Carta Ittica del Fiume Po
14. Stato attuale della fauna ittica del Fiume Po
La presenza degli esotici e la loro affermazione nella comunità ittica, il degrado ambientale, una
politica gestionale della pesca, della fauna ittica e dell’ecosistema fluviale condotta a lungo, in tempi
passati, in maniera poco oculata e secondo principi del tutto avulsi dalle necessità dell’ecosistema
fluviale e della fauna ittica in particolare, hanno provocato rapidissime modificazioni a carico
dell’ittiofauna del Fiume Po.
comune) e 3 specie stanziali. Queste ultime, in realtà sono taxa particolarissimi, caratterizzati da
areali molto frammentati (bottatrice e spinarello) e/o notevole specializzazione di nicchia
(panzarolo). Per i primi due esistono ancora diversi punti oscuri riguardanti le caratteristiche sia
autoecologiche sia biogeografiche; oltretutto, le fonti che ne riportano la presenza originaria in Po
sono piuttosto scarse e poco documentate. Bottatrice e spinarello sono state inserite entrambe dal
Pavesi (1896, 1901) e poi anche da Nardi (1977) e Alessio (1978) e nella Carta Ittica di Pavia del
1988, all’interno della check list delle specie native del tratto pavese del Po, mentre non sono
Tali modificazioni possono essere sinteticamente ed efficacemente rappresentate, considerando
disponibili altre fonti che ne attestino la presenza originaria (tantomeno ai tempi nostri) altrove nel
alcuni aspetti particolari, che sono:
fiume. Per quanto riguarda invece il panzarolo, il suo inserimento tra le specie native del Po si basa
1. La composizione specifica profondamente alterata dell’ittiofauna del Po;
sulle conoscenze biogeografiche relative alla specie e soprattutto sul fatto che esso è stato
rinvenuto con la campagna di censimento ittico del 2007, svolta nell’ambito del presente lavoro, in
2. La profonda alterazione dell’assetto distributivo delle specie autoctone;
un ramo del paleoalveo del Po, nel tratto di transizione tra alta e bassa pianura (la Sesia Morta) e
3. Il generale depauperamento del popolamento ittico;
nel Trebbia; tale ritrovamento, ed il fatto che si sia verificato unicamente in ambienti laterali al
4. La netta separazione tra il popolamento ittico a monte della Diga di Isola Serafini e quello a
valle della diga stessa.
fiume, attesterebbe la preferenza di questa specie per ambienti marginali, piuttosto che per l’asta
principale e dunque potrebbe anche spiegare il motivo per cui essa non è mai stata rilevata nell’asta
del Po.
Oltre alla scomparsa di specie native, si registra, soprattutto nell’ultimo secolo, l’ingresso e
l’acclimatamento in Po di numerose specie ittiche esotiche, la grandissima parte delle quali è oggi
14.1 Composizione specifica attuale del popolamento ittico
del Fiume Po
La composizione specifica dell’ittiofauna del Fiume Po è oggi profondamente alterata. Delle specie
presente con popolazioni naturalizzate.
Figura 68
Ittiofauna del Fiume Po. Assetto emerso dall’integrazione dei dati raccolti negli
ultimi sei anni di monitoraggio ittico nel Fiume Po.
ittiche d’acqua dolce per le quali è stata accertata la presenza negli ultimi 6 anni, ben il 43% è
rappresentato da specie di origine esotica (tra queste si intendono comprese le 2 “para-autoctone”,
ASSETTO ORIGINARIO
ASSETTO basato sui dati 2002-2008
trota fario e carpa, e la forma “ibrida” prodotta dall’incrocio della trota fario con la trota marmorata,
Specie
Para-autoctone
3
anch’essa convenzionalmente considerata, nella presente Carta Ittica, para-autoctona e al livello di
specie esclusivamente al fine di consentirne la tracciabilità in ogni parte del documento).
Specie
autoctone
29
Specie
esotiche
19
Dalle 35 specie dulcicole native accertate, si è passati ad un assetto completamente diverso, che,
secondo una ricostruzione basata sugli ultimi 6 anni di monitoraggio compiuto nell’ambito delle
diverse carte ittiche (tra cui la presente) e di altri lavori di ricerca svolti nel Po1, comprenderebbe
Specie
autoctone
35
almeno 51 specie ittiche dulcicole, di cui però:
a. circa 30 specie dulcicole native (per diverse delle quali però non si hanno riscontri
certi negli ultimi due anni);
b. 19 specie esotiche accertate, dalle più svariate provenienze e caratteristiche
Origine
Specie autoctone
ecologiche, e comunque nella gran parte certamente naturalizzate nel Po;
c. 2 specie para-autoctone, carpa e trota fario, e la forma “ibrida” di quest’ultima,
derivante dall’incrocio con la trota marmorata.
Rispetto all’assetto originario risulterebbero dunque scomparse 5 specie, di cui 2 migratrici, che
Specie esotiche
effettivamente da tempo sono considerate estinte dai bacini italiani (storione ladano e storione
Assetto basato sui
dati 2002-2008
22
Assetto originale
migratrice facoltativa
2
3
migratrice obbligata - anadroma
2
5
migratrice obbligata - catadroma
1
1
eurialina dulcicola
2
2
stenoalina dulcicola
5
0
stenoalina dulcicola
eurialina dulcicola
Specie paraautoctone
1
Classificazione Bioecologica
24
14
0
stenoalina dulcicola
2
0
eurialina dulcicola
1
0
Al fine di ovviare ai forti limiti di campionamento che, nonostante un approccio scientifico e rigoroso, sono ineludibili in Po, ed offrire un quadro quanto più esaustivo e
puntuale possibile dello stato della fauna ittica del fiume, si è deciso di basare la ricostruzione dell’assetto “attuale” dell’ittiofauna del Po non semplicemente sui è basata
sui dati tratti dai lavori di monitoraggio ittico (resi disponibili dagli Enti) svolti negli ultimi 6 anni.
