Anagrafe: il personaggio come individuo
Ian Watt, The Rise of the Novel (1957):
Nella vita sociale, i nomi propri sono “l’espressione verbale della
particolare identità di ogni singola persona. In letteratura, tuttavia,
questa funzione dei nomi propri si affermò pienamente solo col
romanzo
Anche nelle precedenti forme letterari i personaggi ricevevano,
ovviamente, un nome proprio ma il tipo di nomi usati mostrava che
l’autore non cercava di presentare i suoi personaggi come entità
completamente individualizzate. […] I tipi precedenti di narrativa in
prosa tendevano a usare nomi propri caratteristici o non particolari e
irrealistici in qualche modo. […] I primi romanzieri, dunque, ruppero
in modo significativo con la tradizione e nominarono i loro personaggi
in un modo tale da suggerire che dovevano essere considerati come
individui particolari nel contesto sociale contemporaneo”.
Anagrafe: il personaggio come individuo
Gianni Celati, Finzioni occidentali (1986):
“I nomi della realtà di Defoe sono sempre nomi propri, nomi di
singolarità empiriche non generalizzabili. Si pensi soltanto a quella
piccola rivoluzione letteraria che è l’onomastica dei suoi protagonisti.
Moll Flanders e Robinson Crusoe sono nomi […] letterariamente del
tutto inediti per la loro difficile identificabilità: il contrario dei nomi da
romanzo che […] ‘ricordano a tutti molte cose’ e in sostanza
riconducono sempre alla definizione d’un everyman”.
Anagrafe: il personaggio come individuo
Stara, L’avventura del personaggio:
“L’uso del cognome, più ancora di quello del nome, per battezzare i
personaggi, si sarebbe trasformato infatti nell’elemento assolutamente
decisivo e innovatore del romanzo, capace di rendere i suoi
protagonisti diversi come specie da quelli del passato. […] Tramite il
cognome, i personaggi di romanzo erano sottoposti a una serie di
casualità nello stesso tempo fortuite e stringenti: esso li dotava di
un’identità anagrafica estremamente circostanziata, permetteva di
attribuirgli un padre, una madre, una famiglia estesa lungo varie
generazioni, una condizione sociale determinata, e così via. Ogni
romanzo dava insomma vita al proprio interno a un grande analogon
del sistema sociale dell’epoca della nascita della borghesia, all’interno
del quale i personaggi, tanto presi singolarmente quanto nei loro
reciproci rapporti, […] sarebbero risultati iscritti per mezzo del
cognome”.
Anagrafe: il personaggio come individuo
Ian Watt, The Rise of the Novel:
“I personaggi del romanzo possono essere individualizzati solo se
posti sullo sfondo di un particolare tempo e di un particolare
ambiente” (19).
I personaggi di Defoe vengono “percepiti dal lettore come
saldamente radicati in una dimensione temporale” (21)
“Il luogo era tradizionalmente vago come il tempo nella tragedia,
nella commedia e nel romance. […] Defoe sembra così esser stato il
primo scrittore inglese a ‘visualizzare’, per così dire, completamente
ciò che narrava come se fosse avvenuto in un ambiente reale”.
Anagrafe: il personaggio come individuo
Ian Watt, The Rise of the Novel:
“Robinson Crusoe è certamente il primo romanzo [novel] nel senso
che è la prima narrativa d’immaginazione in cui le attività quotidiane
di una persona ordinaria sono al centro di una attenzione letteraria
continua”.
“Persona”: il personaggio come carattere
Stara, L’avventura del personaggio:
“Intorno al nome prenderà forma la persona del personaggio di
romanzo, costruita mediante una serie di segni […] che le faranno
attribuire la consistenza di un oeggetto fisico, di una cosa in un mondo
di cose, di un corpo fra gli altri corpi. Il personaggio romanzesco si
trasformerà in una figura, in un’’immagine dell’uomo’ estremamente
realistica, che il lettore potrà osservare inizialmente dall’esterno, nei
tratti familiari della sua superficie, ma che già soltanto per questa
somiglianza così stretta con lui sembrerà possedere anche quella ‘vita
interiore’ che egli non aveva fino ad allora condiviso con nessuno”
“Persona”: il personaggio come carattere
Ian Watt, The Rise of the Novel:
“Il ‘peccato originale’ di Crusoe non è altro che la tendenza
dinamica del capitalismo stesso il cui scopo non è mai il
mantenimento dello status quo ma una trasformazione incessante.
Lasciare la casa, migliorare la propria posizione, sono caratteristiche
vitali di un modo di vita individualistico”.
“Persona”: il personaggio come carattere
Marthe Robert, Roman des origines et origines du roman (1972):
“Robinson Crusoe è ovviamente concepibile in tutti gli orizzonti
della cultura, ma può essere scritto solo all’interno di una società in
movimento, dove l’uomo privo di nobili natali e di qualità ha qualche
speranza di elevarsi grazie ai suoi mezzi […]. Il genio di Daniel Defoe
è di avere intuito in anticipo quanto il genere romanzesco sia legato
per natura alle ideologie della libera iniziativa […].
“Persona”: il personaggio come carattere
Ian Watt, The Rise of the Novel:
“Sulla sua isola Crusoe gode di una assoluta libertà da restrizioni
sociali […]: non vi sono legami familiari o autorità civili a interferire
con la sua autonomia individuale. Anche quando non è più solo la sua
autarchia personale persiste e ne è addirittura accresciuta: il
pappagallo grida il nome del suo padrone; Venerdì, non richiesto, giura
di essere suo schiavo per sempre […]. Infine, l’isola di Crusoe gli
fornisce il completo laissez-faire di cui l’uomo economico ha bisogno
per realizzare i suoi scopi. […]
Una voce interiore ci suggerisce continuamente che l’isolamento
umano in cui l’individualismo ci ha posti è penoso e tende, alla fine,
verso una vita di animalesca apatia e di sconvolgimento mentale”.
“Persona”: il personaggio come carattere
Ian Watt, The Rise of the Novel:
“Defoe ci risponde fiduciosamente che la solitudine può essere
l’arduo preludio alla più piena realizzazione di ogni nostra potenzialità
e i lettori solitari di due secoli di individualismo non possono che
applaudire un esempio così convincente del far di necessità virtù, un
quadro così attraente dell’immagine universale dell’esperienza
individualistica, la solitudine”.
Un eroe borghese
Ian Watt, The Rise of the Novel:
“Che Robinson Crusoe sia […] una incarnazione dell’individualismo
economico non richiede quasi dimostrazione. Tutti gli eroi di Defoe
rincorrono il denaro, che egli tipicamente definì ‘il denominatore
comune del mondo’, e lo perseguono in modo estremamente metodico
in base a quella contabilità dei profitti e delle perdite che Max Weber
indicò come caratteristica tecnica distintiva del capitalismo moderno.
Gli eroi di Defoe, viene da osservare, non hanno bisogno di imparare
questa tecnica: qualunque siano le circostanze della loro nascita e della
loro educazione, ce l’hanno nel sangue e ci informano più
completamente di qualunque altro personaggio fittizio sui soldi e sui
beni in loro possesso”.
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Ian Watt, The Rise of the Novel