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Giornalino informaz. del Club Ausonia - Anno X V I - n° 72 Giugno 2006 - Associazione
sportiva - art. 36/38 e seguenti Codice Civile statuto reg. Trib. di Firenze n. 10727 il 15/12/1978
Sede Via Giacomo Matteotti 18 – 50019 Sesto F.no (FI) - tel/fax 055 443447 - fax 055 470997
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Il Club Ausonia nasce come associazione di podisti ma intende essere anche un gruppo che riunisce persone con i più svariati interessi culturali. Il
risultato di tutto questo lo potete vedere ogni mese su questo giornalino, ma ancora meglio se avremo la possibilità di riunire attorno a questa idea
ancora altre persone. Per questo invitiamo tutti coloro che vogliono fare podismo in forma amatoriale stando in compagnia a venire con noi! Ci si
può iscrivere al Club Ausonia in qualsiasi momento dell’anno approfittando delle facilitazioni per i nuovi soci. Telefonate, scrivete o venite in sede
il venerdì sera alle 21 presso il Circolo Rinascita a Sesto Fiorentino v. Matteotti 18 - tel. 055 443447, troverete amici di ogni età!
vuole indicare che le dimensioni del modello sono
dieci volte inferiori rispetto all’originale, quindi se la
copia è lunga un metro, l’originale misura dieci
metri. L’arte di costruire modelli era conosciuta sin
dall’antichità; sono stai trovati reperti che ne
testimoniano l’esistenza nelle culture primitive sia tra
gli egizi, sia tra i greci e romani che facevano uso di
modelli. A quei tempi si utilizzava il legno, il metallo
e la creta, oggi invece si fa uso di nuovi materiali
quali la plastica, le resine e altri polimeri. Dopo
questa breve ma utile spiegazione sul modellismo,
vorrei ringraziare i partecipanti alla mostra che con la
loro abilità costruttiva ci hanno permesso di
ammirare dei piccoli capolavori, il circolo Rinascita
che ha permesso lo svolgimento dell’iniziativa, e chi
ha dato una mano nel montaggio del materiale
occorrente per l’esposizione e infine al pubblico che
come tutti gli anni ha decretato meritoriamente il
successo della sesta mostra di modellismo al circolo
Rinascita.
Modellismo
al circolo Rinascita
Romano Valli
La mostra di modellismo presentata anche
quest’anno al circolo Rinascita di Sesto Fiorentino,
senza dubbio ha avuto quel meritato successo che
questo tipo di mostre normalmente ottengono. In
sintesi diciamo che, la numerosa affluenza dei
visitatori è la miglior testimonianza del successo
della mostra, questo si può costatare anche dal
registro su cui vengono apposte le firme di presenza,
che è prova inconfutabile di una buona affluenza del
pubblico durante il periodo di apertura della mostra.
Ma vorrei dire due parole sulla definizione di quello
che è il modellismo e come si applica da parte degli
appassionati del settore. Il modellismo è una tecnica
che mira alla progettazione e realizzazione della
copia di un oggetto esistente o esistito nella realtà,
utilizzando un’ampia gamma di materiali e
avvalendosi di speciali abilità manuali e meccaniche.
Il risultato ottenuto viene chiamato “Modello”. Nella
maggior parte dei casi è in miniatura, il rapporto tra
le dimensioni del modello e quelle dell’ originale è
generalmente espresso in scala (esempio) 1:10 si
1
12 * 27 * 71 * 9 * 44
LA STORIA DEL “PASSATORE”
Il suo vero nome era Stefano Pelloni (1824-1851). La sua storia si è sviluppata nel
contesto di una Romagna di metà del XIX secolo spesso attraversato da briganti e
uomini di malaffare, che agivano in un contesto sociale di miseria e di malcontento, ma
una contingenza a lui favorevole ha fatto sì che il nome del Passatore restasse legato
all’immagine idealizzata del bandito gentiluomo che rubava ai ricchi per dare ai
poveri. Sulla vita e sulle imprese di Stefano Pelloni, è stato scritto e detto (per non dire
inventato) molto. C'è stato chi l'ha definito perverso e bestiale, e chi ne ha cantato le
gesta elevandolo al rango di mito. Ancora oggi la sua popolarità è ancora molto alta in
Romagna, lo dimostra anche il fatto che l’immagine del Passatore è stata scelta
dall'Ente Tutela dei Vini romagnoli come marchio. Della sua leggenda scrisse anche
Giovanni Pascoli, che lo definì “Passator cortese”. Stefano Pelloni, prima ancora di
essere il bandito che la storia ci ha tramandato, lavorava a seguito del padre, che faceva
il traghettatore (il passatore, appunto) sul fiume Lamone fra i comuni di Bagnacavallo e
Russi.Durante questo lavoro conobbe, specialmente di notte, contrabbandieri, banditi e
ladri. Fatto sta che egli intraprese quella famigerata carriera delinquenziale che lo portò
ad occupare le cronache popolari, e che lo trasformarono in mito folcloristico per via di
ben chiari intenti sociali che pare non esistessero affatto. Il bandito Stefano Pelloni per
più di due anni, dal 1849 al 1851, dominò i paesi delle Legazioni, vale a dire le
province di Bologna, Forlì, Ravenna e Ferrara, sconfinando all'occasione anche nel
Granducato di Toscana, tenendo in scacco sia il governo austriaco che quello pontificio.
