Ministri dei Paesi membri della Comunità. Perché ci è voluto così
tanto tempo? Durante i lavori si sono confrontate e scontrate due filosofie molto
diverse, da un lato quella che considera gli aspetti naturalistici del "paesaggio",
dall'altro quella in cui prevale l'idea dello spazio legato all'azione umana ed alle
attività produttive.
Già in precedenza, nel corso della Conferenza di Rio del 1992 e durante le
discussioni sullo sviluppo sostenibile, il tema "paesaggio" era stato posto in
particolare rilievo in quanto, come fattore di equilibrio tra patrimonio naturale e
culturale, diventa lo specchio dell'identità e della diversità tra i popoli e rappresenta
una risorsa economica generatrice di posti di lavoro.
I modi con cui si può intervenire sul paesaggio sono quindi ampiamente diversificati:
dalla conservazione, al recupero, alla riqualificazione, a seconda dei valori che vi sono
presenti, della loro integrità e concentrazione. Ogni azione non può, tuttavia,
prescindere dal fatto che l'obiettivo finale è la promozione di un miglioramento
della qualità dei "paesaggi" in cui viviamo.
Emerge quindi con forza il tema della fruibilità degli spazi sia naturali che
costruiti o ripristinati. In ogni caso un principio generale da tenere presente nel
momento in cui si opera è che gli spazi all'aperto progettati, naturali o artificiali,
devono essere "per tutti", bambini, giovani, adulti, anziani, sia sani ed efficienti, che
afflitti da limitazioni fisiche, sensoriali o mentali.
Un esempio italiano
Facciamo allora un esempio di cosa significhi operativamente recuperare un'area
verde alla fruibilità da parte di tutti. E' un esempio italiano che nasce in Emilia
Romagna da un Accordo di Programma sottoscritto dalla Regione, dalle Provincie di
Modena e Reggio Emilia, dal Consorzio della Bonifica Parmigiana - Moglia - Secchia
e dal Consorzio per la gestione dell'Area di Riequilibrio Ecologico della cassa di
espansione del fiume Secchia e delle aree contigue.
Le casse di espansione sono dei bacini realizzati a margine degli argini di molti
fiumi. In caso di piene il fiume viene fatto tracimare all'interno di queste casse per
evitare che esondi in zone abitate o dove può arrecare danni.
Queste aree, non essendovi ammessa la costruzione di nessun edificio o
infrastruttura, sono particolarmente ricche di verde e attirano una fauna che si era
spesso allontanata dai bacini fluviali.
Il Consorzio delle casse di espansione del fiume Secchia aveva la necessità di
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approntare soluzioni per rendere fruibile da parte di tutti il territorio che ha in
gestione. Da qualche tempo era quindi alla ricerca di esperienze analoghe, ma
nonostante il grande sviluppo di arginature nelle aree di pianura, non esiste nessuna
esperienza di riferimento.
Di qui l'idea di un incarico assegnato dalla Regione Emilia Romagna Assessorato alle Politiche Sociali per la realizzazione di un modello nato sì per
le casse del Secchia, ma esportabile in qualsiasi altro luogo in cui sia presente l'argine
come barriera architettonica. E' con queste premesse che l'esperienza di
progettazione nasce, nell'ambito del Progetto Integra "Isola: inserimento sociale
lavorativo di soggetti con disagio", come azione complementare alle altre attività già
previste.
Il modello è quindi un contributo a tutte le Amministrazioni e privati che
gestiscono aree destinate (anche potenzialmente) alla pubblica fruizione ed utile sia a
chi deve riqualificare una certa area sia a che deve progettarne una ex novo.
Conoscere per proteggere
Il territorio in gestione al Consorzio, si trova in una realtà complessa ed
estremamente multiforme, in un comprensorio fortemente
industrializzato e interessato da numerose attività produttive (tra cui
quelle estrattive), stretto tra importanti arterie stradali (tra esse la via Emilia e
l'autostrada A1) e ricomprendente una riserva naturale istituita in corrispondenza
di un manufatto idraulico.
In questo mosaico di "bisogni della collettività" il Consorzio ha avuto un
occhio di particolare riguardo verso l'educazione ambientale, la fruizione e
conoscenza dell'ambiente, partendo dal principio che "non si può conservare e
proteggere se non si conosce". Nel nutrito ventaglio delle iniziative un posto di rilievo
l'hanno le visite guidate ed è stato proprio in occasione dello svolgimento di alcune
di esse che si è posto il problema dell'accessibilità al territorio, poiché più volte nelle
classi in visita erano presenti alunni disabili per i quali l'arginatura costituiva una
barriera.
