Attività realizzata nell'ambito del progetto “EuropAfrica: verso la Sovranità alimentare” con il contributo finanziario della
Commissione Europea - DCI-NSA ED/2011/240 -529.
Il contenuto dell'attività è responsabilità esclusiva
del Centro Internazionale Crocevia ONG e non riflette la posizione dell'Unione Europea.
ITALIA. VINO, OLIO, CASE E PETROLIO. CHI VINCE?1
(Antonio Onorati2, Mauro Conti3)
“Ora bisogna temere solo i capitali finanziari, che pur essendosi formati su una nuvola astratta e virtuale,
cominciano a tornare nel mondo reale per far man bassa di terre coltivabili (land grabbing), attratti
soprattutto dalla possibilità di speculazione sulle "energie rinnovabili", che sono incentivate con soldi
pubblici e a bassissimo impiego di manodopera. La parola d'ordine ora è: resistere, non vendere le aziende
e la terra, che tornerà in pochi anni ad essere il principale bene collettivo dell'umanità.
Andrea Marciani” (2011, comunicazione privata)
“In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. […] La stima
più attendibile – e, secondo Legambiente, comunque prudenziale – di superfici urbanizzate è di 2.350.000
ettari. Una estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme, pari al 7,6% del territorio
nazionale e a 415 metri quadri per abitante[…]” (Fonte: Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia
- Annuario di Legambiente elaborato dall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia - a cura di Duccio Bianchi e
Edoardo Zanchini. Edito da Edizioni Ambiente - 2011 - ISBN 978-88-96238-86)
L’attacco all’uso agricolo della terra non è il risultato dell’equilibrio instabile e della competizione delle
forze di mercato ne, tanto meno, della spontanea iniziativa di sanguinari profittatori. E’, molto più
semplicemente, il risultato dell’azione di politiche pubbliche che favoriscono, premiano, consentono,
condonano atti ed attività di predazione dell’uso della terra da parte di singoli, di collettività, di imprese,
di gruppi criminali. L’uso sempre più privato dello Stato – che nel nostro paese si è radicato nelle Istituzioni
nell’ultimo ventennio -
e della rappresentanza consente il facile dominio di élites, non più classe
Si ringraziano le organizzazioni che mobilitandosi a difesa di un uso del territorio non distruttivo contribuiscono a
mantenere questo paese ancora vivibile. Ne citiamo alcune ma molte altre attraverso tutto il paese tentano di
strappare la terra a quanti , alla caccia di facili guadagni, tentano di imporci una nazione senza agricoltori. Ci scusiamo
con loro se non siamo riusciti a segnalare le loro iniziative. A tutti loro siamo debitori .
1
2
3
Antonio Onorati è Presidente del Centro Internazionale Crocevia
Mauro Conti è Project Manager del Centro Internazionale Crocevia
1
dominante ma semplici gruppi d’interesse, semplici comitati d’affari, capaci di scrivere le politiche, le leggi ,
le regole e dominare il mercato delle politiche stesse. A giustificare, in qualche modo, queste azioni di
dominio e prevaricazione c’è l’idea che l’uso agricolo della terra è – di per sè – qualcosa che va superato
per trarre un maggior benessere da altri usi della terra stessa . Per far posto alla modernità che avanza, alla
crescita e allo sviluppo. Per ribadire l’idea del dominio dell’uomo sulla natura e riaffermare la sua capacità
di governarla, elementi questi essenziali per mantenere in vita il modello di sviluppo capitalista in questo
periodo di crisi strutturale profonda (il rapporto tra la crisi immobiliare USA e la crisi della fiammata dei
prezzi delle commodity agricole alla fine degli anni 2000 ce lo ricorda).
Siamo sempre attenti all’accaparramento di terra nei paesi del Sud del mondo. E’ giusto ed il nostro
impegno deve essere rafforzato e mantenuto con continuità . Non una denuncia episodica o una campagna
una tantum. Dobbiamo sostenere i processi di lungo periodo necessari a restituire la terra chi la lavora.
Rimettere la terra ed il suo uso agricolo al centro di ogni priorità che orienti la nostra azione solidale perché
la terra è la vita di ciascuno e di tutti, perché la terra è l’acqua ed il suo uso, l’aria che respiriamo e lo spazio
dove corre il nostro sguardo o quello dei figli dei figli. Per questo ogni palmo di terra strappato
all’agricoltura, sotto casa o a Pontianak (la terra dei Dayak Kalimantan - Borneo- Indonesia), deve farci
inorridire come se fosse un fatto personale, una rapina fatta a ciascuno di noi. Non per romantico ruralismo
o caritatevole atteggiamento verso gli altri. No, solo per puro e semplice egoismo. Abbiamo il nostro diritto
individuale ad un futuro degno da essere vissuto e non possiamo rinunciarvi. Un uso distruttivo della terra
finisce per negarci questo futuro..
Teniamo ben presente che quando parliamo di concentrazione e accaparramento ci stiamo riferendo a
processi che stravolgono le relazioni di proprietà e, ancor più grave, l’uso stesso della terra. “[…] Two key
dimensions of the current land grab – namely, the politics of changes in land use and property relations
change (and the links between them) – are not sufficiently explored in the current literature..” (Global Land
Grabbing and Trajectories of Agrarian Change: A Preliminary Analysis - SATURNINO M. BORRAS JR AND
JENNIFER C. FRANCO in : Journal of Agrarian Change, Vol. 12 No. 1, January 2012, pp. 34–59.).
In un altro documento 4, su questo stesso argomento, abbiamo presentato gli aspetti della concentrazione
delle terre all’interno del settore agricolo per effetto delle politiche e del modello di sviluppo agricolo
seguito dal nostro paese negli ultimi 60 anni. In questo, tratteremo degli attacchi all’uso agrario del suolo
che provengono dal di fuori del settore e che hanno come risultato il cambiamento radicale della
destinazione d’uso delle terre, e, di conseguenza la lenta e inesorabile erosione della capacità di produzione
di cibo sano, socialmente giusto e di qualità per il nostro paese. Altro che “Made in Italy di qualità” quello
che viene messo in discussione è “il diritto a produrre” che è alla base della sovranità non solo dell’azienda
agricola ma di ogni nazione o popolo.
4
“Terra e agricoltura. Il caso italiano” – stessi autori
2
La riduzione delle terre coltivate, i milioni di ettari di terra che sono passati e passano ad usi non agricoli
(urbanizzazioni e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici;
interporti, grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, usi turistici, usi civili e militari non
definiti, pozzi di trivellazione per il gas ed il petrolio, impianti fotovoltaici, cave, parchi del divertimento,
etc[…]) debbono essere un problema per tutti e di tutti. Perché le soluzioni sono, anche loro, alla nostra
portata. Dobbiamo solo assumerci la responsabilità di guardare, vedere e agire di conseguenza.
Basta uno sguardo anche superficiale alla legislazione urbanistica adottata dalle autorità pubbliche, senza
distinzione di colore politico e con qualche rarissima eccezione, per rendersi conto che tutta è basata
sull’idea che l’agricoltore a cui viene chiesto di vendere la terra per fare un’opera di urbanizzazione di
qualunque tipo, è felicissimo di questo cambiamento d’uso, d’incassare due soldini e abbandonare i
campi su cui fatica. Lo stesso vale, ad esempio, quando guardiamo le direttive dell’UE sulla produzione di
agro-carburanti: vengono presentate come un affare lucroso per l’agricoltore. Ma così non è.
BOX 1 - www.stopalconsumoditerritorio.it
STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO - Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non
cementificato
“ [...]Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o
cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di
capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera
ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde
idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini. [...]
Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì! […] Il
movimento di opinione per lo STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO e i firmatari individuano 6 principali motivi
a sostegno della presente campagna nazionale di raccolta firme.
STOP: PERCHÉ?
1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci
comunali.
2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte
delle
zone
del
Paese
rimaste
naturali
saranno
completamente
urbanizzate
e
conurbate.
3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della
sostenibilità
(impronta
ecologica)
che
dal
punto
di
vista
paesaggistico.
4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono
3
catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le
coltivazioni,
5.
Per
ecc.
senso
di
responsabilità
verso
le
future
generazioni.
6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente
una via alternativa all’attuale modello di società.
COLTIVARE O DIVERTIRSI?
Nessuno nega il diritto al divertimento ma dobbiamo avere sempre in mente che, l’impiantistica necessaria
a creare gli spazi per il divertimento, di sicuro, ha un impatto sulle attività agricole presenti e future in un
territorio e, ricordare, che l’agricoltura di oggi – nel bene e nel male – è il risultato di processi secolari:
modificarne arbitrariamente il corso spesso avvia trasformazioni assolutamente irreversibili. Una terra
persa all’uso agricolo è difficile da riconvertire, richiede molti sforzi e risorse finanziarie. Basta guardare il
degrado dei terrazzamenti ed il loro impatto sulle catastrofi della Liguria.
Partiamo dal Veneto, una delle regioni che si presenta, da un punto di vista agricolo, come una “ Regione
dell’eccellenza agricola..” (on.le Zaia, presidente della Regione Veneto ed ex Ministro dell’Agricoltura).
Una sintesi dei dati del censimento ci dice che la Regione ha perso, tra il 2000 ed il 2010:
i.
Il 32,3% delle aziende (cioè più di 57.000).
4
ii. Il 12,6 % della sua superficie agricola (circa 150.000 ettari, cioè 15.000 ettari all’anno, più di 1000
ettari al mese).
iii. Circa la metà delle aziende con un vigneto anche se, la superficie vitata è rimasta praticamente
invariata grazie all’incetta fatta di “diritti di reimpianto” da chi aveva le risorse per acquistarli
delocalizzando i vigneti.
iv. Circa il 75% delle aziende con allevamenti ed il 40 % di quelle che allevavano bovini.
