Rivista multimediale OSSERVATORIO NAZIONALE MIELE AGRICOLTURA E NUOVA RURALITÀ • ECONOMIA E SOSTENIBILITÀ • QUALITÀ E CONSUMO CONSAPEVOLE Dal miele ai mieli Qualità e identità dei mieli italiani, un patrimonio unico al mondo 04 Osservatorio Nazionale Miele Direttore responsabile Giancarlo Naldi Testi Giancarlo Naldi Elaborazioni scientifiche Lucia Piana In redazione Sara Danielli Copertina, impaginazione e grafica Mauro Cremonini Foto di copertina Giovanni Oscar D’Urso Stampa Tipografia Fratelli Cava, Castel San Pietro Terme (Bo) Finito di stampare nel mese Settembre 2013 ISSN 2239-7620 Stampa su carta Arcoprint Registrazione Trib. di Bologna n. 8181 del 06/05/2011 Segreteria di redazione via Matteotti 72, 40024 Castel San Pietro Terme (Bo) Tel 051.940147, Fax 051.6949461, [email protected] www.ilvaloredellaterra.it GIANCARLO NALDI Dal miele ai mieli Qualità e identità dei mieli italiani, un patrimonio unico al mondo Sommario Introduzione7 Il miele è prodotto dalle api 8 PLURALITÀ DEI MIELI 1. Nella duplice natura l’origine della pluralità dei mieli 13 2. I principali mieli uniflorali italiani 17 Miele di robinia o acacia (Robinia pseudoacacia)17 Miele di agrumi (Citrus spp.) 17 Miele di cardo (Galactites tomentosa, Carduus spp., Cirsium spp.) 18 Miele di castagno (Castanea sativa)18 Miele di corbezzolo (Arbutus unedo)18 Miele di erica (Erica arborea)19 Miele di eucalipto (Eucalyptus sp.) 19 Miele di girasole (Helianthus annuus)19 Miele di lavanda (Lavandula spp.) 20 Miele di melata d’abete (Abies alba e Picea excelsa) 20 Miele di melata (bosco) 20 Miele di rododendro (Rhododendron spp.) 21 Miele di sulla (Hedysarum coronarium) 21 Miele di tarassaco (Taraxacum officinale) 21 Miele di tiglio (Tilia spp.) 22 Miele di timo (Thymus capitatus)22 5 LA QUALITÀ OGGETTIVA È IMPORTANTE ANCHE SE NON BASTA 1. Introduzione25 2. Banca dai merceologici 27 3. Scomparsa degli antibiotici 41 4. Analisi di residui di fitofarmaci 45 5. Ricerca dei metalli pesanti 57 Considerazioni generali 57 Piombo58 Mercurio 60 Cadmio 60 Arsenico 61 Cromo 62 Rame 63 Ferro 64 Manganese66 Nichel 67 Stagno69 Zinco 70 Tallio 71 Campioni anomali 72 Metalli in campioni di polline 76 6. Sostanze perfluoroalchiliche (PFOS E PFOA) 81 7. Diossine e policlorobifenili (PCB) 83 8. Ricerca OGM 85 9. Analisi radioattività 93 10.Elementi conclusivi 97 L’ESIGENZA DI VALORIZZAZIONE, LE POTENZIALITÀ DEL MERCATO INTERNO E PER L’ESPORTAZIONE 1. Sperimentare anche strumenti più snelli 6 99 Introduzione Dal miele ai mieli Il plurale è d’obbligo! Millefiori, robinia, castagno, tiglio, millefiori delle Alpi, eucalipto, melata, agrumi, rododendro, tarassaco, girasole, sulla, cardo, melata di abete, timo, ciliegio, rosmarino, asfodelo, corbezzolo, erica, ailanto, erba medica, stregonia barena (Sideritis), lupinella, melo, (Limonium), erica multiflora, trifoglio incarnato e mille altri ancora In Italia non esiste un miele ma oltre 30 varietà uniflorali e una miriade di millefiori, ognuno radicato in ciascun territorio della nostra penisola. L’analogia con i vini è lampante, gli uniflorali sono paragonabili ai monovitigno in purezza e i millefiori sono come uvaggi realizzati dalla natura. Purtroppo sono in pochi a saperlo. In molti pensano ancora al miele come ad un alimento sempre uguale: sempre dolce, sempre denso, sempre color ambra. Nulla di più sbagliato! Liquido o cristallizzato, chiaro o scuro o perfino dolce o amaro. In Italia non esiste “il miele” ma una infinità di mieli che, come succede per vini e formaggi, descrivono con il gusto i mille territori della notra splendida penisola. Lo sviluppo dell’Italia lungo la latitudine determina una varietà climatica e vegetazionale di straordinaria ricchezza. Ciò, ovviamente, oltre a caratterizzare il paesaggio, costituisce una risorsa enorme anche dal punto di vista delle fioriture e quindi dei nettari. Ciò è fondamentale ma non basta! L’espandersi di un’apicoltura professionale, che ha raffinato le tecniche di produzione e sviluppato il nomadismo, consente alle api di raggiungere le fioriture e di produrre una varietà di mieli che costituisce un patrimonio unico al mondo. 7 II miele è prodotto dalle api L’apicoltore è il pastore di api in quanto svolge il compito, oggi difficile, di allevare questo prezioso insetto e di preservarlo dai mille pericoli che incombono sullo stesso, derivanti dalle patologie della globalizzazione ma, soprattutto, da un uso abnorme della chimica in agricoltura. Le api, col frutto del loro industrioso ronzio, producono i mieli, nutrono se stesse, uomini e animali, e permettono, favorendo l’impollinazione, il ciclo di vita delle piante, quelle spontanee e quelle coltivate. Per questo sono elementi fondamentali per la conservazione della biodiversità vegetale che ci circonda (secondo le stime della FAO, delle 100 specie coltivate che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api). Appena i fragili equilibri della natura si rompono sono le api, tra le prime, a subirne gli effetti e a mostrare, a chi sa e vuole cogliere i loro segnali, che qualcosa nell’ecosistema e nell’ambiente non funziona. L’apicoltore quindi è veramente paragonabile a un pastore che alleva il suo gregge e lo porta a bottinare sulle fioriture buone e “sicure”. Per questo l’apicoltore è anche un guardiano dell’ambiente. La qualità oggettiva dei mieli è importante ed è salita enormemente in questi anni, ma l’unicità dei mieli italiani, irripetibile e inimitabile da qualsiasi altro paese al mondo, sta appunto nella ricchezza dei tipi di mieli che qui si producono. Sul piano della qualità oggettiva altri paesi potranno svolgere, in tempi anche relativamente stretti, un miglioramento notevole raffinando le tecniche di produzione in modo da rispettare e impreziosire ulteriormente il lavoro dell’ape. Non c’e però nessun paese che potrà mai imitare la ricca tipologia dei mieli italiani in quanto non ne ha le condizioni di base ovvero varietà dei territori e delle fioriture. L’Osservatorio Nazionale Miele persegue sia il miglioramento oggettivo della qualità del miele con azioni continuative dirette all’apicoltore sia il rafforzamento dell’identità dei mieli, uniflorali e millefiori con la tipicizzazione dei prodotti nei territori. L’Osservatorio inoltre organizza da 33 anni il concorso nazionale Grandi Mieli d’Italia, Tre Gocce d’oro, che raccoglie l’adesione di oltre 600 mieli italiani prodotti in ogni parte della penisola. I campioni dei mieli vengono analizzati dal vari punti di vista per valutare ogni parametro della qualità oggettiva. Si procede alle determinazioni di qualità di carattere merceologico, sia di tipo chimico che microscopico; vengono quindi sottoposti a valutazione sensoriale secondo le moderne metodologie di analisi adottate a livello internazionale e con l’impiego di esperti iscritti all’apposito albo nazionale, che determina la graduatoria e l’attribuzione dei riconoscimenti. 8 II concorso Tre Gocce d’oro costituisce quindi uno strumento formidabile per monitorare la qualità dei mieli italiani e per migliorare la qualità, attraverso l’assistenza tecnica indirizzata agli apicoltori partecipanti. Agli stessi infatti viene restituita, per ogni miele, una scheda di analisi commentata attraverso la quale l’apicoltore e in grado di correggere eventuali difetti produttivi per raggiungere soglie sempre più alte di qualità, tipicità e identità L’attribuzione delle Tre Gocce d’oro e la complessa attività di comunicazione che è stata avviata dall’Osservatorio Nazionale Miele consente di promuovere il gusto dei mieli e di ampliare un segmento di consumatori che apprezzano gusto, tipicità, identità territoriale e naturalità dei prodotti. Oltre alle tante analisi svolte sui mieli del concorso Tre Gocce d’Oro l’Osservatorio ha svolto una specifica attività di monitoraggio della qualità e della salubrità dei mieli. Il progetto è stato realizzato con il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole e l’attività di ricerca è stata realizzata attivando la collaborazione di numerose istituzioni scientifiche. Complessivamente il monitoraggio ha interessato: - Oltre 10.000 mieli analizzati dal 1981; - Oltre 5.000 produttori coinvolti; - Negli ultimi anni sono oltre 600 i mieli analizzati provenienti da tutte le regioni italiane; - Sono sempre oltre 40 gli uniflorali analizzati; - Sono oltre 20 i parametri di analisi effettuate e consegnate ai produttori (analisi organolettiche, fisico-chimiche, melissopalinologiche, nonché accertamenti dei principali residui); - La valutazione sensoriale dei mieli è svolta con il coinvolgimento di oltre 50 esperti iscritti all’albo. Il numero, sia pure approssimativo dei mieli, dei parametri ricercati e degli apicoltori coinvolti è in continuo aumento e costituisce un patrimonio di conoscenza a disposizione di tutti. 