contemporanea è un centro di documentazione,
di ricerca e di divulgazione storica. Ordina,
cataloga e rende fruibile agli studenti e ai
ricercatori materiale archivistico e bibliografico
sui grandi temi della storia del Novecento:
storia del lavoro e dell’impresa, storia sociale e
politica. Agli utenti presta la consulenza di
personale specializzato. Pubblica monografie e
strumenti per la ricerca. Organizza convegni,
seminari di studio in collaborazione con
analoghe istituzioni italiane ed europee. Offre
consulenze di didattica della storia. Sulla base
di convenzioni con le università milanesi
propone stages per gli studenti. Fornisce
consulenze per la costituzione e l’ordinamento
di archivi storici a soggetti esterni (scuole,
aziende, associazioni).
LA LOCOMOTIVA BREDA 830 DEL 1906
La Fondazione Istituto per la storia dell’età
LA
LOCOMOTIVA
BREDA 830
DEL 1906
Lavoro, tecnica e comunicazione
euro 18,00
SILVIA EDITRICE
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Pagina 1
LA
LOCOMOTIVA
BREDA 830
DEL 1906
Lavoro, tecnica e comunicazione
a cura di
Alberto Bassi e Raimonda Riccini
Città di
Sesto San Giovanni
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E alla distanza
di cent’anni resuscita
Giorgio Oldrini
Sindaco di Sesto San Giovanni
“E alla distanza di cent’anni resuscita”, canta il
Europa. Anche per la presenza di quei binari
cubano Silvio Rodriguez e noi possiamo riprendere
Ernesto Breda decise di spostare qui la sua
e adattare queste parole alla locomotiva Breda 830
fabbrica, ormai troppo stretta a Milano. La 830 fu
che uscì trionfale dalle porte della fabbrica nel
allora uno dei gioielli di una produzione che fu
1906 e che in questi giorni di giugno, proprio a
sempre tecnologicamente raffinata. La nostra
cento anni di distanza, rinasce e ripercorre le vie di
locomotiva ha percorso tutti i chilometri che ha
Milano e di Sesto San Giovanni per andare a
potuto, ha trainato tutte le carrozze che le sono
occupare il suo posto definitivo, sotto il carro
state agganciate, poi è stata lasciata a deperire
ponte, anche lui recuperato alla città e ai suoi
lontano da Sesto. Ma un gruppo di amatori,
abitanti. Quando Ernesto Breda acquisì l’Elvetica e
soprattutto ex lavoratori della fabbrica ora in
la trasformò nella sua azienda, aveva un primo
pensione, ha saputo recuperarla, l’ha riportata a
obiettivo fondamentale: specializzare la produzione
casa sua, nei capannoni della Camozzi che della
nella costruzione di locomotive e di materiale
Breda è l’erede, e ha lavorato per mesi e mesi in
ferroviario. L’unità d’Italia era unione dei mercati e
un restauro amorevole e appassionato. Così, grazie
delle genti e dunque le ferrovie dovevano avere un
alla Camozzi che ha ospitato l’operazione di
ruolo fondamentale nel “fare gli italiani”, dopo che
recupero, e ai pensionati della Breda, oggi, alla
era stata fatta l’Italia. Lo sappiamo bene noi a
distanza di cento anni, la mitica 830 risuscita e,
Sesto San Giovanni, perché lo straordinario
almeno per un giorno, ripercorre le vie di Milano e
sviluppo di quello che era solo un borgo agricolo
di Sesto San Giovanni. E da adesso si offre agli
fu possibile soprattutto grazie alla scelta che era
sguardi curiosi di chi vorrà andare ad ammirare
stata fatta qualche decennio prima di far passare
uno dei gioielli della tecnologia e dell’estetica
sul nostro territorio la ferrovia Milano Centro
prodotti sul nostro territorio.
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Colophon
progetto grafico e impaginazione Magutdesign
Fotografie di copertina e dei restauri della locomotiva
redazione Fiorella Bulegato
Federico Pollini
prestampa Fotolito Milanese
(eccetto la foto di pagina 125 in basso a sx di Corrado Ferulli).
stampa Arti Grafiche Torri
La foto di pagina 17 è tratta da Andrea Silvestri e Anna
Galbani (a cura di), Foto di gruppo 1865-1939, Politecnico di
© 2006 Fondazione ISEC
Milano, Milano 2005; tutte le altre fotografie e i documenti
(Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea)
pubblicati in questo volume sono conservati presso l’Archivio
Sesto San Giovanni (MI)
storico Breda - Fondazione Isec, Istituto per la storia dell’età
www.fondazioneisec.it
contemporanea.
Presidente Gianni Cervetti
Direttore scientifico Luigi Ganapini
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa
in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico
Con il sostegno
o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e
Comune di Sesto San Giovanni (MI)
dell’editore.
MIL Museo dell’industria e del lavoro, Sesto San Giovanni (MI)
© 2006 Silvia Editrice srl
Cologno Monzese (MI) via Mozart 45
Si ringraziano
tel. 02 2545059 - fax 02 2532809
Ansaldo-Camozzi, Giuseppe Bruscella, Monica Chittò,
[email protected]
Massimo D’Elia, Corrado Ferulli, Stefano Mazzoni,
www.silviaeditrice.it
Alessandra Rapetti, Patrizia Ricciardi, Rodolfo Spadaro,
Sonia Tunez, Giuseppe Vignati, Carlo Vimercati,
Claudia Zonca
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ISBN 88-88250-51-4
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Prefazione
Luigi Ganapini
Direttore scientifico Fondazione ISEC
Questo volume, edito in collaborazione con il
Comune di Sesto San Giovanni, è il primo passo
di un progetto volto a ricostruire attorno a
prodotti dell’industria il complesso delle relazioni
lavorative, progettuali e sociali che ne hanno
permesso la realizzazione.
La Fondazione Istituto per la storia dell’età
contemporanea ha recepito questo programma
(proposto tra l’altro proprio da coloro che ne
hanno avviato e che ne firmano la prima
realizzazione) come parte integrante delle sue
iniziative di studio e di ricerca. Storia dei
lavoratori, storia dell’impresa, storia della società
sono destinate a connettersi in queste
ricostruzioni per darci il pieno significato degli
oggetti studiati e così ricollocati nel loro contesto
più ampio. E per darci anche il senso di una
storia industriale che ha segnato, come il
territorio di Sesto San Giovanni, la storia
dell’intera Europa negli ultimi due secoli.
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La locomotiva
Breda 830 del 1906
Alberto Bassi e Raimonda Riccini
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Libretto della caldaia per
locomotiva Breda, costruita
nel 1905 (anni cinquanta)
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Il territorio di Sesto San Giovanni rappresenta,
come è noto, un caso esemplare della storia
dell’industrializzazione italiana e, allo stesso
tempo, un momento sintomatico e vitale delle
trasformazioni in atto nel sistema produttivo,
sociale e culturale del nostro paese. Il patrimonio
di memoria che il Novecento reca con sé nel
territorio sestese può diventare laboratorio di idee
e di riflessione, di cultura e di proposta.
comunicazione, storia del lavoro e della tecnica,
Per far questo è fondamentale conoscere meglio
storia dell’arte ecc.). Il risultato è uno spaccato,
il tessuto industriale e produttivo di quest’area,
articolato e preciso, non solo del prodotto, ma
fra i più significativi e importanti, e renderlo noto
anche dell’azienda, del contesto, della cultura che
attraverso strumenti di lettura che possano
attorno a quell’oggetto si sono sviluppati. Alla
arrivare a un pubblico sempre più ampio.
fine, ne emergerà una vera e propria topografia
delle aziende, del lavoro e dei prodotti del
In questo quadro si inserisce la proposta di una
territorio, una carta d’identità inedita della storia
serie di iniziative di studio e di ricerca con la
di un’area.
finalità di dar vita a una collana di piccoli volumi
Il soggetto scelto per inaugurare la serie di volumi
su singoli “oggetti” dell’industria di Sesto e
è la locomotiva Breda 830 del 1906. Molteplici
dintorni. Si tratta, in altre parole, di sviluppare
sono le ragioni: il primo riferimento immediato è
una serie di ricerche su prodotti dell’industria del
la coincidenza con i cento anni dalla produzione,
Novecento a partire da quelli delle aziende
che corrisponde anche con il centenario della
sestesi, per poi allargare il raggio d’azione a uno
grande Esposizione internazionale del Sempione
spaccato territoriale più esteso. Ogni ricerca dà
tenutasi a Milano proprio nel 1906.
luogo a un volume, che va a costruire, a lungo
andare, una vera e propria collana.
In realtà le motivazioni storiche sono più
I prodotti sono scelti in base alla loro importanza
profonde. Attraverso la locomotiva tornano sulla
e al loro significato e diventano il fuoco attorno al
scena dell’area metropolitana la vita e i prodotti
quale si sviluppano letture da punti di vista diversi
di una grande fabbrica metalmeccanica, che ha
(storia d’impresa, storia della cultura e della
segnato con le sue vicende un intero territorio.
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Pagine interne del libretto
della caldaia per locomotiva
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Attraverso questo speciale prodotto, concepito
come un simbolo dell’attività lavorativa,
riemergono le maestranze e gli imprenditori, i
progettisti e i disegnatori. Attraverso questa icona
riaffiora anche il contesto sociale, storico e
culturale che la locomotiva “mette in moto”.
Un ulteriore elemento infine: la pubblicazione di
questo volume sul loco-tender Breda 830 trae
occasione e coincide con il restauro di un
esemplare originale di questo modello.
Ripristinato nei suoi caratteri principali, sarà
collocato nell’area del costituendo Museo
dell’industria e del lavoro (Mil) di Sesto San
Giovanni.
Il libro consta di tre parti: la prima cerca di
ricostruire l’ambito professionale e tecnologico
dello sviluppo della locomotiva, la progettazione
dei treni, l’immagine grafica e fotografica degli
anni a cavallo fra Otto e Novecento alla Breda.
La seconda ci mostra gli aspetti culturali e sociali
suscitati dalla locomotiva – vera icona della
modernità – attraverso lo sguardo di cineasti,
artisti, fotografi e letterati. Infine, questa
pubblicazione documenta il restauro della
locomotiva 830 anche mediante una campagna
fotografica ad hoc, e ha l’importante funzione di
mettere nel giusto rilievo i materiali dell’Archivio
storico Breda, conservati presso la Fondazione
Isec, con i quali il volume è illustrato.
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LA STORIA
Dalla meccanica generale
alla specializzazione:
Breda 1886-1908
Giorgio Bigatti
Ernesto Breda e i suoi
collaboratori in una foto
ricordo per la consegna di
un lotto di locomotive alle
ferrovie rumene, 1892
Pagine seguenti:
disegno tecnico per
una locomotiva Breda del
gruppo 981
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La conquista del mercato
operanti nel settore2. Stabilimenti più grandi e
attrezzati furono in grado di cogliere le
Analizzando l’andamento della produzione
opportunità offerte da una domanda interna in
nazionale di locomotive tra l’Unità e lo scoppio
aumento e a condizioni di particolare favore.
della prima guerra mondiale si può concluderne
Viste le condizioni di partenza non era un
che, malgrado l’evidente ritardo iniziale, scelte di
risultato da poco.
politica doganale non sempre coerenti, una scarsa
Nei primi decenni postunitari la domanda di
dotazione di risorse di base e i ricorrenti problemi
locomotive e materiale ferroviario si era infatti
del settore siderurgico, l’Italia riuscì comunque a
scontrata con le rigidità e la debolezza strutturale
dotarsi in tempi relativamente brevi di una solida
dell’offerta.
struttura industriale. Lo conferma il fatto che la
I produttori, ristretti a pochi “colossali
percentuale della produzione nazionale di
stabilimenti” come le officine Ansaldo di
locomotive sul totale delle commesse sia passata
Sampierdarena e quelle di Pietrarsa, nel
dal 18 per cento del periodo 1861- 84 al 77 per
napoletano, e a un gruppo di modesti comprimari,
cento degli anni
1905-151.
fra i quali la ditta Cerimedo e C. di Milano,
ritenevano fosse l’irregolarità delle commesse da
totale locomotive
% produzione
parte delle società ferroviarie a impedire una
consegnate
nazionale
maggiore specializzazione, scoraggiando gli
1861-1884
1296
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sarebbero stati necessari. Come aveva rilevato
Giorgio Bigatti
1885-1905
1264
66
l’ingegner Felice Giordani nel 1865, senza
è docente di storia
1905-1914
2748
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“commesse di lavoro di una entità proporzionata
economica all’Università
all’importanza ed al costo degli stabilimenti che
Bocconi di Milano
investimenti in macchinari e impianti che pure
La progressiva conquista del mercato interno –
devono fornirlo, regolari quanto possibile ed a
un mercato nel frattempo dilatatosi in seguito
prezzi rimuneratori” era difficile trovare
all’estensione della rete ferroviaria e, a partire
imprenditori disposti a rischiare capitali nelle
dalla fine del secolo, all’aumento dei volumi di
industrie di cui pure si avvertiva l’urgenza
traffico –, pur favorita da agevolazioni di varia
volendo far seguire all’indipendenza politica della
natura per le produzioni nazionali, rifletteva il
nazione quella economica3. Dal canto loro, le
deciso irrobustimento delle strutture aziendali
società ferroviarie, oltre all’inferiorità tecnica dei
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produttori nazionali, lamentavano la loro
Fondata nel 1846, da un gruppo di aristocratici e
incapacità a far fronte ai picchi della domanda. Un
uomini d’affari, tra i quali spiccava Enrico Mylius,
impasse che lasciava spazio ai più attrezzati
l’impresa, come attestavano i frequenti mutamenti
concorrenti esteri, che controllavano circa l’80 per
della gerenza, non aveva avuto vita facile.
cento del mercato delle locomotive.
Malgrado le dimensioni ne facessero con i suoi
In questo scenario, negli anni ottanta, intervennero
oltre 300 operai uno dei maggiori stabilimenti della
due fatti nuovi: un significativo mutamento di
città, la varietà delle sue produzioni indicava
indirizzo da parte dell’amministrazione statale
chiaramente che si trattava ancora di una grande
nell’ambito di una politica di più aperto sostegno ai
“bottega artigiana”. Vi si faceva di tutto un po’,
produttori nazionali e la comparsa di un
inseguendo affannosamente le più diverse
imprenditore di razza come l’ingegnere padovano
occasioni per garantirsi una continuità di lavoro.
Ernesto Breda (1852-1918).
Come aveva dichiarato nel 1872 uno dei primi
gerenti, Eugenio Bauer, ai commissari dell’inchiesta
industriale, “la nostra industria varia da un anno
Scommettere sul futuro
all’altro: siamo ciabattini, oggi facciamo una cosa,
domani un’altra”5.
Profondo conoscitore dei problemi tecnico-
Al momento dell’ingresso di Breda all’Elvetica si
organizzativi delle ferrovie grazie a ripetuti viaggi
produceva “promiscuamente ogni genere di
di studio all’estero e all’impiego presso la Società
costruzioni meccaniche: ponti e tettoie; macchine a
veneta per imprese e costruzioni pubbliche,
vapore fisse e locomobili; impianti idrovori e
diretta dal cugino Vincenzo Stefano, Ernesto
turbine; carri ferroviari e trebbiatrici, materiale fisso
Breda attorno alla metà degli anni ottanta decise
per strade ferrate e caldaie”6. Ma l’ingegnere
di dare vita a una nuova iniziativa nel settore delle
padovano aveva in mente un progetto diverso,
costruzioni meccaniche. Con il sostegno
come si legge nella memoria presentata nel 1893
finanziario della Banca Generale e dell’influente
al concorso per il premio Brambilla: “Nell’assumere
cugino, impegnato in quegli stessi anni nella
questo stabilimento avemmo in animo di
costruzione della grande acciaieria di Terni, Breda
trasformarlo in maniera da dedicarlo alla esclusiva
rilevò la ditta Cerimedo e C., una delle più
costruzione di locomotive”7. Il momento sembrava
antiche imprese meccaniche milanesi,
favorevole a una svolta, come attestavano, da un
generalmente conosciuta con il nome di
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Elvetica4.
lato, il forte impegno dello Stato a favore della
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Laureandi ingegneri e
architetti del 1898, anno di
laurea di Guido Sagramoso,
al Politecnico di Milano
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Ernesto Breda e i suoi
collaboratori, gli ingegneri
Bonfà, Gavazzi, Sagramoso,
Cerimedo, Cappa, Breda
stesso, Pasqualetti,
Monacelli, Scappini
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siderurgia, dall’altro il riassetto della rete ferroviaria,
un profondo conoscitore dei problemi dell’industria
data in concessione a due grandi società, una
meccanica come l’ingegner Giuseppe Colombo per
scelta che faceva sperare in una forte ripresa delle
produrre locomotive a condizioni economicamente
ordinazioni di materiale mobile e di locomotive,
compatibili con la concorrenza occorreva “farne
una produzione, quest’ultima, nella quale la
almeno una cinquantina all’anno, e avere un’officina
Cerimedo vantava qualche positiva esperienza.
montata e corredata di macchine nel modo più
La scelta a favore della costruzione di materiale
perfetto, esclusivamente per questo lavoro”8.
ferroviario non ammetteva alternative alla
Consapevole che la specializzazione e
specializzazione e alla grande dimensione. Secondo
l’innovazione erano i capisaldi di una strategia volta
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a ridurre i costi attraverso l’aumento della
fatiche” a Breda e ai suoi più stretti collaboratori
produttività, l’ingegnere padovano si impegnò
perché alla fine avrebbe sovvertito le gerarchie di
senza indugi in una radicale ristrutturazione del
fabbrica a favore della direzione aziendale.
profilo tecnico e organizzativo degli impianti
Lo stabilimento venne organizzato per reparti la cui
dell’Elvetica, un compito che lo avrebbe impegnato
successione rifletteva la progressione del lavoro: dai
per diversi anni assorbendo rilevanti risorse
reparti di forgia e della fonderia i semilavorati
finanziarie, per il cui reperimento Breda avrebbe
grezzi passavano nell’officina, dove i singoli pezzi
trovato nella Banca commerciale italiana un
venivano rifiniti e portati alla forma e misura
interlocutore prezioso. Nel 1895 l’ingegnere poteva
necessari alla messa in opera, o direttamente nel
dire con legittima soddisfazione: “di ciò che
reparto di costruzione delle caldaie, per passare poi
abbiamo allora rilevato non esistono ora quasi le
alle fasi di aggiustaggio e rifinitura, dove a colpi di
tracce. Il macchinario specialmente fu tutto
lima e martello si provvedeva al montaggio delle
sostituito”9.
varie parti della locomotiva: “nel reparto del
montaggio tutte le varie parti che hanno ricevuto
le necessarie lavorazioni separatamente, vengono
“Produrre rapidamente
e a buon mercato”
collegate assieme, incominciando dall’intelaiatura
della locomotiva, fino alla montatura su di essa
della caldaja, e di tutti i meccanismi, dimodoché ne
L’acquisto di nuove macchine utensili (torni a
esce la locomotiva completa, ed in pieno assetto di
torretta girevole, alesatrici, fresatrici) era la
funzionamento. Speciali operaj, d’altra parte,
premessa per una riorganizzazione del lavoro
hanno già preventivamente preparato il lavoro
fondata su un’attenta scomposizione delle diverse
costituito in lamiere sottili, quali la cabina e il
fasi del processo produttivo, la specializzazione
fasciamento della caldaia”. A quel punto, prima di
delle mansioni e il superamento del vecchio
passare alla verniciatura, la locomotiva veniva posta
modello di officina sottratto al controllo della
su “un binario rettilineo di oltre 200 metri di
direzione dello stabilimento e affidato ai
lunghezza, destinato alle corse di prove”11 dei
capifabbrica, che sovrintendevano ai diversi reparti
modelli ultimati. Nella realtà il processo produttivo
come altrettanti feudi indipendenti10. Un “sistema
era assai meno lineare di quanto verrebbe da
razionale [...] assai semplice in se stesso” ma la cui
pensare leggendo le descrizioni contenute nelle
introduzione avrebbe richiesto tempo e “molte
diverse pubblicazioni aziendali.
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Il punto di massimo sforzo della costruzione
responsabilità dell’esattezza e del costo della
faticosamente edificata da Breda (“alcuni dei
lavorazione e di un eventuale ritardo nella consegna
problemi più scabrosi per le nostre officine”) era
del pezzo finito, viene quindi divisa tra quattro,
rappresentato dai saloni delle “macchine operatrici
cinque, otto operai”13. Inoltre, poiché a ogni
[...] attualmente ordinati per categorie di macchine:
gruppo di macchine sovrintendeva un diverso
torni, fresatrici, trapani, pialle ecc”. In questo
caporeparto alla direzione tecnica risultava
reparto, che pure rappresentava uno dei punti di
impossibile monitorare il costo delle singole fasi del
forza dello stabilimento, si annidavano diseconomie
lavoro. Spesso infatti per risparmiare i capireparto
logistiche e sopravvivevano spazi di autonomia dei
non facevano lavorare “il pezzo con quel grado di
singoli capi operai incompatibili con il disegno
finitezza che si potrebbe raggiungere, ma vi si
razionalizzatore di Breda. Se ne ha precisa
lascia[va] un margine di lavorazione esuberante, che
testimonianza nella dettagliata relazione della
[doveva] esser poi tolto tutto alla lima”. Oltre a ciò
delegazione tecnica inviata nel 1899 negli Stati Uniti
la discrezionalità lasciata ai capireparto impediva
per acquistare nuovi macchinari e visitare i più
all’azienda di intervenire sulla programmazione del
importanti stabilimenti meccanici, soprattutto quelli
lavoro, fissando priorità e scadenze.
impegnati nella costruzione di locomotive, per
Insomma l’officina era una zona franca nella quale
“studiarne l’organizzazione e i sistemi di lavorazione;
solo con grande fatica la direzione sarebbe riuscita
[...] e proporre quei provvedimenti che si sarebbero
a introdurre quei principi di divisione del lavoro e di
utilmente potuti introdurre nelle officine della
controllo che sembravano indispensabili per una
ditta”12.
grande macchina produttiva quale la Breda
Mentre alla Baldwin e nelle altre imprese “ogni
aspirava ad essere. Su questo terreno Breda,
parte della locomotiva [era] eseguita in un solo
coadiuvato dagli ingegneri che aveva raccolto
riparto e ne [usciva] in generale finita anche di
attorno a sé, tra i quali sarebbe progressivamente
aggiustaggio”, alla Breda, riferivano gli ingegneri
emersa la figura di Guido Sagramoso, giocò la sua
Guido Sagramoso ed Eugenio Gavazzi, che insieme
partita più difficile. Al di là delle prevedibili
al capotecnico Remo Canetta si erano trattenuti
opposizioni dei vecchi operai di mestiere, nelle
circa sei mesi negli Stati Uniti, “un pezzo che viene
condizioni di mercato del vecchio continente una
dalla fucina o dalla fonderia, per essere ultimato
semplice riproduzione del modello americano nei
deve passare successivamente da una sala all’altra,
locali della sua officina era impensabile.
e finalmente essere portata all’aggiustaggio. La
Nelle fabbriche americane l’imperativo di “produrre
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rapidamente e a buon mercato” era divenuto
Inoltre, in virtù di tale libertà, ogni casa
realtà grazie a una dotazione di fattori che aveva
costruttrice aveva potuto specializzarsi nella
incentivato la meccanizzazione, in funzione del
produzione di “alcuni tipi di locomotive, per
risparmio di forza lavoro che ne poteva derivare. A
viaggiatori, per merci, per servizi locali ecc.”. La
detta degli ingegneri della Breda anche la tipologia
relativa semplicità costruttiva delle locomotive
degli stabilimenti, “su più piani sovrapposti collegati
americane aveva favorito la standardizzazione dei
da ascensori e montacarichi” negli Stati Uniti, a un
modelli permettendo alle imprese di dotarsi di
solo piano in Europa, aveva origine nel diverso
“macchine speciali, corredate di speciale
costo dei fattori: da noi “costa meno il lavoro che
attrezzatura, e seguire quei processi di
l’energia e quindi conviene provvedere al trasporto
lavorazione che sono economici, alla sola
interno mediante vagoncini e carri spinti da
condizione che la produzione sia forte; [e di]
manovali”14. Non meno importante nella
estendere l’uso dei calibri conseguendo oltre un
definizione del “sistema americano” era stato poter
risparmio sul costo di produzione, anche una
contare su una domanda per la quale funzionalità e
maggiore esattezza che gli permette di garantire
robustezza erano i requisiti essenziali, a differenza
l’intercambiabilità dei pezzi delle locomotive di
da quanto avveniva in Europa dove a causa del
un tipo, con utile notevole per le società
“grado esagerato di finitezza” previsto nei capitolati
esercenti”16.
delle Amministrazioni delle strade ferrate, “pezzi
Tutto questo era impensabile in Italia, dove il
che potrebbero essere messi in opera affatto greggi,
mercato era un monopolio a rovescio, nel senso
devono essere finiti alla macchina; superficie che
che poche grandi società ferroviarie imponevano
non lavorano affatto devono essere pulimentate
ai produttori condizioni vincolanti sia per le
come altre che la più scrupolosa esattezza
caratteristiche tecnico-formali del prodotto, sia
richiedono, per il loro ufficio meccanico; pezzi ormai
per la scelta e lo spessore dei materiali. E
finiti vengono rifiutati dai collaudatori per minuscoli
tuttavia, pur nelle profonde differenze dei sistemi
nei superficiali; giorni e settimane si spendono nella
sociale e di mercato, dall’America occorreva
verniciatura dell’inviluppo della locomotiva, della
partire se si voleva “rivaleggiare coll’Estero”,
cabine, delle
ruote”15.
come un tempo si era fatto con l’Inghilterra e
Liberi dai vincoli che gravavano sui fabbricanti, gli
altre nazioni europee.
stabilimenti americani avevano una produttività
Attorno al 1906, anno in cui si tenne a Milano
doppia rispetto ai loro concorrenti europei.
l’Esposizione internazionale del Sempione17,
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anche alla Breda, ormai divenuta la più
stabilimenti dove generalmente non si progetta,
importante fabbrica italiana di locomotive, in
siamo obbligati a tenere negli uffici tecnici per
diversi reparti si lavorava “all’americana”. Alle
quel lavoro di recensione dei disegni e per lo
macchine non si succedevano “che quei dati
sviluppo dei dettagli da mandare alle officine un
pezzi di locomotiva, sempre i medesimi a ogni
personale assai più numeroso che in America, dove
macchina e ad ogni operaio, macchina e operaio
ogni costruttore progetta anche i propri tipi”.
formanti quasi un solo essere organico ed
Vanto di Breda, che vedeva l’affermazione
intelligente, che colla facilità dell’abitudine
dell’impresa come una proiezione su un altro
restituisce a centinaia lisci e puliti i pezzi che ha
piano dell’indipendenza della nazione, era di non
ricevuti greggi,
22
rugosi”18.