Viste le condizioni d’oppressione in cui versava la popolazione di allora, fra la
dominazione papalina da un lato e polizia austriaca dall'altro, chiunque riuscisse a
contrastare il potere, anche un feroce bandito, poteva diventare un simbolo, poteva dare
speranza, magari mal riposta. La leggenda popolare, nata in seno ad un paese oppresso
che nutriva desiderio di libertà e di riscatto, legittimò la figura del Passatore facendo
sì che il dibattito sulle vicende della vita di Stefano Pelloni sia tuttora alquanto vivo.
Tratto dai sito: www.mitidiromagna.it
Corse podistiche domenicali di
18/6
Domenica – Bagno a Ripoli (Fi) – non comp. km 8 – part. h 9 – tel. 055 674573
21/6
Mercoledì – S. A. a Lecore (fi) – F. dello Sport – comp. e non km 10/5 – part. h 20,30
21/6
Mercoledì – Montelupo F.no – non comp. km 11/4 – part. h 20,15 – tel. 3383981631
22/6
Giovedì – Sieci (Fi) – non comp. km 10 – part. h 20,30 – tel. 055 8309638
24/6
Sabato – Scandicci – S. Michele a Torri – comp. e non km 9/5 – part. h 19 – tel 0557692540
25/6
Domenica – Scarpinata Lecorese – comp. e non km 11/6 – part. h 9 – tel. 3387070086
25/6
Domenica - Barberino (Fi) – Corri Lago – comp. e non km 11/6 – part. h 9 – tel. 3392928952
25/6
Domenica - Pistoia Abetone comp. km 52/31/16/ - part. h 7,30 – tel. 0573 34761
28/6
Mercoledì – Firenze – Corri lungo rive dell’Arno – non comp. km 8 – part. h 20,30 - UISP
29/6
Giovedì – S. G. a Colonica (PO) – non comp. km 10/4,5 – part. h 20,30 – tel. 0574542177
2/7
Domenica - Bocca di Rio (PO) – comp. km 21/10/11 a staff. – part. h 7,30 – tel. 0574583340
2/7
Domenica – Calenzano T. F. Unità Legri – comp. e non km 12/5 – part. h 9 - tel. 055 8876135
5/7
Mercoledì – T. F. Unità – Pontassieve – non comp. km 10/5 – tel. 3337543767
6/7
Giovedì – Scandicci il Ponte non comp. km 10/4,5 – tel. 055 7668848
7/7
Venerdì – T F. Unità – Val di Pesa non comp. km 9 – tel. 055820691
9/7
Domenica – Reggello – Vallombrosa – comp. e non km 13 – part. h 9 – tel. 055 8652338
Partecipazione
IPERCOOP - Sesto F.no
7 Maggio ‘06
Cocco M., Fratoni M., Niccoli A.
Paletti A., Borghini A., Dimoni S.
Graziani P., Franceschini V.,
Morozzi S., Nencini E., Quinonez
Ercolino V., Faggi F., Faggi C.,
Faggi F.sca., Pieralli R., Magni S
Valli R.,
G. S. Le Torri – Firenze
11 Maggio ‘06
Cocco M., Contini A., Coppoli P.,
Fratoni M., Matucci F., Soldini L.
Trabucco G., Morozzi S.,
Calzolari Ml., Pietrini M.,
Magni S. Innocenti G. Peperini G.
Trofeo di Calenzano
14/Maggio ‘06
Aiazzi P., Borsetto G., Contini A.
Felitti A. Fratoni M. Furlanetto N.
Gianassi G. Matucci F.
Poggesi M. Simonelli S.
Soldini L.
Baroni A. Borghini A. Travedi B.
Morozzi S., Ercolino V. Magni S.
Innocenti G. Pieralli R.
Bagno a Ripoli
18 Maggio ‘06
Contini A. Trabucco G.
Pietrini M. Calzolari Ml.
Magni S. Innocenti G.
21/23 –Maggio ‘06
Contini A. Fratoni M.
Trabucco G. Betti F. Graziani P.
Nencini Eduardo, Pietrini M.
Magni S. Pieralli R.
Trofeo Conticini (Firenze)
25 Maggio ‘06
Aiazzi P. Bindi A., Ciabatti A.
Contini A., Coppoli P.,
Furlanetto N., Gianassi G.,
Soldini L. Trabucco G. Faggi F.
Faggi C., Faggi F., Magni S.
Innocenti S., Peperini G.
Pieralli R., Valli R.
Candeli (Firenze)
28 Maggio ‘06
Contini A. Betti F. Morozzi S.
Nencini E. Reggioli E. Magni S.
Innocenti G.
Galluzzo (Firenze)
31 Maggio ‘06
Contini A. Soldini L. Trabucco G.
Morozzi S. Calzolari Ml.
Pietrini M. Magni S.
Email: [email protected]
Sito: www.clubausonia.it
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FARMACIA Dr. R. R.
RAGIONIERI
Fondata nel 1892
Via A. Gramsci 362 – 50019
Adesione tel. entro il venerdì
AUSONIA 055 443447 (ore 21-23)
Calzolari Luisa 340 6736485
Magni Siro 055 4207485 casa
Latini Valfrido 333 4267648
Sesto F.no
Telefono/Fax 055 4489084
SEMPRE APERTA H 08,30 - 20,00
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veneziane al comando di Agostino Barbarigo; di riserva
erano 35 navi al comando del marchese di Santa Cruz,
don Alvaro de Bazan. Per la flotta ottomana, il centro era
comandato dall’ammiraglio supremo Alì, mentre l’ala
destra era comandata dal vice re d’Egitto Sciaurak
(Scirocco), la sinistra dal bey d’Algeri Ulugh Alì, capo
dei corsari algerini. La battaglia fu ingaggiata verso
mezzogiorno, per primi entrarono in combattimento le sei
galeazze di Francesco Duodo le quali vedendo la flotta
ottomana avanzare in semicerchio con lo scopo evidente
di avvolgere quella cristiana, aprirono un fuoco
violentissimo
rompendo
l’ordine serrato dello
schieramento nemico. A quel punto lo scontro si accese
su tutti i punti della fronte divenendo una mischia
generalizzata. Al centro l’ammiraglia turca si lanciò
contro la Reale di Spagna, assieme ad altre galee
ottomane; in aiuto della Capitana spagnola accorsero altre
navi cristiane. Questo durò a lungo con un accanimento
straordinario fin quando Alì fu colpito gravemente da una
palla di cannone e la sua nave presto fu fatta prigioniera.