9 Pluralità dei mieli Capitolo 1 Nella duplice natura l’origine della pluralità dei mieli Il miele è l’alimento naturale per natura perché l’uomo lo “prende” dalle api così come l’hanno prodotto, senza apportargli alcuna modifica; come dice la legge: nulla si può aggiungere nulla si può togliere. Il suo carattere di prodotto naturale, tuttavia, non gli impedisce di essere un prodotto davvero straordinario e complesso. Il miele, infatti, viene prodotto dalle api ma non si tratta di un loro secreto. A molti sfugge la sua duplice origine: animale e vegetale. Il ruolo delle api è essenziale per arrivare al prodotto finale ma gli ingredienti di partenza sono vegetali! Essi sono costituiti dal nettare e dalla melata. Il nettare è una secrezione zuccherina prodotta da particolari ghiandole che si trovano di solito alla base dei fiori. La melata è anch’essa un liquido zuccherino che le api bottinano sulle foglie o su altri parti delle piante, prodotto da insetti parassiti delle piante stesse, appartenenti soprattutto a tre gruppi: Psillidi, Coccidi e Afidi. Per produrre il miele le api compiono un incredibile e instancabile lavoro di ricerca e raccolta di questi succhi vegetali, succhiandoli con il loro apparato boccale. Il liquido zuccherino viene quindi raccolto all’interno di una particolare dilatazione del loro apparato digerente, la borsa melaria. Già durante il viaggio di ritorno, all’interno di questo particolare organo, inizia la trasformazione in miele mediante l’aggiunta di enzimi dell’apparato digerente. Le bottinatrici appena rientrate nell’alveare svuotano il contenuto della loro borsa melaria mettendolo a disposizione delle api di casa che provvedono a manipolarlo, vi aggiungono ulteriori enzimi e dopo diversi passaggi lo sistemano nelle cellette esagonali dei favi, dove questo elemento “grezzo” va incontro ad una concentrazione. In un primo momento l’evaporazione dell’acqua viene favorita attivamente dalle api che risucchiano e poi stendono la gocciolina di liquido ripetutamente, per 15 o 20 minuti, portando la percentuale di umidità al 40-50% e per diversi giorni il miele perde parte dell’acqua che contiene pas13 sivamente per evaporazione, favorita dalla ventilazione forzata delle api, fino a raggiungere una concentrazione normalmente superiore all’80% di sostanza secca. Quando il miele è sufficientemente concentrato, cioè maturo, le api lo proteggono con un opercolo di cera. A questo punto risulta evidente come questo processo non sarebbe possibile senza il lavoro di animali come le api che, nel corso del loro percorso evolutivo, si sono selezionate per la capacità di trasformare alimenti abbondanti durante il periodo primaverile ed estivo, in alimenti conservabili e quindi utilizzabili nei momenti invernali, quando la disponibilità di nettare è molto scarsa o nulla. Come avviene per ogni preparazione, gli ingredienti di partenza sono determinanti e diversificano il risultato del prodotto finale: i mieli presentano evidenti ed infinite differenze in relazione alla diversa origine botanica dei nettari. L’ambiente in cui le api stesse vivono, la vegetazione presente, i fiori che vi sbocciano, il clima e la qualità del territorio conducono alla produzione di un miele sempre unico, che racchiude in sé tutte le caratteristiche e le influenze del luogo in cui è stato realizzato. Quanti tipi di miele esistono? Si può rispondere a questa domanda affermando che i tipi di miele sono infiniti. Ogni miele, infatti, è unico, in quanto rappresenta il risultato di particolari condizioni o interazioni che si sono venute a creare tra le api e le specie botaniche presenti in quel territorio, a loro volta specifiche di quella zona proprio per il clima e le condizioni che sussistono in quell’ambiente. Non esiste quindi un miele uguale ad un altro. Sottraendo anche solo uno di questi elementi che intervengono nella caratterizzazione di un miele non si otterrebbe più lo stesso prodotto, ma un altro. Ci sono mieli, però, la cui origine può essere ricondotta ad una specie botanica prevalente poiché ne risultano sufficientemente caratterizzati dal punto di vista della composizione e delle caratteristiche organolettiche e microscopiche. In questo caso si parla di mieli uniflorali. Un miele viene quindi definito uniflorale quando deriva principalmente da un’unica specie botanica. La produzione di mieli uniflorali è possibile per quelle specie che sono presenti in grande abbondanza in zone sufficientemente estese. Tecniche apistiche particolari vengono adottate per incrementare la produzione e per aumentarne la purezza. Con il termine millefiori (altrimenti multiflora o anche poliflora) vengono definiti i mieli che non possono essere classificati come uniflorali. Esistono infiniti tipi di millefiori, come infinite sono le combinazioni delle essenze floreali da cui derivano. Ogni miele millefiori possiede caratteristiche uniche e fare un’esperienza sensoriale alla scoperta dei diversi millefiori può dimostrarsi un’esperienza ancor più appassionante di quella dei mieli uniflorali, per lo stimolo apportato dal fatto che l’oggetto dell’eventuale scoperta costituirà un’esperienza veramente unica. 14 All’orecchio dell’apicoltore, che conosce tutti i segreti del suo miele, spesso arrivano domande che lo lasciano un po’ interdetto: “Vorrei comprare del miele, mi darebbe un po’ di quello comune?” oppure “Che miele produce?” E magari l’apicoltore, dopo aver esposto tutte le sue tipicità, si sente rispondere: “Ma non c’è un po’ di miele senza pretese, quello più semplice?” Queste e altre richieste sono il riflesso della scarsa conoscenza e consapevolezza che ha il consumatore “medio” nei confronti della qualità e diversità dei mieli. A differenza di quanto avviene per altri prodotti, come vini e formaggi, dove un cliente non si permetterebbe mai di chiedere: “Mi dà del formaggio?” poiché la sua richiesta è ben indirizzata verso un particolare prodotto sia dal punto di vista del gusto che, spesso, anche sul piano della provenienza territoriale (Pecorino Toscano, Parmigiano Reggiano ecc.), nel campo del miele siamo ancora ben lontani da questa cultura della diversità e del riconoscimento delle peculiari caratteristiche. Accade così che, come avviene in tutti i campi, la non conoscenza o la scarsa conoscenza determinano il precludersi della possibilità di sperimentare e scegliere il prodotto che più va incontro ai propri gusti ed esigenze. Infatti agli occhi del consumatore poco attento, non esistono i mieli ma il miele, visto come un alimento dal sapore dolce e dal colore ambrato. Purtroppo anche la pochissima pubblicità commerciale sul miele veicola un’immagine del prodotto che risponde alle caratteristiche di quel brand: liquido, denso, color ambra ecc, e non alla realtà composita e complessa dei mieli di produzione italiana. Nulla di più sbagliato per consumatori e produttori italiani: chiaro o scuro, liquido o cristallizzato e perfino dolce o amaro, il nostro è veramente un patrimonio unico al mondo e inimitabile; la sua valorizzazione risponde all’interesse dei consumatori e della società che evolve verso livelli più alti di correttezza e naturalità nell’alimentazione. Contestualmente mettere in valore qualità, tipicità e identità dei nostri mieli risponde anche alle esigenze di tutelare e consolidare il reddito degli apicoltori favorendo anche il presidio delle aree rurali e della biodiversità. Sono oltre 30 i mieli uniflorali italiani più diffusi sul mercato e una infinità i millefiori che con la loro diversità di sapori, colori, aromi e consistenze descrivono i territori italiani dalle Alpi alle isole. 15 Capitolo 2 I principali mieli uniflorali italiani Miele di robinia o acacia (Robinia pseudoacacia) In Italia viene prodotto soprattutto nella zona prealpina e in Toscana, ma se ne raccolgono partite di discreta purezza anche in molte altre regioni (dal Veneto all’Emilia Romagna, Abruzzo, Campania ecc.). Stato fisico: generalmente liquido, può intorbidirsi per la formazione di cristalli, ma non cristallizza mai completamente. Colore: molto chiaro, tra i più chiari Odore: di intensità debole, non particolarmente caratteristico, leggermente floreale. Sapore: delicato, ricorda leggermente il profumo dei fiori, tipicamente vanigliato Usi: come miele da tavola o come dolcificante naturale, al posto dello zucchero tradizionale. Miele di agrumi (Citrus spp.) Si ottengono abbondanti produzioni di mieli uniflorali negli agrumeti meridionali ed insulari dove questa coltura viene praticata in grandi estensioni. In genere si ottengono mieli di agrumi misti e solo raramente partite provenienti da una singola specie botanica (arancio, limone, pompelmo, clementino, ecc.). Stato fisico: cristallizza spontaneamente alcuni mesi dopo il raccolto, spesso con cristalli grossi e sabbiosi Colore: molto chiaro, bianco nel cristallizzato Odore: di media intensità, caratteristico, floreale fresco, ricorda i fiori di arancio 17 Sapore:miele di grande intensità aromatica, tra il floreale ed il fruttato. Usi:è uno dei mieli da tavola universalmente più apprezzato per il suo aroma floreale, si abbina bene a quasi tutti gli alimenti dolci. Miele di cardo (Galactites tomentosa, Carduus spp., Cirsium spp.) Viene prodotto soprattutto in Sardegna. Stato fisico: cristallizzazione spontanea alcuni mesi dopo la raccolta. Colore: ambrato più o meno chiaro, con tonalità arancio, quando liquido; colore beige più o meno chiaro o scuro, con tonalità gialle o arancio, quando cristallizzato. Odore: di media intensità, caratteristico, con connotazione florale o florale/ fruttata, e una animale al tempo