Il Cosplay come cultura
partecipativa
Un fenomeno di cultura della
convergenza nell’era digitale
Luisa Valeriani
Il Cosplay è un fenomeno di creatività grassroots che
lega in un unico snodo alcune parole-chiave della
network society:
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Fandom
Tribalismo
Street-style
Performance
Convergenza
1) Fandom
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Il fan - la cui radice è nel latino fanaticus- ha subìto a lungo una connotazione
negativa, non solo di devoto, ma di squilibrato falso adoratore, privo della
distanza critica dal suo oggetto che è considerata imprenscindibile per la cultura
dominante. Gli interessi del fan, secondo tale concezione stereotipa, sarebbero
fondamentalmente alieni al regno della normale esperienza culturale , e la loro
mentalità pericolosamente staccata dalla realtà.
•
E’ merito di Henry Jenkins l’aver ricondotto l’Accademia ad un’analisi meno
ansiosa del fandom (1992), mostrando come le preferenze dei fan vengano
considerate anomale e minacciose da coloro i quali hanno legittimo interesse a
che gli standard culturali dominanti vengano mantenuti: mentre i fan
trasgrediscono il buon gusto borghese distanziante, e violano le gerarchie
culturali del mainstream.
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Jenkins cita Pierre Bourdieu (1980): “La cosa più intollerabile per quelli che si
considerano i possessori della cultura legittima è il sacrilego raggruppamento di
gusti che il gusto comune vuole separati”.
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I fan fluidificano questi confini, perché non solo usano sui testi della cultura di
massa pratiche di lettura ed esegesi di solito riservate a testi canonici, ma
rigettano la distanza estetica e tendono ad essere lettori scorretti, fuori controllo,
indisciplinati, niente affatto impressionati dall’autorità e dal sapere istituzionali,
orgogliosi di interpretazioni eventualmente scoraggiate dal sistema educativo.
United in Different Colors, by ajpscs 4-2-2007(flickr)
I fan secondo l’aka-fan Jenkins:
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abbracciano entusiasticamente i testi preferiti e cercano di integrare le rappresentazioni mediali nelle
loro esperienze sociali;
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incuranti del copyright raccolgono dalla cultura di massa materiali da rielaborare ad
uso personale, come base per le loro creazioni culturali e interazioni sociali;
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sfumano i confini tra fatti e finzioni;
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sono attivi produttori e manipolatori di senso.
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Analogamente a quanto proposto da Michel de Certeau per i lettori, essi sono bracconieri
della cultura di massa, di cui si appropriano rileggendola in modo da assecondare altri
interessi. Da fruitori passivi trasformano l’esperienza in complessa cultura partecipativa.
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Costruiscono la loro identità culturale e sociale attraverso prestiti e influssi
dell’immaginario di massa, dando spesso voce a preoccupazioni cui i media dominanti non
prestano attenzione.
Cosplay_tifa
e
tre Harajuko girls, due in stile manga e la terza dark
L’economia culturale ombra
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Secondo John Fiske i prodotti creati dai fan circolando all’interno della loro comunità
aiutano a definirne la cultura e l’identità. Si crea così quella che egli chiama economia
culturale ombra, con un proprio sistema di produzione e distribuzione che, pur
posizionandosi al di fuori delle industrie culturali, ne condivide tuttavia alcune
caratteristiche.
Quick Time™e u n
de compr ess ore
so no nec essa ri per v is ualizzar e que st'immag in e.
Parrucca: Adocchiata
Vestito: Me lo faccio fare
Scarpe: Già adocchiate
Crocifisso: Devo vedere
Lenti a contatto: ci sono
Altri Acquisti:
Costo Totale del Costume: ?
On: www.adilgarden.net
site created by Italian Closplayer
Parrucca: C'è già
Vestito: Me lo faccio fare
Scarpe: Da vedere
Falce: Ancora da vedere
come farla, probabile in
legno
Lenti a contatto: ce le ho
Orecchino: c'è
Altri Acquisti: Anello 25€
Costo Totale del Costume:
81€
On: Lucca Comics 2008
www.adilgarden.net
site created by Italian Closplayer
Quick Time™e u n
de compr ess ore
so no nec essa ri per v is ualizzar e que st'immag in e.
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I fan club possono assumere funzioni di interfaccia tra le grandi organizzazioni produttive
(major discografiche o cinematografiche, case editrici, testate giornalistiche e tv), le star e le
loro audience, costruendo relazioni e canali: dal lancio di un prodotto al giusto merchandising
alla pianificazione di un tour.
Quando l’interfaccia funziona, si possono produrre anche veri e propri salti qualitativi sul piano
professionale, ad esempio dal fan al producer.
La possibilità per il fan di diventare opinion maker dipende naturalmente dalla possibilità di
collegamenti che riesce a stabilire, e i nuovi media hanno enormemente moltiplicato la
capacità per i fan club di fare rete e per i loro “opinion maker” di occupare la scena .
V - YAVINCON 2008
da: www.yavinquattro.net/
(Qui sotto i vincitori; ma potete ammirare tutti i costumi che hanno partecipato all'ultima Grande Parata 2008
nella Galleria fotografica dedicata a loro!)
Miglior costume assoluto
# 1° Classificato: Gianni “Capitan Jack Sparrow” Aureli (Jedi Knights fan club, Roma) - Jack Sparrow, I Pirati dei Caraibi (468 punti)
# 2° Classificata: Veruska “CatFight” Pasquali (Yavin 4, San Benedetto del Tronto) - Lamù (212 punti)
# 3° Classificato: Saverio “Rodia Illis” Silli (Jedi Knights fan club, Roma) - Death Corps of Krieg (202 punti)
La cantante pop Gwen Stefani e le Harajuku girls
Perché si investe nei fandom?