Con altrettanta violenza si combatté sull’ala sinistra, dove
in un primo tempo i cristiani furono quasi sopraffatti
anche perché il Barbarigo aveva riportato una gravissima
ferita, che il giorno dopo doveva causargli la morte. Ma i
veneziani non tardarono a risollevarsi: un impetuoso
assalto dato alla nave di Sciaurak cambiò le sorti della
battaglia, anche Scirocco cadde, come Alì, sotto i colpi di
Giovanni Contarini il legno fu colato a picco e la sua
squadra in preda al panico fu completamente sbaragliata.
Sull’ala destra Gian Andrea Doria sembrò non essere
troppo intenzionato a dare battaglia. A sua volta Ulugh
Alì cercava di evitare il confronto per la ragione di
mantenere intatta la flotta, unica garanzia di difesa per il
suo regno algerino. Pertanto l’uno e l’altro presero il
largo, ma una parte della squadra del Doria desiderosa di
dare battaglia, si staccò dal resto della flotta genovese e
assalì le navi nemiche. Questa squadra, sopraffatta dal
numero dei legni ottomani si trovò presto a mal partito: in
suo soccorso si mossero allora don Giovanni D’Austria e
Marcantonio Colonna e anche il Doria a questo punto si
vide costretto a rivolgersi contro gli algerini. Ulugh Alì,
temendo di essere accerchiato abbandonò il
combattimento e se ne fuggì a Costantinopoli. A parte il
comportamento del Doria la vittoria cristiana fu completa.
117 galee ottomane e circa 20 galeotte furono catturate.
40.000 turchi fra soldati e marinai furono uccisi, 8.000
fatti prigionieri e circa 10.000 schiavi cristiani furono
liberati. Mentre la parte cristiana ebbe 7.500 soldati e
marinai morti, 15 galee perdute e 7.700 feriti e tra questi
c’era Miguel de Cervantes, che sarà l’autore del Don
Chisciotte.
La Battaglia di Lepanto 1571
(Romano Valli)
L’attacco che nel 1570 la flotta turca aveva portato
all’isola di Cipro, importante possedimento veneziano,
centro di commerci e avamposto militare del
Mediterraneo orientale, costrinse le potenze cristiane
affacciate sul mare interno a riflettere su come arrestare
l’avanzata ottomana verso l’occidente. La penisola
Balcanica era ormai diventata stabilmente un
possedimento Turco e se la flotta del sultano fosse
riuscita ad ottenere basi stabili al centro del teatro
mediterraneo, la situazione dal punto di vista strategico, si
sarebbe fatta difficilmente sostenibile per gli stati
cristiani. Venezia in particolare, che sempre aveva
tentennato di fronte ad un’alleanza cristiana generale in
funzione anti Turca, si vide costretta a rivedere le proprie
posizioni. L’avvicinamento alle coste cristiane delle basi
turche, avrebbe certamente portato ad un ulteriore
aumento delle scorrerie e delle incursioni che i corsari
saraceni portavano lungo le coste italiane e spagnole,
provocando forse una recrudescenza delle ribellioni da
parte delle popolazioni moresche che ancora vivevano
nella Spagna del re asburgico Filippo II. Per tutti questi
motivi si arrivò alla formazione di una lega fra gli stati,
che poi fu detta Santa perché il papa Pio V si adoperò in
prima persona per formarla. Si decise quindi di
approntare una flotta in grado di affrontare e ci si
augurava, di sconfiggere quella del sultano. Al comando
della flotta della Lega fu posto don Giovanni d’Austria,
soldato valoroso e fratellastro di Filippo II. Il
concentramento delle navi cristiane avvenne a Messina da
dove si decise di far rotta su Corfù. Venuto a conoscenza
che Alì, l’ammiraglio in comando della flotta del Sultano,
aveva fatto dar fondo alle sue navi nel golfo di Lepanto,
don Giovanni fece muovere la flotta verso quel luogo che
sarebbe stato il teatro della grande battaglia che Giovanni
e i coalizzati cristiani cercavano. Al mattino del 7 ottobre
1571 la flotta alleata giunse in vista dell’imboccatura del
golfo di Lepanto, subito l’armata ottomana uscì e si
schierò in ordine di battaglia per far fronte al nemico. Al
centro dello schieramento alleato era una squadra di 61
galee, quasi al suo fianco quella reale di Spagna guidata
da don Giovanni d’Austria, comandante della flotta, la
Capitana pontificia comandata da Marcantonio Colonna,
la Capitana di Savoia al comando del Provano, la
Capitana di Venezia con Sebastiano Venier e la Capitana
di Genova con Ettore Spinola ed Alessandro Farnese; alla
destra stava una squadra di 53 galee genovesi capitanata
da Gian Andrea Doria, alla sinistra, altrettante navi
Ballo con orchestra dal vivo tutti i Sabati dalle ore 21.30 le
Domeniche e festivi dalle ore 15.30 - Tombola tutti i Giovedì,
Sabato, Domenica e festivi dalle ore 21.00 - Scuola di “Ballo
liscio”, tutti i Lunedì e Martedì - Scuola di ballo “ LatinoAmericano” tutti i Mercoledì - Inoltre: Ristorante pizzeria tutti i
Sabati e le Domeniche dalle ore 18.30 Circolo A.R.C.I. Salone
Rinascita V. Matteotti 18 – tel 055-440147
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tra un arbusto e un altro. I minuscoli fiori sono riuniti in
una specie di pannocchia o grappolo o spiga, che dir si
voglia, che può essere lunga anche venti centimetri, e
sbocciano verso la fine di Aprile. Possono essere semplici
o doppi, eretti o penduli, ma sempre profumatissimi e le
foglie, a forma di cuore oppure ovali, sono caduche.
