Il fenomeno della contraffazione: danni alle imprese e rischi per i consumatori di Renato Borghi* U si e consumi della città, tra aspettative e bisogni È difficile non ripetersi, quando ci si trova a deprecare l’ormai enorme fenomeno della contraffazione, che ha assunto la configurazione di un vero e proprio impero economico finanziario con i suoi 500 miliardi di euro di fatturato nel mondo (anche se la Commissione Europea è più cauta parlando di soli 350 miliardi), che sono pur sempre una montagna immensa di giubbotti, scarpe, cd, profumi e mozzarelle. Una montagna di tutto perché nulla, o quasi, esiste nel mondo globalizzato che non sia già stato copiato e falsificato in una sorta di vorticoso “copia e incolla” universale, all’insegna del buon prezzo e della marca famosa. Uno sport, quello della pirateria commerciale, nel quale l’Italia purtroppo è campione d’Europa con i suoi 7 miliardi e mezzo di * Membro di Giunta della Camera di Commercio di Milano e presidente di Ascomodamilano. 쏆 euro di cui un quarto è rappresentato da prodotti di abbigliamento secondo le stime dell’Istituto Piepoli per il 2008. Se i numeri sono questi (e non c’è dubbio che siano vicini alla realtà) non c’è proprio da inorgoglirsi, tanto che l’Italia è stata anche definita “Bancarella d’Europa”. Ho avuto già modo di sottolineare un concetto, che vorrei riprendere qui, e cioè che il successo di un’impresa è legato all’apprezzamento che il mercato riserva ai suoi prodotti frutto di idee, di originalità progettuale, di esecuzione tecnica, tutti aspetti che rappresentano un valore assoluto, un suo inalienabile patrimonio che distingue un’impresa dalle altre nella competizione all’interno del mercato. Ora, se un marchio, un prodotto stilistico o più in generale delle idee che possono sorgere attorno a un’iniziativa industriale vengono rubati, la competitività dell’impresa si riduce, gli investitori si demo- ralizzano, cade la quota di mercato del prodotto colpito o perché confuso da parte del consumatore all’atto dell’acquisto o perché, peggio ancora, acquistato ignorando volutamente la falsificazione del prodotto per sfoggiare, per esempio, un abito griffato a buon prezzo contando sulla non facile riconoscibilità del capo contraffatto. Stiamo parlando della violazione di un principio di carattere sostanzialmente etico comportamentale. Non va dimenticato che in un’economia di mercato, nella quale gli operatori devono avere eguali possibilità di trarre i massimi benefici dai loro progetti imprenditoriali, deve essere garantito il rispetto delle regole della libera e leale concorrenza. Vanno insomma perseguiti coloro che, senza investire in capitali di rischio e in costose risorse umane, si trovano a godere di benefici il cui merito è di altri. Ebbene, purtroppo il fenomeno della contraffazione non è costan- ----------------------- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -[ 5 9 ] [ DIBATTITO]- - - - - - - - - - - - - 쏆 - ------------------------------------ - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - LA CONTRAFFAZIONE [ DIBATTITO]- - - - - - - - - - - - - - - - - --------------------------------------- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -쏆 LA CONTRAFFAZIONE te, ma nel tempo continua ad aggravarsi sempre più, a seguito della caduta delle barriere di ingresso, cioè con la globalizzazione dei mercati, il tutto complicato dall’allargamento dell’Unione Europea. E ciò che più conta è che a farne le spese non sono solo le multinazionali, che di qualche mezzo di difesa per quanto parziale dispongono, ma soprattutto le piccole e medie imprese, 4 milioni solo in Italia, che poco conoscono i mezzi di contrasto del fenomeno già esistenti, trovandosi così a difendere faticosamente il valore dell’idea e del brevetto. SONO SOPRATTUTTO LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE, NON TANTO LE MULTINAZIONALI, A SUBIRE I DANNI MAGGIORI DALLA CONTRAFFAZIONE È dunque la struttura polverizzata, reticolare, tipica del nostro paese a facilitare la produzione del