. G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
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Carta Ittica del Fiume Po
Nei diversi macro-tratti fluviali il quadro compositivo in specie native e specie introdotte documenta
Figura 69
l’affermarsi di una situazione piuttosto emblematica, che, soprattutto per la scala dimensionale a
Occorrenza percentuale (% di rilevazioni della presenza di specie appartenenti ai
gruppi) di specie autoctone ed esotiche nei singoli macro-tratti.
autoctono
cui può essere analizzata nel caso del Po, è di fatto esemplificativa di quanto sta avvenendo e può
esotico
100%
avvenire in altri fiumi del Nord-Italia, in particolare afferenti al Po stesso, come dimostrano peraltro
le condizioni rilevate nei tratti terminali di grandi affluenti come il Mincio, il Secchia, il Taro, ma
90%
anche l’Adda ed il Ticino stesso. Per quanto questi ultimi due fiumi, nei loro tratti sub lacuali,
80%
possano essere chiamati a rappresentare, per le condizioni dell’ambiente e della fauna ittica
70%
tutti i grandi fiumi di pianura afferenti al bacino del Po, anch’essi, nei loro tratti terminali, e
soprattutto sotto gli effetti di un’urbanizzazione e antropizzazione crescente in questi ambiti, che
hanno provocato forti alterazioni dell’habitat fluviale, risultano molto alterati, vicini alla realtà del
Po. L’affermazione delle specie esotiche (tra le quali non sono considerate le specie para-autoctone,
Occorrenza %
rinvenibili nei loro tronconi centrali, le migliori condizioni di naturalità attualmente riscontrabili tra
60%
50%
40%
inserite invece nel gruppo delle specie native, dal momento che dal punto di vista ecologico e
30%
gestionale sono trattate alla stregua di queste ultime) manifesta un’importanza crescente da monte
20%
verso valle: dal tratto pedemontano a quello di pianura la frequenza percentuale delle specie
10%
esotiche aumenta pesantemente, fino addirittura ad invertire i rapporti percentuali a proprio favore
0%
in corrispondenza del tratto di bassa pianura, dove esse si rivelano molto più frequenti nei campioni
che non le specie autoctone (Figura 69).
Tratto
montano
Non solo, ma anche considerando la composizione in
specie della comunità ittica nelle singole stazioni di monitoraggio lungo il Po (Figura 70, dati 2007-
Tratto di
Tratto
transizione
pedemontano
pedemontano
alto
Tratto di alta
pianura
Tratto di
Tratto di bassa
transizione tra
pianura
alta e bassa
pianura
Delta
2008), di nuovo si evince, scendendo verso valle, un aumento del numero di specie esotiche che nel
tratto di bassa pianura si rivelano in diversi casi anche molto più numerose delle specie native
Le ragioni per cui la fauna ittica nativa del Po si trova quasi completamente soppiantata dalle specie
all’interno della comunità ittica.
esotiche nel tratto planiziale, affondano le proprie origini in un passato certamente anteriore al
periodo (più o meno individuabile negli ultimi trent’anni) in cui il fenomeno delle introduzioni ha
Questo modello di affermazione delle specie esotiche nel tratto fluviale di pianura è stato più volte
descritto anche nel caso di altri corsi d’acqua dello stesso bacino del Po (GRAIA srl, 2006). Si tratta
peraltro di un fenomeno piuttosto prevedibile dal punto di vista ecologico, in quanto costituisce in
qualche modo l’epilogo ormai inevitabile di una serie concatenata di eventi e di condizioni che si
sono via via affermate nel tempo e che ne hanno favorito il verificarsi. In tutto ciò un ruolo
assunto proporzioni gigantesche. Tali ragioni, infatti, sono da ricercarsi innanzitutto nel forte
degrado ambientale a cui il Po ha cominciato ad essere condannato secoli fa, con le prime opere di
regimazione, poi fortemente moltiplicatesi dalla prima metà del ‘900, con interventi pesanti di
regimazione idraulica, di prelievo idrico, di canalizzazione e rettificazione e di sbarramento, con
l’inquinamento e con la frammentazione della connettività trasversale.
evidentemente di primo piano lo ha avuto l’uomo, le sue attività, la sua presenza e la sua politica di
gestione ambientale.
Nel tratto planiziale l’impatto di questi fenomeni è particolarmente pesante, in quanto su di esso
hanno gravato e gravano tuttora non solo gli impatti delle pressioni locali ma anche quelli prodotti
dalle pressioni esercitate sul tratto di monte del fiume e sul bacino sotteso, molto più vasto e
anch’esso sottoposto a sfruttamento idrico, artificializzazioni ed inquinamento; in diversi casi,
addirittura,
come
per
esempio
nel
caso
dell’inquinamento
chimico
dell’acqua,
la
natura
unidirezionale del fiume e della sua rete idrica collegata -il suo incessante scorrimento verso valleriveste un ruolo determinante nel favorire la magnificazione degli impatti nel tratto planiziale di
valle.
.G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
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Carta Ittica del Fiume Po
Concentrandosi in un momento storico in cui le specie ittiche native del Po erano dunque già
Detto questo, occorre comunque anche sottolineare che il processo di naturalizzazione di
duramente messe alla prova dalle forti pressioni di carattere ambientale, le introduzioni di specie
popolazioni di specie esotiche in ambienti al di fuori del loro areale d’origine, non è, in realtà, l’esito
esotiche hanno sortito in molti casi l’acclimatamento in fiume delle specie introdotte e la formazione
più probabile delle introduzioni; esso dipende fortemente dal verificarsi congiunto di più fattori. Il
di popolazioni naturalizzate. Ma il perché esse si siano naturalizzate prima e/o meglio nel tratto
primo dei quali consiste nelle caratteristiche intrinseche di ciascuna specie.
planiziale è spiegabile tenendo anche conto di altri fattori che hanno concorso a vario titolo a
determinare la situazione attuale nel Po:
•
una specie e la costituzione di popolazioni naturalizzate sono: un’ampia valenza ecologica – o
in primo luogo, nella sua porzione planiziale un fiume in condizioni di naturalità
euriecia (cioè una buona adattabilità alle diverse condizioni ambientali), un ampio spettro
generalmente è in grado di offrire un ambiente molto meno ostile e dunque più
alimentare, un ciclo vitale breve, con un accrescimento rapido, il raggiungimento precoce della
propizio alla colonizzazione da parte di specie non native rispetto al tratto montano, in
maturità sessuale, una fecondità elevata, un comportamento gregario. Specie che hanno tutte o
cui gli inverni particolarmente rigidi e lunghi, la turbolenza e la violenza del flusso
qualcuna di queste caratteristiche hanno più probabilità di risultare “vincenti” sulle specie native e
d’acqua, la scarsa produttività dell’ecosistema fluviale, richiedono una particolare
di divenire specie “invasive”.