AZIENDE (a)
REGIONI
Veneto
ITALIA
2007
SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA
2005
144.604
143.024
1.679.439 1.728.532
2000
177.000
2.153.724
%
2007/
2005
1,1
-2,8
%
2007/
2000
-18,3
-22,0
2007
2005
2000
820.201
12.744.196
797.571
12.707.846
849.880
13.062.256
%
2007/
2005
2,8
0,3
% 2007/
2000
-3,5
-2,4
Fonte: ISTAT
La riduzione del numero delle aziende tra il 2000 ed il 2007 era stata minore della media nazionale, ma la
perdita di terreni agricoli era stata di un punto percentuale più alta.
In questa regione ha luogo l'eccellenza agricola della piana della provincia di Verona.
BOX 2 - Le piane del Veronese, una vecchia storia. 5
Il valore aggiunto della produzione agricola nel 2008 era, per la provincia, di 706 milioni di euro. Erano 834
milioni nel 1998, quello dell’intera regione era di 2.958 milioni nel 1998, ed è passato a 2.377 milioni nel
2008.
5
Fonte: ISTAT
“[...]Nel luglio 1999 la Regione Veneto emana una legge per la realizzazione di un autodromo regionale.
Nell’ottobre 1999 viene deliberato il “Piano d’Area Quadrante Europa”, nel quale si individua un’area di
circa 100 ettari a nord di Trevenzuolo adatta ad ospitare il circuito e le relative infrastrutture, con la
prescrizione che la quota di superficie permeabile del suolo (ovvero non edificabile) non deve essere
inferiore al 70%; nello stesso piano d’area la maggior parte del territorio tra Vigasio e Trevenzuolo viene
tutelato, insieme agli alvei fluviali, come ambito di interesse paesistico-ambientale e destinato al futuro
parco fluviale della pianura veronese. Il territorio rimanente viene destinato alla filiera agroalimentare.
….Nel marzo 2000 viene dato l’incarico di valutare le proposte di localizzazione dell’autodromo a “Veneto
Sviluppo SpA”. Nel gennaio 2001, tra le 16 proposte, viene scelta l’area tra Trevenzuolo e Vigasio, in base
ad un progetto dello studio di architettura Lyskova-De Togni che però verrà in seguito abbandonata. Come
proposta. Intorno la metà 2004 la “Società Autodromo del Veneto srl” diventa titolare dei diritti d’opzione
per l’acquisto delle aree (scadenza 30 settembre 2006). Nel luglio 2004 Earchimede SpA e Draco SpA,
individuate quali società realizzatrici, sottoscrivono un contratto preliminare per rilevare una quota del
capitale sociale di “Autodromo del Veneto srl”. Nell’agosto 2004 viene sottoscritto un accordo quadro tra i
4 soci storici della “Società Autodromo del Veneto srl”e le 2 società realizzatrici Earchimede SpA e Draco
SpA. Nel settembre 2004 avviene la trasformazione della “Società Autodromo del Veneto” da Srl a SpA con
aumento di capitale di euro 2.000.000 finalizzato all’esercizio del diritto di opzione sui terreni.
5
Vedi i dati mai smentiti di Legambiente in "I raiders della finanza all'assalto del territorio veronese" ed il dossier elaborato dal
circolo Legambiente “Il Tiglio” - Vigasio (VR) qui ampiamente citato.
Nel corso degli anni l’elenco delle opere previste si è allungato fino a coprire oltre 400 ettari […]. Opere
previste nel “MOTOR CITY” su un’area complessiva di 456 ettari:
i.
ii.
iii.
iv.
v.
vi.
vii.
AUTODROMO (211 ettari - pista 5.200 metri)
PARCO DIVERTIMENTI TEMATICO (35 ettari)
STRUTTURE RICETTIVE E RISTORATIVE (32 ettari)
AREA COMMERCIALE (104 ettari)
AREA PRODUTTIVA (50 ettari)
AREA RESIDENZIALE (24 ettari)
2 CASELLI AUTOSTRADALI SULLA A22
Edificabilità possibile sul 70% dell’area, più urbanizzazione primaria e secondaria: più di 300 ettari
cementificati![…] ” giustificato dalle società coinvolte con un “[…]- sarà previsto il recupero di alcune
cascine presenti nell'area ed oggi in stato non funzionale[...]. (Martino Dall'Oca, vicepresidente Autodromo
del Veneto Spa )
Leggiamo “[…]Riteniamo che la politica che porta a nuovi insediamenti industriali, commerciali e di
intrattenimento, dei quali non si giustifica la necessità, sia miope in quanto non tiene conto: 1) di una realtà
produttiva e industriale che massicciamente si sposta nei paesi emergenti, e della quale in ogni caso il Piano
d’Area attuale prevede già un ampio sviluppo, ma lungo la direttrice della nuova “Mediana” 2) di una
offerta di centri commerciali che ha già ampiamente saturato la domanda della popolazione, 3) di una zona
già satura di parchi tematici; e che invece sarebbe molto più innovativa una politica di valorizzazione di un
territorio a forte valenza agricola[...], che dia certezze, tutela e sostegno agli imprenditori agricoli “capaci di
futuro”. (dossier elaborato dal circolo Legambiente “Il Tiglio” - Vigasio (VR) – 2006).
Anche chi compra poca terra per montare la speculazione su un’idea di sviluppo tutta da verificare,
contribuisce a questo processo distruttivo. Così presenta il suo progetto di sviluppo :
“Unica. Come il fascino della Valle nella quale sorge […]Un grandioso complesso di 60 mila mq con acque
termali, wellness, saune, magnificamente integrato con il territorio. Ambienti esclusivi per il benessere, il
relax ma anche dedicati al divertimento e alla ricettività[...]Un soggiorno in Valpolicella è un’esperienza a
contatto con una natura generosa nel donare all’uomo uve per i grandi vini, olive per gli olii più pregiati e le
famose pesche. E in un panorama di vigne, uliveti e pescheti[...]” ( http://www.aquardens.it/ )
Sembrano pochi ettari, solo 6, ma se si guarda la localizzazione esatta – al centro di una Valle famosa per la
qualità dei suoi terreni che danno, tra l’altro, vini di altissimo pregio e valore, in una zona pedemontana - si
rilevano molte incongruenze. Intanto i 6 ettari sono solo quelli coperti, nel progetto, dalle strutture del
centro benessere e niente si dice delle opere necessarie alla connessione. Si vende il panorama di vigne,
uliveti e pescheti ma niente si dice che - per la collocazione dell’infrastruttura - molti ettari che
sorreggono questo panorama saranno totalmente compromessi (captazione di acqua, apertura di svincoli
stradali ed altre infrastrutture di comunicazione, etc) ponendo in una concorrenza insostenibile l’uso
agricolo della terra (molti anni di crisi della produzione di pesche, ad esempio, hanno reso questa attività
economicamente insostenibile tanto che la stessa località Pescantina ha perso la maggioranza degli ettari
coltivate a pesche) con la vendita per urbanizzazione a prezzi speculativi ed in gran parte pagati al nero per
la parte che supera il valore agrario. D’altronde le autorità comunali esercitano, nella pianificazione
urbanistica, un ampio potere discrezionale spostando le aree d’urbanizzazione secondo le pressioni dei vari
gruppi di interesse e le varie clientele.
6
BOX 3 - Soft Economy al posto delle pesche e delle vigne
Ancora in Veneto. Provincia di Verona.
Un esempio del ruolo delle politiche pubbliche nell’accaparramento di terre agricole nella stessa provincia è
dato dal resoconto dell’’incontro di Vigasio.(resoconto in 11 Febbraio 2007 - L'Arena, quotidiano di Verona)
“I sindaci di sette comuni si sono incontrati con i rappresentanti della Regione per continuare la
concertazione dello sviluppo territoriale della zona a sud di Verona. Presenti i sindaci di Vigasio,
Trevenzuolo, Isola della Scala, Castel d’Azzano, Buttapietra, Erbè e Mozzecane; a discutere con loro Tiziano
Zigiotto, presidente della commissione consiliare regionale Trasporti, Viabilità Urbanistica e l’architetto
Romeo Toffano quale rappresentante della Giunta Regionale. Due i temi affrontati: il Parco Tartaro Tione e
la viabilità… ….. i rappresentanti regionali hanno dato il via libera alla creazione del parco sia per
valorizzare le peculiarità naturali e ambientali del territorio che per promuovere la soft economy che
molta parte ha e avrà nello sviluppo del 3° Veneto. La soft economy è un termine tecnico per indicare
l’economia leggera, che comprende anche il terziario, volta a riqualificare e promuovere i prodotti tipici
locali..”. Ma dietro alla volontà di economia leggera si nasconde un attacco diretto all’uso de suolo
agricolo, come sostiene il locale segretario di Legambiente Michele Bertucco. «Questi interventi non
nascono da una attenta analisi del territorio ma dalla volontà di urbanizzarlo ai fini speculativi ….
Il problema più grosso è la trasformazione di 10 milioni metri quadrati di terreno da agricolo (cioè 100
ettari) a direzionale commerciale ]…]”.
BOX 4 - Veneto City
Ma non è finita.
Alla fine del 2011 si torna a parlare di un’altra opera che erode terre agricole in Veneto.. “[…]Veneto City, il
mega-polo immobiliare che sorgerà in provincia di Venezia, tra Dolo e Pianiga [...]”.
Quali sono le opere previste?
“[…] 225.000 mq per istituzioni finanziarie, 408.000 mq per showrooms, centro congressi e fiera, 72.500 mq
(sette ettari, pari 18 campi padovani) per hotels, 100.000 mq per negozi e centro commerciale, 100.000 mq
per cinema, palestre e sale spettacoli, 117.500 mq per università. In totale, più di un milione di metri
quadrati (cioè 100 ettari) destinati ad attività assai diverse[...]. La zona industriale di Dolo continua ad
essere spopolata di attività imprenditoriali. I centri della Riviera del Brenta vedono pian piano spegnersi
insegne di negozi, che non riescono a sopravvivere. Ma allora Veneto City sarà la nuova cattedrale nel
deserto? […]”. (Pubblicato da Roberta Lazzari il 2 gennaio 2012 alle 00:01)
Scendiamo verso il resto del paese ed in ogni regione la logica è la stessa. Cancellare attività agricole per
far posto allo “sviluppo”.
