contemporanea è un centro di documentazione, di ricerca e di divulgazione storica. Ordina, cataloga e rende fruibile agli studenti e ai ricercatori materiale archivistico e bibliografico sui grandi temi della storia del Novecento: storia del lavoro e dell’impresa, storia sociale e politica. Agli utenti presta la consulenza di personale specializzato. Pubblica monografie e strumenti per la ricerca. Organizza convegni, seminari di studio in collaborazione con analoghe istituzioni italiane ed europee. Offre consulenze di didattica della storia. Sulla base di convenzioni con le università milanesi propone stages per gli studenti. Fornisce consulenze per la costituzione e l’ordinamento di archivi storici a soggetti esterni (scuole, aziende, associazioni). LA LOCOMOTIVA BREDA 830 DEL 1906 La Fondazione Istituto per la storia dell’età LA LOCOMOTIVA BREDA 830 DEL 1906 Lavoro, tecnica e comunicazione euro 18,00 SILVIA EDITRICE 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 1 LA LOCOMOTIVA BREDA 830 DEL 1906 Lavoro, tecnica e comunicazione a cura di Alberto Bassi e Raimonda Riccini Città di Sesto San Giovanni 1 830_1-45.qxd 12-06-2006 2 12:40 Pagina 2 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 3 E alla distanza di cent’anni resuscita Giorgio Oldrini Sindaco di Sesto San Giovanni “E alla distanza di cent’anni resuscita”, canta il Europa. Anche per la presenza di quei binari cubano Silvio Rodriguez e noi possiamo riprendere Ernesto Breda decise di spostare qui la sua e adattare queste parole alla locomotiva Breda 830 fabbrica, ormai troppo stretta a Milano. La 830 fu che uscì trionfale dalle porte della fabbrica nel allora uno dei gioielli di una produzione che fu 1906 e che in questi giorni di giugno, proprio a sempre tecnologicamente raffinata. La nostra cento anni di distanza, rinasce e ripercorre le vie di locomotiva ha percorso tutti i chilometri che ha Milano e di Sesto San Giovanni per andare a potuto, ha trainato tutte le carrozze che le sono occupare il suo posto definitivo, sotto il carro state agganciate, poi è stata lasciata a deperire ponte, anche lui recuperato alla città e ai suoi lontano da Sesto. Ma un gruppo di amatori, abitanti. Quando Ernesto Breda acquisì l’Elvetica e soprattutto ex lavoratori della fabbrica ora in la trasformò nella sua azienda, aveva un primo pensione, ha saputo recuperarla, l’ha riportata a obiettivo fondamentale: specializzare la produzione casa sua, nei capannoni della Camozzi che della nella costruzione di locomotive e di materiale Breda è l’erede, e ha lavorato per mesi e mesi in ferroviario. L’unità d’Italia era unione dei mercati e un restauro amorevole e appassionato. Così, grazie delle genti e dunque le ferrovie dovevano avere un alla Camozzi che ha ospitato l’operazione di ruolo fondamentale nel “fare gli italiani”, dopo che recupero, e ai pensionati della Breda, oggi, alla era stata fatta l’Italia. Lo sappiamo bene noi a distanza di cento anni, la mitica 830 risuscita e, Sesto San Giovanni, perché lo straordinario almeno per un giorno, ripercorre le vie di Milano e sviluppo di quello che era solo un borgo agricolo di Sesto San Giovanni. E da adesso si offre agli fu possibile soprattutto grazie alla scelta che era sguardi curiosi di chi vorrà andare ad ammirare stata fatta qualche decennio prima di far passare uno dei gioielli della tecnologia e dell’estetica sul nostro territorio la ferrovia Milano Centro prodotti sul nostro territorio. 3 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 4 Colophon progetto grafico e impaginazione Magutdesign Fotografie di copertina e dei restauri della locomotiva redazione Fiorella Bulegato Federico Pollini prestampa Fotolito Milanese (eccetto la foto di pagina 125 in basso a sx di Corrado Ferulli). stampa Arti Grafiche Torri La foto di pagina 17 è tratta da Andrea Silvestri e Anna Galbani (a cura di), Foto di gruppo 1865-1939, Politecnico di © 2006 Fondazione ISEC Milano, Milano 2005; tutte le altre fotografie e i documenti (Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea) pubblicati in questo volume sono conservati presso l’Archivio Sesto San Giovanni (MI) storico Breda - Fondazione Isec, Istituto per la storia dell’età www.fondazioneisec.it contemporanea. Presidente Gianni Cervetti Direttore scientifico Luigi Ganapini Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico Con il sostegno o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e Comune di Sesto San Giovanni (MI) dell’editore. MIL Museo dell’industria e del lavoro, Sesto San Giovanni (MI) © 2006 Silvia Editrice srl Cologno Monzese (MI) via Mozart 45 Si ringraziano tel. 02 2545059 - fax 02 2532809 Ansaldo-Camozzi, Giuseppe Bruscella, Monica Chittò, [email protected] Massimo D’Elia, Corrado Ferulli, Stefano Mazzoni, www.silviaeditrice.it Alessandra Rapetti, Patrizia Ricciardi, Rodolfo Spadaro, Sonia Tunez, Giuseppe Vignati, Carlo Vimercati, Claudia Zonca 4 ISBN 88-88250-51-4 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 5 Prefazione Luigi Ganapini Direttore scientifico Fondazione ISEC Questo volume, edito in collaborazione con il Comune di Sesto San Giovanni, è il primo passo di un progetto volto a ricostruire attorno a prodotti dell’industria il complesso delle relazioni lavorative, progettuali e sociali che ne hanno permesso la realizzazione. La Fondazione Istituto per la storia dell’età contemporanea ha recepito questo programma (proposto tra l’altro proprio da coloro che ne hanno avviato e che ne firmano la prima realizzazione) come parte integrante delle sue iniziative di studio e di ricerca. Storia dei lavoratori, storia dell’impresa, storia della società sono destinate a connettersi in queste ricostruzioni per darci il pieno significato degli oggetti studiati e così ricollocati nel loro contesto più ampio. E per darci anche il senso di una storia industriale che ha segnato, come il territorio di Sesto San Giovanni, la storia dell’intera Europa negli ultimi due secoli. 5 830_1-45.qxd 12-06-2006 6 12:40 Pagina 6 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 7 La locomotiva Breda 830 del 1906 Alberto Bassi e Raimonda Riccini 7 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Libretto della caldaia per locomotiva Breda, costruita nel 1905 (anni cinquanta) 8 Pagina 8 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 9 Il territorio di Sesto San Giovanni rappresenta, come è noto, un caso esemplare della storia dell’industrializzazione italiana e, allo stesso tempo, un momento sintomatico e vitale delle trasformazioni in atto nel sistema produttivo, sociale e culturale del nostro paese. Il patrimonio di memoria che il Novecento reca con sé nel territorio sestese può diventare laboratorio di idee e di riflessione, di cultura e di proposta. comunicazione, storia del lavoro e della tecnica, Per far questo è fondamentale conoscere meglio storia dell’arte ecc.). Il risultato è uno spaccato, il tessuto industriale e produttivo di quest’area, articolato e preciso, non solo del prodotto, ma fra i più significativi e importanti, e renderlo noto anche dell’azienda, del contesto, della cultura che attraverso strumenti di lettura che possano attorno a quell’oggetto si sono sviluppati. Alla arrivare a un pubblico sempre più ampio. fine, ne emergerà una vera e propria topografia delle aziende, del lavoro e dei prodotti del In questo quadro si inserisce la proposta di una territorio, una carta d’identità inedita della storia serie di iniziative di studio e di ricerca con la di un’area. finalità di dar vita a una collana di piccoli volumi Il soggetto scelto per inaugurare la serie di volumi su singoli “oggetti” dell’industria di Sesto e è la locomotiva Breda 830 del 1906. Molteplici dintorni. Si tratta, in altre parole, di sviluppare sono le ragioni: il primo riferimento immediato è una serie di ricerche su prodotti dell’industria del la coincidenza con i cento anni dalla produzione, Novecento a partire da quelli delle aziende che corrisponde anche con il centenario della sestesi, per poi allargare il raggio d’azione a uno grande Esposizione internazionale del Sempione spaccato territoriale più esteso. Ogni ricerca dà tenutasi a Milano proprio nel 1906. luogo a un volume, che va a costruire, a lungo andare, una vera e propria collana. In realtà le motivazioni storiche sono più I prodotti sono scelti in base alla loro importanza profonde. Attraverso la locomotiva tornano sulla e al loro significato e diventano il fuoco attorno al scena dell’area metropolitana la vita e i prodotti quale si sviluppano letture da punti di vista diversi di una grande fabbrica metalmeccanica, che ha (storia d’impresa, storia della cultura e della segnato con le sue vicende un intero territorio. 9 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 10 Pagine interne del libretto della caldaia per locomotiva 10 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 11 Attraverso questo speciale prodotto, concepito come un simbolo dell’attività lavorativa, riemergono le maestranze e gli imprenditori, i progettisti e i disegnatori. Attraverso questa icona riaffiora anche il contesto sociale, storico e culturale che la locomotiva “mette in moto”. Un ulteriore elemento infine: la pubblicazione di questo volume sul loco-tender Breda 830 trae occasione e coincide con il restauro di un esemplare originale di questo modello. Ripristinato nei suoi caratteri principali, sarà collocato nell’area del costituendo Museo dell’industria e del lavoro (Mil) di Sesto San Giovanni. Il libro consta di tre parti: la prima cerca di ricostruire l’ambito professionale e tecnologico dello sviluppo della locomotiva, la progettazione dei treni, l’immagine grafica e fotografica degli anni a cavallo fra Otto e Novecento alla Breda. La seconda ci mostra gli aspetti culturali e sociali suscitati dalla locomotiva – vera icona della modernità – attraverso lo sguardo di cineasti, artisti, fotografi e letterati. Infine, questa pubblicazione documenta il restauro della locomotiva 830 anche mediante una campagna fotografica ad hoc, e ha l’importante funzione di mettere nel giusto rilievo i materiali dell’Archivio storico Breda, conservati presso la Fondazione Isec, con i quali il volume è illustrato. 11 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 12 LA STORIA Dalla meccanica generale alla specializzazione: Breda 1886-1908 Giorgio Bigatti Ernesto Breda e i suoi collaboratori in una foto ricordo per la consegna di un lotto di locomotive alle ferrovie rumene, 1892 Pagine seguenti: disegno tecnico per una locomotiva Breda del gruppo 981 12 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 13 La conquista del mercato operanti nel settore2. Stabilimenti più grandi e attrezzati furono in grado di cogliere le Analizzando l’andamento della produzione opportunità offerte da una domanda interna in nazionale di locomotive tra l’Unità e lo scoppio aumento e a condizioni di particolare favore. della prima guerra mondiale si può concluderne Viste le condizioni di partenza non era un che, malgrado l’evidente ritardo iniziale, scelte di risultato da poco. politica doganale non sempre coerenti, una scarsa Nei primi decenni postunitari la domanda di dotazione di risorse di base e i ricorrenti problemi locomotive e materiale ferroviario si era infatti del settore siderurgico, l’Italia riuscì comunque a scontrata con le rigidità e la debolezza strutturale dotarsi in tempi relativamente brevi di una solida dell’offerta. struttura industriale. Lo conferma il fatto che la I produttori, ristretti a pochi “colossali percentuale della produzione nazionale di stabilimenti” come le officine Ansaldo di locomotive sul totale delle commesse sia passata Sampierdarena e quelle di Pietrarsa, nel dal 18 per cento del periodo 1861- 84 al 77 per napoletano, e a un gruppo di modesti comprimari, cento degli anni 1905-151. fra i quali la ditta Cerimedo e C. di Milano, ritenevano fosse l’irregolarità delle commesse da totale locomotive % produzione parte delle società ferroviarie a impedire una consegnate nazionale maggiore specializzazione, scoraggiando gli 1861-1884 1296 18 sarebbero stati necessari. Come aveva rilevato Giorgio Bigatti 1885-1905 1264 66 l’ingegner Felice Giordani nel 1865, senza è docente di storia 1905-1914 2748 77 “commesse di lavoro di una entità proporzionata economica all’Università all’importanza ed al costo degli stabilimenti che Bocconi di Milano investimenti in macchinari e impianti che pure La progressiva conquista del mercato interno – devono fornirlo, regolari quanto possibile ed a un mercato nel frattempo dilatatosi in seguito prezzi rimuneratori” era difficile trovare all’estensione della rete ferroviaria e, a partire imprenditori disposti a rischiare capitali nelle dalla fine del secolo, all’aumento dei volumi di industrie di cui pure si avvertiva l’urgenza traffico –, pur favorita da agevolazioni di varia volendo far seguire all’indipendenza politica della natura per le produzioni nazionali, rifletteva il nazione quella economica3. Dal canto loro, le deciso irrobustimento delle strutture aziendali società ferroviarie, oltre all’inferiorità tecnica dei 13 830_1-45.qxd 12-06-2006 14 12:40 Pagina 14 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 15 15 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 16 produttori nazionali, lamentavano la loro Fondata nel 1846, da un gruppo di aristocratici e incapacità a far fronte ai picchi della domanda. Un uomini d’affari, tra i quali spiccava Enrico Mylius, impasse che lasciava spazio ai più attrezzati l’impresa, come attestavano i frequenti mutamenti concorrenti esteri, che controllavano circa l’80 per della gerenza, non aveva avuto vita facile. cento del mercato delle locomotive. Malgrado le dimensioni ne facessero con i suoi In questo scenario, negli anni ottanta, intervennero oltre 300 operai uno dei maggiori stabilimenti della due fatti nuovi: un significativo mutamento di città, la varietà delle sue produzioni indicava indirizzo da parte dell’amministrazione statale chiaramente che si trattava ancora di una grande nell’ambito di una politica di più aperto sostegno ai “bottega artigiana”. Vi si faceva di tutto un po’, produttori nazionali e la comparsa di un inseguendo affannosamente le più diverse imprenditore di razza come l’ingegnere padovano occasioni per garantirsi una continuità di lavoro. Ernesto Breda (1852-1918). Come aveva dichiarato nel 1872 uno dei primi gerenti, Eugenio Bauer, ai commissari dell’inchiesta industriale, “la nostra industria varia da un anno Scommettere sul futuro all’altro: siamo ciabattini, oggi facciamo una cosa, domani un’altra”5. Profondo conoscitore dei problemi tecnico- Al momento dell’ingresso di Breda all’Elvetica si organizzativi delle ferrovie grazie a ripetuti viaggi produceva “promiscuamente ogni genere di di studio all’estero e all’impiego presso la Società costruzioni meccaniche: ponti e tettoie; macchine a veneta per imprese e costruzioni pubbliche, vapore fisse e locomobili; impianti idrovori e diretta dal cugino Vincenzo Stefano, Ernesto turbine; carri ferroviari e trebbiatrici, materiale fisso Breda attorno alla metà degli anni ottanta decise per strade ferrate e caldaie”6. Ma l’ingegnere di dare vita a una nuova iniziativa nel settore delle padovano aveva in mente un progetto diverso, costruzioni meccaniche. Con il sostegno come si legge nella memoria presentata nel 1893 finanziario della Banca Generale e dell’influente al concorso per il premio Brambilla: “Nell’assumere cugino, impegnato in quegli stessi anni nella questo stabilimento avemmo in animo di costruzione della grande acciaieria di Terni, Breda trasformarlo in maniera da dedicarlo alla esclusiva rilevò la ditta Cerimedo e C., una delle più costruzione di locomotive”7. Il momento sembrava antiche imprese meccaniche milanesi, favorevole a una svolta, come attestavano, da un generalmente conosciuta con il nome di 16 Elvetica4. lato, il forte impegno dello Stato a favore della 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 17 Laureandi ingegneri e architetti del 1898, anno di laurea di Guido Sagramoso, al Politecnico di Milano 17 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Ernesto Breda e i suoi collaboratori, gli ingegneri Bonfà, Gavazzi, Sagramoso, Cerimedo, Cappa, Breda stesso, Pasqualetti, Monacelli, Scappini 18 Pagina 18 siderurgia, dall’altro il riassetto della rete ferroviaria, un profondo conoscitore dei problemi dell’industria data in concessione a due grandi società, una meccanica come l’ingegner Giuseppe Colombo per scelta che faceva sperare in una forte ripresa delle produrre locomotive a condizioni economicamente ordinazioni di materiale mobile e di locomotive, compatibili con la concorrenza occorreva “farne una produzione, quest’ultima, nella quale la almeno una cinquantina all’anno, e avere un’officina Cerimedo vantava qualche positiva esperienza. montata e corredata di macchine nel modo più La scelta a favore della costruzione di materiale perfetto, esclusivamente per questo lavoro”8. ferroviario non ammetteva alternative alla Consapevole che la specializzazione e specializzazione e alla grande dimensione. Secondo l’innovazione erano i capisaldi di una strategia volta 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 19 a ridurre i costi attraverso l’aumento della fatiche” a Breda e ai suoi più stretti collaboratori produttività, l’ingegnere padovano si impegnò perché alla fine avrebbe sovvertito le gerarchie di senza indugi in una radicale ristrutturazione del fabbrica a favore della direzione aziendale. profilo tecnico e organizzativo degli impianti Lo stabilimento venne organizzato per reparti la cui dell’Elvetica, un compito che lo avrebbe impegnato successione rifletteva la progressione del lavoro: dai per diversi anni assorbendo rilevanti risorse reparti di forgia e della fonderia i semilavorati finanziarie, per il cui reperimento Breda avrebbe grezzi passavano nell’officina, dove i singoli pezzi trovato nella Banca commerciale italiana un venivano rifiniti e portati alla forma e misura interlocutore prezioso. Nel 1895 l’ingegnere poteva necessari alla messa in opera, o direttamente nel dire con legittima soddisfazione: “di ciò che reparto di costruzione delle caldaie, per passare poi abbiamo allora rilevato non esistono ora quasi le alle fasi di aggiustaggio e rifinitura, dove a colpi di tracce. Il macchinario specialmente fu tutto lima e martello si provvedeva al montaggio delle sostituito”9. varie parti della locomotiva: “nel reparto del montaggio tutte le varie parti che hanno ricevuto le necessarie lavorazioni separatamente, vengono “Produrre rapidamente e a buon mercato” collegate assieme, incominciando dall’intelaiatura della locomotiva, fino alla montatura su di essa della caldaja, e di tutti i meccanismi, dimodoché ne L’acquisto di nuove macchine utensili (torni a esce la locomotiva completa, ed in pieno assetto di torretta girevole, alesatrici, fresatrici) era la funzionamento. Speciali operaj, d’altra parte, premessa per una riorganizzazione del lavoro hanno già preventivamente preparato il lavoro fondata su un’attenta scomposizione delle diverse costituito in lamiere sottili, quali la cabina e il fasi del processo produttivo, la specializzazione fasciamento della caldaia”. A quel punto, prima di delle mansioni e il superamento del vecchio passare alla verniciatura, la locomotiva veniva posta modello di officina sottratto al controllo della su “un binario rettilineo di oltre 200 metri di direzione dello stabilimento e affidato ai lunghezza, destinato alle corse di prove”11 dei capifabbrica, che sovrintendevano ai diversi reparti modelli ultimati. Nella realtà il processo produttivo come altrettanti feudi indipendenti10. Un “sistema era assai meno lineare di quanto verrebbe da razionale [...] assai semplice in se stesso” ma la cui pensare leggendo le descrizioni contenute nelle introduzione avrebbe richiesto tempo e “molte diverse pubblicazioni aziendali. 19 830_1-45.qxd 12-06-2006 20 12:40 Pagina 20 Il punto di massimo sforzo della costruzione responsabilità dell’esattezza e del costo della faticosamente edificata da Breda (“alcuni dei lavorazione e di un eventuale ritardo nella consegna problemi più scabrosi per le nostre officine”) era del pezzo finito, viene quindi divisa tra quattro, rappresentato dai saloni delle “macchine operatrici cinque, otto operai”13. Inoltre, poiché a ogni [...] attualmente ordinati per categorie di macchine: gruppo di macchine sovrintendeva un diverso torni, fresatrici, trapani, pialle ecc”. In questo caporeparto alla direzione tecnica risultava reparto, che pure rappresentava uno dei punti di impossibile monitorare il costo delle singole fasi del forza dello stabilimento, si annidavano diseconomie lavoro. Spesso infatti per risparmiare i capireparto logistiche e sopravvivevano spazi di autonomia dei non facevano lavorare “il pezzo con quel grado di singoli capi operai incompatibili con il disegno finitezza che si potrebbe raggiungere, ma vi si razionalizzatore di Breda. Se ne ha precisa lascia[va] un margine di lavorazione esuberante, che testimonianza nella dettagliata relazione della [doveva] esser poi tolto tutto alla lima”. Oltre a ciò delegazione tecnica inviata nel 1899 negli Stati Uniti la discrezionalità lasciata ai capireparto impediva per acquistare nuovi macchinari e visitare i più all’azienda di intervenire sulla programmazione del importanti stabilimenti meccanici, soprattutto quelli lavoro, fissando priorità e scadenze. impegnati nella costruzione di locomotive, per Insomma l’officina era una zona franca nella quale “studiarne l’organizzazione e i sistemi di lavorazione; solo con grande fatica la direzione sarebbe riuscita [...] e proporre quei provvedimenti che si sarebbero a introdurre quei principi di divisione del lavoro e di utilmente potuti introdurre nelle officine della controllo che sembravano indispensabili per una ditta”12. grande macchina produttiva quale la Breda Mentre alla Baldwin e nelle altre imprese “ogni aspirava ad essere. Su questo terreno Breda, parte della locomotiva [era] eseguita in un solo coadiuvato dagli ingegneri che aveva raccolto riparto e ne [usciva] in generale finita anche di attorno a sé, tra i quali sarebbe progressivamente aggiustaggio”, alla Breda, riferivano gli ingegneri emersa la figura di Guido Sagramoso, giocò la sua Guido Sagramoso ed Eugenio Gavazzi, che insieme partita più difficile. Al di là delle prevedibili al capotecnico Remo Canetta si erano trattenuti opposizioni dei vecchi operai di mestiere, nelle circa sei mesi negli Stati Uniti, “un pezzo che viene condizioni di mercato del vecchio continente una dalla fucina o dalla fonderia, per essere ultimato semplice riproduzione del modello americano nei deve passare successivamente da una sala all’altra, locali della sua officina era impensabile. e finalmente essere portata all’aggiustaggio. La Nelle fabbriche americane l’imperativo di “produrre 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 21 rapidamente e a buon mercato” era divenuto Inoltre, in virtù di tale libertà, ogni casa realtà grazie a una dotazione di fattori che aveva costruttrice aveva potuto specializzarsi nella incentivato la meccanizzazione, in funzione del produzione di “alcuni tipi di locomotive, per risparmio di forza lavoro che ne poteva derivare. A viaggiatori, per merci, per servizi locali ecc.”