Conoscere per conservare
In un ambiente naturale progettare l'accessibilità significa rendere alcuni percorsi e
aree raggiungibili ed utilizzabili da chiunque. Prima di intervenire è necessario
analizzarne attentamente le caratteristiche allo scopo di individuare le zone più
idonee o adattabili alle utenze deboli. Le soluzioni progettuali variano poi a seconda
degli obiettivi prefissati e delle caratteristiche del sito. Va fatta una importante
distinzione tra aree per le quali è possibile una progettazione ex novo e aree esistenti
che necessitano di un intervento di adattamento, quale è il caso delle casse di
espansione del fiume Secchia.
Si è quindi proceduto per gradi contattando in primo luogo alcune associazioni di
disabili per comprenderne le esigenze al fine di poter avanzare delle ipotesi tenendo
ben presente che intervenire sull'esistente non è semplice, soprattutto se l'esistente è
rappresentato da un manufatto le cui finalità sono legate alla sicurezza pubblica.
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L'obiettivo da perseguire era quello di trovare una soluzione a tutti i problemi
garantendo il pieno rispetto dei vincoli e soddisfacendo le esigenze della fruizione.
Nel nostro caso il primo elemento "barriera" è rappresentato dall'arginatura che da
un lato è un segnale forte che caratterizza il paesaggio, dall'altro ha una funzionalità
legata alla regimazione delle acque da considerare di importanza prioritaria.
L'intervento di adattamento avrebbe quindi dovuto essere progettato, e
successivamente eseguito, tenendo ben presenti le preesistenze paesaggistiche,
l'assenza di interferenze con l'argine, la presenza di un'area protetta e le esigenze
dell'utenza.
L'argine
L'introduzione di un qualsiasi elemento estraneo al territorio avrebbe dovuto
inserirsi in un contesto paesaggistico contenente già linee fortemente marcate. Per
quanto riguarda la conservazione delle caratteristiche di sicurezza dell'arginatura,
non sono possibili interventi di adattamento che prevedano il rimodellamento del
corpo arginale o altri tipi di interferenze, ad esempio l'inserimento di pali o altro
(soprattutto nella sua parte interna, cioè quella rivolta all'interno del bacino, che
peraltro ha vincoli ulteriori). Anche la presenza di un'area protetta ha determinato
alcune scelte, soprattutto legate alle specie vegetali utilizzate per mascherare o
evidenziare l'intervento di adattamento.
Sappiamo poi che le persone con problemi motori e sensoriali riescono a raggiungere
un po' di autonomia e di mobilità solo grazie alla propria auto. Al contempo, la legge
consente l'accesso alle vicinanze dell'area di interesse di disabili con i propri mezzi.
In questo caso quindi il concetto di parcheggio va ripensato. Il parcheggio deve essere
posto in prossimità dell'area di interesse, ma se le distanze eccessive (superiori a 100
metri) rappresentano un ostacolo, perché non collocare il parcheggio a ridosso
dell'argine?
Il percorso naturalistico, però, si sviluppa in genere sulla sommità dell'argine e la
differenza di quota (5/6 metri), se affrontata con una rampa pedonale a norma,
comporterebbe uno sviluppo notevole secondo un rapporto lunghezza, pendenza,
energie umane.
Diventa interessante a questo punto immaginare che l'auto, mezzo indispensabile
alla mobilità, possa superare con estrema facilità una rampa carrabile.
Inizialmente il percorso carrabile è stato pensato secondo un disegno che ricordasse
forme a spirale come i gusci di molluschi ritrovati nella zona. Un percorso sinuoso
che nel rispetto del paesaggio si sviluppava lungo l'argine, ma in sede propria, sino a
raggiungere la sommità.
Poi via via l'ipotesi si è indirizzata verso un doppio argine: il riporto di terra si
sarebbe sviluppato parallelamente all'argine esistente, mentre una passerella avrebbe
collegato le due sommità. La struttura della passerella doveva essere molto leggera e
riprodurre in modo semplificato lo scheletro di un animale preistorico: le vertebre.
Una sorta di tensostruttura mascherata dalla vegetazione del luogo, si sarebbe
sviluppata fra il percorso naturale e la "porta di accesso" all'argine.
L'ipotesi definitiva si semplifica ulteriormente: il riporto di terra viene
completamente addossato all'argine dandone il risalto e lo spessore per connotarlo
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quale ingresso. In sintesi, si è optato per la realizzazione di un terrapieno addossato
all'argine (in corrispondenza del suo lato esterno), che da un lato ne riprende
l'andamento, quindi il segno sul territorio, dall'altro, essendo un corpo estraneo, non
interferisce con esso, garantendo l'accessibilità alla sua sommità.