Nelle Marche, in nome della green economy, vanno via 60 ettari situati in una piccola piana generata dalla
confluenza di due torrenti (Arzilla e Bevano),in una zona circondata da colline con borghi medievali,
conventi, chiese. Il terreno è destinato all’agricoltura intensiva gestita sapientemente a filari, siepi,
mantenendo boschi e case coloniche. Questi ettari saranno compromessi per fare spazio alla
realizzazione di campi da golf, strutture termali, alberghiere e residenziali; in un’ area sottoposta a
vincolo paesaggistico “ad hoc” . Una parte è di proprietà pubblica. L’Accordo di Programma dice: “[...] i
7
fabbricati ipotizzati in questo progetto urbanistico potranno subire modificazioni di perimetro e sagoma in
sede di progettazione di maggior dettaglio”[…] “questa ipotesi non può essere ritenuta vincolante alla scala
di progetto di maggio dettaglio”. Se ne va la terra e l’acqua, non solo quella termale ma anche quella
necessaria ad innaffiarle colture, sarà usata per innaffiare il campo da golf. Non abbiamo difficoltà a far
nostre le conclusioni stilate dal Comitato Carignano Terme Nostre: “[…] Poiché non esistono studi economici
di settore che indichino in maniera attendibile le prospettive turistiche del nuovo centro termale, né studi
che misurino l’impatto del nuovo centro termale sulle attività economiche limitrofe, poiché inoltre non è
previsto alcun recupero e rilancio del borgo medioevale di Carignano e non ci sono sufficienti garanzie sulle
disponibilità idriche, il dubbio, che tutta l’operazione si potrebbe configurare come l’ennesima operazione
di speculazione edilizia o comunque concretizzarsi in un progetto basato su concetti di sviluppo antiquati
e fortemente impattanti, appare legittimo. Ora crediamo che sia giunto il momento per verificare se la
sostenibilità, la cura del paesaggio, la salvaguardia dei terreni agricoli e la green economy possano
diventare il solco in cui seminare il benessere dei prossimi anni a venire o se sono destinati a restare parole
prive di significato, utilizzate da certi politici e da imprenditori attratti dal solo profitto.” (Fano, 24/11/2011
-Il Comitato Carignano Terme Nostre”)
L’agricoltura della Regione Lazio ha avuto, nel periodo 2000-2010 la peggiore performance in assoluto in
Italia: la perdita, in 10 anni di quasi il 50% delle aziende diretto coltivatrici, del 47% di quelle condotte con
salariati, del 12% della SAU di quelle diretto coltivatrici e del 36,5% della SAU di quelle condotti con
braccianti. La base produttiva sostanziale dell’agricoltura regionale viene così ulteriormente erosa e si avvia
verso un punto di non ritorno dove le aziende agricole saranno condannate ad un ruolo estremamente
marginale rispetto alla capacità di soddisfare la domanda alimentare regionale incrementando così
ulteriormente il deficit alimentare regionale (import contro export). Totalmente priva di politiche agricole
capaci da imprimere una qualche direzione al suo settore agricolo, assessori regionali all’agricoltura che si
sono distinti per la loro totale inconsistenza e incompetenza, il settore non è più una priorità della politica
da molti decenni mentre la più grande città italiana, e quindi uno dei mercati alimentari più importanti del
paese, implode sotto i colpi della speculazione edilizia che ne divora i territori. Roma consuma - solo di
prodotti alimentari importati - una media di 500/700 milioni di euro all’anno.
BOX 5
Eurodisney all’amatriciana: con una superficie occupata di 200 ettari è l’opera privata più importante
prevista nell’Italia centro-meridionale.
Che cosa è:
“[...] Rainbow MagicLand è il nome del nuovo grande parco divertimenti a tema che sorge nel comune di
Valmontone, a pochi chilometri da Roma. Il Parco si estende su una superficie complessiva di 600.000 mq e
per le sue caratteristiche è destinato a competere con i maggiori parchi divertimento italiani. La "magia" è
l'elemento dominante di Rainbow Magicland, un parco a tema dedicato a tutta la famiglia, dove il
visitatore potrà scoprire la magia del divertimento e dell'avventura: un salto dimensionale tra castelli fatati,
coraggiosi Vichinghi, magiche fate, potenti stregoni e abili avventurieri. Rainbow MagicLand offre ai suoi
visitatori oltre 30 attrazioni di vario genere e per tutti i gusti, in parte alimentate dai pannelli fotovoltaici
che si estendono per 60.000 mq a copertura dei parcheggi e producono 6.5 megawatt di energia pulita. Il
Parco è suddiviso in diverse aree a tema, alcune delle quali ispirate ai personaggi del Gruppo Rainbow,
molto noti ai bambini come: le fatine Winx, Monster Allergy, l'avventuriero Huntik e Pop Pixie. Il parco
8
divertimenti Rainbow MagicLand è stato realizzato da Alfa Park, società che gestisce anche Miragica a
Molfetta, con un investimento di 300 milioni di Euro. Il Parco si inserisce all'interno del Polo Turistico
Integrato di Roma - Valmontone che si estende su una superficie di 1.500.000 mq e comprende anche il
Fashion District Valmontone Outlet e un complesso alberghiero in fase di realizzazione[…]”.
(http://www.parchionline.it/rainbow_magicland.htm )
AGRO-ENERGIE, broccoletti o benzina
Cambiare l’uso del suolo ed il modello di produzione per far posto agli agro carburanti è una scelta
in cui si confrontano gruppi d’interesse ben strutturati e dove la mancanza di strategie agricole di
medio periodo costituisce danni difficili da correggere in seguito.
Il gruppo International Scientists and Economists Statement on Biofuels and Land Use nella loro “A letter
to the European Commission” scrivono tra l’altro:
“[…] Without addressing land use change, the European Union's target for renewable energy in
transport may fail to deliver genuine carbon savings in the real world. It could end up as merely an
exercise on paper that promotes widespread deforestation and higher food prices[…]. Flawed accounting
could even encourage greater expansion of biofuels that cause damaging changes in land use, as described
in the September 15 EEA Scientific Committee opinion. …Biofuels policies should encourage a growing clean
energy market and create jobs producing low carbon biofuels that avoid land use change. Strategic
investment decisions must be based upon the best available assessments of the GHG emissions of
alternative fuel pathways. Promptly establishing a credible framework that includes indirect land use
change will signal the market to invest in biofuels that minimize deforestation and competition with
food[…].We urge you to align the EU biofuels policy with the best scientific knowledge and take into account
emissions from indirect changes in land use.” (Daniel Kammen, Ph.D. Chief Technical Specialist for
Renewable Energy and Energy Efficiency - World Bank- Washington, DC United States ed AA).
Cerchiamo di vederci un po’ più chiaro. Cerchiamo di capire che rapporto esiste tra prezzi di
mercato di certe commodities e produzione di agro energie.
Cominceremo dal “IGC daily Grains and Oilseeds Index(GOI)”. Questo indice sintetico mette insieme, con
parametri appropriati, le variazioni dei prezzi globali di grano, mais, orzo, sorgo, riso, soia, e colza, è
calcolato su base giornaliera sui prezzi all’origine. Riassume le tendenze dei prezzi delle principali
commodities agricole, dando un peso rilevante dei cereali ed è elaborato da chi vende queste
commodities. Come sempre le misure sintetiche indicano tendenze e non sono dati dogmatici.
9
IGC daily Grains and Oilseeds Index* (GOI)(2000-2011)
Fonte: http://www.igc.int/en/grainsupdate/igcgoi.aspx
E’ di sicuro interesse tenere a mente il picco del 2007-2008 e quindi la ripresa dell’andamento crescente dei
prezzi nel 2011. Non abbiamo usato le statistiche della FAO perché, qui, vogliamo mettere in evidenza la
visione di chi, in qualche modo, ha il controllo di gran parte della produzione di questi prodotti e, fino in
anni recenti, ne determinava in modo quasi monopolistico l’andamento dei prezzi globali. Il paniere, a cui fa
riferimento questo indice, contiene un insieme di prodotti che sono anche alla base della produzione di
agro energie (agro carburanti di diverso tipo).
Granturco, pop corn e pompe di benzina
Il mais è il cereale che più pesa nel movimento dell’uso di cereali da alimentare (uomini o bestiame) a
produzione di energia.
Per l’annata agraria 2011/2012, le valutazioni dei grandi produttori degli USA ci dicono:
“[…] MAIZE (CORN): While the US crop was slightly smaller than last year’s, larger outturns elsewhere are
expected to lift world maize production to a new record of 853m. tons (826m.). With harvests in North
America and Europe entering their final stages, attention is switching to the southern hemisphere, where
farmers in Argentina, Brazil and South Africa are set to plant more maize than in 2010/11. Due to strong
competition from feed-grade wheat and projected sluggish growth in industrial demand, world use is
forecast to increase at a slower than average pace. However, with the total still expected to exceed output,
2011/12 ending stocks are forecast to fall to a five-year low. Trade in the year to June 2012 is forecast to
increase by 1% due to strong demand from buyers in parts of Latin America, Asia and North Africa[…] .
10
Fonte: http://www.igc.int/en/grainsupdate/sd.aspx?crop=Maize
[…] MAIZE (CORN):
• The supply and demand for maize (corn) is projected to remain tight, with world inventories
projected to drop to historically low levels.
• With firm global demand and generally tight availabilities expected to support world prices,
maize plantings are projected to remain high across the forecast period. Increases in area
and improvements in yields, especially in the US, Latin America and China, result in large
consecutive crops. World maize production is forecast to increase to 949m. tons in 2016/17,
some 94m. higher than the estimate for 2011.
• Global maize consumption is projected to rise to 949m. tons in 2016/17, up by 86m. from
2011/12. Growth in use is forecast to decelerate, mainly due to slowing industrial demand.
With use for ethanol in the US levelling out, industrial consumption is projected to rise by 2% annually,
compared to 12% in the last five years. […].”
Fonte:http://www.igc.int/en/downloads/grainsupdate/IGC_5year_projections.pdf)
Quindi, forse, una buona notizia, l’uso per la produzione di etanolo rallenterà decretando un rallentamento
nella crescita che si era consolidata negli ultimi anni.