. La detta degli ingegneri della Breda anche la tipologia relativa semplicità costruttiva delle locomotive degli stabilimenti, “su più piani sovrapposti collegati americane aveva favorito la standardizzazione dei da ascensori e montacarichi” negli Stati Uniti, a un modelli permettendo alle imprese di dotarsi di solo piano in Europa, aveva origine nel diverso “macchine speciali, corredate di speciale costo dei fattori: da noi “costa meno il lavoro che attrezzatura, e seguire quei processi di l’energia e quindi conviene provvedere al trasporto lavorazione che sono economici, alla sola interno mediante vagoncini e carri spinti da condizione che la produzione sia forte; [e di] manovali”14. Non meno importante nella estendere l’uso dei calibri conseguendo oltre un definizione del “sistema americano” era stato poter risparmio sul costo di produzione, anche una contare su una domanda per la quale funzionalità e maggiore esattezza che gli permette di garantire robustezza erano i requisiti essenziali, a differenza l’intercambiabilità dei pezzi delle locomotive di da quanto avveniva in Europa dove a causa del un tipo, con utile notevole per le società “grado esagerato di finitezza” previsto nei capitolati esercenti”16. delle Amministrazioni delle strade ferrate, “pezzi Tutto questo era impensabile in Italia, dove il che potrebbero essere messi in opera affatto greggi, mercato era un monopolio a rovescio, nel senso devono essere finiti alla macchina; superficie che che poche grandi società ferroviarie imponevano non lavorano affatto devono essere pulimentate ai produttori condizioni vincolanti sia per le come altre che la più scrupolosa esattezza caratteristiche tecnico-formali del prodotto, sia richiedono, per il loro ufficio meccanico; pezzi ormai per la scelta e lo spessore dei materiali. E finiti vengono rifiutati dai collaudatori per minuscoli tuttavia, pur nelle profonde differenze dei sistemi nei superficiali; giorni e settimane si spendono nella sociale e di mercato, dall’America occorreva verniciatura dell’inviluppo della locomotiva, della partire se si voleva “rivaleggiare coll’Estero”, cabine, delle ruote”15. come un tempo si era fatto con l’Inghilterra e Liberi dai vincoli che gravavano sui fabbricanti, gli altre nazioni europee. stabilimenti americani avevano una produttività Attorno al 1906, anno in cui si tenne a Milano doppia rispetto ai loro concorrenti europei. l’Esposizione internazionale del Sempione17, 21 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 22 anche alla Breda, ormai divenuta la più stabilimenti dove generalmente non si progetta, importante fabbrica italiana di locomotive, in siamo obbligati a tenere negli uffici tecnici per diversi reparti si lavorava “all’americana”. Alle quel lavoro di recensione dei disegni e per lo macchine non si succedevano “che quei dati sviluppo dei dettagli da mandare alle officine un pezzi di locomotiva, sempre i medesimi a ogni personale assai più numeroso che in America, dove macchina e ad ogni operaio, macchina e operaio ogni costruttore progetta anche i propri tipi”. formanti quasi un solo essere organico ed Vanto di Breda, che vedeva l’affermazione intelligente, che colla facilità dell’abitudine dell’impresa come una proiezione su un altro restituisce a centinaia lisci e puliti i pezzi che ha piano dell’indipendenza della nazione, era di non ricevuti greggi, 22 rugosi”18. A coordinare il essersi dovuto appoggiare a tecnici stranieri nel complesso organismo produttivo di uno processo di ristrutturazione del vecchio stabilimento prossimo alla congestione (sui stabilimento rilevato nel 1886 da Cerimedo, ma di 45.000 mq di superficie ben 35.000 erano essere riuscito a formare al proprio interno, e coperti) era l’ufficio tecnico, che riuniva le attingendo dagli allievi ingegneri che provenivano funzioni di progettazione e di controllo della dal Politecnico, i quadri tecnici di cui l’impresa produzione. Era questo “il cuore” della grande aveva bisogno. Nel corso degli anni, anzi, la Breda fabbrica: “tutti gli organi delle officine sono in era divenuta “un semenzaio di tecnici e rapporti strettissimi coll’ufficio d’arte”. Vi erano ingegneri” che si erano poi sparsi “per tutta Italia, addette 38 persone tra ingegneri, costruttori e portando ovunque un valido contributo allo disegnatori19, tra cui i collaboratori più stretti di sviluppo dell’industria meccanica”20. Ernesto Breda, ritratti in una celebre fotografia in Ideale complemento dell’ufficio tecnico, a cui era posa davanti a una locomotiva. delegata la progettazione – o meglio l’analisi e il Il particolare rapporto di sudditanza dell’impresa disegno delle indicazioni fissate nei capitolati nei confronti delle società ferroviarie faceva sì che dalle società ferroviarie – era l’ufficio controlli. l’ufficio d’arte fosse più la direzione tecnica dello Ogni pezzo uscendo da un reparto per passare stabilimento che un ufficio di progettazione in alla fase successiva doveva prima transitare per senso proprio. Erano ancora Sagramoso e Gavazzi l’ufficio controlli per le verifiche dei materiali e a sottolineare il contrasto tra le dimensioni dell’aderenza agli standard di progetto. Una dell’ufficio e i suoi compiti: “E a proposito di scelta dettata dalla particolare complessità del disegni è curioso rilevare il fatto che nei nostri processo produttivo, ma non priva di 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 23 Ufficio pubblicità Breda in via Bordoni, Milano, inizio anni venti 23 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 24 diseconomie come avevano potuto constatare i tecnici della Breda al rientro dall’America21. Le orizzonti, diversificando le produzioni dell’azienda in direzione di nuovi promettenti settori quali la locomotive “erano macchine complicatissime” e costruzione di trebbiatrici e di vagoni e carri ciascuna di esse si componeva “mediamente di ferroviari23. Era l’inizio di una nuova avventura circa diecimila parti di circa mille figure diverse”. imprenditoriale, di cui però Ernesto Breda non In queste condizioni, “la bontà” del risultato fece in tempo a vedere che i primi sviluppi. finale dipendeva “dalla cura colla quale ciascuna parte deve essere studiata e lavorata”. Rompendo con la tradizione di affidare ai capi 1. Michéle Merger, Un modello di sostituzione: la locomotiva italiana operai la scelta dei modi di eseguire la dal 1850 al 1914, “Rivista di storia economica”, n.s., 1, 1986. lavorazione dei singoli pezzi, alla Breda si era 2. Franco Amatori, Andrea Colli, Imprese e industria in Italia riusciti a imporre un severo controllo su ogni fase dall’Unità a oggi, Marsilio, Venezia 1999. della produzione: “tutto il sistema di ripartizione, 3. Industria del ferro in Italia. Estratto dal rapporto dell’ing. Felice di svolgimento e di controllo, sia dei progetti che Giordani, Cotta e Capellino, Torino 1865. dei lavori, il quale fondasi essenzialmente 4. Stefania Licini, Dall’Elvetica alla Breda. Alle origini di una sull’accentramento di vari controlli, e che grande impresa milanese (1846-1918), “Società e Storia”, 63, rappresenta una radicale innovazione organica in 1994, pp. 79-123. confronto di quanto si fa in officine analoghe alle 5. Duccio Bigazzi, L’evoluzione del lavoro operaio nell’industria nostre sia in Italia che 24 all’Estero”22. metalmeccanica 1840-1930, in A. Martinelli (a cura di), Lavorare a Nel 1908, a poco più di vent’anni dalla Milano. L’evoluzione delle professioni nel capoluogo lombardo dalla fondazione, la Breda festeggiava la sua millesima prima metà dell’800 ad oggi, Edizioni del Sole 24 Ore, Milano 1987. locomotiva. Era un risultato importante che valeva 6. Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908, p. 8. all’impresa non solo una posizione di leadership 7. Giorgio Bigatti (a cura di), Una fonte per lo studio nel mercato interno – secondo Michéle Merger a dell’evoluzione della struttura industriale di Milano: il “Premio questa data l’impresa dell’ingegnere padovano Brambilla”, “Storia in Lombardia”, 3, 1987, p. 203. deteneva circa un terzo del mercato – ma anche 8. Giuseppe Colombo, L’industria delle macchine all’Esposizione di la possibilità di una significativa proiezione Milano, in Id., Industria e politica nella storia d’Italia. Scritti scelti, internazionale, come dimostravano le forniture a cura di C.G. Lacaita, Cariplo-Laterza, Milano-Bari 1985. alle ferrovie romene e turche. I limiti del mercato 9. Ing. Ernesto Breda. Milano, Concorso ai premi al merito tuttavia consigliarono a Breda di allargare i propri industriale indetto con R. Decreto del 4 agosto 1895. Memoriale e 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 25 descrizione dello stabilimento, snt, 1895, p. 7. Europa, cit., p. 57. 10. Duccio Bigazzi, Modelli e pratiche organizzative 17. Pietro Redondi, Paola Zocchi (a cura di), Milano 1906. nell’industrializzazione italiana, in Storia d’Italia. Annali 15: L’Esposizione internazionale del Sempione. La scienza, la città, L’industria, a cura di Franco Amatori, Duccio Bigazzi, Renato la vita, Guerini e Associati, Milano 2006. Giannetti e Luciano Segreto, Einaudi, Torino 1999. 18. Per la millesima locomotiva, cit., pp. 9-10. 11. Documento in G. Bigatti (a cura di), Una fonte per lo studio 19. Ing. Ernesto Breda. Milano, Concorso ai premi al merito dell’evoluzione della struttura industriale di Milano: il “Premio industriale, cit., p. 8. Brambilla”, cit., p. 206. 20. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in 12. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in Europa, cit., p. 10. Europa. Osservazioni e confronti, G. Abbiati, Milano 1900. 21. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in 13. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in Europa, cit., p. 56. Europa, cit., p. 23. 22. Ing. Ernesto Breda. Milano, Concorso ai premi al merito 14. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in industriale, cit. p. 7. Europa, cit., p. 20. 23. Valerio Castronovo, La Breda nella storia dell’industria 15. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in italiana, in La Breda. Dalla società italiana Ernesto Breda alla Europa, cit., p. 53. Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello 16. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in Balsamo (Mi) 1986. Locomotiva-tender per F.B.C., 1910 25 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 26 LA STORIA Tecnica al lavoro: una macchina ai primi del Novecento Raimonda Riccini Registro dei preventivi Breda, 1902-05 26 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 27 imperiosa. Né lo sono le attente descrizioni e gli interessati resoconti sulle locomotive che fanno bella mostra di sé nei padiglioni delle esposizioni, come in quella internazionale del Sempione del 1906, dove sono presenti ben “cinque locomotive di diverso tipo, costruite dalla Società Italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, di Milano, ed esposte tre dalla Casa stessa e due La locomotiva appare, sullo scorcio finale dallo Stato”, macchine che “fanno onore alla dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, Società costruttrice e all’industria italiana”. Fra non soltanto come un condensato epico queste, “la locomotiva 8351 gruppo 835, dell’immaginario del secolo del vapore e destinata a disimpegnare il servizio di stazione; è dell’industria meccanica, ma anche come un una macchina-tender a tre assi accoppiati. I due artefatto esemplare, attorno al quale sono cilindri sono gemelli ed esterni, con distribuzione a cresciute e si sono modellate diverse culture, cassetti piani e apparecchi d’inversione di marcia saperi, competenze e mestieri. Come qualunque esterni tipo Heusinger; alla loro lubrificazione altro oggetto, per essere compresa la locomotiva provvede un apparecchio Nathan. Lo va dunque interrogata non soltanto attraverso scappamento provoca il tiraggio ed è regolabile. I Raimonda Riccini l’atto della percezione, osservando le sue forme tubi sono lisci. L’alimentazione si fa con iniettore è professore alla facoltà di metalliche e i significati che vi si sono addensati, Friedmann. C’è freno a mano e a vapore su tutte design e arti dell’Università ma va compresa nel suo farsi: ciò che appare non le ruote, ed un sabbiatore ordinario a caduta”1. Iuav di Venezia, dove è solo ciò che appare, ma ciò che è stato fatto. E Questa locomotiva, come quelle presentate da insegna storia della scienza come è stato fatto. altre ditte italiane, “nulla ha da invidiare a quelle e delle tecniche estere per precisione dei dettagli, per eleganza dei Non sono sufficienti a questo scopo le immagini di diversi pezzi motori, per solidità e durata”2. locomotive che ci vengono incontro dallo schermo Nonostante la cura puntigliosa nella descrizione, cinematografico, dai dipinti e da tante pagine nulla di tutto questo riesce ancora a rendere conto della letteratura, che sono un condensato di della complessità della “costruzione” di una metafore nelle quali la grande macchina esprime locomotiva. Costruzione tecnica e sociale insieme, una plasticità straordinaria e una forza evocativa frutto della partecipazione di imprese e capitali, 27 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 28 Personale notturno della sezione macchine, stabilimento Elvetica, fine Ottocento 28 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 29 conoscenze e interessi, ma anche di lavoro, evidente nel caso di immagini e descrizioni di competenze, mestieri, attraverso i quali si malfunzionamenti, incidenti e rotture. Come nelle esprimono le dinamiche dell’economia e delle tavole anatomiche, le “patologie” non alterano il innovazioni tecnologiche, ma che riflettono senso di potenza della macchina, che anzi si direttamente anche le cadenze dell’opera e del sprigiona sottoforma di forza incontrollabile fare delle persone. (“L’esplosione di una caldaia è spesso accompagnata da effetti distruttori di una violenza estrema”4), una forza che addirittura proietta la Gli ingegneri e la “pura tecnica” locomotiva in aria, scaraventandola lontano, ma che risulta comprensibile perché risponde ai Dopo il tempo degli avventurosi pionieri-inventori- medesimi principi che ne consentono il regolare imprenditori, formidabile generatrice di macchine funzionamento. fra Otto e Novecento è la cultura dell’ingegneria e La locomotiva, anche in questi frangenti, non ci la sua formalizzazione attraverso manuali, trattati viene mostrata come un oggetto a tutto tondo, e repertori, che mostrano con grande evidenza la ma scarnificata e isolata dai suoi contesti, secondo compiutezza della sapienza tecnica attorno a una consolidata tradizione dell’ingegneria. Pur questo prodotto. Descritta nelle parti e indicando con assoluta precisione “cosa si deve componenti, tracciata nei sistemi di fare” per costruire locomotive, il risultato è un funzionamento secondo i principi codificati dalla repertorio di parti, parti funzionanti, messe in fisica e dalla meccanica, la locomotiva emerge forma dalle ragioni della scienza fisica e meccanica dalle pagine di volumi ricchi di formule e profili più che da braccia umane coadiuvate tutt’al più analitici, illustrata da disegni tecnici, come un da macchine utensili. L’essenza di questa – come corpo dissezionato nei grandi atlanti anatomici, di altre macchine dell’era meccanica – è la tecnica, alla maniera di Vesalio: dai sistemi di la “pura tecnica”, a testimonianza del fatto che funzionamento (sviluppo del vapore, trasmissione, l’ingegneria è stata una grande generatrice di frenatura), agli organi meccanici (chassis, ruote, stereotipi5. boccole, sospensioni), fino ai più minuti dettagli Ne sono un elegante esempio gli album della (ingranaggi, sistemi di connessione, indicatori)3. Breda nei quali “locomotive e veicoli per ferrovie e L’analogia fra macchina e corpo – uno dei topoi tramvie” vengono mostrati attraverso del pensiero filosofico e scientifico – è ancora più un’immagine per ogni singolo modello – a dire il 29 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Stabilimento Breda Milano, montaggio locomotive e, sotto, fonderia della ghisa, dal catalogo dell’Esposizione internazionale di Milano del 1906 Pagina seguente: stabilimento Breda Milano, caldaieria e officina cilindri e lavorazione dei lungheroni, dal catalogo dell’Esposizione internazionale di Milano del 1906 30 Pagina 30 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 31 vero con viste non sempre laterali e piatte, ma talvolta riprese con un’inclinazione verso l’osservatore – corredata dalle informazioni tecniche (scartamento dei binari, diametro delle ruote motrici, capacità della cassa d’acqua e della cassa carbone) in italiano, inglese e tedesco6. Chi conduce la locomotiva: fuochisti e macchinisti In realtà, quando noi oggi cerchiamo di ricostruire la storia di un oggetto tecnico, di una macchina, siamo sempre meno soddisfatti degli stereotipi e sempre più alla ricerca anche di persone. Sappiamo ormai bene che un prodotto non può essere compreso appieno se non collocandolo nei contesti sociali dai quali è scaturito. Uno spiraglio verso una maggiore chiarezza ce lo forniscono, sebbene in maniera ancora schematica, i manuali d’uso della locomotiva, piccoli e densi compendi di ciò che una locomotiva è e di come funziona, ma soprattutto strumenti di avviamento all’uso di una macchina indirizzati alle persone che concretamente ne avrebbero attuato il funzionamento7. Si tratta di un insieme di materiali che filtrano, a diversi livelli di complessità, l’insieme delle conoscenze tecnico-scientifiche “alte” e le traducono ai fini di un acculturamento del 31 830_1-45.qxd 12-06-2006 32 12:40 Pagina 32 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 33 Stabilimento Breda Milano, lavorazione di cilindri di locomotive, anni dieci Stabilimento Breda Sesto San Giovanni, grande maglio sezione fucine, anni dieci 33 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 34 personale “di macchina” delle ferrovie. Sono maggior parte delle nostre industrie elementi di connessione fra teoria e applicazione metalmeccaniche, quello di costruire ogni genere pratica che, se non altro, fanno intravedere le abilità di prodotti, senza mirare alla specializzazione”12. e le competenze “attese” per poter svolgere un Questo si attua soprattutto attraverso mestiere concreto. Un mestiere che, ricordiamolo, l’acquisizione di macchinari: “Con ritmo razionale era ben lungi da essere asettico, ma coinvolgeva le fucine furono a grado a grado dotate di magli e aspetti di grande fisicità e corporeità, come ci ha presse poderose che permisero di fucinare anche rimandato tanta iconografia del “macchinista quei pezzi del movimento e della sospensione che ferroviere”, del “fuochista”8, immersi in fumiganti prima venivano provvisti all’estero. La piccola, vapori, alle prese con il fuoco, il nero carbone, i antica torneria si arricchì di torni moderni, dei tipi detriti di coke che si accumulano e le “materie e delle dimensioni più varie, ciascuno fornito degli d’ungimento e d’illuminazione”9. A questi operatori accessori adatti ad uno speciale lavoro. Accanto della strada ferrata gli opuscoli e i manuali offrono alle poche pialle e limatrici, sulle quali passavano conoscenze elementari dei principi costruttivi e di prima indifferentemente i pezzi destinati ai più funzionamento e insieme le istruzioni per uso, svariati prodotti dell’industria meccanica, si conduzione e riparazione della locomotiva10. andarono allineando nuove pialle e nuove Studiati per rivelare a chi le deve usare come le limatrici, uscite dalle migliori macchine americane, cose sono fatte, essi svelano un po’ di più anche a e sorse tutto un reparto di fresatrici, forte di più di noi come una locomotiva era costruita. cento macchine, sulle quali non si videro succedersi che quei dati pezzi di locomotive, sempre i medesimi ad ogni macchina e ad ogni Come si costruisce la locomotiva operaio”13. Ancora più precisamente: “Sorse, nel nuovo stabilimento, un reparto completo di 34 Bisogna ora entrare nella fabbrica, dove la cultura fresatrici ricco di oltre 100 macchine e la fonderia organizzativa e progettuale11 si fonde con il lavoro venne fornita di ‘cubilots’ per la ghisa occorrente delle persone e delle macchine. alle fusioni dei grandi cilindri delle moderne Già prima della fine del secolo, com’è noto, locomotive ‘compound’”14. Ernesto Breda imprime una trasformazione nella La nuova dotazione tecnica garantì il passaggio da organizzazione del lavoro della sua azienda, volta una fase nella quale, dopo il lavoro svolto dalle al superamento di “un andazzo comune alla poche e imprecise macchine, era ancora 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Pagina 35 ancora una gerarchia di fabbrica fondata sulla netta distinzione tra il livello ‘alto’ del maestro [...] e il livello basso dell’aiutante [...] diversa era la situazione dei mestieri in cui la crescente specializzazione delle macchine utensili aveva scomposto la figura del meccanico polivalente: tornitori, fresatori, trapanisti ecc. Qui cominciava infatti a delinearsi una gerarchia non più necessario l’intervento manuale dello specialista, ‘bipolare’, ma riferita ai diversi livelli di alla cui “perizia nel maneggiare la lima e il professionalità [...]: al vertice si situava l’operaio martello” era affidata la qualità ultima del adibito ai lavori di particolare delicatezza e prodotto15. Non solo: la presenza di macchine complessità (il futuro operaio specializzato); specializzate rendeva necessaria anche la seguiva l’operaio al quale erano affidati lavori di trasformazione dello spazio di lavoro e la serie che richiedevano tuttavia una certa capacità creazione di reparti separati, come ci illustrano di lettura del disegno meccanico, qualche nozione bene anche le immagini qui riprodotte16. Nella di matematica e adeguato governo della propria fabbrica si riflette quella scomposizione già macchina (il futuro operaio qualificato); al fondo presente nella progettazione della locomotiva, che della scala, infine, si trovava il semplice addetto risultava negli strumenti di rappresentazione degli macchina, sorvegliante e rifornitore di uno ingegneri come un assemblaggio di parti strumento regolato da altri”17. funzionanti cui si accennava più sopra. Per Come ha ben spiegato Duccio Bigazzi, l’avvento combinarsi fra di loro, i pezzi separati devono delle macchine automatiche istituisce una relazione essere precisi, sola caratteristica che può garantire speciale fra l’operaio e la macchina utensile. il rapido montaggio e l’intercambiabilità dei pezzi, Raffigurato sempre più spesso nelle immagini secondo la nuova filosofia dell’”American system fotografiche d’epoca, questo rapporto, che simula of production”. il gesto del lavoratore, ci dice poco però del Sarà di conseguenza sconvolta la tradizionale processo operativo. Piuttosto esso funziona come gerarchia del lavoro, dei ruoli e delle figure un nuovo modello iconografico e simbolico del all’interno della fabbrica: “Se per mestieri come il lavoro. “La presenza del prodotto è l’elemento che fonditore, il fucinatore o il calderaio permaneva giustifica il senso di orgoglio e di compiaciuta 35 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:40 Focolare della caldaia per locomotiva del gruppo 746 36 Pagina 36 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 37 Caldaia per locomotiva del gruppo 746 37 830_1-45.qxd 12-06-2006 38 12:41 Pagina 38 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 39 Stabilimento Breda Milano, caldaieria per locomotive e trasporto caldaie, 1907 circa 39 830_1-45.qxd 12-06-2006 40 12:41 Pagina 40 partecipazione [...] finché lo stato della tecnica lo - confezionare l’anello della camera fumo con permetterà, gli operai esibiranno inoltre, a ulteriore coprigiunte – escluso la chiodatura; testimonianza di un ancora diffuso senso di - confezionare il camino completo di base, padronanza del processo lavorativo, i propri utensili montarlo e chiodarlo in opera; e strumenti (il martello, l’incudine, le tenaglie - confezionare la piastra tubolare camera fumo – ecc.)”18. montarla – chiodarla e cianfrinare. Le immagini non offrono però una documentazione degli aspetti operativi: il senso di Il tempo delle operazioni dipende dalle scelte di sproporzione fra uomo e oggetto aumenta a mano produzione. Per esempio, per piastra stampata a a mano che il procedimento tecnico si andava mano e chiodata a mano 122 ore; stampata a facendo più complesso, frammentato, scandito da mano e montata a macchina 182; stampata a e tempi che non erano più riferibili al tempo montata a mano 131; stampata a pressa e personale. I libri dei preventivi, stilati per ogni montata a macchina soltanto 91. oggetto, macchina o pezzo prodotto, questi Questa invece è la sequenza del montaggio, dal passaggi sono descritti fino al minimo dettaglio, momento in cui si riceve la caldaia fino al specificando sia le ore necessarie, sia la quantità e il collaudo: tipo di materiale, sia la scansione temporale, - aggiustare e montare parassale, boccole e ruote sequenziale, delle operazioni19. pronto per ricevere la sospensione (escluso il Ecco la “confezione” della caldaia della montaggio del carrello, con relative ruote e locomotiva 685: boccole) – h. 90 - confezionare la porta della camera fumo - montaggio della sospensione – h. 6 completa di chiusure e cerniere e montarla in - montaggio del freno completo di serbatoi – h. 16 opera esclusa la traversa; - montaggio trazione e repulsione – h. 5 - confezionare il frontone della camera fumo e - verifica e pulizia dei cilindri – h. 1 chiodarlo in opera; - montaggio in opera dei pistoni motori con - confezionare la traversa della porta della camera relative aste, contraste e guarniture – h. 12 fumo e montarla in opera; - montaggio in opera dei pistoni distributori con - confezionare l’angolare della camera fumo e relative aste e guarniture – h. 3. chiodarlo in opera; Componendo come in un puzzle queste sparse e - confezionare il contrafondo della camera fumo fin troppo frammentarie indicazioni, forse ora e chiodarlo in opera; cominciamo a vederla un po’ meglio, la 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 41 locomotiva 830, fin dal momento nel quale le è a firma de “Il Macchinista”. fucine si apprestano a produrre i materiali 3. Si vedano, fra le tante, Edouard Sauvage, La machine necessari, preparando le forme grezze del metallo locomotive, Baudry & Cie Editeurs, Paris 1894; William Prime da lavorare, fino alla costruzione per parti (la Marshall, Evolution of the Locomotive Engine, The Institution of caldaia in un’apposita officina, la scocca e i telai in Civil Engineers, London 1898. In italiano, si vedano gli storici un’altra, i sistemi strutturali in un’altra ancora). Manuali Hoepli. A queste si aggiungano le numerose iniziative Possiamo riconoscerla, mentre la sua fiancata periodiche, pubbliche e private, accademiche e commerciali, passa sotto la macchina “strozzatrice”, o sotto come il “Portéfeuille économique des machines”, edito dal l’azione dei trapani che perforano la lamiera in 1856 agli anni venti del Novecento. corrispondenza dei punti di fissaggio. 4. E. Sauvage, La machine locomotive, cit., p. 84. Immaginiamo le batterie di piallatrici e limatrici 5. Cfr. su questo Mark Brutton, Après le modernisme, “Culture che rifiniscono parti degli ingranaggi, mentre le technique”, 5, 1981, pp. 63-71. macchine automatiche lavorano e producono 6. Gli album sono conservati presso l’Archivio storico Breda. pezzi del telaio, longheroni e ruote, tiranti e viti. I Ancora più significativi da questo punto di vista sono le tavole carrelli si spostano, movimentando le varie parti a disegno tecnico delle Ferrovie dello Stato, Album dei tipi verso le grandi sale di montaggio, dove vengono delle locomotive ed automotrici, vol. II: Locomotive-tender, composte una dopo l’altra e allineate sotto le Firenze 1915. grandi volte20. 7. Fra gli altri: Stanislao Fadda, Alberto Olivetti, Giacomo Silvola, Infine, dopo l’ultima cura dei pulitori, la vediamo, La locomotiva: sua costruzione ed arte di guidarla, Loescher, la locomotiva, mentre scivola fuori del reparto, Torino 1890; G. Gauterio, L. Loria, Macchinista e fuochista, XI attraversa i cortili dello stabilimento, e si avvia al edizione rifatta da C. Malavasi, Ulrico Hoepli, Milano 1916; suo primo viaggio. Ferrovie dello Stato - Scuola allievi fuochisti, Corso elementare, vol. IV: La locomotiva, Pisa e Lampronti, Firenze 1921. 