falso in quanto la parcellizzazione produttiva rende più difficile il controllo del fenomeno delle falsificazioni. La gran parte delle imprese si trova ad affrontare un rischio difficilmente ovviabile a causa della necessità che esse hanno di ricorrere alla produzione esterna specie proprio per il settore dell’abbigliamento. Questa infatti impatta spesso con situazioni di infedeltà del terzista soprattutto quando la produzione prevede lo spostamento all’estero almeno di alcune fasi della produzione, per cui un’impresa più è integrata a monte e a valle, meno è soggetta al rischio di contraffazione. Ora ciò che, tra le altre cose, può rendere efficace la difesa del marchio può essere la frequenza delle innovazioni del prodotto, al fine di “isolare” il contraffattore, rinnovando cioè il packaging o il design, ricorrendo inoltre a soluzioni tecnologiche difficilmente superabili quali l’impiego di ologrammi, etichette con codice a barre, micropunti di tipo chimico, fibre ottiche. Una delle più importanti iniziative adottate dalle grandi imprese è la creazione di joint venture per la collaborazione fra imprese attraverso il coilc (Comitato per la difesa del marchio) costituito nel 1983 con sede a Ginevra che rappresenta 1400 imprese associate le quali si sottopongono a costosi contributi associativi a fronte dei quali viene loro garantito un buon ritorno in termini di tutela. Ma tornando al nostro paese, la tutela penale è stata boicottata per molti anni e comunque la contraffazione è stata sempre qualificata quale reato minore, mentre i civilisti, d’altro canto, consideravano l’azione delle procure un’intrusione nei loro ruoli istituzionali. Ecco che si impone un’assoluta necessità quale quella che il governo alzi la soglia di attenzione degli organi di controllo e repressione, affinché si possa agire in virtù di una legge organica ad hoc, lungamente auspicata ma che sino a oggi è stata solo oggetto di proposte attivate in parlamento in ordine sparso e ulteriormente ostacolate da troppi emendamenti giacenti da tempo nel cassetto. Manca pure una funzionante agenzia unica a livello europeo, per la lotta alla contraffazione: un’iniziativa che, pure inizialmente ben avviata, è stata successivamente mortificata dall’avve- È NECESSARIO CHE SI ELABORI UNA LEGGE AD HOC PER INASPRIRE LE PENE OGGI PREVISTE E CHE SI CREI UN’AGENZIA UNICA A LIVELLO EUROPEO nuto accantonamento dell’importantissimo ruolo di contrasto alla contraffazione nei paesi dell’ue, detenuto in ambito comunitario dall’Alto Commissario Europeo in omaggio a una “razionalizzazione” dei costi della pubblica amministrazione come ha avuto modo di dichiarare il ministro per lo Sviluppo economico. Sarebbe quanto meno auspicabile che nel nostro paese venissero introdotte nell’ambito delle competenze della magistratura specifiche professionalità tecniche con l’assistenza, come ricordato, di efficaci organi inquirenti, quali l’Annona, la Guardia di Finanza, l’Arma dei Carabinieri: forze che oggi operano tutte in modo indipendente, con importanti perdite sul piano dell’efficacia. Ciò che si auspica è dunque che vengano applicate su tutto il territorio nazionale norme simili a quelle già operanti in Lombardia, come ricordato, che prevedano non solo il mero sequestro della merce contraffatta con obbligo di conservare campioni a fini giudiziari, ma anche la loro confisca con successiva distruzione. Purtroppo il fenomeno della contraffazione continua a essere afferrato per la coda, nel senso che si continua a inseguire il piccolo distributore abusivo, senza peraltro riuscire a colpire con efficacia le cosiddette centrali di approvvigionamento dei prodotti contraffatti, [6 0 ]---------------------------------- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 쏆 che approdano quasi indisturbate alla distribuzione capillare, dando luogo a un abusivismo diffuso, a cominciare da quello di strada, il più visibile, che è tollerato per una sorta di malinteso buonismo e che non comporta mai serie conseguenze per lo spacciatore, né