I commercianti di cerali riuniti a Roma nel 2011 però non confermano: “Le quotazioni del mais hanno
sicuramente risentito dell’aumento degli utilizzi per la produzione di bioetanolo da miscelare con le benzine,
rispetto alle campagne 2008-2009 e 2009-1010 (oltre il 30%). È molto forte il cambiamento atteso a
conclusione della campagna 2010-2011 nelle giacenze di mais degli Usa: da stock di apertura pari a 43,4
milioni di tonnellate si passerebbe a 17,1 milioni di tonnellate. Un risultato diverso da quello dell’Europa a
27 che mantiene un discreto livello relativo dei propri stock di mais: da 5,7 milioni di tonnellate a 4,9 milioni
di tonnellate…”(Fonte: Intervento di John Tjaardstra, IGC: Romacereali 2011)
11
Forse nella riunione di Roma si sentiva l’influenza delle disposizioni europee relative alle quote obbligatorie
di carburante di origine non fossile da mettere nei motori.
Queste disposizioni comunitarie ci obbligano a dare uno sguardo alla situazione italiana, in cui abbiamo:
12
13
Riassumendo:
Aumentano gli ettari coltivati a mais, aumenta la produzione anche in presenza di un calo delle rese per
ettaro, fisiologico in monocolture estremamente esigenti in input produttivi (acqua, concimi, trattamenti
fitosanitari, etc).
Ma anche i produttori italiani si accorgono della volatilità dei prezzi e si rivolgono alla UE:
“I mercati delle commodity agricole restano in balìa della grande incertezza che c’è sul futuro
dell’economia mondiale e dell’area euro – commenta ancora Confagricoltura - Ciò si traduce in
un’accentuata volatilità dei prezzi, con inversioni di tendenza quasi giornaliere, ma comunque orientate
prevalentemente al ribasso a causa della sfiducia che serpeggia tra gli investitori. C’è da augurarsi che
Bruxelles sia in grado di varare al più presto quelle misure contro la volatilità dei prezzi che sono tra le
priorità annunciate dal commissario Ciolos”. Fonte http://www.conipiediperterra.com/prezziconfagricoltura-listini-in-rialzo-per-la-crisi-dell%e2%80%99eurozona-1202.html
BOX 6 - Il mercato del mais in Europa
In prospettiva (2012-2013) il mercato europeo del mais è previsto, almeno dai francesi, stabile.
Volum
Prix
Échéance e
achat
achat
Jan 12
Mars 12
Juin 12
Aout 12
Nov 12
Jan 13
Mars 13
10
2
2
20
5
5
194.50
194.50
193.75
194.50
181.00
180.50
Prix
vente
Dernier Dernier
Volume
Volum Dernière
+ haut + bas du
volume prix
Var €/t Var %
cumulé P.O
e vente transaction
du jour jour
traité traité
du jour
Cours de
compens.
195.00
195.00
194.00
195.00
182.00
183.50
30
31
10
15
5
5
194.75
194.75
193.50
195.00
181.75
181.25
10:46
10:45
10:46
10:46
-
20
10
10
10
-
194.75
194.75
193.50
195.00
-
+0.25
+0.75
+0.25
0.00
-
+0.13
+0.39
+0.13
0.00
-
194.75
194.75
193.50
195.00
-
194.75
194.00
193.50
195.00
-
20
30
10
10
10
-
1720
11531
6066
702
1044
20
(Fonte: EMA - 28/12/2011 à 10:46 http://agritel.fr/)
BIOGAS, la nuova frontiera in ITALIA?
“[…]Stime recenti (elaborazione CRPA) considerando biomasse di scarto e di origine zootecnica utilizzabili in
codigestione con biomasse vegetali provenienti da coprodotti e sottoprodotti agricoli e da circa 200.000 ha
di colture dedicate (1,6% della SAU italiana) (rappresentano un) ……potenziale produttivo pari a circa 6,5
Miliardi di gas metano equivalenti, circa l’’ 8% del consumo attuale di gas naturale in Italia, un quantitativo
pari alla attuale produzione nazionale di gas naturale, un potenziale quindi di circa 3 volte quello proposto
dal PAN per il biogas al 2020…” Fonte: CONFAGRICOLTURA - ENEA Roma - BIOCARBURANTI: RECEPIMENTO
DELLA DIRETTIVA 28/2009 E SVILUPPO DEL SETTORE -24/01/2011.
14
Resta da risolvere il conflitto sull’uso di quei 200.000 ettari di colture dedicate. Quali colture sostituiranno?
Non è necessario cambiare titolo di proprietà – land grabbing classico – basta cambiare sistema di colture e
l’insieme del sistema agrario cambia di fisionomia radicalmente.
BIODIESEL
E’ utile avere il punto di vista dei produttori di “biodiesel” sul futuro di questo tipo di produzione in Italia.
(venerdì, 7 ottobre 2011, 11:05) “[...]Le prospettive di crescita della produzione di biocarburanti in Italia è
quanto mai reale[...] sostiene Maria Rosaria Di Somma, direttore generale di Assocostieri (l’Associazione
nazionale depositi costieri oli minerali), alla vigilia del XIX° Isaf, il Simposio sul Biofuel a Veronafiere 2011.
Continua «[...]Le aziende italiane hanno una capacità produttiva di biofuel pari a due milioni di tonnellate,
contro una produzione effettiva attuale di 600mila tonnellate», e ancora «[…]Buona parte dell’obbligo di
utilizzo di biocarburanti viene infatti soddisfatto con biodiesel proveniente da Paesi extracomunitari [...]».
Sempre sulla questione delle importazioni, continua «[…] I principali Paesi europei, oltre ad avere quote
minime obbligatorie più elevate rispetto all’Italia per combattere la concorrenza sleale dei Paesi extra Ue
hanno già attivato e stanno sviluppando politiche nazionali di settore, anche attraverso agevolazioni fiscali,
come già avviene in Belgio, Grecia, e Francia, oppure prevedendo particolari incentivi[...]».
Fonte http://www.assocostieribiodiesel.com/produttori.asp
IMPIANTI PRODUZIONE BIODIESEL IN ITALIA
AZIENDE ASSOCIATE
LOCALITA'
ALCHEMIA ITALIA SRL
BIO-VE-OIL OLIMPO SRL
CEREAL DOCKS SPA
COMLUBE SRL
DP LUBRIFICANTI SRL
ECOIL
F.A.R. Fabbrica Adesivi Resine Spa Divisione Polioli
ECO FOX SRL
ITAL BI OIL SRL
ITAL GREEN OIL SRL
GDR BIOCARBURANTI
MYTHEN SPA
NOVAOL SRL
NOVAOL SRL
OIL.B SRL
OXEM S.p.A.
TOTALE IMPIANTI IN ESERCIZIO
Rovigo (RO)
Corato (BA)
Vicenza (VI)
Castenedolo (BS)
Aprilia (LT)
Priolo (SR)
Cologno Monzese (MI)
Vasto (CH)
Monopoli (BA)
San Pietro di Morubio (VR)
Cernusco sul Naviglio (MI)
Ferrandina (MT)
Livorno (LI)
Ravenna (RA)
Solbiate Olona (VA)
Mezzana Bigli (PV)
15
CAPACITA’
PRODUTTIVA tonn
15.000
100.000
150.000
120.000
155.520
200.000
100.000
199.416
190.304
365.000
50.000
200.000
250.000
200.000
200.000
200.000
2.395.240
STATISTICHE NAZIONALI BIODIESEL
ANNO 2010
CAPACITA' PRODUTTIVA PRODUZIONE
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONI
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Tonn.
IMMISSIONI
CONSUMO
Tonn.
IN
2.145.916
731.844
639.684
ANNO 2010
DIPENDENTI
Numero
356
107.956
1.321.139
FATTURATO
Euro
1.272.912.796
ANNO 2009
CAPACITA'
PRODUTTIVA
PRODUZIONE
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONI
IMMISSIONI
CONSUMO
IN
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Numero
2.127.194
795.118
463.390
88.670
1.185.573
364
DIPENDENTI
ANNO 2008
CAPACITA'
PRODUTTIVA
PRODUZIONE
IMPORTAZIONI
ESPORTAZIONI
IMMISSIONI
CONSUMO
IN
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Tonn.
Numero
2.127.194
670.449
239.887
108.426
747.725
480
DIPENDENTI
16
STATISTICHE EUROPEE BIODIESEL
PRODUZIONE
Anno 2009
PAESE
'000 TONN.
CAPACITA'
Anno 2010
PAESE
PRODUTTIVA
'000 TONN.
Germania
2.539
Germania
4.933
Francia
1.959
Spagna
4.100
Spagna
859
Francia
2.505
Italia
737
Italia
2.375
Belgio
416
Paesi Bassi
1.036
Polonia
332
Polonia
710
Paesi Bassi
323
Belgio
670
Austria
310
Grecia
662
Portogallo
250
Regno Unito
609
Danimarca/Svezia
233
Austria
560
Finlandia
220
Portogallo
468
Rep. Ceca
164
Bulgaria
425
Regno Unito
137
Rep. Ceca
427
Ungaria
133
Finlandia
340
Slovacchia
101
Romania
307
Lituania
98
Danimarca
250
Grecia
77
Svezia
212
Lettonia
44
Ungaria
158
Romania
29
Lettonia
156
Bulgaria
25
Slovacchia
156
Estonia
24
Lituania
147
Irlanda
17
Estonia
135
Slovenia
105
Cipro
9
Irlanda
76
Slovenia
9
Cipro
20
Malta
1
Malta
8
Lussemburgo
0
Lussemburgo
0
TOTALE
9.046
TOTALE
21.904
PRODUTTORI BIOETANOLO
ASSOCOSTIERI - UNIONE PRODUTTORI BIOCARBURANTI
AZIENDE
ASSOCIATE
LOCALITA'
CAPACITA'
PRODUTTIVA (tonn.)
Caviro Distillerie S.r.l.
Faenza (RA)
43.000
I.M.A. S.r.l.
Partinico (PA)
172.000
STATISTICHE NAZIONALI BIOETANOLO
ANNO 2010
17
CAPACITA' PRODUTTIVA
PRODUZIONE
DIPENDENTI
FATTURATO
Tonn.