8. Il decreto ministeriale 27 giugno 1905 impone le norme di 1. Ugo Lombardi, La mostra delle locomotive, “L’Industria. idoneità alla conduzione di locomotive a vapore: “Le macchine Rivista tecnica ed economica illustrata”, 36, settembre 1906, locomotive devono sempre essere condotte da un macchinista e pp. 563-565, citazione a p. 565. da un fuochista posto alle dipendenze del primo” (G. Gauterio, 2. La mostra ferroviaria, I, in Milano e l’Esposizione L. Loria, Macchinista e fuochista, cit., p. 263). internazionale del Sempione 1906. Cronaca illustrata 9. Ferrovie dello Stato, Corso elementare, cit., p. 219. dell’Esposizione, Fratelli Treves, Milano 1906, p. 250. Il resoconto 10. L. Le Chatelier, E. Flachat, J. Petiet , C. Polonceau, Guide du 41 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 42 Locomotiva 746.004 per le Ferrovie dello stato, 1922 42 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 43 43 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 44 mécanicien constructeur et conducteur de machines locomotives, differenza del vecchio stabilimento di Milano, che era cresciuto Carilian-Goeury et V. Dalmont, Paris 1851. per progressivi aggiustamenti, quello di Sesto (1903) rispondeva 11. Si vedano i testi di Giorgio Bigatti e Alberto Bassi in questo a “criteri modernissimi”. Qui “un’altra officina, di oltre 11.000 volume. mq di superficie, venne costruita per trasferirvi il reparto per la 12. Antonio Fossati, Lavoro e produzione in Italia dalla metà riparazione di locomotive, che ragioni di spazio impedivano di del secolo XVIII alla seconda guerra mondiale, G. Giappicchelli, poter più a lungo mantenere nello stabilimento di Milano”, La Torino 1951, pp. 312-314, citazione a p. 313. Cfr. anche Società società italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, dalle italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, in La sue origini ad oggi 1886-1936, Officine Grafiche Mondadori, meccanica e l’elettricità in Italia, Capriolo e Massimino, Milano Verona 1936, pp. 35 e 37. 1909. 17. D. Bigazzi, L’evoluzione del lavoro operaio, cit., p. 101. 13. Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908, pp. 9-10. Cfr. 18. Duccio Bigazzi (a cura di), Fotografia dell’acciaio, Libri anche il volume edito in occasione del centenario La Breda. Scheiwiller, Milano 1992, p. 74. Dalla società italiana Ernesto Breda alla Finanziaria Ernesto 19. Presso l’Archivio storico Breda sono conservati diversi Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1986. registri preventivi: in particolare si vedano i tre registri 1902- 14. A. Fossati, Lavoro e produzione, cit., p. 313. 1914 regg. 598-600 e s. Sieb, b. 87, fasc. 601, che contiene un 15. Duccio Bigazzi, L’evoluzione del lavoro operaio nell’industria “Preventivo locomotiva e tender – Gruppo 685” di grande metalmeccanica (1840-1930), in A. Martinelli (a cura di), Lavorare a completezza, anche se successivo temporalmente rispetto alla Milano. L’evoluzione delle professioni nel capoluogo lombardo locomotiva oggetto di questo studio. dalla prima metà dell’800 a oggi, Edizioni del Sole 24 Ore, Milano 20. Per una descrizione dei procedimenti operativi e tecnici 1987, pp. 97-115. dell’industria metalmeccanica si vedano il volume di Egidio 16. La specializzazione dei reparti è illustrata splendidamente in Garuffa, La costruzione delle macchine e dei congegni meccanici, album editi in occasione dell’Esposizione internazionale del Unione tipografico-editrice torinese, Torino 1929 e l’opuscolo La Sempione a Milano nel 1906, con fotografie di interni ed esterni locomotiva, “Enciclopedia figurata Sonzogno”, 1, gennaio 1927, degli stabilimenti della società: fonderia della ghisa, caldaieria, dove la locomotiva è la prima delle macchine “spiegate e officina cilindri e lavorazione dei lungheroni; officina bulloni e illustrate in modo da essere comprese da tutti” (copia in dadi, freseria; montaggio (a Milano); officine riparazioni Archivio storico Breda, s. Sieb, b. 104, fasc. 692). locomotive e officine per la lavorazione di altro materiale ferroviario (a Sesto San Giovanni). Ricordiamo che la produzione delle locomotive avveniva nello stabilimento di Milano, mentre a Sesto San Giovanni si costruivano i vagoni. A 44 830_1-45.qxd 12-06-2006 12:41 Pagina 45 Locomotiva per le ferrovie Calabro lucane, 1915 45 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 46 LA STORIA Progettazione e costruzione ferroviaria alla Breda agli inizi del secolo scorso Alberto Bassi Ufficio tecnico, reparto locomotive, in via Bordoni, Milano, primi anni venti 46 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 47 Una premessa di metodo Per gli storici del disegno industriale è della massima utilità poter dialogare con competenze L’industria studia, progetta, realizza, vende disciplinari e scientifiche diverse, in modo da prodotti: nella ricostruzione delle vicende avviare indagini più strettamente progettuali imprenditoriali appare rilevante e necessario movendo da un background consolidato, ad occuparsi dei caratteri della produzione. esempio, di conoscenze storiche, economiche, Tale semplificata ma ovvia asserzione sembra sociali e tecnologiche. Il confronto lontana dal trovare applicazione nelle storie interdisciplinare rappresenta un’importante d’industria, in genere abbastanza “distratte” prospettiva comune per una circostanziata rispetto a quanto concretamente costituisce il comprensione dei fenomeni. Alberto Bassi, risultato finale del lavoro produttivo; almeno in In questa direzione appare nodale il recupero storico del design, insegna verità quanto le storie del progetto o del disegno dell’indagine sulle fonti, intese nella più ampia storia del disegno industriale industriale tendono a dimenticare lo specifico accezione, dal documento cartaceo alla facoltà di design e arti contesto in cui gli oggetti hanno origine, spesso all’iconografia, dalla storia orale al materiale dell’Università Iuav di più interessate al “genio creatore” che li ha legato alla comunicazione, come i depliant Venezia disegnati, sia industriale, ingegnere o architetto1. pubblicitari, la cartellonistica o i manuali tecnici Il prodotto può invece essere il punto di partenza di istruzione. Solo per fare un esempio, la per molti “racconti”: su progetto, produzione, documentazione “grigia” ha perlopiù goduto di comunicazione e consumo; può, fra l’altro, render poca attenzione da parte dell’impresa stessa, ma conto della “cultura del prodotto” e del lavoro, di anche degli archivisti e degli storici. una specifica industria o società; collocarsi in una La ricostruzione e la riflessione sul progetto sequenza temporale di “storia delle cose”2. ferroviario alla Breda all’inizio del secolo, in 47 830_46-89.qxd 48 12-06-2006 13:22 Pagina 48 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 49 Pagina precedente: locomotiva-tender da manovra 8351, dal catalogo dell’Esposizione internazionale di Milano del 1906 Locomotiva compound per treni pesanti a grande velocità 4963 “la mucca” e locomotiva-tender compound per treni viaggiatori 8851, dal catalogo dell’Esposizione internazionale di Milano del 1906 49 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 50 generale dell’economia italiana5. Nel 1886 l’ingegner Ernesto Breda rileva l’Elvetica, una piccola società milanese operante nel settore meccanico-ferroviario, costituendo l’accomandita semplice Ing. Ernesto Breda & C. Un anno dopo la Breda si apre alla fabbricazione di materiale bellico e successivamente, nel 1891, avvia la produzione di macchine agricole, carri particolare sulla locomotiva-tender Breda 830 – ferroviari e carrozze ferro-tramviarie. Nel numero di serie 017, oggetto del restauro e dicembre 1899 l’accomandita si trasforma in occasione di questo volume3 –, trae spunto e società anonima, con la denominazione di alimento dai materiali dell’Archivio storico Breda, Società italiana Ernesto Breda per costruzioni conservati presso l’Istituto per la storia dell’età meccaniche. Nel 1903 la Società intraprende la contemporanea (Isec) di Sesto San Giovanni4. costruzione degli stabilimenti di Sesto San Il punto di vista privilegiato di questa indagine Giovanni e Niguarda, per la produzione di carri resta in ogni caso quello del progetto: il percorso ferroviari e locomotive. Alla vigilia del primo cioè che conduce a formulare un’idea di conflitto mondiale le lavorazioni erano così manufatto industriale, come risultanza di suddivise: a Milano, locomotive a vapore ed Locomotiva-tender gruppo un’”intuizione” funzionale e/o tecnologica e/o elettriche, caldaie, macchine utensili, proiettili, 830, da Ferrovie dello stato, estetica oppure in risposta a una necessità di materiali di impiego bellico; a Sesto, vetture Album dei tipi delle committenza o mercato e a predisporne i caratteri ferroviarie, carri merci e pezzi fucinati, cui si locomotive ed automotrici, tecnologici e formali in relazione alle possibilità ed aggiungono nel 1917 i motori per aereoplani e Firenze 1915, tav. 152 economie di produzione. nel 1921 i velivoli; a Niguarda, locomobili, compressori stradali, motopompe per irrigazione, trattori e macchine agricole6. Durante la prima La Breda a cavallo del secolo scorso guerra mondiale il complesso organismo produttivo viene finalizzato alla produzione 50 È forse utile fornire alcuni cenni sulle vicende bellica, dai proiettili ai cannoni, ai siluri e ai storiche della Breda, un’impresa di grande biplani da combattimento. rilevanza per la storia dell’industria e più in La vocazione originaria è dunque legata alla 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 51 51 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 52 produzione di materiale rotabile: già nel 1908 viene costruita la millesima locomotiva, un gruppo 685 Compound a quattro cilindri7, cavallo di battaglia dell’azienda oltre che delle Ferrovie delle stato. Nel giubilare edito per l’occasione si leggeva: “Nemmeno nei primi difficili passi la ditta Breda ha ricercato presso fabbriche straniere l’aiuto di tecnici ormai provetti, né è ricorsa alla pratica di ingegneri della cultura imprenditoriale, costruttiva e esteri, ma ha formato nelle proprie officine gli progettuale della Breda al principio del secolo, ingegneri e i capitecnici che con costanza e con riferimento alle componenti che interagivano amore hanno un po’ alla volta condotto lo nell’elaborazione di un prodotto frutto di stabilimento a quella perfezione tecnica che gli è tecnologia e modi realizzativi complessi. universalmente riconosciuta. Anzi le officine L’azienda sestese – come del resto molte altre Breda furono esse stesse un semenzaio di tecnici industrie milanesi e lombarde, ma in generale e ingegneri che si sparsero per tutta Italia”8. italiane – nasce riunendo in un’unica figura, In tali affermazioni pare leggersi un’idea del quella di Ernesto Breda, sia l’imprenditore che il prodotto come risultato di un lavoro articolato e progettista, esito della cultura ingegneristica di complesso, dove interagiscono diverse fine Ottocento tradotta dentro la logica della competenze progettuali e costruttive, di cui in creazione di un prodotto non più solo Breda si andava giustamente orgogliosi. dell’invenzione. Cioè la costruzione di un sistema, una struttura industriale, produttiva e organizzativa per cui l’innovazione tecnica Culture progettuali alla Breda diventa un oggetto concreto. Esiste poi una seconda componente, in grado di 52 La nostra ricostruzione attorno alla locomotiva- contribuire allo sviluppo del progetto, costituita tender 830 (cioè un mezzo destinato al servizio dagli uffici tecnici che rappresentano il trait di manovra) non fa riferimento in senso stretto d’union tra la cultura dell’imprenditore-ingegnere alla specifica storia ferroviaria di questo veicolo9, e la realizzazione tecnica e fisica dei prodotti. quanto piuttosto prova a collocarlo nel contesto Infine è rintracciabile una terza competenza che 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 53 Il contributo Breda alla costruzione e progettazione ferroviaria La storia dei veicoli a vapore in Italia12 è riconducibile a un duplice filone progettuale. Da una parte l’ufficio d’arte delle Strade ferrate Alta Italia (SFAI) di Torino sorto nel 1872, divenuto poi della Rete Mediterranea (RM); dall’altra l’ufficio concorre alla determinazione dell’esito finale, studi delle Strade ferrate meridionali (SFM) del quella del “saper fare” della tradizione del lavoro 1880, con sede a Firenze, poi della Rete Adriatica tecnico e operaio. (RA). Dopo la nazionalizzazione e unificazione Il disegno del prodotto industriale alla Breda è della rete ferroviaria del 190513, quest’ultimo dunque perlopiù il risultato di differenti filoni di prevarrà fino a divenire in sostanza l’ufficio cultura progettuale, tecnica e fabbrile: quella progetti delle Ferrovie dello stato. Due scuole con dell’industriale, di frequente ingegnere o tecnico diverse “filosofie”: “mentre l’Ufficio d’Arte di industriale, che si travasa poi all’interno degli Torino avrebbe infatti sempre inseguito – scrive uffici tecnici, ma anche quella dei lavoratori, Giovanni Corniolò – l’obiettivo di una maggior forniti di capacità manuali e tecniche che di volta efficienza ed economicità di esercizio della in volta si confrontano con nuove tecnologie e macchina a vapore, mediante l’ottimizzazione del macchinari10. ciclo di produzione e di utilizzo del vapore, l’Ufficio Studi di Firenze […] inseguì sempre il In questa direzione, di integrazione di varie medesimo obiettivo, ma per una diversa via, competenze e di aggiornamento continuo degli semplificando al massimo la locomotiva, al fine di ingegneri e dell’ufficio tecnico Breda, si colloca renderne soprattutto economica la sua gestione certo il significativo viaggio d’istruzione, e la sua manutenzione”14. Ai differenti approcci, condotto nel 1899 negli Stati Uniti, da parte di assieme alle esigenze legate ai caratteri dei tratti una commissione costituita dagli ingegneri di rete da coprire, fanno riferimento le scelte di Eugenio Gavazzi e Guido Sagramoso e dal configurazione formale: macchine veloci a ruote capotecnico Remo Canetta, allo scopo di studiare alte e due assi per le linee pianeggianti i metodi costruttivi americani11. dell’Adriatica, su disegno dei fiorentini; veicoli 53 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 54 Locomotiva con carrello italiano per le ferrovie secondarie romane, 1906 54 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 55 contributo Breda al progetto e realizzazione dei veicoli ferroviari all’inizio del secolo. La responsabilità complessiva del disegno dei mezzi è dunque attribuibile agli uffici tecnici direttamente collegati alle Ferrovie dello stato, dove vengono elaborati i disegni per le commesse assegnate alle diverse aziende. Ma questa rappresenta in tutta evidenza una tappa poderosi, meno veloci, rodiggio a tre assi per i iniziale, su cui intervengono modalità di percorsi misti della Mediterranea, predisposte dai elaborazione tecnica e ingegneristica differenti a torinesi. seconda delle imprese coinvolte. La locomotiva-tender 830 (1903-06) – derivata La cultura costruttiva e progettuale Breda pare dalla 829, e da cui si svilupperà la 835 del 1906, applicarsi dunque a questa fase di sviluppo che uno dei veicoli a vapore più noti e prodotta in conduce alla realizzazione finale del veicolo quasi quattrocento esemplari – è uno fra gli ferroviario; non tanto al disegno complessivo ma ultimi mezzi riconducibili per impostazione alle soluzioni tecniche e alle modalità esecuitive. all’ufficio d’arte di Torino. Ha sostenuto sempre Non senza un’attitudine sperimentale e di ricerca, Giovanni Corniolò: “a differenza della quasi condotta in proprio o su commessa, se è vero, ad totalità delle nuove commesse assegnate dalle FS esempio, che proprio il locotender 830-017 immediatamente dopo la loro costituzione che restaurato presenta almeno un paio di riguardarono macchine derivate da progetti significative “varianti”, come l’assenza del dell’Ufficio Studi della RA […] le 835 FS, le compressore per l’azionamento del freno famose e a tutti note piccole vaporiere che continuo a vista e l’impiego della caldaia che sarà arrancavano per gli scali italiani sino a una poi adottata sulla 83516. ventina di anni addietro, rappresentano appunto una delle rarissime eccezioni, derivando dal Si legge sul giubilare edito in occasione della progetto delle 830, originate alla ‘scuola’ di produzione della millesima locomotiva Breda del Torino della Mediterranea”15. 1908: “le grandi amministrazioni ferroviarie Merita a questo punto di essere introdotta hanno ciascuna tipi propri di locomotive e di un’ulteriore precisazione per quanto riguarda il veicoli, e nelle forniture il costruttore deve 55 830_46-89.qxd 56 12-06-2006 13:22 Pagina 56 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 57 Locomotiva compound a Locomotiva compound a quattro cilindri per le quattro cilindri con carrello ferrovie rumene, prospetto e italiano per le Ferrovie dello sezione, 1901 stato, prospetto, 1908 57 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 58 seguire scrupolosamente i loro disegni e le 4. Una prima ricognizione dei materiali contenuti nell’Archivio prescrizioni dei capitolati relative alla qualità dei storico Breda è in Istituto milanese per la storia della materiali e ai metodi di lavorazione”. Ma subito resistenza e del movimento operaio, Annali 3. Studi e però viene orgogliosamente rivendicato lo strumenti di storia contemporanea. Guida e fonti dell’Archivio sviluppo in proprio di alcuni modelli per cui “i storico Breda, a cura di Grazia Marcialis, Giuseppe Vignati, progetti di questo materiale vennero quasi tutti Franco Angeli, Milano 1994. studiati dalla Ditta, la quale si formò buona 5. Sulla storia della Breda si veda, fra gli altri, La Breda. Dalla reputazione anche come progettista”17. società italiana Ernesto Breda alla Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1986; La Breda all’estero un secolo di lavoro nel mondo, Amilcare Pizzi, 58 1. Su questi temi si rimanda ad alcune riflessioni già svolte e Cinisello Balsamo (Mi) 1990. Per quanto riguarda più in alla bibliografia in esse contenute; si vedano, ad esempio, generale il progetto alla Breda, Alberto Bassi, Sesto produce: Raimonda Riccini, History from things. Note sulla storia del cultura del progetto nell’industria a Sesto San Giovanni, in disegno industriale, “Archivi e imprese”, 14, dicembre 1994, Istituto Milanese per la storia dell’età contemporanea della pp. 231-235; Alberto Bassi, Gli archivi del progetto, “Archivi e resistenza e del movimento operaio, Annali 5. Studi e imprese”, 11-12, gennaio-dicembre 1995, pp. 144-160. strumenti di storia contemporanea, Franco Angeli, Milano 2. Sulle potenziali chiavi di lettura del prodotto esiste una 2000, pp. 97-137. bibliografia assai estesa; in quanto attinenti al nostro taglio di 6. Si veda anche Esposizione di Milano 1906 Materiale analisi, si ricordano, fra l’altro le storie del design, ad esempio Ferroviario - Società Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, Vittorio Gregotti, Il disegno del prodotto industriale. Italia Milano 1906, dove compaiono anche precise indicazioni sui Disegno tecnico del 1860-1980, Electa, Milano 1982, ma anche George Kubler, La reparti impiegati nella produzione ferroviaria. Tre i modelli surriscaldatore per forma del tempo. Considerazioni sulla storia delle cose, presentati nel volume ad esemplificare il catalogo Breda: locomotiva-tender, 1909 Einaudi, Torino 1976. Per il punto sullo stato dell’arte degli locotender FS 8351 da manovra (sviluppo del “nostro” 830), studi di design, si veda Enrico Castelnuovo, Jacques Gubler, locomotiva FS 8851 per treni viaggiatori, locomotiva FS 6943, Dario Matteoni, L’oggetto misterioso, in Storia del disegno di inedita configurazione, denominata “la mucca”. industriale, a cura di E. Castelnuovo, Electa, Milano 1991, vol. 7. Ricche informazioni sull’organizzazione della produzione in III: 1919-1990 Il dominio del design, pp. 404-414. questi anni, oltre a un abbastanza completo catalogo, sono 3. Per le specifiche vicende di questo locomotore si rimanda contenute in Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908. all’articolata ricostruzione di Roberto Celotta contenuta in 8. Per la millesima locomotiva, cit., p. 12. questo volume. 9. Per letture più analitiche e specialistiche, si rimanda, fra 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 59 59 830_46-89.qxd 60 12-06-2006 13:22 Pagina 60 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 61 61 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 l’altro, al contributo fondamentale degli storici ferroviari, ricco collegate fra loro”, in V. Castronovo, La Breda nella storia di utili elementi tecnici. Quello che interessa, come storici del dell’industria italiana, in La Breda. Dalla società italiana Ernesto progetto, è mettere in luce il maggior numero di elementi Breda alla Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, cit., p. 11. necessari a una comprensione dei fattori che concorrono alla 12. In generale caratterizzate – secondo lo storico delle ferrovie determinazione complessiva del prodotto. Giovanni Corniolò – da “caldaie snelle e senza tanti orpelli e 10. Merita essere sottolineato come, fra le primissime grandi fronzoli, bielle di sezioni contenute, ruote con cerchi e razze aziende italiane, già a partire dagli anni trenta in Breda si faccia sottili, che certamente hanno reso aggraziate e filanti le strada un ulteriore filone di cultura del progetto, quella degli locomotive delle FS” (G. Corniolò, Locomotive a vapore, architetti-designer che sarà un fattore decisivo per lo sviluppo Ermanno Albertelli Editore, Parma 1989, p. 13). dell’industria. A cominciare dal contributo dell’innovativo 13. Sulla nazionalizzazione in generale, si veda anche Stefano elettrotreno Breda ETR200, progettato da Giuseppe Pagano Maggi, Le ferrovie, Il Mulino, Firenze 2003, pp. 130 sgg. Sul nella linea aerodinamica e negli interni. L’architetto Pagano è contesto della produzione ferroviaria si vedano, fra gli altri, stato uno dei protagonisti della teoria della cultura e del Clive Lamming (1989), I grandi treni dal 1830 ai nostri giorni, tr. dibattito architettonico in Italia fra le guerre; fra l’altro, fu it. Edizioni Edison, Bologna 1991; Maria Cristina Tonelli Michail, direttore della rivista “Casabella”, curatore della Triennale Ferrovie, in Storia del disegno industriale, a cura di “razionalista” del 1936 e della prima mostra di design alla E.Castelnuovo, Electa, Milano 1990, vol. II: 1851-1918 Il grande Triennale del 1940, progettista di Palazzo Gualino a Torino e emporio del mondo, pp. 310-316; Piero Muscolino, Ingegnose dell’Università Bocconi a Milano (si veda Alberto Bassi, Laura realizzazioni italiane per locomotive a vapore, in Piero Berengo Castagno, Giuseppe Pagano, Laterza, Roma-Bari 1993; Gardin (a cura di), Ferrovie Italiane. Immagine del treno in 150 sull’elettrotreno ETR200 si veda Alberto Bassi, Streamline anni di storia, Ente Ferrovie dello stato, Editori Riuniti, Roma Stabilimento Breda Milano, italiano, “Casabella”, 653, febbraio 1998, pp. 30-39). 1988, pp. 58-61. locomotiva-tender per le 11. Si vedano Per la millesima locomotiva, cit., p. 13; Aeda, Dal 14. G. Corniolò, Locomotive a vapore, cit., pp. 32-33; sempre a ferrovie Nord Milano, 1924 62 Pagina 62 ferro all’acciaio. La Breda siderurgica, Torino 1967, pp. 67-68. La proposito delle due “filosofie”, si veda p. 36. commissione produce la relazione Le locomotive in America e 15. G. Corniolò, Locomotive a vapore, cit., p. 425. Europa. Osservazioni e confronti, Abbiati, Milano 1900, in cui 16. Come conferma il libretto della caldaia stessa conservato sono indagate in particolare le questioni relative presso l’Archivio Breda. Che si tratti di una sostituzione, che all’organizzazione produttiva e tecnica. Ciò ha permesso, ha Corniolò indica essere avvenuta su diverse 830 (G. Corniolò, scritto Valerio Castronovo, “di impostare meglio il processo di Locomotive a vapore, cit., p. 426), oppure di una sperimentale riorganizzazione intrapreso mediante la suddivisone dei preserie. macchinari e delle maestranze in sezioni omogenee, ma 17. Per la millesima locomotiva, cit., pp. 36, 43. 