La guerra
di Libia
a cura del prof.
Marco Migliardi
• La prima pagina de “La Stampa”
del 30 settembre 1911
• Ma come si è arrivati a questo
punto? Come andrà la guerra?
Che conseguenze ci saranno?
• Andate avanti e lo scoprirete!
Le premesse
internazionali
• Con il canale di Suez il Mediterraneo riprendeva
dopo secoli un ruolo centrale
• La Tunisia era andata alla Francia ma per il
trattato di Berlino doveva essere italiana
• Con le 2 crisi marocchine la Francia si era
impossessata anche del Marocco
• La Turchia, che occupava la Libia, era debole e
ed era attaccata anche nei Balcani
Le cause interne
L’Impero Ottomano nel 1911
• Dopo anni di Belle Epoque
era da poco scoppiata una
crisi economica
• Disoccupazione, campagne
abbandonate, emigrazione,
proteste e scontri sociali
• Una conquista coloniale
avrebbe potuto stemperare
la crisi sociale
• Imprese e banche italiane
avevano interessi economici
e filiali in Libia
Il dibattito in Italia:
gli interventisti
• La borghesia settentrionale per lo
sviluppo dei suoi mercati
• Il proletariato agricolo per ridurre la
piaga dell'emigrazione
• La Banca di Roma, che aveva aperto
filiali in Libia e il Vaticano che aveva
interessi economici nell’area
• Il Partito Nazionalista, D’Annunzio e i
Futuristi, che vedevano la guerra come
«sola igiene del mondo
• Giovanni Pascoli, «la grande proletaria
si è mossa».
Cantori del colonialismo italiano
Arma la prora, salpa verso il mondo
Fa’ di ogni oceano Il nostro mare
Gabriele D’Annunzio
La grande proletaria si è mossa
Prima ella mandava altrove i suoi lavoratori che in patria erano troppi e
dovevano lavorare per troppo poco. Li mandava oltre alpi e oltre mare
a tagliare istmi, a forare monti, ad alzar terrapieni, a gettar moli, a
scavar carbone, a scentar selve, a dissodare campi, a iniziare culture,
a erigere edifizi, ad animare officine, a raccoglier sale, a scalpellar
pietre.
Ma la grande Proletaria ha trovato luogo per loro: una vasta regione bagnata dal nostro mare,
verso la quale guardano, come sentinelle avanzate, piccole isole nostre; verso la quale si
protende impaziente la nostra isola grande; una vasta regione che già per opera dei nostri
progenitori fu abbondevole d'acque e di messi, e verdeggiante d'alberi e giardini; e ora, da un
pezzo, per l'inerzia di popolazioni nomadi e neghittose, è per gran parte un deserto
Giovanni Pascoli, Teatro comunale di Barga, 21 novembre 1911
Lo scandalo come
marketing
• Per l'occasione dell'entrata in guerra fu
addirittura scritta una canzone, Tripoli bel suol
d'amore, che venne cantata in molti teatri italiani
dalla cantante Gea della Garisenda, il cui nome
d'arte era stato coniato da d'Annunzio, che si
presentava sul palcoscenico vestita unicamente
del tricolore, suscitando scandalo nella società
dell'epoca.
Colonialismo popolare:
Tripoli, bel suol d’amore
Sai dove s'annida più florido il suol
sai dove sorrida più magico il sol
sul mar che ci lega con l'Africa là
la stella d'Italia ci addita un tesor, ci addita un tesor.
A Tripoli! A Tripoli!
Tripoli bel suol d'amore
ti giunga dolce questa mia canzon
sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon
naviga o corazzata
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli terra incantata
sarai italiana al rombo del cannon. (…)
di Arona e Corvetto
Il dibattito in Italia:
i neutralisti
• Salvemini che definì la Libia «uno scatolone di
sabbia», e gli anarchici
• Alcuni socialisti, come Benito Mussolini e Pietro
Nenni che rifiutavano la guerra per motivi
ideologici
• I sindacalisti della CGL che tentarono di
bloccare la guerra anche con lo sciopero
generale il 27 settembre 1911, ma per divisioni
interne si risolse in un fallimento
• Voci isolate di intellettuali che non ritenevano
l’Italia pronta ad una guerra in piena crisi
economica
L’ingresso in guerra
• In seguito a presunte violenze subite da alcuni
cittadini italiani viene inviato in Libia un
ultimatum inaccettabile
• Il 29 luglio, senza l’approvazione del Parlamento
che era chiuso per ferie, viene dichiarata guerra
all’impero ottomano
• Partono 35.000 uomini agli ordini del generale
Caneva, poi se aggiungeranno altri 70 mila
Operazioni militari
• L’Italia prende subito
Tripoli e Bengasi ma il 23
ottobre subisce una pesante
sconfitta
• Risponde con una
rappresaglia che fa molti
morti, ma tra la popolazione
civile, nel villaggio di Sciara
Sciat
• Questo costò alle truppe
italiane il sostegno dei libici
che si schiereranno col
nemico
Operazioni militari
La guerra si trasforma in una guerriglia pericolosa per le nostre
truppe e per questo si decide di combattere nell’Egeo
Le navi italiane arrivano fino agli stretti e occupano le isole turche
del Dodecanneso
1911: i profughi
La pace di Losanna
• In seguito ad azioni dimostrative italiane nei Dardanelli e
soprattutto allo scoppio della II guerra balcanica, la Turchia
chiese la fine delle ostilità
• I trattati si tennero a Losanna nell’ottobre del 1912 e si decise:
– autonomia della Tripolitania e della Cirenaica dall'Impero Ottomano
– amnistia per le popolazioni arabe che avevano partecipato alle ostilità
– l'Italia si impegnava a versare per 3 anni un indennizzo economico alla
Turchia
– l'Italia garantiva in Libia la presenza di un rappresentante religioso del
Califfo
– La restituzione delle isole dell'Egeo; (l'occupazione invece proseguì fino al
1947, dato che i turchi non sgombrarono la Cirenaica)
– Nei giorni successivi la sovranità italiana sulla Libia fu riconosciuta da
Russia, Austria, Germania, Regno Unito e Francia
Considerazioni finali
• La guerra fu più lunga, luttuosa
e costosa del previsto
• Mise in luce l’impreparazione
degli ufficiali italiani che non
sfruttarono mai le vittorie
militari
• Grave errore confidare
nell’alleanza araba. La fede
religiosa e i massacri delle
nostre truppe convinsero i
libici a combattere con i turchi
• Troppi eccidi e rappresaglie
Alcuni libici impiccati per
rappresaglia
Riassumendo…
Approfittando della debolezza
dell’Impero Ottomano, il governo di
Giolitti intraprende nel 1911 la
conquista di Cirenaica e Tripolitania
L’Italia si divide tra favorevoli
(nazionalisti ma anche democratici) e
contrari (anarchici e socialisti)
La pace di Losanna (1912) riconosce
all’Italia la Libia e le isole del
Dodecanneso
Fine
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