La porta di accesso
L'area riportata diventa quindi una "porta di accesso", un'area significativa,
riconoscibile, da cui partire e ritornare; dunque un'infrastruttura attrezzata con aree
di parcheggio e rampa di scale delimitate da siepi e piccoli arbusti. Il luogo si presta
per essere successivamente attrezzato con panche per la sosta e il riposo
opportunamente attrezzate per il riparo dal vento e dai raggi solari.
Per non ricadere nell'errore concettuale di creare uno spazio "riservato" a categorie
più deboli, la filosofia di progettazione è stata quella di ideare un elemento di
riferimento, riconoscibile sul territorio avente la funzione di "porta di accesso per
tutti alla Riserva".
L'infrastruttura, per chi non utilizza l'auto, costituisce un'occasione per osservare,
toccare, odorare, la flora e la vegetazione tipiche della riserva. Ecco che diventa un
percorso didattico che si sviluppa sia sulla sommità del parcheggio che sul percorso
realizzato con rampe di scale.
Si è scelto il canneto come elemento che, ritrovandosi spesso all'interno dell'area
naturale, offre riconoscibilità pur nella discrezione dell'impatto. I canneti artificiali
dovranno essere rivestiti da vegetazione rampicante per mascherare i mezzi
meccanici e, se i canneti si congiungono alla loro sommità, si otterrebbe oltre ad un
buon effetto estetico, anche un miglioramento dell'ombreggiatura, simile ad un
pergolato.
Ulteriore problema da risolvere è quello del mascheramento e sottolineatura del
terrapieno: appesantirlo con ulteriori elementi strutturali avrebbe potuto creare
problemi all'argine. Si è quindi optato per una copertura vegetale che comunque non
interferisse con il manufatto idraulico, che potrebbe essere compromesso da apparati
radicali consistenti, pertanto si è provveduto alla messa a dimora di specie erbacee,
tutt'al più arbustive, rigorosamente autoctone poiché si tratta di un intervento
all'interno di una Riserva naturale.
Didattica nel verde
Si è già detto che un punto di forza dell'area risiede nelle potenzialità didattiche che
vi sono presenti e che si esprimono attraverso le numerose attività che nel campo
dell'educazione ambientale. Si è quindi considerato opportuno potenziare ancora di
più questa offerta con la creazione di un percorso botanico, accessibile a qualsiasi
tipo di utenza, finalizzato alla conoscenza delle piante officinali presenti nell'area.
Per accentuare maggiormente il significato educativo dell'intervento si è
programmato di attivare una collaborazione con un Istituto Superiore professionale
di Agraria di Modena, attraverso la realizzazione di un'area di progetto. Gli alunni
avranno il compito di progettare e realizzare la sistemazione del verde del terrapieno.
Al fine di rendere completa la progettazione, si dovranno anche prevedere tutti quegli
elementi di comunicazione (cartellini didascalici e/o mini guida o pieghevole da
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distribuire all'utenza) che faranno dell'"Orto delle officinali del Secchia" un vero e
proprio percorso botanico didattico.
Tecnologie e servizi
Ma le attenzioni progettuali non sempre bastano; per garantire la mobilità di tutti
bisogna anche ricorre a supporti tecnici e di servizio. L'idea di un servizio di noleggio
di ausili per la mobilità non è nuovissima, è già stata realizzata diversi anni fa
all'interno dell'Orto Botanico di Roma ma attualmente ritroviamo esperienze simili
presso gli Aeroporti di Roma, la Stazione Termini di Roma, nella città di Ferrara, ecc.
Il servizio di noleggio di ausili che facilitano la mobilità e il risparmio di energie,
non riguarda solo le persone definite comunemente "disabili" ma si rivolge anche a
persone anziane, cardiopatici, asmatici e quanti hanno difficoltà motorie di
vario genere.
L'iniziativa può essere supportata da uno sponsor che affida in comodato gratuito i
mezzi all'ente gestore attraverso apposita convenzione. La convenzione potrebbe
prevedere alcune agevolazioni nei confronti dello sponsor nonché modalità di
gestione, manutenzione, riparazione dei mezzi e assicurazione.
Il servizio di noleggio dei veicoli può essere efficacemente messo a disposizione in
corrispondenza dei punti di arrivo del pullman turistici localizzati, dei parcheggi e
comunque nelle immediate vicinanze del parco.
I mezzi che si possono mettere in campo sono molteplici: scooter elettrici,
cingolati come pure carrozzine elettroniche.
Le problematiche presenti nell'area in cui si è progettato in fase preliminare sono
numerose, come si è descritto in precedenza, lo sforzo progettuale è stato proprio
quello di trovare una soluzione compatibile con i numerosi vincoli preesistenti, senza
cadere nell'errore di proporre degli spazi dedicati solo ai soggetti portatori di
handicap, da qui la filosofia della "porta di accesso" alla Riserva.
Queste le idee, ora si tenterà di realizzarle.
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