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 63 LA STORIA La comunicazione grafica Breda all’inizio del Novecento Fiorella Bulegato Fiorella Bulegato insegna storia delle comunicazioni visive alla facoltà di design e arti dell’Università Iuav di Venezia. Allestimento Breda alla mostra ferroviaria, Esposizione internazionale di Milano, 1906 63 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:22 Pagina 64 Catalogo per l’Esposizione internazionale di Milano, 1906, copertina e tavola interna 64 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 65 65 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 66 dell’impresa, sia verso gli scambi interni sia esterni, ma certamente si assiste alla predisposizione empirica di vari strumenti destinati alla comunicazione. Dagli allestimenti e cataloghi editi in occasione della partecipazione alle esposizioni al volume per celebrare la costruzione della millesima locomotiva, dalle carte intestate ai titoli azionari fino alla I decenni a cavallo tra Otto e Novecento definizione del primo marchio, si registra costituiscono per l’Italia un particolare momento un’attenzione crescente ai linguaggi visuali, con il in cui si assiste al definitivo decollo industriale e, determinante apporto del mezzo fotografico che di conseguenza, hanno avvio decisive precocemente Breda utilizza per documentare la trasformazioni nelle tecnologie, nei prodotti e nei fabbrica, il lavoro e le sue realizzazioni2. consumi, come nelle relative necessità di Sono quei materiali “minori” illustrati in cui, comunicazione delle aziende coinvolte. Nel caso secondo Giovanna Ginex, “va cercata l’origine della Breda, l’azienda nata nel 1886 con dell’odierna comunicazione aziendale”3, spesso l’acquisizione dell’Elvetica, società metallurgica privi di indicazioni dell’autore delle composizioni milanese posta lungo il naviglio Martesana, da grafiche, più frequentemente recanti il nome del parte dell’ingegner Ernesto Breda, naturalmente fotografo, della tipografia o litografia. Tale tali esigenze non sono rivolte al mercato dei notazione ci permette di sottolineare un ulteriore consumi di massa – come avviene, ad esempio, fattore propulsivo per la realizzazione di materiali per le industrie alimentari, le aziende elettriche o “grafico-pubblicitari” in questo periodo che per quelle legate ai trasporti 66 individuali1 –, ma riguarda appunto la maggiore facilità di prevedono un interlocutore speciale, che include diffusione delle immagini grazie alle nuove quelle istituzioni pubbliche e grandi imprese tecnologie di riproduzione, ovvero il passaggio private in grado di trovare utile un prodotto ad all’incisione fotomeccanica che elimina la uso collettivo come i primi treni, fra gli iniziali necessità di tradurre le fotografie in incisioni settori d’intervento Breda. manuali4. Non è possibile parlare in questi anni di una Certamente queste prime forme sono state utili a “strategia” legata agli aspetti di pubblicizzazione costruire quella sensibilità che porterà la 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 67 Volume celebrativo per la produzione della millesima locomotiva Breda, 1908, copertina e pagina interna 67 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Marchio della Società italiana Ernesto Breda, anni dieci 68 Pagina 68 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 69 comunicazione aziendale Breda, dopo il primo comunicazione, ma soprattutto è la conflitto bellico e in particolare negli anni trenta, rappresentazione della locomotiva, l’applicazione a connotarsi sempre più in termini di relazione più imponente e suggestiva della macchina a con la cultura del progetto e di definizione di vapore che sta sostituendo l’emblematico una propria identità e riconoscibilità. riferimento al telaio meccanico come portatore dello sviluppo economico e del progresso sociale. A cavallo del secolo comunque, ricorrendo a un Simile utilizzo della macchina si trova anche nella repertorio iconografico che si andava grafica dei certificati azionari emessi nel 1900, consolidando nell’immaginario collettivo dove un’immagine incisa della locomotiva è dell’epoca, anche Breda celebra la fabbrica e la contornata da un’imponente cornice ornata di macchina come sinonimi di progresso. Sono stampo architettonico, e l’acronimo della Società rappresentazioni che si muovono tra italiana Ernesto Breda diventa monogramma ed l’interpretazione allegorica ed eroica di elemento decorativo, secondo un linguaggio impostazione classicista, l’integrazione con il grafico-espressivo che si era sviluppato dalla linguaggio realistico della fotografia e l’adesione metà dell’Ottocento. all’arte floreale che si stava imponendo anche nel L’occasione che si offre per mettere a punto i nostro paese. La presenza degli stabilimenti e dei primi strumenti volti a far conoscere i propri loro interni produttivi caratterizza ad esempio la prodotti ai possibili acquirenti è la partecipazione composizione fotografico-pittorica dello “Stab.to all’Esposizione internazionale di Milano del 1906. Elvetica sezione macchine personale notturno, Oltre ad allestire due stand, uno all’interno della Achille Ferrario Milano fotografo”5. Qui la mostra ferroviaria, l’altro in quella agraria, nei rappresentazione pittorica di una figura quali vengono mostrati i macchinari accanto alle femminile avvolta in un panneggio immagini di fabbrica7, come d’uso all’epoca, classicheggiante è abbinata a quella degli operai viene predisposto anche un catalogo composto al lavoro tra i macchinari, sovrastati da un profilo di tre parti (materiale ferroviario, macchine della fabbrica dagli scuri fumaioli, ma soprattutto agricole e motori a “gaz”), in formato ad album, è commista ai ritratti fotografici: del personale rilegate sia in un unico volume telato, sia notturno della sezione macchine e della singolarmente con una copertina in carta legnosa locomotiva FS 28366. Sono il prodotto e il lavoro di colore viola, con impressione in oro di che si costruiscono uno spazio nella immagini e scritte8. La copertina, in particolare, 69 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 70 Breda alla realizzazione di documentazione illustrata e testuale sulle proprie attività, il catalogo presenta in successione, stampate su carta di spessore maggiore, gli stabilimenti della società – comprese le planimetrie e le vedute degli interni –, le immagini dello stand in fiera, e fornisce di seguito i “Cenni sugli oggetti esposti” nelle tre sezioni. Questi ultimi sono una sorta di 70 raffigura in alto un riquadro con la testa alata di “scheda” dei prodotti, composta in 44 tavole, Mercurio – divinità del commercio e della velocità che sostanzialmente in alto riprende il lettering e – tra gli edifici industriali e una nave, la composizione della carta intestata dell’azienda probabilmente riferibile all’adiacenza degli – ogni riga un carattere tipografico diverso dove stabilimenti di Milano con il Naviglio, inserito in prevale la componente calligrafica –, al centro una cornice vegetale d’impronta floreale che colloca l’immagine fotografica, ad esempio, delle lambisce i margini e racchiude anche locomotive, di parti meccaniche o delle carrozze l’intestazione. per i passeggeri, mantenendo solo il contesto del I caratteri e gli stilemi figurativi del periodo sono loro appoggio a terra, e in basso propone la evidenti, anche nel lettering scelto che non arriva descrizione delle caratteristiche tecniche dei però ad essere integrato alle figure come nei più prodotti in forma tabellare bilingue. Tutti i testi convincenti esempi dell’arte floreale, e mostrano sono composti con caratteri graziati scegliendo, una certa sintonia sia con i linguaggi usati da specialmente per i titoli, anche differenti famiglie altri produttori di materiale ferroviario presenti dal disegno liberty. all’Esposizione del 1906 sia con l’intero e Il libro del 1908 Per la millesima locomotiva particolarmente curato apparato grafico e prodotta dalla Breda riprende analoghi linguaggi iconografico della manifestazione che, solo per figurativi, declinandoli in una pubblicazione citare opere note, deve il manifesto a Leopoldo “elogiativa” rivolta a un pubblico più largo. Metlicovitz e il logotipo a Adolf Hohenstein scelti L’immagine della locomotiva 68100 diventa ora il dopo aver bandito dei frequentati concorsi per la soggetto di copertina, resa attraverso loro progettazione9. un’incisione in nero e oro che la raffigura All’interno, ribadendo la speciale attenzione della sollevata dalle mani di un tecnico e di un 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 71 Catalogo della Società italiana Ernesto Breda, anni trenta 71 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 72 Disegno in occasione dell’istituzione della cassa di previdenza della Società italiana Ernesto Breda, 1906 Certificato azionario della Società italiana Ernesto Breda, 1900 72 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 73 operaio. Posta all’interno di un cerchio solcato evolverà a mano a mano arrivando alla dai raggi del sole, è circondata da elementi definizione di un linguaggio che, soprattutto nastriformi e vegetali, sempre di ispirazione dagli anni trenta, guarderà con convinzione verso liberty, che sottolineano anche il titolo del le istanze moderniste11. volume. La funzione differente a cui è destinata la pubblicazione, stampata da Capriolo e 1. A titolo esemplificativo, tra le altre, Branca, Bisleri, Campari, Massimino con fotografie realizzate dalla ditta Società anonima forniture elettriche, Bianchi o Pirelli. Alquanto G.B. Ganzini, ambedue di Milano10, è evidente documentati sulle vicende della comunicazione delle industrie nello sforzo speso nell’impaginazione interna, dell’area lombarda e utili per un confronto con il caso Breda, con le immagini della fabbrica di frequente anche per gli anni a cavallo tra Otto e Novecento, sono i ritoccate integrate nel testo, i capolettera ornati volumi Dario Cimorelli, Giovanna Ginex (a cura di), Storia della dal disegno naturalistico, la visualizzazione comunicazione dell’industria lombarda 1881-1945, Amilcare diagrammatica dei progressi produttivi Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1997; Duccio Bigazzi, Giovanna dell’azienda, il raggruppamento nella pagina dei Ginex (a cura di), L’immagine dell’industria lombarda 1881- modelli realizzati con le loro parti costitutive, la 1945, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1998; Antonello cura dei disegni – a cui è affidata la descrizione Negri, Immagini di fabbriche, macchine, imprenditori e operai, più propriamente tecnica. in AA.VV., Archeologia industriale in Lombardia, Amilcare Pizzi, È negli anni dieci che si assiste all’ampliarsi delle Cinisello Balsamo (Mi) 1981, pp. 57-76. necessità di diffondere l’identità dell’azienda. 2. Cospicui materiali sono conservati all’Archivio storico Oltre alla definizione di un marchio facile da Breda. Si trovano anche parzialmente illustrati nelle varie identificare – una riproposizione essenziale dei pubblicazioni sulla storia aziendale, in particolare si veda Pepa simboli di Milano all’interno di un cerchio: la Sparti, L’immagine della Breda nello scenario industriale croce e la cinta turrita nello scudetto avvolti da italiano, in La Breda. Dalla società italiana Ernesto Breda alla fogliame di alloro e quercia – si fa ad esempio Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello più incisivo il ricorso agli annunci pubblicitari. In Balsamo (Mi) 1986, pp. 33-56 e 86-88. questo ambito, la disomogeneità delle scelte 3. G. Ginex, Dall’Arte all’arte pubblicitaria, in D. Cimorelli, G. figurative, che oscillano tra l’utilizzo di multiformi Ginex (a cura di), Storia della comunicazione dell’industria caratteri tipografici e la ripresa di motivi liberty, lombarda 1881-1945, cit., p. 36. sempre associati a fotografie dei propri prodotti, 4. La rilevanza delle aziende del settore è documentata, ad 73 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 74 esempio, dalla presenza nella “guida” Milano nel 1906, applicata all’industria e di chi opera in questi campi. Amministrazione municipale di Milano, ediz. f.c., della sezione 10. Il volume originale, di formato 23x32 cm ca, è esposto “Industrie della carta e grafiche”, all’interno del capitolo all’Archivio storico Breda; è stato inoltre ristampato nel dedicato agli impianti industriali, pp. 214-217. 1985 a cura di due ex dipendenti Breda. 5. L’opera si trova presso l’Archivio storico Breda. 11. Almeno dal 1924 opera l’ufficio pubblicità che ha sede 6. G. Ginex, La fabbrica immaginata. La grafica, in D. Bigazzi, in via Bordoni a Milano dove si trovano gli uffici G. Ginex (a cura di), L’immagine dell’industria lombarda 1881- direzionali Breda. Nei primi anni trenta inoltre la Breda si 1945, cit., p. 63, considera proprio questi binomi tra realtà e avvale ad esempio di Renzo Bassi (1903-78), attivo negli simbolo, classicità e tecnologia capaci di fornire “un’inedita stessi anni anche alla Pirelli. Ne tratta, con particolare chiave del periodo storico e delle sue contraddizioni”. riferimento agli anni quaranta, Giovanna Ginex, Le forme 7. Precedentemente, è documentata anche la partecipazione della comunicazione aziendale: il caso Breda, in Istituto della Cerimedo e C. – una delle società che ha dato origine Milanese per la storia dell’età contemporanea della all’Elvetica – all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881. resistenza e del movimento operaio, Annali 6. Studi e 8. Alcuni esemplari originali che misurano 23,1x32 cm – in strumenti di storia contemporanea, Franco Angeli, Milano parte privi di rilegatura – sono conservati all’Archivio storico 2004, pp. 213-219. Breda, che dispone anche di una copia rilegata successivamente con copertina rigida, sempre stampata in oro ma con caratteri goticheggianti. 9. A titolo esemplificativo si vedano, sempre per l’Esposizione del 1906, le copertine dei cataloghi dell’azienda berlinese Schwartzopff e della Società privilegiata austro-ungherese delle ferrovie dello stato maggiormente affini ai canoni della sensibilità secessionista e jugendstil. Anche il riconoscimento per l’istituzione della cassa di previdenza che gli impiegati Breda dedicano alla Società nel dicembre 1906, sempre conservato all’Archivio storico Breda, riprende la figura del logotipo ideato da Hohenstein, presentando due nudi virili accanto agli attrezzi del lavoro che guardano verso una distesa di fabbriche. Ricordiamo anche che in questo periodo si stanno definendo ruoli e compiti della cosiddetta arte 74 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 75 Annuncio pubblicitario della Società italiana Ernesto Breda, anni dieci 75 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 76 LA STORIA Immagini e immaginario della tecnica nell’Archivio fotografico Breda Cristina De Vecchi Cristina De Vecchi, studiosa di fenomenologia dell’immagine, si occupa di fotografia e cura gli archivi di alcuni fotografi italiani Costruzione di una caldaia per locomotive a vapore, anni venti 76 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 77 dell’incisione o del dipinto. È nelle immagini degli oggetti che la fotografia, anche in ambito artistico, assume in proprio e applica le caratteristiche meccaniche e mimetiche del mezzo e le sue conseguenze estetiche: nettezza dell’immagine, piani ravvicinati e precisione del dettaglio, ruolo della luce nella costruzione dell’immagine. Tecnicamente la scelta si Alleanza tra macchina fotografica e immagini della tecnica concretizza nell’abolizione di ogni forma di intervento estetizzante nella stampa fotografica e nel fare di quest’ultima un fedele rendiconto di Le immagini della tecnica all’inizio dell’Ottocento una realtà sapientemente orchestrata. sono principalmente immagini di oggetti, non Inoltre la particolare affermazione della fotografia diversamente da quanto accade in altri ambiti in ambito tecnico-industriale è anche rivelatrice della fotografia. La predilezione che la fotografia di ciò che i contemporanei pensano della sua ha mostrato, fin dalle sue origini, per gli oggetti natura: l’immagine fotografica è vissuta anzitutto è stata spesso spiegata con la subordinazione ai come testimonianza autentica del reale, la sua limiti tecnici del procedimento fotografico. Più perfezione analogica ne suggerisce l’uso come ricco di conseguenze sembra il punto di vista efficace strumento per l’inventario. L’archivio secondo il quale al contrario “la fotografia fotografico della Breda, da questo punto di vista, dell’oggetto si costruisce su una nuova estetica è un’ulteriore conferma dell’alleanza tra che magnifica, sacralizza e trasfigura l’oggetto e macchina fotografica e tecnica. È stato notato contribuisce ad affrancare il mezzo fotografico da come lo strumento fotografico si sia mostrato ogni riferimento pittorico passato inscrivendolo poco adatto a esprimere la maestà del quadro nel cuore stesso della rappresentazione della offerto dalla potenza della nascente industria modernità”1. siderurgica2. Il “sublime industriale”, dove La rinnovata coscienza tecnica, implicita nell’uso documentario, consente alla convivono seduzione e timore, trova la sua fotografia di superare la crisi di identità che, migliore espressione in letteratura e nelle arti ancora sul finire dell’Ottocento, la obbliga a tradizionali del disegno e della pittura. nascondere le proprie forme sotto le vesti L’approccio fotografico si rivela invece migliore 77 830_46-89.qxd 78 12-06-2006 13:23 Pagina 78 alleato della macchina industriale, della quale rapporto tra fotografia e industria agli inizi del consente di documentare i progressi. L’utopia Novecento: edifici, reparti, uffici, qualche foto di industriale, la promessa di un futuro migliore è lavoro, molte immagini che mostrano la testimoniata dalla prova fotografica, capace di successione dei modelli delle motrici e dei vagoni diffondere agli occhi del mondo, tappa per e infine la serie più tecnica, dedicata alle “parti” tappa, la nascita degli stabilimenti, dei reparti e della locomotiva3. Questa scelta interpreta anche dei prodotti. Grazie al suo ruolo promozionale la i diversi generi della fotografia documentaria fotografia, raddoppiando e moltiplicando il (paesaggio industriale, architettura, ritratto segno e la presenza del prodotto, si fa valere sociale, oggetti) e declina l’immaginario come immagine dell’avvenire. industriale del periodo: la visione utopica Locomotiva-tender 290 per le Dal punto di vista della tipologia il patrimonio dell’insediamento industriale, quella del lavoro, ferrovie Nord Milano, 1923 fotografico della Breda rispetta la varietà del che si fa eroica nel montaggio e nel trasporto 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 79 della locomotiva, e infine quella “oggettiva” della tecnica, nelle immagini della locomotiva ma ancor più nella documentazione minuziosa delle sue componenti. Il compito del fotografo d’impresa è di realizzare inquadrature degli edifici industriali e degli interni dei reparti che possano servire ai fini della comunicazione pubblicitaria o celebrativa dell’azienda. umana (anch’essa da ricondurre a problemi Nel catalogo per l’Esposizione internazionale di tecnici) rinforza la connotazione utopica delle Milano del 1906 o nel volume concepito per immagini mentre il valore “realista” del mezzo celebrare la produzione della millesima locomotiva conferisce alle visioni un’esistenza tangibile. Per gli Breda del 1908, l’immagine fotografica è per lo industriali dell’epoca queste rappresentazioni più riservata alla documentazione degli oggetti, confermano ad un tempo il loro talento visionario, mentre per i luoghi, le architetture e le scene di il buon fondamento delle loro credenze lavoro è ancora necessario l’intervento valorizzante economiche e rassicurano i destinatari circa la della mano del disegnatore. È la nozione di qualità tecnica, sociale e morale della loro impresa. autenticità che contribuisce a determinare il ruolo Negli album celebrativi, accanto alle prospettive dominante della fotografia nella costruzione degli edifici e alle scene dei reparti, fa la sua dell’identità aziendale. Ma poiché l’identità non è comparsa l’immagine della macchina. La un oggetto da scoprire ma da costruire, il risultato locomotiva e il dettaglio delle sue componenti di una narrazione, il ricorso al valore documentario tecniche assumono a loro modo la doppia della fotografia, appare sempre più un richiamo connotazione di “autorità e magia” che fin all’evidenza dell’immagine, e sempre meno un dall’antichità accompagna l’immaginario della rimando al vero. Il disegno o bozzetto “tratto da macchina5. Accanto alla meraviglia per il fotografia” funziona come un ritratto formalizzato funzionamento magico di macchine sofisticate si che risponde alla finalità propria del volume accompagna il senso di autorità per i prodotti e la celebrativo, mentre la fotografia è una “metafora loro affidabilità: l’assenza del controllo da parte viva” che fa dell’immagine qualche cosa a metà dell’uomo sembra aumentare in qualche modo la tra invenzione e scoperta4. La rarità della presenza veridicità dei loro risultati. 79 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 80 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 81 Partenza dal porto di Genova di una locomotiva a vapore per l’Egitto, 1924 81 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 82 Stabilimento di Sesto San Giovanni, fonderia per ruote di locomotive, anni venti 82 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 83 L’archivio come luogo della visione immaginazione, di razionalità e di improvvisazione, di dati preesistenti e di Per evitare di cadere nell’interpretazione a interventi modificatori. Così intesa, la visione posteriori, perdendo di vista il contesto di origine privilegiata dell’archivio si fonda su un’astrazione delle immagini fotografiche e le motivazioni che radicale che non autorizza più il sentimento stanno alla base della loro produzione, è immediato degli oggetti fotografati. Si tratta di necessario saper distinguere la ricostruzione del una realtà complessa dove rivaleggiano l’estetica “significato storico” del materiale fotografico e il documentario e dove gli aspetti formali e dalla trasformazione che la nostra cultura visiva fattuali si riconciliano. necessariamente imprime alle immagini. Infatti le fotografie “ben lontane dal costituire testimonianze autonome e obiettive della vicenda Oggetti e punti di vista dell’impresa, sembrano infatti ancor più riluttanti dei documenti scritti a fornire le informazioni che si chiedono loro”6. A questa difficoltà risponde la Limitiamoci allora a guardare la serie “tecnica” delle componenti della locomotiva, ovvero quelle funzione stessa dell’archivio: “Ai fini di un loro immagini che possiamo considerare a rigore utilizzo come fonti storiche, è preliminare un come appartenenti al genere fotografico degli lavoro di ricostruzione della serie, di verifica delle oggetti, mettendo per un attimo tra parentesi il cronologie e di reperimento di tutte le contesto materiale della loro produzione. Non ci informazioni utili riguardanti i soggetti sarà difficile scorgere in queste immagini una raffigurati”7. stretta parentela con gli oggetti del movimento Ma dal punto di vista più propriamente dadaista, da un lato, e dall’altro con lo “stile fotografico l’archivio è anche il risultato finale del documentario” della fotografia del Novecento. lavoro, una realtà visiva che accompagna la storia “In ambito artistico il XX secolo si apre con un della fotografia fin dalle sue origini. L’archivio, oggetto: un orinatoio, ribattezzato Fointaine come luogo della collezione e della visione esposto nel 1917 da Marcel Duchamp. La comparata delle immagini fotografiche, sviluppa fotografia dell’oggetto realizzata da Alfred una dialettica dell’identità e della differenza, Stieglitz sconvolge il mondo dell’arte. Un simile della norma e della deviazione che mostra alla oggetto assurto ad opera d’arte per il solo fatto perfezione un’alternanza di economia e di di essere esposto, mette in discussione l’ordine 83 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 84 borghese e annuncia i mutamenti del nuovo analogie è utile soprattutto per riconoscere le secolo”8. differenze. Serve infatti ricordare che l’intenzione Trapiantato e privato delle finalità che gli sono proprie, l’oggetto tecnico rivela potenzialità è ciò che differenzia lo stile documentario in estetiche e significati inattesi e si espone alla fotografia dall’arte concettuale, così come è possibilità di essere afferrato da un punto di vista sempre l’intenzione che inesorabilmente formale. Il mondo risolutamente industriale e distingue le immagini tecniche della Breda dal tecnico dei primi del secolo, popolato di ready-made dadaista. Ciò che vale per la manufatti, sente la fotografia come il mezzo fotografia non è un oggetto qualunque, meccanico adeguato e dunque “moderno”. intercambiabile ad effetto, ma quell’oggetto in particolare, la sua forma specifica. In fin dei conti non è del tutto sbagliato il giudizio dei detrattori, Lo stile documentario che vedono nell’uso documentario della fotografia, sia esso espressione della professione Se sul versante dell’oggetto l’associazione è o della ricerca, la sua condanna al ruolo di puro legittima anche da un punto di vista cronologico, “inventario visivo”. Questa critica in realtà mette sul versante dell’immagine si produce invece uno in luce un fatto incontestabile al quale si è spostamento. Nelle serie “tecnica” riconosciamo accennato all’inizio: l’uso documentario della una tendenza più tarda della fotografia. Lo “stile fotografia mostra i suoi limiti di fronte alla documentario” si afferma come tale verso la complessità della realtà industriale. Poiché se è prima metà del Novecento e trova negli anni possibile rendere “oggettivamente” la sua sessanta, nella fotografia dei Becher, la sua più struttura tecnica altrettanto non si riesce a fare consapevole applicazione all’oggetto 84 tecnico9. per quella sociale ed economica. Questa concezione della fotografia, detta anche Come si è visto, le pubblicazioni celebrative della “nuova oggettività” fu spesso assimilata in sede Breda sembrano condividere l’idea che, se il critica alla fotografia concettuale. In realtà i dettaglio isolato può essere colto da una visione Becher, contrapponendosi alla tendenza della obiettivante, la totalità, dalla quale gli oggetti “fotografia soggettiva” in cui le proprietà isolati traggono la loro funzione e la loro estetiche dell’immagine trionfano sul contenuto, rilevanza, sfugge alla rappresentazione si richiamano esplicitamente alla fotografia fotografica. È interessante notare come questa industriale dei primi del secolo. Ma vedere le opinione ricordi il dibattito di natura scientifica 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 85 In senso orario: oliatore, lanterna, secchio, pala, scovolino e imbuto per l’olio, fondo di un cilindro, testa e croce di un raccordo biella cilindro, leva inversione di marcia, attrezzi fuochista 85 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 In senso orario: assale, raccordo scappamento camera fumo, componente camera fumo, coperchio della camera fumo 86 Pagina 86 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 87 che, tra la fine dell’Ottocento e i primi del s’interpreta da sola. È sufficiente scegliere gli Novecento, si svolge sul ruolo del “meccanismo” oggetti, metterli in immagine con precisione, e gli e il suo rapporto con la”macchina”10. oggetti raccontano da se stessi la loro storia”12. Nell’oggetto tecnico la funzione è evidente e lo stile documentario vuole una fotografia senza Fotografia senza autore autore. Ma è vero che la tecnica si interpreta da sola? Non è certo la tecnica sotto forma dei suoi “Gli oggetti che ci interessano hanno in comune di oggetti (ruote, trasformatori, sospensioni, giunti, essere stati concepiti senza considerazione alcuna boccole ecc.) che le fotografie rendono visibili. per le proporzioni e le strutture ornamentali. La Queste immagini non rendono semplicemente la loro estetica è caratterizzata dal fatto di essere stati realtà e neppure la interpretano ma è vero creati senza intenzione estetica”11. Possiamo piuttosto che la realtà diventa sempre più simile a prendere a prestito questa affermazione ciò che l’immagine fotografica mostra: “La programmatica dei Becher per descrivere la nostra fotografia porta in sé ciò che noi sappiamo del “serie tecnica”. Le immagini esprimono bene il mondo accettandolo quale la macchina lo fascino che il mondo delle cose esercita sul registra”13. fotografo intento a riprodurre, a fissare gli oggetti, Oggi, nel considerare queste immagini nel loro grazie al mezzo fotografico, secondo un processo insieme, abbiamo la sensazione che il tempo abbia dove gli elementi estranei non devono avere, per operato un notevole cambiamento di senso, là così dire, parte alcuna. In queste immagini il solo dove la valorizzazione della forma si è andata procedimento autorizzato per il fotografo consiste sostituendo all’aspetto documentario, fino ad nell’isolare l’oggetto dalla realtà circostante. Una occultarlo quasi del tutto. La funzione sorta di operazione di astrazione, in quanto nel documentaria è venuta meno assieme alla mondo gli oggetti si trovano tra di loro variamente funzione d’uso degli oggetti, lasciando spazio al compromessi. L’intervento, che il fotografo realizza sorgere della forma e con essa alla nostra reazione grazie a una serie di accorgimenti tecnici, è estetica. Il risultato estetico di questa serie di necessario per ottenere quella che si pensa essere fotografie sotto il nostro sguardo è tale che viene una “visione chiara” della loro forma, premessa da ricordare un’affermazione di Klee secondo la necessaria al loro riconoscimento in quanto tali. quale “l’arte non riproduce il visibile ma rende “La tecnica non ha bisogno di essere interpretata, visibile”14. 