specializzazione
da
parte
di
una
qualsivoglia
specie,
per
poterlo
colonizzare
stabilmente. Ciò d’altronde significa anche che, già in condizioni di naturalità, il tratto
planiziale di un corso d’acqua, per le sue caratteristiche climatiche, idrauliche, chimicofisiche e produttive, si presta alla colonizzazione da parte di specie non particolarmente
selettive nei confronti della qualità ambientale e maggiormente tolleranti alle
alterazioni della qualità dell’habitat fluviale;
•
•
Di norma, le caratteristiche biologiche e autoecologiche che possono favorire l’acclimatamento di
Tale “invasività”, però, non è affatto anch’essa una caratteristica intrinseca della specie, bensì essa
è frutto dell’interazione della specie con l’ambiente di neo-introduzione e dunque è modulabile a
seconda delle condizioni offerte dall’ambiente. Anche nella stessa realtà di corsi d’acqua dello stesso
Bacino Padano (GRAIA srl, 2006), infatti, si è potuto constatare in molti casi il ruolo centrale delle
condizioni ambientali attuali dell’ambiente nel definire l’impatto delle specie esotiche sulla comunità
ittica nativa. Più un corso d’acqua, o un tratto fluviale, è alterato nella sua componente abiotica, più
al tratto planiziale, inoltre, fa capo un reticolo idrografico molto più esteso e
la comunità ittica nativa è strutturalmente e numericamente squilibrata, più esso è ricettivo nei
complesso, comprendente diversi ambienti e tratti fluviali di carattere planiziale, e
confronti della specie immessa che, se favorita da condizioni che ne esaltino le proprie
dunque anch’essi ugualmente propizi alla colonizzazione da parte di specie esotiche,
caratteristiche autoecologiche, può rivelarsi fortemente invasiva, in mancanza di adeguati
dai quali possono essere giunte solo in un secondo momento nuove specie in realtà
competitori. Viceversa, più l’ecosistema acquatico è equilibrato e vicino alle condizioni di naturalità,
introdotte altrove;
e dunque meno la sua comunità ittica nativa è alterata, più esso si rivela “reattivo” nei confronti
nel territorio di pianura si concentrano laghetti privati di pesca sportiva, il cui
della specie invasiva, e dunque in grado di difendersi da essa, contenendone i danni.
collegamento alla rete idrica naturale e i cui sistemi di confinamento dei pesci allevati
Tra gli esotici emergono i casi di due specie, le cui caratteristiche autoecologiche e biologiche non
(molti dei quali di provenienza da altri Paesi) troppo spesso si sono rivelati insufficienti,
rientrano completamente nel profilo tipico di una specie invasiva; eppure esse si sono rivelate e si
consentendo ai pesci di passare nella rete idrica naturale e di colonizzare i nostri fiumi.
rivelano particolarmente dannose per la fauna ittica autoctona del Fiume Po. Sono: il siluro e
l’aspio. Il siluro, in particolare, è oggi considerato una delle principali minacce per la conservazione
Figura 70
.
Numero di specie autoctone ed esotiche riscontrate per singola stazione di monitoraggio (dati GRAIA srl, 2007-2008).
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e la salvaguardia delle specie ittiche native, non solo del Po ma di tutto il suo bacino.
Figura 71
Dendrogramma ricostruito mediante Cluster Analysis operata mediante metodo
Unweighted Pair Grouping with Mathematical Average, utilizzando come indice di
similarità il coefficiente di correlazione r di Pearson.
Effettivamente, numerosi studi, realizzati proprio nell’ambito del Po e del Bacino Padano (GRAIA srl,
2004; GRAIA srl, 2006), hanno approfondito le conoscenze su questa specie e sulla sua
autoecologia, riuscendo a definire anche le ragioni del suo successo nelle nostre acque. Tali ragioni
sono essenzialmente riconducibili al fatto che il siluro è un predatore ittiofago, un consumatore
quaternario al vertice della piramide alimentare acquatica, per di più caratterizzato da uno spettro
alimentare ampio, tipico di un animale opportunista, che si nutre essenzialmente delle prede
maggiormente disponibili nell’ambiente, e favorito nel suo ruolo sia dall’adozione di una strategia
predatoria particolarmente vincente, che lo vede attivo di notte (quando la gran parte degli altri
pesci è sopita e più vulnerabile), sia dalle dimensioni ragguardevoli che raggiunge, per di più con un
Barbo canino
Trota fario
Lampreda padana
Trota ibrida
Vairone
Sanguinerola
Temolo
accrescimento rapido. A ciò si aggiungono anche una discreta valenza ecologica ed una
Savetta
competizione prepotente per il rifugio con gli altri grandi predatori ittiofagi del fiume, che non
Cobite comune
possono nulla di fronte alle dimensioni inarrivabili di questo animale ed alla sua energica difesa del
Gobione
proprio spazio. A ciò si unisce il fatto che il siluro raggiunge la prima maturazione sessuale in età
Lasca
Trota marmorata
mesi, riducendo la vulnerabilità di questa fase chiave del suo ciclo vitale a possibili eventi climatici
Tinca
riproduttivo invece ristretto.
Anche l’aspio non rientra perfettamente nei canoni classici della specie ad elevato potenziale di
invasività, perché ha un ciclo vitale piuttosto lungo, si riproduce in tarda età (5-6 anni), non ha una
fecondità elevata, e non dimostra lo stesso opportunismo del siluro, essendo piuttosto improntato
Luccio
Pesce persico
Triotto
Alborella
Pseudorasbora
Rodeo
Cavedano
(viste anche le dimensioni più contenute rispetto a quest’ultimo) a predare essenzialmente i piccoli
Cagnetta
Ciprinidi, o comunque specie di piccola taglia. L’aspio è però un abile predatore ittiofago, fin dai
Misgurno
primi mesi di vita, piuttosto adattabile alla diverse condizioni ambientali, ha un comportamento
Ghiozzo
fortemente gregario, quantomeno fino allo stadio di subadulto, a cui peraltro dimostra preferenze
ambientali che lo vedono occupare gli strati superficiali della colonna d’acqua, in zone di run a
corrente anche sostenuta, dove sostanzialmente non ha altri competitori ittiofagi.
