«En adsum» (eccomi, sono qui) … Iside appare in sogno a Lucio All'inizio del libro XI Lucio‐asino, giunto sulla spiaggia di Cencrea, nel golfo Saronico, sfinito per la fuga si abbandona al sonno, dopo aver invocato il soccorso della dea Iside e aver immerso per sette volte il capo nel mare, in una simbolica cerimonia purificatrice, chiedendole, se non gli è lecito di vivere riacquistando la sua forma umana, almeno di farlo morire (XI, 2). In sogno, la dea gli appare in tutta la sua maestà, ricoperta da un mantello cangiante che simboleggia la volta celeste, e gli che gli annuncia la fine delle sue pene e l'inizio della sua redenzione, indicandogli la via non solo per ritornare uomo ma anche per raggiungere la salvezza spirituale, divenendo suo sacerdote: «grazie al mio favore per te ormai risplende il giorno della salvezza» (XI, 5). Rispetto ai dieci libri precedenti, l'ultimo segna, all'interno del romanzo, una chiara svolta sia nelle tematiche sia nei toni, che si fanno marcatamente più alti e solenni. La parte finale della narrazione, infatti, contiene la chiave di volta di tutto il romanzo, che alla luce appunto del finale può venire reinterpretato in chiave mistagogica e isiaca. Diviene allora chiaro che tutte le peripezie affrontate da Lucio‐asino ‐ nonché la sua stessa metamorfosi ‐ altro non erano in realtà che prove cui l'anima di Lucio veniva sottoposta per essere preparata alla “rinascita” finale. Va anche notato che ‐ in perfetta simmetria con quanto avviene a Psiche ‐ la salvezza giunge al protagonista non per suoi particolari meriti individuali ma, insperatamente, grazie alla benevolenza della divinità, che persegue in ciò una sua occulta volontà provvidenziale. Interessante, nel brano proposto, risulta in particolare il modo in cui Iside si presenta, riferendosi a sé come alla «dea dai mille nomi»: nel clima di sincretismo religioso che caratterizzava l'età di Apuleio, Iside viene vista dunque come una sorta di divinità monoteistica adorata sotto forme diverse dalle varie popolazioni nei loro diversi riti. Stilisticamente, il discorso di Iside è alto e solenne, e coniuga i toni dell'inno religioso e quelli della profezia, strutturandosi in due momenti distinti: una prima parte con l'elenco degli attributi della dea e una seconda parte con la risposta alla richiesta di aiuto di Lucio e l'annuncio della prossima risoluzione della vicenda, secondo quanto poi avverrà. 5. «Eccomi, son qui, Lucio, commossa dalle tue preghiere, io, genitrice delle cose della natura, signora degli elementi, progenie iniziale dei secoli, la più potente tra i numi, regina dei Mani, prima fra i celesti, aspetto uniforme delle dee e degli dei, io che i culmini luminosi del cielo, le aure salutari del mare, i lamentosi silenzi degli Inferi coi miei cenni governo: io il cui unico nume sotto aspetti multiformi con svariati riti e diversi nomi è venerato in tutto il mondo. Onde i primigeni Frigi venerandomi mi chiamano la Pessinunzia madre degli dei; gli autoctoni Attici, Minerva Cecropia; i Ciprii circondati dal mare, Venere Pafia; i Cretesi arcieri, Diana Dictinna; i Siculi trilingui, Proserpina Stigia; gli Eleusini, vetusta dea Cerere; altri Giunone; altri Bellona; altri ancora Ecate; Ramnusia altri, e quelli che sono illuminati dai primi raggi del dio Sole uscente, gli Etiopi e gli Arti e gli Egizii in possesso di un'antica dottrina, venerandomi con le loro caratteristiche cerimonie mi chiamano col mio vero nome di Iside regina. Ecco, sono qui piena di commiserazione per le tue sventure, presente, favorevole e propizia. Tralascia ormai di piangere e di lamentarti, scaccia la tristezza e il dolore, il giorno della salvezza tua è nella luce della mia provvidenza. Però volgi il tuo animo angosciato a questi miei comandi. Il giorno che sorgerà da questa notte fu consacrato a me da un'eterna religione: e in esso, sedate le tempeste invernali e calmati i flutti procellosi del mare, fatto ormai navigabile il pelago, i miei sacerdoti mi dedicano una nave ancora nuova e sacrificano le primizie del carico. Tu dovrai aspettare questo rito sacro con mente né agitata né impura. 