87 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 88 1. Sylvie Aubenas, Dominique Versavel, Objets dans l’objectif, propria, diversa da quella […] di concorrere al funzionamento Sceren-Cndp, Paris 2005, p. 16. complessivo della macchina”. Le descrizioni “geometriche” che 2. Didier Aubert, Photographie et utopie industrielle, “Revue vedono la macchina come “un montaggio di pezzi”, lasciano française d’études américaines”, 89, 2001/3. insoddisfatto Reuleaux, autore di uno dei più noti testi sulle macchine 3. Queste ultime, in particolare, sono state messe in luce di fine Ottocento:“esse sono intieramente o preponderatamente di grazie alla preziosa guida di Rosaria Moccia nella visione delle natura descrittiva; l’essenziale si trova esposto come accessorio”. fotografie dell’Archivio storico Breda. L’obiettivo è raggiungere una descrizione che sappia ricomporre la 4. Il termine, usato qui in modo del tutto disinvolto, rimanda separazione tra gli aspetti pratici della costruzione e gli aspetti teorici sia all’ermeneutica di Paul Ricoeur sia alle riflessioni del progetto che veda la macchina come “un insieme di corpi resistenti filosofiche di Aldo Gargani sul rapporto tra “linguaggio e disposti in modo da obbligare col loro mezzo le forze meccaniche tecnica”: “Nell’esperienza scientifica l’elemento estetico naturali ad agire secondo movimenti determinati” (pp. 617-620). assume un particolare valore a proposito della ‘metafora viva’, 11. Così si esprimono Bernd e Hilla Becher nel 1969. La citazione di quel processo in base al quale solo in presenza di una è tratta dal retro di copertina del catalogo della mostra Bernd et nuova rappresentazione metaforica di un certo fenomeno di Hilla Becher, Centre Pompidou, Paris 2004. Sculture anonime è il una certa realtà noi accediamo ad un’inedita conoscenza di titolo del saggio che i Becher pubblicano nel catalogo della loro quel fenomeno e di quella realtà” (Aldo Giorgio Gargani, Il esposizione di Düsseldorf del 1969, una delle più note raccolte testo del tempo, Laterza, Roma-Bari 1992, pp. 7-8). delle loro foto di “oggetti” tecnici, volendo così sottolineare la 5. Si veda Renato Betti, Macchina, in Enciclopedia, vol. 8, differenza di fondo rispetto alle “sculture involontarie” della Einaudi, Torino 1979, in particolare il paragrafo I.1. Autorità e fotografia surrealista. magia, pp. 607-608. 12. Michael Köhler, Interview mit Bernd und Hilla Becher, 1989, 6. Riferimento fondamentale a questo proposito resta il testo cit. in Armin Zweite, Bernd et Hilla Becher: “Proposition pour une di Duccio Bigazzi, Gli archivi fotografici e la storia façon de voir”. 10 perspectives, in Bernd et Hilla Becher, cit., p. 9. dell’industria, “Archivi e imprese”, 8, 1993, p. 11. 13. Susan Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino 1978, p. 22. 7. D. Bigazzi, Gli archivi, cit., p. 17. 14. Cit. in A. Zweite, Bernd et Hilla Becher: “Proposition pour 8. S. Aubenas, D. Versavel, Objets dans l’objectif, cit., p. 20. une façon de voir”, cit., p. 9. 9. Per la storia e l’estetica dello “stile documentario” si veda Olivier Lugon, Le stile documentaire, Macula, Paris 2001. 10. Cfr. F. Reuleaux, cit. in R. Betti, Macchina, cit., in particolare il paragrafo I.6. La geometria delle macchine. Col termine di meccanismo si intendono quegli elementi “che non hanno una destinazione 88 830_46-89.qxd 12-06-2006 13:23 Pagina 89 A sinistra: valvola coale per lo sfogo vapore A destra: martinetto sollevatore per locomotive 89 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 90 LA STORIA Urbanistica e architettura di fabbrica alle origini di Sesto industriale Cecilia Colombo G. Broglio (attribuito), progetto per l’edificio di ingresso e la direzione della Breda a Sesto San Giovanni, 1916 90 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 91 “Nel loro complesso i tre stabilimenti di proprietà della Società Breda occupano ora oltre 456.000 mq di area, dei quali 97.000 coperti; anzi, essendo alcuni fabbricati a due piani, l’area coperta utilizzata è effettivamente di mq 105.000. Queste officine dispongono complessivamente di 4000 cavalli di forza installata, distribuita sotto forma di corrente elettrica mediante 12 km di linee. Sono servite ormai tracciato con chiarezza il quadro della da 19 km di binario a scartamento normale, particolarissima città-fabbrica di Sesto2. Si vuole utilizzati parte per montaggi, parte per manovre qui fornire una sintesi davvero rapida, una e depositi. Dispongono di circa 1400 macchine veduta panoramica della nascita di questa utensili; di 27 gru a ponte e di 7 carri di “Stalingrado d’Italia”, che nella seconda metà trasbordo. Danno lavoro complessivamente a dell’Ottocentoo passa da piccolo centro agricolo circa 4500 operai”. Così l’entusiastica – con attività manifatturiere legate al settore enumerazione della “potenza” aziendale Breda tessile, in particolare filatura e torcitura della seta nel 1908, anno della millesima locomotiva1. – a snodo di importanti vie di comunicazione: L’arrivo della Breda a Sesto (1903) inaugura una una linea ferroviaria internazionale (la linea Cecilia Colombo, stagione del tutto nuova nel processo di cruciale del Gottardo, aperta nel 1882 saldandosi storica dell’architettura e del industrializzazione del territorio: quella dei grandi alla Milano-Monza, tratta “antesignana” della disegno industriale, insegna complessi produttivi, che nel giro di pochi anni rete italiana) cui si collega un proprio scalo merci storia dell’architettura (la Ercole Marelli si insedia nel 1905, la A.F.L. (costruito a partire dal 1885) e un servizio di all’Università degli studi Falck nel 1906) trasformano radicalmente il trasporto locale (la tramvia a cavalli per Milano, di Milano paesaggio urbano e sociale. Una elettrificata nel 1901), offrendo così le condizioni industrializzazione esogena, prodottasi a causa di ideali per lo sviluppo. fenomeni non legati alla storia locale ma Nei tardi anni ottanta infatti compaiono le prime dipendenti dalle dinamiche dello sviluppo fabbriche metallurgiche (carpenterie in ferro, economico della città di Milano. lattonieri) di iniziativa locale, che mettono in luce Numerose indagini di storia economica, la vocazione di Sesto come bacino di raccolta di sociologia urbana, archeologia industriale hanno manodopera dalla popolosa area prealpina. 91 830_90-122.qxd 92 12-06-2006 13:40 Pagina 92 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 93 Manodopera rigettata dalle ricorrenti crisi agricole, il cui basso costo suona come un invito assai allettante per gli imprenditori milanesi. I quali, secondo un preciso piano di allontanamento dell’industria pesante dal centro città, ben presto iniziano trasferire a Sesto le loro produzioni. La comodità dei collegamenti con il capoluogo, poi, facilita gli spostamenti del personale dirigente e tecnico e le comunicazioni con le sedi di rappresentanza rimaste in centro. Il primo tra questi insediamenti “non serici” di provenienza milanese è certo l’Osva - Officine di Sesto San Giovanni Valsecchi Abramo, impiantato nel 1891; una fonderia e smalteria che produce rubinetterie e attrezzature sanitarie. Con il nuovo secolo – e con la trasportabilità dell’energia elettrica su larga scala – entrano in scena anche la meccanica e la siderurgia. Il ritmo della crescita è martellante: oltre alla Breda, nel 1903 apre la Campari; nel 1905, oltre alla Marelli aprono le fonderie Attilio Franco e Luigi Balconi, le Pompe Gabbioneta, le Corderie e trafilerie Stabilimento Breda Milano, Spadaccini, le officine Menin; nel 1906 la Falck, inizio Novecento nel 1907 il Laminatoio Nazionale, nel 1909 le distillerie Moroni, e così via, solo per citare le più note in una costellazione di grandi e piccole imprese che procedono poi, tra fusioni, acquisizioni e filiazioni, verso la definizione dei grandi gruppi industriali moderni. Non bisogna inoltre dimenticare la Pirelli, che sebbene 93 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 94 localizzata in territorio milanese gravita sul polo dell’industria pesante, la linea ferroviaria e le sue urbano di Sesto ben prima di occuparne una possibili diramazioni. Gli industriali milanesi si fetta nel Veduta degli stabilimenti Breda di Milano, Sesto San Giovanni e Niguarda, fine anni dieci 94 19323. procurano facilmente i terreni ex agricoli ubicati La localizzazione di queste imprese segue lungo la ferrovia, attraverso alcune società “naturalmente” quella delle infrastrutture, immobiliari appositamente costituite unendo i loro dapprima il tracciato del vialone asburgico tra capitali a quelli della proprietà fondiaria, di banche Milano e Monza e poi, con il comparire e gruppi finanziari interessati ai futuri investimenti 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 95 immobiliari. Due di queste, in particolare, moderno “asse attrezzato” corrispondente alla condizionano l’urbanistica sestese, come nuclei dei direttrice di viale Zara; la seconda procede successivi sviluppi, rispettivamente, delle aree all’acquisto di vastissime aree a est della ferrovia e Breda-Pirelli e Falck: la SAQINM e la SA Milano4. alla stesura di un piano di espansione urbana La prima studia un progetto di quartiere lungo l’asse obliquo di viale Italia. industriale per 5 milioni di mq tra Milano e In molti casi il trasloco a Sesto, con la costruzione Monza, da costruirsi lungo un ampio viale, un dei nuovi impianti, è l’occasione per un ragguardevole ammodernamento produttivo dell’azienda, un aggiornamento tecnologico e igienico (secondo le regole sempre più severe dettate dalle compagnie di assicurazione). La soddisfazione per la “qualità” dei nuovi ambienti di lavoro emerge dal confronto con i vecchi spazi: “All’Elvetica5 si scorge lo studio e la preoccupazione di usufruire nel miglior modo del poco spazio disponibile, di godere ogni angolo, ogni vano. I cortili sono quasi soppressi, i magazzini ridotti al minimo […] A Sesto invece è caratteristica la regolarità e l’uniformità dei fabbricati, costruiti secondo un piano preordinato e separati da vasti piazzali. Le tettoie sono tutte con ossatura di ferro, coperte a sheds, con ampi lucernari che diffondono una luce uniforme e copiosa. […] La sala per la lavorazione meccanica del legno è dotata del più moderno macchinario e l’ambiente è mantenuto pulito e scevro di polvere mediante l’aspirazione meccanica dei trucioli”6. Quanto ai tipi architettonici degli edifici industriali, se nell’Ottocento prevaleva quello di 95 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Planimetria dello stabilimento Breda di Sesto San Giovanni, dal volume Per la millesima locomotiva, 1908 96 Pagina 96 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 97 Progetto di ampliamento degli stabilimenti Breda di Sesto San Giovanni, anni venti 97 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 98 ordinarie costruzioni a più piani, che si spesso lasciati a vista, si aprono con sequenze di susseguivano lungo il fronte stradale, il nuovo finestroni ad arco ribassato. paesaggio urbano sestese è caratterizzato da “L’architettura è per il 90% business e per il immense fabbriche sviluppate in orizzontale, da 10% arte”, amava dire Albert Kahn, l’architetto cui spuntano qua e là esili ciminiere. Dietro delle grandi compagnie automobilistiche lunghi, monotoni muri perimetrali interrotti solo statunitensi, da Packard a General Motors, dagli ingressi e dalle facciate delle palazzine Dodge e Ford – per la quale disegnerà più di direzionali, ingentiliti da qualche elemento mille edifici8. Negli anni in cui sorgono i architettonico vagamente modernista, si osserva capannoni sestesi, Kahn introduce negli Usa la il ripetersi invariato dei capannoni a shed, maglia strutturale in cemento armato (già collegati da una rete interna di percorsi conosciuta in Europa) e realizza stabilimenti intrecciati: binari, strade, passerelle. Dietro quei luminosi, puliti, funzionali, che ospitano le prime muri, a partire dal grande impulso ricevuto dalle catene di produzione fordiste; edifici dominati commesse belliche e fino a tutti gli anni trenta, si dalla razionalità, dal controllo della sequenza organizzano le cittadelle aziendali Breda, Falck, spaziale in base alle fasi produttive. E se non si Marelli, Pirelli. può affermare lo stesso per gli impianti di Sesto, Difficile trovare la firma di un progettista: queste dove l’edificazione è graduale, dettata cattedrali della produzione – di cui pochissime soprattutto dalle contingenze (ad esempio le testimonianze sopravvivono oggi, molto alterate cospicue commesse ferroviarie, l’aggiunta di una – sono per lo più anonime, disegnate linea produttiva o di una lavorazione prima data verosimilmente dagli uffici tecnici7 o ancor più all’esterno, l’ampliamento dei magazzini), semplicemente dalle stesse imprese edili che ne l’estensione del costruito (tra il 1903 e il 1911 ricevono la commessa. Sesto è il sito con la più rapida e la più vasta industrializzazione in Europa) indica che un 98 I capannoni utilizzano strutture in acciaio o in richiamo ai grandi distretti industriali di Detroit cemento armato e coperture metalliche, con i non è certo azzardato. caratteristici lucernari degli sheds orientati verso Circondano i grandi impianti, e qualificano nel nord. I più imponenti, come la Breda locomotive, tempo il tessuto urbano sestese, i numerosi hanno travi a traliccio in cemento armato anche quartieri residenziali e servizi per i dipendenti, per la copertura. Le pareti in semplici mattoni, voluti dalle imprese anche di medie dimensioni 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 99 fin dai primi anni del secolo, concepiti nell’ottica dell’alloggio popolare agli inizi del Novecento10, paternalistica per stabilizzare e “fidelizzare” la terreno di sperimentazioni tipologiche e manodopera. Anche sui villaggi operai di Sesto, tecnologiche. Soprattutto occorre menzionare – Stabilimento Breda Milano, che a differenza dei capannoni restano oggi in oltre al villaggio Falck, sorto negli anni venti a vista dall’alzaia Martesana, gran parte riconoscibili, gli studi sono numerosi9: partire da alcune prime case del 1906-08 – dal catalogo dell’Esposizione basti qui ricordare che essi si inseriscono a pieno l’opera di Giovanni Broglio, all’epoca l’unico internazionale di Milano titolo nell’ampio dibattito apertosi sul tema professionista veramente specializzato nel settore del 1906 99 830_90-122.qxd 100 12-06-2006 13:40 Pagina 100 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 101 grazie alla sua formazione presso la milanese Società Umanitaria11. Già dal 1910 egli firma le austero, impostato su sequenze di grandi finestrature e senza troppe concessioni al realizzazioni Breda: in tutto sei caseggiati a più decorativismo eclettico. Nello stesso periodo piani, alcuni villini per impiegati e il dormitorio disegna anche un’imponente serie di edifici per operaio. Certo per il tramite di Broglio, che dal “ingresso e direzione stabilimento di Sesto S.G.” 1913 è il primo direttore tecnico dell’Iacp come testimonia la foto di un suo bel disegno13. milanese, la Società Breda entra nelle Si tratta di un progetto grandioso e forse, visto il partecipazioni azionarie dello stesso Iacp, tono accademico che esprime, mai contribuendo alla realizzazione dei numerosissimi effettivamente destinato all’esecuzione. quartieri popolari della metropoli da lui diretti L’architettura di fabbrica è nobilitata, i capannoni fino al 1934, compreso il borgo Pirelli alla gerarchicamente sottomessi a una lunga cortina Bicocca. L’attenta composizione spaziale, di edifici, alternati a portici e preceduti da l’economia costruttiva, il dignitoso decoro che i un’ampia “corte d’onore” con aiuole e fontane: suoi edifici felicemente coniugano rappresentano una improbabile, ma seducente, Versailles della tuttora il volto non solo dei quartieri di Sesto, ma meccanica. di intere zone di Milano. Infine, se tra gli interventi architettonici più qualificati nel panorama dell’architettura di 1. Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908, p. 21. Stabilimento Breda fabbrica a Sesto, di solito riservati ai luoghi 2. Ad esempio: Alberto Bassi, schede in AA.VV, I monumenti Sesto San Giovanni, carrello rappresentativi e alle attività direzionali, è storico industriali della Lombardia. Censimento regionale, in trasbordatore dei veicoli, d’obbligo citare la “fabbrica firmata”12 della “Quaderni di documentazione regionale”, 166, 1977; dal catalogo dell’Esposizione Campari di Luigi Perrone (1904), ancora una Gianfranco Petrillo (a cura di), La città delle fabbriche: Sesto internazionale di Milano volta è da ricordare il Broglio. Negli anni San Giovanni, 1880-1945, Istituto milanese per la storia della del 1906 immediatamente precedenti il primo conflitto resistenza e del movimento operaio, Sesto San Giovanni 1978; mondiale progetta la sede dell’Istituto tecnico Alberto Bassi, Per una storia dell’architettura di fabbrica e scientifico Ernesto Breda (inaugurato nel 1920), dell’abitazione operaia a Sesto San Giovanni. Ricostruzione nato per le prove metallografiche dei prodotti documentaria e fonti iconografiche, tesi di laurea, Università Breda ed evolutosi come centro di ricerca degli studi di Milano, a.a. 1982-83; Luigi Trezzi (a cura di), tecnologica sui materiali. Un edificio Sesto San Giovanni 1880-1921. Economia e società: la monumentale ma al contempo semplice e trasformazione, Banca di credito cooperativo, Sesto San 101 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 102 Giovanni 1997; Athos Geminiani (a cura di), Il Novecento a Sesto San Giovanni. Il secolo delle trasformazioni tra cronaca e storia, vol. I: 1898-1920, Pezzini, Viareggio 2000; Isec (a cura di), La città delle fabbriche. Viaggio nella Sesto San Giovanni del ‘900, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 2002. 3. Con la fondazione nel 1934 della Sapsa (Società anonima prodotti Sapsa e affini), ditta sorta nel 1929 come Salpa (S.A. lavorazioni pelli e affini) e acquisita dalla Pirelli per la 102 produzione della gommapiuma, il cui vasto stabilimento architecture of Albert Kahn, in “Architecture Week”, 25, 2000, p. presenta una palazzina uffici firmata, sembra, da Giuseppe C1.1. Pagano. Cfr. M. Fratelli, Sapsa, 1929, in Antonello Negri (a cura 9. Si vedano gli studi citati in nota 2. di), La fortuna del moderno, Edifir, Firenze 1992, pp. 84-86; 10. In particolare dopo l’approvazione della legge Luzzatti del Isec (a cura di), La città delle fabbriche, cit., p. 48. 1903 che assegna fondi e facilitazioni fiscali a quegli enti, 4. Per la SAQINM, Società anonima quartiere industriale nord pubblici o privati, che promuovono l’edilizia popolare. Milano, si veda Un nuovo grande quartiere a Milano, in “Le 11. Per una biografia di Broglio, cfr. Ornella Selvafolta, La case popolari e le città giardino”, 6, I, 1909. Società Umanitaria e le case popolari a Milano 1900-1910, in 5. È il nome dello stabilimento Breda di Milano, in via “Storia Urbana”, 11, 1980, pp. 29-65. Melchiorre Gioia. 12. La definizione è in A. Bassi, Insediamenti operai, cit., p. 6. Per la millesima locomotiva, cit., p. 20. Vedi anche 199. Qui Perrone, architetto di stampo storicista, più Esposizione di Milano 1906 Stabilimenti della società, Sieb, facilmente impiegato nei restauri o negli edifici del centro, Milano 1906. propone un’elegante interpretazione del “neoromanico dei 7. Ad esempio Alberto Bassi, in Insediamenti operai a Sesto servizi” di ascendenza boitiana per la facciata, oltre a San Giovanni, in AA.VV., Archeologia industriale: indagini sul un’innovativa soluzione costruttiva in cemento armato per il territorio in Lombardia e Veneto, Unicopli, Milano 1989, p. salone di lavorazione. 202, individua una possibile attribuzione degli edifici per la 13. La fotografia, inedita, siglata da Broglio sul bordo, è Falck all’ingegnere Amilcare Mella, direttore dell’ufficio incollata su un cartoncino con dedica all’ingegner Radice, un tecnico della società. dirigente della Breda: “all’Egr. Ing. Radice con tanti auguri/ G. 8. Su Kahn, cfr. Federico Bucci, L’architetto di Ford: Albert Kahn e Broglio/ 1 gennaio 1916”; tuttavia è archiviata con la dicitura il progetto della fabbrica moderna, CittàStudi Edizioni, Milano “G. Brioschi”, che io credo sia un’errata traslitterazione della 1991; L. Bergeron, M.T. Maiullari-Pontois, The factory firma. 