A coordinare il
essersi dovuto appoggiare a tecnici stranieri nel
complesso organismo produttivo di uno
processo di ristrutturazione del vecchio
stabilimento prossimo alla congestione (sui
stabilimento rilevato nel 1886 da Cerimedo, ma di
45.000 mq di superficie ben 35.000 erano
essere riuscito a formare al proprio interno, e
coperti) era l’ufficio tecnico, che riuniva le
attingendo dagli allievi ingegneri che provenivano
funzioni di progettazione e di controllo della
dal Politecnico, i quadri tecnici di cui l’impresa
produzione. Era questo “il cuore” della grande
aveva bisogno. Nel corso degli anni, anzi, la Breda
fabbrica: “tutti gli organi delle officine sono in
era divenuta “un semenzaio di tecnici e
rapporti strettissimi coll’ufficio d’arte”. Vi erano
ingegneri” che si erano poi sparsi “per tutta Italia,
addette 38 persone tra ingegneri, costruttori e
portando ovunque un valido contributo allo
disegnatori19, tra cui i collaboratori più stretti di
sviluppo dell’industria meccanica”20.
Ernesto Breda, ritratti in una celebre fotografia in
Ideale complemento dell’ufficio tecnico, a cui era
posa davanti a una locomotiva.
delegata la progettazione – o meglio l’analisi e il
Il particolare rapporto di sudditanza dell’impresa
disegno delle indicazioni fissate nei capitolati
nei confronti delle società ferroviarie faceva sì che
dalle società ferroviarie – era l’ufficio controlli.
l’ufficio d’arte fosse più la direzione tecnica dello
Ogni pezzo uscendo da un reparto per passare
stabilimento che un ufficio di progettazione in
alla fase successiva doveva prima transitare per
senso proprio. Erano ancora Sagramoso e Gavazzi
l’ufficio controlli per le verifiche dei materiali e
a sottolineare il contrasto tra le dimensioni
dell’aderenza agli standard di progetto. Una
dell’ufficio e i suoi compiti: “E a proposito di
scelta dettata dalla particolare complessità del
disegni è curioso rilevare il fatto che nei nostri
processo produttivo, ma non priva di
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Ufficio pubblicità Breda
in via Bordoni, Milano, inizio
anni venti
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diseconomie come avevano potuto constatare i
tecnici della Breda al rientro
dall’America21.
Le
orizzonti, diversificando le produzioni dell’azienda
in direzione di nuovi promettenti settori quali la
locomotive “erano macchine complicatissime” e
costruzione di trebbiatrici e di vagoni e carri
ciascuna di esse si componeva “mediamente di
ferroviari23. Era l’inizio di una nuova avventura
circa diecimila parti di circa mille figure diverse”.
imprenditoriale, di cui però Ernesto Breda non
In queste condizioni, “la bontà” del risultato
fece in tempo a vedere che i primi sviluppi.
finale dipendeva “dalla cura colla quale ciascuna
parte deve essere studiata e lavorata”.
Rompendo con la tradizione di affidare ai capi
1. Michéle Merger, Un modello di sostituzione: la locomotiva italiana
operai la scelta dei modi di eseguire la
dal 1850 al 1914, “Rivista di storia economica”, n.s., 1, 1986.
lavorazione dei singoli pezzi, alla Breda si era
2. Franco Amatori, Andrea Colli, Imprese e industria in Italia
riusciti a imporre un severo controllo su ogni fase
dall’Unità a oggi, Marsilio, Venezia 1999.
della produzione: “tutto il sistema di ripartizione,
3. Industria del ferro in Italia. Estratto dal rapporto dell’ing. Felice
di svolgimento e di controllo, sia dei progetti che
Giordani, Cotta e Capellino, Torino 1865.
dei lavori, il quale fondasi essenzialmente
4. Stefania Licini, Dall’Elvetica alla Breda. Alle origini di una
sull’accentramento di vari controlli, e che
grande impresa milanese (1846-1918), “Società e Storia”, 63,
rappresenta una radicale innovazione organica in
1994, pp. 79-123.
confronto di quanto si fa in officine analoghe alle
5. Duccio Bigazzi, L’evoluzione del lavoro operaio nell’industria
nostre sia in Italia che
24
all’Estero”22.
metalmeccanica 1840-1930, in A. Martinelli (a cura di), Lavorare a
Nel 1908, a poco più di vent’anni dalla
Milano. L’evoluzione delle professioni nel capoluogo lombardo dalla
fondazione, la Breda festeggiava la sua millesima
prima metà dell’800 ad oggi, Edizioni del Sole 24 Ore, Milano 1987.
locomotiva. Era un risultato importante che valeva
6. Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908, p. 8.
all’impresa non solo una posizione di leadership
7. Giorgio Bigatti (a cura di), Una fonte per lo studio
nel mercato interno – secondo Michéle Merger a
dell’evoluzione della struttura industriale di Milano: il “Premio
questa data l’impresa dell’ingegnere padovano
Brambilla”, “Storia in Lombardia”, 3, 1987, p. 203.
deteneva circa un terzo del mercato – ma anche
8. Giuseppe Colombo, L’industria delle macchine all’Esposizione di
la possibilità di una significativa proiezione
Milano, in Id., Industria e politica nella storia d’Italia. Scritti scelti,
internazionale, come dimostravano le forniture
a cura di C.G. Lacaita, Cariplo-Laterza, Milano-Bari 1985.
alle ferrovie romene e turche. I limiti del mercato
9. Ing. Ernesto Breda. Milano, Concorso ai premi al merito
tuttavia consigliarono a Breda di allargare i propri
industriale indetto con R. Decreto del 4 agosto 1895. Memoriale e
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descrizione dello stabilimento, snt, 1895, p. 7.
Europa, cit., p. 57.
10. Duccio Bigazzi, Modelli e pratiche organizzative
17. Pietro Redondi, Paola Zocchi (a cura di), Milano 1906.
nell’industrializzazione italiana, in Storia d’Italia. Annali 15:
L’Esposizione internazionale del Sempione. La scienza, la città,
L’industria, a cura di Franco Amatori, Duccio Bigazzi, Renato
la vita, Guerini e Associati, Milano 2006.
Giannetti e Luciano Segreto, Einaudi, Torino 1999.
18. Per la millesima locomotiva, cit., pp. 9-10.
11. Documento in G. Bigatti (a cura di), Una fonte per lo studio
19. Ing. Ernesto Breda. Milano, Concorso ai premi al merito
dell’evoluzione della struttura industriale di Milano: il “Premio
industriale, cit., p. 8.
Brambilla”, cit., p. 206.
20. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
12. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
Europa, cit., p. 10.
Europa. Osservazioni e confronti, G. Abbiati, Milano 1900.
21. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
13. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
Europa, cit., p. 56.
Europa, cit., p. 23.
22. Ing. Ernesto Breda. Milano, Concorso ai premi al merito
14. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
industriale, cit. p. 7.
Europa, cit., p. 20.
23. Valerio Castronovo, La Breda nella storia dell’industria
15. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
italiana, in La Breda. Dalla società italiana Ernesto Breda alla
Europa, cit., p. 53.
Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello
16. Ing. Ernesto Breda e C., Le locomotive in America e in
Balsamo (Mi) 1986.
Locomotiva-tender
per F.B.C., 1910
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LA STORIA
Tecnica al lavoro:
una macchina ai primi del Novecento
Raimonda Riccini
Registro dei preventivi
Breda, 1902-05
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imperiosa. Né lo sono le attente descrizioni e gli
interessati resoconti sulle locomotive che fanno
bella mostra di sé nei padiglioni delle esposizioni,
come in quella internazionale del Sempione del
1906, dove sono presenti ben “cinque locomotive
di diverso tipo, costruite dalla Società Italiana
Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, di
Milano, ed esposte tre dalla Casa stessa e due
La locomotiva appare, sullo scorcio finale
dallo Stato”, macchine che “fanno onore alla
dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento,
Società costruttrice e all’industria italiana”. Fra
non soltanto come un condensato epico
queste, “la locomotiva 8351 gruppo 835,
dell’immaginario del secolo del vapore e
destinata a disimpegnare il servizio di stazione; è
dell’industria meccanica, ma anche come un
una macchina-tender a tre assi accoppiati. I due
artefatto esemplare, attorno al quale sono
cilindri sono gemelli ed esterni, con distribuzione a
cresciute e si sono modellate diverse culture,
cassetti piani e apparecchi d’inversione di marcia
saperi, competenze e mestieri. Come qualunque
esterni tipo Heusinger; alla loro lubrificazione
altro oggetto, per essere compresa la locomotiva
provvede un apparecchio Nathan. Lo
va dunque interrogata non soltanto attraverso
scappamento provoca il tiraggio ed è regolabile. I
Raimonda Riccini
l’atto della percezione, osservando le sue forme
tubi sono lisci. L’alimentazione si fa con iniettore
è professore alla facoltà di
metalliche e i significati che vi si sono addensati,
Friedmann. C’è freno a mano e a vapore su tutte
design e arti dell’Università
ma va compresa nel suo farsi: ciò che appare non
le ruote, ed un sabbiatore ordinario a caduta”1.
Iuav di Venezia, dove
è solo ciò che appare, ma ciò che è stato fatto. E
Questa locomotiva, come quelle presentate da
insegna storia della scienza
come è stato fatto.
altre ditte italiane, “nulla ha da invidiare a quelle
e delle tecniche
estere per precisione dei dettagli, per eleganza dei
Non sono sufficienti a questo scopo le immagini di
diversi pezzi motori, per solidità e durata”2.
locomotive che ci vengono incontro dallo schermo
Nonostante la cura puntigliosa nella descrizione,
cinematografico, dai dipinti e da tante pagine
nulla di tutto questo riesce ancora a rendere conto
della letteratura, che sono un condensato di
della complessità della “costruzione” di una
metafore nelle quali la grande macchina esprime
locomotiva. Costruzione tecnica e sociale insieme,
una plasticità straordinaria e una forza evocativa
frutto della partecipazione di imprese e capitali,
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Personale notturno della
sezione macchine,
stabilimento Elvetica, fine
Ottocento
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conoscenze e interessi, ma anche di lavoro,
evidente nel caso di immagini e descrizioni di
competenze, mestieri, attraverso i quali si
malfunzionamenti, incidenti e rotture. Come nelle
esprimono le dinamiche dell’economia e delle
tavole anatomiche, le “patologie” non alterano il
innovazioni tecnologiche, ma che riflettono
senso di potenza della macchina, che anzi si
direttamente anche le cadenze dell’opera e del
sprigiona sottoforma di forza incontrollabile
fare delle persone.
(“L’esplosione di una caldaia è spesso
accompagnata da effetti distruttori di una violenza
estrema”4), una forza che addirittura proietta la
Gli ingegneri e la “pura tecnica”
locomotiva in aria, scaraventandola lontano, ma
che risulta comprensibile perché risponde ai
Dopo il tempo degli avventurosi pionieri-inventori-
medesimi principi che ne consentono il regolare
imprenditori, formidabile generatrice di macchine
funzionamento.
fra Otto e Novecento è la cultura dell’ingegneria e
La locomotiva, anche in questi frangenti, non ci
la sua formalizzazione attraverso manuali, trattati
viene mostrata come un oggetto a tutto tondo,
e repertori, che mostrano con grande evidenza la
ma scarnificata e isolata dai suoi contesti, secondo
compiutezza della sapienza tecnica attorno a
una consolidata tradizione dell’ingegneria. Pur
questo prodotto. Descritta nelle parti e
indicando con assoluta precisione “cosa si deve
componenti, tracciata nei sistemi di
fare” per costruire locomotive, il risultato è un
funzionamento secondo i principi codificati dalla
repertorio di parti, parti funzionanti, messe in
fisica e dalla meccanica, la locomotiva emerge
forma dalle ragioni della scienza fisica e meccanica
dalle pagine di volumi ricchi di formule e profili
più che da braccia umane coadiuvate tutt’al più
analitici, illustrata da disegni tecnici, come un
da macchine utensili. L’essenza di questa – come
corpo dissezionato nei grandi atlanti anatomici,
di altre macchine dell’era meccanica – è la tecnica,
alla maniera di Vesalio: dai sistemi di
la “pura tecnica”, a testimonianza del fatto che
funzionamento (sviluppo del vapore, trasmissione,
l’ingegneria è stata una grande generatrice di
frenatura), agli organi meccanici (chassis, ruote,
stereotipi5.
boccole, sospensioni), fino ai più minuti dettagli
Ne sono un elegante esempio gli album della
(ingranaggi, sistemi di connessione, indicatori)3.
Breda nei quali “locomotive e veicoli per ferrovie e
L’analogia fra macchina e corpo – uno dei topoi
tramvie” vengono mostrati attraverso
del pensiero filosofico e scientifico – è ancora più
un’immagine per ogni singolo modello – a dire il
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Stabilimento Breda Milano,
montaggio locomotive e,
sotto, fonderia della ghisa,
dal catalogo dell’Esposizione
internazionale di Milano del
1906
Pagina seguente:
stabilimento Breda Milano,
caldaieria e officina cilindri e
lavorazione dei lungheroni,
dal catalogo dell’Esposizione
internazionale di Milano del
1906
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vero con viste non sempre laterali e piatte, ma
talvolta riprese con un’inclinazione verso
l’osservatore – corredata dalle informazioni
tecniche (scartamento dei binari, diametro delle
ruote motrici, capacità della cassa d’acqua e della
cassa carbone) in italiano, inglese e tedesco6.
Chi conduce la locomotiva:
fuochisti e macchinisti
In realtà, quando noi oggi cerchiamo di ricostruire
la storia di un oggetto tecnico, di una macchina,
siamo sempre meno soddisfatti degli stereotipi e
sempre più alla ricerca anche di persone.
Sappiamo ormai bene che un prodotto non può
essere compreso appieno se non collocandolo nei
contesti sociali dai quali è scaturito.
Uno spiraglio verso una maggiore chiarezza ce lo
forniscono, sebbene in maniera ancora schematica,
i manuali d’uso della locomotiva, piccoli e densi
compendi di ciò che una locomotiva è e di come
funziona, ma soprattutto strumenti di avviamento
all’uso di una macchina indirizzati alle persone che
concretamente ne avrebbero attuato il
funzionamento7.
Si tratta di un insieme di materiali che filtrano, a
diversi livelli di complessità, l’insieme delle
conoscenze tecnico-scientifiche “alte” e le
traducono ai fini di un acculturamento del
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Stabilimento Breda Milano,
lavorazione di cilindri di
locomotive, anni dieci
Stabilimento Breda Sesto San
Giovanni, grande maglio
sezione fucine, anni dieci
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personale “di macchina” delle ferrovie. Sono
maggior parte delle nostre industrie
elementi di connessione fra teoria e applicazione
metalmeccaniche, quello di costruire ogni genere
pratica che, se non altro, fanno intravedere le abilità
di prodotti, senza mirare alla specializzazione”12.
e le competenze “attese” per poter svolgere un
Questo si attua soprattutto attraverso
mestiere concreto. Un mestiere che, ricordiamolo,
l’acquisizione di macchinari: “Con ritmo razionale
era ben lungi da essere asettico, ma coinvolgeva
le fucine furono a grado a grado dotate di magli e
aspetti di grande fisicità e corporeità, come ci ha
presse poderose che permisero di fucinare anche
rimandato tanta iconografia del “macchinista
quei pezzi del movimento e della sospensione che
ferroviere”, del “fuochista”8, immersi in fumiganti
prima venivano provvisti all’estero. La piccola,
vapori, alle prese con il fuoco, il nero carbone, i
antica torneria si arricchì di torni moderni, dei tipi
detriti di coke che si accumulano e le “materie
e delle dimensioni più varie, ciascuno fornito degli
d’ungimento e d’illuminazione”9. A questi operatori
accessori adatti ad uno speciale lavoro. Accanto
della strada ferrata gli opuscoli e i manuali offrono
alle poche pialle e limatrici, sulle quali passavano
conoscenze elementari dei principi costruttivi e di
prima indifferentemente i pezzi destinati ai più
funzionamento e insieme le istruzioni per uso,
svariati prodotti dell’industria meccanica, si
conduzione e riparazione della locomotiva10.
andarono allineando nuove pialle e nuove
Studiati per rivelare a chi le deve usare come le
limatrici, uscite dalle migliori macchine americane,
cose sono fatte, essi svelano un po’ di più anche a
e sorse tutto un reparto di fresatrici, forte di più di
noi come una locomotiva era costruita.
cento macchine, sulle quali non si videro
succedersi che quei dati pezzi di locomotive,
sempre i medesimi ad ogni macchina e ad ogni
Come si costruisce la locomotiva
operaio”13. Ancora più precisamente: “Sorse, nel
nuovo stabilimento, un reparto completo di
34
Bisogna ora entrare nella fabbrica, dove la cultura
fresatrici ricco di oltre 100 macchine e la fonderia
organizzativa e progettuale11 si fonde con il lavoro
venne fornita di ‘cubilots’ per la ghisa occorrente
delle persone e delle macchine.
alle fusioni dei grandi cilindri delle moderne
Già prima della fine del secolo, com’è noto,
locomotive ‘compound’”14.
Ernesto Breda imprime una trasformazione nella
La nuova dotazione tecnica garantì il passaggio da
organizzazione del lavoro della sua azienda, volta
una fase nella quale, dopo il lavoro svolto dalle
al superamento di “un andazzo comune alla
poche e imprecise macchine, era ancora
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ancora una gerarchia di fabbrica fondata sulla
netta distinzione tra il livello ‘alto’ del maestro [...]
e il livello basso dell’aiutante [...] diversa era la
situazione dei mestieri in cui la crescente
specializzazione delle macchine utensili aveva
scomposto la figura del meccanico polivalente:
tornitori, fresatori, trapanisti ecc. Qui cominciava
infatti a delinearsi una gerarchia non più
necessario l’intervento manuale dello specialista,
‘bipolare’, ma riferita ai diversi livelli di
alla cui “perizia nel maneggiare la lima e il
professionalità [...]: al vertice si situava l’operaio
martello” era affidata la qualità ultima del
adibito ai lavori di particolare delicatezza e
prodotto15. Non solo: la presenza di macchine
complessità (il futuro operaio specializzato);
specializzate rendeva necessaria anche la
seguiva l’operaio al quale erano affidati lavori di
trasformazione dello spazio di lavoro e la
serie che richiedevano tuttavia una certa capacità
creazione di reparti separati, come ci illustrano
di lettura del disegno meccanico, qualche nozione
bene anche le immagini qui riprodotte16. Nella
di matematica e adeguato governo della propria
fabbrica si riflette quella scomposizione già
macchina (il futuro operaio qualificato); al fondo
presente nella progettazione della locomotiva, che
della scala, infine, si trovava il semplice addetto
risultava negli strumenti di rappresentazione degli
macchina, sorvegliante e rifornitore di uno
ingegneri come un assemblaggio di parti
strumento regolato da altri”17.
funzionanti cui si accennava più sopra. Per
Come ha ben spiegato Duccio Bigazzi, l’avvento
combinarsi fra di loro, i pezzi separati devono
delle macchine automatiche istituisce una relazione
essere precisi, sola caratteristica che può garantire
speciale fra l’operaio e la macchina utensile.
il rapido montaggio e l’intercambiabilità dei pezzi,
Raffigurato sempre più spesso nelle immagini
secondo la nuova filosofia dell’”American system
fotografiche d’epoca, questo rapporto, che simula
of production”.
il gesto del lavoratore, ci dice poco però del
Sarà di conseguenza sconvolta la tradizionale
processo operativo. Piuttosto esso funziona come
gerarchia del lavoro, dei ruoli e delle figure
un nuovo modello iconografico e simbolico del
all’interno della fabbrica: “Se per mestieri come il
lavoro. “La presenza del prodotto è l’elemento che
fonditore, il fucinatore o il calderaio permaneva
giustifica il senso di orgoglio e di compiaciuta
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Focolare della caldaia per
locomotiva del gruppo 746
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Caldaia per locomotiva del
gruppo 746
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Stabilimento Breda Milano,
caldaieria per locomotive e
trasporto caldaie, 1907 circa
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partecipazione [...] finché lo stato della tecnica lo
- confezionare l’anello della camera fumo con
permetterà, gli operai esibiranno inoltre, a ulteriore
coprigiunte – escluso la chiodatura;
testimonianza di un ancora diffuso senso di
- confezionare il camino completo di base,
padronanza del processo lavorativo, i propri utensili
montarlo e chiodarlo in opera;
e strumenti (il martello, l’incudine, le tenaglie
- confezionare la piastra tubolare camera fumo –
ecc.)”18.
montarla – chiodarla e cianfrinare.
Le immagini non offrono però una
documentazione degli aspetti operativi: il senso di
Il tempo delle operazioni dipende dalle scelte di
sproporzione fra uomo e oggetto aumenta a mano
produzione. Per esempio, per piastra stampata a
a mano che il procedimento tecnico si andava
mano e chiodata a mano 122 ore; stampata a
facendo più complesso, frammentato, scandito da
mano e montata a macchina 182; stampata a e
tempi che non erano più riferibili al tempo
montata a mano 131; stampata a pressa e
personale. I libri dei preventivi, stilati per ogni
montata a macchina soltanto 91.
oggetto, macchina o pezzo prodotto, questi
Questa invece è la sequenza del montaggio, dal
passaggi sono descritti fino al minimo dettaglio,
momento in cui si riceve la caldaia fino al
specificando sia le ore necessarie, sia la quantità e il
collaudo:
tipo di materiale, sia la scansione temporale,
- aggiustare e montare parassale, boccole e ruote
sequenziale, delle operazioni19.
pronto per ricevere la sospensione (escluso il
Ecco la “confezione” della caldaia della
montaggio del carrello, con relative ruote e
locomotiva 685:
boccole) – h. 90
- confezionare la porta della camera fumo
- montaggio della sospensione – h. 6
completa di chiusure e cerniere e montarla in
- montaggio del freno completo di serbatoi – h. 16
opera esclusa la traversa;
- montaggio trazione e repulsione – h. 5
- confezionare il frontone della camera fumo e
- verifica e pulizia dei cilindri – h. 1
chiodarlo in opera;
- montaggio in opera dei pistoni motori con
- confezionare la traversa della porta della camera
relative aste, contraste e guarniture – h. 12
fumo e montarla in opera;
- montaggio in opera dei pistoni distributori con
- confezionare l’angolare della camera fumo e
relative aste e guarniture – h. 3.
chiodarlo in opera;
Componendo come in un puzzle queste sparse e
- confezionare il contrafondo della camera fumo
fin troppo frammentarie indicazioni, forse ora
e chiodarlo in opera;
cominciamo a vederla un po’ meglio, la
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locomotiva 830, fin dal momento nel quale le
è a firma de “Il Macchinista”.
fucine si apprestano a produrre i materiali
3. Si vedano, fra le tante, Edouard Sauvage, La machine
necessari, preparando le forme grezze del metallo
locomotive, Baudry & Cie Editeurs, Paris 1894; William Prime
da lavorare, fino alla costruzione per parti (la
Marshall, Evolution of the Locomotive Engine, The Institution of
caldaia in un’apposita officina, la scocca e i telai in
Civil Engineers, London 1898. In italiano, si vedano gli storici
un’altra, i sistemi strutturali in un’altra ancora).
Manuali Hoepli. A queste si aggiungano le numerose iniziative
Possiamo riconoscerla, mentre la sua fiancata
periodiche, pubbliche e private, accademiche e commerciali,
passa sotto la macchina “strozzatrice”, o sotto
come il “Portéfeuille économique des machines”, edito dal
l’azione dei trapani che perforano la lamiera in
1856 agli anni venti del Novecento.
corrispondenza dei punti di fissaggio.
4. E. Sauvage, La machine locomotive, cit., p. 84.
Immaginiamo le batterie di piallatrici e limatrici
5. Cfr. su questo Mark Brutton, Après le modernisme, “Culture
che rifiniscono parti degli ingranaggi, mentre le
technique”, 5, 1981, pp. 63-71.
macchine automatiche lavorano e producono
6. Gli album sono conservati presso l’Archivio storico Breda.
pezzi del telaio, longheroni e ruote, tiranti e viti. I
Ancora più significativi da questo punto di vista sono le tavole
carrelli si spostano, movimentando le varie parti
a disegno tecnico delle Ferrovie dello Stato, Album dei tipi
verso le grandi sale di montaggio, dove vengono
delle locomotive ed automotrici, vol. II: Locomotive-tender,
composte una dopo l’altra e allineate sotto le
Firenze 1915.
grandi
volte20.
7. Fra gli altri: Stanislao Fadda, Alberto Olivetti, Giacomo Silvola,
Infine, dopo l’ultima cura dei pulitori, la vediamo,
La locomotiva: sua costruzione ed arte di guidarla, Loescher,
la locomotiva, mentre scivola fuori del reparto,
Torino 1890; G. Gauterio, L. Loria, Macchinista e fuochista, XI
attraversa i cortili dello stabilimento, e si avvia al
edizione rifatta da C. Malavasi, Ulrico Hoepli, Milano 1916;
suo primo viaggio.
Ferrovie dello Stato - Scuola allievi fuochisti, Corso elementare,
vol. IV: La locomotiva, Pisa e Lampronti, Firenze 1921.