stesso; di crisantemi. Sapore:normalmente dolce, normalmente acido, amaro da non percettibile a leggero, leggermente astringente. Usi: come miele da tavola. Miele di castagno (Castanea sativa) Rappresenta una delle più diffuse produzioni uniflorali a livello nazionale. Si ottengono quantità ingenti su tutto l’arco prealpino, lungo la dorsale appenninica e nelle zone montuose delle maggiori isole. Si tratta di un miele con caratteristiche che non incontrano il gusto della maggior parte dei consumatori (colore scuro, odore pungente, sapore fortemente amaro), ma, forse proprio per questo, il prodotto si colloca con favore presso una fascia sempre più ampia di persone che ne apprezzano le caratteristiche particolari. Stato fisico: generalmente liquido o a grossi cristalli. Colore: ambrato più o meno scuro, secondo le zone di produzione. Odore: molto caratteristico, forte e penetrante, fenolico, animale. Sapore:miele di grande intensità aromatica, simile all’odore, pungente all’inizio, poi amaro a seconda dell’origine, tanninico. Usi: come miele da tavola per chi non ama i gusti piatti e i sapori troppo dolci, il gusto amaro e l’aroma forte lo rendono adatto ad insaporire o aromatizzare. Miele di corbezzolo (Arbutus unedo) Questo miele si produce in autunno, a seguito di estati piovose, prevalentemente in Sardegna e nell’Italia centrale, nella macchia mediterranea. 18 Stato fisico: cristallizzazione spesso irregolare. Colore: ambrato, con tonalità grigio verdi. Odore: pungente, verde, simile ai fondi di caffè. Sapore:molto caratteristico, amaro. Usi: miele da tavola. Miele di erica (Erica arborea) Si produce in primavera, dalla Liguria alla Calabria (e nelle grandi isole), sulla tipica macchia mediterranea. Stato fisico: cristallizzazione rapida, con cristalli fini, regolari e consistenza pastosa. Allo stato liquido non è mai perfettamente limpido. Colore: ambra scuro o molto scuro, con tonalità arancioni. Odore: di media intensità, caramellato. Sapore:normalmente dolce, caratteristico, di caramella “mou”, leggermente amaro. Usi: miele da tavola, non dà un rapido senso di sazietà come altri mieli. Miele di eucalipto (Eucalyptus spp.) Si produce nell’Italia centro-meridionale, dove gli eucalipti sono stati piantati come siepi frangivento o per rimboschimento, in particolare lungo il litorale maremmano tirrenico (soprattutto laziale), in Calabria, Sicilia e Sardegna Stato fisico:cristallizza spontaneamente in tempi abbastanza rapidi dando luogo, molto spesso, a una massa compatta con cristalli fini. Colore: ambrato medio, nel cristallizzato tende al grigio. Odore: intenso, non molto fine, di funghi secchi, di affumicato, di caramello. Sapore:forte e caratteristico, simile all’odore, ma più gradevole, ricorda le caramelle inglesi alla liquirizia. Usi: come miele da tavola. Miele di girasole (Helianthus annuus) La produzione miele di questo miele uniflorale è importante soprattutto nell’Italia centrale,in relazione alle superfici destinate alla coltura. Stato fisico: cristallizzazione variabile ma sempre rapida. Colore: molto caratteristico, con tonalità giallo vivo. Odore: al massimo di media intensità, fruttato, di frutta cotta, di polline. Sapore:simile all’odore, leggermente erbaceo, con una sensazione “rinfrescante”, simile allo zucchero fondente, nei mieli a cristallizzazione più fine. 19 Usi: come miele da tavola, ma molto utilizzato anche in pasticceria e dall’industria alimentare. Miele di lavanda (Lavandula spp.) Più che in Italia si produce in Francia e Spagna dove questa coltura è più diffusa. In Spagna e in Sardegna si produce anche miele dalla lavanda selvatica (Lavandula stoechas) che ha caratteristiche diverse, con aroma meno intenso ma molto più fine. Colore: da chiaro ad ambrato. Stato fisico: cristallizzazione generalmente fine. Odore: molto intenso. Sapore:caratteristico, ricorda il frutto della passione. Usi: è un finissimo miele da tavola. Miele di melata d’abete (Abies alba e Picea excelsa) Prodotto nell’arco alpino e nell’Appennino tosco-romagnolo, limitatamente alla zona delle foreste Casentinesi di abete bianco. Stato fisico: cristallizzazione in genere assente, può intorbidirsi per la formazione di cristalli, ma non cristallizza mai completamente; in genere molto viscoso. Colore: molto scuro, quasi nero, con una leggera fluorescenza verdastra. Odore: di media intensità, di resina, di legno bruciato, di zucchero caramellato. Sapore:meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, balsamico, di malto, di scorza d’arancio candita, resinoso, di latte condensato. Usi: come miele da tavola. Miele di melata (bosco) In molte regioni italiane, in estate, si raccoglie un miele di melata per il quale non è possibile definire la specie vegetale d’origine. Deriva dalle piante attaccate dall’insetto Metcalfa pruinosa, che si nutre della linfa di molte piante diverse sia spontanee che coltivate e produce un’abbondante melata. Questo insetto, di origine americana, è stato introdotto nel nostro Paese una trentina di anni fa e si è ormai diffuso in tutta la penisola. Stato fisico: generalmente liquido. Colore: da ambra scuro a quasi nero. 20 Odore: vegetale/fruttato, di verdura cotta, di conserva o passata di pomodoro, di frutta cotta, di confettura di fichi; di lievito Sapore:decisamente meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, a volte leggermente salato, di malto, di prugne secche, ricorda quello della frutta essiccata e della melassa. Usi: come miele da tavola. Miele di rododendro (Rhododendron spp.) Si produce esclusivamente nell’arco alpino, ad una altitudine dove le condizioni climatiche instabili rendono la produzione di miele incostante di anno in anno. Stato fisico: cristallizza spontaneamente dopo alcuni mesi, formando spesso una massa compatta di cristalli fini o pastosa a cristalli grossi, rotondi e collosi. Colore: molto chiaro, bianco nel cristallizzato. Odore: al massimo di debole intensità, fruttato. Sapore:delicato, con un aroma molto leggero fruttato, che ricorda le gelatine di frutta. Usi: come miele da tavola. Miele di sulla (Hedysarum coronarium) La sulla è una pianta foraggera caratteristica dei terreni argillosi della regione mediterranea; fiorisce verso la fine della primavera con un bel fiore rosso. Il miele di sulla si produce nell’Italia centrale, meridionale ed insulare. Stato fisico: cristallizza spontaneamente alcuni mesi dopo il raccolto, formando generalmente una massa abbastanza compatta, con cristalli medi o fini. Colore: chiaro, fino a quasi bianco nel cristallizzato. Odore: molto tenue. Sapore:delicato con una gradevole nota caratteristica vegetale. Usi: per il gusto delicato si presta a qualsiasi uso. Miele di tarassaco (Taraxacum officinale) Viene prodotto all’inizio della primavera se le colonie di api sono sufficientemente sviluppate al momento di questa fioritura. Zone tipiche per questa produzione sono Lombardia e Piemonte. 21 Stato fisico: cristallizza spontaneamente in tempi molto rapidi, con cristalli spesso molto fini e regolari, che formano una massa morbida e cremosa. Colore: ambrato con riflessi gialli nel miele liquido; crema o giallo quando cristallizzato. Odore: molto intenso e caratteristico: pungente e penetrante, acetico, quasi ammoniacale, di liquore mandorla amara, animale, dei fiori della pianta essiccati. Sapore:più fine dell’odore, di infuso di camomilla, di spezie fresche, di marzapane. Usi: come miele da tavola, per chi ne apprezza il gusto. Miele di tiglio (Tilia spp.) Viene prodotto sui tigli selvatici alle pendici delle Alpi, spesso in miscela con miele di castagno e sulle alberature di viali e parchi, se sufficientemente estesi. È spesso in miscela con quantità più o meno abbondanti di melata della stessa origine. Stato fisico: cristallizza molto spesso a grana grossolana. Colore: da chiaro a piuttosto scuro, a seconda del contenuto in melata. Odore: di media intensità, caratteristico: fresco, aromatico, mentolato, balsamico, di farmacia o medicinale, resinoso; ricorda il profumo della tisana di fiori di tiglio. Sapore:simile all’odore, mentolato e resinoso. Usi: come miele da tavola. Miele di timo (Thymus capitatus) I diversi tipi di timo della flora spontanea italiana partecipano alla composizione di molti mieli multiflorali. Questa descrizione si riferisce al miele uniflorale di timo che si produce in Sicilia, nelle zone montuose dell’interno. Stato fisico:cristallizzazione lenta, spontanea dopo alcuni mesi, spesso con cristalli irregolari. Colore: ambrato medio. Odore: intenso, floreale, di rosa. Sapore:molto intenso, fra il floreale e il “chimico”, può forse ricordare il legno di cedro, il vino liquoroso. Usi: come miele da tavola. 