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 103 SGUARDI SUL TRENO Locomotiva/ferrovia/stazione: e il cinema fu Antonio Costa Antonio Costa è professore ordinario di storia del cinema alla facoltà di design e arti dell’Università Iuav di Venezia 103 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 104 “Neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate del cinema sono un treno, una stazione, un delle locomotive”. È questa una delle prime binario, dei passeggeri. Questa è la scena primaria. immagini che Marinetti getta in faccia al lettore nel E il treno ricambiò il favore permettendo alla Manifesto di fondazione del futurismo (1909). Ma cinepresa di mettersi in marcia: Panorama pris già da quattordici anni, i fratelli Lumière avevano d’un train en marche (1898) di Georges Méliès. La lanciato dal loro schermo, su spettatori incantati e straniante immagine della locomotiva precipitata impauriti, una locomotiva in corsa: L’Arrivée d’un in strada dopo aver sfondato la vetrata di Gare de train à la Ciotat (1895). Stupore e meraviglia, come Montparnasse (1895) trovò di lì a qualche anno riferirono i cronisti, avevano suscitato le prime una sorta di replica nel fantastico flamboyant di vedute dei fratelli Lumière. Ci fu chi, in La sortie Méliès: Voyage à travers l’impossible (1904). Tra d’usine, trovò incredibile la quantità di operai che cinema e treno c’è un legame che va ben oltre potevano stare in un’unica inquadratura ("in l’ambientazione ferroviaria di molte pellicole delle cinquanta secondi passano per quella porta origini, dai fratelli Lumière a The Great Train proiettata sullo schermo più di cento personaggi"). Robbery (1903) di Edwin S. Porter. Il treno ha E chi, in Repas du bébé, notò le foglie mosse dal modificato la nostra esperienza percettiva e, vento. Molti si divertirono alla gag di Arroseur et quindi, la nostra idea di spazio e di tempo. Il arrosé. Ma fu il treno che si impose come cinema non ha fatto altro che procedere nella protagonista della nuova mitologia delle immagini stessa direzione. Ancor prima della sua invenzione, in movimento. Il cinema irruppe nella storia in i luoghi di divertimento offrivano la simulazione di treno. E in treno attraversò di prepotenza il confine vedute dal (finto) finestrino di un treno, come tra i due secoli. accade nella sequenza del Prater di Lettera da una sconosciuta (Letter from an Unknown Woman, 1948) di Max Ophuls. Sul ruolo che la Lo sguardo è mobile combinazione tra cinema e treno ha avuto nella storia dell’esperienza estetica novecentesca hanno 104 Forse fu una leggenda metropolitana la notizia del scritto pagine importanti Schivelbusch [1977], pubblico che scappava terrorizzato per timore che Kern [1933] e Ceserani [2002]. I teorici del la locomotiva precipitasse dallo schermo nella sala. cinema, da parte loro, hanno lavorato sulle Ma cosa importa? Come trovata pubblicitaria implicazioni di tale combinazione. Jacques funzionava. Nell’immaginario collettivo le origini Aumont ha parlato di “mobilitazione dello 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 105 sguardo” [1989] e Noël Burch di “viaggio 1924) di Murnau. Treno non significa solo immobile” [1991]. Per quanto il futurismo abbia locomotiva, vagoni illuminati che sfrecciano nella poi finito per preferire l’individualismo anarchico notte, paesaggi visti dal finestrino: ci sono anche le dell’automobile e dell’aeroplano [Ceserani 2002, stazioni ferroviarie con le loro architetture, orologi, pp. 266-267] le suggestioni plastiche e visive del vetrate, semafori e altoparlanti, pannelli degli orari e treno saranno ben presenti nel cinema europeo con la loro ambiance sonora. Era quindi inevitabile degli anni venti. La Roue (La rosa sulle rotaie, che determinate funzioni narrative, che 1923) di Abel Gance, nonostante una forte appartengono alla fiaba non meno che all’epica e al componente convenzionalmente melodrammatica, romanzo, quali partenza, distacco, viaggio dell’eroe, offre un vasto repertorio di variazioni sui temi della ricongiunzione, trovassero nel dispositivo ferroviario velocità, dell’acciaio, della macchina [Canudo uno scenario ideale: da Breve incontro (Brief 1995, pp. 197-199]. Inoltre, Berlin: die Sinfonie Encounter, 1945) di David Lean a Stazione Termini der Großstadt (1927) di Walter Ruttmann si apre (1953) di De Sica, da Lo scambista (De con una serie di riprese da un treno che penetra Wisselwachter, 1986) di Jos Stelling a La stazione nel cuore della città. Suggestivi effetti visivi legati (1990) di Sergio Rubini [per un esauriente, e al viaggio in treno marcano alcuni passaggi di Le illustratissimo, repertorio di film sul rapporto Feu Mathias Pascal (1925) che Marcel L’Herbier ha treno/cinema vedi Scanarotti 1997]. ricavato dal romanzo di Pirandello. Gance e L’Herbier usano il treno sia in funzione narrativa, sia plastica e simbolica (Je change de train, dice il Ventesimo secolo Mathias Pascal di L’Herbier, compiendo una sorta di enigmatico balletto tra i binari della stazione). E Ventesimo secolo (Twentieth Century, 1934) di la funzione simbolica del treno (il destino che Howard Hawks è un titolo eccellente per irrompe nella vita degli uomini) è riproposta in altri ricordare che il treno non solo percorre l’intera film degli anni venti: da Scherben di Lupu-Pick storia del cinema, ma attraversa anche tutti i (che in italiano diventa La rotaia) a Rotaie (1930) generi. Twentieth Century è il nome di un treno di Mario Camerini. Indimenticabile è la sagoma di lusso in cui un produttore teatrale (John nera della locomotiva che, al deposito bagagli Barrymore) incontra per caso la ex moglie (Carole della stazione, incombe sul corpo piegato del Lombard), diventata una star di Hollywood. Il protagonista di Der Letzte Mann (L’ultimo uomo, treno è un luogo ideale per far cominciare uno 105 830_90-122.qxd 106 12-06-2006 13:40 Pagina 106 dei classici della commedia sofisticata che è anche entrino spesso a far parte dei titoli di un film. Il una riflessione sui rapporti tra teatro e cinema. primo posto spetta a The General, la locomotiva Proprio in un treno si svolge la parte più che Buster Keaton ama non meno della bella decisamente sbilanciata in direzione della Annebelle Lee (purtroppo in italiano il titolo sophisticated comedy di Intrigo internazionale divenne Come vinsi la guerra, 1927). Seguono (North by Northwest, 1959) di Alfred Hitchcock, Shanghai Express (1932) di Josef von Sternberg, maestro nel combinare thrilling e (sottile) Assassinio sull’Orient Express (Murder on the erotismo. L’intera opera di Hitchcock è lì a Orient-Express, 1974) di Sidney Lumet (ma non è dimostrare come il treno sia un dispositivo ideale l’unico titolo dedicato al mitico treno), Trans- per la produzione di suspense. Europ-Express (1966) di Alain Robbe-Grillet. È Vediamo perché. Il treno viaggia oltre che nello nello scompartimento di un Orient Express tutto spazio anche nel tempo: ha dei tragitti prefissati ricostruito in studio che i protagonisti di The Black (stazioni di partenza e d’arrivo) e dei vincoli Cat (1934) di Edgar Ulmer iniziano il loro viaggio temporali (gli orari). Se poniamo mente a una in un vero e proprio museo degli orrori, avendo delle più azzeccate definizioni di suspense come guide Bela Lugosi e Boris Karloff (come a (dilatazione del tempo tra due momenti dire Dracula e la “creatura” di Frankenstein per la obbligati), il gioco è fatto. In treno è ambientato prima volta insieme). Il treno e la costruzione delle uno dei capolavori del periodo inglese di linee ferroviarie verso Ovest sono componenti Hitchcock: La signora scompare (The Lady essenziali del mito della frontiera. Inevitabile Vanishes, 1938). Ma in treno si svolge anche una quindi la presenza del treno nel genere western, memorabile sequenza di Il club dei trentanove da Iron Horse (1924) di John Ford a La conquista (The Thirty-Nine Steps, 1935). Del periodo del West (How the West Was Won, 1962) che, americano sono Il sospetto (Suspicion, 1941), in nell’episodio Railroad diretto da George Marshall, cui tutto comincia con un formidabile duetto tra celebra la ferrovia come uno dei miti fondatori Cary Grant e Joan Fontaine in uno dell’epopea del West (gli altri episodi si chiamano scompartimento di treno, e Delitto per delitto che Rivers, Plains e Outlaws). Mito che Sergio Leone in originale si chiama però Strangers on a Train non ha certo trascurato, dandoci in uno dei suoi (1951). Il fatto poi che nell’edizione francese lo rifacimenti iper-manieristi, la sua personale stesso film si intitoli L’inconnu du Nord-Express ci versione dell’”arrivo di un treno” (C’era una volta ricorda come i nomi di treni (o locomotive) il West, 1968). 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 107 Trenitalia collaborò anche Zavattini, racconta il viaggio di un treno di pellegrini verso Loreto e, nonostante una Tra i mezzi di trasporto, il cinema italiano ha certa retorica edificante, presenta non pochi segni privilegiato in assoluto l’automobile. La bicicletta, di quel rinnovamento in senso realistico che il pur essendo diventata un emblema del cinema italiano avrebbe conosciuto di lì a poco. neorealismo grazie al successo internazionale di Insomma, il treno nel nostro cinema è, oltre che Ladri di biciclette (1948), ha avuto nella corriera un un mezzo di trasporto, un rivelatore di importante rivale nell’iconografia dell’Italia del comportamenti individuali e collettivi. In un treno secondo dopoguerra. E il treno? Venendo da inizia e finisce il trip onirico di Fellini/Mastroianni lontano, il mezzo ferroviario attraversa l’intera in La città delle donne (1980), una sorta di storia del cinema italiano. È il treno a compiere il summa di tutte le funzioni simboliche del treno passaggio dagli anni trenta al neorealismo. Due (e del viaggio in territori sconosciuti). E al treno titoli, principalmente sono da citare: Treno sono legate due tra le maggiori interpretazioni di popolare (1933) di Raffaello Matarazzo e La porta Nino Manfredi, uno dei protagonisti della grande del cielo (1945) di Vittorio De Sica. stagione della commedia all’italiana (Vittorio Il film di Matarazzo, che a dire il vero combina il Gassman, al contrario, dà il meglio di sé in auto: treno con la bicicletta, è un film corale che da Il sorpasso di Dino Risi a La congiuntura di propaganda le iniziative turistico-culturali delle Ettore Scola). La prima è quella che Manfredi ci organizzazioni dopolavoristiche del fascismo. Il offre in L’avventura di un soldato, tratto da un viaggio domenicale da Roma a Orvieto diventa un racconto di Calvino, episodio del film collettivo pretesto per una serie di ritratti di grande L’amore difficile (1963). Vi si narra l’attrazione freschezza, ottenuti grazie all’impiego di attori non erotica che si stabilisce tra una giovane vedova e un professionisti e all’attenzione riservata a soldato in licenza: tutto si svolge nello comportamenti e psicologie della gente comune. scompartimento di un treno e senza parole. La Tanto è vero che in quest’opera, che segna il seconda è quella del personaggio di Michele debutto di Matarazzo, taluno ha evidenziato Abbagnano in Café Express (1980) di Nanny Loy: vi anticipazioni del neorealismo. Girato da De Sica a si narrano le disavventure di un venditore clandestino Roma nel 1944, durante l’occupazione tedesca, La di caffè sul tratto notturno da Vallo della Lucania a porta del cielo ebbe un’uscita alquanto fortunosa Napoli. Nello stesso anno in cui Loy usava un treno nel febbraio del 1945: il film, alla cui sceneggiatura notturno del profondo Sud per riproporre in versione 107 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 108 incupita maschere e stereotipi della commedia, Comencini ci mostra, in una stazione di Torino in cui Giuseppe Bertolucci girava un documentario sulla stanno partendo i soldati per il fronte della prima stazione di Milano nel quale una parata di guerra mondiale, uno storico abbraccio tra l’ing. personaggi notturni faceva emergere un autentico Bottini (Enrico) e il fuochista Garrone accanto a una “mondo alla rovescia” (Panni sporchi, 1980). sbuffante locomotiva che non ha più niente, ma Sui personaggi, sulle situazioni e sui comportamenti proprio niente, in comune con quella evocata piuttosto che sulla macchina, sul dispositivo insiste il qualche anno prima da Marinetti. cinema italiano. In uno scompartimento di un vagone letto (Totò a colori, 1950) e in una stazione di uno sperduto paesino (Destinazione Piovarolo, 1955) sono ambientate due celebri interpretazioni di Aumont, Jacques, L’œil interminable. Cinéma et peinture, Totò: se nel primo Totò irride e sbeffeggia il sistema Séguier, Paris 1989, tr. it. L’occhio interminabile. Cinema e di privilegi e sopraffazioni che nell’Italia del secondo pittura, Marsilio, Venezia 1991 dopoguerra trovava nei rituali del viaggio in treno Burch, Noël, La lucarne de l’infini, Nathan, Paris 1991, tr. it. Il uno straordinario rivelatore, nel secondo l’apparato lucernario dell’infinito. Nascita del linguaggio cinematografico, tecnico-amministrativo delle Ferrovie dello stato Pratiche, Parma 1994 permette a Totò di aggiungere al suo personaggio Canudo, Ricciotto, L’usine aux images, Édition intégrale établie un’inedita coloritura, gogoliana più kafkiana. par J.-P. Morel, Séguier-Arté, Paris 1995 Certo, mancano nel cinema italiano opere come Ceserani, Remo, Treni di carta, Bollati Boringhieri, Torino 2002 L’angelo del male (La bête humaine, 1938) di Jean Kern, Stephen, The Culture of Time and Space 1980-1918, Renoir, frutto maturo di una grande stagione, Harvard U.P., Cambridge, Mass., 1983, tr. it. Il tempo e lo capace di dare una rappresentazione forte di spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento, Il caratteri e situazioni e nello stesso tempo restituire Mulino, Bologna 1988 con tratti realistici e suggestivi l’universo ferroviario, il Scanarotti, Roberto, Treno e cinema: percorsi paralleli, Le mani, rapporto uomo-macchina, i luoghi che definiscono Recco 1997 un senso di appartenenza e di identità sociale. Schivelbusch, Wolfgang, Geschichte des Eisenbahnreise, Carl Tuttavia qualche titolo almeno va ricordato: da Il Hanser Verlag, München-Wien 1977, tr. it. Storia dei viaggi in ferroviere (1955), diretto e interpretato da Pietro ferrovia, Einaudi, Torino 1988 Germi, a Cuore (1985) di Luigi Comencini. Con una certa libertà rispetto all’originale di De Amicis, 108 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 109 SGUARDI SUL TRENO Da Turner a Dubuffet: per un percorso dell’arte in treno Eliana Princi Eliana Princi, storica dell’arte, lavora alla facoltà di design e arti dell’Università Iuav di Venezia, presso il corso di laurea in arti visive 109 830_90-122.qxd 110 12-06-2006 13:40 Pagina 110 Scarpe. Scarpe allineate, capovolte, consunte, tecnologia avanza, le idee si fanno sempre più slacciate, deformate. Vincent van Gogh ne ardite, nonostante gli strali che John Ruskin aveva dipinge un intero campionario verso gli anni indirizzato proprio contro il treno: “La ferrovia ottanta dell’Ottocento con una pittura trasforma l’uomo da viaggiatore in pacco vivente. bituminosa, sommaria, onnivora perché inghiotte In quel momento egli è separato dalle ogni particolare che non sia il soggetto, nudo e caratteristiche più nobili della sua umanità per un crudo. Le scarpe di Van Gogh ci osservano dalle potere di locomozione di dimensioni planetarie. loro tele a ricordare un tempo e un mondo che Non chiedetegli di ammirare nulla. Garantitegli un ancora misurava la terra con l’ampiezza dello trasporto sicuro, congedatelo rapidamente: di sguardo, le ore con l’alternarsi di alba e tramonto. nient’altro vi ringrazierà”. È il 1849, ne Le sette In realtà era già passato il treno di Joseph Mallord lampade dell’architettura: Ruskin sarà superato William Turner, anzi Pioggia, vapore, velocità: un appena due anni dopo da uno sbuffo di vapore. titolo assolutamente futurista per un quadro In effetti la visione che il treno suscita fin dal suo dipinto nel 1844. Il pittore inglese compie primo apparire è piuttosto contraddittoria: è Il davvero una fusione di questi elementi, mescola vagone di terza classe di Honoré Daumier (1863- cielo e terra, addensa nubi di pioggia e di vapore, 65), una carrozza che il pittore ritrae dal basso, avvolge il paesaggio di densi strati dorati e piazzando la tela proprio dentro il vagone e quindi azzurrini, da cui fa sbucare il treno – una piccola facendo sedere idealmente anche noi sulle panche sagoma scura indistinta – che si proietta verso di legno. Qui, stipati l’uno accanto all’altro, si l’osservatore. La poetica romantica del Sublime accalcano donne, bambini, uomini, un’umanità che scorreva nell’ombra, nel mistero, misera e diseredata – la terza classe, appunto – nell’inquietudine di una natura segreta e costretta a lasciare i propri luoghi familiari per selvaggia ora vola veloce con il treno, il nuovo cercare lavoro altrove. simbolo di una forza irrazionale e inarrestabile, Il realismo portato dal treno di Daumier avrà lunga messaggero di Moloch, dritto verso l’ignoto. strada nel corso del Novecento: i contadini che vi L’ignoto è la modernità che probabilmente Turner, sono dipinti sono già figure dell’alienazione e della che muore nel 1851, non sa ancora prevedere. solitudine in cui sono immersi i viaggiatori In quello stesso 1851 Londra si veste di vetro e sopravvissuti a trentun’anni di guerre mondiali, ghisa con la costruzione della stazione di King’s soli, tra la folla inconsapevole. Cross e l’inaugurazione del Crystal Palace: la Ma il treno è anche un totem dei tempi moderni, 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 111 cui si sacrificano uomini, energie, capitali economici. Eccoci dunque in Alta Slesia, all’interno della fabbrica reale di materiali ferroviari, la Königschütte, dove Adolph von Menzel va a studiare i “moderni ciclopi” – così recita il sottotitolo del quadro – della Ferriera (1875). Centro ideale e fulcro dell’opera è l’idolo di ferro incandescente che viene forgiato, attorno a cui si affollano operai – una massa brulicante dai volti il luogo che accoglie o congeda, offrendo l’ultimo indistinti – e macchinari, in un clima di souvenir de Paris, ma diventa uno dei laboratori del concitazione di cui pare di poter percepire il linguaggio impressionista. Vi si possono incontrare rumore assordante, il calore del fuoco, perfino la Édouard Manet, Camille Pissarro, Alfred Sisley. fatica. Il pennello di Menzel descrive le Nel 1877 Claude Monet dipinge un intero ciclo contraddizioni di una società in espansione, ma dedicato alla Gare Saint-Lazare che ritrae in ore non arriva alla denuncia, ne compie piuttosto una diverse del giorno: “Alla partenza del treno il fumo traduzione epica. delle locomotive è talmente denso che non si In quegli stessi anni in Italia Passa il treno di distingue quasi nulla. È un incanto, una vera Giuseppe De Nittis (1869) e si lascia dietro matasse fantasmagoria”, dichiara l’artista all’amico Pierre- di vapore lattiginoso che inonda i campi arati, Auguste Renoir. mentre dentro la galleria della Stazione centrale di Luce, aria, vapore, architettura: Monet ammira la Milano (1889) Angelo Morbelli non dipinge tanto combinazione di questi elementi e ne fa le locomotive in sosta o in arrivo – relegate in piani trascrizioni che variano di ora in ora: la mattina la secondari – quanto il vuoto che si crea tra queste. scena ha un’intonazione azzurrina, il vapore si La stazione è uno spazio di solitudini, la partenza condensa in bolle iridate, si espande verso il genera uno scompenso. grande soffitto di vetro, filtra attraverso le griglie Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del di ferro delle capriate, si confonde con le nuvole Novecento ogni viaggio d’arte approda a Parigi, sopra Parigi. Al tramonto la città è incendiata di capitale di idee e di fermenti, luogo di scambi oro e arancione che penetrano fin dentro la culturali, in cui affluiscono artisti da tutta Europa. galleria, confondono i profili dei treni, attenuano La stazione non è solo il simbolo di questi scambi, i marroni, bagnano di una polvere dorata i 111 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 112 gruppi dei viaggiatori. La Gare Saint-Lazare è la cattedrale laica di Monet, anticipa il ciclo che il pittore dedicherà alla chiesa di Rouen quasi vent’anni dopo. Il tema della stazione del resto è cogente per chi vive, seppur a brevi tratti come Monet, la vita parigina; Charles Baudelaire aveva più volte invitato gli artisti a “essere del proprio tempo” e 112 Émile Zola aveva sottolineato il carattere di 1909, il primo manifesto futurista canta “l’amor necessità dei nuovi spunti visivi impressionisti: del pericolo, l’abitudine all’energia e alla “Puoi sentire il rumore dei treni che riempiono la temerità”, e ancora le “stazioni ingorde, stazione. Puoi vedere i vapori del fumo che si divoratrici di serpi che fumano [...]. Le locomotive addensano sotto le enormi vetrate del tetto. dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, Questa è l’arte di oggi. Gli artisti moderni hanno come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi”. scoperto la poesia delle stazioni ferroviarie, così La macchina futurista, con il suo carico di rumori come i loro padri avevano scoperto il fascino stridenti, potenza visiva e velocità inaugurava la delle foreste e dei fiumi”. tratta Milano-Parigi per poi raggiungere, con i Monet aderisce dunque alla realtà, alla modernità, futurismi, l’intera Europa. redigendone una cronaca vibrante e satura di Più pacata, introspettiva, in certo modo solitaria colore; nello stesso anno, in Italia, Giosuè Carducci è la versione che Umberto Boccioni fornisce del fornisce una versione assai diversa del mito treno nel ciclo Stati d’animo, a cui lavora nel tecnologico nelle sue Odi barbare: “Già il mostro, corso del 1911, dipingendone varie versioni. conscio di sua metallica/ anima, sbuffa, crolla, Il treno, la stazione, diventano luoghi di ansa, i fiammei/ occhi sbarra; immane pe’ l buio/ riflessione, centri di sentimenti: Boccioni mette in gitta il fischio che sfida lo spazio”. scena i diversi stati d’animo che si creano a ogni Il poeta ci fa calare nell’antro fumoso e sinistro di partenza – li intitola Gli addii, Quelli che vanno, Efesto che forgia metalli dai lampi luciferini, ma Quelli che restano –, raccontando la condizione vent’anni dopo Filippo Tommaso Marinetti ne di chi lascia le proprie abitudini e gli affetti per recupera l’immagine insieme terribile e visionaria affrontare l’ignoto, il disagio delle separazioni, la per farne un inno alla modernità. È il 20 febbraio solitudine di chi rimane. 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 113 Linee acute, spezzate, multicolori aggrediscono le triste in treno. Si tratta di un autoritratto, figure di Quelli che vanno e li trascinano in avanti un’immagine inconsueta giacché non con un ritmo impetuoso; Gli addii hanno linee identificabile, meccanica, sommaria che avvolgenti, onde di colore infuocato che si Duchamp stesso spiega così: “Ci sono due allacciano tra loro, abbracci sinuosi tra chi presto aspetti in questo quadro. Uno è il movimento del dovrà separarsi; mentre una fitta pioggia azzurro- treno, l’altro è il giovane triste nel corridoio che verde cala densa come una cortina su Quelli che cammina avanti e indietro, cosicché abbiamo due restano e vagano solitari nel vuoto. movimenti paralleli che si corrispondono tra loro. Boccioni compone una sottile alchimia emotiva e Inoltre c’è la deformazione della figura del cromatica, condensa un’intera narrazione in giovane, che io chiamavo allora parallelismo visioni eloquenti che in seguito avrebbe spiegato: elementare. È una specie di decomposizione “La direzione delle forme e delle linee era fissata formale, un disporsi a ventaglio in pannelli lineari con un determinato scopo drammatico (spiegavo che corrono parallelamente l’uno all’altro e che la diversità emozionale delle linee perpendicolari, deformano il soggetto. In tal modo esso è teso ondulate e spossate nel quadro Quelli che come se fosse un elastico”. restano; delle linee confuse, agitate, dirette e Se il giovane Duchamp è triste, in treno, Giorgio curve nel quadro Gli addii; e delle linee De Chirico dipinge in quegli anni la dimensione orizzontali, fuggenti, rapide e sobbalzanti nel stessa della malinconia in opere già metafisiche, quadro Quelli che vanno). Nell’affermare ciò mi tra 1913 e 1914. basavo su questa intuizione: ad ogni emozione Il viaggio inquietante, L’incertezza del poeta, Il sensoria corrisponde un’analoga forma-colore”. sogno trasformato, Gioie ed enigmi di un’ora Dallo studio della macchina, il mostro d’acciaio strana, Gare Montparnasse - La malinconia della dagli occhi fiammeggianti, dalla potenza della partenza, sono tutte visioni pervase da un senso di velocità che supera ogni ostacolo, la pittura sospensione inquieta, da un’atmosfera saturnina passa a descrivere lo stato emotivo: il racconto si in cui strani fatti, strani oggetti insinuano minacce sposta dal treno alle emozioni del viaggiatore. alla normalità e lasciano l’osservatore incerto. Nello stesso anno del ciclo di Boccioni, anche Il treno passa di quadro in quadro – un trenino di Marcel Duchamp – che del resto guarda con sogno, una Freccia Azzurra sbuffante piccole interesse alla ricerca futurista sul movimento – nuvole di fumo bianco – ma la sua corsa non è descrive la malinconia di un viaggio: è il Giovane innocua, devia ulteriormente il senso della scena 113 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 114 verso l’anomalia, il disagio. Nelle Meditazioni di un ambienta in periferie deserte e scure, mentre pittore De Chirico spiega – o meglio aggiunge Edward Hopper li riassume nelle linee di binari dubbi – alla mescolanza di oggetti spiazzanti: che corrono accanto a edifici vuoti, angoscianti: la “Sentimento africano. L’arco è là per sempre. sua Casa vicino alla ferrovia (1925) ispira perfino Ombra da destra a sinistra. [...] Una vela; naviglio Alfred Hitchcock per l’ambientazione di Psycho. dolce dai fianchi così teneri. Treno che passa: La seconda guerra mondiale conduce nuove enigma. Felicità del banano; volontà di frutti memorie di “strade ferrate”: i treni blindati dei maturi, dorati e dolci”. deportati, i vagoni della Croce Rossa, separazioni Il treno con il suo bagaglio di spazio e tempo – laceranti. I dipinti accolgono ostaggi, fuggitivi, orari da rispettare, lunghezze da ricoprire – con il sopravvissuti: la pittura esclude sempre di più treno suo aspetto conciliante di giocattolo è dipinto in e stazioni per raccontare il viaggiatore, che diventa situazioni del tutto spiazzanti, impossibili: punta immagine dell’uomo moderno. dritto all’osservatore, come una minaccia, oppure Si fissa così per sempre il moto perpetuo dell’Uomo compie un’apparente pacifica corsa dietro muretti che cammina di Alberto Giacometti, elaborato a di mattoni in spazi assurdi, su binari inesistenti. partire dagli anni quaranta o il disorientamento del Un’altra folle corsa è quella descritta nell’alveo Viaggiatore smarrito che Jean Dubuffet dipinge nel del surrealismo da René Magritte. La sua 1950. La dimensione moderna del viaggio è quella locomotiva, dipinta perfettamente in punta di della conoscenza che costa energia psichica ed pennello, è sospesa a mezz’aria ed esce con emotiva e il viaggiatore è spesso raffigurato solo, naturalezza dal vano di un caminetto, in una sala perfino senza bagaglio. da pranzo borghese. La scena non si spiega né Non ci sono più vagoni, binari, itinerari tracciati, il con gli altri rari elementi del quadro (il pavimento viaggio è aperto a tutte le direzioni: train de vie. di parquet, un orologio da tavolo, due candelabri e uno specchio), né con il titolo, La durata pugnalata. Magritte unisce l’assurdo, provoca un deragliamento di senso, dà voce al sogno, all’irrazionale, all’inconscio. Procedendo negli anni venti del Novecento, treno e stazioni diventano sempre più luoghi dello spaesamento e della solitudine: Mario Sironi li 114 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 115 SGUARDI SUL TRENO Un bello e orribile mostro Remo Ceserani Remo Ceserani è professore ordinario di letterature comparate all’Università di Bologna 115 830_90-122.qxd 116 12-06-2006 13:40 Pagina 116 In un libro che ho dedicato al tema Per tutto l’Ottocento la nuova entusiasmante, dell’immaginario in ferrovia nei tempi eroici fra ingombrante, minacciosa presenza della Ottocento e primo Novecento [Treni di carta, 1993], locomotiva nel paesaggio tradizionale (la la locomotiva ha un posto importante. Seguendo “macchina nel giardino”, come ha scritto Leo da vicino l’esempio delle osservazioni molto acute di Marx) ha suscitato reazioni contrastanti. Furono W. Benjamin [1928, 1982] e di alcuni studi abbastanza numerosi, specialmente fra gli pionieristici, da parte di storici della cultura, della intellettuali, coloro che considerarono la sensibilità, della letteratura e della pittura, come per locomotiva, i binari diritti della ferrovia, i tunnel, i esempio quelli di M. Baroli [1964] in Francia, di W. ponti, le stazioni fumanti come una novità ostile e Schivelbusch [1977], H. Glaser [1981], D. Hoeges minacciosa, un elemento di squilibrio, di [1981] e J. Mahr [1982] in Germania, di F. Richards accelerazione forzata, di scombussolamento per la e J.M. MacKenzie [1986] in Inghilterra, di L. Marx vita esteriore e interiore dell’uomo. Furono create [1964, 1988] e H. Rand [1987] negli Stati Uniti, ho allora alcune fortunate immagini e metafore: la cercato di analizzare, per testi campione, gli effetti locomotiva come mostro infuocato e fumante, che più vistosi avuti dall’irruzione del treno sulle fa tornare in vita il mito antico di Vulcano; il treno abitudini di vita, sui ritmi di lavoro e di spostamento che si snoda come un serpente o un drago che fra luoghi e paesi, sulla percezione dello spazio e emette fumo e fuoco; le linee diritte che tagliano il del tempo delle popolazioni europee e degli altri paesaggio, bucano i monti, fan violenza alla continenti. Dopo la pubblicazione del libro, natura; la forza trainante della locomotiva come l’interesse per l’argomento è notevolmente simbolo del destino; il rotolio e il ritmo monotono cresciuto: sono venute esposizioni, celebrazioni, delle ruote come espressione di un controllo raccolte di testi e fotografie e numerosi altri studi, macchinistico del tempo ancor più perturbante di come, per esempio, quelli di L. Bernardini [1997] quello espresso dal ticchettio dell’orologio e dallo sulle ferrovie nell’est europeo, di T. Geraci [1999] scatto delle lancette sul quadrante; i depositi sugli incontri fra musica e ferrovia, di un gruppo di fumanti, le officine delle locomotive, le gallerie delle miei allievi su testi di Verne, D’Annunzio, García stazioni come luoghi di desolazione, confusione, Márquez e parecchi altri [Pellini, Polacco, Zanotti perdizione. Fra i testi che ho raccolto ci sono poesie 1995], di un folto gruppo di studiosi francesi di Wordsworth e Musset, prose meditative di coordinati da B. Urbani [2004] sul treno in Thoreau, romanzi di Dickens, Tolstoj, Hardy e tanti letteratura e nelle arti figurative ecc. altri. Fra le poesie posso ricordare qui il sonetto di 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 117 Gioacchino Belli Le carrozze a vapore (“Che scontrata con un carro a un passaggio a livello; naturale! Naturale un cavolo./ Ma po’ èsse un Séverine muore accoltellata da Jacques. affetto naturale/ volà un frullone com’avesse l’ale?