• La penetrazione capillare dei media nel quotidiano offre ai fan
ampie possibilità di:
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esercizi di stile,
• verifica della riconoscibilità di tali stili “mediati” all’interno e
all’esterno della comunità,
• scambi di consumo mediale attraverso pratiche on e off line che
offrono una griglia condivisa di legittimità sociale,
• consapevolezza di sé e dell’altro
Immagini postate su Flickr o su siti Google
2) Tribalismo
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Secondo Michel Maffesoli la socialità di tipo razionale e individualistico che ha caratterizzato il
Moderno è tendenzialmente superata da socialità empatiche, in cui trovano espressione la
multimensionalità dell’io, le comunità emozionali, aperte e instabili, la potenza impersonale della
prossemia. L’affermarsi di tali soggetti collettivi, legati da Stimmung (atmosfera) e da feeling,
costituiscono il neotribalismo dionisiaco contemporaneo.Caratteristica di tale tribalismo è che la
condivisione avviene per prossimità, piuttosto che per trasmissione verticale.
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Secondo Alberto Abruzzese la tribù definisce piccole e grandi comunità in fermento, ciascuna
matrice di se stessa, non più collegate ad un territorio ma frantumate in tanti modi d’esserci e
dunque in tanti diversi modi di apparire. Quando lo spirito della tribù riesce ad incontrare la
dimensione post-umana che si realizza nella comunicazione digitale, può essere arma contro la
sopravvivenza del Moderno.
•
Secondo Andrea Pollarini le tribù hanno a che fare con i consumi vocazionali, cioè si formano
come espressione di un bisogno di rappresentarsi (una vocazione), archetipo di un particolare
sistema di valori intorno a cui l’individuo costruisce un suo proprio stile di vita, e in funzione del
quale si rapporta al mondo esterno. Nascono così aggregazioni comunitarie nuove, che
costituiscono i segmenti di un mercato valoriale globale, e che rispondono non ai tradizionali
modelli di aggregazione, ma appunto a istanze valoriali generate o alimentate dall’universo dei
mass media. L’adesione alle diverse comunità si esprime attraverso atti di consumo dalla forte
ritualità condivisa, e sono le dinamiche del consumo - in quanto investimenti anzitutto identitari che qualificano i comportamenti.
QuickTime™ e un
decompressore
sono necessari per visualizzare quest'i mmagine.
3) Street style
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Anche dal punto di vista più direttamente vestimentario i Cosplayers costituiscono un
interessante ambito di ricerca sociale.
Riguardo al linguaggio: le analogie/differenze che possono stabilirsi con le subculture
del secolo scorso, specie i punk, e ogni forma di avanguardia e neoavanguardia …
… ma anche gli stimoli che forniscono agli stilisti di moda, sensibili al mondo dei
supereroi, come ha sottolineato la mostra appena conclusasi al Metropolitan
Museum di New York, SuperHeroes. Fashion and Fantasy, che esponeva i corpi
mutanti di Pierre Cardin, Thierry Mugler, Alexander McQueen o John Galliano
Riguardo allo stile, cioè all’incarnare un modo di essere, un processo di costruzione
identitaria, un habitus mentale e sociale capace di produrre effetti sociali, pongono
domande che li riconnettono strettamente ai fandom diffusi e alle neotribù:
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Chi sono i soggetti concreti che
praticano il Cosplay?
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Attraverso quali canali si costituiscono
come fandom?
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E quale impatto hanno sul sociale?
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Sono fenomeni comunque di nicchia,
anche se diffusi, o la rilevanza del loro
“capitale culturale” li rende capaci di
muovere considerevoli capitali
finanziari?
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E infine: quali complessi rapporti
intrattengono con il mainstream?
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E con i social network?
•
E come creano marketing virale
rispetto al prodotto originario che è il
cartoon?
4) Performance
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Nella società post-spettacolare ogni atto diventa partecipativo, e richiede ad ognuno performatività,
specie se l’azione è in spazi pubblici.
Il cosplayer trasforma in performance la propria passione,ritualizza il proprio quotidiano, fa di ogni
evento un mito.
Come accade nei giochi di ruolo, come gli avatar nelle land di Second Life, e come nel marketing
immersivo, i partecipanti sono i protagonisti delle storie, e le sviluppano andando a caccia di indizi e
tracce disseminati ovunque, su poster, siti web, mercatini, film, non solo dal giornalaio. Devono
produrre una propria fiction, riscrivere e interpretare la storia letteralmente indossandola.
L’immaginario così si materializza, e si trasforma in esperienza.
5) Convergenza grassroot
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Per usare le parole di Jenkins, anche i Cosplayer fanno emergere come quello
che una volta era il pubblico diventa sempre più co-creatore dei prodotti
dell’industria culturale contemporanea.
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In quanto fan, in quanto tribù, in quanto appassionata espressione di stile, i
cosplayers sono “i consumatori di cultura popolare più attivi, creativi,
criticamente coinvolti e socialmente interconnessi”.
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L’industria dell’intrattenimento, e non solo i ricercatori, sanno che ormai il
successo di una qualsiasi produzione mediale dipende dalla partecipazione e dal
coinvolgimento diretto di fan e appassionati: il broadcast cede alla cultura
partecipativa. E la blogosfera, anche dei cosplayers, ne è testimonianza.
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Luisa Valeriani