Come si diceva prima il lillà è stato riscoperto e rivalutato
tant’è vero che negli Stati Uniti, nell’Ohio, esiste perfino
un associazione che si chiama “The International Lilac
Society” e che si occupa esclusivamente di questo
romantico ed incantevole fiore che ognuno di noi
vorrebbe coltivare nel proprio angolo verde.
Lilla’
Lilla
: romantiche nuvole profumate
di Alessandra Bruscagli
Romantiche nuvole profumate annunciano la bella stagione
nei giardini di città e nelle strade di campagna addossati ad
una vecchia parete graffiata o affacciati ai muri di cinta,
quasi a curiosare al di là del loro piccolo mondo. Il nome
botanico di questo arbusto o alberello è Syringa che in greco
significa canna – tubo per via dei suoi fusti cavi che
venivano usati anche per fare pipe. Syringa era anche il
nome di una ninfa che stuzzicò le voglie del dio dei boschi,
Pan, il quale la inseguì per averne ragione, ma lei, per
sfuggirgli, preferì essere trasformata in pianta. Pan ne
spezzò un ramo e costruì un flauto che suonava con
passione pensando alla bella e ritrosa fanciulla. I suoi
grappoli fioriti e profumati, dalle delicate tonalità violacee o
candide, rosa chiaro o color malva, porpora chiaro o bianco
alabastro, simboleggiano la giovinezza e il primo amore
perché nei tempi passati gli innamorati che non osavano
dichiararsi esplicitamente con le parole offrivano alla loro
bella fiori di lillà ai quali era affidato il compito di esternare
i loro sentimenti più teneri e segreti. Il lillà bianco
significava ritrosia e quello violetto sospetto, per queste
ragioni forse il lillà è stato trascurato per tanto tempo, ma
ora è tornato di moda. E’ una pianta rustica di facile coltura
che possiamo agevolmente aggiungere nei nostri giardini,
sui nostri terrazzi, piantati in terreno fertile e sistemati in
zone soleggiate o solo parzialmente ombreggiate.
Sopravvive bene anche al freddo. Rigogliosa, decorativa e
longeva la Syringa vulgaris della famiglia delle oleacee,
comunemente detta Serenella, non richiede attenzioni o
cure particolari se non generose innaffiature. E’ perfetta
per essere al centro di una grande aiuola o di un prato, ma
può anche formare romantiche e odorose siepi. Per creare
una siepe occorre mantenere una distanza di circa tre metri
“E poi sedersi
senza pensieri
sulle pietre cadute
dal vecchio muro sgretolato
a guardare
le preziose trine rosate
ricamate dall’annoso lillà
che spia la bianca viottola
erta e polverosa
orlata d’erba nuova.”
Disegno di Enrico Guerrini
proprio rapporto rispondendo ad un annuncio sul giornale in
cui un‘altra coppia propone uno scambio di partners. La
cosa però si presenta più facile a dirsi che a farsi, e per una
serie di impedimenti nessuno concluda proprio niente. A
complicare le cose, proprio in quella notte arriva anche uno
zio americano molto ricco con relativa giovane moglie
(molto brava) che si assume il compito di controllare la
moralità dei nipoti che solo così avranno in regalo la casa in
cui vivono che è appunto di proprietà della zio. Da questa
situazione scaturisce una serie di gag molto divertenti. Poi
tutto naturalmente finisce per il meglio grazie al buon senso
dell’americano che con un gesto di carattere e comprensione
dona finalmente al nipote l’agognata casa. Anche altri
problemi familiari vanno a posto, tutto in maniera molto
brillante che ha divertito il pubblico presente.