tanto meno significative sanzioni ai compratori, che pure andrebbero seriamente multati. Va tuttavia riconosciuto che importanti successi sono stati recentemente conseguiti sul territorio nazionale, come ha accennato il ministro Scajola in una recente intervista, nel corso del primo semestre 2008 in cui sono strati sequestrati ben 44 milioni di pezzi falsi di cui 28% nel Lazio, il 19% in Campania e il 16% in Lombardia. Un colpo notevole inferto al mercato del falso. Un aspetto suggestivo da non ignorare è che gli addetti alla produzione di prodotti falsi sono nel complesso più numerosi di quelli dell’edilizia, anch’essi privi di ogni misura di sicurezza, a continuo contatto con prodotti chimici fortemente nocivi impiegati nel processo produttivo. È certamente importante e approfondita la ricerca dell’Istituto Piepoli nel campo della contraffa- 쏆 zione dei prodotti che già in premessa evidenzia un dato a dir poco drammatico quando denuncia sorprendentemente che ben 14 milioni di italiani hanno comprato prodotti contraffatti negli ultimi due anni. Molti intervistati dichiarano inoltre di aver acquistato “normalmente” questo tipo di merce presso punti vendita non autorizzati, come bancarelle improvvisate sui marciapiedi delle città, sugli arenili, nei luoghi di vacanza in genere, dove gli acquisti avvengono generalmente d’impulso e con solo vaga sensazione di danneggiare l’economia nazionale e di alimentare il lavoro nero. Si tratta davvero di un fenomeno stupefacente: prevale evidentemente un mero interesse verso “l’affare”, legato peraltro a un atteggiamento di autoderesponsabilizzazione. Di particolare interesse è dunque la fase qualitativa della ricerca, là dove si sottolinea questo aspetto: ciò si spiega con un atteggiamento del consumatore che viene definito “scanzonato”, perché legato all’atmosfera ludica della villeggiatura per cui l’acquisto diviene quasi un gioco, e con un atteggiamento quasi sempre autoassolutorio. Ebbene, che fare per uscire da questa impasse? Difficile dare una risposta in poche parole perché le soluzioni non sembrano semplici né a portata di mano. Tuttavia sicuramente un energico approccio di filiera che porti al sequestro, o meglio alla confisca, di crescenti quantità di merci contraffatte nel momento in cui prendono la strada dell’abusivismo commerciale e un contemporaneo colpo a monte alle centrali di produzione del falso con una forte azione di intelligence possono almeno contenere il diffondersi del fenomeno criminoso, oggi ancora purtroppo in crescita. NON SONO SOLO I CAPI D’ABBIGLIAMENTO A ESSERE CONTRAFFATTI MA ANCHE PRODOTTI, TRA CUI FARMACI, CHE POSSONO ESSERE PERICOLOSI PER LA SALUTE DEI CONSUMATORI Si può altresì contare sul fatto che col tempo prevalga nella gente la sensazione di insicurezza e di timore legati ai pericoli che il prodotto contraffatto può nascondere e sulla diffusione di una nuova cultura della legalità. Cultura che andrebbe incoraggiata anche col favore di un maggiore impegno da parte del legislatore, oggi ancora troppo distratto. Credo che sia opportuno infine fare alcune considerazioni di carattere più generale, uscendo per un momento dall’ambito dei prodotti contraffatti che maggiormente interessano quali prodotti d’abbigliamento, cosmetici, occhialeria e quant’altro. È interessante ricordare una considerazione di Santo Versace il quale, a prescindere dal suo prevalente ambito professionale, richiamava giustamente l’attenzione sulla ben più alta pericolosità di altri prodotti contraffatti, quali ricambi per aerei o automobili, che non comportano solo danni gravi alla salute ma minacciano la vita stessa di migliaia di persone. A questi prodotti bisogna sicuramente aggiungere la categoria dei farmaci contraffatti, ugualmente capaci di procurare danni fisici ai fruitori. ----------------------- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -[ 6 1 ] [ DIBATTITO]- - - - - - - - - - - - - 쏆 - ------------------------------------ - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - LA CONTRAFFAZIONE