Accanto alle specie esotiche emergono però nel fiume situazioni particolari che documentano la
Carassio
Siluro
Abramide
Blicca
Aspio
Carpa
non erano verosimilmente presenti. Dal punto di vista ecologico esse sono aliene alla comunità
Lucioperca
ittica nativa del singolo tratto fluviale e la loro presenza attuale in quel particolare tratto fluviale è
Gambusia
Acerina
Persico sole
che non sono chiari i meccanismi con cui esse dimostrano attualmente una tale distribuzione, ci si
Scardola
limita a segnalare questo dato di fatto, avanzando qualche ipotesi in merito.
Latterino
Il grafico riportato a lato illustra chiaramente questa situazione, che può comunque essere
analizzata nel dettaglio, osservando nel seguito del capitolo le distribuzioni attuali delle singole
Specie del
tratto planiziale
Rutilo
presenza di specie native del bacino, e del Po stesso, ma oggi distribuite in tratti dove in origine
verosimilmente da mettere in relazione con l’antropizzazione e le attività umane. Dal momento però
Specie del
tratto pedemontano
Persico trota
non troppo avanzata (tre anni) e che il periodo riproduttivo si protrae per lungo tempo, circa tre
e/o idrologici eccezionali i cui effetti possono essere anche devastanti su specie a periodo
Specie del
tratto montano
Scazzone
0
20
40
60
80
100
120
(Dlink/Dmax)*100
specie ittiche. Si tratta del dendrogramma risultato dalla Cluster analysis operata utilizzando come
base la matrice di dati riferiti all’occorrenza delle singole specie nei diversi macrotratti e nei diversi
ambienti (definiti dalla tipologia ambientale della zona di campionamento della specie e dal
mesohabitat prevalente in essa) lungo il Fiume Po (asta principale e ambienti laterali). Si
individuano in maniera evidente tre distinti cluster, uno che raccoglie le specie distribuite nel tratto
montano, un altro che comprende le specie presenti nel tratto pedemontano, ed un altro ancora che
raccoglie le specie distribuite nel tratto di pianura (alta e bassa pianura).
.
G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
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Carta Ittica del Fiume Po
Esaminando la composizione specifica di ciascun cluster, è evidente che in quello che raccoglie le
specie tipicamente pedemontane (trota marmorata, temolo, sanguinerola) rientrano anche
Analogamente, nel tratto pedemontano si ritrovano anche specie esotiche tipiche del tratto
planiziale dei corsi d’acqua, come persico sole, persico trota e pesce gatto.
numerose specie prettamente limnofile, come la tinca, il luccio, il triotto che in condizioni di
I motivi per cui queste specie prettamente limnofile, amanti di ambienti ad acque più calde e ferme,
naturalità è verosimile pensare che non si spingessero fino al tratto pedemontano. Il luccio
si trovino oggi in un tratto fluviale naturalmente loro non congeniale possono essere ricondotti a
addirittura, con il monitoraggio compiuto nel 2007-2008 lungo tutto il Po, è stato unicamente
ragioni diverse. Sostanzialmente pare probabile che nella gran parte dei casi più concause abbiano
rinvenuto in questo tratto, peraltro in numero veramente ridotto e senza poterne valutare in alcun
determinato la situazione distributiva attuale per queste specie.
modo la presenza di una vera popolazione. I dati pregressi, riferiti ai monitoraggi compiuti in questo
verosimilmente giocato un ruolo di primo piano i rimaneggiamenti compiuti dall’uomo (in maniera
stesso tratto nel 2004 e ancor prima, nel 1992, avevano però già documentato la presenza di
più o meno sistematica), con immissioni volontarie che potrebbero avere interessato ed interessare
queste specie nel tratto pedemontano (Tabella 31), avvalorando l’ipotesi della presenza di vere e
tuttora il tratto; introduzioni di tinca e luccio sono per esempio confermate da fonti attendibili. Per
proprie popolazioni.
alcune specie ittiche, per esempio alcune esotiche, come il pesce gatto, il persico sole e il persico
In primo luogo hanno
trota, la cui introduzione nei nostri bacini risale ai primi anni del ‘900, la loro presenza in questo
Tabella 31
Dati di abbondanza stimata (indice Moyle modificato) delle singole specie ittiche
rinvenute nel tratto pedemontano del Fiume Po negli ultimi vent’anni circa.
Origine
Specie
autoctono
alborella
Monitoraggio della fauna
ittica in Piemonte
(2004)
2
Carta Ittica
del Piemonte
(1992)
2
1
2
2
2
2
Nel quadro delle introduzioni di specie esotiche ed anche dell’attecchimento di specie autoctone
barbo canino
alla costruzione degli
sbarramenti fissi. Per altre specie esotiche, come il rodeo amaro e la
pseudorasbora, pur essendo queste, in particolare la prima, più spiccatamente limnofile, la loro
euriecia le ha certamente favorite nella colonizzazione di questo tratto.
barbo comune
5
6
2
tipiche del tratto basso del Po, un ruolo determinante è stato svolto dagli interventi di alterazione
cavedano
5
6
2
della naturalità dell’habitat fluviale. Nel tratto in questione, in particolare, la costruzione di
cobite comune
2
3
2
sbarramenti fluviali fissi, con la creazione di zone di invaso a monte dalle caratteristiche simil-
2
lacustri (ne è un esempio l’invaso a monte della diga di La Loggia, dove nel corso dei
ghiozzo padano
3
4
2
campionamenti è stata riscontrata la presenza di una popolazione numerosa di pesce persico) ha
gobione
4
5
2
reso artificialmente disponibili a livello locale habitat idonei alla colonizzazione da parte delle specie
lampreda padana
3
lasca
1
1
2
luccio
2
3
2
pesce persico
3
2
1
cobite mascherato
ad ecologia più strettamente limnofila (in qualsiasi modo esse vi siano giunte). In questo contesto
pigo
2
sanguinerola
2
savetta
1
scardola
4
2
2
1
2
non è innegabile, e tantomeno dimostrabile, il possibile ruolo giocato anche dai cambiamenti
climatici globali che, agendo sulla stagionalità e sulle temperature medie periodiche, potrebbero
avere favorito il successo adattativo di tali specie nel tratto pedemontano.