Teatro Rinascita
Venerdì 28 aprile, al Salone Rinascita, la compagnia teatrale “
Né Fischi Né Fiaschi “ ha presentato la commedia brillante
“Coppia cerca coppia” di Gianluigi Ciolli. L’incasso era a
beneficio delle opere di assistenza effettuate dalla Misericordia
di Quinto Basso. Questa compagnia, che non aveva mai
recitato in questo teatro, ha realizzato questo testo , che non mi
sembra particolarmente felice in maniera molto brillante e
spiritosa, i protagonisti sono stati tutti molto bravi ed anche gli
interpreti delle parti minori, a parte qualche esagerazione,
hanno fatto delle buone caratterizzazioni. Molto curate le luci e
i costumi. Si tratta di una commedia con intreccio alla francese,
trasferita ai tempi nostri e in ambiente molto casareccio. Una
coppia in crisi, per noia e solitudine, decide di ravvivare il
Carla Dagliana
Supermercato DESPAR
ALIMENTARI
Di Innocenti e Landi & C. snc
P.zza Ghiberti, 27 Tel. 055 4200112
50019 Sesto Fiorentino (Fi)
Servizio a domicilio
Specialità gastronomiche
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Ol iv ie ro F rosal i
La sera sembrava tranquilla, l’oscurità, da poco arrivata sulla via
di Baldracca e sul gruppo di case che si affacciavano su di essa,
dava una certa garanzia di celare il sopraggiungere di un’ombra
che rasentava il muro, che andava veloce quasi nascondersi alla
fioca luce della lampada a braccio posta sulla cantonata. Il freddo
poi, di quell’inizio ’44, rendeva ancora più raro il passare dei
viandanti per la strada, un po’ solitaria, posta “sotto il treno”. Era
difficile che Oliviero trascorresse la notte a casa, sapeva di essere
nel mirino di quelle persone che conoscendo i suoi sentimenti
politici lo avevano tante volte minacciato e altrettante arrestato,
processato e condannato; adesso lo cercavano per pareggiare
un’avvenuta esecuzione in paese di un noto fascista. Il comando
tedesco era stato esplicito con il Maresciallo Emilio Giorni,
comandante della stazione di carabinieri di via Crispi (via
Cavallotti): Sesto doveva essere “ripulita”. La diffidenza, la
prudenza e l’accortezza dei movimenti non furono sufficienti
perché Oliviero potesse sfuggire alla trappola tesa dai fascisti e dai
soldati tedeschi, ma il sospetto, ancora oggi vivo in molti, è che ci
sia stata una delazione, perché tutto fosse organizzato proprio per
quella sera, dopo tante notti che Oliviero non era rientrato nella
propria abitazione. Così la sera del 14 gennaio 1944, mentre nella
piccola cucina si riordinava la tavola dalla cena, attorno alla quale
c’era la moglie Rina la nonna materna e le figlie Neda e Donatella,
Oliviero, non sospettando niente, si accingeva ad andare a
coricarsi. Il mattino seguente, alle prime luci dell’alba, sarebbe
passato dall’orto, dove aveva preparato una via di fuga per i campi
e poi via a nascondersi di nuovo. La quiete del momento venne
interrotta bruscamente: urla squarcianti intimavano l’uscita di
Oliviero, minacciando una strage in caso di reazione. I comandi
dei fascisti s’intrecciavano con quelli secchi e perentori in lingua
tedesca dati ai soldati. Colpi assestati con i calci dei fucili sulla
porta di casa echeggiavano il loro sordo rumore per tutte le stanze.
Dalle finestre s’intravedevano fasci di luce disordinati che si
muovevano all’impazzata, l’abitazione era stata completamente
circondata; si comprese all’istante che questa volta la fuga sarebbe
stata difficile. La disperazione e lo sgomento invasero Rina e
Oliviero e gettarono nel pianto le giovani figlie. Oliviero pensò di
tentare ugualmente la via dell’orto, unica sua possibilità per
sottrarsi alla cattura. Uscì di casa dal retro, saltò il muretto di
cinta, ma appena giunto nel campo i soldati spararono senza
nessun avviso di alt. Oliviero venne raggiunto da diversi colpi che
lo fecero accasciare e poi distendere, ferito gravemente su quelle
zolle arate che erano pronte per dar vita alle nuove piante di grano.
Lo strazio dei familiari fu ancora maggiore perché i militi fascisti
non permisero a nessuno di avvicinarsi al ferito, che non potè
essere soccorso. Qualcuno avvisò la vicina Misericordia,
l’ambulanza trasportò il ferito, già in gravissime condizioni
all’Ospedale di Careggi. I sanitari intervennero immediatamente,
ma Oliviero nella mattina del 15 esalò l’ultimo respiro. Per la
famiglia, già sconvolta dal dolore, erano in arrivo altre sofferenze
e iniziò il periodo delle ritorsioni. Essere moglie o figlie di un
sovversivo era come avere la peste addosso, tutti ti scansavano,
tutti avevano il timore di un possibile coinvolgimento. Pochi
furono coloro che aiutarono questa famiglia così gravemente
colpita e chi lo fece corse un serio pericolo. Più di una volta la
madre Rina o la figlia Neda si sentirono rifiutate la razione di pane
dopo aver fatto la lunga coda davanti al forno, per quel poco, ma
indispensabile approvvigionamento. “A voi niente, via!” era la
risposta. Qualcuno però ci fu che a proprio rischio aiutò la famiglia
Frosali, permettendole così di arrivare a quell’atteso giorno del primo
settembre ’44 quando Sesto venne liberata. La sera del 22 maggio 1944
un uomo di mezza età, che indossava una tuta da meccanico, era fermo
sulla sua bicicletta con un piede sul pedale e l’altro sul marciapiede
davanti all’oreficeria Maggini in via Crispi. Mio padre Aldo lo notò
perché non lo aveva mai visto prima, allora a Sesto si conoscevano un
po’ tutti, per questo si fermò ad osservarlo. In concomitanza all’uscita
del Maresciallo Giorni dalla Caserma dei Carabinieri, e constatato che
la sua direzione era quella che risaliva la via, l’uomo in tuta blu si
avviò lentamente verso di lui. Quando incrociò il Maresciallo, il finto
meccanico, estrasse una pistola ed esplose alcuni colpi contro Giorni,
che cadde ferito a terra. Mio padre restò terrorizzato, attaccato con le
spalle al muro del Trinci sul lato opposto della strada ma potè vedere
chiaramente che il gappista proseguì per la strada, con la stessa
pedalata, come se non fosse accaduto niente, dileguandosi nel
trambusto generale. Il maresciallo Giorni venne portato in ospedale e