/ Non sono mancati, tuttavia, per tutto l’Ottocento Qui c’entra er patto tacito cor diavolo”, 1843) o anche gli intellettuali, gli scrittori, i poeti, gli autori l’inno A Satana (1863) di Giosuè Carducci: “Un di musiche e canzoni che hanno accolto l’arrivo bello e orribile/ Mostro si sferra,/ Corre gli oceani/ della locomotiva con favore ed entusiasmo. Di qui Corre la terra:// Corusco e fumido/ Come i vulcani,/ un altro nucleo di immagini e metafore e un’altra I monti supera,/ Divora i piani;// Sorvola i baratri;/ tradizione culturale e letteraria, che si è sviluppata Poi si nasconde/ Per antri incogniti,/ Per vie in alternativa e contrapposizione (qualche volta, profonde;// Ed esce; e indomito/ Di lido in lido/ anche, in anticipo) rispetto a quella ostile alla Come di turbine/ Manda il suo grido,// Come di ferrovia. Non pochi sono i testi che rappresentano turbine/ L’alito spande:/ E passa, o popoli, Satana il il treno come simbolo del progresso, del cammino grande”. [Poesie, 1939, pp. 384-85] ormai diritto e accelerato delle società umane, con E potrei citare testi di poeti francesi, tedeschi, l’aiuto della tecnologia, verso le nuove frontiere e inglesi, spagnoli, americani, russi che hanno lo conquiste della modernità. Di qui una tradizione stesso tono. Quanto ai romanzi basta forse che io culturale e letteraria, anch’essa consistente, di ricordi uno straordinario romanzo ferroviario di Zola, connotazioni positive del treno, della ferrovia, della che ha avuto la fortuna di essere commentato da velocità dei viaggi, delle arditezze delle linee che due grandi critici del Novecento, come Barthes e attraversano le pianure e i monti d’Europa e poi di Deleuze e di essere trasferito sullo schermo da due quelle transcontinentali e transiberiane, del lusso e grandissimi registi, come Jean Renoir e Fritz Lang. Il dell’avventurosità esotica dell’Orient-Express, romanzo ha per protagonisti una locomotiva, a cui dell’eroica operosità dei macchinisti, dei fuochisti, allude già il titolo (La bête humaine, 1890) e un dei costruttori di massicciate e posatori di binari, macchinista, Jacques Lantier, che è tragicamente dei segnalatori, delle squadre di spalatori antineve. diviso fra l’amore casto per la sua locomotiva, che Poesie entusiastiche di scrittori di chiara adesione lui chiama affettuosamente La Lison, e quello democratica e progressista, storie e canzoni del peccaminoso per la bellissima e seducente Séverine. West, mitologia futurista, musei della scienza e Tutt’e due gli oggetti d’amore sono destinati a una della tecnica, collezionismo, canzoni sovietiche fine tragica: la locomotiva muore, quasi come una della rivoluzione intitolate Locomotiva nostra non ti creatura umana, dopo essersi violentemente fermar: è tutto un patrimonio culturale e testuale 117 830_90-122.qxd 118 12-06-2006 13:40 Pagina 118 che rientra in questa tradizione. Forse basta che io tuo lungo, pallido, ondeggiante vessillo di vapore, ricordi, fra questo nutrito materiale, una pagina colorato di tenue porpora,/ le nuvole dense e dello scrittore danese di fiabe Christian Andersen, nerastre vomitate dal tuo fumaiolo,/ la tua struttura entusiasta del suo primo viaggio in ferrovia, ben lavorata, le tue molle e valvole, il luccichio compiuto in Germania nel 1840: ”O, quale vibrante delle tue ruote,/ il tuo traino di carrozze impresa grandiosa dello spirito è questa scoperta! che ti seguono ubbidienti e allegre,/ traverso Ci si sente potenti come i maghi dell’antichità! burrasche e bonaccia, ora veloci, ora lente, ma Attacchiamo il cavallo magico alla carrozza e lo sempre regolarmente correndo;/ simbolo tipico del spazio scompare! Voliamo come le nuvole in moderno emblema di movimento e potenza polso tempesta, come gli uccelli migratori in viaggio. Il del continente,/ per una volta vieni e servi la Musa nostro cavallo selvaggio sbuffa e ansima, dalle sue e prendi forma nel verso, proprio come qui ti froge esce un fumo nerastro. Non avrebbe potuto vedo,/ nella bufera e sotto i colpi delle raffiche di Mefistofele volare più velocemente insieme con vento e con la neve che cade,/ di giorno la tua Faust sul suo mantello! Con mezzi naturali siamo campana ammonente che suona le sue note,/ di in questo nostro tempo capaci di un potere che nel notte i segnali delle tue lucerne silenziose che Medioevo veniva attribuito solo al diavolo”. [citato ondeggiano.// Bellezza dalla gola feroce!/ Tuona in Mahr, 1982, pp. 32-33] nel mio canto con tutta la tua musica selvaggia, le Oppure una bella, entusiastica poesia di Walt tue lucerne ondeggianti di note,/ la risata del tuo Whitman, To a Locomotive in Winter (A una pazzo fischio, echeggiante, rombante come il locomotiva d’inverno, 1876): “Tu per il mio terremoto, svegliando ogni cosa,/ tu che sei legge recitativo/ tu nella bufera sferzante proprio come completa a te stessa e ti tieni saldamente al ora, la neve, il giorno invernale che declina/ tu percorso dei binari,/ (nessuna dolce affabilità di nella tua panoplia, il tuo ritmico doppio palpito e il arpe piagnucolose o di petulanti pianoforti la tua)/ i tuo battito convulso,/ il tuo nero corpo cilindrico, tuoi trilli e gridi vengono restituiti da rocce e ottoni dorati e acciaio argenteo,/ le tue spranghe colline,/ lanciata sulle vaste praterie, attraverso i laterali massicce, le aste parallele di connessione, laghi,/ ai liberi cieli scatenata e lieta e forte”. che girano, fan la spola ai tuoi fianchi,/ la tua [1965, pp. 471-472] pulsazione e il tuo ruggito ritmici, che ora cresce L’immaginario ferroviario dell’Ottocento, come ora diminuisce a poco a poco nella distanza./ Il tuo risulta da questi testi si è costituito in un sistema di grande faro sporgente fissato sulla tua fronte,/ il strutture semantiche nettamente polarizzate, che si 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 119 possono schematicamente rappresentare sotto sferragliante dei treni stessi, così nuovo e forma di contrapposizioni: impressionante che induce alcuni a tentare, come a) la contrapposizione, nelle descrizioni della per scommessa, la sua resa onomatopeica, quasi a locomotiva, fra organismo naturale dotato di forza gara con quelle poesie e musiche che hanno animale, bello e armonioso, e macchina metallica, sempre tentato di rendere, onomatopeicamente, i dotata di forza artificiale, perturbante e mostruosa, rumori della natura; nata nelle profondità della terra delle miniere, che c) la contrapposizione fra il movimento naturale, utilizza per i suoi movimenti una “via metallica” e lento, avventuroso e magari anche tortuoso che spesso dentro la terra ritorna con i suoi tunnel. dell’uomo nel mondo (e in particolare di quella Da una parte il cavallo, dall’altra la vaporiera: di qui specie di incarnazione dell’uomo romantico che fu tutta una serie di contrapposizioni, ma anche di il Wanderer), o anche il movimento agile e veloce immagini metaforiche che si trovano in quasi tutti i degli uccelli, delle nuvole, del vento e per contro il testi, sia in positivo che in negativo, e che movimento diritto, determinato, obbligato del attribuiscono alla locomotiva le caratteristiche e gli treno sui binari e del tracciato del treno, fra una attributi di un cavallo artificiale e mostruoso (il stazione e l’altra, attraverso le più varie scene di calore e il fuoco interiore, le narici sbuffanti, gli natura, senza fermarsi davanti a nessun tipo di occhi spalancati, la criniera di fumo, ecc.), o di un ostacoli, e quindi anche dei viaggiatori, spettatori animale favoloso come il drago o persino di uno immobili, che si vedono passare davanti agli occhi, esotico come l’elefante; inquadrati dai finestrini, i paesaggi della natura, b) la contrapposizione fra alcuni strumenti naturali con un movimento veloce e un montaggio quasi (le ugole degli uccelli, il vento che stormisce fra gli cinematografico. alberi) che emettono un suono bello da ascoltare e Gradualmente, tuttavia, nel corso dell’Ottocento, e funzionale alla comunicazione fra la natura e gli poi nel Novecento, la locomotiva ha perso, esseri che la popolano, oppure fra alcuni strumenti nell’immaginario comune e in quello letterario, i musicali che emettono suoni assai dolci per connotati del mostro pauroso. Il mostro è stato l’orecchio (l’arpa, il corno del boscaiolo, quello del addomesticato, divenendo un giocattolo per postiglione) e lo strumento che viene utilizzato bambini o una riproduzione in miniatura per le dalle locomotive, stridulo, disumano, minaccioso, collezioni degli adulti. Esso ha offerto ai poeti e ai che può ricordare (come ad Andersen) l’ultimo romanzieri la possibilità di trasformarlo in grido del maiale ammazzato e il rumore personaggio benevolo e amico (così, per esempio, 119 830_90-122.qxd 120 12-06-2006 13:40 Pagina 120 nel romanzo per l’infanzia di Edith Nesbit The s’illumina un fanale./ Passan, ripassano/ I cantonieri Railway Children [I bambini della ferrovia, 1906], di fretta: crosciano/ Grida e rimbrotti: l’accesa nella filastrocca Henriette Bimmelbahn [Il trenino macchina/ Si squassa e alita,/ E i vagoni si cozzano Enrichetta, 1963] di James Krüss e nella favoletta tra loro/ Con un rimbombo tragico e sonoro./ Scatta The little train [La piccola locomotiva, 1973] di un comando:/ Un fischio di rimando/ Querulo, Graham Greene). Esso ha ispirato poesie come acuto, lungo, fòra l’aria,/ E il treno si divincola/ Su le l’espressionistica Lokomotive [La locomotiva, 1912] rotaïe sussultando e ansando.// Dietro/ Qualche/ di Gerrit Engelke e poi manifesti futuristi, canzoni Vetro,/ Qualche / Viso/ Bianco,/ Qualche/ Riso/ rivoluzionarie o sentimentali, da Pete Seeger a Stanco,/ Qualche/ Gesto/ Lesto;// Ma più celeri/ I Francesco Guccini a Bruce Springsteen. vagoni/ Si succedono,/ E i furgoni/ Sul binario/ Fra i tanti testi che potrei citare mi soffermo su una Trabalzanti/ Strepitanti/ Varcan Varcano;// E il treno, poesia poco nota di Giovanni Alfredo Cesareo, con palpito eguale, guadagna/ Fiammando nel intitolata proprio La locomotiva (1912). È una buio, l’aperta campagna./ La chiostra de’ monti da poesia di chiara impronta carducciana, che dall’ode torno vacilla;/ Repente un padule nell’ombra barbara di Carducci Alla stazione in una mattina sfavilla,/ Dispare una greggia di scialbe capanne/ Di d’autunno trae molti spunti ed echeggia molte là da una siepe scrosciante di canne,/ Leggera si espressioni, ma che ha anche una certa originalità, libra nell’aria una torre,/ E il treno, con rombo soprattutto nella sperimentazione stilistica e terribile, corre./ Le nuvole fosche s’inseguon pe’l metrica: “Sul fiammeggiante vespero/ Nera cielo/ Coprendo le stelle smarrite d’un velo:/ s’accampa la locomotiva/ E accidïosa fumica,/ Trapassan burroni, villaggi dormenti,/ Dirupi, Mentre in torno si mescola e vocifera/ La svarïata sodaglie sinistre, torrenti:/ La luna vïaggia, tra gli folla cui l’ansia/ Spine in quell’afa torpida./ alberi, sola,/ E il treno, con rugghio di turbine, Trascorre a quando a quando/ Gente che parte: vola.// Su i massi rigidi,/ C’a’ lati incombono,/ I vetri con bagagli in mano/ Va i carri un dopo l’altro stampano/ Chiari riverberi:/ Dileguan alberi/ interrogando,/ S’arrischia in fine e sale/ I tremuli Com’ombre livide,/ Nell’albor fumido:/ I fili aerei/ sportelli sbatacchiando./ Giunge un clamore Lenti s’abbassano,/ Ratti risalgono/ A sbuffi, a languido a distesa/ Dal mar lontano,/ E subitaneo, volvoli,/ L’atra caligine/ Intorbida l’aria,/ Mentre la quasi ad un segnale,/ Vibra il giulìo scampanìo macchina/ Tonando penetra/ Lungo il freddo d’una chiesa./ Ma le prime ombre calano,/ E già, andito/ Con rauchi sibili,/ E gl’invisibili/ Echi com’occhio che improvviso fòlgori,/ Or qua or là rispondono/ Empiendo d’ululi/ Il sotterraneo.// Ma 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 121 sbuca il convoglio nell’umida sera/ Tra i vènti che Finché si stira,/ E sta.// La gente in frotte si versa dietro gli volano a schiera./ La luna campeggia sul all’uscita:/ O andature stanche! O occhi torbidi!/ vasto orizzonte,/ Sbozzando qua l’arco massiccio Ecco, è svanita/ L’ebbrezza del sogno datore d’oblii;/ d’un ponte,/ Là un fiume, che opaco tra i pioppi E dalle cento fauci/ Della città sopita/ Esala grave il deriva,/ E dentro si svampa la locomotiva;/ E miste tedio della vita”. [in Romanò 1955, pp. 354-58] alle forme del vero, le forme/ Tramate di sogno dal Il testo, che nella tematica e nel lessico si rifà core che dorme:/ Palagi di marmo su isole strane,/ E chiaramente a Carducci mentre nella palme, e verzieri di rosa, e fontane,/ E un lume che sperimentazione metrica si rifà altrettanto ammicca nell’ombra remota:/ L’accese una mano chiaramente a D’Annunzio, non è privo di che forse t’è nota?/ Chi plora da presso? Chi d’alto interesse. A differenza di Carducci, che assisteva minaccia?/ Ma per la riviera di gigli che abbraccia/ Il soltanto alla partenza del treno, Cesareo ne segue cielo e la terra, vien l’ardua galera;/ E sotto i suoi tutto il percorso, dalla partenza all’arrivo, e cerca bianchi tendali, una schiera/ Immobile e assorta di con il ritmo dei suoi versi di imitarne i movimenti. bianche Sibille,/ Scrutando la luna con òrbe pupille,/ La prima strofa, con versi di varia lunghezza Si sfoga in un canto che affanna e che molce,/ Fra (prevalentemente endecasillabi, settenari e quinari), quanti n’udì l’universo, il più dolce,/ E il canto si con rime sparse qua e là e frequenti parole spazia per piani, per boschi,/ Per valli selvose di sdrucciole in rima, vuol quasi imitare la forza frassini foschi:/ Attoniti i gioghi si rizzano in fondo/ dinamica della locomotiva, impaziente di partire, e Su vigne e cascine che girano in tondo./ E il treno il movimento confuso della folla dei viaggiatori, dei serpeggia, precipita, sale,/ Sprizzando la fiamma del ferrovieri, della città. La seconda e la terza strofa doppio fanale.// Ma un fischio stridulo/ Fende lo imitano il pesante avvio del convoglio, con versi di spazio:/ La luna limpida/ Splende: rallentasi/ La corsa: parole bisillabe e rime frequenti, seguiti da versi un tintinniscono/ I campanelli elettrici./ Sbalzana e poco più lunghi e parole in rima frequentemente tituba/ A tratti il ferreo/ Convoglio; fulgida/ Di lumi, sdrucciole. Segue una strofa che vuole imitare il palpita/ Entro la nebbia/ La città enorme e tacita. movimento ormai veloce e disteso del treno ed è Sfilano macchine,/ Carri, scale, argani;/ E l’alte costituita da versi martelliani, con rime baciate e lampade/ A torno spandono/ Un baglior gelido/ Ove parole piane. Poi la corsa a volte rallenta a volte si spettrali appaiono,/ Come in un sogno, gli uomini./ stende, con un ritmo che alterna i versi brevi tutti Ma con movimento / Isnodato, a stento,/ Il convoglio sdruccioli e di nuovo i martelliani lunghi e piani. La gira/ Su le rote inerti,/ E a sfagli incerti/ Ancora va,/ poesia si chiude con una strofa che, con tante 121 830_90-122.qxd 12-06-2006 13:40 Pagina 122 parole sdrucciole, spesso onomatopeiche, cerca di Hoeges, Dirk, Alles veloziferisch. Die Eisenbahn – vom schönen imitare il rallentamento e alla fine la conclusione Ungeheuer zur Ästhetik der Geschwindigkeit, CMZ-Verlag, della corsa. Si tratta, come si può constatare, di Rheinbach-Merzbach 1985 una poesia di carattere sperimentale, che cerca di Mahr, Johannes, Eisenbahnen in der deutschen Dichtung. Der dare, con i suoi mezzi, soprattutto ritmici, un Wandel eines Literarischen Motifs im 19. und beginennden 20. contributo alla lenta domesticizzazione della Jahrhundert, Fink, München 1982 locomotiva e del treno. Marx, Leo, The Machine in the Garden. Technology and the Pastoral Ideal in America, Oxford University Press, New York 1964; tr. it. di E. Kampmann, La macchina nel giardino, Edizioni RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 122 Lavoro, Roma 1987 Baroli, Marc, Le Train dans la Littérature Française, Éditions N. Marx, Leo, The Machine in the Garden, in The Pilot and the M., Paris 1964 Passenger. Essays on Literature, Technology and Culture in the Benjamin, Walter, Jakob Job, Neapel. Residebilder und Skizzen, United States, Oxford University Press, New York 1988, pp. 113-126 “Literarische Welt”, 20 luglio, 1928, tr. it. in Ombre corte. Scritti Pellini, Pierluigi, Polacco, Marina, Zanotti, Paolo, Strade ferrate, 1928-1929, a cura di G. Agamben, Einaudi, Torino 1993, pp. 141-144 Nistri-Lischi, Pisa 1995 Benjamin, Walter, Das Passagen-Werk, a cura di R. Tiedemann, Rand Harry, Monet’s Contemplation at the Gare Saint-Lazare, Suhrkamp. Frankfurt a. M., tr. it.. a cura di G. Agamben, Parigi University of California Press, Berkeley 1987 capitale del XIX secolo. I “Passages” di Parigi, Einaudi, Torino 1986 Richards, Jeffrey, MacKenzie, John M., The Railway Station. A Bernardini, Luca, Treni dell’Est, “Comparatistica. Annuario social History, Oxford University Press, Oxford 1986 italiano”, VIII, 1997, pp. 119-153 Romanò, Angelo (a cura di), Poeti minori del secondo Ottocento Carducci, Giosuè, Poesie 1850-1900, Zanichelli, Bologna 1939 italiano, Guanda, Parma 1955 Ceserani, Remo, Treni di carta. L’immaginario in ferrovia: Schivelbusch, Wolfgang, Geschichte der Eisenbahnreise. Zur l’irruzione del treno nella letteratura moderna, Genova, Marietti Industrialisierung von Raum und Zeit im 19. Jahrhundert, Hanser, 1993, nuova ediz. Torino, Bollati-Boringhieri 2002 München/ Wien 1977, tr. it. di C. Viglione, Storia del viaggio in Geraci, Toni, Note sui treni. 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M. 1981 Blodgett, New York University Press, New York 1965 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 123 MATERIALI Il restauro della 830 Roberto Celotta ingegnere aeronautico, ha lavorato all’Agusta e alla Siae Marchetti; studioso di storia e tecnica delle ferrovie In questa immagine e nelle seguenti alcune fasi del restauro della locomotiva 830.017 123 830_123-144.qxd 124 12-06-2006 14:01 Pagina 124 Parlare del restauro della 830-017 non è facile potenza e soprattutto una concezione innovativa. per il significato stesso che il vocabolario italiano Infatti questo tipo di locomotive, realizzato per la attribuisce al concetto di restauro e cioè quello di Rete Mediterranea, era stato usato sia per servizi restituzione di un’opera o manufatto al suo stato di linea con treni viaggiatori leggeri che per le primitivo mediante lavori di riparazione, manovre negli scali ferroviari. Il soddisfacente rifacimento o rinnovamento. risultato ottenuto fu la loro fortuna e al tempo E questo, non perché tali attività fossero stesso la loro sfortuna perché da esse fu particolarmente difficoltose sulla 830-017 ma sviluppato dalle FS il gruppo 835, uno dei suoi perché il gruppo di locomotive catalogato dalle più riusciti e numerosi (370 macchine), che FS come 830 ha avuto una vita travagliata ed è presto le soppiantò negli scali di tutt’Italia. alla fine risultato uno dei più raccogliticci del suo In realtà la Rete Mediterranea aveva ordinato nel inventario, al punto da rendere problematica 1900 un primo lotto di 6 macchine, numerate da l’identificazione di una configurazione di 6801 a 6806 e nel 1903 un secondo lotto di 14 riferimento della macchina. macchine, numerato da 6807 a 6820. Di queste, Un minimo di storia ci aiuta a comprendere il primo lotto di 6, costruito dalle Officine meglio quanto sopra affermato. meccaniche di Saronno e leggermente meno Quando nel giugno del 1905 vennero costituite pesanti e potenti, andarono a costituire presso le le Ferrovie dello stato, esse incamerarono, FS il gruppo 829, mentre le successive 14 nell’arco di un paio d’anni, un gran numero di costituirono il gruppo 830, costruite dalla Breda locomotive provenienti dalle varie società private e caratterizzate da una caldaia più vaporiera. sin allora esistenti, cioè la Rete Adriatica, la Rete La caldaia più vaporiera era una caratteristica Mediterranea e la Rete Sicula. Le FS, insieme ad molto importante perché trattandosi, in entrambi alcune locomotive valide, si ritrovarono un gran i casi, di macchine a vapore saturo, le perdite di numero di macchine spesso vecchie e con potenza dovute alla condensazione di questo potenze assolutamente insufficienti. vapore erano in generale piuttosto sensibili e Non fu questo il caso delle 830 perché, tra le quindi era assolutamente positivo avere un molte locotender, cioè locomotive con scorte generatore di vapore esuberante e in grado di d’acqua e carbone a bordo, con tre assi compensare almeno parzialmente gli effetti della accoppiati e ruote di piccolo diametro, queste condensazione. erano ancora in consegna, avevano una buona Sotto la gestione delle FS, le 830 del primo lotto 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 125 125 830_123-144.qxd 126 12-06-2006 14:01 Pagina 126 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 127 127 830_123-144.qxd 128 12-06-2006 14:01 Pagina 128 furono numerate dalla -001 alla -014 e, nello Italiana Coke, che anzi si dichiarò disposta a stesso 1905, fu ordinato un ulteriore lotto di 30 donare la macchina e così la nostra 830-017 macchine, numerate dalla -015 alla -044, che tornò a Sesto in un capannone distaccato dove costituì la seconda serie delle 830 e che si fu preservata in attesa dei tempi migliori, differenziava esteriormente dalla prima per avere finalmente arrivati. un telaio più lungo nella parte posteriore e Ma negli anni di servizio alla Cokitalia, la quindi una carbonaia di maggiore capacità e una macchina aveva subito profonde modifiche, sia cabina di taglio più moderno. per via delle necessità manutentive sia per Ci troviamo quindi di fronte a una serie di renderla un po’ più confortevole per il personale macchine con caratteristiche distinte tra prima e di macchina e adatta ai suoi nuovi compiti, che seconda serie e ulteriormente differenziate a ne hanno alterato la fisionomia della cabina e seconda che siano rimaste sempre in ambito FS, delle casse d’acqua. noleggiate o vendute; tra quest’ultime, a parte E qui nasce il problema principale alla base 11 macchine finite al Ministero della marina dove dell’operazione di restauro: restaurare, ma a mantennero le caratteristiche originarie, le altre quale configurazione? Come una macchina finirono prevalentemente alla Montecatini, rappresentativa di un ben preciso gruppo di all’Ilva, alla Cogne, alla Cokitalia, e le ultime 9 locomotive FS, alla cui costituzione partecipò vendute, a due società di servizi esercenti le attivamente la Breda, oppure come una generica manovre nel porto di Genova. locomotiva a vapore per tramandare un simbolo Fu presumibilmente nel 1936 che la 830-017, dell’attività della Breda nel campo ferroviario, oggetto del restauro, finì alla Cokitalia, società senza tener conto di come questo prodotto sia nel 1980 confluita nell’Italiana Coke, che tuttora stato modificato nel tempo dagli utilizzatori? possiede