8. Il decreto ministeriale 27 giugno 1905 impone le norme di
1. Ugo Lombardi, La mostra delle locomotive, “L’Industria.
idoneità alla conduzione di locomotive a vapore: “Le macchine
Rivista tecnica ed economica illustrata”, 36, settembre 1906,
locomotive devono sempre essere condotte da un macchinista e
pp. 563-565, citazione a p. 565.
da un fuochista posto alle dipendenze del primo” (G. Gauterio,
2. La mostra ferroviaria, I, in Milano e l’Esposizione
L. Loria, Macchinista e fuochista, cit., p. 263).
internazionale del Sempione 1906. Cronaca illustrata
9. Ferrovie dello Stato, Corso elementare, cit., p. 219.
dell’Esposizione, Fratelli Treves, Milano 1906, p. 250. Il resoconto
10. L. Le Chatelier, E. Flachat, J. Petiet , C. Polonceau, Guide du
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Locomotiva 746.004 per le
Ferrovie dello stato, 1922
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mécanicien constructeur et conducteur de machines locomotives,
differenza del vecchio stabilimento di Milano, che era cresciuto
Carilian-Goeury et V. Dalmont, Paris 1851.
per progressivi aggiustamenti, quello di Sesto (1903) rispondeva
11. Si vedano i testi di Giorgio Bigatti e Alberto Bassi in questo
a “criteri modernissimi”. Qui “un’altra officina, di oltre 11.000
volume.
mq di superficie, venne costruita per trasferirvi il reparto per la
12. Antonio Fossati, Lavoro e produzione in Italia dalla metà
riparazione di locomotive, che ragioni di spazio impedivano di
del secolo XVIII alla seconda guerra mondiale, G. Giappicchelli,
poter più a lungo mantenere nello stabilimento di Milano”, La
Torino 1951, pp. 312-314, citazione a p. 313. Cfr. anche Società
società italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, dalle
italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche, in La
sue origini ad oggi 1886-1936, Officine Grafiche Mondadori,
meccanica e l’elettricità in Italia, Capriolo e Massimino, Milano
Verona 1936, pp. 35 e 37.
1909.
17. D. Bigazzi, L’evoluzione del lavoro operaio, cit., p. 101.
13. Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908, pp. 9-10. Cfr.
18. Duccio Bigazzi (a cura di), Fotografia dell’acciaio, Libri
anche il volume edito in occasione del centenario La Breda.
Scheiwiller, Milano 1992, p. 74.
Dalla società italiana Ernesto Breda alla Finanziaria Ernesto
19. Presso l’Archivio storico Breda sono conservati diversi
Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1986.
registri preventivi: in particolare si vedano i tre registri 1902-
14. A. Fossati, Lavoro e produzione, cit., p. 313.
1914 regg. 598-600 e s. Sieb, b. 87, fasc. 601, che contiene un
15. Duccio Bigazzi, L’evoluzione del lavoro operaio nell’industria
“Preventivo locomotiva e tender – Gruppo 685” di grande
metalmeccanica (1840-1930), in A. Martinelli (a cura di), Lavorare a
completezza, anche se successivo temporalmente rispetto alla
Milano. L’evoluzione delle professioni nel capoluogo lombardo
locomotiva oggetto di questo studio.
dalla prima metà dell’800 a oggi, Edizioni del Sole 24 Ore, Milano
20. Per una descrizione dei procedimenti operativi e tecnici
1987, pp. 97-115.
dell’industria metalmeccanica si vedano il volume di Egidio
16. La specializzazione dei reparti è illustrata splendidamente in
Garuffa, La costruzione delle macchine e dei congegni meccanici,
album editi in occasione dell’Esposizione internazionale del
Unione tipografico-editrice torinese, Torino 1929 e l’opuscolo La
Sempione a Milano nel 1906, con fotografie di interni ed esterni
locomotiva, “Enciclopedia figurata Sonzogno”, 1, gennaio 1927,
degli stabilimenti della società: fonderia della ghisa, caldaieria,
dove la locomotiva è la prima delle macchine “spiegate e
officina cilindri e lavorazione dei lungheroni; officina bulloni e
illustrate in modo da essere comprese da tutti” (copia in
dadi, freseria; montaggio (a Milano); officine riparazioni
Archivio storico Breda, s. Sieb, b. 104, fasc. 692).
locomotive e officine per la lavorazione di altro materiale
ferroviario (a Sesto San Giovanni). Ricordiamo che la
produzione delle locomotive avveniva nello stabilimento di
Milano, mentre a Sesto San Giovanni si costruivano i vagoni. A
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Locomotiva per le ferrovie
Calabro lucane, 1915
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LA STORIA
Progettazione
e costruzione ferroviaria alla Breda
agli inizi del secolo scorso
Alberto Bassi
Ufficio tecnico, reparto
locomotive, in via Bordoni,
Milano, primi anni venti
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Una premessa di metodo
Per gli storici del disegno industriale è della
massima utilità poter dialogare con competenze
L’industria studia, progetta, realizza, vende
disciplinari e scientifiche diverse, in modo da
prodotti: nella ricostruzione delle vicende
avviare indagini più strettamente progettuali
imprenditoriali appare rilevante e necessario
movendo da un background consolidato, ad
occuparsi dei caratteri della produzione.
esempio, di conoscenze storiche, economiche,
Tale semplificata ma ovvia asserzione sembra
sociali e tecnologiche. Il confronto
lontana dal trovare applicazione nelle storie
interdisciplinare rappresenta un’importante
d’industria, in genere abbastanza “distratte”
prospettiva comune per una circostanziata
rispetto a quanto concretamente costituisce il
comprensione dei fenomeni.
Alberto Bassi,
risultato finale del lavoro produttivo; almeno in
In questa direzione appare nodale il recupero
storico del design, insegna
verità quanto le storie del progetto o del disegno
dell’indagine sulle fonti, intese nella più ampia
storia del disegno industriale
industriale tendono a dimenticare lo specifico
accezione, dal documento cartaceo
alla facoltà di design e arti
contesto in cui gli oggetti hanno origine, spesso
all’iconografia, dalla storia orale al materiale
dell’Università Iuav di
più interessate al “genio creatore” che li ha
legato alla comunicazione, come i depliant
Venezia
disegnati, sia industriale, ingegnere o architetto1.
pubblicitari, la cartellonistica o i manuali tecnici
Il prodotto può invece essere il punto di partenza
di istruzione. Solo per fare un esempio, la
per molti “racconti”: su progetto, produzione,
documentazione “grigia” ha perlopiù goduto di
comunicazione e consumo; può, fra l’altro, render
poca attenzione da parte dell’impresa stessa, ma
conto della “cultura del prodotto” e del lavoro, di
anche degli archivisti e degli storici.
una specifica industria o società; collocarsi in una
La ricostruzione e la riflessione sul progetto
sequenza temporale di “storia delle
cose”2.
ferroviario alla Breda all’inizio del secolo, in
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locomotiva-tender da
manovra 8351, dal catalogo
dell’Esposizione
internazionale di Milano
del 1906
Locomotiva compound per
treni pesanti a grande
velocità 4963 “la mucca”
e locomotiva-tender
compound per treni
viaggiatori 8851, dal
catalogo dell’Esposizione
internazionale di Milano
del 1906
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generale dell’economia italiana5.
Nel 1886 l’ingegner Ernesto Breda rileva
l’Elvetica, una piccola società milanese operante
nel settore meccanico-ferroviario, costituendo
l’accomandita semplice Ing. Ernesto Breda & C.
Un anno dopo la Breda si apre alla fabbricazione
di materiale bellico e successivamente, nel 1891,
avvia la produzione di macchine agricole, carri
particolare sulla locomotiva-tender Breda 830 –
ferroviari e carrozze ferro-tramviarie. Nel
numero di serie 017, oggetto del restauro e
dicembre 1899 l’accomandita si trasforma in
occasione di questo
volume3
–, trae spunto e
società anonima, con la denominazione di
alimento dai materiali dell’Archivio storico Breda,
Società italiana Ernesto Breda per costruzioni
conservati presso l’Istituto per la storia dell’età
meccaniche. Nel 1903 la Società intraprende la
contemporanea (Isec) di Sesto San
Giovanni4.
costruzione degli stabilimenti di Sesto San
Il punto di vista privilegiato di questa indagine
Giovanni e Niguarda, per la produzione di carri
resta in ogni caso quello del progetto: il percorso
ferroviari e locomotive. Alla vigilia del primo
cioè che conduce a formulare un’idea di
conflitto mondiale le lavorazioni erano così
manufatto industriale, come risultanza di
suddivise: a Milano, locomotive a vapore ed
Locomotiva-tender gruppo
un’”intuizione” funzionale e/o tecnologica e/o
elettriche, caldaie, macchine utensili, proiettili,
830, da Ferrovie dello stato,
estetica oppure in risposta a una necessità di
materiali di impiego bellico; a Sesto, vetture
Album dei tipi delle
committenza o mercato e a predisporne i caratteri
ferroviarie, carri merci e pezzi fucinati, cui si
locomotive ed automotrici,
tecnologici e formali in relazione alle possibilità ed
aggiungono nel 1917 i motori per aereoplani e
Firenze 1915, tav. 152
economie di produzione.
nel 1921 i velivoli; a Niguarda, locomobili,
compressori stradali, motopompe per irrigazione,
trattori e macchine agricole6. Durante la prima
La Breda a cavallo del secolo scorso
guerra mondiale il complesso organismo
produttivo viene finalizzato alla produzione
50
È forse utile fornire alcuni cenni sulle vicende
bellica, dai proiettili ai cannoni, ai siluri e ai
storiche della Breda, un’impresa di grande
biplani da combattimento.
rilevanza per la storia dell’industria e più in
La vocazione originaria è dunque legata alla
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produzione di materiale rotabile: già nel 1908
viene costruita la millesima locomotiva, un
gruppo 685 Compound a quattro cilindri7,
cavallo di battaglia dell’azienda oltre che delle
Ferrovie delle stato. Nel giubilare edito per
l’occasione si leggeva: “Nemmeno nei primi
difficili passi la ditta Breda ha ricercato presso
fabbriche straniere l’aiuto di tecnici ormai
provetti, né è ricorsa alla pratica di ingegneri
della cultura imprenditoriale, costruttiva e
esteri, ma ha formato nelle proprie officine gli
progettuale della Breda al principio del secolo,
ingegneri e i capitecnici che con costanza e
con riferimento alle componenti che interagivano
amore hanno un po’ alla volta condotto lo
nell’elaborazione di un prodotto frutto di
stabilimento a quella perfezione tecnica che gli è
tecnologia e modi realizzativi complessi.
universalmente riconosciuta. Anzi le officine
L’azienda sestese – come del resto molte altre
Breda furono esse stesse un semenzaio di tecnici
industrie milanesi e lombarde, ma in generale
e ingegneri che si sparsero per tutta Italia”8.
italiane – nasce riunendo in un’unica figura,
In tali affermazioni pare leggersi un’idea del
quella di Ernesto Breda, sia l’imprenditore che il
prodotto come risultato di un lavoro articolato e
progettista, esito della cultura ingegneristica di
complesso, dove interagiscono diverse
fine Ottocento tradotta dentro la logica della
competenze progettuali e costruttive, di cui in
creazione di un prodotto non più solo
Breda si andava giustamente orgogliosi.
dell’invenzione. Cioè la costruzione di un
sistema, una struttura industriale, produttiva e
organizzativa per cui l’innovazione tecnica
Culture progettuali alla Breda
diventa un oggetto concreto.
Esiste poi una seconda componente, in grado di
52
La nostra ricostruzione attorno alla locomotiva-
contribuire allo sviluppo del progetto, costituita
tender 830 (cioè un mezzo destinato al servizio
dagli uffici tecnici che rappresentano il trait
di manovra) non fa riferimento in senso stretto
d’union tra la cultura dell’imprenditore-ingegnere
alla specifica storia ferroviaria di questo veicolo9,
e la realizzazione tecnica e fisica dei prodotti.
quanto piuttosto prova a collocarlo nel contesto
Infine è rintracciabile una terza competenza che
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Il contributo Breda alla costruzione
e progettazione ferroviaria
La storia dei veicoli a vapore in Italia12 è
riconducibile a un duplice filone progettuale. Da
una parte l’ufficio d’arte delle Strade ferrate Alta
Italia (SFAI) di Torino sorto nel 1872, divenuto poi
della Rete Mediterranea (RM); dall’altra l’ufficio
concorre alla determinazione dell’esito finale,
studi delle Strade ferrate meridionali (SFM) del
quella del “saper fare” della tradizione del lavoro
1880, con sede a Firenze, poi della Rete Adriatica
tecnico e operaio.
(RA). Dopo la nazionalizzazione e unificazione
Il disegno del prodotto industriale alla Breda è
della rete ferroviaria del 190513, quest’ultimo
dunque perlopiù il risultato di differenti filoni di
prevarrà fino a divenire in sostanza l’ufficio
cultura progettuale, tecnica e fabbrile: quella
progetti delle Ferrovie dello stato. Due scuole con
dell’industriale, di frequente ingegnere o tecnico
diverse “filosofie”: “mentre l’Ufficio d’Arte di
industriale, che si travasa poi all’interno degli
Torino avrebbe infatti sempre inseguito – scrive
uffici tecnici, ma anche quella dei lavoratori,
Giovanni Corniolò – l’obiettivo di una maggior
forniti di capacità manuali e tecniche che di volta
efficienza ed economicità di esercizio della
in volta si confrontano con nuove tecnologie e
macchina a vapore, mediante l’ottimizzazione del
macchinari10.
ciclo di produzione e di utilizzo del vapore,
l’Ufficio Studi di Firenze […] inseguì sempre il
In questa direzione, di integrazione di varie
medesimo obiettivo, ma per una diversa via,
competenze e di aggiornamento continuo degli
semplificando al massimo la locomotiva, al fine di
ingegneri e dell’ufficio tecnico Breda, si colloca
renderne soprattutto economica la sua gestione
certo il significativo viaggio d’istruzione,
e la sua manutenzione”14. Ai differenti approcci,
condotto nel 1899 negli Stati Uniti, da parte di
assieme alle esigenze legate ai caratteri dei tratti
una commissione costituita dagli ingegneri
di rete da coprire, fanno riferimento le scelte di
Eugenio Gavazzi e Guido Sagramoso e dal
configurazione formale: macchine veloci a ruote
capotecnico Remo Canetta, allo scopo di studiare
alte e due assi per le linee pianeggianti
i metodi costruttivi
americani11.
dell’Adriatica, su disegno dei fiorentini; veicoli
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Locomotiva con carrello
italiano per le ferrovie
secondarie romane, 1906
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contributo Breda al progetto e realizzazione dei
veicoli ferroviari all’inizio del secolo. La
responsabilità complessiva del disegno dei mezzi
è dunque attribuibile agli uffici tecnici
direttamente collegati alle Ferrovie dello stato,
dove vengono elaborati i disegni per le
commesse assegnate alle diverse aziende. Ma
questa rappresenta in tutta evidenza una tappa
poderosi, meno veloci, rodiggio a tre assi per i
iniziale, su cui intervengono modalità di
percorsi misti della Mediterranea, predisposte dai
elaborazione tecnica e ingegneristica differenti a
torinesi.
seconda delle imprese coinvolte.
La locomotiva-tender 830 (1903-06) – derivata
La cultura costruttiva e progettuale Breda pare
dalla 829, e da cui si svilupperà la 835 del 1906,
applicarsi dunque a questa fase di sviluppo che
uno dei veicoli a vapore più noti e prodotta in
conduce alla realizzazione finale del veicolo
quasi quattrocento esemplari – è uno fra gli
ferroviario; non tanto al disegno complessivo ma
ultimi mezzi riconducibili per impostazione
alle soluzioni tecniche e alle modalità esecuitive.
all’ufficio d’arte di Torino. Ha sostenuto sempre
Non senza un’attitudine sperimentale e di ricerca,
Giovanni Corniolò: “a differenza della quasi
condotta in proprio o su commessa, se è vero, ad
totalità delle nuove commesse assegnate dalle FS
esempio, che proprio il locotender 830-017
immediatamente dopo la loro costituzione che
restaurato presenta almeno un paio di
riguardarono macchine derivate da progetti
significative “varianti”, come l’assenza del
dell’Ufficio Studi della RA […] le 835 FS, le
compressore per l’azionamento del freno
famose e a tutti note piccole vaporiere che
continuo a vista e l’impiego della caldaia che sarà
arrancavano per gli scali italiani sino a una
poi adottata sulla 83516.
ventina di anni addietro, rappresentano appunto
una delle rarissime eccezioni, derivando dal
Si legge sul giubilare edito in occasione della
progetto delle 830, originate alla ‘scuola’ di
produzione della millesima locomotiva Breda del
Torino della Mediterranea”15.
1908: “le grandi amministrazioni ferroviarie
Merita a questo punto di essere introdotta
hanno ciascuna tipi propri di locomotive e di
un’ulteriore precisazione per quanto riguarda il
veicoli, e nelle forniture il costruttore deve
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Locomotiva compound a
Locomotiva compound a
quattro cilindri per le
quattro cilindri con carrello
ferrovie rumene, prospetto e
italiano per le Ferrovie dello
sezione, 1901
stato, prospetto, 1908
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seguire scrupolosamente i loro disegni e le
4. Una prima ricognizione dei materiali contenuti nell’Archivio
prescrizioni dei capitolati relative alla qualità dei
storico Breda è in Istituto milanese per la storia della
materiali e ai metodi di lavorazione”. Ma subito
resistenza e del movimento operaio, Annali 3. Studi e
però viene orgogliosamente rivendicato lo
strumenti di storia contemporanea. Guida e fonti dell’Archivio
sviluppo in proprio di alcuni modelli per cui “i
storico Breda, a cura di Grazia Marcialis, Giuseppe Vignati,
progetti di questo materiale vennero quasi tutti
Franco Angeli, Milano 1994.
studiati dalla Ditta, la quale si formò buona
5. Sulla storia della Breda si veda, fra gli altri, La Breda. Dalla
reputazione anche come progettista”17.
società italiana Ernesto Breda alla Finanziaria Ernesto Breda
1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1986; La
Breda all’estero un secolo di lavoro nel mondo, Amilcare Pizzi,
58
1. Su questi temi si rimanda ad alcune riflessioni già svolte e
Cinisello Balsamo (Mi) 1990. Per quanto riguarda più in
alla bibliografia in esse contenute; si vedano, ad esempio,
generale il progetto alla Breda, Alberto Bassi, Sesto produce:
Raimonda Riccini, History from things. Note sulla storia del
cultura del progetto nell’industria a Sesto San Giovanni, in
disegno industriale, “Archivi e imprese”, 14, dicembre 1994,
Istituto Milanese per la storia dell’età contemporanea della
pp. 231-235; Alberto Bassi, Gli archivi del progetto, “Archivi e
resistenza e del movimento operaio, Annali 5. Studi e
imprese”, 11-12, gennaio-dicembre 1995, pp. 144-160.
strumenti di storia contemporanea, Franco Angeli, Milano
2. Sulle potenziali chiavi di lettura del prodotto esiste una
2000, pp. 97-137.
bibliografia assai estesa; in quanto attinenti al nostro taglio di
6. Si veda anche Esposizione di Milano 1906 Materiale
analisi, si ricordano, fra l’altro le storie del design, ad esempio
Ferroviario - Società Ernesto Breda per costruzioni meccaniche,
Vittorio Gregotti, Il disegno del prodotto industriale. Italia
Milano 1906, dove compaiono anche precise indicazioni sui
Disegno tecnico del
1860-1980, Electa, Milano 1982, ma anche George Kubler, La
reparti impiegati nella produzione ferroviaria. Tre i modelli
surriscaldatore per
forma del tempo. Considerazioni sulla storia delle cose,
presentati nel volume ad esemplificare il catalogo Breda:
locomotiva-tender, 1909
Einaudi, Torino 1976. Per il punto sullo stato dell’arte degli
locotender FS 8351 da manovra (sviluppo del “nostro” 830),
studi di design, si veda Enrico Castelnuovo, Jacques Gubler,
locomotiva FS 8851 per treni viaggiatori, locomotiva FS 6943,
Dario Matteoni, L’oggetto misterioso, in Storia del disegno
di inedita configurazione, denominata “la mucca”.
industriale, a cura di E. Castelnuovo, Electa, Milano 1991, vol.
7. Ricche informazioni sull’organizzazione della produzione in
III: 1919-1990 Il dominio del design, pp. 404-414.
questi anni, oltre a un abbastanza completo catalogo, sono
3. Per le specifiche vicende di questo locomotore si rimanda
contenute in Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908.
all’articolata ricostruzione di Roberto Celotta contenuta in
8. Per la millesima locomotiva, cit., p. 12.
questo volume.
9. Per letture più analitiche e specialistiche, si rimanda, fra
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l’altro, al contributo fondamentale degli storici ferroviari, ricco
collegate fra loro”, in V. Castronovo, La Breda nella storia
di utili elementi tecnici. Quello che interessa, come storici del
dell’industria italiana, in La Breda. Dalla società italiana Ernesto
progetto, è mettere in luce il maggior numero di elementi
Breda alla Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, cit., p. 11.
necessari a una comprensione dei fattori che concorrono alla
12. In generale caratterizzate – secondo lo storico delle ferrovie
determinazione complessiva del prodotto.
Giovanni Corniolò – da “caldaie snelle e senza tanti orpelli e
10. Merita essere sottolineato come, fra le primissime grandi
fronzoli, bielle di sezioni contenute, ruote con cerchi e razze
aziende italiane, già a partire dagli anni trenta in Breda si faccia
sottili, che certamente hanno reso aggraziate e filanti le
strada un ulteriore filone di cultura del progetto, quella degli
locomotive delle FS” (G. Corniolò, Locomotive a vapore,
architetti-designer che sarà un fattore decisivo per lo sviluppo
Ermanno Albertelli Editore, Parma 1989, p. 13).
dell’industria. A cominciare dal contributo dell’innovativo
13. Sulla nazionalizzazione in generale, si veda anche Stefano
elettrotreno Breda ETR200, progettato da Giuseppe Pagano
Maggi, Le ferrovie, Il Mulino, Firenze 2003, pp. 130 sgg. Sul
nella linea aerodinamica e negli interni. L’architetto Pagano è
contesto della produzione ferroviaria si vedano, fra gli altri,
stato uno dei protagonisti della teoria della cultura e del
Clive Lamming (1989), I grandi treni dal 1830 ai nostri giorni, tr.
dibattito architettonico in Italia fra le guerre; fra l’altro, fu
it. Edizioni Edison, Bologna 1991; Maria Cristina Tonelli Michail,
direttore della rivista “Casabella”, curatore della Triennale
Ferrovie, in Storia del disegno industriale, a cura di
“razionalista” del 1936 e della prima mostra di design alla
E.Castelnuovo, Electa, Milano 1990, vol. II: 1851-1918 Il grande
Triennale del 1940, progettista di Palazzo Gualino a Torino e
emporio del mondo, pp. 310-316; Piero Muscolino, Ingegnose
dell’Università Bocconi a Milano (si veda Alberto Bassi, Laura
realizzazioni italiane per locomotive a vapore, in Piero Berengo
Castagno, Giuseppe Pagano, Laterza, Roma-Bari 1993;
Gardin (a cura di), Ferrovie Italiane. Immagine del treno in 150
sull’elettrotreno ETR200 si veda Alberto Bassi, Streamline
anni di storia, Ente Ferrovie dello stato, Editori Riuniti, Roma
Stabilimento Breda Milano,
italiano, “Casabella”, 653, febbraio 1998, pp. 30-39).
1988, pp. 58-61.
locomotiva-tender per le
11. Si vedano Per la millesima locomotiva, cit., p. 13; Aeda, Dal
14. G. Corniolò, Locomotive a vapore, cit., pp. 32-33; sempre a
ferrovie Nord Milano, 1924
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ferro all’acciaio. La Breda siderurgica, Torino 1967, pp. 67-68. La
proposito delle due “filosofie”, si veda p. 36.
commissione produce la relazione Le locomotive in America e
15. G. Corniolò, Locomotive a vapore, cit., p. 425.
Europa. Osservazioni e confronti, Abbiati, Milano 1900, in cui
16. Come conferma il libretto della caldaia stessa conservato
sono indagate in particolare le questioni relative
presso l’Archivio Breda. Che si tratti di una sostituzione, che
all’organizzazione produttiva e tecnica. Ciò ha permesso, ha
Corniolò indica essere avvenuta su diverse 830 (G. Corniolò,
scritto Valerio Castronovo, “di impostare meglio il processo di
Locomotive a vapore, cit., p. 426), oppure di una sperimentale
riorganizzazione intrapreso mediante la suddivisone dei
preserie.
macchinari e delle maestranze in sezioni omogenee, ma
17. Per la millesima locomotiva, cit., pp. 36, 43.
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LA STORIA
La comunicazione grafica Breda
all’inizio del Novecento
Fiorella Bulegato
Fiorella Bulegato
insegna storia delle
comunicazioni visive alla
facoltà di design e arti
dell’Università Iuav di
Venezia.
Allestimento Breda alla
mostra ferroviaria,
Esposizione internazionale di
Milano, 1906
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Catalogo per
l’Esposizione internazionale
di Milano, 1906, copertina e
tavola interna
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dell’impresa, sia verso gli scambi interni sia
esterni, ma certamente si assiste alla
predisposizione empirica di vari strumenti
destinati alla comunicazione. Dagli allestimenti e
cataloghi editi in occasione della partecipazione
alle esposizioni al volume per celebrare la
costruzione della millesima locomotiva, dalle
carte intestate ai titoli azionari fino alla
I decenni a cavallo tra Otto e Novecento
definizione del primo marchio, si registra
costituiscono per l’Italia un particolare momento
un’attenzione crescente ai linguaggi visuali, con il
in cui si assiste al definitivo decollo industriale e,
determinante apporto del mezzo fotografico che
di conseguenza, hanno avvio decisive
precocemente Breda utilizza per documentare la
trasformazioni nelle tecnologie, nei prodotti e nei
fabbrica, il lavoro e le sue realizzazioni2.
consumi, come nelle relative necessità di
Sono quei materiali “minori” illustrati in cui,
comunicazione delle aziende coinvolte. Nel caso
secondo Giovanna Ginex, “va cercata l’origine
della Breda, l’azienda nata nel 1886 con
dell’odierna comunicazione aziendale”3, spesso
l’acquisizione dell’Elvetica, società metallurgica
privi di indicazioni dell’autore delle composizioni
milanese posta lungo il naviglio Martesana, da
grafiche, più frequentemente recanti il nome del
parte dell’ingegner Ernesto Breda, naturalmente
fotografo, della tipografia o litografia. Tale
tali esigenze non sono rivolte al mercato dei
notazione ci permette di sottolineare un ulteriore
consumi di massa – come avviene, ad esempio,
fattore propulsivo per la realizzazione di materiali
per le industrie alimentari, le aziende elettriche o
“grafico-pubblicitari” in questo periodo che
per quelle legate ai trasporti
66
individuali1 –,
ma
riguarda appunto la maggiore facilità di
prevedono un interlocutore speciale, che include
diffusione delle immagini grazie alle nuove
quelle istituzioni pubbliche e grandi imprese
tecnologie di riproduzione, ovvero il passaggio
private in grado di trovare utile un prodotto ad
all’incisione fotomeccanica che elimina la
uso collettivo come i primi treni, fra gli iniziali
necessità di tradurre le fotografie in incisioni
settori d’intervento Breda.
manuali4.