14.1.1
Depauperamento generale del popolamento ittico del Fiume Po
In generale per il Fiume Po si assiste ad un forte depauperamento, in termini puramente
quantitativi, del proprio popolamento ittico. È significativo, infatti, notare come, analizzando
scazzone
2
3
1
temolo
1
3
2
l’abbondanza rilevata per le singole popolazioni nei diversi punti di campionamento lungo il Po, la
tinca
3
2
gran parte delle rilevazioni abbia fatto registrare dati di abbondanza stimata pari al valore di indice
triotto
2
2
2
=2, indicativo della presenza di un numero esiguo di individui, non così basso da definire la specie
trota marmorata
3
4
2
“occasionale”, ma talmente basso da non poterne confermare la presenza di una popolazione
vairone
5
6
2
stabile. Ciò vale tanto per le specie autoctone, quanto anche per la gran parte delle specie esotiche
carassio
1
1
2
(in particolare quelle introdotte in tempi più remoti). I dati riportati in questo documento, per
persico sole
3
1
2
quanto sia stato esaminato un numero veramente esiguo di situazioni al di fuori dell’asta principale
persico trota
1
1
2
del Po, documentano anche un altro fenomeno parallelo al depauperamento della fauna ittica del
2
Po: il rifugio di numerose specie autoctone in ambienti laterali al grande fiume: il Torrente Pellice e i
pesce gatto
pseudorasbora
1
1
trota iridea
Paraautoctono
loro conseguente dispersione verso monte, dal tratto planiziale torinese, in un periodo antecedente
Carta Ittica del
Fiume Po
(2007-2008)
anguilla
esotico
tratto potrebbe essere spiegata considerandola un effetto sinergico di introduzioni volontarie e della
rami del paleoalveo nell’area di confluenza del Sesia (Sesia Morta e Canale Morabiano) sono un
2
carpa
1
1
2
trota fario
4
3
2
. G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
chiaro esempio di questo fenomeno. A fronte di ciò, ambienti laterali al fiume come i tratti terminali
dei grandi affluenti, si dimostrano depauperati della propria fauna ittica, esattamente quanto il Po.
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Carta Ittica del Fiume Po
Figura 72
90
100
110
120
130
140
150
Numero di specie autoctone (distinte per il Po in specie della comunità ittica
potenziale e altre specie) e di specie esotiche rinvenute in ciascun macro ambito:
macrotratto fluviale o tratto terminale degli affluenti (dati campagna 2007-2008).
Gli ambienti sono ordinati secondo il verso (indicativo) monte-valle.
160
300
300
0
Specie autoctone
0
Specie esotiche
Specie autoctone della comunità ittica potenziale
25
0
300
20
6
6
5
5
4
4
3
3
2
2
1
1
0
0
15
N°di specie
10
5
0
-5
0
300
-10
trota fario
scazzone
barbo canino
vairone
barbo comune
cavedano
gobione
lampreda padana
sanguinerola
trota ibrida fario x marmorata
temolo
trota marmorata
alborella
cobite comune
carassio
ghiozzo padano
persico sole
pesce persico
pseudorasbora
savetta
tinca
lasca
luccio
triotto
carpa
persico trota
rodeo amaro
siluro
anguilla
barbus spp.
lucioperca o sandra
scardola
aspio
gambusia
latterino
passera di mare
alice
cefalo calamita
cefalo verzelata
leccia
nono
blicca
cefalo lotregano
cefalo volpina
cheppia o alosa
abramide
rutilo o gardon
cobite di stagno orientale
panzarolo
acerina
Leuciscus sp.
cagnetta
ombrina
cobite mascherato
-15
scendendo verso valle, con l’amplificarsi dei problemi connessi alle alterazioni fluviali e della
Secchia
Mincio
Taro
Adda
Trebbia
Tratto di bassa pianura
Ticino
Agogna
Scrivia
Tratto di transizione tra alta e bassa pianura
Morabiano
Sesia Morta
Sesia
Dora Baltea
Orco
Tratto di alta pianura
Pellice
Tratto di transizione pedemontano alto
I grafici di Figura 73 e di Figura 74 sono piuttosto esemplificativi di questa condizione. Di fatto,
Tratto pedemontano
-20
Tratto montano
Abbondanza stimata (1-5)
Figura 73
Frequenza dei valori di abbondanza stimata attribuiti alle diverse popolazioni
presenti nel Fiume Po (dati campagna 2007-2008).
presenza delle specie esotiche (favorite da tale degrado ambientale), si assiste ad un parallelo
Tra le specie autoctone, le più frequenti e diffuse (Figura 75 e Figura 76) sono le specie
degrado della fauna ittica, mentre le situazioni migliori si riconoscono nel tratto alto del Po e negli
particolarmente tolleranti nei confronti della qualità ambientale (carpa e cavedano), tra le quali si fa
affluenti ed ambienti laterali meglio conservati.
notare che potrebbe ricadere anche il barbo comune, qualora ulteriori accertamenti genetici
Figura 74
Somma dei valori di abbondanza stimata rilevati per ciascuna popolazione in ogni stazione di campionamento (in ordine monte - valle) , suddivisi nei tre gruppi di specie autoctone, specie
autoctone appartenenti alla comunità ittica potenziale (distinzione valida solo per il Po) e specie esotiche (dati GRAIA srl, 2007-2008).
AUTOCTONI _ Specie della comunità ittica potenziale
AUTOCTONI
ESOTICI
Somma dei valori di abbondanza stimata per ciascuna popolazione
40
30
20
10
0
-10
-20
-30
-40
IDstazione
km dalle sorgenti
del Po
Corso d'acqua
137
1
2
3
4
5
6
7
9
8
103
102
20
21
99
100
23
106
25
153
154
139
211
210
199
80
197
4
8
11
13
23
48
54
62
72
84
93
107
117
129
131
147
151
156
185
197
198
200
201
207
230
235
237
239
269
269
Scrivia
Agogna
Po
Ticino
Po
Pellice
Po
.G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
Orco
Dora Baltea
Po
Sesia
PoSesia Morta
Morabiano
Po
195
196
144
173
174
169
123
122
126
91
124
149
177
176
178
175
180
194
192
193
127
128
129
133
134
136
130
132
183
182
184
170
278
326
333
354
355
357
357
357
360
363
369
371
390
407
412
452
456
458
491
495
496
520
527
582
588
608
609
Po Trebbia
Po
Adda
Po
Taro
Po
MincioSecchia
Po
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Carta Ittica del Fiume Po
verificassero la presenza del barbo comune anche nelle stazioni dove si è preferito utilizzare una
che maggiormente preoccupano per i loro effetti sulla fauna autoctona. Tutto ciò suggerisce la
classificazione più vaga (Barbus spp., classificato cautelativamente tra gli esotici). Ciò non sarebbe
pressione determinante esercitata dal degrado della qualità ambientale dei corsi d’acqua sulla fauna
particolarmente strano se non si assistesse, al contempo, alla relativa rarità della gran parte delle
ittica nativa e l’attuale situazione di favore per le specie esotiche e conferma il ruolo prioritario che
altre specie euriecie (tra cui tutte le specie tipiche del tratto di bassa pianura). Tra le specie più
deve essere rivestito dalla riqualificazione fluviale nel risanamento e nel ripristino delle condizioni
frequenti in assoluto si riscontrano molte più specie esotiche, tra cui i due predatori ittiofagi invasivi
compatibili con la vita e con la biodiversità ittica.