dal quel momento a Sesto non si seppe più nulla di lui. Una vita
difficile quella di Oliviero Frosali, per sé e per la sua famiglia,
sostenuta da principi di giustizia, d’uguaglianza e di solidarietà verso
quelle persone, che in quel periodo, si spaccavano la schiena sul lavoro
per poche lire e che, soverchiati di prepotenze ed ingiustizie, dovevano
anche tacere. Mettere in pericolo la propria vita e quella dei propri cari
per un ideale di giustizia oggi sembra impossibile, ma è proprio grazie
a questi sacrifici, compiuti da persone eccezionali, che oggi possiamo
usufruire di certe garanzie costituzionali e di tanti diritti nell’ambito del
lavoro. Oliviero Frosali era nato a Casellina e Torri il 1 agosto 1899,
dove il padre Emilio ben presto lo avviò al lavoro. Intraprese, con altri
soci, un’attività di fabbricazione di mattonelle “a disegno”, cioè
mattonelle che, una volta montate, costituivano, nell’insieme, un
rivestimento o un impianto che formava un disegno geometrico o
artistico. Negli anni ’20 ci fu l’avvento del fascismo, Frosali manifestò
subito la sua avversità al regime aderendo al regime aderendo al neopartito comunista. Fu uno dei più attivi fautori e sostenitori
dell’organizzazione “soccorso rosso”, una forma d’assistenza
economica verso le famiglie dei perseguitati politici, attraverso un
fondo di solidarietà costituito dai lavoratori. Ben presto Frosali venne
identificato come sovversivo ed agitatore, nel 1927 fu schedato dalla
Questura fiorentina e restò in quella lista fino alla sua morte. Subì un
processo, tenutosi a Roma, nel quale venne condannato ad otto anni di
reclusione, dopo di ciò fu più volte internato nelle carceri fiorentine
delle Murate, specialmente ogni volta che una personalità politica
veniva in visita a Firenze. toccante è il ricordo della figlia maggiore
Neda delle visite in questo carcere che la giovane ragazza faceva
accompagnando la madre a trovare il marito. Certe volte Neda stentava
a riconoscere il babbo, per le tante privazioni alle quali era stato
sottoposto. L’0tto settembre 1942 coglie Frosali nelle carceri di
Salluzzo, da dove viene liberato ed inviato ad intraprendere la lotta
partigiana. La natura di Oliviero era poco incline a tenere un’arma tra
le braccia, lui era un uomo d’organizzazione e di grande attivismo, il
suo campo di battaglia era fra gli operai e qui si sentiva necessario.
Una scelta che potrebbe essergli costata la vita. Sesto non lo dimenticò.
Alla sua memoria, nel 1945, venne intitolata la via dove lui aveva
abitato e dove ancora abitava la famiglia. Il Partito Comunista Italiano,
nel quale Oliviero aveva da sempre militato, dedicò la sezione, da poco
sorta in piazza Ginori, a suo nome che tale resterà fino ai cambiamenti
politici di questi ultimi anni. Questo breve ricordo lo dedico alle figlie
di Oliviero Frosali, Neda e Donella, per riconoscenza di un sestese
verso chi, lottando in quegli anni, gli ha donato la sua attuale libertà.
Gianni Battistoni
BAR-RISTORANTE-PIZZERIA
FORNO A LEGNA
V.le Pratese 54 ang. Piazza Bagnolet
Sesto Fiorentino
Tel 055 4201352 - 055 4211706
CHIUSO VENERDI’
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Certo entrambe le cose, e poi la crisi è anche causata
dall'assuefazione, il crescere del numero delle occasioni,
la facilità con cui ci si sposta nel mondo per correre
nelle maratone più importanti, tutto contribuisce a
rendere meno affascinante quello che un tempo lo era e
che abbiamo a disposizione a due passi da casa.Il
Passatore ha però un fascino unico, difficile da
comprendere se non si vive direttamente l'evento.
Quest'anno sono stato per la prima volta su quelle strade
ad accompagnare un nostro podista che ancora una
volta ha tentato l'avventura: obbiettivo Marradi.
L'intenzione era quella di seguirlo per un buon tratto,
capire lo stato d'animo di un podista dopo cinquanta
chilometri di strada. Ci siamo incontrati circa venti
chilometri dalla partenza all'altezza dell'Olmo dopo
la parte iniziale non proprio facilissima sia per la salita
che per la temperatura essendo ancora pieno
pomeriggio. Ho visto passare per primi i disabili,
purtroppo spesso ostacolati da un traffico indifferente e
pericoloso. Dura la salita a forza di braccia, ho visto da
vicino quelle facce, tese dallo sforzo ma distese, come
spesso non si vedono in persone “normali”. Nell'attesa
del “mio” atleta ho visto e fotografato una grande
varietà di personaggi, uomini e donne , in corsa o in
marcia, sull'orlo della crisi o ancora freschi pronti per
affrontare i restanti ottanta chilometri. Ho cominciato a
correre e il ritmo cadenzato in perfetto risparmio
energetico mi è congeniale e all'inizio mi sembra sempre
di poter correre per ore e ore. Non è così e si vede
all'arrivo delle prime difficoltà. Sulla strada di Faenza
queste si chiamano “salita della Colla”; e siamo solo a
metà percorso!Esperti maratoneti consigliano per corse
di questa lunghezza e in presenza di salite così difficili
di non esitare a camminare, e noi lo abbiamo fatto....non
per scelta ma per necessità!Purtroppo la nostra corsa si è
conclusa in cima alla salita, l'obbiettivo di Marradi era
troppo lontano per le nostre condizioni e ci siamo
fermati. Erano le 22,30 e la notte si preparava fresca e
luminosa, tornare a casa a quel punto ci sembrava come
spengere il piacere di quella giornata e dopo una cena in
strada a base di pecorino,baccelli e affettati vari siamo
partiti in macchina per Faenza. Intorno alle due siamo
arrivati e subito siamo andati verso la piazza dove era
situato l'arrivo. E' stupefacente vedere come tutta la
notte la piazza sia animata di persone in attesa dei
podisti. Ormai a quell'ora i migliori sono arrivati da
tempo, ma tutti al Passatore hanno l'onore di un
applauso, di un arrivo per nulla anonimo. La mia prima
esperienza del Passatore è terminata alle cinque del
mattino. L'ho vissuta quasi da spettatore ma mi basta
(per quest'anno) e l'aspetto umano di corse come questa
vale da solo il sacrificio di passare una nottata all'aperto
sotto il cielo stellato di un giorno di fine maggio.