Non è possibile parlare in questi anni di una
Certamente queste prime forme sono state utili a
“strategia” legata agli aspetti di pubblicizzazione
costruire quella sensibilità che porterà la
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Volume celebrativo per la
produzione della millesima
locomotiva Breda, 1908,
copertina e pagina interna
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Marchio della Società
italiana Ernesto Breda,
anni dieci
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comunicazione aziendale Breda, dopo il primo
comunicazione, ma soprattutto è la
conflitto bellico e in particolare negli anni trenta,
rappresentazione della locomotiva, l’applicazione
a connotarsi sempre più in termini di relazione
più imponente e suggestiva della macchina a
con la cultura del progetto e di definizione di
vapore che sta sostituendo l’emblematico
una propria identità e riconoscibilità.
riferimento al telaio meccanico come portatore
dello sviluppo economico e del progresso sociale.
A cavallo del secolo comunque, ricorrendo a un
Simile utilizzo della macchina si trova anche nella
repertorio iconografico che si andava
grafica dei certificati azionari emessi nel 1900,
consolidando nell’immaginario collettivo
dove un’immagine incisa della locomotiva è
dell’epoca, anche Breda celebra la fabbrica e la
contornata da un’imponente cornice ornata di
macchina come sinonimi di progresso. Sono
stampo architettonico, e l’acronimo della Società
rappresentazioni che si muovono tra
italiana Ernesto Breda diventa monogramma ed
l’interpretazione allegorica ed eroica di
elemento decorativo, secondo un linguaggio
impostazione classicista, l’integrazione con il
grafico-espressivo che si era sviluppato dalla
linguaggio realistico della fotografia e l’adesione
metà dell’Ottocento.
all’arte floreale che si stava imponendo anche nel
L’occasione che si offre per mettere a punto i
nostro paese. La presenza degli stabilimenti e dei
primi strumenti volti a far conoscere i propri
loro interni produttivi caratterizza ad esempio la
prodotti ai possibili acquirenti è la partecipazione
composizione fotografico-pittorica dello “Stab.to
all’Esposizione internazionale di Milano del 1906.
Elvetica sezione macchine personale notturno,
Oltre ad allestire due stand, uno all’interno della
Achille Ferrario Milano fotografo”5. Qui la
mostra ferroviaria, l’altro in quella agraria, nei
rappresentazione pittorica di una figura
quali vengono mostrati i macchinari accanto alle
femminile avvolta in un panneggio
immagini di fabbrica7, come d’uso all’epoca,
classicheggiante è abbinata a quella degli operai
viene predisposto anche un catalogo composto
al lavoro tra i macchinari, sovrastati da un profilo
di tre parti (materiale ferroviario, macchine
della fabbrica dagli scuri fumaioli, ma soprattutto
agricole e motori a “gaz”), in formato ad album,
è commista ai ritratti fotografici: del personale
rilegate sia in un unico volume telato, sia
notturno della sezione macchine e della
singolarmente con una copertina in carta legnosa
locomotiva FS 28366. Sono il prodotto e il lavoro
di colore viola, con impressione in oro di
che si costruiscono uno spazio nella
immagini e scritte8. La copertina, in particolare,
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Breda alla realizzazione di documentazione
illustrata e testuale sulle proprie attività, il
catalogo presenta in successione, stampate su
carta di spessore maggiore, gli stabilimenti della
società – comprese le planimetrie e le vedute
degli interni –, le immagini dello stand in fiera, e
fornisce di seguito i “Cenni sugli oggetti esposti”
nelle tre sezioni. Questi ultimi sono una sorta di
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raffigura in alto un riquadro con la testa alata di
“scheda” dei prodotti, composta in 44 tavole,
Mercurio – divinità del commercio e della velocità
che sostanzialmente in alto riprende il lettering e
– tra gli edifici industriali e una nave,
la composizione della carta intestata dell’azienda
probabilmente riferibile all’adiacenza degli
– ogni riga un carattere tipografico diverso dove
stabilimenti di Milano con il Naviglio, inserito in
prevale la componente calligrafica –, al centro
una cornice vegetale d’impronta floreale che
colloca l’immagine fotografica, ad esempio, delle
lambisce i margini e racchiude anche
locomotive, di parti meccaniche o delle carrozze
l’intestazione.
per i passeggeri, mantenendo solo il contesto del
I caratteri e gli stilemi figurativi del periodo sono
loro appoggio a terra, e in basso propone la
evidenti, anche nel lettering scelto che non arriva
descrizione delle caratteristiche tecniche dei
però ad essere integrato alle figure come nei più
prodotti in forma tabellare bilingue. Tutti i testi
convincenti esempi dell’arte floreale, e mostrano
sono composti con caratteri graziati scegliendo,
una certa sintonia sia con i linguaggi usati da
specialmente per i titoli, anche differenti famiglie
altri produttori di materiale ferroviario presenti
dal disegno liberty.
all’Esposizione del 1906 sia con l’intero e
Il libro del 1908 Per la millesima locomotiva
particolarmente curato apparato grafico e
prodotta dalla Breda riprende analoghi linguaggi
iconografico della manifestazione che, solo per
figurativi, declinandoli in una pubblicazione
citare opere note, deve il manifesto a Leopoldo
“elogiativa” rivolta a un pubblico più largo.
Metlicovitz e il logotipo a Adolf Hohenstein scelti
L’immagine della locomotiva 68100 diventa ora il
dopo aver bandito dei frequentati concorsi per la
soggetto di copertina, resa attraverso
loro progettazione9.
un’incisione in nero e oro che la raffigura
All’interno, ribadendo la speciale attenzione della
sollevata dalle mani di un tecnico e di un
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Catalogo della Società
italiana Ernesto Breda,
anni trenta
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Disegno in occasione
dell’istituzione della cassa di
previdenza della Società
italiana Ernesto Breda, 1906
Certificato azionario della
Società italiana Ernesto
Breda, 1900
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operaio. Posta all’interno di un cerchio solcato
evolverà a mano a mano arrivando alla
dai raggi del sole, è circondata da elementi
definizione di un linguaggio che, soprattutto
nastriformi e vegetali, sempre di ispirazione
dagli anni trenta, guarderà con convinzione verso
liberty, che sottolineano anche il titolo del
le istanze moderniste11.
volume.
La funzione differente a cui è destinata la
pubblicazione, stampata da Capriolo e
1. A titolo esemplificativo, tra le altre, Branca, Bisleri, Campari,
Massimino con fotografie realizzate dalla ditta
Società anonima forniture elettriche, Bianchi o Pirelli. Alquanto
G.B. Ganzini, ambedue di Milano10, è evidente
documentati sulle vicende della comunicazione delle industrie
nello sforzo speso nell’impaginazione interna,
dell’area lombarda e utili per un confronto con il caso Breda,
con le immagini della fabbrica di frequente
anche per gli anni a cavallo tra Otto e Novecento, sono i
ritoccate integrate nel testo, i capolettera ornati
volumi Dario Cimorelli, Giovanna Ginex (a cura di), Storia della
dal disegno naturalistico, la visualizzazione
comunicazione dell’industria lombarda 1881-1945, Amilcare
diagrammatica dei progressi produttivi
Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1997; Duccio Bigazzi, Giovanna
dell’azienda, il raggruppamento nella pagina dei
Ginex (a cura di), L’immagine dell’industria lombarda 1881-
modelli realizzati con le loro parti costitutive, la
1945, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1998; Antonello
cura dei disegni – a cui è affidata la descrizione
Negri, Immagini di fabbriche, macchine, imprenditori e operai,
più propriamente tecnica.
in AA.VV., Archeologia industriale in Lombardia, Amilcare Pizzi,
È negli anni dieci che si assiste all’ampliarsi delle
Cinisello Balsamo (Mi) 1981, pp. 57-76.
necessità di diffondere l’identità dell’azienda.
2. Cospicui materiali sono conservati all’Archivio storico
Oltre alla definizione di un marchio facile da
Breda. Si trovano anche parzialmente illustrati nelle varie
identificare – una riproposizione essenziale dei
pubblicazioni sulla storia aziendale, in particolare si veda Pepa
simboli di Milano all’interno di un cerchio: la
Sparti, L’immagine della Breda nello scenario industriale
croce e la cinta turrita nello scudetto avvolti da
italiano, in La Breda. Dalla società italiana Ernesto Breda alla
fogliame di alloro e quercia – si fa ad esempio
Finanziaria Ernesto Breda 1886-1986, Amilcare Pizzi, Cinisello
più incisivo il ricorso agli annunci pubblicitari. In
Balsamo (Mi) 1986, pp. 33-56 e 86-88.
questo ambito, la disomogeneità delle scelte
3. G. Ginex, Dall’Arte all’arte pubblicitaria, in D. Cimorelli, G.
figurative, che oscillano tra l’utilizzo di multiformi
Ginex (a cura di), Storia della comunicazione dell’industria
caratteri tipografici e la ripresa di motivi liberty,
lombarda 1881-1945, cit., p. 36.
sempre associati a fotografie dei propri prodotti,
4. La rilevanza delle aziende del settore è documentata, ad
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esempio, dalla presenza nella “guida” Milano nel 1906,
applicata all’industria e di chi opera in questi campi.
Amministrazione municipale di Milano, ediz. f.c., della sezione
10. Il volume originale, di formato 23x32 cm ca, è esposto
“Industrie della carta e grafiche”, all’interno del capitolo
all’Archivio storico Breda; è stato inoltre ristampato nel
dedicato agli impianti industriali, pp. 214-217.
1985 a cura di due ex dipendenti Breda.
5. L’opera si trova presso l’Archivio storico Breda.
11. Almeno dal 1924 opera l’ufficio pubblicità che ha sede
6. G. Ginex, La fabbrica immaginata. La grafica, in D. Bigazzi,
in via Bordoni a Milano dove si trovano gli uffici
G. Ginex (a cura di), L’immagine dell’industria lombarda 1881-
direzionali Breda. Nei primi anni trenta inoltre la Breda si
1945, cit., p. 63, considera proprio questi binomi tra realtà e
avvale ad esempio di Renzo Bassi (1903-78), attivo negli
simbolo, classicità e tecnologia capaci di fornire “un’inedita
stessi anni anche alla Pirelli. Ne tratta, con particolare
chiave del periodo storico e delle sue contraddizioni”.
riferimento agli anni quaranta, Giovanna Ginex, Le forme
7. Precedentemente, è documentata anche la partecipazione
della comunicazione aziendale: il caso Breda, in Istituto
della Cerimedo e C. – una delle società che ha dato origine
Milanese per la storia dell’età contemporanea della
all’Elvetica – all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881.
resistenza e del movimento operaio, Annali 6. Studi e
8. Alcuni esemplari originali che misurano 23,1x32 cm – in
strumenti di storia contemporanea, Franco Angeli, Milano
parte privi di rilegatura – sono conservati all’Archivio storico
2004, pp. 213-219.
Breda, che dispone anche di una copia rilegata
successivamente con copertina rigida, sempre stampata in oro
ma con caratteri goticheggianti.
9. A titolo esemplificativo si vedano, sempre per l’Esposizione
del 1906, le copertine dei cataloghi dell’azienda berlinese
Schwartzopff e della Società privilegiata austro-ungherese
delle ferrovie dello stato maggiormente affini ai canoni della
sensibilità secessionista e jugendstil. Anche il riconoscimento
per l’istituzione della cassa di previdenza che gli impiegati
Breda dedicano alla Società nel dicembre 1906, sempre
conservato all’Archivio storico Breda, riprende la figura del
logotipo ideato da Hohenstein, presentando due nudi virili
accanto agli attrezzi del lavoro che guardano verso una
distesa di fabbriche. Ricordiamo anche che in questo periodo
si stanno definendo ruoli e compiti della cosiddetta arte
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Annuncio pubblicitario
della Società italiana Ernesto
Breda, anni dieci
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LA STORIA
Immagini e immaginario della tecnica
nell’Archivio fotografico Breda
Cristina De Vecchi
Cristina De Vecchi,
studiosa di fenomenologia
dell’immagine, si occupa di
fotografia e cura gli archivi
di alcuni fotografi italiani
Costruzione di una caldaia
per locomotive a vapore,
anni venti
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dell’incisione o del dipinto. È nelle immagini degli
oggetti che la fotografia, anche in ambito
artistico, assume in proprio e applica le
caratteristiche meccaniche e mimetiche del mezzo
e le sue conseguenze estetiche: nettezza
dell’immagine, piani ravvicinati e precisione del
dettaglio, ruolo della luce nella costruzione
dell’immagine. Tecnicamente la scelta si
Alleanza tra macchina fotografica
e immagini della tecnica
concretizza nell’abolizione di ogni forma di
intervento estetizzante nella stampa fotografica e
nel fare di quest’ultima un fedele rendiconto di
Le immagini della tecnica all’inizio dell’Ottocento
una realtà sapientemente orchestrata.
sono principalmente immagini di oggetti, non
Inoltre la particolare affermazione della fotografia
diversamente da quanto accade in altri ambiti
in ambito tecnico-industriale è anche rivelatrice
della fotografia. La predilezione che la fotografia
di ciò che i contemporanei pensano della sua
ha mostrato, fin dalle sue origini, per gli oggetti
natura: l’immagine fotografica è vissuta anzitutto
è stata spesso spiegata con la subordinazione ai
come testimonianza autentica del reale, la sua
limiti tecnici del procedimento fotografico. Più
perfezione analogica ne suggerisce l’uso come
ricco di conseguenze sembra il punto di vista
efficace strumento per l’inventario. L’archivio
secondo il quale al contrario “la fotografia
fotografico della Breda, da questo punto di vista,
dell’oggetto si costruisce su una nuova estetica
è un’ulteriore conferma dell’alleanza tra
che magnifica, sacralizza e trasfigura l’oggetto e
macchina fotografica e tecnica. È stato notato
contribuisce ad affrancare il mezzo fotografico da
come lo strumento fotografico si sia mostrato
ogni riferimento pittorico passato inscrivendolo
poco adatto a esprimere la maestà del quadro
nel cuore stesso della rappresentazione della
offerto dalla potenza della nascente industria
modernità”1.
siderurgica2. Il “sublime industriale”, dove
La rinnovata coscienza tecnica,
implicita nell’uso documentario, consente alla
convivono seduzione e timore, trova la sua
fotografia di superare la crisi di identità che,
migliore espressione in letteratura e nelle arti
ancora sul finire dell’Ottocento, la obbliga a
tradizionali del disegno e della pittura.
nascondere le proprie forme sotto le vesti
L’approccio fotografico si rivela invece migliore
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alleato della macchina industriale, della quale
rapporto tra fotografia e industria agli inizi del
consente di documentare i progressi. L’utopia
Novecento: edifici, reparti, uffici, qualche foto di
industriale, la promessa di un futuro migliore è
lavoro, molte immagini che mostrano la
testimoniata dalla prova fotografica, capace di
successione dei modelli delle motrici e dei vagoni
diffondere agli occhi del mondo, tappa per
e infine la serie più tecnica, dedicata alle “parti”
tappa, la nascita degli stabilimenti, dei reparti e
della locomotiva3. Questa scelta interpreta anche
dei prodotti. Grazie al suo ruolo promozionale la
i diversi generi della fotografia documentaria
fotografia, raddoppiando e moltiplicando il
(paesaggio industriale, architettura, ritratto
segno e la presenza del prodotto, si fa valere
sociale, oggetti) e declina l’immaginario
come immagine dell’avvenire.
industriale del periodo: la visione utopica
Locomotiva-tender 290 per le
Dal punto di vista della tipologia il patrimonio
dell’insediamento industriale, quella del lavoro,
ferrovie Nord Milano, 1923
fotografico della Breda rispetta la varietà del
che si fa eroica nel montaggio e nel trasporto
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della locomotiva, e infine quella “oggettiva”
della tecnica, nelle immagini della locomotiva ma
ancor più nella documentazione minuziosa delle
sue componenti.
Il compito del fotografo d’impresa è di realizzare
inquadrature degli edifici industriali e degli interni
dei reparti che possano servire ai fini della
comunicazione pubblicitaria o celebrativa
dell’azienda.
umana (anch’essa da ricondurre a problemi
Nel catalogo per l’Esposizione internazionale di
tecnici) rinforza la connotazione utopica delle
Milano del 1906 o nel volume concepito per
immagini mentre il valore “realista” del mezzo
celebrare la produzione della millesima locomotiva
conferisce alle visioni un’esistenza tangibile. Per gli
Breda del 1908, l’immagine fotografica è per lo
industriali dell’epoca queste rappresentazioni
più riservata alla documentazione degli oggetti,
confermano ad un tempo il loro talento visionario,
mentre per i luoghi, le architetture e le scene di
il buon fondamento delle loro credenze
lavoro è ancora necessario l’intervento valorizzante
economiche e rassicurano i destinatari circa la
della mano del disegnatore. È la nozione di
qualità tecnica, sociale e morale della loro impresa.
autenticità che contribuisce a determinare il ruolo
Negli album celebrativi, accanto alle prospettive
dominante della fotografia nella costruzione
degli edifici e alle scene dei reparti, fa la sua
dell’identità aziendale. Ma poiché l’identità non è
comparsa l’immagine della macchina. La
un oggetto da scoprire ma da costruire, il risultato
locomotiva e il dettaglio delle sue componenti
di una narrazione, il ricorso al valore documentario
tecniche assumono a loro modo la doppia
della fotografia, appare sempre più un richiamo
connotazione di “autorità e magia” che fin
all’evidenza dell’immagine, e sempre meno un
dall’antichità accompagna l’immaginario della
rimando al vero. Il disegno o bozzetto “tratto da
macchina5. Accanto alla meraviglia per il
fotografia” funziona come un ritratto formalizzato
funzionamento magico di macchine sofisticate si
che risponde alla finalità propria del volume
accompagna il senso di autorità per i prodotti e la
celebrativo, mentre la fotografia è una “metafora
loro affidabilità: l’assenza del controllo da parte
viva” che fa dell’immagine qualche cosa a metà
dell’uomo sembra aumentare in qualche modo la
tra invenzione e
scoperta4.
La rarità della presenza
veridicità dei loro risultati.
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Partenza dal porto di Genova
di una locomotiva a vapore
per l’Egitto, 1924
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Stabilimento di Sesto San
Giovanni, fonderia per ruote
di locomotive, anni venti
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L’archivio come luogo della visione
immaginazione, di razionalità e di
improvvisazione, di dati preesistenti e di
Per evitare di cadere nell’interpretazione a
interventi modificatori. Così intesa, la visione
posteriori, perdendo di vista il contesto di origine
privilegiata dell’archivio si fonda su un’astrazione
delle immagini fotografiche e le motivazioni che
radicale che non autorizza più il sentimento
stanno alla base della loro produzione, è
immediato degli oggetti fotografati. Si tratta di
necessario saper distinguere la ricostruzione del
una realtà complessa dove rivaleggiano l’estetica
“significato storico” del materiale fotografico
e il documentario e dove gli aspetti formali e
dalla trasformazione che la nostra cultura visiva
fattuali si riconciliano.
necessariamente imprime alle immagini. Infatti le
fotografie “ben lontane dal costituire
testimonianze autonome e obiettive della vicenda
Oggetti e punti di vista
dell’impresa, sembrano infatti ancor più riluttanti
dei documenti scritti a fornire le informazioni che
si chiedono
loro”6.
A questa difficoltà risponde la
Limitiamoci allora a guardare la serie “tecnica”
delle componenti della locomotiva, ovvero quelle
funzione stessa dell’archivio: “Ai fini di un loro
immagini che possiamo considerare a rigore
utilizzo come fonti storiche, è preliminare un
come appartenenti al genere fotografico degli
lavoro di ricostruzione della serie, di verifica delle
oggetti, mettendo per un attimo tra parentesi il
cronologie e di reperimento di tutte le
contesto materiale della loro produzione. Non ci
informazioni utili riguardanti i soggetti
sarà difficile scorgere in queste immagini una
raffigurati”7.
stretta parentela con gli oggetti del movimento
Ma dal punto di vista più propriamente
dadaista, da un lato, e dall’altro con lo “stile
fotografico l’archivio è anche il risultato finale del
documentario” della fotografia del Novecento.
lavoro, una realtà visiva che accompagna la storia
“In ambito artistico il XX secolo si apre con un
della fotografia fin dalle sue origini. L’archivio,
oggetto: un orinatoio, ribattezzato Fointaine
come luogo della collezione e della visione
esposto nel 1917 da Marcel Duchamp. La
comparata delle immagini fotografiche, sviluppa
fotografia dell’oggetto realizzata da Alfred
una dialettica dell’identità e della differenza,
Stieglitz sconvolge il mondo dell’arte. Un simile
della norma e della deviazione che mostra alla
oggetto assurto ad opera d’arte per il solo fatto
perfezione un’alternanza di economia e di
di essere esposto, mette in discussione l’ordine
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borghese e annuncia i mutamenti del nuovo
analogie è utile soprattutto per riconoscere le
secolo”8.
differenze. Serve infatti ricordare che l’intenzione
Trapiantato e privato delle finalità che gli
sono proprie, l’oggetto tecnico rivela potenzialità
è ciò che differenzia lo stile documentario in
estetiche e significati inattesi e si espone alla
fotografia dall’arte concettuale, così come è
possibilità di essere afferrato da un punto di vista
sempre l’intenzione che inesorabilmente
formale. Il mondo risolutamente industriale e
distingue le immagini tecniche della Breda dal
tecnico dei primi del secolo, popolato di
ready-made dadaista. Ciò che vale per la
manufatti, sente la fotografia come il mezzo
fotografia non è un oggetto qualunque,
meccanico adeguato e dunque “moderno”.
intercambiabile ad effetto, ma quell’oggetto in
particolare, la sua forma specifica. In fin dei conti
non è del tutto sbagliato il giudizio dei detrattori,
Lo stile documentario
che vedono nell’uso documentario della
fotografia, sia esso espressione della professione
Se sul versante dell’oggetto l’associazione è
o della ricerca, la sua condanna al ruolo di puro
legittima anche da un punto di vista cronologico,
“inventario visivo”. Questa critica in realtà mette
sul versante dell’immagine si produce invece uno
in luce un fatto incontestabile al quale si è
spostamento. Nelle serie “tecnica” riconosciamo
accennato all’inizio: l’uso documentario della
una tendenza più tarda della fotografia. Lo “stile
fotografia mostra i suoi limiti di fronte alla
documentario” si afferma come tale verso la
complessità della realtà industriale. Poiché se è
prima metà del Novecento e trova negli anni
possibile rendere “oggettivamente” la sua
sessanta, nella fotografia dei Becher, la sua più
struttura tecnica altrettanto non si riesce a fare
consapevole applicazione all’oggetto
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tecnico9.
per quella sociale ed economica.
Questa concezione della fotografia, detta anche
Come si è visto, le pubblicazioni celebrative della
“nuova oggettività” fu spesso assimilata in sede
Breda sembrano condividere l’idea che, se il
critica alla fotografia concettuale. In realtà i
dettaglio isolato può essere colto da una visione
Becher, contrapponendosi alla tendenza della
obiettivante, la totalità, dalla quale gli oggetti
“fotografia soggettiva” in cui le proprietà
isolati traggono la loro funzione e la loro
estetiche dell’immagine trionfano sul contenuto,
rilevanza, sfugge alla rappresentazione
si richiamano esplicitamente alla fotografia
fotografica. È interessante notare come questa
industriale dei primi del secolo. Ma vedere le
opinione ricordi il dibattito di natura scientifica
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In senso orario:
oliatore, lanterna, secchio,
pala, scovolino e imbuto per
l’olio,
fondo di un cilindro,
testa e croce di un raccordo
biella cilindro,
leva inversione di marcia,
attrezzi fuochista
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In senso orario:
assale, raccordo
scappamento camera fumo,
componente camera fumo,
coperchio della camera fumo
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che, tra la fine dell’Ottocento e i primi del
s’interpreta da sola. È sufficiente scegliere gli
Novecento, si svolge sul ruolo del “meccanismo”
oggetti, metterli in immagine con precisione, e gli
e il suo rapporto con
la”macchina”10.
oggetti raccontano da se stessi la loro storia”12.