N° di stazioni
Figura 75
Frequenza di comparsa numerica delle singole specie nei diversi corsi d’acqua (dati GRAIA srl, 2007-2008). Numero di stazioni in cui la singola specie è stata rinvenuta in ciascun ambiente.
60
50
Trebbia
40
Ticino
30
Taro
20
Sesia Morta
10
Sesia
Secchia
Leuciscus sp.
acerina
persico trota
gambusia
rutilo o gardon
cobite di stagno orientale
persico sole
blicca
rodeo amaro
lucioperca o sandra
abramide
barbus spp.
pseudorasbora
Aspio
siluro
carassio
ombrina
nono
cobite mascherato
panzarolo
cefalo verzelata
cagnetta
barbo canino
temolo
passera di mare
luccio
latterino
cheppia o alosa
savetta
leccia
lampreda padana
cefalo volpina
trota marmorata
scazzone
cefalo lotregano
alice
tinca
sanguinerola
trota ibrida fario x marmorata
Lasca
triotto
trota fario
cobite comune
pesce persico
barbo comune
scardola
vairone
anguilla
cefalo calamita
Ghiozzo padano
gobione
alborella
Scrivia
Po
Pellice
Orco
Morabiano
Mincio
Dora Baltea
Agogna
Adda
autoctono
. G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
Leuciscus sp.
acerina
persico trota
gambusia
rutilo o gardon
cobite di stagno orientale
persico sole
blicca
rodeo amaro
lucioperca o sandra
abramide
barbus spp.
pseudorasbora
Aspio
siluro
carassio
ombrina
nono
cobite mascherato
panzarolo
cefalo verzelata
cagnetta
barbo canino
temolo
passera di mare
luccio
latterino
cheppia o alosa
savetta
leccia
lampreda padana
cefalo volpina
trota marmorata
scazzone
cefalo lotregano
alice
tinca
sanguinerola
trota ibrida fario x marmorata
Lasca
triotto
trota fario
cobite comune
pesce persico
barbo comune
scardola
vairone
anguilla
cefalo calamita
Ghiozzo padano
gobione
alborella
cavedano
autoctono
esotico
Frequenza di comparsa percentuale relativa delle singole specie nei diversi corsi d’acqua (dati GRAIA srl, 2007-2008). Rapporto tra il numero di stazioni in cui la presenza della specie è stata
riscontrata nel singolo ambiente ed il numero complessivo di stazioni in cui la specie è stata rinvenuta.
100%
90%
80%
70%
Trebbia
60%
Ticino
50%
Taro
40%
30%
Sesia Morta
20%
Sesia
10%
Secchia
0%
Scrivia
carpa
% di stazioni
.
Figura 76
cavedano
carpa
0
Po
Pellice
Orco
Morabiano
Mincio
Dora Baltea
Agogna
Adda
esotico
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Carta Ittica del Fiume Po
Figura 78
Localizzazione dei censimenti compiuti nell’area di Isola Serafini (a sinistra);
campionamento ittico tramite reti a Caorso (PC), in località Centrale, 22 ago 2007.
14.2 Effetti sulla fauna ittica indotti dalla presenza della
Diga di Isola Serafini
Figura 77
Sbarramento delle diga di Isola Serafini.
Per certi versi l’approfondimento svolto offre un contributo poco originale alla discussione del tema,
tuttora attualissimo, degli effetti prodotti sulla fauna ittica dalle opere di sbarramento fluviale. È,
infatti, ampiamente risaputo che l’impatto diretto causato ai pesci consiste nell’impedimento della
Dall’analisi della distribuzione delle specie ittiche attualmente presenti nel Fiume Po, il problema
dell’alterazione della composizione delle comunità nei diversi tratti non è l’unico fenomeno
libera percorribilità del fiume, con ripercussioni anche pesanti su popolazioni di specie migratrici e
su popolazioni di specie genericamente definibili vagili.
immediatamente evidente. Se ne rileva di fatto anche un altro, ancor più imponente, non solo per il
raggio d’azione spaziale che dimostra di avere, ma anche per la varietà di effetti che ha rivelato di
La stessa Deliberazione n. 7/94 del Comitato Istituzionale dell’AdBPo segnalava il pericolo per la
produrre sulla fauna ittica del fiume e per la quantità di danni, anche pesanti, sulle singole specie
fauna ittica del Fiume Po rappresentato dallo sbarramento della diga. La relazione allegata ne
ittiche di cui si è di fatto reso quantomeno uno dei principali motivi di minaccia e/o una delle
descriveva sinteticamente gli effetti sulla fauna ittica, citando in particolare l’effetto rilevante sulle
principali cause di declino, se non la principale causa. Ci si riferisce allo sbarramento fisso ed
specie native di storioni e sull’anguilla e accennando al sicuro danno generale per tutta la fauna
assolutamente invalicabile dai pesci in risalita, tuttora esistente in corrispondenza della centrale
ittica, non solo del Po, ma anche dei suoi affluenti.
idroelettrica di Isola Serafini, oggi in gestione all’ENEL Spa.