Tonn.
Numero
Euro
210.000
46.295
19
46.709.640
CAPACITA' PRODUTTIVA
PRODUZIONE
DIPENDENTI
FATTURATO
Tonn.
Tonn.
Numero
Euro
215.000
102.000
19
37.380.120
CAPACITA' PRODUTTIVA
PRODUZIONE
DIPENDENTI
FATTURATO
Tonn.
Tonn.
Numero
Euro
172.700
36.510
15
26.071.796
ANNO 2009
ANNO 2008
Fonte: http://www.assocostieribiodiesel.com/produttori.asp
18
Dalle informazioni che si possono avere, risulta che l’Italia sta aumentando le importazioni di biodiesel
come prodotto finito. Tra i più importanti dei fornitori emergono l’Argentina, che è il principale fornitore
mondiale di olio di soia. Entro l’anno si prevede che esporterà in Europa 2 milioni di tonnellate. Gli Stati
Uniti, come abbiamo visto, restano dominanti nel mais e Malesia e Indonesia si accaparrano le prime
posizioni mondiali nell’esportazione di olio di palma. Per produrre queste materie prime per gli agro
carburanti si cambia l’uso della terra, evidentemente.
Come andiamo ripetendo fin dall’inizio, queste modificazione profonde dell’uso della terra non si
producono per semplice effetto della mano invisibile del mercato o dell’iniziativa imprenditrice di singoli,
sono il risultato di politiche pubbliche. L’Italia non fa eccezione. Infatti la normativa italiana propone un
elenco lungo di disposizioni:
Decreto legislativo 3 marzo 2011, n.28 Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti
rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE
Nota Agenzia delle Dogane prot. 165429 del 23 dicembre 2010 - BIOETANOLO/ETBE: programma agevolativo 01/01/2008 –
31/12/2010. Assegnazione definitiva delle quote per l’anno 2010
Legge 23 dicembre 2009, n. 191: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria
2010 (stralcio, art. 2, comma 64)
Decreto Ministero dell'Economia e delle Finanze 5 agosto 2009, n. 128 . Regolamento recante agevolazioni fiscali al bioetanolo di
origine agricola, da adottare ai sensi dell'articolo 22-bis del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (testo unico delle accise)
Circolari
Nota del Ministero dello Sviluppo Economico Prot. n. 0024968 del 16 dicembre 2011. Decreto interministeriale che
istituisce il sistema di certificazione nazionale della sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi.
Nota del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, n. 0023792 del 24 novembre 2011. DECRETO 29
aprile 2008, n. 110 Regolamento recante criteri, condizioni e modalità per l'attuazione dell'obbligo di immissioni in consumo nel
territorio nazionale di una quota minima di biocarburanti. Riapertura termini compravendita certificati sul portale SIAN
Nota del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali n. 0012992 del 06/07/2011 . DECRETO 29 Aprile 2008, n.110.
Regolamento recante criteri, condizioni e modalità per l’attuazione dell’obbligo di immissione in consumo nel territorio nazionale
di una quota minima di biocarburanti – Proroga termini compravendita certificati sul portale SIAN
Nota del Ministero delle Politiche Agricole , Alimentari e Forestali n. 0010214 del 27/05/2011 . DECRETO 29 Aprile 2008, n.110.
Regolamento recante criteri, condizioni e modalità per l’attuazione dell’obbligo di immissione in consumo nel territorio nazionale
di una quota minima di biocarburanti – Proroga termini compravendita certificati sul portale SIAN
Nuovi carburanti - Adempimenti relativi al decreto legislativo n.55 del 31 marzo 2011, di attuazione della Direttiva 2009/30/CE.
Nota Agenzia delle Dogane del 2 marzo 2010 - BIOETANOLO/ETBE: programma agevolativo 01/01/2008 – 31/12/2010 di
cui all'articolo 22 bis, comma 5 del D.L.vo n. 504/95. Assegnazione delle quote per l'anno 2010
Circolare Agenzia delle Dogane del 7 gennaio 2010 - BIOETANOLO/ETBE : Assegnazione quote 2010 del programma
agevolativo sul bioetanolo/ETBE previsto, per gli anni dal 2008 al 2010, nell’articolo 22 bis, comma 5, del D.L.vo n. 504/95
22.12.2009 - Decreto 29 aprile 2008, n. 110 Regolamento recante criteri, condizioni e modalità per l’attuazione dell’obbligo di
immissione in consumo nel territorio nazionale di una quota minima di biocarburanti – Utilizzo contingente agevolato
Circolare Agenzia delle Dogane del 22 Ottobre 2009 – BIOETANOLO/ETBE: Assegnazione quote 2009 di prodotti agevolati
nell'ambito del programma agevolativo previsto dall'articolo 22 bis, comma 5 del D.L.vo n. 504/95
Circolare Agenzia Dogane del 22 Settembre 2009 – BIOETANOLO : Assegnazione quote 2009 del programma agevolativo sul
bioetanolo 2008/2010 ai sensi dell'articolo 22-bis, comma 5 del D.L.vo n. 504/95. Istruzioni applicative
Circolare Agenzia delle Dogane 9 settembre 2009: Bioetanolo – ETBE . Assegnazione quote per il 2009. Termine presentazione
istanze di partecipazione.
Circolare Agenzia Delle Dogane 7 agosto 2009: Bioetanolo – ETBE . Assegnazione delle quote per l'anno 2009 relative al
programma agevolativo sul bioetanolo, sull'etere etilterbutilico e sugli additivi e riformulanti ottenuti da biomasse ai sensi
dell'art. 22 bis, comma 5 del D.L.vo n. 504/95: istruzioni per la presentazione delle domande di partecipazione
Regolamento in materia di agevolazioni fiscali per il bioetanolo - 19/06/2009:
Regolamento in materia di agevolazioni fiscali per il bioetanolo (Allegato) - 19/06/2009
Fonte: http://www.isaf2011.it/
Mica male per un paese che crede fermamente nelle forze del libero del mercato!!
BOX 7 - I signori del bioetanolo
“ISAF: E’REALTA’ IL BIOETANOLO DI SECONDA GENERAZIONE
Positivo il bilancio del congresso ospitato a Veronafiere. Il nostro Paese è leader per tecnologie e progetti
innovativi. Si va verso aeroporti «sostenibili», aerei alimentati ad alcohol, mentre è già operativa la
tecnica per produrre bioetanolo da materie prime agricole non destinate all’alimentazione.
Verona, 14 ottobre 2011. Oltre 500 partecipanti da 37 Paesi del mondo, cinque giorni di approfondimenti e
ricerche, ed una tecnologia all’avanguardia lanciata dal Gruppo Mossi & Ghisolfi, azienda partner
19
dell’evento organizzato dall’Università di Firenze e Veronafiere, che è stata presentata in questi giorni
anche dal Financial Times. E per l’Italia, la possibilità di convertire gli scarti della produzione agricola in
biocarburante.
Il XIX° Isaf (International Symposium on alcohol fuel) di Verona chiude i battenti oggi con la visita guidata a
Crescentino (Vercelli), dove il gruppo Mossi & Ghisolfi sta costruendo il più grande impianto al mondo per la
produzione di bioetanolo di seconda generazione (senza cioè utilizzare materie prime agricole destinate
all’alimentazione), sfida quanto mai attuale per coniugare produzione di energia da fonti rinnovabili e food.
L'impianto consentirà di esportare una tecnologia ed un know-how interamente italiano nel mondo.
Il filo conduttore che ha accompagnato il simposio internazionale di Verona è la sostenibilità, declinata non
soltanto negli aspetti legati all’ambiente, ma anche dell’occupazione, del rilancio economico, della
sperimentazione.
Nuove opportunità. Nuove frontiere. Nuove idee. Come quella dell’Università di Houston (Texas), al lavoro
per il primo giro del mondo su un aereo alimentato ad alcohol. O come il, progetto di Grazia Zanin e Max
Shauck dell’aeroporto sostenibile, che vedrà la luce a Santo Domingo.
«Il XIX° Isaf – commenta l’ing. David Chiaramonti, docente del corso di Energie rinnovabili alla facoltà di
Ingegneria, chairman del convegno e presidente del Consorzio di ricerca Re-Cord – è stato un momento di
confronto elevato, in cui l’Italia ha messo in mostra le proprie potenzialità, il grande know how nel settore,
le competenze di tecnici, accademici, ricercatori. Serviranno ulteriori sforzi, ma il nostro Paese è in grado di
primeggiare, col sostegno di istituzioni e privati».
Gli agricoltori italiani, almeno alcuni, vanno nella stessa direzione.
«Il valore aggiunto dei residui agricoli però è marginale. Vanno perciò fatti accordi a lungo termine tra
agricoltori e industria», sostiene Daniele Toniolo, presidente per il Veneto della Confederazione italiana
agricoltori (Cia). E continua Marco Aurelio Pasti di Confagricoltura «È vero che l'industria dei biocarburanti
di seconda generazione intende utilizzare terreni marginali, ma proprio questa loro caratteristica li rende
sparsi sul territorio, tanto che non è facile sviluppare una filiera produttiva conveniente per tutti gli attori
del mercato…” Così continuano gli altri: “Vedere terreni anche di ottima qualità, specie nel Meridione,
abbandonati perché fare il contadino in Italia oggi non conviene più, fa davvero male », ammette Franco
Verrascina, presidente di Copagri (Confederazione produttori agricoli). «Sì, quindi, ai biocarburanti, a
condizione che gli imprenditori agricoli abbiano un ruolo nella discussione delle tariffe e con una filiera che
rispetti il principio della pari dignità».
E, conclude, con chiarezza Federico Vecchioni, presidente di Agriventure,6 fondo specifico per l'agricoltura
integrata di Intesa-Sanpaolo «In Italia la superficie utilizzabile per biocarburanti è stimata in 1-2 milioni di
ettari….Tra questi ci sono 200 mila ettari pubblici incolti, di cui spesso i sindaci non sanno cosa fare e che
invece potrebbero rappresentare una risorsa per i Comuni che hanno visto le risorse finanziarie decurtate».