Nell’oggetto tecnico la funzione è evidente e lo
stile documentario vuole una fotografia senza
Fotografia senza autore
autore. Ma è vero che la tecnica si interpreta da
sola? Non è certo la tecnica sotto forma dei suoi
“Gli oggetti che ci interessano hanno in comune di
oggetti (ruote, trasformatori, sospensioni, giunti,
essere stati concepiti senza considerazione alcuna
boccole ecc.) che le fotografie rendono visibili.
per le proporzioni e le strutture ornamentali. La
Queste immagini non rendono semplicemente la
loro estetica è caratterizzata dal fatto di essere stati
realtà e neppure la interpretano ma è vero
creati senza intenzione estetica”11. Possiamo
piuttosto che la realtà diventa sempre più simile a
prendere a prestito questa affermazione
ciò che l’immagine fotografica mostra: “La
programmatica dei Becher per descrivere la nostra
fotografia porta in sé ciò che noi sappiamo del
“serie tecnica”. Le immagini esprimono bene il
mondo accettandolo quale la macchina lo
fascino che il mondo delle cose esercita sul
registra”13.
fotografo intento a riprodurre, a fissare gli oggetti,
Oggi, nel considerare queste immagini nel loro
grazie al mezzo fotografico, secondo un processo
insieme, abbiamo la sensazione che il tempo abbia
dove gli elementi estranei non devono avere, per
operato un notevole cambiamento di senso, là
così dire, parte alcuna. In queste immagini il solo
dove la valorizzazione della forma si è andata
procedimento autorizzato per il fotografo consiste
sostituendo all’aspetto documentario, fino ad
nell’isolare l’oggetto dalla realtà circostante. Una
occultarlo quasi del tutto. La funzione
sorta di operazione di astrazione, in quanto nel
documentaria è venuta meno assieme alla
mondo gli oggetti si trovano tra di loro variamente
funzione d’uso degli oggetti, lasciando spazio al
compromessi. L’intervento, che il fotografo realizza
sorgere della forma e con essa alla nostra reazione
grazie a una serie di accorgimenti tecnici, è
estetica. Il risultato estetico di questa serie di
necessario per ottenere quella che si pensa essere
fotografie sotto il nostro sguardo è tale che viene
una “visione chiara” della loro forma, premessa
da ricordare un’affermazione di Klee secondo la
necessaria al loro riconoscimento in quanto tali.
quale “l’arte non riproduce il visibile ma rende
“La tecnica non ha bisogno di essere interpretata,
visibile”14.
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1. Sylvie Aubenas, Dominique Versavel, Objets dans l’objectif,
propria, diversa da quella […] di concorrere al funzionamento
Sceren-Cndp, Paris 2005, p. 16.
complessivo della macchina”. Le descrizioni “geometriche” che
2. Didier Aubert, Photographie et utopie industrielle, “Revue
vedono la macchina come “un montaggio di pezzi”, lasciano
française d’études américaines”, 89, 2001/3.
insoddisfatto Reuleaux, autore di uno dei più noti testi sulle macchine
3. Queste ultime, in particolare, sono state messe in luce
di fine Ottocento:“esse sono intieramente o preponderatamente di
grazie alla preziosa guida di Rosaria Moccia nella visione delle
natura descrittiva; l’essenziale si trova esposto come accessorio”.
fotografie dell’Archivio storico Breda.
L’obiettivo è raggiungere una descrizione che sappia ricomporre la
4. Il termine, usato qui in modo del tutto disinvolto, rimanda
separazione tra gli aspetti pratici della costruzione e gli aspetti teorici
sia all’ermeneutica di Paul Ricoeur sia alle riflessioni
del progetto che veda la macchina come “un insieme di corpi resistenti
filosofiche di Aldo Gargani sul rapporto tra “linguaggio e
disposti in modo da obbligare col loro mezzo le forze meccaniche
tecnica”: “Nell’esperienza scientifica l’elemento estetico
naturali ad agire secondo movimenti determinati” (pp. 617-620).
assume un particolare valore a proposito della ‘metafora viva’,
11. Così si esprimono Bernd e Hilla Becher nel 1969. La citazione
di quel processo in base al quale solo in presenza di una
è tratta dal retro di copertina del catalogo della mostra Bernd et
nuova rappresentazione metaforica di un certo fenomeno di
Hilla Becher, Centre Pompidou, Paris 2004. Sculture anonime è il
una certa realtà noi accediamo ad un’inedita conoscenza di
titolo del saggio che i Becher pubblicano nel catalogo della loro
quel fenomeno e di quella realtà” (Aldo Giorgio Gargani, Il
esposizione di Düsseldorf del 1969, una delle più note raccolte
testo del tempo, Laterza, Roma-Bari 1992, pp. 7-8).
delle loro foto di “oggetti” tecnici, volendo così sottolineare la
5. Si veda Renato Betti, Macchina, in Enciclopedia, vol. 8,
differenza di fondo rispetto alle “sculture involontarie” della
Einaudi, Torino 1979, in particolare il paragrafo I.1. Autorità e
fotografia surrealista.
magia, pp. 607-608.
12. Michael Köhler, Interview mit Bernd und Hilla Becher, 1989,
6. Riferimento fondamentale a questo proposito resta il testo
cit. in Armin Zweite, Bernd et Hilla Becher: “Proposition pour une
di Duccio Bigazzi, Gli archivi fotografici e la storia
façon de voir”. 10 perspectives, in Bernd et Hilla Becher, cit., p. 9.
dell’industria, “Archivi e imprese”, 8, 1993, p. 11.
13. Susan Sontag, Sulla fotografia, Einaudi, Torino 1978, p. 22.
7. D. Bigazzi, Gli archivi, cit., p. 17.
14. Cit. in A. Zweite, Bernd et Hilla Becher: “Proposition pour
8. S. Aubenas, D. Versavel, Objets dans l’objectif, cit., p. 20.
une façon de voir”, cit., p. 9.
9. Per la storia e l’estetica dello “stile documentario” si veda Olivier
Lugon, Le stile documentaire, Macula, Paris 2001.
10. Cfr. F. Reuleaux, cit. in R. Betti, Macchina, cit., in particolare il
paragrafo I.6. La geometria delle macchine. Col termine di meccanismo
si intendono quegli elementi “che non hanno una destinazione
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A sinistra:
valvola coale per lo sfogo
vapore
A destra:
martinetto sollevatore
per locomotive
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LA STORIA
Urbanistica
e architettura di fabbrica alle
origini di Sesto industriale
Cecilia Colombo
G. Broglio (attribuito),
progetto per l’edificio di
ingresso e la direzione della
Breda a Sesto San Giovanni,
1916
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“Nel loro complesso i tre stabilimenti di proprietà
della Società Breda occupano ora oltre 456.000
mq di area, dei quali 97.000 coperti; anzi,
essendo alcuni fabbricati a due piani, l’area
coperta utilizzata è effettivamente di mq
105.000. Queste officine dispongono
complessivamente di 4000 cavalli di forza
installata, distribuita sotto forma di corrente
elettrica mediante 12 km di linee. Sono servite
ormai tracciato con chiarezza il quadro della
da 19 km di binario a scartamento normale,
particolarissima città-fabbrica di Sesto2. Si vuole
utilizzati parte per montaggi, parte per manovre
qui fornire una sintesi davvero rapida, una
e depositi. Dispongono di circa 1400 macchine
veduta panoramica della nascita di questa
utensili; di 27 gru a ponte e di 7 carri di
“Stalingrado d’Italia”, che nella seconda metà
trasbordo. Danno lavoro complessivamente a
dell’Ottocentoo passa da piccolo centro agricolo
circa 4500 operai”. Così l’entusiastica
– con attività manifatturiere legate al settore
enumerazione della “potenza” aziendale Breda
tessile, in particolare filatura e torcitura della seta
nel 1908, anno della millesima locomotiva1.
– a snodo di importanti vie di comunicazione:
L’arrivo della Breda a Sesto (1903) inaugura una
una linea ferroviaria internazionale (la linea
Cecilia Colombo,
stagione del tutto nuova nel processo di
cruciale del Gottardo, aperta nel 1882 saldandosi
storica dell’architettura e del
industrializzazione del territorio: quella dei grandi
alla Milano-Monza, tratta “antesignana” della
disegno industriale, insegna
complessi produttivi, che nel giro di pochi anni
rete italiana) cui si collega un proprio scalo merci
storia dell’architettura
(la Ercole Marelli si insedia nel 1905, la A.F.L.
(costruito a partire dal 1885) e un servizio di
all’Università degli studi
Falck nel 1906) trasformano radicalmente il
trasporto locale (la tramvia a cavalli per Milano,
di Milano
paesaggio urbano e sociale. Una
elettrificata nel 1901), offrendo così le condizioni
industrializzazione esogena, prodottasi a causa di
ideali per lo sviluppo.
fenomeni non legati alla storia locale ma
Nei tardi anni ottanta infatti compaiono le prime
dipendenti dalle dinamiche dello sviluppo
fabbriche metallurgiche (carpenterie in ferro,
economico della città di Milano.
lattonieri) di iniziativa locale, che mettono in luce
Numerose indagini di storia economica,
la vocazione di Sesto come bacino di raccolta di
sociologia urbana, archeologia industriale hanno
manodopera dalla popolosa area prealpina.
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Manodopera rigettata dalle ricorrenti crisi
agricole, il cui basso costo suona come un invito
assai allettante per gli imprenditori milanesi. I
quali, secondo un preciso piano di
allontanamento dell’industria pesante dal centro
città, ben presto iniziano trasferire a Sesto le loro
produzioni. La comodità dei collegamenti con il
capoluogo, poi, facilita gli spostamenti del
personale dirigente e tecnico e le comunicazioni
con le sedi di rappresentanza rimaste in centro.
Il primo tra questi insediamenti “non serici” di
provenienza milanese è certo l’Osva - Officine di
Sesto San Giovanni Valsecchi Abramo,
impiantato nel 1891; una fonderia e smalteria
che produce rubinetterie e attrezzature sanitarie.
Con il nuovo secolo – e con la trasportabilità
dell’energia elettrica su larga scala – entrano in
scena anche la meccanica e la siderurgia. Il ritmo
della crescita è martellante: oltre alla Breda, nel
1903 apre la Campari; nel 1905, oltre alla Marelli
aprono le fonderie Attilio Franco e Luigi Balconi,
le Pompe Gabbioneta, le Corderie e trafilerie
Stabilimento Breda Milano,
Spadaccini, le officine Menin; nel 1906 la Falck,
inizio Novecento
nel 1907 il Laminatoio Nazionale, nel 1909 le
distillerie Moroni, e così via, solo per citare le più
note in una costellazione di grandi e piccole
imprese che procedono poi, tra fusioni,
acquisizioni e filiazioni, verso la definizione dei
grandi gruppi industriali moderni. Non bisogna
inoltre dimenticare la Pirelli, che sebbene
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localizzata in territorio milanese gravita sul polo
dell’industria pesante, la linea ferroviaria e le sue
urbano di Sesto ben prima di occuparne una
possibili diramazioni. Gli industriali milanesi si
fetta nel
Veduta degli stabilimenti
Breda di Milano, Sesto San
Giovanni e Niguarda, fine
anni dieci
94
19323.
procurano facilmente i terreni ex agricoli ubicati
La localizzazione di queste imprese segue
lungo la ferrovia, attraverso alcune società
“naturalmente” quella delle infrastrutture,
immobiliari appositamente costituite unendo i loro
dapprima il tracciato del vialone asburgico tra
capitali a quelli della proprietà fondiaria, di banche
Milano e Monza e poi, con il comparire
e gruppi finanziari interessati ai futuri investimenti
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immobiliari. Due di queste, in particolare,
moderno “asse attrezzato” corrispondente alla
condizionano l’urbanistica sestese, come nuclei dei
direttrice di viale Zara; la seconda procede
successivi sviluppi, rispettivamente, delle aree
all’acquisto di vastissime aree a est della ferrovia e
Breda-Pirelli e Falck: la SAQINM e la SA Milano4.
alla stesura di un piano di espansione urbana
La prima studia un progetto di quartiere
lungo l’asse obliquo di viale Italia.
industriale per 5 milioni di mq tra Milano e
In molti casi il trasloco a Sesto, con la costruzione
Monza, da costruirsi lungo un ampio viale, un
dei nuovi impianti, è l’occasione per un
ragguardevole ammodernamento produttivo
dell’azienda, un aggiornamento tecnologico e
igienico (secondo le regole sempre più severe
dettate dalle compagnie di assicurazione). La
soddisfazione per la “qualità” dei nuovi ambienti
di lavoro emerge dal confronto con i vecchi
spazi: “All’Elvetica5 si scorge lo studio e la
preoccupazione di usufruire nel miglior modo del
poco spazio disponibile, di godere ogni angolo,
ogni vano. I cortili sono quasi soppressi, i
magazzini ridotti al minimo […] A Sesto invece è
caratteristica la regolarità e l’uniformità dei
fabbricati, costruiti secondo un piano preordinato
e separati da vasti piazzali. Le tettoie sono tutte
con ossatura di ferro, coperte a sheds, con ampi
lucernari che diffondono una luce uniforme e
copiosa. […] La sala per la lavorazione meccanica
del legno è dotata del più moderno macchinario
e l’ambiente è mantenuto pulito e scevro di
polvere mediante l’aspirazione meccanica dei
trucioli”6.
Quanto ai tipi architettonici degli edifici
industriali, se nell’Ottocento prevaleva quello di
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Planimetria dello
stabilimento Breda di Sesto
San Giovanni, dal volume
Per la millesima locomotiva,
1908
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Progetto di ampliamento
degli stabilimenti Breda di
Sesto San Giovanni, anni
venti
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ordinarie costruzioni a più piani, che si
spesso lasciati a vista, si aprono con sequenze di
susseguivano lungo il fronte stradale, il nuovo
finestroni ad arco ribassato.
paesaggio urbano sestese è caratterizzato da
“L’architettura è per il 90% business e per il
immense fabbriche sviluppate in orizzontale, da
10% arte”, amava dire Albert Kahn, l’architetto
cui spuntano qua e là esili ciminiere. Dietro
delle grandi compagnie automobilistiche
lunghi, monotoni muri perimetrali interrotti solo
statunitensi, da Packard a General Motors,
dagli ingressi e dalle facciate delle palazzine
Dodge e Ford – per la quale disegnerà più di
direzionali, ingentiliti da qualche elemento
mille edifici8. Negli anni in cui sorgono i
architettonico vagamente modernista, si osserva
capannoni sestesi, Kahn introduce negli Usa la
il ripetersi invariato dei capannoni a shed,
maglia strutturale in cemento armato (già
collegati da una rete interna di percorsi
conosciuta in Europa) e realizza stabilimenti
intrecciati: binari, strade, passerelle. Dietro quei
luminosi, puliti, funzionali, che ospitano le prime
muri, a partire dal grande impulso ricevuto dalle
catene di produzione fordiste; edifici dominati
commesse belliche e fino a tutti gli anni trenta, si
dalla razionalità, dal controllo della sequenza
organizzano le cittadelle aziendali Breda, Falck,
spaziale in base alle fasi produttive. E se non si
Marelli, Pirelli.
può affermare lo stesso per gli impianti di Sesto,
Difficile trovare la firma di un progettista: queste
dove l’edificazione è graduale, dettata
cattedrali della produzione – di cui pochissime
soprattutto dalle contingenze (ad esempio le
testimonianze sopravvivono oggi, molto alterate
cospicue commesse ferroviarie, l’aggiunta di una
– sono per lo più anonime, disegnate
linea produttiva o di una lavorazione prima data
verosimilmente dagli uffici tecnici7 o ancor più
all’esterno, l’ampliamento dei magazzini),
semplicemente dalle stesse imprese edili che ne
l’estensione del costruito (tra il 1903 e il 1911
ricevono la commessa.
Sesto è il sito con la più rapida e la più vasta
industrializzazione in Europa) indica che un
98
I capannoni utilizzano strutture in acciaio o in
richiamo ai grandi distretti industriali di Detroit
cemento armato e coperture metalliche, con i
non è certo azzardato.
caratteristici lucernari degli sheds orientati verso
Circondano i grandi impianti, e qualificano nel
nord. I più imponenti, come la Breda locomotive,
tempo il tessuto urbano sestese, i numerosi
hanno travi a traliccio in cemento armato anche
quartieri residenziali e servizi per i dipendenti,
per la copertura. Le pareti in semplici mattoni,
voluti dalle imprese anche di medie dimensioni
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fin dai primi anni del secolo, concepiti nell’ottica
dell’alloggio popolare agli inizi del Novecento10,
paternalistica per stabilizzare e “fidelizzare” la
terreno di sperimentazioni tipologiche e
manodopera. Anche sui villaggi operai di Sesto,
tecnologiche. Soprattutto occorre menzionare –
Stabilimento Breda Milano,
che a differenza dei capannoni restano oggi in
oltre al villaggio Falck, sorto negli anni venti a
vista dall’alzaia Martesana,
gran parte riconoscibili, gli studi sono numerosi9:
partire da alcune prime case del 1906-08 –
dal catalogo dell’Esposizione
basti qui ricordare che essi si inseriscono a pieno
l’opera di Giovanni Broglio, all’epoca l’unico
internazionale di Milano
titolo nell’ampio dibattito apertosi sul tema
professionista veramente specializzato nel settore
del 1906
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grazie alla sua formazione presso la milanese
Società
Umanitaria11.
Già dal 1910 egli firma le
austero, impostato su sequenze di grandi
finestrature e senza troppe concessioni al
realizzazioni Breda: in tutto sei caseggiati a più
decorativismo eclettico. Nello stesso periodo
piani, alcuni villini per impiegati e il dormitorio
disegna anche un’imponente serie di edifici per
operaio. Certo per il tramite di Broglio, che dal
“ingresso e direzione stabilimento di Sesto S.G.”
1913 è il primo direttore tecnico dell’Iacp
come testimonia la foto di un suo bel disegno13.
milanese, la Società Breda entra nelle
Si tratta di un progetto grandioso e forse, visto il
partecipazioni azionarie dello stesso Iacp,
tono accademico che esprime, mai
contribuendo alla realizzazione dei numerosissimi
effettivamente destinato all’esecuzione.
quartieri popolari della metropoli da lui diretti
L’architettura di fabbrica è nobilitata, i capannoni
fino al 1934, compreso il borgo Pirelli alla
gerarchicamente sottomessi a una lunga cortina
Bicocca. L’attenta composizione spaziale,
di edifici, alternati a portici e preceduti da
l’economia costruttiva, il dignitoso decoro che i
un’ampia “corte d’onore” con aiuole e fontane:
suoi edifici felicemente coniugano rappresentano
una improbabile, ma seducente, Versailles della
tuttora il volto non solo dei quartieri di Sesto, ma
meccanica.
di intere zone di Milano.
Infine, se tra gli interventi architettonici più
qualificati nel panorama dell’architettura di
1. Per la millesima locomotiva, Sieb, Milano 1908, p. 21.
Stabilimento Breda
fabbrica a Sesto, di solito riservati ai luoghi
2. Ad esempio: Alberto Bassi, schede in AA.VV, I monumenti
Sesto San Giovanni, carrello
rappresentativi e alle attività direzionali, è
storico industriali della Lombardia. Censimento regionale, in
trasbordatore dei veicoli,
d’obbligo citare la “fabbrica firmata”12 della
“Quaderni di documentazione regionale”, 166, 1977;
dal catalogo dell’Esposizione
Campari di Luigi Perrone (1904), ancora una
Gianfranco Petrillo (a cura di), La città delle fabbriche: Sesto
internazionale di Milano
volta è da ricordare il Broglio. Negli anni
San Giovanni, 1880-1945, Istituto milanese per la storia della
del 1906
immediatamente precedenti il primo conflitto
resistenza e del movimento operaio, Sesto San Giovanni 1978;
mondiale progetta la sede dell’Istituto tecnico
Alberto Bassi, Per una storia dell’architettura di fabbrica e
scientifico Ernesto Breda (inaugurato nel 1920),
dell’abitazione operaia a Sesto San Giovanni. Ricostruzione
nato per le prove metallografiche dei prodotti
documentaria e fonti iconografiche, tesi di laurea, Università
Breda ed evolutosi come centro di ricerca
degli studi di Milano, a.a. 1982-83; Luigi Trezzi (a cura di),
tecnologica sui materiali. Un edificio
Sesto San Giovanni 1880-1921. Economia e società: la
monumentale ma al contempo semplice e
trasformazione, Banca di credito cooperativo, Sesto San
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Giovanni 1997; Athos Geminiani (a cura di), Il Novecento a
Sesto San Giovanni. Il secolo delle trasformazioni tra cronaca e
storia, vol. I: 1898-1920, Pezzini, Viareggio 2000; Isec (a cura
di), La città delle fabbriche. Viaggio nella Sesto San Giovanni
del ‘900, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 2002.
3. Con la fondazione nel 1934 della Sapsa (Società anonima
prodotti Sapsa e affini), ditta sorta nel 1929 come Salpa (S.A.
lavorazioni pelli e affini) e acquisita dalla Pirelli per la
102
produzione della gommapiuma, il cui vasto stabilimento
architecture of Albert Kahn, in “Architecture Week”, 25, 2000, p.
presenta una palazzina uffici firmata, sembra, da Giuseppe
C1.1.
Pagano. Cfr. M. Fratelli, Sapsa, 1929, in Antonello Negri (a cura
9. Si vedano gli studi citati in nota 2.
di), La fortuna del moderno, Edifir, Firenze 1992, pp. 84-86;
10. In particolare dopo l’approvazione della legge Luzzatti del
Isec (a cura di), La città delle fabbriche, cit., p. 48.
1903 che assegna fondi e facilitazioni fiscali a quegli enti,
4. Per la SAQINM, Società anonima quartiere industriale nord
pubblici o privati, che promuovono l’edilizia popolare.
Milano, si veda Un nuovo grande quartiere a Milano, in “Le
11. Per una biografia di Broglio, cfr. Ornella Selvafolta, La
case popolari e le città giardino”, 6, I, 1909.
Società Umanitaria e le case popolari a Milano 1900-1910, in
5. È il nome dello stabilimento Breda di Milano, in via
“Storia Urbana”, 11, 1980, pp. 29-65.
Melchiorre Gioia.
12. La definizione è in A. Bassi, Insediamenti operai, cit., p.
6. Per la millesima locomotiva, cit., p. 20. Vedi anche
199. Qui Perrone, architetto di stampo storicista, più
Esposizione di Milano 1906 Stabilimenti della società, Sieb,
facilmente impiegato nei restauri o negli edifici del centro,
Milano 1906.
propone un’elegante interpretazione del “neoromanico dei
7. Ad esempio Alberto Bassi, in Insediamenti operai a Sesto
servizi” di ascendenza boitiana per la facciata, oltre a
San Giovanni, in AA.VV., Archeologia industriale: indagini sul
un’innovativa soluzione costruttiva in cemento armato per il
territorio in Lombardia e Veneto, Unicopli, Milano 1989, p.
salone di lavorazione.
202, individua una possibile attribuzione degli edifici per la
13. La fotografia, inedita, siglata da Broglio sul bordo, è
Falck all’ingegnere Amilcare Mella, direttore dell’ufficio
incollata su un cartoncino con dedica all’ingegner Radice, un
tecnico della società.
dirigente della Breda: “all’Egr. Ing. Radice con tanti auguri/ G.
8. Su Kahn, cfr. Federico Bucci, L’architetto di Ford: Albert Kahn e
Broglio/ 1 gennaio 1916”; tuttavia è archiviata con la dicitura
il progetto della fabbrica moderna, CittàStudi Edizioni, Milano
“G. Brioschi”, che io credo sia un’errata traslitterazione della
1991; L. Bergeron, M.T. Maiullari-Pontois, The factory
firma.
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SGUARDI SUL TRENO
Locomotiva/ferrovia/stazione:
e il cinema fu
Antonio Costa
Antonio Costa
è professore ordinario
di storia del cinema
alla facoltà di design e arti
dell’Università Iuav
di Venezia
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“Neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate
del cinema sono un treno, una stazione, un
delle locomotive”. È questa una delle prime
binario, dei passeggeri. Questa è la scena primaria.
immagini che Marinetti getta in faccia al lettore nel
E il treno ricambiò il favore permettendo alla
Manifesto di fondazione del futurismo (1909). Ma
cinepresa di mettersi in marcia: Panorama pris
già da quattordici anni, i fratelli Lumière avevano
d’un train en marche (1898) di Georges Méliès. La
lanciato dal loro schermo, su spettatori incantati e
straniante immagine della locomotiva precipitata
impauriti, una locomotiva in corsa: L’Arrivée d’un
in strada dopo aver sfondato la vetrata di Gare de
train à la Ciotat (1895). Stupore e meraviglia, come
Montparnasse (1895) trovò di lì a qualche anno
riferirono i cronisti, avevano suscitato le prime
una sorta di replica nel fantastico flamboyant di
vedute dei fratelli Lumière. Ci fu chi, in La sortie
Méliès: Voyage à travers l’impossible (1904). Tra
d’usine, trovò incredibile la quantità di operai che
cinema e treno c’è un legame che va ben oltre
potevano stare in un’unica inquadratura ("in
l’ambientazione ferroviaria di molte pellicole delle
cinquanta secondi passano per quella porta
origini, dai fratelli Lumière a The Great Train
proiettata sullo schermo più di cento personaggi").