Ad una lettura attenta dei risultati del lavoro, e in assenza di altri studi di dettaglio sul caso, si può
Parallelamente allo svolgimento della Carta Ittica, è stato infatti realizzato uno studio finalizzato
coglierne il contenuto di grande interesse, ricco di spunti di ricerca e di dati originali, che
proprio all’approfondimento degli effetti indotti da questa diga sulla fauna ittica ed i risultati sono
consentono di avanzare un’interpretazione delle dinamiche demografiche e dell’evoluzione del
tanto chiari, quanto estremamente convincenti nel sostenere l’importanza di trovare una soluzione
popolamento ittico del Po alquanto inedita, soprattutto in virtù del fatto di essere supportata da dati
definitiva, concreta e realmente efficace, per il ripristino della percorribilità fluviale da parte dei
bibliografici e sperimentali, per quanto lacunosi, comunque molto significativi e rappresentativi di
pesci in questo tratto.
un quadro piuttosto ben delineato.
Gli effetti della diga possono essere in primo luogo sommariamente classificati in:
•
effetti diretti, anche drastici, sulle specie migratrici;
•
effetti complessi sulle dinamiche demografiche e relazionali tra le specie che compongono la
comunità ittica, che si manifestano in quella che viene denominata una “netta separazione
ittiofaunistica tra il troncone fluviale posto a monte della diga e quello posto a valle”. Una
separazione che impedisce sia i fenomeni naturali di ricolonizzazione e di flusso genico tra
popolazioni e meta-popolazioni native del Po e degli affluenti, ma impedisce anche o comunque
rallenta (per lo meno nella loro spinta verso monte o verso valle lungo l’asta del Po) i fenomeni di
neo-colonizzazione; favorendo però al tempo stesso le invasioni aliene nei tratti già affetti da
questo problema, dove rendono più vulnerabili le popolazioni native rimaste isolate.
Tra gli effetti diretti della diga di Isola Serafini sulle specie migratrici si riconoscono:
.
G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
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Carta Ittica del Fiume Po
•
un ruolo determinante nella scomparsa di Acipenser sturio e Huso huso.
•
la responsabilità diretta dell’isolamento della popolazione landlocked di Acipenser naccarii del
Fiume Ticino e della preclusione al raggiungimento dei siti riproduttivi posti a monte dello
14.3 Il declino dell’ittiofauna autoctona: Lista Rossa delle
specie ittiche dulcicole native del Fiume Po
sbarramento da parte della meta-popolazione relitta, presente nel tratto a valle e nell’alto
Adriatico;
Sotto la pressione delle alterazioni ambientali e dell’invasione delle specie esotiche, buona parte
delle specie native del Fiume Po versa attualmente in uno stato di vera e propria minaccia di
•
l’azione diretta di impedimento della ricolonizzazione del bacino di monte da parte dell’anguilla
secondo dinamiche demografiche naturali e di pesante ostacolo alla discesa dei soggetti adulti
scomparsa locale, i cui effetti, peraltro, potrebbero anche rivelarsi devastanti nel caso di specie
endemiche.
presenti nel tratto a monte (mortalità nella turbina);
Considerando la distribuzione attuale delle singole specie dulcicole native del Po, il loro trend
•
l’azione diretta di contrazione dell’areale del cefalo calamita e della cheppia, oggi distribuiti
solo nel tratto di bassa pianura posto a valle della diga.
demografico (là dove disponibile) dimostrato negli ultimi anni, la criticità del Fiume Po per la
conservazione generale della singola specie e lo stato di conservazione di quest’ultima in tutto
Per quanto riguarda l’effetto di separazione netta dei due tronconi posti a monte e a valle della
l’areale, è stata stilata una LISTA ROSSA DELLE SPECIE ITTICHE DULCICOLE NATIVE DEL FIUME
diga, esso determina sostanzialmente:
PO, presentata alla pagina seguente, per la cui compilazione e per la classificazione dello stato di
•
la banalizzazione e l’impoverimento della comunità ittica nell’area prossima alla diga, posta sia
a monte sia a valle della diga stessa. A monte si crea un ambiente lacustrizzato dal punto di
vista morfologico ma piuttosto monotono, in cui si concentrano specie tipiche lacustri, con
minaccia sono state utilizzate le linee guida IUCN (www.iucnredlist.org).
Si distinguono così:
•
specie estinte (EX = Extint), quantomeno localmente in Po;
•
specie gravemente minacciate (CR = Critically Endangered), cioè in grave pericolo di
abbondanze però poco elevate. A valle, subito sotto la diga si concentra il pesce in risalita; nel
ramo sinistro, la penuria di fauna ittica è probabilmente conseguenza della minore quantità
estinzione locale dal Po nell’immediato;
d’acqua, per lo meno per il tratto a monte della confluenza dell’Adda.
•
La scomparsa a valle di specie autoctone tipiche, penalizzate dal loro isolamento e dalla
•
periodo;
competizione e forte predazione esercitata dalle specie esotiche, qui abbondanti e naturalizzate
da tempo;
•
•
specie vulnerabili (VU = Vulnerable), cioè ad un alto livello di rischio di estinzione dal
Po nel futuro a medio termine;
Tempi diversi di neocolonizzazione dei due tronconi del Po da parte delle specie esotiche e
dunque tempi diversi di manifestazione dell’effetto della loro interazione con le specie
specie minacciate (EN = Endangered), cioè in pericolo di scomparsa dal Po nel breve
•
autoctone.
specie a più basso rischio (LR = Lower Risk), tra le quali si distingue ulteriormente tra
specie a rischio minimo (LR/lc = Least concern) e specie vicine a divenire vulnerabili al
rischio di estinzione locale (LR/nt = near threatened)
Per quanto esposto, risulta evidente la necessità di mitigare quanto prima gli effetti della diga di
Isola Serafini sulla fauna ittica del fiume, in primo luogo ristabilendo la libera percorribilità,
attraverso la realizzazione di un idoneo passaggio per pesci, utilizzabile da tutte le specie ittiche
fluviali.
•
Specie per le quali sussiste una carenza di informazioni (DD = Data Deficient) sulla
loro distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni, che non consente di definirne lo
stato di conservazione.
A fianco si riporta la lista rossa. Come si può osservare in tabella, il quadro che emerge dal
presente studio è realmente e profondamente preoccupante, anche perché, a fianco di situazioni già
ben note da tempo (come l’estinzione dal’intero bacino dei due storioni, comune e ladano), si
rivelano, o comunque si definiscono su scala allargata a tutto il Po, le condizioni di numerose specie
ittiche per le quali era fino ad oggi impossibile definire un quadro distributivo e la consistenza e la
vitalità della popolazione nel Fiume Po. Peraltro, in diversi casi, il confronto con i dati pregressi
disponibili ha anche consentito di definire (seppure grossolanamente e con evidenti margini di
errore) i trend demografici delle singole popolazioni, consentendo di avanzare ipotesi sulle cause
più probabili del declino della singola specie e sulle possibili migliori misure di conservazione, per
quelle risultate in condizioni avverse.