22 La qualità oggettiva è importante anche se non basta Capitolo 1 Introduzione L’idea che tentiamo di propagare con questo lavoro e con tante altre iniziative, secondo cui la unicità del patrimonio italiano sta nella ricchezza e diversità delle tipologie di miele prodotte non deve mettere in secondo piano il bisogno di assicurare il massimo della qualità oggettiva. L’Osservatorio è impegnato su questo fronte fin dalla sua costituzione, lo strumento più importante utilizzato per questo fine è il concorso “Grandi Mieli d’Italia - Tre Gocce d’Oro” con la rigorosissima attività di analisi, ogni campione di miele viene sottoposto alla valutazione di oltre 20 parametri, con la restituzione commentata del risultato. La combinazione delle due attività, oltre alla gratifica del riconoscimento e la conseguente promozione con le gocce d’oro, ha contribuito concretamente a un considerevole innalzamento della qualità dei mieli italiani e della professionalità degli apicoltori, basta consultare la serie trentennale dei dati. In questo senso la qualità oggettiva è importante, senza questi livelli di qualità non potremmo nemmeno pensare al gradino successivo, quello della distintività dei mieli e della ricerca sia in Italia che all’estero e di una evoluzione dei consumi analoga a quella avvenuta anni fa per i vini e per i formaggi e poi, successivamente per gli oli d’oliva. La possibilità per l’Osservatorio Nazionale Miele di disporre di 600 mieli ogni anno, rappresentativi dell’intera gamma dei mieli italiani (tipi e territori), costituisce un’opportunità unica per analizzare e conoscere la qualità dei mieli italiani, sia nei punti di forza sia nelle eventuali criticità. Con l’analisi di questi mieli e di altri raccolti con specifiche finalità di indagine si è ottenuta una straordinaria base di conoscenze a disposizione degli apicoltori e delle associazioni, delle istituzioni e delle imprese. Tali dati sono indispensabili per attuare at- 25 tività di assistenza tecnica di grande rilievo sul piano della efficacia, dal punto di vista produttivo e per l’approccio al mercato. Oltre a sistematizzare la banca dati di un trentennio di attività al fine di esaminare e rendere fruibili i trend evolutivi in materia di qualità dei mieli, l’Osservatorio ha realizzato una complessa e straordinaria attività di monitoraggio della qualità e salubrità dei mieli con il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Capitolo 2 La banca dati merceologici Sono stati raccolti e riorganizzati in una banca dati i risultati delle analisi merceologiche eseguite su 2.349 campioni, corrispondenti a quelli pervenuti in quattro edizioni del Concorso (dal 2009 al 2012). I dati chimici sono inoltre stati interpretati sulla base degli esiti delle analisi sensoriali e melissopalinologiche, al fine di confermare l’origine botanica proposta dall’apicoltore. Le tabelle 1.1 e 1.2 sintetizzano l’origine geografica (per regione) e botanica (origine botanica verificata) dei campioni. In figura 1.1 si mette a confronto, per ogni regione, il numero di apicoltori e il numero di campioni analizzati nell’anno 2012, a dimostrazione di una buona rappresentatività del campionamento rispetto alla produzione nazionale. La tabella 1.3 riporta le medie dei parametri misurati per le principali tipologie di miele. I grafici di figura 1.2 illustrano le tipologie di miele prodotte in ogni regione. La figura 1.3 sintetizza le tipologie di miele prodotto per regione per l’anno 2012, mostrando il diverso grado di specializzazione produttiva delle stesse. Tabella 1.1 - regione di origine dei campioni componenti la banca dati Regione di produzione n. campioni % campioni Lombardia 325 13,8 Piemonte 319 13,6 Emilia Romagna 226 9,6 Lazio 221 9,4 Veneto 153 6,5 Toscana 131 5,6 27 Regione di produzione n. campioni % campioni Puglia 122 5,2 Sardegna 104 4,4 Basilicata 101 4,3 Marche 87 3,7 Val d’Aosta 78 3,3 Campania 77 3,3 Abruzzo 76 3,2 Trentino Alto Adige 74 3,2 Sicilia 68 2,9 Calabria 53 2,3 Friuli Venezia Giulia 52 2,2 Liguria 41 1,7 Molise 25 1,1 Umbria 8 0,3 Non dichiarato 8 0,3 2.349 100,0 Totale complessivo Figura 1.1 - Confronto tra numero di apicoltori (in grigio, come % sul totale nazionale) e n. campioni componenti la banca dati per l’anno 2012. 16.0% 14.0% 12.0% 10.0% 8.0% 6.0% 4.0% 2.0% Em Lo m ba ili a rd ia -R om ag na Pi em on te La z io Ve ne To to sc a Ba na s il ic a ta Pu g lia Sa rd eg na Ab ru zz o M ar ch Tr e en Ca tin la ob r Al ia to -A di g e Ca m pa Va nia l le d'A os ta Li gu ria Fr iu li Si Ve ci l ne ia z ia -G iul ia M ol is e Um br ia 0.0% 28 Tabella 1.2 - Origine botanica verificata dei campioni componenti la banca dati Tipo di miele n. campioni % campioni millefiori 735 31,3 robinia 529 22,5 castagno 190 8,1 tiglio 127 5,4 millefiori alta montagna Alpi 114 4,9 eucalipto 99 4,2 melata 93 4,0 agrumi 83 3,5 rododendro 52 2,2 tarassaco 44 1,9 girasole 40 1,7 sulla 37 1,6 cardo 32 1,4 melata di abete 21 0,9 timo 13 0,6 ciliegio 11 0,5 rosmarino 10 0,4 asfodelo 8 0,3 corbezzolo 8 0,3 erica 8 0,3 ailanto 7 0,3 erba medica 7 0,3 stregonia (Sideritis) 7 0,3 lupinella 6 0,3 melo 6 0,3 barena (Limonium) 5 0,2 erica multiflora 5 0,2 marruca (Paliurus) 5 0,2 trifoglio incarnato 5 0,2 29 Tipo di miele 30 n. campioni % campioni coriandolo 4 0,2 lampone 4 0,2 lavanda selvatica 4 0,2 edera 3 0,1 nespolo del Giappone 3 0,1 santoreggia 3 0,1 erica carnea 2 0,1 fiordaliso giallo (Centaurea s.) 2 0,1 indaco bastardo (Amorpha) 2 0,1 lavanda 2 0,1 marasca (Prunus m.) 2 0,1 astro marino 1 0,0 betonica (Stachys) 1 0,0 borragine 1 0,0 carrubo 1 0,0 cisto 1 0,0 grano saraceno 1 0,0 mandorlo 1 0,0 melata di abete rosso 1 0,0 origano 1 0,0 rovo 1 0,0 trifoglio alessandrino 1 0,0 Totale complessivo 2.349 100,0 31 16,9 16,7 16,7 16,0 15,3 16,4 16,7 16,9 16,4 16,6 16,6 16,0 15,9 17,5 castagno tiglio mf alta montagna Alpi eucalipto melata agrumi rododendro tarassaco girasole sulla cardo melata di abete timo ciliegio 16,1 16,3 robinia rosmarino 16,6 3,7 1,8 2,5 1,4 2,9 2,7 2,5 0,9 1,5 1,6 3,5 3,0 1,2 0,7 0,2 1,0 2,3 10,3 15,7 21,7 22,7 16,8 16,2 16,8 13,2 12,2 11,2 29,5 19,1 15,7 10,4 9,7 7,6 15,9 3,8 4,5 3,8 4,8 3,8 3,6 3,7 4,0 3,8 3,8 5,0 3,8 4,0 4,3 5,4 3,8 4,0 0,190 0,864 0,463 1,352 0,370 0,237 0,313 0,418 0,236 0,229 1,894 0,464 0,522 0,666 1,630 0,153 0,531 31,6 30,3 30,5 22,9 31,3 30,3 34,8 34,4 29,3 31,4 22,7 31,0 29,6 29,7 26,0 24,9 29,6 38,1 37,0 40,9 28,4 38,7 38,3 39,3 37,3 36,9 39,3 29,1 38,0 38,0 37,1 40,1 42,2 38,8 0,8 1,0 0,3 0,9 0,3 0,5 0,1 0,5 0,5 0,4 1,6 0,2 0,6 0,9 1,1 0,4 0,6 69,7 67,3 71,4 51,2 70,1 68,6 74,2 71,7 66,2 70,8 51,8 69,1 67,5 66,8 66,1 67,1 68,4 1,21 1,22 1,34 1,24 1,24 1,27 1,13 1,09 1,26 1,25 1,29 1,23 1,29 1,25 1,55 1,70 1,32 1,97 1,73 1,91 1,44 1,89 1,83 2,13 2,04 1,77 1,92 1,48 1,94 1,77 1,79 1,54 1,53 1,79 -9,3 -10,1 -17,1 13,0 -12,1 -11,2 -17,4 -13,6 -7,3 -12,8 19,3 -10,6 -11,4 -9,8 -17,2 -16,6 -12,2 17,0 51,0 42,9 78,9 50,6 16,7 44,8 49,9 10,6 12,1 101,7 53,4 38,7 24,5 67,3 1,7 39,5 Umid. HMF Ac. meq/ pH Con. el. Gluc. Frutt. Sacc. Gl.+frut. Frut./gl. Gl./um. Rot. Col. mm % mg/kg kg mS/cm % % % spec. Pf. millefiori Tipo miele Tabella 1.3 - Medie dei parametri analitici per le principali tipologie di miele 10 11 13 21 32 37 40 44 52 83 93 99 114 127 190 529 735 N. camp. 32 16,5 15,8 17,7 15,8 16,5 16,4 17,0 15,7 17,8 17,8 16,5 16,7 16,8 17,1 16,2 16,5 corbezzolo erica ailanto erba medica Sideritis syriaca lupinella melo Limonium sp. erica multiflora Paliurus spinachristi trifoglio incarnato coriandolo lampone lavanda selvatica Su tutti i campioni 1,8 2,8 1,9 3,2 2,0 1,1 5,0 7,2 0,5 2,0 3,2 5,4 0,8 10,2 2,3 0,7 13,7 11,4 12,3 13,5 10,8 10,6 18,0 14,7 11,8 15,2 8,7 18,5 13,1 20,7 20,8 12,0 4,1 3,8 3,9 4,3 3,8 4,4 4,4 4,1 3,9 3,7 3,9 3,6 4,1 4,2 4,2 3,8 0,568 0,199 0,297 0,633 0,250 0,786 0,736 0,485 0,274 0,225 0,164 0,332 0,535 0,772 0,859 0,190 28,4 31,8 30,4 33,6 29,5 28,4 33,7 34,8 34,2 31,0 26,5 32,6 29,4 33,2 30,6 32,1 38,9 38,7 38,6 37,7 40,1 37,3 37,6 37,6 38,0 38,7 41,6 38,8 38,9 38,0 37,8 38,7 0,6 0,7 0,5 0,6 0,5 1,0 0,5 0,4 0,4 0,5 0,6 0,2 0,9 0,5 0,4 0,6 67,3 70,5 68,9 71,3 69,7 65,7 71,3 72,3 72,2 69,6 68,1 71,4 68,3 71,2 68,3 70,9 1,39 1,22 1,27 1,12 1,37 1,31 1,12 1,08 1,11 1,25 1,57 1,19 1,33 1,15 1,24 1,21 1,72 1,97 1,78 2,00 1,78 1,72 1,90 1,95 2,20 1,83 1,61 1,98 1,86 1,88 1,94 1,95 -11,9 -12,1 -13,7 -11,5 -13,6 -7,6 -15,4 -14,6 -12,3 -11,7 -16,2 -13,8 -11,1 -17,1 -14,5 -11,6 34,9 24,0 28,5 55,0 4,0 41,8 123,0 80,0 30,4 9,0 7,2 32,0 28,3 111,6 76,9 13,4 Umid. HMF Ac. meq/ pH Con. el. Gluc. Frutt. Sacc. Gl.