Ed ecco, ancora una volta che il patrimonio di terre pubbliche diventa l’oggetto di brame per favorire
l’agricoltura industriale.
6
Agriventure è la società del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata alla consulenza per il settore agroalimentare,
agroindustriale e agroenergetico.
20
Che ci fa una raffineria in mezzo alle vigne?
Ma l’energia non consuma terra agricola solo per produrre le materie prime di cui ha bisogno, consuma
terra per istallare i suoi impianti e disperdere, di conseguenza, i suoi inquinanti sulle produzioni agricole, sui
suoli abbattendone la fertilità, inquinando le falde, l’aria e cambiando profondamente la struttura fondiaria
ed il mercato della terra.
ABRUZZO. Coltivare idrocarburi
“ […] l’art. 1, comma 5, legge 23 agosto 2004, n. 239 (recante “Riordino del settore energetico, nonché
delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia”) prevede che[...] si propone
che l’autorizzazione venga rilasciata previa intesa tra la regione, il comune nel cui territorio è ubicato
l’impianto ed i comuni contermini; e che tra tali enti vengano ripartite le misure compensative in caso di
coltivazione di idrocarburi […]”. Si proprio così coltivazione di idrocarburi!
La regione italiana con una lunghissima storia di difesa dell'ambiente, attraverso un sistema di parchi tra i
più importanti d’Europa, ed un’attività agricola di qualità svolta in agroecosistemi difficili e particolari. Una
regione che – per sua disgrazia – sembra offrire anche grande (?) possibilità di estrazione di idrocarburi sia
dalla sabbie bituminose che dalle perforazioni per attingere gas o altro. A questi progetti ormai da diversi
anni molti comitati locali si oppongono con forza. E con qualche risultato positivo. In particolare il gruppo
locale del Centro Internazionale Crocevia ha presentato una serie di memorie nel corso degli anni, proprio
per mettere in evidenza i danni prodotti al sistema agricolo regionale, in questo trovando un forte eco in
particolare da parte dei viticoltori organizzati nella CANTINA SOCIALE TOLLO sooc.coop.r.l. . Di seguito
riportiamo ampi stralci della memoria di Crocevia presentata alle autorità competenti in supporto
dell’azione dei comitati e delle associazioni locali.
“[…] OGGETTO: Osservazione in critica Valutazione di Assoggettabilità riguardo l’Istanza di Permesso di
Ricerca inerente Idrocarburi Liquidi e Gassosi, Villa Carbone. Titolarità: Medoilgas Italia SpA 50%, GasPlus
50% Provincia: Teramo Sup. dell’area: Km 2 68,12. L’area è situata a ridosso della costa adriatica e si
estende sul territorio di: Comune di Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Mosciano
Sant'Angelo, Notaresco, Teramo[…]”
La memoria ricorda che l’agricoltura della regione si caratterizza per essere “[...]Un’agricoltura che dispone
di pochi seminativi ed un uso del suolo agricolo caratterizzato da pascoli estensivi e boschi. Il valore
paesaggistico dell’Abruzzo risiede proprio in questo sistema agrario che ben si inserisce dentro la cornice
dei monti ed è il cuore stesso del sistema dei parchi. L’agricoltura della regione resta caratterizzata da un
impegno di manodopera, misurato in giornate di lavoro pari a quasi 9 milioni (che rappresentano oltre il 3%
di tutte le giornate di lavoro dell’agricoltura nazionale), di cui oltre il 50% fornite dal conduttore ed il 90%
del totale fornito comunque da manodopera familiare[…]”.
Passando a descrivere il progetto di perforazione si ricorda che si tratta di “[…]Un progetto che vede
interessati 13 km in zona costiera, zone quindi densamente abitate, senza un minimo di analisi su:
i. effetti sui processi di concentrazione urbana della popolazione
ii. effetti sui processi di regolazione sociale e governance
iii. effetti sulla percezione del sistema locale di relazioni sociali (connessi a differenti prospettive di
sviluppo)
iv. effetti sulla percezione sociale del rischio idrogeologico, sismico
21
v. effetti sui sistemi di appartenenza e di identità locale
vi. effetti sulla sicurezza
vii. effetti sull’ economia
viii. effetti sull’ agricoltura
[…]Nulla è stato valutato in dettaglio, (il progetto presentato) non descrive nel merito le attività connesse al
programma dei lavori ne riferisce i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti che tali
attività possono avere sulle caratteristiche ambientali del territorio compreso nell’area in istanza[...].
La memoria di Crocevia mette anche in risalto le violazione compiute dalla regione Abruzzo – concedendo
le autorizzazioni alle imprese di idrocarburi – alle sue stesse disposizioni, in particolare quelle relative alle
attività agricole. In effetti la memoria ricorda:
“[…]QRR- ART. 12 Tutela Centri Storici
[…]La Regione Abruzzo, con Legge o con atti amministrativi, promuove il recupero dei centri storici in
conformità con le indicazioni contenute nel QRR. Ribadito all'art17 ( QRR ) il Corridoio Appenninico:
[…]azione di tutela dei luoghi innervati attraverso:
- la salvaguardia delle aree agricole e delle culture tipiche…”
E ancora “[…]La dispersione in superficie di tutti i detriti e rifiuti di perforazione possono ovviamente
inquinare le falde superficiali, siano esse presenti sotto la zona del cantiere oppure dopo il trasporto a valle
dalle acque piovane. Anche i suoli a vocazione agricola possono essere inquinati dai prodotti trascinati dalle
acque di scroscio. Anche qui la società proponente fa una descrizione approssimata delle misure
cautelative, ma non menziona canali di scolo e relative vasche di raccolta per le acque meteoritiche di prima
e seconda pioggia[…]”. Più oltre si ricorda “[…]Il suddetto progetto, che già in fase di ricerca è impattante di
per se, non può essere considerato come un progetto che si ferma a questo stadio, ma ragionare con l'ottica
del poi, che impone una visione ben diversa, dal singolo pozzo di ricerca. Quindi la futura moltiplicazione di
pozzi necessita la creazione di una rete fitta di tubi che collegano i pozzi con le stazioni di disidratazione
primaria e poi da queste stazioni ad un gasdotto che canalizza il gas verso una stazione di trattamento più
spinto e di compressione. E difficile immaginare che tutti questi tubi, i vari impianti, le torri di disidratazione
e soprattutto le strade di collegamento tra i pozzi e le stazioni di depurazione non danneggino il sistema
agricolo ed il paesaggio in modo irreversibile ben sapendo che in quelle zone insiste un DOCG Colline del
Teramano[…] Al di là di ogni altra considerazione, è evidente che la distruzione tessuto produttivo che
trova proprio nella struttura agricola della provincia uno dei punti di forza, non potrà essere compensato
ne a livello di occupazione, ne a livello di risultati economici, da impianti dell’industria degli idrocarburi .
PERTANTO, TUTTO CIO’ PREMESSO Si invita il Comitato VIA a RIGETTARE il progetto denominato “Villa
Carbone”, della Medoilgas Italia S.p.A. E Gas Plus Italia S.p.A[...]”.
Ma sempre in Abruzzo, come ricordato, esiste il progetto di impiantare un Centro Oli per la raffinazione
delle sabbie bituminose .
Anche in questo caso il Centro Internazionale Crocevia aveva presentato una memoria per il rigetto delle
autorizzazioni per la realizzazione dell’impianto ed in premessa troviamo “[…]L'insediamento della Centrale
di trattamento idrocarburi liquidi e gassosi prevista dall’Eni ad Ortona, un impianto classificato insalubre
di prima classe (ASL CH), deve essere visto come un problema agricolo, valutando le possibili implicazioni
che tale impianto avrà sull’insieme dell’agricoltura regionale. Oltre alla VIA quindi devono entrare nelle
22
riflessioni sulla natura di questa istallazione industriale anche le valutazioni economiche, sociali ed
agroecologiche relative al suo impatto.
“[...]basta richiamare la situazione della tanto contestata Concessione Miglianico, sulla quale insiste la
proposta del Centro Oli di Ortona […] 5 comuni direttamente interessati (Francavilla al Mare, Miglianico,
Ortona, Ripa Teatina e Tollo) e 11 comuni contermini (Ari, Bucchianico, Canosa Sannita, Chieti, Crecchio,
Frisa, Giuliano Teatino, Pescara, San Vito Chetino, Torrevecchia Teatina e Villamagna)[…]”.
E’ evidente che con queste dimensioni d’impatto territoriale la questioni superi ampiamente il livello di
competenza della stessa Ragione Abruzzo.
Da ultimo, proprio a livello nazionale vale la pena di ricordare il via libera dato, nel 2011, dal Comitato
Interministeriale per la Programmazione Economica, all’estrazione di altro petrolio in Basilicata: il più
grande giacimento petrolifero in terraferma d’Europa. Le autorizzazioni, rilasciate a Total, Shell ed Exxon,
sanciscono l’apertura del secondo polo di estrazione della provincia di Potenza di Tempa Rossa di Corleto
Perticara. La produzione si attesterà intorno ai 50 mila barili di petrolio al giorno, oltre i 100 mila prodotti
già nei giacimenti della Val d’Agri, che attraverso un oleodotto raggiungono le raffinerie di Taranto. In Val
d’Agri sono 55 i pozzi attualmente in produzione. Anche il nuovo giacimento avrà dunque il suo Centro Olio
che raccoglie la produzione che già frutta alla regione milioni di euro di diritti economici: le royalties del
petrolio. Numerosi anche i giacimenti di gas.
E anche dalla Calabria si levano le voci contrarie alla distruzione dell’uso agricolo del suolo.