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Carta Ittica del Fiume Po
Tabella 32
Nome
Comune
storione
comune
storione
ladano
barbo canino
Lista Rossa delle specie ittiche native dulcicole del Fiume Po.
Nome
Scientifico
Acipenser sturio
Direttiva
Habitat
HAB.92-2*e4
Huso huso
Lista Rossa
IUCN
CR
Lista Rossa
Italiana
EX
Lista Rossa
Fiume Po
EX
EN
EX
EX
EN
VU
CR
LC
VU
CR
14.4 Proposta di un indice di valutazione dello stato
ecologico della fauna ittica del Fiume Po in attuazione della
Direttiva 2000/60/CE
Per la sua posizione geografica, la sua estensione, la complessità e la storia evolutiva, il Fiume Po
Barbus meridionalis caninus
HAB.92-2e5
costituisce un esempio unico nel suo genere. La composizione specifica e la distribuzione
cagnetta
Salaria fluviatilis
cobite
mascherato
lampreda di
mare
panzarolo
Sabanejewia larvata
HAB.92-2
LC
VU
CR
Petromyzon marinus
HAB.92-2
LR/lc
CR
CR
stato originale e dell’evoluzione storica della fauna ittica del fiume, nonché proprio l’unicità del Po
NT
EN
CR
nel panorama complessivo dei corsi d’acqua italiani ma anche europei, richiedono lo sviluppo di un
pigo
Rutilus pigus
HAB.92-2e5
DD
VU
CR
metodo di valutazione dello stato ecologico della fauna ittica elaborato ad hoc. Tale metodo deve
storione
cobice
temolo
Acipenser naccarii
HAB.92-2*e4
VU
CR
CR
essere sufficientemente accurato da essere sensibile alle alterazioni significative dello stato della
LR/lc
EN
CR
fauna ittica, in risposta alla variazione delle condizioni abiotiche e alla qualità ambientale, ma deve
VU
EN
essere anche sufficientemente semplice da poter essere applicato in un’attività di monitoraggio
periodico. Concentrandosi su queste due esigenze prioritarie, di accuratezza e semplicità, e
Knipowitschia punctatissima
Thymallus thymallus
dell’ittiofauna nativa esprimono pienamente tale complessità e vastità. Al tempo stesso, però, la
mancata disponibilità di dati pregressi puntuali che consentano di ricostruire un quadro preciso dello
cheppia o
alosa
lampreda
padana
lasca
Alosa fallax
HAB.92-2e5
Lampetra zanandreai
HAB.92-2e5
LC
EN
EN
Chondrostoma genei
HAB.92-2
LC
VU
EN
luccio
Esox lucius
VU
EN
pesce persico
Perca fluviatilis
LR/lc
NT
EN
valutazione dello stato ecologico della comunità ittica del Fiume Po, utile in attuazione della
savetta
Chondrostoma soetta
HAB.92-2
EN
VU
EN
Direttiva 2000/60/CE. Grazie alla struttura “elastica” della sua formulazione, che ne prevede ampie
scazzone
Cottus gobio
HAB.92-2
LR/lc
VU
EN
possibilità di taratura, tale indice non rinuncia anche a quel carattere di trasferibilità che è richiesto
tinca
Tinca tinca
LR/lc
NT
EN
a qualsiasi strumento di classificazione di variabili ambientali, proponendosi dunque anche come
triotto
Rutilus erythrophthalmus
LC
NT
EN
metodo generale di valutazione dello stato ecologico dell’ittiofauna di qualsiasi corso d’acqua. La
trota
marmorata
alborella
Salmo (trutta) marmoratus
LC
EN
EN
trasferibilità prevede una fase di taratura dell’indice che deve essere svolta a monte del suo
Alburnus alburnus alborella
NT
VU
impiego nel monitoraggio di routine. Essa prevede esclusivamente la riformulazione, su base locale,
anguilla
Anguilla anguilla
NT
VU
delle comunità di riferimento, secondo le definizioni previste dal metodo, e non influisce sulla
barbo
comune
cobite
comune
ghiozzo
padano
gobione
Barbus plebejus
HAB.92-2e5
LC
NT
VU
componente di soggettività implicata nell’utilizzo dell’indice stesso.
Cobitis taenia bilineata
HAB.92-2
LR/lc
NT
VU
L’indice proposto si offre come metodo di valutazione dello stato ecologico della fauna ittica
Padogobius martensii
LC
VU
VU
esclusivamente in risposta agli obiettivi della Direttiva 2000/60/CE. Esso non può costituire da solo
Gobio gobio
VU
NT
VU
uno strumento di valutazione ai fini della gestione ittiofaunistica, ma necessita della raccolta di
passera di
mare
sanguinerola
Platichthys flesus italicus
VU
ulteriori informazioni sullo stato della fauna ittica necessarie a questo scopo.
Phoxinus phoxinus
LR/lc
VU
VU
Si rimanda alla lettura dell’apposito elaborato tecnico, per l’approfondimento degli obiettivi, dei
scardola
LR/lc
NT
VU
principi, dei parametri impiegati e della metodologia di valutazione sviluppata per l’indice, e per la
vairone
Scardinius
erythrophthalmus
Leuciscus souffia muticellus
NT
VU
verifica dei risultati ottenuti tramite la sua applicazione ai dati della campagna di monitoraggio
latterino
Atherina boyeri
DD
NT
LR/nt
2007-2008.
cavedano
Leuciscus cephalus
LR/lc
LC
LR/lc
cefalo
calamita
carpa
Liza ramada
LR/lc
Cyprinus carpio
LR/lc
trota fario
Salmo (trutta) trutta
LR/lc
bottatrice
Lota lota
spinarello
Gasterosteus aculeatus
HAB.92-2
HAB.92-2
. G.R.A.I.A. Srl – Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque
LR/lc
DD
DD
VU
DD
cogliendo dall’esperienza internazionale e nazionale maturate fino ad oggi elementi utili a valutare i
criteri, gli attributi e le metodologie impiegabili, si è giunti alla prima proposta di un Indice di
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14. Stato attuale della fauna ittica del Fiume Po