8 | inTERVISTA www.ilfriuli.it “La nostra battaglia continuerà in Italia” | 2 8 f e b b r a i o 2 0 1 4 | N . 8 | ilfriuli Davide Vannoni, finito nella bufera per il caso Stamina, difende la correttezza del suo operato e assicura: “Non andremo all’estero. Spero che lo scempio giuridico e umano si raddrizzi”. >> d i g a b riella russia n valutazione dei risultati ottenuti dai pazienti. Cioè non si vuole valutare se la terapia di un ospedale pubblico funzioni oppure no”. D alle polemiche alla bufera giudiziaria, il caso Stamina continua a tenere banco. Nell’occhio del ciclone c’è Davide Vannoni, che da eroe dei sostenitori della libertà di cura è stato additato come una sorta di ‘pericolo pubblico’. Ecco la sua versione dei fatti. Professor Vannoni, possiamo dire che è nel mezzo di un polverone mediatico? “Sì e continuo la mia battaglia. Me ne frego delle menzogne che stanno investendo Stamina, che esiste e continuerà ad esistere. Posso però dire che al momento c’è uno stop delle infusioni, ma per ragioni interne e non esterne a Stamina”. Il dottor Andolina è sempre al suo fianco? “Certamente. E’ un ottimo medico, che tiene moltissimo ai suoi pazienti. E vorrei ricordare che ciò che conta non è solo la competenza, ma anche l’umanità. E lui ne ha da vendere”. E che cosa si può dire dei genitori che prima la sostenevano e ora invece si ribellano al suo metodo? “Voglio chiarire una cosa. In questo fango mediatico sono stati mescolati, probabilmente in malafede, due periodi ben distinti. Uno si riferisce al 2008, quando eravamo a San Marino, l’altro è il 2011 con l’Ospedale di Brescia. Bene, per quanto riguarda il periodo dal 2011, nessun genitore dei pazienti in cura ci ha abbandonato. Per i casi del 2008, c’è stato qualcuno che si è visto interrompere le cure e che perciò si è sentito abbandonato da Stamina. C’è anche da dire che di quei pochi casi, forse 8, due sono stati trovati dai giornalisti e continuamente riproposti in tv”. Ma i genitori hanno pagato o no le cure? “Sì, ma solo coloro i cui malati venivano curati a San Marino. Pagavano una parte del trattamento a una società estera per la crescita delle cellule staminali. Ma erano ben consapevoli di ciò che stavano facendo. Coloro, invece, che a partire dal 2011 sono stati e sono seguiti dall’Ospedale di Brescia, non hanno mai pagato nulla”. Che futuro si prospetta per Stamina? Sono frequenti le voci di una volontà di trasferirla all’estero. “No assolutamente. Stamina ha la sua battaglia in Italia e non ha nessuna intenzione di andare all’estero. Alcuni genitori di bambini malati vorrebbero rivolgersi fuori dal nostro Paese, ma ribadisco che Stamina non va da nessuna parte. Spero soltanto che lo scempio giuridico e umano si raddrizzi”. La storia di Slavin, direttore scientifico del ‘Ctci center’ di Tel Aviv, come alternativa a Vannoni è un’invenzione? “Stamina è una cosa diversa da ciò che fa Shimon Slavin. Non l’ho mai incontrato e conosciuto. So, dalle famiglie che vi si sono rivolte, che hanno intenzione di chiudere a breve il suo laboratorio in Israele”. Questo cambio al vertice del nostro governo, cosa comporta per Stamina? “Con la conferma di Beatrice Lorenzin per noi non cambia proprio niente. Anzi, continuerà questo processo pubblico”. C’è un intero Ministero però... “Trovo scandaloso che il Ministero non abbia nominato il nuovo comitato scientifico e che non sia stato creato un ente terzo per una ■ via da udine ilfriuli.it Nessun conflitto con l’Ateneo del Friuli Lei è stato professore associato dell’Università di Udine, adesso non più. Come sono andate le cose? “Semplicemente ho partecipato ad un bando di concorso per insegnare in un’altra università, nello specifico a Roma, (si tratta dell’Università Niccolò Cusano n.d.r.) perché è una città che mi permette di poter seguire altre cose che ho in piedi. E’ un fatto di comodità, anche perché potrò sviluppare delle ricerche”. Ciò è accaduto quasi in concomitanza con il caso Stamina. Puro caso? “Il rapporto tra l’ateneo friulano è le mie attività è pari a zero. Tra me e l’Università di Udine non c’è nessun tipo di conflitto. Ho passato lì ben 12 anni della mia vita e davvero non ho nulla da recriminare. Certo, c’è stato un disaccordo con il professor Carlo Alberto Beltrami. Ma non ha niente a che vedere direttamente con l’Università”. Quando dice “la lobby dei farmaci vuole fermarmi sulla pelle di chi soffre” cosa intende? “Non esiste solo la lobby dei farmaci, in verità ce ne sono molte, compresa quella di un gruppo di scienziati che vuole monopolizzare l’utilizzo delle cellule staminali per poterne trarre dei guadagni in futuro. Comunque intendo dire che ci sono delle leggi che negli ultimi 8-10 anni hanno impedito l’uso delle terapie salvavita”. Una delle accuse che vi rivolgono è quella che mantenere segreto il contenuto delle infusioni somministrate. “Questa accusa è una delle menzogne più grandi che esistono. Noi, nel 2010, abbiamo presentato tre domande di brevetto e poi ritirate, cosa che gli Spedali Civili di Brescia sapevano. Anzi, l’ospedale ha una caratterizzazione completa delle cellule trattate prima e dopo il loro congelamento, questo significa che hanno una serie enorme di dati. Ne consegue che sono a conoscenza del prodotto cellulare che viene iniettato ai pazienti”. Arriviamo al processo per tentata truffa alla Regione Piemonte. “Sono tranquillo. I capi d’accusa sono tre e li riassumo così: il primo sostiene che quando abbiamo chiesto il finanziamento non eravamo ancora una Onlus, effettivamente non avevamo ancora lo status di Onlus, ma questa è una questione fiscale. Secondo, il Pm ci accusa di aver trattato casi non reali, quando invece sono più che reali e abbiamo le pubblicazioni. Terzo, dicono che avevamo un comitato scientifico fittizio e invece possediamo pure lettere di dimissioni di alcuni dottori, che perciò c’erano e sapevano eccome di farne parte”. Quando sottolineano che lei non è dottore le dà fastidio? “Nessun fastidio, io presiedo un’associazione, non sono medico, né voglio esserlo. Infatti, sono affiancato da professionisti. E loro sì che sono medici”. [email protected]