“[…]Il sistema che ci sfrutta da decenni ora ci dice che non serviamo più, non servono i nostri agrumi, non
servono le braccia dei nostri migranti. Serve invece il nostro territorio per impianti di ogni tipo che ci
avvelenano la vita e distruggono la terra, come la centrale turbogas a Rizziconi, o l'inceneritore di Gioia
Tauro per il quale è quasi pronto il raddoppio, o il rigassificatore a San Ferdinando, che distruggerà decine
di ettari di terreno agricolo, danneggerà ancor di più le attività del porto e ci esporrà tutti al rischio
d`incidenti catastrofici[...]. Affinché i terreni agricoli rimangano tali e offrano un lavoro degno ai
lavoratori, immigrati e non, e un reddito ai proprietari. Sabato 7 Gennaio, dalle ore 11,00 alla 2° Zona
industriale di San Ferdinando da mattina a sera, FESTASSEMBLEA in difesa del lavoro e della terra:
trascorreremo una giornata proprio laddove dovrebbe sorgere il rigassificatore, un luogo simbolo, per
riaffermare la volontà di strappare la nostra terra alla costruzione di megaimpianti e di restituirla agli
agricoltori e alle POPOLAZIONI LOCALI[…]”.
Fonte: Africalabria - Donne e uomini senza frontiere, per la fraternità, 6/1/2012)
Seminare pannelli solari - Quando produrre energia rinnovabile non è ecologicamente sostenibile
Scrive, nel 2011, Sara di Monterazzano, Viterbo “[…]Stiamo sperimentando gli effetti drammatici del
campo a pannelli che hanno piantato. Con la tempesta di questi giorni, lo smottamento del terreno fatto
per i trapianti di pannelli ha creato un fiume di fango scivolato sulla strada dove le macchine passano e
affondano.
Al di là di questo, l’episodio rappresenta un’altra bella conseguenza del fotovoltaico a terra, che comunque
qui in zona Monterazzano continua a proliferare. Ci sono stati anche alcuni episodi di incendi dolosi in
terreni limitrofi. La cosa ancora più allucinante è che il campo di pannelli vicino casa mia che ha causato
questo disagio sorge a lato di un’area di rimboschimento destinata a tale scopo dal ’99[…]”.
In tutta l’Italia si sono andate sviluppando iniziative per bloccare il proliferare di campi seminati a pannelli
fotovoltaici. Qui non ci interessa arguire sulla natura ecologica, economica, ambientale di tali iniziative, qual
che vogliamo evidenziare che di fronte ad offerte di compensi ad ettaro tra i 3.000 e 5.000 euro,
23
praticamente, nessuna coltivazione legale è in grado di competere. Quello che si dimentica è che la terra
ricoperta di pannelli cambia di destinazione d’uso, diventa “terreno industriale” ed è persa per sempre per
l’agricoltura.
Box 8 “TOSCANA: a Manciano incombono 220 ettari di fotovoltaico in area incontaminata
[...]Un piccolo lembo residuale di quel paradiso terrestre che un tempo ricopriva l'intera penisola italiana sta
per essere ricoperto da un "sudario" di 283.140 pannelli fotovoltaici. Siamo in Toscana, a Sud del
comprensorio territoriale del Comune di Manciano; la morfologia del terreno degrada lentamente verso la
vasta pianura che si apre verso il Mare Tirreno, sulle coste grossetane e di Montalto di Castro (Regione
Lazio). Dovrebbe essere luogo di tutela assoluta, un parco naturale, invece l'area rischia di essere declassata
a "industriale[…] “, scrivono i comitati che si oppongono a questo impianto, rivolgendosi alle autorità.
“[...]Oggetto: Contributi alla discussione sull’avvio del processo di verifica di assoggettabilità ai sensi
dell'art. Articolo 20 decreto legislativo n.152/2006 e successive modifiche e integrazioni. Impianto
fotovoltaico con potenza complessiva pari a 65,2 Mwp, in Località “Cerreta”, nel Comune di Manciano (GR).
[...]Il tutto per un’estensione di circa 290 ettari lungo il Fiume Fiora.
[…] L'impianto sarebbe incastonato tra due importanti riserve naturalistiche, un parco archeologico ed un
bosco primario di oltre 3000 ettari, in una zona dove scorrono fiumi e ruscelli e ricca di una straordinaria
biodiversità, … qui si progetta invece di declassarla in area industriale e ricoprirla con un sudario di
283.140 pannelli fotovoltaici. …. Non si può usare due volte un raggio di sole, o ci si fa l'elettricità o ci si fa
un prato verde.
Particolarmente fuorviante e tendenziosa, infine, l'affermazione:
“Il terreno oggetto della Centrale Fotovoltaica fino agli anni 90 è stato utilizzato, anzi sfruttato, dai
proprietari con la monocoltura del grano duro. Il conseguente depauperamento della già scarsa fertilità dei
campi .” (NDR - estratto dalla relazione della ditta proponente il progetto di impianto fotovoltaico)
La denuncia dei comitati così continua:
“[...]l'intera zona è irrigua, pianeggiante ed abitualmente vocata a produzioni ortive, con grandi
appezzamenti dedicati alla coltura pluriennale di asparagi (rimossa solo lo scorso anno in previsione
dell'utilizzo FV) ed a pomodori[...].Ricordiamo che il cibo è la prima energia rinnovabile, per cronologia ed
importanza vitale,[...], l'agricoltura deve fronteggiare la concorrenza degli oligarchi delle rinnovabili, che
dispongono di incentivi che moltiplicano fino a 6 volte il valore di mercato del kWh prodotto.
Il dumping che ne deriva sta infliggendo il colpo di grazia all'agricoltura: infatti non ci sono quasi più
passaggi di proprietà di terreni agricoli tra coltivatori, quasi tutti gli atti notarili in corso, testimoniano
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una migrazione della terra dall'agricolo al FV [...]” .
Quest’ultima affermazione, se ce ne fosse stato ancora bisogno, testimonia come la produzione di energie
rinnovabili si è trasformata in uno dei processi distruttivi delle capacità produttive agricole modificando
radicalmente anche l’assetto fondiario.
E non possiamo che essere d’accordo con l’affermazione “[…] Date codeste premesse, impoverire
ulteriormente il nostro sistema agroalimentare è una scelta strategica che denota una eccezionale
carenza di lungimiranza ed una netta propensione a soddisfare l'interesse di pochi ai danni della
comunità[...]”.
Fonte- Firmano le presenti osservazioni : per le associazioni – Andrea Marciani, Ex Circolo Legambiente di
Manciano – Mariarita Signorini, Italia Nostra Toscana (Membro della Giunta nazionale e del gruppo energia
d’Italia Nostra) – Patrick Marini e Cristiania Panseri, La Sentinella della Maremma – Alberto Frattini,
Coordinamento Polo logistico di Braccagni – Loretta Pizzetti e Giuseppe Iuliano Comitato Val di Farma,
Roccastrada – Roberto Barocci e Daniela Pasini, Coordinamento dei comitati e associazioni
ambientaliste provincia di Grosseto. – Alessandro Mortarino, Movimento nazionale Stop al Consumo di
Territorio. – Francesca Lotti, Circolo Arci di Manciano; 23.02.2011.
Per fortuna non tutti gli amministratori locali sono come quelli della Provincia di Grosseto che hanno
liberalizzato il 90% delle aree agricole all’installazione di fotovoltaico a terra ( fonte: “Il Tirreno”
10/6/2010). Qualche amministratore locale, saggiamente, comincia a regolamentare l’espansione del
fotovoltaico a terra.
Sostiene il sindaco di Alba (Piemonte) Maurizio Marello “[…] è necessario tutelare ambiente, paesaggio,
tipicità agricola. Fonti principali di ricchezza del nostro territorio di attrazione turistica” ed, infatti “[...]Il
Comune di Alba esclude quasi totalmente dal proprio territorio la possibilità d’installazione a terra di
pannelli fotovoltaici con potenza superiore a 20 Kilowatt per la produzione di energia elettrica attraverso la
radiazione solare. La delibera discussa in prima e seconda Commissione consigliare riunite in seduta
congiunta giovedì 24 giugno esclude l’installazione a terra in centro storico e urbano, collina intorno alla
Scuola Enologica, altre aree collinari, aree agricole, zone boschive,[…]”. Spiega il sindaco “ […]Il fotovoltaico
va benissimo sugli edifici, sui capannoni, nelle aree produttive, dove non solo è consentito, sarà consentito e
noi spingeremo perché sia praticato[…]Altro è sui terreni agricoli. Una realtà come Alba deve fare molta
attenzione” (30-06-10 12:15)
La delibera sarà approvata all’unanimità da maggioranza e opposizione.
Fonte:
http://www.targatocn.it/2010/06/30/leggi-notizia/articolo/alba-unanimita-per-la-delibera-sul-fotovoltaicoa-terra.html)
Si muove pure qualche giunta regionale, come quella della Puglia, che già nel 2009 con la Delibera di Giunta
1947/2009, introduce il divieto di localizzazione degli impianti fotovoltaici in aree agricole e il divieto del
fotovoltaico a terra, incentivando la copertura per autoconsumo di serre agricole “[…]soluzioni che non
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comportano il consumo di suolo e si integrano con la vocazione agricola di determinate aree regionali[…]”
(Fonte: la delibera citata)
Case e agricoltura.
Di sicuro l’aspetto più conosciuto tra i fenomeni di erosione dell’uso agricolo della terra è quello della
continua espansione delle aree urbanizzate. Tra i documenti maggiormente articolati, vale la pena di
riportare ampi stralci del lavoro di Legambiente “Ambiente Italia 2011” dedicato al consumo di suolo.
“In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno[…]. La stima
più attendibile – e, secondo Legambiente, comunque prudenziale – di superfici (totali) urbanizzate è di
2.350.000 ettari. Una estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme, pari al 7,6% del
territorio nazionale e a 415 metri quadri per abitante. Negli ultimi 15 anni, il consumo di suolo è, infatti,
cresciuto in modo abnorme e incontrollato[…]. La fotografia del consumo di suolo scattata nel 2010 nelle
regioni italiane mostrava la Lombardia in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua
estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%[…] . La
maggior parte delle trasformazioni avviene a carico dei suoli agricoli, e solo in minor misura a carico di
terreni incolti o boschivi, coerentemente con quanto osservato nel resto d’Europa[…].”
