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22/04/2014
Tempio diVino©. Il Tannat, un vitigno sconosciuto.
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Inviato Giovedì, 17 aprile @ 23:05:02 CEST dell'anno: 2014 da Damico
La curiosità non guasta mai, specialmente quando si tratta di conoscere qualcosa di nuovo, come nel caso del
vitigno Tannat che con mia sorpresa ho ritrovato in una bella etichetta che ho scelto durante una serata
conviviale tra amici, al Boccon Divino di Dragoni. Un rosato speciale della cantina siciliana Donnafugata, il
Lumera annata 2013, un blend composto da quattro vitigni a bacca rossa vinificati in rosa, si sente tanto
carattere.
Nero d’Avola, Pinot Nero, Tannat e Syrah, e poi ti dicono che le leggi a fare le etichette, tanto sono tutte uguali. Io dico invece che è
importante guardarne sia la principale di etichetta che il retro, laddove sono impresse delle indicazioni specifiche che a volte ti
completano la conoscenza della bottiglia che in quel momento stai preparando per la tua degustazione.
E’ così, che incuriosito ho riscontrato delle particolarità nei dettagli della bottiglia del rosato
Lumera di Donnafugata 2013, che ho chiesto durante una cena informale al Boccon Divino
di Dragoni allo chef Raffaele Romano, per degustare qualcosa di fresco e fruttato da
abbinare a qualche piatto non impegnativo, primaverile, come un primo di spaghetti “Il
Monte Virno”, con funghi virni e asparagi della Valle Sambuco di Maiorano di Monte, e poi
saggiare una pizza con Nicola Ricciardi l’artigiano pizzaiolo di casa, una “Margherita STG”
con la mozzarella di bufala DOP Campana o il "Fiore di Pizza" con ripieno a piacere di pepe,
provola affumicata e porcini, e altre pietanze per scambiare qualche chiacchiera. Ecco,
quindi, che nel calice ritrovo la presenza inaspettata di ben quattro vitigni in una sola
etichetta, che sono riconosciuti anche a livello internazionale.
Il Lumera è un vino accattivante e moderno, pieno di luce, ricco di Sicilia, dove la
freschezza fragrante delle uve rosse di Syrah, Nero d'Avola, Pinot Nero e Tannat trova un
equilibrio soave: profumatissimo e intenso nelle note floreali e fruttate, piacevolmente
fresco e morbido. Lumera porta il nome del suo predecessore a Donnafugata, ma è
innovativo nell’uvaggio e nell’etichetta, un volto di donna: ammaliante e bellissima.
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A PRIMAVERA LA POESIA DEL ROSATO
Donnafugata, una grande realtà nella Provincia di Trapani, a
Marsala, coltiva i suoi vigneti nel cuore della Sicilia occidentale ed
in particolare nell’area di Contessa Entellina e annovera tra le sue
etichette vini di pregio, come anche la produzione di Zibibbo a
Pantelleria. Forte dell'esperienza sulle uve rosse, Donnafugata per il
suo rosato sceglie un uvaggio insolito, dove le varietà internazionali
accompagnano l’autoctono Nero d'Avola. Antonio Rallo, titolare e
responsabile produzione dell'azienda, racconta: "Abbiamo
selezionato le uve nei vigneti più giovani, quelli che non
raggiungono i dieci anni di vita e che si trovano nei territori della
Tenuta di Contessa Entellina, dove Syrah, Pinot Nero e Tannat
hanno trovato il loro habitat ideale insieme al Nero d’Avola”.
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Le interazioni tra suoli, esposizione, altitudine, clima e
irraggiamento solare di queste colline concorrono a definire le
caratteristiche del Lumera: un vino fresco, morbido e dai profumi
intensi e identitari che presenta gradevoli note di melograno e ribes
su un fondo di fragolina di bosco.
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TANNAT UN VITIGNO A BACCA ROSSA D’OLTRALPE
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Il Tannat, che dire, ha la fama di di essere un vitigno con la caratteristica astringenza sostenuta per cui viene definito tannin du
diable. Una Varieta' francese a bacca rossa, forse di origine basca, che deve probabilmente il suo nome all'elevato contenuto di
tannini. Produce vini tannici, appunto, e dagli aromi speziati. Il vitigno è coltivato, un pò ovunque, da noi in Puglia come uva da taglio
e anche in Uruguay, dove fu introdotto nel secolo XIX, proprio dagli emigranti baschi. Nel paese sudamericano, dove viene anche
chiamato Harriague, è tuttora una delle varietà più diffuse. Questa varietà è presente anche in Argentina.
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L’origine, intanto, è nobile, proviene dalla lingua OC, da tan, tanat, cioè tannino (vecchio tanné). Fu citato per la prima volta nel
1783, però tutti concordano che fosse già presente nel 1030 nei vigneti dell’abbazia di Marcilhac-sur-Célé, da quell’uva i monaci ci
ottenevano vino per ristorare d’alcol i pellegrini in viaggio verso Santiago di Compostela e che avevano scelto la via di Aire-sur-l’AdurLescar.
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“LUMERA” DALLA CANTINA DONNAFUGATA
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Non ha una grande superficie di coltivazione in Francia, circa 3000 ha dislocati nel sud ovest. È chiamato Moustroun o Moustrous a
Bordeaux, Tursan noir nelle Landes e con un nomignolo un po’ cattivo nel circondario che confina con il Bordolese, ovvero Bordelais
noir, nel senso che deve stare ai bordi del nobile Bordeaux. Per molti anni è stato considerato un vitigno di II categoria, perché acido
e tannico, poco incline a equilibrarsi anche dopo anni di sosta in vetro: insomma un vino ribelle e guascone, uno spirito indomito alla
d’Artagnan.
Il Tannat, a causa delle sue peculiari caratteristiche del tannino, viene affiancato, tra l’altro, al Cabernet Sauvignon e al Cabernet
Franc, in modo da impreziosire la personalità olfattiva con la parte fruttata che va a integrarsi con le sue tipiche note di cannella, di
legno di sandalo e di tabacco dolce. Questo accadeva molto tempo fa, quando la tecnica produttiva, in vigna e in cantina, non era
affinata al meglio, e magari si usavano anche i raspi. Adesso il mondo del Tannat sta cambiando completamente.
In Francia, attualmente è ritornata la produzione del vitigno, e ora il Madiran viene vinificato con 100% di Tannat.
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Franco D’Amico
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Il Tannat, un vitigno sconosciuto.