6. Sappi che un sacerdote di questa processione, dietro mio avviso, porterà insieme col sistro una corona di rose. Tu senza esitare ti farai strada prontamente traverso la turba, e seguirai la processione fidando nella mia volontà, e facendoti vicino a poco a poco, come se volessi baciare la mano del sacerdote, darai uno strappo alle rose, e subito sarai spogliato della pelle di codesta bruttissima bestia che io da un pezzo detesto. Non aver paura di nessuna delle cose che ti dico come troppo difficile, perché nello stesso istante in cui io vengo a te, io sono presente altrove, e comando nel sonno a un mio sacerdote di fare quel che segue. A un mio cenno la folla intorno a te si diraderà; e malgrado la lieta cerimonia e gli spettacoli festivi, nessuno inorridirà di questo tuo aspetto deforme, e nessuno interpreterà in modo strano la tua figura repentinamente mutata, né inventerà ca‐ lunnie maligne. Ricordati, e tienilo per sempre riposto nel più profondo del cuore, che a me dovrà essere consacrato il corso rimanente della tua vita sino ai termini del tuo ultimo respiro, e non mi sembra ingiusto se dedicherai la vita che ti rimane a colei per concessione della quale ti sarà dato tornare fra gli uomini. Vivrai però beato, sotto la mia tutela vivrai glorioso, e quando avrai oltrepassato lo spazio della tua vita, e scenderai agli Inferi, anche là, nello stesso sotterraneo semirotondo, abitando i campi Elisi, adorerai frequentemente me affinché ti sia propizia, me che vedrai tralucere tra le tenebre dell'Acheronte e regnare nei penetrali Stigi. Ché se, con continua obbedienza, religiosi esercizi e ferma castità, ti sarai fatto degno della mia devozione, sappi pure che io ho il potere di prolungare la tua vita di là dal termine stabilito dal tuo destino» [ trad. di M. Bontempelli ] «En adsum» (eccomi, sono qui) … Iside appare in sogno a Lucio 5. En adsum tuis commota, Luci, precibus, rerum naturae parens, elementorum omnium domina, saeculorum progenies initialis, summa numinum, regina manium, prima caelitum, deorum dearumque facies uniformis, quae caeli luminosa culmina, maris salubria flamina, inferum deplorata silentia nutibus meis dispenso: cuius numen unicum multiformi specie, ritu vario, nomine multiiugo totus veneratus orbis. Inde primigenii Phryges Pessinuntiam deum matrem, hinc autochthones Attici Ce‐ cropeiam Minervam, illinc fluctuantes Cyprii Paphiam Venerem, Cretes sagittiferi Dictynnam Dianam, Siculi trilingues Stygiam Proserpinam, Eleusinii vetusti Actaeam Cererem, Iunonem alii, Bellonam alii, Hecatam isti, Rhamnusiam illi, et qui nascentis dei Solis inchoantibus <et occidentis inclinantibus> inlustrantur radiis Aethiopes utrique priscaque doctrina pollentes Aegyptii caerimoniis me propriis percolentes appellant vero nomine reginam Isidem. Adsum tuos miserata casus, adsum favens et propitia. Mitte iam fletus et lamentationes omitted, depelle maerorem; iam tibi providentia mea inlucescit dies salutaris. Ergo igitur imperiis istis meis animum intende sollicitum. Diem, qui dies ex ista nocte nascetur, aeterna mihi nuncupavit religio, quo sedatis hibernis tempestatibus et lenitis maris procellosis fluctibus navigabili iam pelago rudem dedicantes carinam primitias commeatus libant mei sacerdotes. Id sacrum nec sollicita nec profana mente debebis opperiri. 