la originaria 830-001 Breda, ex 6807 Nella prima ipotesi, pur tralasciando il ricostituito Rete Mediterranea. e raccogliticcio secondo gruppo 830, una Nel 1988 l’allora Finanziaria Ernesto Breda, configurazione della 830 del gruppo originale saputo che la locomotiva Italiana Coke N°3 era in non è univocamente identificabile, perché le realtà la ex 830-017 FS, numero di costruzione prime 6 macchine commissionate dalla Rete 758 della Breda, ne presentò formale richiesta di Adriatica erano diverse da quelle costruite sotto acquisto, con l’intenzione di collocarla in un la gestione FS. proprio museo. La domanda fu accolta dalla Allora, ci si può riferire alla sola 830-017, sigla 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 129 che però identifica una ben precisa macchina In ogni caso, se si opta per restaurare la 830-017 delle FS, di cui esiste una foto che ne mostra, tra daremo un contributo alla memoria storica delle l’altro la significativa mancanza del compressore FS e dovremo necessariamente ricondurci alla sua o pompa dell’aria, come veniva detta dai configurazione originaria, altrimenti, considerato ferrovieri, per l’azionamento del freno continuo. che la vita operativa della locomotiva è stata Infatti questa macchina, a differenza delle altre spesa in parti grosso modo uguali sui binari delle dello stesso gruppo, è priva dell’impianto di FS e nell’industria, possiamo tramandare frenatura ad aria compressa e dispone del solo l’altrettanto valida memoria storica della freno a vapore e del freno meccanico di movimentazione dei carri all’interno delle grandi stazionamento. Il che ci fa supporre che proprio la industrie e quindi ricondurci alla configurazione -017 possa essere servita per la sperimentazione di pressoché costante mantenuta durante la sua quel concetto di macchina da manovra poi attuato attività presso la cokeria. Ma in questo caso col gruppo 835, perché di solito nelle manovre avremo restaurato la locomotiva Italiana Coke N° non si utilizzava il freno ad aria compressa sia per 3 e non la 830-017 FS. risparmiare tempo sia perché la maggior parte dei La decisione non è facile perché se la seconda carri di allora ne era sprovvista. Non è infatti un opzione è più semplice e meno costosa, è pur caso che anche la prima serie delle 835 fosse priva vero che ci rende una locomotiva abbastanza di tale impianto e avesse una cassetta degli anonima e non una delle pochissime se non attrezzi al posto del compressore. addirittura l’unica 830 Breda di seconda serie Altro particolare della -017 è la sua caldaia, sopravvissuta. marcata 1906, ma dotata di tubi bollitori lisci È anche vero che la macchina non è destinata a come quella delle 835 e non ondulati di tipo un museo ferroviario dove sarebbe stato tassativo Serve, più efficienti ma di più onerosa restaurare la 830-017 nel suo stato d’origine manutenzione, come quella delle altre 830. presso le FS, ma è destinata a un museo del Come documentato dal libretto della caldaia, lavoro, in cui l’attività della Breda più che il conservato presso l’Archivio storico Breda, singolo prodotto è sicuramente l’elemento quest’ultima pare sostituita con quella unificata catalizzatore. delle 835 oppure è stata dotata sin dall’inizio di Si è allora fatta strada l’idea che poteva avere un una caldaia allora sperimentale, poi standard sul senso un restauro che evidenziasse le linee gruppo 835. generali della locomotiva FS ma che al tempo 129 830_123-144.qxd 130 12-06-2006 14:01 Pagina 130 stesso conservasse una traccia di come il lavoro dinamismo che traspare dall’andirivieni dei dell’uomo aveva nel tempo modificato il mezzo pistoni e dall’armonico gioco delle bielle di meccanico per renderlo più consono alle sue accoppiamento e di distribuzione. necessità: una locomotiva che non è esattamente Non è questa la sede per una trattazione la 830-017 ma conserva, nella cabina, nelle casse puntuale delle fasi concrete del restauro che è d’acqua, nei piastroni frontali e nei respingenti, le durato oltre un anno e ha richiesto diversi tipi di modifiche apportate dalla cokeria. competenze, oltre che l’entusiasmo e la passione Questa macchina, riverniciata secondo i canoni di aziende e persone. A cominciare dalla FS, riporta le targhe sia della Italiana Coke N°3 Ansaldo-Camozzi, che ha sponsorizzato il lavoro sia della 830-017 originale FS, a testimonianza e ospitato la macchina nei suoi capannoni, non della sua doppia vita sui binari. ha mai lesinato mezzi, materiali e, all’occorrenza, Si è deciso di tenere sollevata la macchina di manodopera. Il grosso dell’attività è stato alcuni centimetri sul piano del ferro del binario, condotto poi da Corrado Ferulli e Patrizia in modo da lasciare libere le ruote di girare grazie Ricciardi, affiancati da tre ex lavoratori Breda (cui a un motore elettrico e opportuna trasmissione peraltro si deve anche buona parte del lavoro di celati nel telaio. Un movimento lento, intorno ai salvaguardia dei materiali d’archivio dell’azienda): quattro giri al minuto, ma che consenta di Rodolfo Spadaro, Giuseppe Bruscella e Carlo apprezzare la bellezza e la sensazione di Vimercati. 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 131 MATERIALI L’Archivio storico Breda Grazia Marcialis, Alberto De Cristofaro, Primo Ferrari Fondazione Isec Rubrica contratti, 1830-1952 131 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 132 Nel 1886 l’ingegner Ernesto Breda rilevò l’Elvetica, una piccola società milanese operante nel settore meccanico-ferroviario, e costituì l’accomandita semplice ing. Ernesto Breda e C. Pochi anni dopo, nel 1899, la società cambiò la sua ragione sociale in Società italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche (Sieb). All’intento iniziale di specializzare l’azienda nella produzione di locomotive e materiale ferroviario Giuseppe Bruscella, Ivano Baucia e Carlo in genere, si affiancarono, via via, nuove Vimercati, assistendo sconcertati all’invio al produzioni. Nel 1936 le unità tecnico-produttive macero della documentazione che costituiva la del complesso erano cinque e nelle sezioni I e II memoria storica dell’azienda, si posero il (elettromeccanica e locomotive, ferroviaria) si problema in un primo momento del salvataggio produceva materiale ferroviario. e poi del recupero di ogni tipo di materiale che Nel 1951, a seguito dell’approfondirsi della crisi testimoniasse l’attività delle sezioni di produzione economica del gruppo, l’avvocato Pietro Sette fu I e II e delle società da queste derivate. nominato commissario straordinario dal Fondo Nel 1983, grazie al pressing dei nostri valenti per il finanziamento dell’industria meccanica “bredisti”, l’Archivio fu dichiarato di notevole (Fim) con l’incarico di procedere al riassetto del interesse storico dalla Soprintendenza archivistica complesso industriale. La Sieb divenne Finanziaria della Lombardia. Nel 1986 la Finanziaria Ernesto Ernesto Breda e le sezioni di produzione furono Breda, in occasione delle celebrazioni del trasformate in società per azioni controllate dalla centenario della Sieb, resasi conto dell’interesse Finanziaria. che l’Archivio storico aveva suscitato fra molti studiosi di storia dell’industria – come Valerio 132 È opportuno richiamare, anche se sinteticamente, Castronovo, che aveva a sua volta incoraggiato fin questi fatti storici perché proprio in una delle dagli inizi il lavoro dei quattro “fondatori” – , società Breda si costituì il primo nucleo promosse la costituzione di un proprio archivio dell’attuale Archivio storico. Nel 1980 quattro storico, con lo scopo di “valorizzare l’identità e la dipendenti della Breda Termomeccanica – società memoria storica della società, ma anche per nata dalla I sezione –, Rodolfo Spadaro, soddisfare le richieste di documentazione e di 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 133 di questa impresa (Rodolfo Camagni operaio della III sezione fucine, Abramo Oldrini capotecnico della I sezione, Giuseppe Carrà operaio della I). La realizzazione del progetto fu resa possibile grazie al parere favorevole espresso dalla Soprintendenza archivistica regionale e dalla direzione della Finanziaria e l’iter si concluse il 16 ricerche che ci provengono da più parti”, ottobre 1995 con la firma di una convenzione tra incorporando il nucleo già esistente. Spadaro la Finanziaria e il Comune di Sesto San Giovanni, divenne responsabile dell’Archivio storico, mentre che depositò l’Archivo presso la Fondazione Isec la ricerca e il recupero della documentazione per l’ordinamento e la conservazione. divennero sistematici e rivolti all’intero complesso La parte cartacea era costituita da circa 250 metri Breda. lineari e conservava i libri sociali della Sieb e della In seguito alla dichiarazione sullo stato di Feb, la documentazione prodotta e/o ricevuta liquidazione della Finanziaria nel 1994 e al dagli organi dirigenti delle stesse, quella relativa passaggio di proprietà delle società del gruppo, si alle sezioni di produzione e in parte alle società presentò il problema delle sorti dell’Archivio e per azioni da queste derivate. Dalle carte è soprattutto della possibilità di dispersione della possibile ricostruire l’attività amministrativa, la documentazione fino ad allora raccolta, come politica aziendale, l’organizzazione del lavoro, le molto spesso accade agli archivi e alle biblioteche diverse fasi della produzione (dalla ricerca aziendali. A questo punto ritornò in primo piano tecnico-scientifica alla realizzazione del prodotto), Spadaro, che prese contatto con la Fondazione la promozione dell’immagine, i rapporti azienda- Isec e successivamente con il Comune di Sesto personale; a questo proposito vale la pena San Giovanni per verificare la possibilità di ricordare che il patrimonio archivistico della acquisizione dell’Archivio da parte del comune Fondazione Isec comprende una ricca stesso. Non va dimenticato che la Breda aveva documentazione delle organizzazioni dei avuto una notevole influenza sulla vita sociale, lavoratori e degli organismi politici e sindacali produttiva e politica della città e che tre sindaci presenti all’interno dell’impresa. di Sesto, dal 1945 al 1970, erano stati lavoratori Completava e arricchiva l’Archivio una ricca 133 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 134 documentazione di altra natura: 45.000 immagini fotografiche comprendenti i negativi su lastra o pellicola e le stampe, circa 9000 disegni tecnici, centinaia fra modelli di manufatti, 1000 tra bozzetti e fotografie utilizzati per le campagne pubblicitarie, attrezzi e utensili di officina e d’ufficio, stemmi e marchi aziendali, targhe di prodotto o di identificazione degli stabilimenti, parti di corredo di carrozze ferroviarie, ecc., una testimonianza di culture, quella materiale e quella del lavoro, ormai in via di estinzione. I documenti iconografici e quelli materiali testimoniano l’enorme diversificazione produttiva della Breda, che è nota soprattutto per la costruzione di locomotive e carrozze ferroviarie (dalla Littorina al Settebello), tram, autobus e filobus, carrozze per la metropolitana milanese, navi, aerei, armi, macchine agricole, macchinari per l’industria mineraria, siderurgica, metalmeccanica, elettronica, fino all’industria 134 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 135 Disegno tecnico della targa in bronzo da apporre sulle locomotive, anni dieci 135 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 136 nucleare, ma ha realizzato anche frigoriferi, ciclomotori (il celebre, ma invero non eccezionale Bredino) e telai per calze, tanto che un motto degli operai, dei tecnici e del movimento dei consigli di gestione, nel secondo dopoguerra, recitava “la Breda produce dall’ago alle navi”. Dopo il trasferimento dell’Archivio nei locali della Fondazione Isec la ricerca di ulteriore documentazione è proseguita alacremente, tanto che oggi la parte cartacea ha raggiunto i 600 metri lineari. Per quanto riguarda più specificamente la documentazione relativa alle costruzioni ferroviarie (locomotive, carri, carrozze) nell’Archivio Breda possono essere consultati i registri dei preventivi relativi alla produzione e alla fornitura di materiali ferroviari ad altre società, gli elenchi delle commesse; studi, progetti e relazioni tecniche di prodotti, componenti, dispositivi speciali; manuali e Registro delle assunzioni cataloghi; materiale pubblicitario nelle diverse Breda, 1916-17 fasi di elaborazione, dalla fotografia ritoccata ai disegni preparatori fino al bozzetto finale che avrebbe illustrato un depliant, un catalogo o avrebbe dato vita a un manifesto. La documentazione copre un arco cronologico che va dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento. L’inventario dell’Archivio è consultabile on line. 136 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 137 MATERIALI L’Archivio fotografico Maria Rosaria Moccia Fondazione Isec Ingresso di una locomotiva a vapore alla Breda di Sesto San Giovanni, anni dieci 137 830_123-144.qxd 138 12-06-2006 14:01 Pagina 138 L’esistenza di un archivio fotografico aziendale storia dell’archivio aziendale, ma alcuni documenti pone come prima domanda quella delle ci confermano l’esistenza di un ufficio fotografico motivazioni, delle funzioni e degli scopi che (dal 1937 al 1965), in cui lavorava il fotografo l’azienda ha espresso nella decisione di avvalersi di Giuseppe Carlucci (che rimase anche in seguito il questo tipo di autodescrizione e fotografo “ufficiale” della Breda come autorappresentazione. Mentre l’esistenza di altri collaboratore). Inoltre altri due aspetti connotano archivi, come quello amministrativo o delle tutta la documentazione fotografica come commesse, è atto imprescindibile dell’attività produzione sistematica in proprio: in primo luogo aziendale – la sua non esistenza deriva soltanto l’ampiezza, la fitta scansione cronologica e le dalla sua dispersione – per gli archivi fotografici o caratteristiche iconografiche; in secondo luogo per le raccolte fotografiche, l’intenzionalità e le l’esistenza di strumenti di corredo con funzioni di modalità di formazione sono primo significativo registrazione e di accesso al contenuto delle elemento di analisi. immagini (due registri inventariali dal dopoguerra Nel nostro caso, pur con le dispersioni e le agli anni '80 e un catalogo suddiviso per categorie manomissioni, questa intenzionalità risulta chiara fino al 1949). ed esplicita, meno facile è la ricostruzione delle Sono state già descritte, nella presentazione varie fasi e delle procedure di produzione e dell’Archivio storico Breda, le vicende conservazione connesse ai cambiamenti societari, dell’acquisizione della documentazione che ci alle attribuzioni di responsabilità aziendale su spiega anche la presenza di raggruppamenti questo settore, alla storia dell’archivio nei momenti temporalmente e funzionalmente diversi. decisivi di passaggio di proprietà o di chiusura Il nucleo centrale dell’Archivio è costituito da circa dell’azienda. 40.000 immagini in positivo, di cui per circa Esistono pochi esempi in Italia di produzione di 20.000 si possiedono i supporti originali (lastre e immagini in proprio o comunque sistematiche da pellicole). Tali immagini sono riconducibili a un parte delle imprese industriali, casi in cui si può arco temporale che va dai primi del Novecento parlare di un vero e proprio “archivio fotografico agli anni settanta. Un raggruppamento di circa aziendale” e non più genericamente di raccolte 5000 foto, pervenuto distintamente, riguarda la fotografiche. Non abbiamo sufficienti informazioni documentazione fotografica della Breda in altri settori dell’archivio Breda che ci permettano termomeccanica (dagli anni sessanta agli anni di ricostruire con precisione la costituzione e la ottanta). 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 139 A questo fondo principale vanno aggiunti i dallo Iacp, oppure quelli sui padiglioni fieristici. numerosi album fotografici aziendali che, come è Evidentemente, a seconda dell’occasione o noto, rispondono generalmente a due esigenze dell’epoca in cui sono stati prodotti, questi album fondamentali: la prima riguarda la necessità di presentano, dal punto di vista della confezione costruire una storia visiva dell’azienda o di (legatura, copertina, ecc.), caratteristiche che ci evidenziare più sinteticamente il contenuto permettono di individuare, insieme alla loro dell’archivio; la seconda riguarda invece necessità destinazione, anche modalità e cultura di carattere celebrativo o occasionale per un documentaria del relativo periodo storico. ristretto numero di fruitori (dirigenti, politici o altri Oltre ai raggruppamenti descritti, vogliamo personaggi e istituzioni). segnalare, come documenti visivi connessi alla Nell’archivio fotografico Breda distinguiamo un documentazione fotografica, il fondo Bozzetti. Si fondo omogeneo di 47 album fotografici che tratta di 1000 documenti, costituiti in gran parte rispondono alla prima tipologia (conservativi e da fotografie utilizzate per prodotti pubblicitari o descrittivi dell’attività aziendale). Questi album di per pubblicazioni, che hanno subito processi di grandi dimensioni (50x70 cm), contenenti in ogni riconfigurazione grafica (ritocchi, progetti di grafica pagina più foto, sono divisi tematicamente sulla pubblicitaria, ecc.). Il fondo è di grande rilevanza base delle diverse attività produttive e di alcuni per lo studio della presentazione grafica dei temi generali (Visite, ritratti di personaggi; Istituto prodotti in relazione alla cultura della pubblicistica scientifico Breda; Fiere; Locomotive; Veicoli; aziendale e tecnica delle diverse fasi storiche. Elettromeccanica; Cantiere navale; Armi e Le stampe e le lastre dell’archivio originario, munizioni; Aeronautica; Macchine industriali; acquisite dal Comune di Sesto San Giovanni e Caldaie; Autocarri, trattori, carpenterie, caldaie; poi depositate presso l’Isec, hanno subito un Autocarri, motori; Macchine agricole). primo riordino coordinato da Rodolfo Spadaro. Alla seconda tipologia appartengono 30 album In questa fase l’operazione preliminare, che rispondono ognuno a esigenze di indispensabile per ricostruire la consistenza comunicazione di carattere diverso, ma comunque complessiva della documentazione, è stata la legate a occasionalità rappresentative o riproduzione in positivo dei supporti negativi documentarie ben precise. Tra questi segnaliamo (lastre e pellicole). Una priorità per gli archivi gli album su specifici prodotti (armi, trasformatori fotografici, in particolare di archivi ecc.), quello sulle case popolari a Milano costruite quantitativamente consistenti e che hanno subito 139 830_123-144.qxd 140 12-06-2006 14:01 Pagina 140 manomissioni dell’ordinamento originario, è la base degli standard nazionali e internazionali. necessità di ricongiungere documenti (negativi, Successivamente si potrà procedere alla scansione positivi, copie) relativi a uno stesso scatto delle immagini e alla loro catalogazione fotografico, e di identificare il contenuto informatizzata utilizzando il software SIRBeC dell’immagine. È evidente che, in assenza di questi elaborato dalla Regione Lombardia sulla base degli dati di riconoscimento e di un ordinamento fisico standard descrittivi predisposti dall’Iccd (Istituto di carattere tematico, l’accesso alle immagini è centrale per il catalogo e la documentazione). sostanzialmente impossibile. Oggi, la In ogni caso, terminato il riordino fisico, i documenti digitalizzazione e la catalogazione informatizzata potranno facilmente essere consultati utilizzando, rende questo problema meno pressante, ma come accesso, il sistema di classificazione articolato comunque da considerare per archivi di grandi nelle seguenti voci generali: Personaggi, visite, dimensioni in cui la catalogazione di tutte le cerimonie; Fiere e mostre (con relative visite), immagini richiede tempi molto lunghi e risorse pubblicità; Attività sociali; Stabilimenti e reparti; economiche ingenti. Danni di guerra e sinistri; Istituto scientifico tecnico Sempre in questa fase è stato formulato un sistema “Ernesto Breda”; Trasporti su rotaia; Trasporti su di classificazione tematica e si è iniziata strada; Macchine agricole; Armi; Navi e cantiere l’individuazione dei soggetti e delle date per 6200 navale; Aeronautica; Motori a combustione; immagini selezionate. Queste foto sono andate a Miniere; Macchine elettriche; Macchine idrauliche; costituire il primo nucleo accessibile alla Impianti (centrali elettriche, caldaie, petrolchimica, consultazione da parte degli studiosi. ecc); Macchine industriali; Altre produzioni. La seconda fase di riordino, iniziata da un anno All’interno di ognuna di queste classi generali circa, si è posta l’obiettivo di procedere alla sono previsti livelli ulteriori di approfondimento di ricostruzione dell’ordinamento tematico di tutte le cui diamo qui un esempio per la classe Trasporti: altre foto e alla individuazione di soggetti e date Locomotive; Locomotori; Carrozze ferroviarie; delle singole immagini, utilizzando i registri Carri ferroviari speciali; Automotrici elettriche; inventariali e il catalogo di schede esistenti suddiviso Altre automotrici; Elettrotreni e treni; Tram, per categorie. Solo in seguito a questo lavoro si è tramvie, metropolitane. potuto effettuare il definitivo riordino fisico dei Come hanno evidenziato alcuni storici documenti in supporti (buste e scatole) con dell’industria, la lettura delle immagini particolari requisiti tecnici per la conservazione sulla fotografiche, al di là della loro funzione di pura 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:01 Pagina 141 illustrazione, può e deve essere integrata con Così come la documentazione su una visita di informazioni provenienti da altre fonti Togliatti nei primi anni cinquanta a Sesto San (commesse, disegni tecnici, bozzetti, Giovanni e agli stabilimenti Breda supera il senso pubblicazioni, ecc.) per contribuire all’analisi di aziendale dell’evento e si ricollega alla storia del processi storici, tecnologici, economici paese e del contesto sociale dell’area sestese. E così dell’azienda e dei settori industriali di riferimento. per molti altri temi documentati. Ci si propone quindi di sviluppare le necessarie connessioni tra documenti appartenenti a fondi Molti studiosi hanno messo in luce negli ultimi anni archivistici differenziati, come già previsto da l’interesse della documentazione fotografica delle alcuni innovativi software di catalogazione. aziende, pur legata nella sua produzione ad aspetti L’Archivio storico Breda, per la ricchezza della sua funzionali e di documentazione del “reale”, per documentazione, può rappresentare un caso analisi di carattere visivo sui codici espressivi e esemplare in questa direzione. culturali di questo tipo di fonti. Le immagini ci Ci sembra utile accennare, in chiusura di questa dicono molto della cultura che sottende la loro breve presentazione, alle valenze storico- produzione e circolazione a partire dalla documentarie dell’Archivio fotografico Breda. committenza, dai fotografi, dai personaggi Se il primo evidente valore dell’archivio è di rappresentati: numerose sono le ricerche documentare la storia dell’attività dell’azienda (dalla sull’iconografia del lavoro e dei suoi soggetti, produzione alla commercializzazione, alla dirigenza, mentre tutta da sviluppare è, ad esempio, la alle relazioni industriali), un secondo valore di più ricerca sui codici rappresentativi di oggetti, largo raggio è la lettura delle immagini in funzione macchine e strumenti di lavorazione o sulla dei cambiamenti socio-economici del paese, dei cultura tecnica e grafica che caratterizza la servizi e delle infrastrutture territoriali o della storia pubblicistica dei prodotti industriali. della tecnologia e del design o ancora dei L’insieme degli archivi fotografici della Fondazione comportamenti sociali. Per esempio le immagini sui Isec (Breda, Marelli e altre raccolte minori) trasporti visualizzano in modo evidente le fasi rappresenta, per ricerche su questi aspetti, una vera significative di sviluppo di servizi e infrastrutture o miniera in cui scavare, grazie anche alla ricchezza di l’attenzione, dal punto di vista progettuale, al gusto accessi al documento oggi permessa dalle nuove e alle esigenze di consumo, o anche al tecnologie informatiche e metodologie cambiamento della viabilità e del contesto cittadino. documentarie. 141 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:02 Manutenzione di una locomotiva a vapore alla Breda, anni venti 142 Pagina 142 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:02 Pagina 143 Indice E alla distanza di cent’anni resuscita Giorgio Oldrini 3 Prefazione Luigi Ganapini 5 La locomotiva Breda 830 del 1906 Alberto Bassi e Raimonda Riccini 7 La storia Dalla meccanica generale alla specializzazione: Breda 1886-1908 Giorgio Bigatti 12 Tecnica al lavoro: una macchina ai primi del Novecento Raimonda Riccini 26 Progettazione e costruzione ferroviaria alla Breda agli inizi del secolo scorso Alberto Bassi 46 La comunicazione grafica Breda all’inizio del Novecento Fiorella Bulegato 63 Immagini e immaginario della tecnica nell’Archivio fotografico Breda Cristina De Vecchi 76 Urbanistica e architettura di fabbrica alle origini di Sesto industriale Cecilia Colombo 90 Sguardi sul treno Locomotiva/ferrovia/stazione: e il cinema fu Antonio Costa 103 Da Turner a Dubuffet: per un percorso dell’arte in treno Eliana Princi 109 Un bello e orribile mostro Remo Ceserani 115 Materiali Il restauro della 830 Roberto Celotta 123 L’Archivio storico Breda Grazia Marcialis, Alberto De Cristofaro, Primo Ferrari 131 L’Archivio fotografico Maria Rosaria Moccia 137 143 830_123-144.qxd 12-06-2006 14:02 Pagina 144 Finito di stampare nel mese di giugno 2006 presso le Arti Grafiche Torri di Cologno Monzese (MI) 144