E ancora. “[…]Il caso di Roma (in cima a entrambe le classifiche) è emblematico e merita di essere
analizzato[…]. Uno studio originale e inedito sulle trasformazioni dei suoli a usi urbani nei comuni di Roma e
Fiumicino tra il 1993 e il 2008 rivela come, in 15 anni, questi siano aumentati del 12% a Roma (con 4.800
ettari trasformati, quasi tre volte il tessuto “storico” della città compreso entro le Mura Aureliane) e del
10% a Fiumicino (con 400 ettari)[…]. La trasformazione ha interessato in particolare suoli agricoli (Roma
è il più grande comune agricolo d’Europa) ma anche importanti porzioni di aree naturali. Sono scomparsi
4.384 ettari di aree agricole, il 13% del totale e 416 (ettari) di bosco e vegetazione riparia. Ora, in base ai
piani regolatori vigenti nei comuni di Roma e Fiumicino e ai programmi in atto, è prevedibile un ulteriore
consumo di 9.700 ettari, prevalentemente agricoli, ossia più di quanto sia stato trasformato tra il 1993 e
il 2008[…]”. Fonte: Ambiente Italia 2011, il consumo di suolo in Italia - annuario di Legambiente elaborato
dall'Istituto di Ricerche Ambiente Italia, a cura di Duccio Bianchi e Edoardo Zanchini; edito da Edizioni
Ambiente - 2011 - ISBN 978-88-96238-86
BOX 9 - I comuni commercianti di terre
Castel Morrone - Caserta
"[…]Nei giorni scorsi, i consiglieri comunali dell'Unione Civica hanno rappresentato al Prefetto di Caserta, le
loro preoccupazioni circa la vicenda della vendita dei terreni comunali da parte dell'Amministrazione di
Castel Morrone. […]hanno consegnato un nutrito dossier sulle gravi irregolarità che hanno caratterizzato la
procedura che è culminata nell'asta pubblica di vendita dei terreni comunali.
Tra i numerosi punti posti all'attenzione del Prefetto, i consiglieri dell'Unione Civica hanno sottolineato:
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−
−
−
la mancanza di trasparenza amministrativa, in quanto non è mai stato reso noto
dall'Amministrazione quale sia stato il criterio adottato per individuare come oggetto di
alienazione proprio questi due immobili tra i più di quattrocento nella disponibilità del Comune;
l'inattendibilità della perizia di stima di valore dei terreni, redatta dal responsabile dell'area
tecnica e patrimonio del Comune, in quanto la descrizione dello stato reale dei luoghi non
corrisponde a verità;
l'incongruità della stima del valore dei terreni. Nella perizia, dopo una determinazione di valore
effettuata con criteri discutibili, su entrambi i terreni viene addirittura praticato un abbattimento
del costo tanto cospicuo – del 20% in un caso e del 30% nell'altro - quanto ingiustificato e sostenuto
da argomentazioni inconsistenti e pretestuose. Nel caso si dovesse concretizzare una vendita al
prezzo posto a base d'asta, si prefigurerebbe un vero e proprio danno erariale[…]“.
Fonte:
http://www.casertanews.it/public/articoli/2011/12/23/074403_politica-castel-morrone-venditaterreni-comunali-unione-civica-va-prefetto.asp)
Pisa, il comune vende la terra ad Ikea per realizzare uno dei suoi megastore (70 milioni di investimenti
annunciati) .
In realtà la storia è ancora meno trasparente. Da quello che risulta (interpellanza di Rifondazione
Comunista, con il consigliere Maurizio Bini) le aree in questione erano state vendute dal Comune di Pisa alla
società Sviluppo Navicelli spa7 che, pur non avendo ancora liquidato il compenso pattuito per l’acquisto
(pagamento da effettuare a luglio del 2010) aveva provveduto a vendere le terre ad IKEA, dopo un
opportuno cambiamento della destinazione d’uso agricola.
Fonte: comune di Pisa, 12 novembre 2011). Lo stesso comune, nell’ottobre 2011 scrive “I responsabili di
Ikea Italia hanno incontrato questa mattina il sindaco Marco Filippeschi e l’assessore Fabrizio Cerri, durante
l’incontro è stata definita l’area dove sorgerà il negozio, compresa tra la rotatoria dello svincolo Fi-Pi-Li e i
capannoni della nuova darsena sul Navicelli. Entro sei mesi saranno pronti tutti gli atti amministrativi ,[…] ”.
(Fonte: http://www.comune.pisa.it/sindaco/?tag=ikea-a-pisa)
Le politiche pubbliche ancora non hanno assunto la difesa dell’uso agricolo delle terre come una priorità
irrinunciabile. Almeno in Italia. In Australia ad esempio, questa priorità è stata chiaramente identificata da
tempo.
Queensland, Department of Natural Resources and Mines, State Planning Policy 1/92, Protection of
Agricultural Land from Urban Development, 2003; idem, Buffer Areas – Minimising Conflict between
Agricultural and Residential Areas, 2001 – Estratti e traduzione per Eddyburg a cura di Fabrizio Bottini
“[...]La tutela dei terreni coltivabili dall’edificazione incontrollata è essenziale per mantenere nel futuro
produttività ed efficienza alle attività agricole. Il governo del Queensland considera i terreni coltivabili di
alta qualità una risorsa limitata che deve essere protetta e gestita sul lungo termine. Come regola generale,
Sede Legale: Piazza Carrara, 10 - 56126 Pisa. Repertorio Economico Amministrativo di Pisa n. 153111.
Registro Imprese di Pisa / Codice Fiscale: 01764670509 - Capitale Sociale: € 5.000.000,00 i.v http://www.svilupponavicelli.it/
7
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devono essere utilizzati i poteri di pianificazione disponibili per tutelare i terreni agricoli dall’edificazione,
che conduce ad alienarli dallo scopo primario, o a diminuirne la produttività. La State Planning Policy 1/92,
Development and the Conservation of Agricultural Land, fissa i principi generali per la protezione di questa
importante risorsa[...].
La necessità di proteggere i terreni agricoli.
La sopravvivenza delle comunità rurali in Australia e la salute dell’economia agricola, dipende dalla
disponibilità e stato delle risorse naturali. La tradizionale e diffusa opinione secondo cui la terra è una
risorsa quasi illimitata, è un mito. Sia la sua disponibilità che la qualità sono minacciate. La trasformazione
del territorio per usi urbani e industriali ha significato la scomparsa di significative superfici di ottimo
terreno agricolo; e ora il degrado delle terre è diffusamente considerato una delle principali sfide per il
mondo rurale australiano. L’attività agricola resta uno dei settori più importanti della nostra economia.
Queste produzioni, come tutte le altre, sono influenzate dai mercati mondiali e da fattori economici che
generano cicli di prosperità intercalati da periodi di difficoltà. Le difficoltà economiche non devono oscurare
il fatto che il terreni produttivi offrono sul lungo periodo la base per un’attività agricola efficiente e
flessibile, in grado di rispondere alle mutevoli domande di prodotti, e che genera benessere comune tramite
reddito e posti di lavoro. ..
Tutela dei suoli e edificazione
Continuerà ad essere necessario, urbanizzare terreni agricoli a scopo residenziale o produttivo. Saranno
dunque inevitabili alcune perdite di terre, non solo nei pressi delle principali città e centri, ma anche nelle
zone rurali. Ad ogni modo, uno sviluppo che non tenga conto dei bisogni dell’attività agricola, e
dell’importanza costante dell’agricoltura, è inaccettabile.
[...]La terra agricola migliore e più versatile, ha particolare importanza, e non deve essere edificata a meno
che esista un bisogno superiore in termini di pubblico interesse, e nessuna alternativa di localizzazione per
quel particolare scopo. La terra è una risorsa economica di valore, che deve essere protetta da
trasformazioni irreversibili[...].” (Data di pubblicazione: 04.06.2005)
Le più importanti organizzazioni agricole italiane si esprimono.
“[...]E’ un ‘patto’ tra Comuni ed agricoltori quello che proponiamo come Confederazione italiana agricoltori,
per un uso sostenibile del territorio agricolo: Cia e Anci regionali hanno firmato un documento chiamato
“Carta di Matera per il futuro dell’agricoltura”, che nelle prossime settimane illustreremo agli enti locali
anche nel reggiano, sul quale dai primi contatti abbiamo già diverse risposte positive”. E ancora si legge
nella carta: “L’erosione della superficie agricola è costante e occorre porre un freno ad un uso dissennato e
confuso del suolo agrario[…] ”
La CIA afferma che : “ ….L’obiettivo è dare una dimensione stabile, condivisa ed universale, ad una gestione
programmata del territorio compatibile con le esigenze delle aziende. Il contenuto della ‘carta’ prevede che
agricoltori e amministrazioni locali, ciascuno nel proprio ambito, possano contribuire allo sviluppo e al
benessere,
partendo
da
un
utilizzo
razionale
del
territorio
agricolo.. ”.
(Fonte:
http://www.ciatoscana.org/notizie/84-carta-di-matera-toscana.html)
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CONCLUSIONI
Il breve elenco di casi che abbiamo presentato sono solo un sintetico panorama dei diversi attori che in
Italia stanno erodendo ad un ritmo assolutamente preoccupante l’uso agricolo delle terre. Attori pubblici o
privati, puri speculatori o ben intenzionati ambientalisti improvvisati, la loro azione è supportato ed
amplificata da politiche pubbliche d’origine europea, nazionale o locale. Molte le componenti che sono
alla base di queste politiche, non tutte necessariamente ispirate dalla voracità o dalla corruttela ma tutte
pesantemente ancorate sull’idea di uno sviluppo che considera l’uso agricolo delle terre per produrre cibo
scarsamente economico, comunque arretrato e da modernizzare. Il peso di questa visione traspare a volte
anche dagli obiettivi dei movimenti di base che si battono contro il consumo di suolo che molto raramente
– i pochi casi li abbiamo riportati in questo testo – fanno un riferimento esplicito all’impatto sui sistemi
agrari del cambiamento d’uso del suolo. E ancora più rari sono quelli che si battono per la difesa dell’uso
prioritario della terra per la produzione del cibo e per la salvaguarda dell’agricoltura contadina, quella
sostenibile, decentralizzata, sparsa per il territorio nazionale che rappresenta ancora, e malgrado la crisi,
il nocciolo duro della nostra agricoltura.
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Italia. Vino, olio, case e petrolio. Chi vince?