+frut. Frut./gl. Gl./um. Rot. Col. mm % mg/kg kg mS/cm % % % spec. Pf. asfodelo Tipo miele 2.349 4 4 4 5 5 5 5 6 6 7 7 7 8 8 8 N. camp. Figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati Val d'Aosta millefiori 25% tarassaco 12% rododendro 5% melata di abete 4% castagno 3% Altro 5% tiglio 3% MF Alpi 48% Piemonte MF Alpi 11% castagno 8% millefiori 14% melata 5% tiglio 4% rododendro 4% tarassaco 4% ciliegio 1% Altro 2% melata di abete 1% ailanto 0% lupinella 0% robinia 48% castagno 12% MF Alpi 8% Lombardia rododendro 6% tiglio 16% melata 6% tarassaco 2% lampone 1% Altro 5% girasole 1% Amorpha fruticosa 1% ailanto 0% millefiori 16% robinia 31% lavanda 0% grano saraceno 0% 33 Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati Veneto tiglio 10% tarassaco 7% castagno 9% Limonium 3% melata 4% melata di abete 3% robinia 28% MF Alpi 3% Altro 12% edera 1% ailanto 1% astro marino 1% melata di abete rosso 1% millefiori 29% Trentino Alto Adige MF Alpi 9% melo 8% tiglio 11% tarassaco 8% castagno 4% millefiori 11% erica carnea 1% Altro 3% melata 1% robinia 14% melata di abete 15% rododendro 18% Friuli Venezia Giulia tiglio 12% castagno 6% MF Alpi 6% robinia 21% Prunus mahaleb 4% ailanto 2% Altro 6% erica carnea 2% tarassaco 2% millefiori 45% 34 Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati Emilia Romagna tiglio 12% robinia 33% castagno 8% melata 4% erba medica 3% Altro 5% ciliegio 0% coriandolo 0% edera 0% millefiori 40% tarassaco 0% lavanda 0% Liguria melata 20% castagno 24% erica 2% robinia 27% millefiori 27% Marche girasole 28% robinia 18% coriandolo 3% castagno 1% millefiori 50% 35 Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati Toscana castagno 22% millefiori 27% erica 2% lupinella 2% Altro 11% melata 2% rosmarino 2% girasole 1% robinia 40% melata di abete 1% Paliurus spinachristi 1% Umbria lupinella 13% melata 13% millefiori 74% Abruzzo sulla 11% robinia 24% Sideritis 9% santoreggia 4% Stachys 1% cardo 1% Altro 7% girasole 1% lupinella 1% melata 1% millefiori 47% 36 Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati Molise girasole 20% millefiori 36% sulla 44% Lazio eucalipto 18% melata 7% robinia 8% castagno 7% agrumi 4% ailanto 1% Paliurus spinachristi 1% sulla 1% Altro 9% erica 1% erica multiflora 1% tiglio 1% girasole 1% trifoglio incarnato 1% erba medica 0% millefiori 48% Campania robinia 13% melata 17% castagno 9% corbezzolo 4% Altro 6% sulla 3% borragine 1% cardo 1% erica 1% millefiori 51% 37 Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati Basilicata agrumi 18% eucalipto 12% castagno 6% rosmarino 3% robinia 2% Altro 9% timo 2% girasole 1% millefiori 55% tiglio 1% Calabria millefiori 9% robinia 17% erica multiflora 6% sulla 8% eucalipto 6% erica 2% Altro 4% origano 2% castagno 23% agrumi 27% Puglia eucalipto 11% agrumi 25% ciliegio 6% girasole 3% rosmarino 3% Altro 17% millefiori 41% trifoglio incarnato 2% Centaurea solstizialis castagno 2% 1% Paliurus spinarobinia christi 1% 1% trifoglio aless. 1% 38 timo 3% Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati agrumi 9% Sicilia eucalipto 9% sulla 9% castagno 4% nespolo del Giappone 4% timo 11% carrubo 1% Altro 6% mandorlo 1% melata 1% robinia 1% cardo 11% millefiori 39% Sardegna cardo 22% asfodelo 8% agrumi 5% corbezzolo 5% lavanda selvatica 4% castagno 1% cisto 1% Altro 5% rosmarino 1% rovo 1% sulla 1% eucalipto 25% millefiori 26% 39 40 em on te to t ab Sa ria rd eg na Lo mb ar dia Lig ur ia To sc an a Si cil ia Ve ne to Tr en Pu tin gli oA a Em lto Ad ilia ige -R om ag na M oli se Ca mp an ia M ar ch e La zio Ab ru zz Fr o Ba iul sil i-V ic a en ta ez ia Va -Giu lia lle d'A os ta Um br ia Ca l Pi Figura 1.3 - Confronto tra le tipologie prodotte nelle varie regioni (anno 2012) 100% 90% 80% 70% 60% 50% Particolari Millefiori 40% Uniflorali 30% 20% 10% 0% Capitolo 3 Scomparsa degli antibiotici La salubrità negli alimenti rappresenta una precondizione per poter accedere al mercato, ancor prima di poter parlare di qualità. Risulta tuttavia necessario accertarsi della sussistenza di tale prerequisito, sia per le criticità endogene al settore vissute in anni non lontani sia per sorvegliare sulla compatibilità delle tecniche di difesa fitosanitaria con la qualità dei mieli e anche le possibili interferenze dello stato dell’ambiente nelle diverse matrici sulla produzione apistica nei diversi ecosistemi presenti sul territorio nazionale. Al fine di fotografare lo stato dell’arte relativo alle possibili interferenze e di sottolineare l’assenza di criticità, rafforzando il brand “miele italiano”, sono state eseguite indagini straordinarie finalizzate a: ricerca di antibiotici e di residui di prodotti fitosanitari, di metalli pesanti, di sostanze perfluroalchiliche, di diossine, di policlorofenili, di ogm e di radioattività, determinando per ogni ricerca le fasce di rischio al fine di scegliere i campioni più rappresentativi. Su una parte dei campioni (96) sono state eseguite determinazioni analitiche con lo scopo di valutare la presenza nel miele di eventuali molecole di antibiotici utilizzate illegalmente e in maniera inopportuna con l’illusione da parte di alcuni apicoltori di curare alcune patologie delle api. Sulla base dei risultati riscontrati nelle precedenti campagne di monitoraggio si è deciso di focalizzare l’attenzione sui residui di tetracicline, molecole per le quali si era riscontrata in passato una maggiore residualità. Le analisi sono state condotte dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) con metodologia LC-MS/ MS, con limite di quantificazione di 1 µg/Kg per clortetraciclina, ossitetraciclina e tetraciclina. Le tabelle 2.1 e 2.2 riportano la tipologia di campioni sottoposti a questa indagine. Dall’analisi emerge un dato estremamente positivo: tutti i campioni sono risultati esenti da tetracicline. 41 La figura 2.1 riporta i dati in comparazione con quelli ottenuti nelle precedenti indagini (2006-2011), sottolineando ulteriormente il trend positivo riscontrato nei mieli italiani. Tabella 2.1 - Regione di produzione dei campioni sottoposti a ricerca di antibiotici Regione di produzione 42 n. campioni % campioni Abruzzo 2 2,1 Basilicata 5 5,2 Calabria 4 4,2 Campania 6 6,3 Emilia Romagna 7 7,3 Friuli Venezia Giulia 3 3,1 Lazio 10 10,4 Liguria 1 1,0 Lombardia 13 13,5 Marche 5 5,2 Molise - 0,0 Piemonte 16 16,7 Puglia 4 4,2 Sardegna 6 6,3 Sicilia 2 2,1 Toscana 1 1,0 Trentino Alto Adige 4 4,2 Umbria - 0,0 Valle d’ Aosta 4 4,2 Veneto 3 3,1 Totale 96 100,0 Tabella 2.2 - Origine botanica dei campioni sottoposti a ricerca di antibiotici Tipo di miele n. campioni % campioni agrumi 1 1,0 ailanto 1 1,0 cardo 2 2,1 cisto 1 1,0 erba medica 1 1,0 eucalipto 3 3,1 fiordaliso giallo (Centaurea solstizialis) 1 1,0 girasole 3 3,1 lavanda selvatica 1 1,0 melata 16 16,7 melata di abete 4 4,2 millefiori 22 22,9 millefiori di alta montagna delle Alpi 7 7,3 nespolo del Giappone 1 1,0 robinia 25 26,0 rododendro 4 4,2 rosmarino 1 1,0 tiglio 1 1,0 trifoglio incarnato 1 1,0 Totale 96 100,0 43 Figura 2.1 - Confronto tra i risultati delle diverse campagne di monitoraggio di ricerca di residui di farmaci veterinari. Salubrità 2006- 2012 Negativi 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 44 Positivi 4,6 2,9 1,0 3,2 0,8 5,6 0,0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Capitolo 4 Analisi di residui di fitofarmaci Su una parte dei campioni sono state svolte analisi finalizzate alla ricerca di molecole di fitofarmaci utilizzati nella difesa fitosanitaria, in particolare neonicotinoidi, in quanto da alcune ricerche di carattere parziale e sperimentale si è purtroppo riscontrata la presenza nel miele di alcune di queste molecole. Per verificare la situazione si è ritenuto necessario ricercare in modo accurato una serie di principi attivi, con il fine di intraprendere azioni di difesa del carattere di naturalità che il miele si è faticosamente guadagnato, anche a costo di adottare provvedimenti drastici e, comunque orientamenti risolutivi in materia di difesa fitosanitaria. A tal fine, 71 campioni di miele sono stati analizzati dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) attraverso metodica LC-MS/MS, in grado di rilevare anche quantità molto basse (limite di quantificazione 1 µg/Kg)di Imidacloprid, Thiametoxam, Thiacloprid, Clothianidin e Acetamiprid. Le tabelle 3.1 e 3.2 mostrano la tipologia di campioni sottoposti a questa indagine. In particolare, per rendere l’indagine maggiormente rappresentativa, i campioni sono stati selezionati sulla base dell’origine regionale (regioni o aree ad agricoltura intensiva) e botanica (preferibilmente mieli di colture agricole). Anche per questi mieli è stato eseguito un controllo melissopalinologico al fine di verificare origine botanica e geografica. I risultati mostrano che in nessun campione sono stati trovati livelli di neonicotinoidi al di sopra dei limiti massimi tollerati in base al Reg. CE 395/2005, anche se tracce sono state trovate in 11 campioni (15,5% della campionatura). La tabella 3.4 riporta i dati relativi ai campioni positivi e nella figura 3.1 sono illustrati i risultati in modo grafico. È evidente come le positività siano legate all’origine del miele da piante coltivate potenzialmente sottoposte a trattamenti fitosanitari. 