5. • tuis commota ... precibus: participio congiunto al soggetto sottinteso ego e complemento di causa efficiente: "commossa dalle tue preghiere". • parens: "madre", apposizione del soggetto, come i successivi domina, progenies, summa, regina, prima facies, dove summa e prima sono più precisamente attributi con funzione appositiva. • progenies initialis: "origine prima". • summa numinum: "la più grande degli dei". • regina manium: "la regina dei morti". I manes erano le anime dei morti. • prima caelitum: "la prima", ovvero "la signora dei celesti". • facies uniformis: "l'immagine unificante", di tutti gli dei e le dee. In effetti, e soprattutto in epoca imperiale romana, Iside diventa una divinità transnazionale con la diffusione del suo culto nel bacino del Mediterraneo. • quae ... nutibus meis dispenso: "(io) che regolo secondo la mia volontà", preceduto dagli oggetti della sua azione: luminosa culmina, salubria flamina ("le salubri brezze"), deplorata silentia ("i disperati silenzi"). I "silenzi" degli Inferi, come pure l'apposizione regina manium di cui sopra, attestano i legami della dea con l'oltretomba. • cuius ... totus veneratus orbis: "la cui unica divinità (numen unicum) il mondo intero venera sotto diverse forme, con rito vario, sotto i più diversi nomi (nomine multiiugo)". • Inde primigenii Phryges: "Da una parte i Frigi, i più antichi abitatori". • Pessinuntiam: "Pessinunzia", dalla città frigia di Pessinunte. Si tratta del primo oggetto di appellant qui e altrove sottinteso, e che compare solo alla fine di questo interminabile periodo. • autochthones Attici: sono "gli Ateniesi autoctoni". • Cecropeiam Minervam: "Minerva Cecropia", ovvero discendente da Cecrope, uno dei mitici re dell'Attica. Minerva, che ha il suo corrispettivo greco in Atena, è la divinità latina protettrice delle attività intellettuali, delle arti e dei mestieri. • illinc fluc‐ tuantes Cyprii Paphiam Venerem: sottinteso me appellant: "di là i Cipri bagnati dai flutti mi chiamano Venere di Pafo". Pafo era una città dell'isola di Creta dove sorgeva il celebre santuario di Afrodite. • Cretes sagittiferi: i Cretesi erano famosi per i loro archi e le loro frecce. • Dictynnam Dianam: Dictynna è attributo della dea della caccia Diana/Artemide, con riferimento al monte cretese Ditte a lei sacro (oppure dictinna, “quella della rete”, ossia “la cacciatrice”). • Siculi trilingues: i Siculi sono detti trilingui perché parlano il dialetto siculo, il greco e il latino, in riferimento alle tre dominazioni principali che si succedettero nell’isola: dei Punici, dei Greci e dei Romani. • Actaeam Cererem: "Cerere attica". Cerere era divinità latina della vegetazione e delle messi, il cui culto era associato a quello della Terra Madre. • alii ... alii: soggetti di me appellant sempre sottinteso. • Bellonam: divinità latina della guerra cui era dedicato il tempio di Giano. • Hecatam: Ecate, divinità greca, associata a Selene (la Luna) o più spesso ad Artemide (la Diana romana). Considerata nel periodo classico una dea dispensatrice di beni materiali e intellettuali per gli uomini, in epoca imperiale Ecate diviene la divinità che presiede alla magia e agli incantesimi, tanto che a lei si fa risalire l'invenzione della stregoneria, associandola a figure di maghi quali Eeete e Medea, rispettivamente il re e la principessa della Colchide. • Rhamnusiam: "Ramnusia", ossia di Ramnunte, demo settentrionale dell'Attica dove sorgeva il tempio di Nemesi, dea della vendetta. • et qui... reginam Isidem: conferisci valore avversativo alla congiunzione et, e vedi in qui un pronome doppio, ossia il dimostrativo ii seguito dal relativo: "ma quelli che ... ", Il verbo di questa proposizione relativa è inlustrantur: "sono illuminati", che ha come complementi di causa efficiente inchoantibus e inclinantibus ... radiis. Traduci: "ma quelli che sono