Firenze - Faenza
100 km di fatica e sudore
Poter dire “io c'ero” sembra essere diventato uno degli
obbiettivi più importanti dell'uomo moderno. Partecipare
fisicamente ad un evento, anche solo assistervi a distanza ci
fa sentire vivi in questo mondo. A questo non si sottrae il
podismo quando ci propone gare in posti lontani, più o meno
esotici, corse nei luoghi più strani e impervi, gare
massacranti per ore e ore di corsa. A noi “fiorentini” non
occorre andare molto lontano per trovare una gara che
racchiude tutte le caratteristiche di difficoltà, durezza,
capacità di coinvolgere dall'inizio alla fine; questa è la 100
km del Passatore. Quest'anno si è svolta la 34a edizione,
l'ultimo sabato del mese di maggio. Mi sono divertito a
rileggere l'albo d'oro della corsa, vi si legge tutta la parabola
del podismo dai primi anni eroici in cui partecipare a gare
come questa, correndo e camminando tutta la notte fino allo
stremo delle forze attribuiva al podista un fascino unico che
lo collocava tra le persone che potevano vantare almeno il
fatto di “esserci stati”. La prima edizione, quella del 1973,
raccolse 1100 partecipanti con 347 arrivi a Faenza e iniziò
un percorso in crescita che portò a raggiungere nel 1988 il
numero di 3478 concorrenti. Nello stesso tempo cresceva
anche il numero di coloro che si accalcavano sulle strade
della corsa, dalla prima tratta in salita verso l'Olmo di
Fiesole, alla lenta discesa verso Borgo S. Lorenzo, di nuovo
in salita per il passo della Colla e da lassù la lunga tratta
verso Faenza. Si scopriva quanto importante fosse la
partecipazione popolare, una vera grande festa paragonabile
alle tappe del Giro d'Italia, con ciascuno dei podisti “eroe per
un giorno”. Poi comincia il lento declino della
partecipazione che riporta la quota dei partecipanti ai valori
delle prime edizioni. Crisi del podismo o assuefazione?
Piero Graziani
G. S. Ausonia – Enzo Funghi – Passatore 2006
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il nostro club ?
Firenze – livorno
Cooperativa Facchinaggio
Trasporto
Mercato Ortofrutticolo di Novoli
Piazza Eugenio Artom, 12
Tel. 055 428969 - 055 4393545
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L’ANGOLO DELLA POESIA
a cura di Romano Zucca
Che effetto fa vedersi restituire la sua creatura carica
di significati magari imprevisti?
“ Ogni tanto non la riconosco. Tutto naturale,
comunque. Il mio lavoro contiene una dose di
ambiguità che lascia al lettore la libertà e il diritto di
interpretarlo “.
Altan il vignettista
Si fanno tante poesie. La poesia è l’arte più facile. E’
quella che richiede meno macchinazioni. Per fare un
quadro ci vuole una tela apposita, ci vuole la
tavolozza, ci vogliono i colori. Insomma un certo
materiale. Non parliamo poi di fare il teatro o il
cinematografo o la musica. Invece per fare una poesia
non ci vuole niente. Basta un lapis e un pezzo di carta.
Si scrive qualche parola, e la poesia è fatta. Questa
facilità di esecuzione rende talmente agevole la
composizione della poesia, che da sola basta a
spiegare questo immenso proliferare di poeti. Ma la
poesia è la costruzione di un oggetto. Un oggetto fatto
di parole, ma pur sempre un oggetto che ha i suoi
problemi interni, le sue regole. Esige una perizia una
conoscenza non solo della lingua, ma anche della
situazione della poesia come è venuta maturando nel
mondo. Esige una cultura ad hoc che molti non
possono avere. Così è estremamente difficile valutare
la cosiddetta produzione contemporanea. Bisogna che
questa immensa marea si plachi. Quelli che verranno
troveranno le parole che possono sopravvivere, e
lasceranno cadere le altre.
Un critico letterario
Tutto il piacere del comporre consiste per me nello
scrivere in una certa maniera, godendomi anche
visualmente la pagina, empiendo di tasselli e di
intarsi i miei scarabocchi, ora levando, ora
trasponendo: quando ciò mi fosse negato, per me
sarebbe come per un pittore dipingere senza vedere.
Roberto Ridolfi
Dal quotidiano La Repubblica
Articolo pubblicato il 5 agosto 2004
Gran Bretagna, assicurazioni su salute
Vai in palestra? Polizza scontata
LONDRA- Gli inglesi in palestra per perdere i chili
di troppo ma anche per avere sconti sulla polizza
sanitaria, A lanciare la proposta è un importante
compagnia assicurativa britannica che promette una
diminuzione dei premi per chi dimostrerà,
sottoponendosi a regolari test medici, di fare sforzi
per migliorare il proprio livello di fitness. Non solo
ma chi tra i sudditi di Sua Maestà si impegnerà di più
sarà premiato anche con sconti per il cinema e
riduzioni sui biglietti aerei. La polizza fitness, che
verrà lanciata il prossimo anno in Gran Bretagna, si
basa su un progetto assicurativo già avviato in
Sudafrica.