45 Tabella 3.1 - Regione di produzione dei campioni sottoposti a ricerca di neonicotinoidi Regione N. campioni % campioni Abruzzo 2 2,8 Basilicata 3 4,2 Calabria 3 4,2 Campania 3 4,2 Emilia-Romagna 19 26,8 Friuli Venezia Giulia 2 2,8 Lazio 4 5,6 Liguria 1 1,4 Lombardia 9 12,7 Marche 3 4,2 Molise 1 1,4 Piemonte 7 9,9 Puglia 4 5,6 Sardegna 2 2,8 Sicilia 2 2,8 Toscana 2 2,8 Trentino Alto Adige 1 1,4 Veneto 3 4,2 Totale 71 100,0 46 Tabella 3.2 - Origine botanica dei campioni sottoposti a ricerca di neonicotinoidi Origine botanica N. campioni % campioni agrumi 8 11,3 ailanto 2 2,8 ciliegio 3 4,2 coriandolo 1 1,4 erba medica 2 2,8 girasole 4 5,6 indaco bastardo (Amorpha fruticosa) 1 1,4 mandorlo 1 1,4 melata 4 5,6 millefiori 32 45,1 rovo 1 1,4 sulla 1 1,4 tarassaco 2 2,8 tiglio 8 11,3 trifoglio incarnato 1 1,4 Totale 71 100,0 Tabella 3.3 - Sintesi dei risultati della ricerca 11/06/2013 nel sito EU Pesticides Database) Molecola di residui di neonicotinoidi (Verifica degli LMR effettuata in data LOQ µg/kg LMR µg/kg < LOQ > LOQ > LMR Imidacloprid 1 50 64 7 0 Thiametoxam 1 10 (somma di Thiametoxam e Clothianidin, espressi come Thimetoxam) 71 0 0 Thiacloprid 1 200 69 2 0 Clothianidin 1 10 71 0 0 Acetamiprid 1 50 67 4 0 47 Tabella 3.4 - Dettaglio dei campioni positivi Origine botanica dichiarata Origine botanica verificata Provincia Molecole e quantità (µg/kg) 20121232 Agrumi Agrumi Matera Imidacloprid 3,6 20121242 Agrumi Agrumi Matera Acetamiprid 10,9 20121256 Agrumi Millefiori con agrumi Sardegna Imidacloprid 2,7 Acetamiprid 12,4 20121257 Agrumi Agrumi Taranto Imidacloprid 2,0 Acetamiprid 11,2 20121267 Agrumi Agrumi Matera Acetamiprid 1,2 20120651 Ciliegio Millefiori con ciliegio Bari Imidacloprid 1,0 20121270 Girasole Millefiori con girasole e soia Cremona Imidacloprid 1,8 20121240 Millefiori Millefiori con rovo e ailanto Brescia Imidacloprid 5,3 20121259 Millefiori Millefiori con colza Treviso Thiacloprid 2,6 20121269 Tarassaco Millefiori con melo, tarassaco e salice Trento Imidacloprid 6,2 20121254 Tiglio Tiglio, presenza indicatori urbani e polline di vite, olivo, kaki Bologna Thiacloprid 6,1 N. 48 Figura 3.1 - Sintesi grafica della ricerca di residui di neonicotinoidi in campioni di miele Neonicotinoidi Imidacloprid 7% Imidacloprid + Acetamiprid 3% Inferiore LOD 84% Acetamiprid 3% Thiacloprid 3% Neonicotinoidi nei mieli di agrumi Inferiore LOD 37% Imidacloprid 13% Imidacloprid + Acetamiprid 25% Acetamiprid 25% Thiacloprid 0% 49 Per completare l’indagine, alcuni degli stessi campioni di miele sono stati sottoposti a una più ampia ricerca di residui di fitofarmaci. In questo caso sono stati analizzati 22 campioni, selezionati in quanto provenienti da specie coltivate e le analisi sono state svolte da un laboratorio privato Floramo Corporation di Rocca dÈ Baldi (CN), specializzato nelle analisi sulle matrici apistiche. Le analisi sono state condotte con metodologia LC-MS/MS per 117 diverse molecole, come riportato nella tabella 3.7. Le tabelle 3.5 e 3.6 riportano la tipologia di campioni sottoposti a questo tipo di indagine. In questo caso, tutti i campioni sono risultati privi di residui rilevabili ed è stato utilizzato un metodo con limite di quantificazione più elevato (10 µg/kg, contro 1 µg/kg delle analisi dei neonicotinoidi), adatto per individuare i campioni con residui oltre il limite legale, che non è mai inferiore a questo valore. I risultati sono rassicuranti e allineati ai dati noti ed indicano che nel miele residui di fitofarmaci non sono comuni, perlomeno nelle quantità superiori ai limiti legali. Tabella 3.5 - Regione di produzione dei campioni sottoposti a ricerca di residui di fitofarmaci Regione N. campioni % campioni Basilicata 3 13,6 Calabria 2 9,1 Emilia-Romagna 2 9,1 Lazio 1 4,5 Lombardia 3 13,6 Marche 3 13,6 Puglia 4 18,2 Sardegna 2 9,1 Sicilia 1 4,5 Trentino Alto Adige 1 4,5 Totale 22 100,0 50 Tabella 3.6 - Origine botanica dei campioni sottoposti a ricerca di residui di fitofarmaci Origine botanica dichiarata N. campioni % campioni agrumi 8 36,4 ailanto 1 4,5 ciliegio 1 4,5 coriandolo 1 4,5 erba medica 2 9,1 girasole 4 18,2 mandorlo 1 4,5 millefiori 1 4,5 tarassaco 1 4,5 tiglio 1 4,5 trifoglio incarnato 1 4,5 Totale 22 100,0 Tabella 3.7 - Sintesi dei risultati della ricerca 11/06/2013 nel sito EU Pesticides Database) Elenco principi attivi ricercati di residui di fitofarmaci (verifica degli LMR effettuata in data LOQ mg/kg LMR mg/kg (*) < LOQ > LOQ > LMR Acrinathrin 0,01 0,05 22 0 0 Aldicarb 0,02 0,01 22 0 0 Atrazina 0,01 0,01 22 0 0 Azoxystrobin 0,01 0,01 22 0 0 Benalaxyl 0,01 0,01 22 0 0 Bifenthrin 0,01 0,01 22 0 0 Bitertanol 0,01 0,01 22 0 0 Boscalid 0,01 0,50 22 0 0 Bromopropylate 0,01 0,01 22 0 0 Bromuconazole 0,01 0,01 22 0 0 Bupirimate 0,01 0,01 22 0 0 Buprofezin 0,01 0,05 22 0 0 51 Elenco principi attivi ricercati LOQ mg/kg LMR mg/kg (*) < LOQ > LOQ > LMR Carbaryl 0,01 0,01 22 0 0 Chlorantraniprole 0,01 0,05 22 0 0 Chlorfenvinphos 0,01 0,01 22 0 0 Chlorpropham 0,01 0,01 22 0 0 Chlorpyrifos 0,01 0,01 22 0 0 Chlorpyrifos-metile 0,01 0,01 22 0 0 Ciromazina 0,01 0,02 22 0 0 Clofentazine 0,01 0,01 22 0 0 Coumaphos 0,01 0,01 22 0 0 Cyazofamide 0,01 0,01 22 0 0 Cyflutrin 0,01 0,01 22 0 0 Cymoxanil 0,01 0,05 22 0 0 Cypermetrin 0,01 0,01 22 0 0 Cyproconazolo 0,01 0,05 22 0 0 Cyprodinil 0,01 0,05 22 0 0 Deltametrina 0,01 0,03 22 0 0 Diazinon 0,01 0,01 22 0 0 Dichlofluanid NH4 0,01 0,01 22 0 0 Dichlorvos 0,01 0,01 22 0 0 Diethofencarb 0,01 0,01 22 0 0 Difenilammina 0,01 0,01 22 0 0 Difenoconazolo 0,01 0,05 22 0 0 Dimethomorph 0,01 0,05 22 0 0 Dimetoato 0,01 0,01 22 0 0 Emamectina 0,01 0,05 22 0 0 Esfenvalerate 0,01 0,01 22 0 0 Ethion 0,01 0,01 22 0 0 Ethoprophos 0,01 0,05 22 0 0 Etofenprox 0,01 0,01 22 0 0 52 Elenco principi attivi ricercati LOQ mg/kg LMR mg/kg (*) < LOQ > LOQ > LMR Etrimfos 0,01 0,01 22 0 0 Fenamiphos 0,01 0,01 22 0 0 Fenarimol 0,01 0,01 22 0 0 Fenazaquin 0,01 0,01 22 0 0 Fenbuconazolo 0,01 0,05 22 0 0 Fenexamide 0,01 0,05 22 0 0 Fenitrothion 0,01 0,01 22 0 0 Fenoxicarb 0,01 0,01 22 0 0 Fenpropathrin 0,01 0,01 22 0 0 Fenpropimorph 0,01 0,01 22 0 0 Fenthion 0,01 0,01 22 0 0 Fenthion sulfoxide 0,01 0,01 22 0 0 Fenvalerate 0,01 0,01 22 0 0 Fluopicolid 0,01 0,05 22 0 0 Flusilazole 0,01 0,05 22 0 0 Formothion 0,01 0,01 22 0 0 Heptenophos 0,01 0,01 22 0 0 Hexaconazole 0,01 0,01 22 0 0 Imazalil 0,01 0,05 22 0 0 Imidacloprid 0,01 0,05 22 0 0 Iprodione 0,01 0,01 22 0 0 Iprovalicarb 0,01 0,01 22 0 0 Kresoxym-methyl 0,01 0,05 22 0 0 Lambda-cyhalothrin 0,01 0,02 22 0 0 Linuron 0,01 0,01 22 0 0 Lufenuron 0,01 0,02 22 0 0 Malathion 0,01 0,02 22 0 0 Mandipropamide 0,01 0,02 22 0 0 Mecarbam 0,01 0,01 22 0 0 53 Elenco principi attivi ricercati LOQ mg/kg LMR mg/kg (*) < LOQ > LOQ > LMR Metalaxil 0,01 0,05 22 0 0 Methamidophos 0,01 0,01 22 0 0 Methomyl 0,01 0,01 22 0 0 Methoxyfenozide 0,01 0,01 22 0 0 Metribuzin 0,01 0,01 22 0 0 Mevinfos 0,01 0,01 22 0 0 Myclobutanil 0,01 0,01 22 0 0 Nuarimol 0,01 0,01 22 0 0 Oxadixil 0,01 0,01 22 0 0 Oxamyl 0,01 0,01 22 0 0 Oxydemeton-methyl 0,01 0,01 22 0 0 Parathion 0,01 0,01 22 0 0 Parathion-Methyl 0,01 0,01 22 0 0 Penconazole 0,01 0,01 22 0 0 Pendimetalin 0,01 0,01 22 0 0 Permethrin 0,01 0,01 22 0 0 Phenthoat 0,01 0,01 22 0 0 Phosmet 0,01 0,05 22 0 0 Piperonil butossido 0,01 0,01 22 0 0 Pirimicarb 0,01 0,05 22 0 0 Pirimiphos-ethyl 0,01 0,01 22 0 0 Pirimiphos-methyl 0,01 0,01 22 0 0 Procymidone 0,01 0,01 22 0 0 Propargite 0,01 0,01 22 0 0 Propyzamide 0,01 0,01 22 0 0 Proquinazid 0,01 0,01 22 0 0 Pymetrozina 0,01 0,01 22 0 0 Pyraclostrobin 0,01 0,05 22 0 0 Pyrazophos 0,01 0,01 22 0 0 54 Elenco principi attivi ricercati LOQ mg/kg LMR mg/kg (*) < LOQ > LOQ > LMR Pyridaben 0,01 0,02 22 0 0 Pyridaphenthion 0,01 0,01 22 0 0 Pyrimethanil 0,01 0,05 22 0 0 Pyriproxifen 0,01 0,05 22 0 0 Quinalphos 0,01 0,01 22 0 0 Quinoxyfen 0,01 0,01 22 0 0 Spinosad A 0,01 0,05 22 0 0 Spinosad D 0,01 0,05 22 0 0 Spiroxamina 0,01 0,01 22 0 0 tau-Fluvalinate 0,01 0,01 22 0 0 Tebuconazolo 0,01 0,05 22 0 0 Tebufenpyrad 0,01 0,05 22 0 0 Tetraconazolo 0,01 0,02 22 0 0 Thiametoxam 0,01 0,01 22 0 0 Tholilfluanid 0,01 0,01 22 0 0 Tiabendazolo 0,01 0,01 22 0 0 Tiofanato metile 0,01 1,00 22 0 0 Trifloxystrobin 0,01 0,04 22 0 0 55 Capitolo 5 Ricerca dei metalli pesanti Considerazioni generali La contaminazione degli alimenti da metalli è una tematica di primaria importanza e di grande attualità. I metalli sono costituenti naturali del nostro pianeta e attraverso i fenomeni naturali di erosione, dovuti principalmente ad agenti atmosferici come l’acqua e il vento, vengono naturalmente diffusi nell’ambiente come polveri o dilavati nei fiumi e nei mari. Tuttavia, tali processi naturali, oggigiorno causano emissioni di metalli nell’ambiente molto inferiori rispetto a quelle dovute all’attività antropica. Infatti il veloce progresso tecnologico degli ultimi decenni ha comportato un aumento significativo dei quantitativi emessi di alcuni elementi come piombo, zinco, cadmio e mercurio. È fondamentale premettere che i metalli, in base agli effetti fisiopatologici, possono essere suddivisi in due gruppi: quello dei metalli definiti “essenziali” per la vita in quanto coinvolti in importanti processi metabolici e quello degli elementi tossici anche a basse concentrazioni. Mentre i primi, in determinati quantitativi, sono indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo, i secondi sono dannosi anche a basse concentrazioni e possono avere un diverso effetto sull’organismo in funzione della quantità ed il periodo di assunzione. In caso di elevate quantità in breve tempo si può andare incontro a fenomeni di intossicazione acuta, mentre, se l’assorbimento di piccoli quantitativi avviene nel lungo periodo si può avere un’intossicazione cronica. Inoltre i metalli pesanti possono accumularsi poiché l’organismo umano non è in grado di eliminarli. Nell’uomo sono noti quindici elementi in traccia essenziali: arsenico, cobalto, cromo, rame, fluoro, ferro, iodio, manganese, molibdeno, nichel, selenio, silicio, stagno, vanadio e zinco, mentre elementi come cadmio, mercurio, piombo e tallio sono sempre tossici. 