DISEASE MANAGEMENT E CHRONIC CARE MODEL NEL DIABETE MELLITO Pre.ima Vista le attività di programmazione e ristrutturazione dell’organizzazione della gestione e cura della malattia diabetica nella Regione Campania ci permettiamo fornire alcune precisazioni, nello solo spirito di una ampia collaborazione, basate su una esperienza professionale che le Società Scientifiche e Professionali da noi rappresentate hanno consolidato nel corso di quasi mezzo secolo di attività. Questa esperienza è anche confluita nella definizione del Piano Nazionale della Malattia Diabetica. A tal fine desideriamo sottoporre alla Sua attenzione i seguenti punti con la speranza possano essere presi nella debita considerazione e contribuire a definire una sempre più efficiente organizzazione della gestione della malattia diabetica rispettosa dei ruoli professionali e delle necessità di un numero sempre più ampio di cittadini affetti da questa patologia: 1. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 32 del 07.02.13 Supplemento ordinario n. 9, l’accordo della Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano del 06.12.2012 sul “Piano per la malattia diabetica”, diventa il centro di riferimento dei vari sistemi regionali ai fini di una maggiore omogeneizzazione delle azioni di prevenzione e di gestione del diabete. Il Piano Nazionale Diabete1, frutto del recente indirizzo al quale la Comunità Europea – con risoluzione del Parlamento Europeo del 14 marzo 2012 - ha chiesto a tutti gli Stati Membri di aderire, rappresenta la grande occasione per garantire un livello di cura quanto più omogeneo possibile sull’intero territorio nazionale. Il documento afferma la necessità di una progressiva transizione verso un nuovo modello di sistema integrato, incentrato sulla costituzione di una rete di servizi mirato a valorizzare sia l’esistente organizzazione della specialistica diabetologica integrandola con tutte le altre figure professionali sanitarie, in primis la medicina generale, con l’obiettivo di rispondere in modo rapido e adeguato al grado di complessità della patologia diabetica del singolo cittadino. Questa azione mira a garantire qualità di vita prevenendo e curando le complicanze croniche, ottimizzando le risorse disponibili, implementando strategie di prevenzione primaria e diagnosi precoce. Il diabete tipo 2 è una delle più diffuse malattie croniche non-trasmissibili a livello mondiale ed è oggetto di grande interesse della Comunità Europea e di specifiche azioni per prevenire e limitare i danni socio-economici dovuti alle sue complicanze. 2. Il diabete è una malattia cronica, evolutiva e degenerativa e come tale si presenta con diversi gradi di complessità nell’arco della vita della persona con diabete2 3. Il grado di complessità è legato alle complicanze e alla loro gravità e velocità di progressione, anche se spesso le stesse complicanze sono la spia di una stato di malattia diabetica fino a quel momento asintomatico, prova ne sia che in elevata percentuale di casi la diagnosi viene posta in UTIC per infarto miocardico, in Stroke Unit per Ictus, dall’oculista per retinopatia, etc… 4. La conseguenza del punto 3 è che la diagnosi di malattia risulta spesso tardiva con maggior rischio di sviluppo e progressione delle complicanze e incremento del tasso di ospedalizzazione con degenze e cure più prolungate e più costose 5. Le complicanze raramente si presentano isolatamente manifestandosi più comunemente insieme, rendendo la cura particolarmente impegnativa e necessitando di un approccio multidisciplinare e dell’uso di farmaci non sempre prescrivibili dai Medici di Medicina Generale. La presenza di complicanze richiedono, inoltre, una particolare attenzione per il possibile rischio di effetti collaterali spiacevoli e potenzialmente pericolosi (specie ipoglicemia, scompenso cardiaco, danno miocardico). 6. Farmaci per la cura del diabete che possono trovare indicazione nelle fasi precoci della malattia non necessariamente sono prescrivibili dal Medico di Medicina Generale che deve, pertanto, collaborare con lo specialista diabetologo per il rilascio e rinnovo dei piani terapeutici, come da direttiva AIFA, da rinnovarsi con cadenza almeno semestrale. Non creare le condizioni di una fattiva collaborazione rischia di escludere una fascia persone con diabete da forme di terapia che potrebbero offrire loro particolari vantaggi clinici. 7. La più frequente causa di morte e di invalidità per diabete rimane la malattia cardio-vascolare (infarto, scompenso cardiaco, ictus, arteriopatie obliteranti periferiche complicate da gangrena, etc…) 8. Le persone con diabete hanno un tasso di ricovero almeno doppio rispetto alla popolazione non diabetica, i loro ricoveri durano di più, sono gravati da un maggior tasso di complicanze e costano di più. 9. La spesa annua sanitaria pro-capite per la persona con diabete è praticamente doppia rispetto a quella della persona senza diabete (2551 vs. 1262 Euro/anno). Il 54% di questa spesa è dovuta all’ospedalizzazione, il 31% per i farmaci di cui solo una parte imputabile ai farmaci per il controllo della glicemia) e il 15% per la specialistica. 10. Per il crescente numero di persone affette e per la variabilità del grado di complessità, la Gestione integrata è la miglior strategia di cura per il diabete. 11. Gestione integrata significa integrazione continua e costante tra specialisti e Medici di Medicina Generale a partire dal momento della diagnosi e, successivamente, con regolari cadenze definite in base a percorsi diagnosticoterapeutici (PDTA) condivisi e graduate in base al grado di complessità caratteristico di ciascun singolo individuo secondo necessità clinica. 12. La definizione di “complicanze croniche stabilizzate” è inappropriata e potenzialmente causa di inerzia terapeutica, e comunque contraria alla caratteristica natura progressiva della malattia diabetica. Al contrario, andrebbe diffuso e applicato il concetto di intensità di cura che tenga in debito conto la molteplicità dei fattori di rischio e la personalizzazione dei target e dei mezzi terapeutici come ben illustrato dai recenti studi di intervento (ACCORD, ADVANCE e VADT) 13. Strettamente connesso con il punto precedente e in sintonia con il Piano Nazionale della Malattia Diabetica il Sistema Sanitario dovrebbe essere organizzato per rispondere al grado di complessità clinica tale per cui nel caso di complicanze manifeste è necessario una presa in carico dovrebbe rendersi necessario un pronto riferimento allo Specialista Diabetologo, una intensificazione della frequenza dei controlli clinici, diagnostici e strumentali periodici e l’intensificazione della terapia. 14. Come dimostrato da indagini nazionali e internazionali, la condivisione e adesione a protocolli di cura (incluso l’uso di farmaci di prescrizione specialistica) da parte di Specialisti e Medici di famiglia riduce il numero e la durata dei ricoveri ospedalieri e la mortalità per diabete. Certi che vorrà prendere in considerazione questi punti le confermiamo tutta la nsdisponibilità affinché si addivenga a una organizzazione della diabetologia campana in sintonia con i moderni dettami clinici internazionali e con il Piano Nazionale della Malattia Diabetica. A Sua disposizione per ogni chiarimento. Cordiali saluti Prof. Antonio Ceriello Presidente Nazionale Associazione Medici Diabetologi (AMD) Prof. Stefano Del Prato Presidente Nazionale Società Italiana di Diabetologia (SID) Bibliografia di riferimento 1. GU Serie Generale n.32 del 7-2-2013 - Suppl. Ordinario n. 9 2. 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