illuminati dai primi (inchoantibus) raggi del Sole che nasce (nascentis dei Solis) e da quelli morenti (inclinantibus) del Sole che tramonta (occidentis, sottinteso dei Solis), ossia entrambe le razze (utrique) degli Etiopi, e gli Egizi famosi (pollentes) per la loro antica sapienza, celebrando il mio culto con riti appropriati mi chiamano con giusto nome Iside regina". • Mitte ... omitte: due imperativi dal significato quasi equivalente: "Cessa" e "poni fine a". • iam tibi ... inlucescit dies salutaris: tibi è dativo di vantaggio, providentia mea è complemento di causa; per inlucescit intendi "risplende". • animum intende sollicitum: "rivolgi il tuo animo turbato" preceduto dal dativo imperiis istis meis, "a questi miei ordini". • Diem ... libant mei sacerdotes: ordina questo lungo periodo nel modo seguente: aeterna reliqio mihi noncupavit diem, qui (dies) ex ista nocte nascetur (futuro), quo ("in cui") sedatis tempestatibus hibernis ("placatesi le tempeste invernali") et lenitis procellosis fluctibus maris ("calmatisi i flutti burrascosi del mare") mei sacerdotes dedicantes rudem carinam ("una nuova nave") pelago iam navigabili libant primitias commeatus (genitivo da commeatus). • nec sollicita ... nec profana mente: complemento di modo: "con animo sereno e devoto". • opperiri: da opperior, ha per oggetto id sacrum, "questa sacra cerimonia". [ Analisi del testo ] Molte divinità per indicarne una sola ↗ Questo capitolo è divisibile in tre parti. La prima, riporta le parole con cui Iside, dopo la sua epifania, si rivolge a Lucio. Un lungo periodo che si apre con la semplice dichiarazione di essere finalmente lì, in risposta alle preghiere dell'uomo‐asino ‐ En adsum tuis commota, Luci, precibus ‐ ma che si sviluppa subito dopo nel lungo elenco dei suoi epiteti divini ‐ parens, progenie, domina, summa, regina, prima, facies ‐ e si conclude con una doppia proposizione relativa, la prima indicante la sua attività ‐ quae ... nutibus meis dispenso ‐, l'altra che conferma il suo status di divinità transnazionale: cuius nomen unicum. .. totus veneratur orbis. ↗ La seconda parte, riprende simmetricamente, quantunque non certo letteralmente, le parole con cui Lucio si era rivolto a Iside al capitolo 2 per invocare il suo aiuto ‐ «… sia tu Cerere datrice di vita ... o sia tu Venere celeste ... o sia tu sorella di Febo ... o sia tu Proserpina ... ti prego, soccorrimi ...». Anche qui, infatti, la dea ricorda come in Grecia, in Sicilia, a Roma essa è chiamata in modo sempre diverso ‐ Pessinuntiam ... Cecropeiam Minervam ... Paphiam Venerem ... Stygiam Proserpinam ... Actaeam Cererem, Iunonem ... Bellonam ... Hecatam ... ‐ e che solo gli Etiopi e gli Egizi la onorano con il suo vero nome di Iside. È interessante, dal punto di vista culturale, osservare l'occorrenza di nomi latini in contesti greci. È il caso della Cecropeia Minerva, una dea latina in un contesto attico, o della Paphia Venus dei Ciprioti, o ancora della Cereres attica, e via dicendo. Si tratta di una eloquente testimonianza di quel sincretismo religioso tipico dell'età imperiale. Sul piano sintattico è da rilevare un unico verbo reggente (appellant) posto in chiusura del lunghissimo periodo, che sortisce l'effetto di mettere in maggiore evidenza l'accumulo dei soggetti ‐ Phryges ... Attici ... Cyprii ... Cretes ... Siculi ... Eleusinii ... alii ... alii e, per finire, Aethiopes e Aegyptii ‐ come pure dell'oggetto me, con gli attributi e le apposizioni che abbiamo visti ‐ Pessinuntiam ... matrem ... Cecropeiam Minervam, ecc. ↗ La terza parte contiene, dapprima, espresse da una serie di imperativi, le esortazioni della dea (mitte ... omitte ... depelle ... intende). Quindi, illustra la natura del sacrificio cui Lucio dovrà (debebis) "religiosamente" pa