57 Per il miele non sono stabiliti limiti massimi ammissibili per i metalli. Esistono, invece, limiti massimi ammissibili per alcune categorie di alimenti per quanto riguarda piombo, cadmio, mercurio e stagno (Reg. CE 1881/2006). I dati disponibili in letteratura riguardo alla presenza di metalli nel miele sono piuttosto frammentari. Dalle informazioni raccolte esiste una notevole differenza nel contenuto di metalli in relazione alle caratteristiche naturali del miele (origine botanica e geografica) e quindi non è sempre possibile attribuire uno specifico significato ai risultati analitici riscontrati. Per l’indagine sui metalli sono stati analizzati gli stessi campioni (71) selezionati per le analisi dei neonicotinoidi, provenienti da aree a forte antropizzazione (tabelle 3.1 e 3.2). Le analisi sono state effettuate dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) mediante metodologia ICP/MS per cadmio, mercurio, piombo, tallio, arsenico, cromo, rame, ferro, manganese, nichel, stagno, zinco. I limiti di quantificazione sono 0,002 mg/Kg per cadmio e piombo e 0,005 mg/Kg per gli altri metalli. Anche per questi campioni l’analisi melissopalinologica è stata utilizzata per verificare la corrispondenza all’origine botanica e geografica ed aiutare l’interpretazione dei risultati. I risultati d’insieme sono riportati nella tabella 4.1. Tabella 4.1 - Risultati sintetici della composizione in metalli dei campioni di miele analizzati (tutte le quantità sono espresse in mg/kg) As Cd Cr Fe Mn Hg Ni Pb Cu Sn Tl Zn 0,002 0,001 0,516 2,975 0,740 NR 0,280 0,030 0,279 0,026 NR 0,369 NR NR 0,348 2,353 0,321 NR 0,118 0,010 0,125 0,021 NR 0,300 0,009 0,004 0,419 1,999 1,451 - 0,469 0,077 0,529 0,019 0,002 0,337 min. NR NR 0,045 0,194 0,063 NR NR NR NR 0,004 NR NR max. 0,069 0,028 1,709 8,715 10,080 NR 2,758 0,596 3,092 0,106 0,012 1,604 media mediana dev. st. Si riporta una sintesi dei risultati ottenuti elemento per elemento, sottolineando l’attenzione sul significato dei riscontri analitici in funzione della salubrità dell’alimento miele. Piombo Una delle principali fonti di contaminazione è stata l’uso di benzine contenenti piombo tetraetile come antidetonante, oggi bandite nella maggior parte dei paesi industrializzati. Esistono altre fonti di esposizione al piombo come le ceramiche smaltate, le vernici e le batterie. Una fonte di inquinamento molto 58 pericolosa è dovuta alla presenza di piombo nelle condutture dell’acqua: ad esempio il piombo viene aggiunto come stabilizzante al PVC. Questo metallo ha un’elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additivies (JECFA) è di 0,025 mg/Kg di peso corporeo per settimana. I valori ottenuti da questa ricerca appaiono nella media più bassi rispetto a quanto riportato da altri autori in studi più datati. Infatti il valore riscontrato è stato 0,030±0,077 mg/Kg (mediana 0,010, min. < LOQ, max. 0,596) rispetto a 0,037 (Sangiorgi e Ferretti, 1996), 0,065 (Abete e Voghera, 1999), 0,150 (Delbono et al., 1999), 0,2 (Bogdanov et al., 1986), 0,230 (Oddi e Bertani, 1987). Queste differenze possono essere interpretate come dovute ad una riduzione della contaminazione ambientale in seguito alla diminuzione delle emissioni di piombo, correlata alle modifiche dei principali combustibili per autotrazione. Analogamente, Bogdanov (2006) riporta per il miele svizzero il valore medio di 0,04 relativo agli anni 2000-2002 contro 0,2 riscontrato nel 1986, attribuendolo alle migliorate condizioni ambientali. Anche i valori massimi non superano quelli riportati in letteratura da altre ricerche. Come anticipato nelle considerazioni generali, per il piombo non esistono limiti di legge. Il Reg. CE 1881/2006 riporta per altre classi di alimenti limiti compresi tra 0,20 e 1,5 mg/Kg. Un progetto di norma (UE, 2000) aveva proposto per il miele il valore massimo di 1 mg/Kg e prendendo questo come eventuale riferimento, nessun campione sottoposto ad analisi lo supererebbe. Otto e Jekat (1977), avevano proposto un limite di 0,215 mg/Kg: sulla base di questo criterio solo due campioni oltrepasserebbero questa soglia. I risultati complessivi sono quindi rassicuranti. Questo studio offre importanti spunti d’indagine perché, considerando il basso valore medio, i campioni che presentano valori più alti appaiono come anomali rispetto al comportamento medio e potrebbero segnalare particolari criticità su cui indagare, quali fonti di emissione localizzate o contaminazioni durante il processo produttivo. Questa considerazione è particolarmente rilevante per i campioni che non contengono melata, in quanto è noto per questo tipo di miele un maggior contenuto di metalli, collegato alla maggiore esposizione della materia prima d’origine. 59 Figura 4.1 - Contenuto in piombo dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Piombo 0,70 0,60 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 2012 2 0597 012 125 trifog 2 gira so lio 201 inc arn le MC 201 2 1274 ti ato BA 20122 1237 c gli o MN ard o 1 R 2012257 agru 12 m C 2012 73 ti gli oi TA 0 7 5 2012 1 MF MO 0 6 2012 51 M BO F 2012 1270 MF BA 20121271 M CR FB 0 7 7 2012 2012 12 1 MF UA D 0590 36 M F 2012man dorl RM o 20121233 MF EN 1 R 2 35 M M 201 2012 0628 2012 2 1248 M F VI F MF c 1279 on c ti gli o PC a BO s ta 2 2012 012 124 gno TO 1258 1 MF 2012 agrum FC 201 1272 M i CZ 2012 2012 122 0766 MF RN 1269 32 ag F PA rumi MF MT 2012 c on melo 20121244 M TN 0 7 2012 70 MF RN F 1 2012 243 M CE F 1 2012254 ti gli AN 0772 o BO 2 2012 012 1264 MF CZ 127 MF 2012 5 amo rf BS 201 0604 M a P C 20122 1249 MF BO 2012 2012 1 1246 ti g F NA 0641 245 a li o CR ilan erb 20122012 125 a me dicto RE 0661 5 c a a erba stag n BO o m 201 e dic a FI 2012 1234 20122 1263 M RM MF c 0 on m 2012 12584 MFF FI 38 ti elata gli o TO e 2012c astag n PR o 20120636 MF SV 2012 1 0620 2012 229 M TS inda 1231 F VI co b M 2012 2012 asta rdoF TO 1260 1230 M CR 2012erba me F AV dic 06 2012 17 ailan a FE 1259 to MI 2012 2012 1261 m MF TV 2012 1268 elata TO 125 ag 2012 6 MF Sarumi CA 20121242 ag rdeg na 1277 rumi M me 2 T 2012012 1262 lata A T 0671 M c ili F BO 2 2012012 127 egio PR 8 MF 124 BO 2 7 am 2012012 127 o rfa P C 1251 6 MF m ela FC 2012 2012 1250 1239 ta P V M ta 201 ras sac F LT 2012 2 1240 Mo CN 2012 0627 F 1228 2012 s ull a BS MF c on c 2012 0779 MF CB as ta 1265 C g n M 2012 o e m F CH H 1266 e gira lata MB 2 2012012 125 s ole FM 1267 3 MF agru TO mi M T mg/kg 0,50 Mercurio Attualmente le fonti antropogeniche che provocano inquinamento da mercurio sono limitate sostanzialmente alla combustione di rifiuti che contengono mercurio inorganico e alla combustione di combustibili fossili, carbone in particolare. Un’altra causa importante di diffusione di mercurio nell’ambiente è data dagli scarichi dell’industria cartaria. Rimane ancora quantitativamente più importante il rilascio da fonti naturali come i vulcani e gli incendi delle foreste. Il mercurio tende ad accumularsi negli organismi lungo la catena alimentare acquatica e i valori più elevati si ritrovano in organismi marini al vertice della piramide alimentare. Questo metallo presenta elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 0,005 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il Reg. CE 1881/2006 riporta per altri classi di alimenti limiti compresi tra 0,50 e 1 mg/Kg. Particolarmente positivi i risultati di questa analisi secondo cui nei campioni analizzati non sono state trovate tracce di mercurio (LOD 0,005 mg/Kg). Cadmio Le principali fonti di contaminazione di origine antropica sono associate alle attività minerarie, alla industrie metallurgiche, all’uso di fertilizzanti prodotti 60 con fosfati di origine minerale, alle industrie di vernici e smalti e alle produzioni della galvanoplastica. Il cadmio presenta un’elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 0,007 mg/kg di peso corporeo per settimana. Il Reg CE 1881/2006 riporta per altri classi di alimenti limiti compresi tra 0,050 e 1 mg/kg. In questa analisi sono state trovate tracce di cadmio comprese tra 0,006 e 0,028 mg/kg solamente in 4 campioni. Tutti gli altri campioni sono risultati inferiori al LOD (0,002 mg/kg). Figura 4.2 - Contenuto in cadmio dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Cadmio 0,030 0,025 0,015 0,010 0,005 0,000 2012 2012 2012 0 0597 0590 584 M trifog man F TO lio in dorl o 2012 0620 2012 c arnato EN B inda 0604 co M BA 2012 O 0628 2012 0 basta rdF MF c 627 s o CR ull a on c CB as ta 2012 2 0 g 1 n 0641 2 063 o erba 6 MF TO me TS 2012 06612012 065 dic a BO 2012erba me1 MF BA 0671 dic a 2012 c ili egio RM 20120751 M PR 20120766 MF BO F 2012 0770 MF PA 0 2012 2 012 771 M CE 1228 20 0772 F UD MF c on c 12 0779 MF CZ as ta MF 201 gno e m CH 20122 1229 Mela.. 1230 F VI 2 2012012 123 MF AV 2012 1M 123 1234 2012 2 agrumF TO MF c i 1 on m elata233 MF MT 201 e c asta RM 20122 1235 M g .. 