LE DUE VIE DEL DESTINO di Jonathan Teplitzky (The Railway Man) REGIA: Jonathan Teplitzky. SCENEGGIATURA: Frank Cottrell Boyce, Andy Paterson, dalla biografia di Eric Lomax. INTERPRETI: Colin Firth, Nicole Kidman, Jeremy Irvine, Stellan Skarsgård, Hiroyuki Sanada. FOTOGRAFIA: Garry Phillips (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: David Hirschfelder. PRODUZIONE: Archer Street Productions, Latitude Media, Lionsgate, Pictures in Paradise. DISTRIBUZIONE: Koch Media. GENERE: Drammatico. ORIGINE: Australia. ANNO: 2014. DURATA: 116’. Singapore, 1942. Decine di migliaia di giovani soldati britannici vengono fatti prigionieri di guerra dai giapponesi che hanno invaso la città e (non avendo aderito alla Convenzione di Ginevra) dispongono dei prigionieri a loro piacimento. Uno di questi giovani soldati è Eric Lomax (Colin Firth), ventunenne dalla mente brillante e da sempre appassionato di comunicazioni, treni e ferrovie. Assieme a molti altri suoi commilitoni, Eric verrà spedito in Thailandia, per lavorare a quella che diventerà la celebre Ferrovia della morte, un ponte di comunicazione destinato a congiungere i 415 chilometri tra la Thailandia e la Birmania e che assunse quell'infausto appellativo per via dei migliaia di uomini che ivi morirono lavorando in condizioni disumane alla costruzione della lunghissima tratta ferroviaria. E proprio in quel luogo remoto, lontano dalla propria patria e colmo di dolore e di morte, Eric Lomax (assieme ai suoi compagni) sarà testimone e protagonista di indicibili torture - tanto fisiche quanto psicologiche - che lo porteranno nel tempo a costruire quel buco nero/quel black out esistenziale che tornerà poi - anni dopo - a chiedere il conto. Sarà infatti nel 1980, proprio a bordo di uno dei suoi amati treni, che Eric incontrerà l'affascinante Patti (Nicole Kidman) della quale si innamorerà perdutamente e che di lì a poco sposerà. La felicità di quel legame sarà però presto interrotta dal riaffiorare dei demoni e delle terribili immagini che tanti anni addietro segnarono la vita di quel giovane soldato. Scatterà a quel punto nell'uomo la necessità di elaborare il proprio passato e ricostruire la propria vita ripartendo dall'elaborazione degli orrori della guerra ma anche e soprattutto dal valore del perdono. Un perdono forse da concedere perfino al suo torturatore, anch'egli in fin dei conti vittima inerme di una guerra come ogni guerra che si rispetti - conclusasi senza vincitori né vinti ?… Tratto dal libro autobiografico di Eric Lomax, il film di Jonathan Teplitzky (sceneggiatore australiano qui alla sua terza regia dopo “Burning Man” e “Better Than Sex”) si muove su un terreno assai angusto che affianca alla brutalità e alla ferocia della guerra l'incapacità dell'essere umano di metabolizzare l'orrore visto e vissuto cadendo poi in un tunnel nero di drammatica impotenza. A generare, invece, lo slancio necessario per il tentativo di elaborazione e dunque riappropriazione delle propria esistenza interviene qui l'elemento amoroso, quell'input emozionale capace di generare nell'individuo una voglia estrema di riavvio/ripartenza. In quest'ottica, Teplitzky suddivide l'opera in due parti, narrando da un lato la catarsi dell'incontro amoroso e dall'altra il dramma sostanziale della guerra, di uomini ritrovatisi gli uni contro gli altri e costretti a barattare la propria esistenza per l'esistenza altrui. * Il regista australiano Jonathan Teplitzky sfrutta un cast di grido (Colin Firth e Nicole Kidman in primis) per trasporre su grande schermo l'autobiografia di Eric Lomax (pubblicata in Italia da Vallardi), testimonianza toccante sulla capacità di perdono - subordinata all'amore - dell’essere umano. Il film si propone per i temi che affronta e per la validità della realizzazione.