Robbery (1903) di Edwin S. Porter. Il treno ha
E chi, in Repas du bébé, notò le foglie mosse dal
modificato la nostra esperienza percettiva e,
vento. Molti si divertirono alla gag di Arroseur et
quindi, la nostra idea di spazio e di tempo. Il
arrosé. Ma fu il treno che si impose come
cinema non ha fatto altro che procedere nella
protagonista della nuova mitologia delle immagini
stessa direzione. Ancor prima della sua invenzione,
in movimento. Il cinema irruppe nella storia in
i luoghi di divertimento offrivano la simulazione di
treno. E in treno attraversò di prepotenza il confine
vedute dal (finto) finestrino di un treno, come
tra i due secoli.
accade nella sequenza del Prater di Lettera da una
sconosciuta (Letter from an Unknown Woman,
1948) di Max Ophuls. Sul ruolo che la
Lo sguardo è mobile
combinazione tra cinema e treno ha avuto nella
storia dell’esperienza estetica novecentesca hanno
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Forse fu una leggenda metropolitana la notizia del
scritto pagine importanti Schivelbusch [1977],
pubblico che scappava terrorizzato per timore che
Kern [1933] e Ceserani [2002]. I teorici del
la locomotiva precipitasse dallo schermo nella sala.
cinema, da parte loro, hanno lavorato sulle
Ma cosa importa? Come trovata pubblicitaria
implicazioni di tale combinazione. Jacques
funzionava. Nell’immaginario collettivo le origini
Aumont ha parlato di “mobilitazione dello
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sguardo” [1989] e Noël Burch di “viaggio
1924) di Murnau. Treno non significa solo
immobile” [1991]. Per quanto il futurismo abbia
locomotiva, vagoni illuminati che sfrecciano nella
poi finito per preferire l’individualismo anarchico
notte, paesaggi visti dal finestrino: ci sono anche le
dell’automobile e dell’aeroplano [Ceserani 2002,
stazioni ferroviarie con le loro architetture, orologi,
pp. 266-267] le suggestioni plastiche e visive del
vetrate, semafori e altoparlanti, pannelli degli orari e
treno saranno ben presenti nel cinema europeo
con la loro ambiance sonora. Era quindi inevitabile
degli anni venti. La Roue (La rosa sulle rotaie,
che determinate funzioni narrative, che
1923) di Abel Gance, nonostante una forte
appartengono alla fiaba non meno che all’epica e al
componente convenzionalmente melodrammatica,
romanzo, quali partenza, distacco, viaggio dell’eroe,
offre un vasto repertorio di variazioni sui temi della
ricongiunzione, trovassero nel dispositivo ferroviario
velocità, dell’acciaio, della macchina [Canudo
uno scenario ideale: da Breve incontro (Brief
1995, pp. 197-199]. Inoltre, Berlin: die Sinfonie
Encounter, 1945) di David Lean a Stazione Termini
der Großstadt (1927) di Walter Ruttmann si apre
(1953) di De Sica, da Lo scambista (De
con una serie di riprese da un treno che penetra
Wisselwachter, 1986) di Jos Stelling a La stazione
nel cuore della città. Suggestivi effetti visivi legati
(1990) di Sergio Rubini [per un esauriente, e
al viaggio in treno marcano alcuni passaggi di Le
illustratissimo, repertorio di film sul rapporto
Feu Mathias Pascal (1925) che Marcel L’Herbier ha
treno/cinema vedi Scanarotti 1997].
ricavato dal romanzo di Pirandello. Gance e
L’Herbier usano il treno sia in funzione narrativa,
sia plastica e simbolica (Je change de train, dice il
Ventesimo secolo
Mathias Pascal di L’Herbier, compiendo una sorta
di enigmatico balletto tra i binari della stazione). E
Ventesimo secolo (Twentieth Century, 1934) di
la funzione simbolica del treno (il destino che
Howard Hawks è un titolo eccellente per
irrompe nella vita degli uomini) è riproposta in altri
ricordare che il treno non solo percorre l’intera
film degli anni venti: da Scherben di Lupu-Pick
storia del cinema, ma attraversa anche tutti i
(che in italiano diventa La rotaia) a Rotaie (1930)
generi. Twentieth Century è il nome di un treno
di Mario Camerini. Indimenticabile è la sagoma
di lusso in cui un produttore teatrale (John
nera della locomotiva che, al deposito bagagli
Barrymore) incontra per caso la ex moglie (Carole
della stazione, incombe sul corpo piegato del
Lombard), diventata una star di Hollywood. Il
protagonista di Der Letzte Mann (L’ultimo uomo,
treno è un luogo ideale per far cominciare uno
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dei classici della commedia sofisticata che è anche
entrino spesso a far parte dei titoli di un film. Il
una riflessione sui rapporti tra teatro e cinema.
primo posto spetta a The General, la locomotiva
Proprio in un treno si svolge la parte più
che Buster Keaton ama non meno della bella
decisamente sbilanciata in direzione della
Annebelle Lee (purtroppo in italiano il titolo
sophisticated comedy di Intrigo internazionale
divenne Come vinsi la guerra, 1927). Seguono
(North by Northwest, 1959) di Alfred Hitchcock,
Shanghai Express (1932) di Josef von Sternberg,
maestro nel combinare thrilling e (sottile)
Assassinio sull’Orient Express (Murder on the
erotismo. L’intera opera di Hitchcock è lì a
Orient-Express, 1974) di Sidney Lumet (ma non è
dimostrare come il treno sia un dispositivo ideale
l’unico titolo dedicato al mitico treno), Trans-
per la produzione di suspense.
Europ-Express (1966) di Alain Robbe-Grillet. È
Vediamo perché. Il treno viaggia oltre che nello
nello scompartimento di un Orient Express tutto
spazio anche nel tempo: ha dei tragitti prefissati
ricostruito in studio che i protagonisti di The Black
(stazioni di partenza e d’arrivo) e dei vincoli
Cat (1934) di Edgar Ulmer iniziano il loro viaggio
temporali (gli orari). Se poniamo mente a una
in un vero e proprio museo degli orrori, avendo
delle più azzeccate definizioni di suspense
come guide Bela Lugosi e Boris Karloff (come a
(dilatazione del tempo tra due momenti
dire Dracula e la “creatura” di Frankenstein per la
obbligati), il gioco è fatto. In treno è ambientato
prima volta insieme). Il treno e la costruzione delle
uno dei capolavori del periodo inglese di
linee ferroviarie verso Ovest sono componenti
Hitchcock: La signora scompare (The Lady
essenziali del mito della frontiera. Inevitabile
Vanishes, 1938). Ma in treno si svolge anche una
quindi la presenza del treno nel genere western,
memorabile sequenza di Il club dei trentanove
da Iron Horse (1924) di John Ford a La conquista
(The Thirty-Nine Steps, 1935). Del periodo
del West (How the West Was Won, 1962) che,
americano sono Il sospetto (Suspicion, 1941), in
nell’episodio Railroad diretto da George Marshall,
cui tutto comincia con un formidabile duetto tra
celebra la ferrovia come uno dei miti fondatori
Cary Grant e Joan Fontaine in uno
dell’epopea del West (gli altri episodi si chiamano
scompartimento di treno, e Delitto per delitto che
Rivers, Plains e Outlaws). Mito che Sergio Leone
in originale si chiama però Strangers on a Train
non ha certo trascurato, dandoci in uno dei suoi
(1951). Il fatto poi che nell’edizione francese lo
rifacimenti iper-manieristi, la sua personale
stesso film si intitoli L’inconnu du Nord-Express ci
versione dell’”arrivo di un treno” (C’era una volta
ricorda come i nomi di treni (o locomotive)
il West, 1968).
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Trenitalia
collaborò anche Zavattini, racconta il viaggio di un
treno di pellegrini verso Loreto e, nonostante una
Tra i mezzi di trasporto, il cinema italiano ha
certa retorica edificante, presenta non pochi segni
privilegiato in assoluto l’automobile. La bicicletta,
di quel rinnovamento in senso realistico che il
pur essendo diventata un emblema del
cinema italiano avrebbe conosciuto di lì a poco.
neorealismo grazie al successo internazionale di
Insomma, il treno nel nostro cinema è, oltre che
Ladri di biciclette (1948), ha avuto nella corriera un
un mezzo di trasporto, un rivelatore di
importante rivale nell’iconografia dell’Italia del
comportamenti individuali e collettivi. In un treno
secondo dopoguerra. E il treno? Venendo da
inizia e finisce il trip onirico di Fellini/Mastroianni
lontano, il mezzo ferroviario attraversa l’intera
in La città delle donne (1980), una sorta di
storia del cinema italiano. È il treno a compiere il
summa di tutte le funzioni simboliche del treno
passaggio dagli anni trenta al neorealismo. Due
(e del viaggio in territori sconosciuti). E al treno
titoli, principalmente sono da citare: Treno
sono legate due tra le maggiori interpretazioni di
popolare (1933) di Raffaello Matarazzo e La porta
Nino Manfredi, uno dei protagonisti della grande
del cielo (1945) di Vittorio De Sica.
stagione della commedia all’italiana (Vittorio
Il film di Matarazzo, che a dire il vero combina il
Gassman, al contrario, dà il meglio di sé in auto:
treno con la bicicletta, è un film corale che
da Il sorpasso di Dino Risi a La congiuntura di
propaganda le iniziative turistico-culturali delle
Ettore Scola). La prima è quella che Manfredi ci
organizzazioni dopolavoristiche del fascismo. Il
offre in L’avventura di un soldato, tratto da un
viaggio domenicale da Roma a Orvieto diventa un
racconto di Calvino, episodio del film collettivo
pretesto per una serie di ritratti di grande
L’amore difficile (1963). Vi si narra l’attrazione
freschezza, ottenuti grazie all’impiego di attori non
erotica che si stabilisce tra una giovane vedova e un
professionisti e all’attenzione riservata a
soldato in licenza: tutto si svolge nello
comportamenti e psicologie della gente comune.
scompartimento di un treno e senza parole. La
Tanto è vero che in quest’opera, che segna il
seconda è quella del personaggio di Michele
debutto di Matarazzo, taluno ha evidenziato
Abbagnano in Café Express (1980) di Nanny Loy: vi
anticipazioni del neorealismo. Girato da De Sica a
si narrano le disavventure di un venditore clandestino
Roma nel 1944, durante l’occupazione tedesca, La
di caffè sul tratto notturno da Vallo della Lucania a
porta del cielo ebbe un’uscita alquanto fortunosa
Napoli. Nello stesso anno in cui Loy usava un treno
nel febbraio del 1945: il film, alla cui sceneggiatura
notturno del profondo Sud per riproporre in versione
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incupita maschere e stereotipi della commedia,
Comencini ci mostra, in una stazione di Torino in cui
Giuseppe Bertolucci girava un documentario sulla
stanno partendo i soldati per il fronte della prima
stazione di Milano nel quale una parata di
guerra mondiale, uno storico abbraccio tra l’ing.
personaggi notturni faceva emergere un autentico
Bottini (Enrico) e il fuochista Garrone accanto a una
“mondo alla rovescia” (Panni sporchi, 1980).
sbuffante locomotiva che non ha più niente, ma
Sui personaggi, sulle situazioni e sui comportamenti
proprio niente, in comune con quella evocata
piuttosto che sulla macchina, sul dispositivo insiste il
qualche anno prima da Marinetti.
cinema italiano. In uno scompartimento di un
vagone letto (Totò a colori, 1950) e in una stazione
di uno sperduto paesino (Destinazione Piovarolo,
1955) sono ambientate due celebri interpretazioni di
Aumont, Jacques, L’œil interminable. Cinéma et peinture,
Totò: se nel primo Totò irride e sbeffeggia il sistema
Séguier, Paris 1989, tr. it. L’occhio interminabile. Cinema e
di privilegi e sopraffazioni che nell’Italia del secondo
pittura, Marsilio, Venezia 1991
dopoguerra trovava nei rituali del viaggio in treno
Burch, Noël, La lucarne de l’infini, Nathan, Paris 1991, tr. it. Il
uno straordinario rivelatore, nel secondo l’apparato
lucernario dell’infinito. Nascita del linguaggio cinematografico,
tecnico-amministrativo delle Ferrovie dello stato
Pratiche, Parma 1994
permette a Totò di aggiungere al suo personaggio
Canudo, Ricciotto, L’usine aux images, Édition intégrale établie
un’inedita coloritura, gogoliana più kafkiana.
par J.-P. Morel, Séguier-Arté, Paris 1995
Certo, mancano nel cinema italiano opere come
Ceserani, Remo, Treni di carta, Bollati Boringhieri, Torino 2002
L’angelo del male (La bête humaine, 1938) di Jean
Kern, Stephen, The Culture of Time and Space 1980-1918,
Renoir, frutto maturo di una grande stagione,
Harvard U.P., Cambridge, Mass., 1983, tr. it. Il tempo e lo
capace di dare una rappresentazione forte di
spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento, Il
caratteri e situazioni e nello stesso tempo restituire
Mulino, Bologna 1988
con tratti realistici e suggestivi l’universo ferroviario, il
Scanarotti, Roberto, Treno e cinema: percorsi paralleli, Le mani,
rapporto uomo-macchina, i luoghi che definiscono
Recco 1997
un senso di appartenenza e di identità sociale.
Schivelbusch, Wolfgang, Geschichte des Eisenbahnreise, Carl
Tuttavia qualche titolo almeno va ricordato: da Il
Hanser Verlag, München-Wien 1977, tr. it. Storia dei viaggi in
ferroviere (1955), diretto e interpretato da Pietro
ferrovia, Einaudi, Torino 1988
Germi, a Cuore (1985) di Luigi Comencini. Con una
certa libertà rispetto all’originale di De Amicis,
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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SGUARDI SUL TRENO
Da Turner a Dubuffet:
per un percorso dell’arte in treno
Eliana Princi
Eliana Princi,
storica dell’arte, lavora alla
facoltà di design e arti
dell’Università Iuav di
Venezia, presso il corso di
laurea in arti visive
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Scarpe. Scarpe allineate, capovolte, consunte,
tecnologia avanza, le idee si fanno sempre più
slacciate, deformate. Vincent van Gogh ne
ardite, nonostante gli strali che John Ruskin aveva
dipinge un intero campionario verso gli anni
indirizzato proprio contro il treno: “La ferrovia
ottanta dell’Ottocento con una pittura
trasforma l’uomo da viaggiatore in pacco vivente.
bituminosa, sommaria, onnivora perché inghiotte
In quel momento egli è separato dalle
ogni particolare che non sia il soggetto, nudo e
caratteristiche più nobili della sua umanità per un
crudo. Le scarpe di Van Gogh ci osservano dalle
potere di locomozione di dimensioni planetarie.
loro tele a ricordare un tempo e un mondo che
Non chiedetegli di ammirare nulla. Garantitegli un
ancora misurava la terra con l’ampiezza dello
trasporto sicuro, congedatelo rapidamente: di
sguardo, le ore con l’alternarsi di alba e tramonto.
nient’altro vi ringrazierà”. È il 1849, ne Le sette
In realtà era già passato il treno di Joseph Mallord
lampade dell’architettura: Ruskin sarà superato
William Turner, anzi Pioggia, vapore, velocità: un
appena due anni dopo da uno sbuffo di vapore.
titolo assolutamente futurista per un quadro
In effetti la visione che il treno suscita fin dal suo
dipinto nel 1844. Il pittore inglese compie
primo apparire è piuttosto contraddittoria: è Il
davvero una fusione di questi elementi, mescola
vagone di terza classe di Honoré Daumier (1863-
cielo e terra, addensa nubi di pioggia e di vapore,
65), una carrozza che il pittore ritrae dal basso,
avvolge il paesaggio di densi strati dorati e
piazzando la tela proprio dentro il vagone e quindi
azzurrini, da cui fa sbucare il treno – una piccola
facendo sedere idealmente anche noi sulle panche
sagoma scura indistinta – che si proietta verso
di legno. Qui, stipati l’uno accanto all’altro, si
l’osservatore. La poetica romantica del Sublime
accalcano donne, bambini, uomini, un’umanità
che scorreva nell’ombra, nel mistero,
misera e diseredata – la terza classe, appunto –
nell’inquietudine di una natura segreta e
costretta a lasciare i propri luoghi familiari per
selvaggia ora vola veloce con il treno, il nuovo
cercare lavoro altrove.
simbolo di una forza irrazionale e inarrestabile,
Il realismo portato dal treno di Daumier avrà lunga
messaggero di Moloch, dritto verso l’ignoto.
strada nel corso del Novecento: i contadini che vi
L’ignoto è la modernità che probabilmente Turner,
sono dipinti sono già figure dell’alienazione e della
che muore nel 1851, non sa ancora prevedere.
solitudine in cui sono immersi i viaggiatori
In quello stesso 1851 Londra si veste di vetro e
sopravvissuti a trentun’anni di guerre mondiali,
ghisa con la costruzione della stazione di King’s
soli, tra la folla inconsapevole.
Cross e l’inaugurazione del Crystal Palace: la
Ma il treno è anche un totem dei tempi moderni,
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cui si sacrificano uomini, energie, capitali economici.
Eccoci dunque in Alta Slesia, all’interno della
fabbrica reale di materiali ferroviari, la
Königschütte, dove Adolph von Menzel va a
studiare i “moderni ciclopi” – così recita il
sottotitolo del quadro – della Ferriera (1875).
Centro ideale e fulcro dell’opera è l’idolo di ferro
incandescente che viene forgiato, attorno a cui si
affollano operai – una massa brulicante dai volti
il luogo che accoglie o congeda, offrendo l’ultimo
indistinti – e macchinari, in un clima di
souvenir de Paris, ma diventa uno dei laboratori del
concitazione di cui pare di poter percepire il
linguaggio impressionista. Vi si possono incontrare
rumore assordante, il calore del fuoco, perfino la
Édouard Manet, Camille Pissarro, Alfred Sisley.
fatica. Il pennello di Menzel descrive le
Nel 1877 Claude Monet dipinge un intero ciclo
contraddizioni di una società in espansione, ma
dedicato alla Gare Saint-Lazare che ritrae in ore
non arriva alla denuncia, ne compie piuttosto una
diverse del giorno: “Alla partenza del treno il fumo
traduzione epica.
delle locomotive è talmente denso che non si
In quegli stessi anni in Italia Passa il treno di
distingue quasi nulla. È un incanto, una vera
Giuseppe De Nittis (1869) e si lascia dietro matasse
fantasmagoria”, dichiara l’artista all’amico Pierre-
di vapore lattiginoso che inonda i campi arati,
Auguste Renoir.
mentre dentro la galleria della Stazione centrale di
Luce, aria, vapore, architettura: Monet ammira la
Milano (1889) Angelo Morbelli non dipinge tanto
combinazione di questi elementi e ne fa
le locomotive in sosta o in arrivo – relegate in piani
trascrizioni che variano di ora in ora: la mattina la
secondari – quanto il vuoto che si crea tra queste.
scena ha un’intonazione azzurrina, il vapore si
La stazione è uno spazio di solitudini, la partenza
condensa in bolle iridate, si espande verso il
genera uno scompenso.
grande soffitto di vetro, filtra attraverso le griglie
Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del
di ferro delle capriate, si confonde con le nuvole
Novecento ogni viaggio d’arte approda a Parigi,
sopra Parigi. Al tramonto la città è incendiata di
capitale di idee e di fermenti, luogo di scambi
oro e arancione che penetrano fin dentro la
culturali, in cui affluiscono artisti da tutta Europa.
galleria, confondono i profili dei treni, attenuano
La stazione non è solo il simbolo di questi scambi,
i marroni, bagnano di una polvere dorata i
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gruppi dei viaggiatori.
La Gare Saint-Lazare è la cattedrale laica di
Monet, anticipa il ciclo che il pittore dedicherà
alla chiesa di Rouen quasi vent’anni dopo.
Il tema della stazione del resto è cogente per chi
vive, seppur a brevi tratti come Monet, la vita
parigina; Charles Baudelaire aveva più volte
invitato gli artisti a “essere del proprio tempo” e
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Émile Zola aveva sottolineato il carattere di
1909, il primo manifesto futurista canta “l’amor
necessità dei nuovi spunti visivi impressionisti:
del pericolo, l’abitudine all’energia e alla
“Puoi sentire il rumore dei treni che riempiono la
temerità”, e ancora le “stazioni ingorde,
stazione. Puoi vedere i vapori del fumo che si
divoratrici di serpi che fumano [...]. Le locomotive
addensano sotto le enormi vetrate del tetto.
dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie,
Questa è l’arte di oggi. Gli artisti moderni hanno
come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi”.
scoperto la poesia delle stazioni ferroviarie, così
La macchina futurista, con il suo carico di rumori
come i loro padri avevano scoperto il fascino
stridenti, potenza visiva e velocità inaugurava la
delle foreste e dei fiumi”.
tratta Milano-Parigi per poi raggiungere, con i
Monet aderisce dunque alla realtà, alla modernità,
futurismi, l’intera Europa.
redigendone una cronaca vibrante e satura di
Più pacata, introspettiva, in certo modo solitaria
colore; nello stesso anno, in Italia, Giosuè Carducci
è la versione che Umberto Boccioni fornisce del
fornisce una versione assai diversa del mito
treno nel ciclo Stati d’animo, a cui lavora nel
tecnologico nelle sue Odi barbare: “Già il mostro,
corso del 1911, dipingendone varie versioni.
conscio di sua metallica/ anima, sbuffa, crolla,
Il treno, la stazione, diventano luoghi di
ansa, i fiammei/ occhi sbarra; immane pe’ l buio/
riflessione, centri di sentimenti: Boccioni mette in
gitta il fischio che sfida lo spazio”.
scena i diversi stati d’animo che si creano a ogni
Il poeta ci fa calare nell’antro fumoso e sinistro di
partenza – li intitola Gli addii, Quelli che vanno,
Efesto che forgia metalli dai lampi luciferini, ma
Quelli che restano –, raccontando la condizione
vent’anni dopo Filippo Tommaso Marinetti ne
di chi lascia le proprie abitudini e gli affetti per
recupera l’immagine insieme terribile e visionaria
affrontare l’ignoto, il disagio delle separazioni, la
per farne un inno alla modernità. È il 20 febbraio
solitudine di chi rimane.
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Linee acute, spezzate, multicolori aggrediscono le
triste in treno. Si tratta di un autoritratto,
figure di Quelli che vanno e li trascinano in avanti
un’immagine inconsueta giacché non
con un ritmo impetuoso; Gli addii hanno linee
identificabile, meccanica, sommaria che
avvolgenti, onde di colore infuocato che si
Duchamp stesso spiega così: “Ci sono due
allacciano tra loro, abbracci sinuosi tra chi presto
aspetti in questo quadro. Uno è il movimento del
dovrà separarsi; mentre una fitta pioggia azzurro-
treno, l’altro è il giovane triste nel corridoio che
verde cala densa come una cortina su Quelli che
cammina avanti e indietro, cosicché abbiamo due
restano e vagano solitari nel vuoto.
movimenti paralleli che si corrispondono tra loro.
Boccioni compone una sottile alchimia emotiva e
Inoltre c’è la deformazione della figura del
cromatica, condensa un’intera narrazione in
giovane, che io chiamavo allora parallelismo
visioni eloquenti che in seguito avrebbe spiegato:
elementare. È una specie di decomposizione
“La direzione delle forme e delle linee era fissata
formale, un disporsi a ventaglio in pannelli lineari
con un determinato scopo drammatico (spiegavo
che corrono parallelamente l’uno all’altro e che
la diversità emozionale delle linee perpendicolari,
deformano il soggetto. In tal modo esso è teso
ondulate e spossate nel quadro Quelli che
come se fosse un elastico”.
restano; delle linee confuse, agitate, dirette e
Se il giovane Duchamp è triste, in treno, Giorgio
curve nel quadro Gli addii; e delle linee
De Chirico dipinge in quegli anni la dimensione
orizzontali, fuggenti, rapide e sobbalzanti nel
stessa della malinconia in opere già metafisiche,
quadro Quelli che vanno). Nell’affermare ciò mi
tra 1913 e 1914.
basavo su questa intuizione: ad ogni emozione
Il viaggio inquietante, L’incertezza del poeta, Il
sensoria corrisponde un’analoga forma-colore”.
sogno trasformato, Gioie ed enigmi di un’ora
Dallo studio della macchina, il mostro d’acciaio
strana, Gare Montparnasse - La malinconia della
dagli occhi fiammeggianti, dalla potenza della
partenza, sono tutte visioni pervase da un senso di
velocità che supera ogni ostacolo, la pittura
sospensione inquieta, da un’atmosfera saturnina
passa a descrivere lo stato emotivo: il racconto si
in cui strani fatti, strani oggetti insinuano minacce
sposta dal treno alle emozioni del viaggiatore.
alla normalità e lasciano l’osservatore incerto.
Nello stesso anno del ciclo di Boccioni, anche
Il treno passa di quadro in quadro – un trenino di
Marcel Duchamp – che del resto guarda con
sogno, una Freccia Azzurra sbuffante piccole
interesse alla ricerca futurista sul movimento –
nuvole di fumo bianco – ma la sua corsa non è
descrive la malinconia di un viaggio: è il Giovane
innocua, devia ulteriormente il senso della scena
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verso l’anomalia, il disagio. Nelle Meditazioni di un
ambienta in periferie deserte e scure, mentre
pittore De Chirico spiega – o meglio aggiunge
Edward Hopper li riassume nelle linee di binari
dubbi – alla mescolanza di oggetti spiazzanti:
che corrono accanto a edifici vuoti, angoscianti: la
“Sentimento africano. L’arco è là per sempre.
sua Casa vicino alla ferrovia (1925) ispira perfino
Ombra da destra a sinistra. [...] Una vela; naviglio
Alfred Hitchcock per l’ambientazione di Psycho.
dolce dai fianchi così teneri. Treno che passa:
La seconda guerra mondiale conduce nuove
enigma. Felicità del banano; volontà di frutti
memorie di “strade ferrate”: i treni blindati dei
maturi, dorati e dolci”.
deportati, i vagoni della Croce Rossa, separazioni
Il treno con il suo bagaglio di spazio e tempo –
laceranti. I dipinti accolgono ostaggi, fuggitivi,
orari da rispettare, lunghezze da ricoprire – con il
sopravvissuti: la pittura esclude sempre di più treno
suo aspetto conciliante di giocattolo è dipinto in
e stazioni per raccontare il viaggiatore, che diventa
situazioni del tutto spiazzanti, impossibili: punta
immagine dell’uomo moderno.
dritto all’osservatore, come una minaccia, oppure
Si fissa così per sempre il moto perpetuo dell’Uomo
compie un’apparente pacifica corsa dietro muretti
che cammina di Alberto Giacometti, elaborato a
di mattoni in spazi assurdi, su binari inesistenti.
partire dagli anni quaranta o il disorientamento del
Un’altra folle corsa è quella descritta nell’alveo
Viaggiatore smarrito che Jean Dubuffet dipinge nel
del surrealismo da René Magritte. La sua
1950. La dimensione moderna del viaggio è quella
locomotiva, dipinta perfettamente in punta di
della conoscenza che costa energia psichica ed
pennello, è sospesa a mezz’aria ed esce con
emotiva e il viaggiatore è spesso raffigurato solo,
naturalezza dal vano di un caminetto, in una sala
perfino senza bagaglio.
da pranzo borghese. La scena non si spiega né
Non ci sono più vagoni, binari, itinerari tracciati, il
con gli altri rari elementi del quadro (il pavimento
viaggio è aperto a tutte le direzioni: train de vie.
di parquet, un orologio da tavolo, due candelabri
e uno specchio), né con il titolo, La durata
pugnalata. Magritte unisce l’assurdo, provoca un
deragliamento di senso, dà voce al sogno,
all’irrazionale, all’inconscio.