Mescolare piani semantici diversi, accostare mondi
lontani, camminare sul filo delle metafore, aggrumare
sequele di suoni, grappoli di citazioni che aprono sulla
pagina scritta una fuga di stanze, in un vocabolo un
teatro di meraviglie.
Giuseppe Dierna
Il poeta è uno e bino. La scrittura nasce dall’inconscio,
viene da lì, la ragione poi la corregge. La poesia
assomiglia al sogno e il poeta ne è responsabile solo
fino a un certo punto.
Un critico letterario
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CHARLES BAUDELAIRE
La sera sta arrivando
Nato a Parigi nel 1821, morì nel 1867. E’ uno dei
maggiori poeti dell’ottocento. Si procurò fama di
eccentrico e immorale sperimentando anche i
“paradisi artificiali” dell’hashish, dell’oppio e
dell’alcol, dissipando ben presto anche il
patrimonio paterno. Per la sua famosa raccolta i
“fiori del male “, del 1857, fu accusato di
pubblicazione oscena
e dovette subire un
processo, che costò al poeta la condanna ad una
pena pecuniaria e la soppressione di sei
componimenti, che furono riabilitati solo nel
1949. La poesia Sed non satiata è tratta da questa
raccolta.
Ormai la sera
sta arrivando
su gente chiusa
nelle proprie case.
Il tempo è passato
senza cambiare
il solito destino
di ogni giorno.
Questo niente
che soddisfa
lascia un ricordo
di amaro nella bocca.
Sed non satiata
Divinità bizzarra, bruna come la notte,
dal commisto profumo del maschio e dell’avana.
Creatura di qualche obi, un Faust della savana,
maga dal fianco d’ebano, figlia dell’atre notti.
Domani un’altro
giorno come sempre,
ma intanto quella notte
continuo a sognare…..
Amo più l’assenzio, dell’oppio, e della notte
l’elisir di tua bocca dove gioca l’amore;
se per te i miei desiri partono in carovana
gli occhi tuoi son cisterna che placa la mia sete.
Piero Ragionieri
Ma da questi occhi cupi, spiragli del tuo cuore,
o demone spietato! Versami meno ardore:
nove volte non posso come lo Stige avvolgerti,
(a cura di Romano Valli)
Tanti amori
in un solo cuore.
Tanti anni
senza età,
coperti da petali
di seta per esultare
nel morbido guanciale
della vita.
Cosetta Garuglieri
Strade affollate
dal caos cittadino,
persone con volto basso,
mutanti a comando
con maschere stampate,
di felicità, disaccordo,
imbronciate, arrabbiate,
occhi sfuggenti, cechi,
per vedere al bisogno.
Incuranti del prossimo,
imperiosi, remissivi,
senza braccia e mani,
per non dover offrire sostegno.
Come tanti robot,
corriamo affannati,
sempre senza tempo,
con un balzo sul letto
mi sono svegliata,
è stato tutto un sogno.
Calzolari Marialuisa
L’Amicizia
Per fiaccarti le reni, Megera libertina,
non posso, per fiaccarti e ridurti allo stremo
nel tuo letto d’inferno diventare Proserpina!
Gioire
Futuro
MM
Onde a forma di Gabbiano
Le emme gommose di mamma,
Libero di essere prigioniero
Protetto dalla vita che mi evita;
In alto solo bestemmie atroci arrivano a segno,
Si contorce si ritorce contro
La torcia che non illumina fioca
Che non vede sorda
Sordita nella sua bontà annacquata;
Le vie si spiegano complesse e labirintiche,
Laboriosità umiltà
La luce spenta dei miei occhi.
Tommaso Chimenti
Redazione: Valli Romano, Latini Valfrido, Latini Leonardo, Graziani Piero, Zucca Romano. invio gratuito: soci, enti promozione
sportiva, ditte collaboratrici, responsabilità di quanto pubblicato è dei singoli autori, la collab. prestata gratuitamente ed il notiziario è
redatto il 13 / 6 / 2006. Impaginazione grafica: Latini Leonardo, Latini Valfrido Collaboratori in redazione Aiazzi P., Cosetta G.,
Calzolari M.luisa, Chimenti T., Bini C., Dagliana C., Faggi F., Franceschini V., Latini V., Latini L., Graziani P., Ghelli L., Ragionieri
P., Valli R., Zucca R.,
Impresa funebre Macherelli dal 1934
P.zza della Chiesa, 100 Sesto Fiorentino Telefono 055 4489153
P.zza V. Veneto 4 – 50041 Calenzano Telefono 055 8811033
Amica mia
quel giorno non giunse Orcos*
a levare alta la protesta
contro l’ingiustizia….
….e oramai non mi sorprende più
il vivere in questa eterna notte
senza peso e senza stelle.
Di luna d’argento limature lucenti
immagino ricadermi sul volto
straniero alla luce
mentre
trattengo nei pugni chiusi
arcobaleni di sogni
che invocano ali.
Ho lasciato indietro
amica mia
profili di frasi consolanti
che avviliscono il cuore
-come un’elemosina di bugieper sentire ancora
le tue parole taglienti
…parole che andavano dette…
e i tuoi seni bui
premere sulla mia disperazione.
E’ vero
amica mia
quel giorno non giunse Orcos
ma oggi
con te
è tornata la speranza.
Alessandra Bruscagli
*Orcos, mitologico dio che combatte le ingiustizie
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