Procedendo negli anni venti del Novecento, treno
e stazioni diventano sempre più luoghi dello
spaesamento e della solitudine: Mario Sironi li
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SGUARDI SUL TRENO
Un bello e orribile mostro
Remo Ceserani
Remo Ceserani
è professore ordinario di
letterature comparate
all’Università di Bologna
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In un libro che ho dedicato al tema
Per tutto l’Ottocento la nuova entusiasmante,
dell’immaginario in ferrovia nei tempi eroici fra
ingombrante, minacciosa presenza della
Ottocento e primo Novecento [Treni di carta, 1993],
locomotiva nel paesaggio tradizionale (la
la locomotiva ha un posto importante. Seguendo
“macchina nel giardino”, come ha scritto Leo
da vicino l’esempio delle osservazioni molto acute di
Marx) ha suscitato reazioni contrastanti. Furono
W. Benjamin [1928, 1982] e di alcuni studi
abbastanza numerosi, specialmente fra gli
pionieristici, da parte di storici della cultura, della
intellettuali, coloro che considerarono la
sensibilità, della letteratura e della pittura, come per
locomotiva, i binari diritti della ferrovia, i tunnel, i
esempio quelli di M. Baroli [1964] in Francia, di W.
ponti, le stazioni fumanti come una novità ostile e
Schivelbusch [1977], H. Glaser [1981], D. Hoeges
minacciosa, un elemento di squilibrio, di
[1981] e J. Mahr [1982] in Germania, di F. Richards
accelerazione forzata, di scombussolamento per la
e J.M. MacKenzie [1986] in Inghilterra, di L. Marx
vita esteriore e interiore dell’uomo. Furono create
[1964, 1988] e H. Rand [1987] negli Stati Uniti, ho
allora alcune fortunate immagini e metafore: la
cercato di analizzare, per testi campione, gli effetti
locomotiva come mostro infuocato e fumante, che
più vistosi avuti dall’irruzione del treno sulle
fa tornare in vita il mito antico di Vulcano; il treno
abitudini di vita, sui ritmi di lavoro e di spostamento
che si snoda come un serpente o un drago che
fra luoghi e paesi, sulla percezione dello spazio e
emette fumo e fuoco; le linee diritte che tagliano il
del tempo delle popolazioni europee e degli altri
paesaggio, bucano i monti, fan violenza alla
continenti. Dopo la pubblicazione del libro,
natura; la forza trainante della locomotiva come
l’interesse per l’argomento è notevolmente
simbolo del destino; il rotolio e il ritmo monotono
cresciuto: sono venute esposizioni, celebrazioni,
delle ruote come espressione di un controllo
raccolte di testi e fotografie e numerosi altri studi,
macchinistico del tempo ancor più perturbante di
come, per esempio, quelli di L. Bernardini [1997]
quello espresso dal ticchettio dell’orologio e dallo
sulle ferrovie nell’est europeo, di T. Geraci [1999]
scatto delle lancette sul quadrante; i depositi
sugli incontri fra musica e ferrovia, di un gruppo di
fumanti, le officine delle locomotive, le gallerie delle
miei allievi su testi di Verne, D’Annunzio, García
stazioni come luoghi di desolazione, confusione,
Márquez e parecchi altri [Pellini, Polacco, Zanotti
perdizione. Fra i testi che ho raccolto ci sono poesie
1995], di un folto gruppo di studiosi francesi
di Wordsworth e Musset, prose meditative di
coordinati da B. Urbani [2004] sul treno in
Thoreau, romanzi di Dickens, Tolstoj, Hardy e tanti
letteratura e nelle arti figurative ecc.
altri. Fra le poesie posso ricordare qui il sonetto di
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Gioacchino Belli Le carrozze a vapore (“Che
scontrata con un carro a un passaggio a livello;
naturale! Naturale un cavolo./ Ma po’ èsse un
Séverine muore accoltellata da Jacques.
affetto naturale/ volà un frullone com’avesse l’ale?/
Non sono mancati, tuttavia, per tutto l’Ottocento
Qui c’entra er patto tacito cor diavolo”, 1843) o
anche gli intellettuali, gli scrittori, i poeti, gli autori
l’inno A Satana (1863) di Giosuè Carducci: “Un
di musiche e canzoni che hanno accolto l’arrivo
bello e orribile/ Mostro si sferra,/ Corre gli oceani/
della locomotiva con favore ed entusiasmo. Di qui
Corre la terra:// Corusco e fumido/ Come i vulcani,/
un altro nucleo di immagini e metafore e un’altra
I monti supera,/ Divora i piani;// Sorvola i baratri;/
tradizione culturale e letteraria, che si è sviluppata
Poi si nasconde/ Per antri incogniti,/ Per vie
in alternativa e contrapposizione (qualche volta,
profonde;// Ed esce; e indomito/ Di lido in lido/
anche, in anticipo) rispetto a quella ostile alla
Come di turbine/ Manda il suo grido,// Come di
ferrovia. Non pochi sono i testi che rappresentano
turbine/ L’alito spande:/ E passa, o popoli, Satana il
il treno come simbolo del progresso, del cammino
grande”. [Poesie, 1939, pp. 384-85]
ormai diritto e accelerato delle società umane, con
E potrei citare testi di poeti francesi, tedeschi,
l’aiuto della tecnologia, verso le nuove frontiere e
inglesi, spagnoli, americani, russi che hanno lo
conquiste della modernità. Di qui una tradizione
stesso tono. Quanto ai romanzi basta forse che io
culturale e letteraria, anch’essa consistente, di
ricordi uno straordinario romanzo ferroviario di Zola,
connotazioni positive del treno, della ferrovia, della
che ha avuto la fortuna di essere commentato da
velocità dei viaggi, delle arditezze delle linee che
due grandi critici del Novecento, come Barthes e
attraversano le pianure e i monti d’Europa e poi di
Deleuze e di essere trasferito sullo schermo da due
quelle transcontinentali e transiberiane, del lusso e
grandissimi registi, come Jean Renoir e Fritz Lang. Il
dell’avventurosità esotica dell’Orient-Express,
romanzo ha per protagonisti una locomotiva, a cui
dell’eroica operosità dei macchinisti, dei fuochisti,
allude già il titolo (La bête humaine, 1890) e un
dei costruttori di massicciate e posatori di binari,
macchinista, Jacques Lantier, che è tragicamente
dei segnalatori, delle squadre di spalatori antineve.
diviso fra l’amore casto per la sua locomotiva, che
Poesie entusiastiche di scrittori di chiara adesione
lui chiama affettuosamente La Lison, e quello
democratica e progressista, storie e canzoni del
peccaminoso per la bellissima e seducente Séverine.
West, mitologia futurista, musei della scienza e
Tutt’e due gli oggetti d’amore sono destinati a una
della tecnica, collezionismo, canzoni sovietiche
fine tragica: la locomotiva muore, quasi come una
della rivoluzione intitolate Locomotiva nostra non ti
creatura umana, dopo essersi violentemente
fermar: è tutto un patrimonio culturale e testuale
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che rientra in questa tradizione. Forse basta che io
tuo lungo, pallido, ondeggiante vessillo di vapore,
ricordi, fra questo nutrito materiale, una pagina
colorato di tenue porpora,/ le nuvole dense e
dello scrittore danese di fiabe Christian Andersen,
nerastre vomitate dal tuo fumaiolo,/ la tua struttura
entusiasta del suo primo viaggio in ferrovia,
ben lavorata, le tue molle e valvole, il luccichio
compiuto in Germania nel 1840: ”O, quale
vibrante delle tue ruote,/ il tuo traino di carrozze
impresa grandiosa dello spirito è questa scoperta!
che ti seguono ubbidienti e allegre,/ traverso
Ci si sente potenti come i maghi dell’antichità!
burrasche e bonaccia, ora veloci, ora lente, ma
Attacchiamo il cavallo magico alla carrozza e lo
sempre regolarmente correndo;/ simbolo tipico del
spazio scompare! Voliamo come le nuvole in
moderno emblema di movimento e potenza polso
tempesta, come gli uccelli migratori in viaggio. Il
del continente,/ per una volta vieni e servi la Musa
nostro cavallo selvaggio sbuffa e ansima, dalle sue
e prendi forma nel verso, proprio come qui ti
froge esce un fumo nerastro. Non avrebbe potuto
vedo,/ nella bufera e sotto i colpi delle raffiche di
Mefistofele volare più velocemente insieme con
vento e con la neve che cade,/ di giorno la tua
Faust sul suo mantello! Con mezzi naturali siamo
campana ammonente che suona le sue note,/ di
in questo nostro tempo capaci di un potere che nel
notte i segnali delle tue lucerne silenziose che
Medioevo veniva attribuito solo al diavolo”. [citato
ondeggiano.// Bellezza dalla gola feroce!/ Tuona
in Mahr, 1982, pp. 32-33]
nel mio canto con tutta la tua musica selvaggia, le
Oppure una bella, entusiastica poesia di Walt
tue lucerne ondeggianti di note,/ la risata del tuo
Whitman, To a Locomotive in Winter (A una
pazzo fischio, echeggiante, rombante come il
locomotiva d’inverno, 1876): “Tu per il mio
terremoto, svegliando ogni cosa,/ tu che sei legge
recitativo/ tu nella bufera sferzante proprio come
completa a te stessa e ti tieni saldamente al
ora, la neve, il giorno invernale che declina/ tu
percorso dei binari,/ (nessuna dolce affabilità di
nella tua panoplia, il tuo ritmico doppio palpito e il
arpe piagnucolose o di petulanti pianoforti la tua)/ i
tuo battito convulso,/ il tuo nero corpo cilindrico,
tuoi trilli e gridi vengono restituiti da rocce e
ottoni dorati e acciaio argenteo,/ le tue spranghe
colline,/ lanciata sulle vaste praterie, attraverso i
laterali massicce, le aste parallele di connessione,
laghi,/ ai liberi cieli scatenata e lieta e forte”.
che girano, fan la spola ai tuoi fianchi,/ la tua
[1965, pp. 471-472]
pulsazione e il tuo ruggito ritmici, che ora cresce
L’immaginario ferroviario dell’Ottocento, come
ora diminuisce a poco a poco nella distanza./ Il tuo
risulta da questi testi si è costituito in un sistema di
grande faro sporgente fissato sulla tua fronte,/ il
strutture semantiche nettamente polarizzate, che si
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possono schematicamente rappresentare sotto
sferragliante dei treni stessi, così nuovo e
forma di contrapposizioni:
impressionante che induce alcuni a tentare, come
a) la contrapposizione, nelle descrizioni della
per scommessa, la sua resa onomatopeica, quasi a
locomotiva, fra organismo naturale dotato di forza
gara con quelle poesie e musiche che hanno
animale, bello e armonioso, e macchina metallica,
sempre tentato di rendere, onomatopeicamente, i
dotata di forza artificiale, perturbante e mostruosa,
rumori della natura;
nata nelle profondità della terra delle miniere, che
c) la contrapposizione fra il movimento naturale,
utilizza per i suoi movimenti una “via metallica” e
lento, avventuroso e magari anche tortuoso
che spesso dentro la terra ritorna con i suoi tunnel.
dell’uomo nel mondo (e in particolare di quella
Da una parte il cavallo, dall’altra la vaporiera: di qui
specie di incarnazione dell’uomo romantico che fu
tutta una serie di contrapposizioni, ma anche di
il Wanderer), o anche il movimento agile e veloce
immagini metaforiche che si trovano in quasi tutti i
degli uccelli, delle nuvole, del vento e per contro il
testi, sia in positivo che in negativo, e che
movimento diritto, determinato, obbligato del
attribuiscono alla locomotiva le caratteristiche e gli
treno sui binari e del tracciato del treno, fra una
attributi di un cavallo artificiale e mostruoso (il
stazione e l’altra, attraverso le più varie scene di
calore e il fuoco interiore, le narici sbuffanti, gli
natura, senza fermarsi davanti a nessun tipo di
occhi spalancati, la criniera di fumo, ecc.), o di un
ostacoli, e quindi anche dei viaggiatori, spettatori
animale favoloso come il drago o persino di uno
immobili, che si vedono passare davanti agli occhi,
esotico come l’elefante;
inquadrati dai finestrini, i paesaggi della natura,
b) la contrapposizione fra alcuni strumenti naturali
con un movimento veloce e un montaggio quasi
(le ugole degli uccelli, il vento che stormisce fra gli
cinematografico.
alberi) che emettono un suono bello da ascoltare e
Gradualmente, tuttavia, nel corso dell’Ottocento, e
funzionale alla comunicazione fra la natura e gli
poi nel Novecento, la locomotiva ha perso,
esseri che la popolano, oppure fra alcuni strumenti
nell’immaginario comune e in quello letterario, i
musicali che emettono suoni assai dolci per
connotati del mostro pauroso. Il mostro è stato
l’orecchio (l’arpa, il corno del boscaiolo, quello del
addomesticato, divenendo un giocattolo per
postiglione) e lo strumento che viene utilizzato
bambini o una riproduzione in miniatura per le
dalle locomotive, stridulo, disumano, minaccioso,
collezioni degli adulti. Esso ha offerto ai poeti e ai
che può ricordare (come ad Andersen) l’ultimo
romanzieri la possibilità di trasformarlo in
grido del maiale ammazzato e il rumore
personaggio benevolo e amico (così, per esempio,
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nel romanzo per l’infanzia di Edith Nesbit The
s’illumina un fanale./ Passan, ripassano/ I cantonieri
Railway Children [I bambini della ferrovia, 1906],
di fretta: crosciano/ Grida e rimbrotti: l’accesa
nella filastrocca Henriette Bimmelbahn [Il trenino
macchina/ Si squassa e alita,/ E i vagoni si cozzano
Enrichetta, 1963] di James Krüss e nella favoletta
tra loro/ Con un rimbombo tragico e sonoro./ Scatta
The little train [La piccola locomotiva, 1973] di
un comando:/ Un fischio di rimando/ Querulo,
Graham Greene). Esso ha ispirato poesie come
acuto, lungo, fòra l’aria,/ E il treno si divincola/ Su le
l’espressionistica Lokomotive [La locomotiva, 1912]
rotaïe sussultando e ansando.// Dietro/ Qualche/
di Gerrit Engelke e poi manifesti futuristi, canzoni
Vetro,/ Qualche / Viso/ Bianco,/ Qualche/ Riso/
rivoluzionarie o sentimentali, da Pete Seeger a
Stanco,/ Qualche/ Gesto/ Lesto;// Ma più celeri/ I
Francesco Guccini a Bruce Springsteen.
vagoni/ Si succedono,/ E i furgoni/ Sul binario/
Fra i tanti testi che potrei citare mi soffermo su una
Trabalzanti/ Strepitanti/ Varcan Varcano;// E il treno,
poesia poco nota di Giovanni Alfredo Cesareo,
con palpito eguale, guadagna/ Fiammando nel
intitolata proprio La locomotiva (1912). È una
buio, l’aperta campagna./ La chiostra de’ monti da
poesia di chiara impronta carducciana, che dall’ode
torno vacilla;/ Repente un padule nell’ombra
barbara di Carducci Alla stazione in una mattina
sfavilla,/ Dispare una greggia di scialbe capanne/ Di
d’autunno trae molti spunti ed echeggia molte
là da una siepe scrosciante di canne,/ Leggera si
espressioni, ma che ha anche una certa originalità,
libra nell’aria una torre,/ E il treno, con rombo
soprattutto nella sperimentazione stilistica e
terribile, corre./ Le nuvole fosche s’inseguon pe’l
metrica: “Sul fiammeggiante vespero/ Nera
cielo/ Coprendo le stelle smarrite d’un velo:/
s’accampa la locomotiva/ E accidïosa fumica,/
Trapassan burroni, villaggi dormenti,/ Dirupi,
Mentre in torno si mescola e vocifera/ La svarïata
sodaglie sinistre, torrenti:/ La luna vïaggia, tra gli
folla cui l’ansia/ Spine in quell’afa torpida./
alberi, sola,/ E il treno, con rugghio di turbine,
Trascorre a quando a quando/ Gente che parte:
vola.// Su i massi rigidi,/ C’a’ lati incombono,/ I vetri
con bagagli in mano/ Va i carri un dopo l’altro
stampano/ Chiari riverberi:/ Dileguan alberi/
interrogando,/ S’arrischia in fine e sale/ I tremuli
Com’ombre livide,/ Nell’albor fumido:/ I fili aerei/
sportelli sbatacchiando./ Giunge un clamore
Lenti s’abbassano,/ Ratti risalgono/ A sbuffi, a
languido a distesa/ Dal mar lontano,/ E subitaneo,
volvoli,/ L’atra caligine/ Intorbida l’aria,/ Mentre la
quasi ad un segnale,/ Vibra il giulìo scampanìo
macchina/ Tonando penetra/ Lungo il freddo
d’una chiesa./ Ma le prime ombre calano,/ E già,
andito/ Con rauchi sibili,/ E gl’invisibili/ Echi
com’occhio che improvviso fòlgori,/ Or qua or là
rispondono/ Empiendo d’ululi/ Il sotterraneo.// Ma
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sbuca il convoglio nell’umida sera/ Tra i vènti che
Finché si stira,/ E sta.// La gente in frotte si versa
dietro gli volano a schiera./ La luna campeggia sul
all’uscita:/ O andature stanche! O occhi torbidi!/
vasto orizzonte,/ Sbozzando qua l’arco massiccio
Ecco, è svanita/ L’ebbrezza del sogno datore d’oblii;/
d’un ponte,/ Là un fiume, che opaco tra i pioppi
E dalle cento fauci/ Della città sopita/ Esala grave il
deriva,/ E dentro si svampa la locomotiva;/ E miste
tedio della vita”. [in Romanò 1955, pp. 354-58]
alle forme del vero, le forme/ Tramate di sogno dal
Il testo, che nella tematica e nel lessico si rifà
core che dorme:/ Palagi di marmo su isole strane,/ E
chiaramente a Carducci mentre nella
palme, e verzieri di rosa, e fontane,/ E un lume che
sperimentazione metrica si rifà altrettanto
ammicca nell’ombra remota:/ L’accese una mano
chiaramente a D’Annunzio, non è privo di
che forse t’è nota?/ Chi plora da presso? Chi d’alto
interesse. A differenza di Carducci, che assisteva
minaccia?/ Ma per la riviera di gigli che abbraccia/ Il
soltanto alla partenza del treno, Cesareo ne segue
cielo e la terra, vien l’ardua galera;/ E sotto i suoi
tutto il percorso, dalla partenza all’arrivo, e cerca
bianchi tendali, una schiera/ Immobile e assorta di
con il ritmo dei suoi versi di imitarne i movimenti.
bianche Sibille,/ Scrutando la luna con òrbe pupille,/
La prima strofa, con versi di varia lunghezza
Si sfoga in un canto che affanna e che molce,/ Fra
(prevalentemente endecasillabi, settenari e quinari),
quanti n’udì l’universo, il più dolce,/ E il canto si
con rime sparse qua e là e frequenti parole
spazia per piani, per boschi,/ Per valli selvose di
sdrucciole in rima, vuol quasi imitare la forza
frassini foschi:/ Attoniti i gioghi si rizzano in fondo/
dinamica della locomotiva, impaziente di partire, e
Su vigne e cascine che girano in tondo./ E il treno
il movimento confuso della folla dei viaggiatori, dei
serpeggia, precipita, sale,/ Sprizzando la fiamma del
ferrovieri, della città. La seconda e la terza strofa
doppio fanale.// Ma un fischio stridulo/ Fende lo
imitano il pesante avvio del convoglio, con versi di
spazio:/ La luna limpida/ Splende: rallentasi/ La corsa:
parole bisillabe e rime frequenti, seguiti da versi un
tintinniscono/ I campanelli elettrici./ Sbalzana e
poco più lunghi e parole in rima frequentemente
tituba/ A tratti il ferreo/ Convoglio; fulgida/ Di lumi,
sdrucciole. Segue una strofa che vuole imitare il
palpita/ Entro la nebbia/ La città enorme e tacita.
movimento ormai veloce e disteso del treno ed è
Sfilano macchine,/ Carri, scale, argani;/ E l’alte
costituita da versi martelliani, con rime baciate e
lampade/ A torno spandono/ Un baglior gelido/ Ove
parole piane. Poi la corsa a volte rallenta a volte si
spettrali appaiono,/ Come in un sogno, gli uomini./
stende, con un ritmo che alterna i versi brevi tutti
Ma con movimento / Isnodato, a stento,/ Il convoglio
sdruccioli e di nuovo i martelliani lunghi e piani. La
gira/ Su le rote inerti,/ E a sfagli incerti/ Ancora va,/
poesia si chiude con una strofa che, con tante
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parole sdrucciole, spesso onomatopeiche, cerca di
Hoeges, Dirk, Alles veloziferisch. Die Eisenbahn – vom schönen
imitare il rallentamento e alla fine la conclusione
Ungeheuer zur Ästhetik der Geschwindigkeit, CMZ-Verlag,
della corsa. Si tratta, come si può constatare, di
Rheinbach-Merzbach 1985
una poesia di carattere sperimentale, che cerca di
Mahr, Johannes, Eisenbahnen in der deutschen Dichtung. Der
dare, con i suoi mezzi, soprattutto ritmici, un
Wandel eines Literarischen Motifs im 19. und beginennden 20.
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Blodgett, New York University Press, New York 1965
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MATERIALI
Il restauro della 830
Roberto Celotta
ingegnere aeronautico, ha lavorato all’Agusta e alla Siae Marchetti; studioso di storia e tecnica delle ferrovie
In questa immagine
e nelle seguenti alcune fasi
del restauro della
locomotiva 830.017
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Parlare del restauro della 830-017 non è facile
potenza e soprattutto una concezione innovativa.
per il significato stesso che il vocabolario italiano
Infatti questo tipo di locomotive, realizzato per la
attribuisce al concetto di restauro e cioè quello di
Rete Mediterranea, era stato usato sia per servizi
restituzione di un’opera o manufatto al suo stato
di linea con treni viaggiatori leggeri che per le
primitivo mediante lavori di riparazione,
manovre negli scali ferroviari. Il soddisfacente
rifacimento o rinnovamento.
risultato ottenuto fu la loro fortuna e al tempo
E questo, non perché tali attività fossero
stesso la loro sfortuna perché da esse fu
particolarmente difficoltose sulla 830-017 ma
sviluppato dalle FS il gruppo 835, uno dei suoi
perché il gruppo di locomotive catalogato dalle
più riusciti e numerosi (370 macchine), che
FS come 830 ha avuto una vita travagliata ed è
presto le soppiantò negli scali di tutt’Italia.
alla fine risultato uno dei più raccogliticci del suo
In realtà la Rete Mediterranea aveva ordinato nel
inventario, al punto da rendere problematica
1900 un primo lotto di 6 macchine, numerate da
l’identificazione di una configurazione di
6801 a 6806 e nel 1903 un secondo lotto di 14
riferimento della macchina.
macchine, numerato da 6807 a 6820. Di queste,
Un minimo di storia ci aiuta a comprendere
il primo lotto di 6, costruito dalle Officine
meglio quanto sopra affermato.
meccaniche di Saronno e leggermente meno
Quando nel giugno del 1905 vennero costituite
pesanti e potenti, andarono a costituire presso le
le Ferrovie dello stato, esse incamerarono,
FS il gruppo 829, mentre le successive 14
nell’arco di un paio d’anni, un gran numero di
costituirono il gruppo 830, costruite dalla Breda
locomotive provenienti dalle varie società private
e caratterizzate da una caldaia più vaporiera.
sin allora esistenti, cioè la Rete Adriatica, la Rete
La caldaia più vaporiera era una caratteristica
Mediterranea e la Rete Sicula. Le FS, insieme ad
molto importante perché trattandosi, in entrambi
alcune locomotive valide, si ritrovarono un gran
i casi, di macchine a vapore saturo, le perdite di
numero di macchine spesso vecchie e con
potenza dovute alla condensazione di questo
potenze assolutamente insufficienti.
vapore erano in generale piuttosto sensibili e
Non fu questo il caso delle 830 perché, tra le
quindi era assolutamente positivo avere un
molte locotender, cioè locomotive con scorte
generatore di vapore esuberante e in grado di
d’acqua e carbone a bordo, con tre assi
compensare almeno parzialmente gli effetti della
accoppiati e ruote di piccolo diametro, queste
condensazione.
erano ancora in consegna, avevano una buona
Sotto la gestione delle FS, le 830 del primo lotto
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furono numerate dalla -001 alla -014 e, nello
Italiana Coke, che anzi si dichiarò disposta a
stesso 1905, fu ordinato un ulteriore lotto di 30
donare la macchina e così la nostra 830-017
macchine, numerate dalla -015 alla -044, che
tornò a Sesto in un capannone distaccato dove
costituì la seconda serie delle 830 e che si
fu preservata in attesa dei tempi migliori,
differenziava esteriormente dalla prima per avere
finalmente arrivati.
un telaio più lungo nella parte posteriore e
Ma negli anni di servizio alla Cokitalia, la
quindi una carbonaia di maggiore capacità e una
macchina aveva subito profonde modifiche, sia
cabina di taglio più moderno.
per via delle necessità manutentive sia per
Ci troviamo quindi di fronte a una serie di
renderla un po’ più confortevole per il personale
macchine con caratteristiche distinte tra prima e
di macchina e adatta ai suoi nuovi compiti, che
seconda serie e ulteriormente differenziate a
ne hanno alterato la fisionomia della cabina e
seconda che siano rimaste sempre in ambito FS,
delle casse d’acqua.
noleggiate o vendute; tra quest’ultime, a parte
E qui nasce il problema principale alla base
11 macchine finite al Ministero della marina dove
dell’operazione di restauro: restaurare, ma a
mantennero le caratteristiche originarie, le altre
quale configurazione? Come una macchina
finirono prevalentemente alla Montecatini,
rappresentativa di un ben preciso gruppo di
all’Ilva, alla Cogne, alla Cokitalia, e le ultime 9
locomotive FS, alla cui costituzione partecipò
vendute, a due società di servizi esercenti le
attivamente la Breda, oppure come una generica
manovre nel porto di Genova.
locomotiva a vapore per tramandare un simbolo
Fu presumibilmente nel 1936 che la 830-017,
dell’attività della Breda nel campo ferroviario,
oggetto del restauro, finì alla Cokitalia, società
senza tener conto di come questo prodotto sia
nel 1980 confluita nell’Italiana Coke, che tuttora
stato modificato nel tempo dagli utilizzatori?
possiede la originaria 830-001 Breda, ex 6807
Nella prima ipotesi, pur tralasciando il ricostituito
Rete Mediterranea.
e raccogliticcio secondo gruppo 830, una
Nel 1988 l’allora Finanziaria Ernesto Breda,
configurazione della 830 del gruppo originale
saputo che la locomotiva Italiana Coke N°3 era in
non è univocamente identificabile, perché le
realtà la ex 830-017 FS, numero di costruzione
prime 6 macchine commissionate dalla Rete
758 della Breda, ne presentò formale richiesta di
Adriatica erano diverse da quelle costruite sotto
acquisto, con l’intenzione di collocarla in un
la gestione FS.
proprio museo. La domanda fu accolta dalla
Allora, ci si può riferire alla sola 830-017, sigla
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che però identifica una ben precisa macchina
In ogni caso, se si opta per restaurare la 830-017
delle FS, di cui esiste una foto che ne mostra, tra
daremo un contributo alla memoria storica delle
l’altro la significativa mancanza del compressore
FS e dovremo necessariamente ricondurci alla sua
o pompa dell’aria, come veniva detta dai
configurazione originaria, altrimenti, considerato
ferrovieri, per l’azionamento del freno continuo.
che la vita operativa della locomotiva è stata
Infatti questa macchina, a differenza delle altre
spesa in parti grosso modo uguali sui binari delle
dello stesso gruppo, è priva dell’impianto di
FS e nell’industria, possiamo tramandare
frenatura ad aria compressa e dispone del solo
l’altrettanto valida memoria storica della
freno a vapore e del freno meccanico di
movimentazione dei carri all’interno delle grandi
stazionamento. Il che ci fa supporre che proprio la
industrie e quindi ricondurci alla configurazione
-017 possa essere servita per la sperimentazione di
pressoché costante mantenuta durante la sua
quel concetto di macchina da manovra poi attuato
attività presso la cokeria. Ma in questo caso
col gruppo 835, perché di solito nelle manovre
avremo restaurato la locomotiva Italiana Coke N°
non si utilizzava il freno ad aria compressa sia per
3 e non la 830-017 FS.
risparmiare tempo sia perché la maggior parte dei
La decisione non è facile perché se la seconda
carri di allora ne era sprovvista. Non è infatti un
opzione è più semplice e meno costosa, è pur
caso che anche la prima serie delle 835 fosse priva
vero che ci rende una locomotiva abbastanza
di tale impianto e avesse una cassetta degli
anonima e non una delle pochissime se non
attrezzi al posto del compressore.
addirittura l’unica 830 Breda di seconda serie
Altro particolare della -017 è la sua caldaia,
sopravvissuta.
marcata 1906, ma dotata di tubi bollitori lisci
È anche vero che la macchina non è destinata a
come quella delle 835 e non ondulati di tipo
un museo ferroviario dove sarebbe stato tassativo
Serve, più efficienti ma di più onerosa
restaurare la 830-017 nel suo stato d’origine
manutenzione, come quella delle altre 830.
presso le FS, ma è destinata a un museo del
Come documentato dal libretto della caldaia,
lavoro, in cui l’attività della Breda più che il
conservato presso l’Archivio storico Breda,
singolo prodotto è sicuramente l’elemento
quest’ultima pare sostituita con quella unificata
catalizzatore.
delle 835 oppure è stata dotata sin dall’inizio di
Si è allora fatta strada l’idea che poteva avere un
una caldaia allora sperimentale, poi standard sul
senso un restauro che evidenziasse le linee
gruppo 835.
generali della locomotiva FS ma che al tempo
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stesso conservasse una traccia di come il lavoro
dinamismo che traspare dall’andirivieni dei
dell’uomo aveva nel tempo modificato il mezzo
pistoni e dall’armonico gioco delle bielle di
meccanico per renderlo più consono alle sue
accoppiamento e di distribuzione.
necessità: una locomotiva che non è esattamente
Non è questa la sede per una trattazione
la 830-017 ma conserva, nella cabina, nelle casse
puntuale delle fasi concrete del restauro che è
d’acqua, nei piastroni frontali e nei respingenti, le
durato oltre un anno e ha richiesto diversi tipi di
modifiche apportate dalla cokeria.
competenze, oltre che l’entusiasmo e la passione
Questa macchina, riverniciata secondo i canoni
di aziende e persone. A cominciare dalla
FS, riporta le targhe sia della Italiana Coke N°3
Ansaldo-Camozzi, che ha sponsorizzato il lavoro
sia della 830-017 originale FS, a testimonianza
e ospitato la macchina nei suoi capannoni, non
della sua doppia vita sui binari.
ha mai lesinato mezzi, materiali e, all’occorrenza,
Si è deciso di tenere sollevata la macchina di
manodopera. Il grosso dell’attività è stato
alcuni centimetri sul piano del ferro del binario,
condotto poi da Corrado Ferulli e Patrizia
in modo da lasciare libere le ruote di girare grazie
Ricciardi, affiancati da tre ex lavoratori Breda (cui
a un motore elettrico e opportuna trasmissione
peraltro si deve anche buona parte del lavoro di
celati nel telaio. Un movimento lento, intorno ai
salvaguardia dei materiali d’archivio dell’azienda):
quattro giri al minuto, ma che consenta di
Rodolfo Spadaro, Giuseppe Bruscella e Carlo
apprezzare la bellezza e la sensazione di
Vimercati.
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MATERIALI
L’Archivio storico Breda
Grazia Marcialis, Alberto De Cristofaro, Primo Ferrari
Fondazione Isec
Rubrica contratti, 1830-1952
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Nel 1886 l’ingegner Ernesto Breda rilevò
l’Elvetica, una piccola società milanese operante
nel settore meccanico-ferroviario, e costituì
l’accomandita semplice ing. Ernesto Breda e C.
Pochi anni dopo, nel 1899, la società cambiò la
sua ragione sociale in Società italiana Ernesto
Breda per costruzioni meccaniche (Sieb).
All’intento iniziale di specializzare l’azienda nella
produzione di locomotive e materiale ferroviario
Giuseppe Bruscella, Ivano Baucia e Carlo
in genere, si affiancarono, via via, nuove
Vimercati, assistendo sconcertati all’invio al
produzioni. Nel 1936 le unità tecnico-produttive
macero della documentazione che costituiva la
del complesso erano cinque e nelle sezioni I e II
memoria storica dell’azienda, si posero il
(elettromeccanica e locomotive, ferroviaria) si
problema in un primo momento del salvataggio
produceva materiale ferroviario.
e poi del recupero di ogni tipo di materiale che
Nel 1951, a seguito dell’approfondirsi della crisi
testimoniasse l’attività delle sezioni di produzione
economica del gruppo, l’avvocato Pietro Sette fu
I e II e delle società da queste derivate.
nominato commissario straordinario dal Fondo
Nel 1983, grazie al pressing dei nostri valenti
per il finanziamento dell’industria meccanica
“bredisti”, l’Archivio fu dichiarato di notevole
(Fim) con l’incarico di procedere al riassetto del
interesse storico dalla Soprintendenza archivistica
complesso industriale. La Sieb divenne Finanziaria
della Lombardia. Nel 1986 la Finanziaria Ernesto
Ernesto Breda e le sezioni di produzione furono
Breda, in occasione delle celebrazioni del
trasformate in società per azioni controllate dalla
centenario della Sieb, resasi conto dell’interesse
Finanziaria.
che l’Archivio storico aveva suscitato fra molti
studiosi di storia dell’industria – come Valerio
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È opportuno richiamare, anche se sinteticamente,
Castronovo, che aveva a sua volta incoraggiato fin
questi fatti storici perché proprio in una delle
dagli inizi il lavoro dei quattro “fondatori” – ,
società Breda si costituì il primo nucleo
promosse la costituzione di un proprio archivio
dell’attuale Archivio storico. Nel 1980 quattro
storico, con lo scopo di “valorizzare l’identità e la
dipendenti della Breda Termomeccanica – società
memoria storica della società, ma anche per
nata dalla I sezione –, Rodolfo Spadaro,
soddisfare le richieste di documentazione e di
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di questa impresa (Rodolfo Camagni operaio
della III sezione fucine, Abramo Oldrini
capotecnico della I sezione, Giuseppe Carrà
operaio della I).
La realizzazione del progetto fu resa possibile
grazie al parere favorevole espresso dalla
Soprintendenza archivistica regionale e dalla
direzione della Finanziaria e l’iter si concluse il 16
ricerche che ci provengono da più parti”,
ottobre 1995 con la firma di una convenzione tra
incorporando il nucleo già esistente. Spadaro
la Finanziaria e il Comune di Sesto San Giovanni,
divenne responsabile dell’Archivio storico, mentre
che depositò l’Archivo presso la Fondazione Isec
la ricerca e il recupero della documentazione
per l’ordinamento e la conservazione.
divennero sistematici e rivolti all’intero complesso
La parte cartacea era costituita da circa 250 metri
Breda.
lineari e conservava i libri sociali della Sieb e della
In seguito alla dichiarazione sullo stato di
Feb, la documentazione prodotta e/o ricevuta
liquidazione della Finanziaria nel 1994 e al
dagli organi dirigenti delle stesse, quella relativa
passaggio di proprietà delle società del gruppo, si
alle sezioni di produzione e in parte alle società
presentò il problema delle sorti dell’Archivio e
per azioni da queste derivate. Dalle carte è
soprattutto della possibilità di dispersione della
possibile ricostruire l’attività amministrativa, la
documentazione fino ad allora raccolta, come
politica aziendale, l’organizzazione del lavoro, le
molto spesso accade agli archivi e alle biblioteche
diverse fasi della produzione (dalla ricerca
aziendali. A questo punto ritornò in primo piano
tecnico-scientifica alla realizzazione del prodotto),
Spadaro, che prese contatto con la Fondazione
la promozione dell’immagine, i rapporti azienda-
Isec e successivamente con il Comune di Sesto
personale; a questo proposito vale la pena
San Giovanni per verificare la possibilità di
ricordare che il patrimonio archivistico della
acquisizione dell’Archivio da parte del comune
Fondazione Isec comprende una ricca
stesso. Non va dimenticato che la Breda aveva
documentazione delle organizzazioni dei
avuto una notevole influenza sulla vita sociale,
lavoratori e degli organismi politici e sindacali
produttiva e politica della città e che tre sindaci
presenti all’interno dell’impresa.
di Sesto, dal 1945 al 1970, erano stati lavoratori
Completava e arricchiva l’Archivio una ricca
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documentazione di altra natura: 45.000
immagini fotografiche comprendenti i negativi su
lastra o pellicola e le stampe, circa 9000 disegni
tecnici, centinaia fra modelli di manufatti, 1000
tra bozzetti e fotografie utilizzati per le
campagne pubblicitarie, attrezzi e utensili di
officina e d’ufficio, stemmi e marchi aziendali,
targhe di prodotto o di identificazione degli
stabilimenti, parti di corredo di carrozze
ferroviarie, ecc., una testimonianza di culture,
quella materiale e quella del lavoro, ormai in via
di estinzione.
I documenti iconografici e quelli materiali
testimoniano l’enorme diversificazione produttiva
della Breda, che è nota soprattutto per la
costruzione di locomotive e carrozze ferroviarie
(dalla Littorina al Settebello), tram, autobus e
filobus, carrozze per la metropolitana milanese,
navi, aerei, armi, macchine agricole, macchinari
per l’industria mineraria, siderurgica,
metalmeccanica, elettronica, fino all’industria
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Disegno tecnico della targa
in bronzo da apporre sulle
locomotive, anni dieci
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nucleare, ma ha realizzato anche frigoriferi,
ciclomotori (il celebre, ma invero non eccezionale
Bredino) e telai per calze, tanto che un motto
degli operai, dei tecnici e del movimento dei
consigli di gestione, nel secondo dopoguerra,
recitava “la Breda produce dall’ago alle navi”.
Dopo il trasferimento dell’Archivio nei locali della
Fondazione Isec la ricerca di ulteriore
documentazione è proseguita alacremente, tanto
che oggi la parte cartacea ha raggiunto i 600
metri lineari.
Per quanto riguarda più specificamente la
documentazione relativa alle costruzioni
ferroviarie (locomotive, carri, carrozze)
nell’Archivio Breda possono essere consultati i
registri dei preventivi relativi alla produzione e
alla fornitura di materiali ferroviari ad altre
società, gli elenchi delle commesse; studi,
progetti e relazioni tecniche di prodotti,
componenti, dispositivi speciali; manuali e
Registro delle assunzioni
cataloghi; materiale pubblicitario nelle diverse
Breda, 1916-17
fasi di elaborazione, dalla fotografia ritoccata ai
disegni preparatori fino al bozzetto finale che
avrebbe illustrato un depliant, un catalogo o
avrebbe dato vita a un manifesto.
La documentazione copre un arco cronologico
che va dalla fine dell’Ottocento alla metà del
Novecento. L’inventario dell’Archivio è
consultabile on line.
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MATERIALI
L’Archivio fotografico
Maria Rosaria Moccia
Fondazione Isec
Ingresso di una locomotiva a
vapore alla Breda di Sesto
San Giovanni, anni dieci
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L’esistenza di un archivio fotografico aziendale
storia dell’archivio aziendale, ma alcuni documenti
pone come prima domanda quella delle
ci confermano l’esistenza di un ufficio fotografico
motivazioni, delle funzioni e degli scopi che
(dal 1937 al 1965), in cui lavorava il fotografo
l’azienda ha espresso nella decisione di avvalersi di
Giuseppe Carlucci (che rimase anche in seguito il
questo tipo di autodescrizione e
fotografo “ufficiale” della Breda come
autorappresentazione. Mentre l’esistenza di altri
collaboratore). Inoltre altri due aspetti connotano
archivi, come quello amministrativo o delle
tutta la documentazione fotografica come
commesse, è atto imprescindibile dell’attività
produzione sistematica in proprio: in primo luogo
aziendale – la sua non esistenza deriva soltanto
l’ampiezza, la fitta scansione cronologica e le
dalla sua dispersione – per gli archivi fotografici o
caratteristiche iconografiche; in secondo luogo
per le raccolte fotografiche, l’intenzionalità e le
l’esistenza di strumenti di corredo con funzioni di
modalità di formazione sono primo significativo
registrazione e di accesso al contenuto delle
elemento di analisi.
immagini (due registri inventariali dal dopoguerra
Nel nostro caso, pur con le dispersioni e le
agli anni '80 e un catalogo suddiviso per categorie
manomissioni, questa intenzionalità risulta chiara
fino al 1949).
ed esplicita, meno facile è la ricostruzione delle
Sono state già descritte, nella presentazione
varie fasi e delle procedure di produzione e
dell’Archivio storico Breda, le vicende
conservazione connesse ai cambiamenti societari,
dell’acquisizione della documentazione che ci
alle attribuzioni di responsabilità aziendale su
spiega anche la presenza di raggruppamenti
questo settore, alla storia dell’archivio nei momenti
temporalmente e funzionalmente diversi.
decisivi di passaggio di proprietà o di chiusura
Il nucleo centrale dell’Archivio è costituito da circa
dell’azienda.
40.000 immagini in positivo, di cui per circa
Esistono pochi esempi in Italia di produzione di
20.000 si possiedono i supporti originali (lastre e
immagini in proprio o comunque sistematiche da
pellicole). Tali immagini sono riconducibili a un
parte delle imprese industriali, casi in cui si può
arco temporale che va dai primi del Novecento
parlare di un vero e proprio “archivio fotografico
agli anni settanta. Un raggruppamento di circa
aziendale” e non più genericamente di raccolte
5000 foto, pervenuto distintamente, riguarda la
fotografiche. Non abbiamo sufficienti informazioni
documentazione fotografica della Breda
in altri settori dell’archivio Breda che ci permettano
termomeccanica (dagli anni sessanta agli anni
di ricostruire con precisione la costituzione e la
ottanta).
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A questo fondo principale vanno aggiunti i
dallo Iacp, oppure quelli sui padiglioni fieristici.
numerosi album fotografici aziendali che, come è
Evidentemente, a seconda dell’occasione o
noto, rispondono generalmente a due esigenze
dell’epoca in cui sono stati prodotti, questi album
fondamentali: la prima riguarda la necessità di
presentano, dal punto di vista della confezione
costruire una storia visiva dell’azienda o di
(legatura, copertina, ecc.), caratteristiche che ci
evidenziare più sinteticamente il contenuto
permettono di individuare, insieme alla loro
dell’archivio; la seconda riguarda invece necessità
destinazione, anche modalità e cultura
di carattere celebrativo o occasionale per un
documentaria del relativo periodo storico.
ristretto numero di fruitori (dirigenti, politici o altri
Oltre ai raggruppamenti descritti, vogliamo
personaggi e istituzioni).
segnalare, come documenti visivi connessi alla
Nell’archivio fotografico Breda distinguiamo un
documentazione fotografica, il fondo Bozzetti. Si
fondo omogeneo di 47 album fotografici che
tratta di 1000 documenti, costituiti in gran parte
rispondono alla prima tipologia (conservativi e
da fotografie utilizzate per prodotti pubblicitari o
descrittivi dell’attività aziendale). Questi album di
per pubblicazioni, che hanno subito processi di
grandi dimensioni (50x70 cm), contenenti in ogni
riconfigurazione grafica (ritocchi, progetti di grafica
pagina più foto, sono divisi tematicamente sulla
pubblicitaria, ecc.). Il fondo è di grande rilevanza
base delle diverse attività produttive e di alcuni
per lo studio della presentazione grafica dei
temi generali (Visite, ritratti di personaggi; Istituto
prodotti in relazione alla cultura della pubblicistica
scientifico Breda; Fiere; Locomotive; Veicoli;
aziendale e tecnica delle diverse fasi storiche.
Elettromeccanica; Cantiere navale; Armi e
Le stampe e le lastre dell’archivio originario,
munizioni; Aeronautica; Macchine industriali;
acquisite dal Comune di Sesto San Giovanni e
Caldaie; Autocarri, trattori, carpenterie, caldaie;
poi depositate presso l’Isec, hanno subito un
Autocarri, motori; Macchine agricole).
primo riordino coordinato da Rodolfo Spadaro.
Alla seconda tipologia appartengono 30 album
In questa fase l’operazione preliminare,
che rispondono ognuno a esigenze di
indispensabile per ricostruire la consistenza
comunicazione di carattere diverso, ma comunque
complessiva della documentazione, è stata la
legate a occasionalità rappresentative o
riproduzione in positivo dei supporti negativi
documentarie ben precise. Tra questi segnaliamo
(lastre e pellicole). Una priorità per gli archivi
gli album su specifici prodotti (armi, trasformatori
fotografici, in particolare di archivi
ecc.), quello sulle case popolari a Milano costruite
quantitativamente consistenti e che hanno subito
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manomissioni dell’ordinamento originario, è la
base degli standard nazionali e internazionali.
necessità di ricongiungere documenti (negativi,
Successivamente si potrà procedere alla scansione
positivi, copie) relativi a uno stesso scatto
delle immagini e alla loro catalogazione
fotografico, e di identificare il contenuto
informatizzata utilizzando il software SIRBeC
dell’immagine. È evidente che, in assenza di questi
elaborato dalla Regione Lombardia sulla base degli
dati di riconoscimento e di un ordinamento fisico
standard descrittivi predisposti dall’Iccd (Istituto
di carattere tematico, l’accesso alle immagini è
centrale per il catalogo e la documentazione).
sostanzialmente impossibile. Oggi, la
In ogni caso, terminato il riordino fisico, i documenti
digitalizzazione e la catalogazione informatizzata
potranno facilmente essere consultati utilizzando,
rende questo problema meno pressante, ma
come accesso, il sistema di classificazione articolato
comunque da considerare per archivi di grandi
nelle seguenti voci generali: Personaggi, visite,
dimensioni in cui la catalogazione di tutte le
cerimonie; Fiere e mostre (con relative visite),
immagini richiede tempi molto lunghi e risorse
pubblicità; Attività sociali; Stabilimenti e reparti;
economiche ingenti.
Danni di guerra e sinistri; Istituto scientifico tecnico
Sempre in questa fase è stato formulato un sistema
“Ernesto Breda”; Trasporti su rotaia; Trasporti su
di classificazione tematica e si è iniziata
strada; Macchine agricole; Armi; Navi e cantiere
l’individuazione dei soggetti e delle date per 6200
navale; Aeronautica; Motori a combustione;
immagini selezionate. Queste foto sono andate a
Miniere; Macchine elettriche; Macchine idrauliche;
costituire il primo nucleo accessibile alla
Impianti (centrali elettriche, caldaie, petrolchimica,
consultazione da parte degli studiosi.
ecc); Macchine industriali; Altre produzioni.
La seconda fase di riordino, iniziata da un anno
All’interno di ognuna di queste classi generali
circa, si è posta l’obiettivo di procedere alla
sono previsti livelli ulteriori di approfondimento di
ricostruzione dell’ordinamento tematico di tutte le
cui diamo qui un esempio per la classe Trasporti:
altre foto e alla individuazione di soggetti e date
Locomotive; Locomotori; Carrozze ferroviarie;
delle singole immagini, utilizzando i registri
Carri ferroviari speciali; Automotrici elettriche;
inventariali e il catalogo di schede esistenti suddiviso
Altre automotrici; Elettrotreni e treni; Tram,
per categorie. Solo in seguito a questo lavoro si è
tramvie, metropolitane.
potuto effettuare il definitivo riordino fisico dei
Come hanno evidenziato alcuni storici
documenti in supporti (buste e scatole) con
dell’industria, la lettura delle immagini
particolari requisiti tecnici per la conservazione sulla
fotografiche, al di là della loro funzione di pura
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illustrazione, può e deve essere integrata con
Così come la documentazione su una visita di
informazioni provenienti da altre fonti
Togliatti nei primi anni cinquanta a Sesto San
(commesse, disegni tecnici, bozzetti,
Giovanni e agli stabilimenti Breda supera il senso
pubblicazioni, ecc.) per contribuire all’analisi di
aziendale dell’evento e si ricollega alla storia del
processi storici, tecnologici, economici
paese e del contesto sociale dell’area sestese. E così
dell’azienda e dei settori industriali di riferimento.
per molti altri temi documentati.
Ci si propone quindi di sviluppare le necessarie
connessioni tra documenti appartenenti a fondi
Molti studiosi hanno messo in luce negli ultimi anni
archivistici differenziati, come già previsto da
l’interesse della documentazione fotografica delle
alcuni innovativi software di catalogazione.
aziende, pur legata nella sua produzione ad aspetti
L’Archivio storico Breda, per la ricchezza della sua
funzionali e di documentazione del “reale”, per
documentazione, può rappresentare un caso
analisi di carattere visivo sui codici espressivi e
esemplare in questa direzione.
culturali di questo tipo di fonti. Le immagini ci
Ci sembra utile accennare, in chiusura di questa
dicono molto della cultura che sottende la loro
breve presentazione, alle valenze storico-
produzione e circolazione a partire dalla
documentarie dell’Archivio fotografico Breda.
committenza, dai fotografi, dai personaggi
Se il primo evidente valore dell’archivio è di
rappresentati: numerose sono le ricerche
documentare la storia dell’attività dell’azienda (dalla
sull’iconografia del lavoro e dei suoi soggetti,
produzione alla commercializzazione, alla dirigenza,
mentre tutta da sviluppare è, ad esempio, la
alle relazioni industriali), un secondo valore di più
ricerca sui codici rappresentativi di oggetti,
largo raggio è la lettura delle immagini in funzione
macchine e strumenti di lavorazione o sulla
dei cambiamenti socio-economici del paese, dei
cultura tecnica e grafica che caratterizza la
servizi e delle infrastrutture territoriali o della storia
pubblicistica dei prodotti industriali.
della tecnologia e del design o ancora dei
L’insieme degli archivi fotografici della Fondazione
comportamenti sociali. Per esempio le immagini sui
Isec (Breda, Marelli e altre raccolte minori)
trasporti visualizzano in modo evidente le fasi
rappresenta, per ricerche su questi aspetti, una vera
significative di sviluppo di servizi e infrastrutture o
miniera in cui scavare, grazie anche alla ricchezza di
l’attenzione, dal punto di vista progettuale, al gusto
accessi al documento oggi permessa dalle nuove
e alle esigenze di consumo, o anche al
tecnologie informatiche e metodologie
cambiamento della viabilità e del contesto cittadino.
documentarie.
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Manutenzione di una
locomotiva a vapore alla
Breda, anni venti
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Indice
E alla distanza di cent’anni resuscita Giorgio Oldrini
3
Prefazione Luigi Ganapini
5
La locomotiva Breda 830 del 1906 Alberto Bassi e Raimonda Riccini
7
La storia
Dalla meccanica generale alla specializzazione: Breda 1886-1908 Giorgio Bigatti
12
Tecnica al lavoro: una macchina ai primi del Novecento Raimonda Riccini
26
Progettazione e costruzione ferroviaria alla Breda agli inizi del secolo scorso Alberto Bassi
46
La comunicazione grafica Breda all’inizio del Novecento Fiorella Bulegato
63
Immagini e immaginario della tecnica nell’Archivio fotografico Breda Cristina De Vecchi
76
Urbanistica e architettura di fabbrica alle origini di Sesto industriale Cecilia Colombo
90
Sguardi sul treno
Locomotiva/ferrovia/stazione: e il cinema fu Antonio Costa
103
Da Turner a Dubuffet: per un percorso dell’arte in treno Eliana Princi
109
Un bello e orribile mostro Remo Ceserani
115
Materiali
Il restauro della 830 Roberto Celotta
123
L’Archivio storico Breda Grazia Marcialis, Alberto De Cristofaro, Primo Ferrari
131
L’Archivio fotografico Maria Rosaria Moccia
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Finito di stampare nel mese di giugno 2006
presso le Arti Grafiche Torri di Cologno Monzese (MI)
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Scarica

LA LOCOMOTIVA BREDA 830 DEL 1906