2012 1236 F VI M 1 2012237 c ard F RM 1 o 2012238 ti gli o RC 2012 1239 M PR F LT 1 2 4 2 2012 012 1240 MF BS 1M 124 2012 2 agrumF FC 20 1243 M i MT 201 12 1244 F AN 20122 1245 a MF RN ilan 124 20127 amo rfto RE a 1 2012 2012 248 MF P C PC 1250 1249 M 2012 ta 1252 ras sac oF NA 2012 giras o CN le M 201 12 2012 2 1255 c54 ti gli o C 125 asta BO 2012 6 MF Sa g no FI 1 rd 2012 257 ag eg na 1258 rumi TA ag 2012 2 1260012 1259rumi CZ 2012 erba m MF TV 1261 e dic a 2012 melata FE 1 T 201 262 MF O 20122 1263 M BO 1264 F 2 I 2012 012 126 MF BF S 5 1 2012 266 gira MF CH s 1 o 2 le 6 2012 2012 126 7 agrum FM 8 iM 1269 MF agrum T 2012 c on me i CA 2012 1270 M lo TN F 20 1271 M CR 201212 1272 F BA M 20121273 ti g F RN li 1 o 27 2012 M 127 4 ti gli o O MN 2 5 am 2012012 127 o rfa P C 1277 6 MF 2012 melata FC 2012 1278 M A T 201 1279 ti F BO 2012 2 1246 tigli o BO 20121251 megli o CR lata 06 2012 17 ailan P V 1253 to MI MF T O mg/kg 0,020 Arsenico L’arsenico è un metallo abbondantemente presente nella crosta terrestre e variamente distribuito nei suoli, tanto da essere rilevabile in molte acque e in quasi tutti i tessuti animali e vegetali. Nel terreno la contaminazione da arsenico può arrivare a livelli elevatissimi con l’utilizzo dei fanghi di depurazione oppure a causa dall’uso di determinati detergenti o concimi fosfatici che ne contengono quantità apprezzabili. A differenza del mercurio, l’arsenico determina raramente accumulo lungo la catena alimentare. L’arsenico presenta elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 0,015 mg/kg di peso corporeo per settimana. Solo in 6 campioni sono state trovate tracce di arsenico comprese tra 0,005 e 0,069 mg/kg. Tutti gli altri campioni sono risultati inferiori al LOD (0,005 mg/kg). Il campione che ha presenta- 61 to il valore più elevato proveniva dall’area di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, prodotto su suoli vulcanici. Figura 4.3 - Contenuto in arsenico dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Arsenico 0,080 0,070 0,060 0,040 0,030 0,020 0,010 0,000 2012 2012 2012 0 0597 0590 584 M trifog man F TO lio in dorl o 2012 c arnato EN 2012 0620 2012 060604 M BA inda 17 ail F BO co an 2012 0628 2012 basta rdoto MI MF c 0627 C on c s ull a R a CB s ta 2012 2 0641 012 063 gno TO erba 6 MF TS m 2012 06612012 065e dic a BO 1 e 2012 rba me MF BA 0671 dic a R 2012 c ili egio M 20120751 M PR 2012 F 1228 2012 0771 MF BO 07 MF c U on c 2012 0772 MF CD as ta 7 9 MF Z gno 2012 e mela CH ta 1 2012 229 M MB F VI 2 1230 2012 2012012 1231 MF AV 1234 1232 MF T MF c on m 2012 12agrumi MO elata 33 M T F e 201 c astag nRM o SV 2 2 123 2012012 12365 MF VI 1 M 2012237 c ard F RM o 1 201 238 ti gli RC 20122 1239 Mo PR 20121240 MFF LT 2012 1 12 241 M BS 201242 agrumF FC 1243 i 2 M MT 2012012 1244 F AN 1 M 2012245 ailan F RN to 2012 1246 1247 ti gli o RE 2012 2012 1 amo rfa CR PC 248 1250 M 2012 ta F 1252 ras sac o PC 2012 giras ole CN 1 M 2 2 5 C 201 012 12 3 MF 2012 2 1255 c54 ti gli o TO 125 asta BO 2012 6 MF Sa g no FI 2012 1257 ag rdeg na 1258 rumi TA ag 2012 2 1260012 1259rumi CZ 2012 erba m MF TV 1261 e dic a 2012 melata FE 1 T 201 262 MF O 20122 1263 M BO 126 F I 20122012 1264 MF BF S 5 1 2012 266 gira MF CH s ole 126 2012 2012 126 7 agrum FM 8 ag i MT 1269 rum MF 2012 c on me i CA 201 1271 M lo TN 2012 2 1272 MF BA 20 1273 ti F RN 201212 1274 gli o MO ti gli o 127 20125 amo rfa MN 2012 1276 M P C 201 1278 F FC 2012 2 1279 ti MF BO 2012 1277 m gli o BO elata 125 2012 1 melata A T 2012 0770 MF P V 2012 0766 M CE 2012 1270 MF PA 1249 F CR MF N A mg/kg 0,050 Cromo Per la sua capacità di formare uno strato sottile superficiale di ossido, impermeabile agli agenti chimici corrosivi, il cromo trova impiego nel rivestimento o come elemento in lega per la protezione dalla corrosione. Le principali attività umane che rilasciano questo elemento sono la lavorazione dell’acciaio, del cuoio e di sostanze chimiche, che ne aumentano la concentrazione nell’acqua; la combustione di carbone, invece, ne rilascia notevoli quantità nell’aria, dalla quale si deposita sul terreno o arriva nelle acque superficiali. Il cromo ha elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla National Accademy of Science di Washington è di 0,35 – 1,4 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato in questa ricerca nel miele è stato di 0,516 ±0,410 mg/Kg (mediana 0,348; min 0,045, max 1,709). I dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico 4.4. In bibliografia, però, sono presenti pochi dati per un appropriato confronto: il cromo viene riportato come presente nel miele con valori molto variabili tra loro ma con una distribuzione continua dei valori, dal minimo al massimo, cosa che indurrebbe a non considerare anomali i campioni estremi, anche se nel grafico sotto riportato i campioni con valori superiori alla media + 2 volte la deviazione standard sono evidenziati come anomali. 62 Figura 4.4 - Contenuto in cromo dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Cromo 1,80 1,60 1,40 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 201 2012 2 1238 ti 123 gli o 2012 7 c ard o PR 20121236 M RC F 0 7 2012 79 MF RM 2012 1235 M CH 2012 0772 M F VI 0771 F CZ 2 2012012 123 MF UD 123 3 MF 2012 2 agrum RM 201 1231 M i MT 20 2 0770 F TO 2012 12 1230 MF CE MF 125 2012 2012 8 agrum AV 1234 iC 12 MF c on m 2012 1 59 MF T Z elata 229 M V 2012e c astag F VI 2012 1262 no S 2012 0671 c ili MF BO V 20121275 amegio PR o rfa 126 2012 1 melata P C 1271 TO 2012 2 1269 012 126 MF BA 2012 MF c on4 MF BS 1257 melo 2012 agrum TN 201 1272 M i TA 2012 2 0751 M F RN 1 F BO 2 273 ti 2012012 1278 gli o MO 20121268 ag MF BO 1277 rumi 20 mela CA 2012 12 1263 ta A T 201 1274 ti MF FI 2012 2 1279 ti gli o MN 1267 gli o BO a 20122012 127grumi M 0 MF T 1266 g 2012 2012 iras ole CR 126 12 FM 2012 50 taras 5 MF C H sa 1 2012252 giras c o CN 0617 ole M 2012 ailanto C 076 M 2012 06412012 0636 MF P I A 2012 erba m 6 MF TS 1255 e dic a 2012 c astag BO 2012 1243 no FI 20121247 amMF AN 1251 o rfa PC me 2 2012 012 124 lata P V 1242 8 MF 2012 0620 2012 agrum PC inda 1244 i MT 2012 c M 1256o basta rd F RN o M 201 F Sard CR 2012 2 1253 Meg na 2012 20120627 s u F TO ll 0661 1246 a CB e ti 2012 rba me gli o CR dic a 124 2012 5 ailanto RM 2012 1249 M RE 2012 2012 F 1228 0628 2012 1 0651 MF NA MF c MF c 254 ti B on c on ca gli o BA as ta gno s tagno TO 2012 2012 e mela O 1260 ta 0 erb 584 MF MB 2012a me dic a TO 1241 FE 2 0 1 M 2012 2 0590 0604 M F FC 2012 man F BO 0597 trifog2012 123dorl o EN lio in 9 M 2012 c arnatoF LT 2012 1276 M BA 1240 F FC MF B S mg/kg 1,20 Rame La maggior parte del rame viene utilizzato per la produzione di materiale elettrico (60%), nel campo delle costruzioni, nei tetti e negli impianti idraulici (20%) e negli impianti industriali, come negli scambiatori di calore (15%) e nelle leghe (5%). Anche in agricoltura viene impiegato in quanto contenuto nella formulazione di alcuni prodotti fitosanitari. La produzione di rame nel mondo è in continua crescita e di conseguenza la sua diffusione nell’ambiente è in continuo aumento: nei fiumi avviene un continuo deposito di fanghi contaminati per lo scarico di acque reflue contenenti rame. Anche nell’aria la presenza è aumentata a causa dell’impiego di combustibili fossili. La tossicità del rame è modesta e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 3,5 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato nel miele in questa ricerca è stato di 0,279 ± 0,529 mg/Kg (mediana 0,125, min. < LOD, max. 3,092). I dati sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. Il confronto con i dati bibliografici evidenzia che i valori riscontrati sarebbero inferiori a quanto sottolineato, per esempio, per i mieli dell’Emilia, per i quali i valori riportati sono: media 1,06 ±0,93 mg/Kg (min. 0,20, max 4,01). I campioni con valori più elevati corrispondono tutti a mieli di melata o millefiori con melata e questo potrebbe essere correlato ad una possibile contaminazione della materia prima d’origine con anticrittogamici a base di rame usati in viticoltura. 63 2012 0597 2 trifog012 058 lio in 4 MF 2012 0620 2012 c arnato TO B inda 0604 co M A 2012 0628 2012 basta rdF BO o MF c 0627 on c s ull a CR as ta CB 2012 06412012 063 gno TO 6M erb 2012 2012a me dic aF TS 20120661 erb 0651 M BO 1260 a me F BA erba dic a RM me 2 2012 012 127 dic a FE 2012 1242 ag6 MF FC ru 20121275 am mi MT o 201 1232 ag rfa P C 201 2 1237 rumi M 2012 2 1267 ac ard o R T 0590 grum C i m 20 an do MT 201212 1235 rl o EN M 1 2012 238 ti gli oF VI 2012 1233 P MF R R 20121247 am M 2012 1258 ag o rfa P C 1257 rumi 2012 agrum CZ i 0 T 7 2012 79 M A 1248 F CH 2012 2 1269 012 077 MF PC 0M M 2012 F c on m F CE elo 12 2012 2012 1274 ti gli o TN 1256 46 ti g MN li o M 2012 F Sarde CR 20121236 M g na 2012 0766 MF RM F 201 0751 M PA 201 2 1265 F BO 20122 1254 ti MF CH gli o 12 2012 73 ti gli o BO 2012 0771 M MO 2012 1244 MF UD 1271 F RN 20 201212 1279 MF BA ti gli o 067 BO 2012 1 c ili egio 1 2012 1268 270 MF PR 2012 agrum CR 2012 1241 MFi CA 20121278 M FC 2012 0772 MF BO F 2012 1272 MF CZ 12 R 2012 2012 164 MF B N S 2 1266 6 gir 3 MF FI 20122012 12 as ole FM 1252 49 M F NA 2 giras 2012012 1229ole MC 0 M 2012617 ailan F VI to 1 2012 230 MF MI 201 1239 M AV 20122 1259 M F LT F 1 2012 2012 1243 MF TV 1250 262 M AN ta F 2012 2012 ras sac o BO 1234 MF c 2012 12 1231 MFCN on m 45 a TO il e a 2012 lata e nto R 2012 1255 E c 1228 c astaastag .. MF c 2 on c 012 124 g no FI as ta 0 MF gno BS 2 2012012 1253e mela.. 2012 1261 m MF TO 2012 1251 melata TO 1277 elata mela P V ta A T mg/kg Figura 4.5 - Contenuto in rame dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Rame 3,50 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 Ferro Il ferro è stato valutato per cercare di mettere in evidenza una possibile correlazione tra la sua presenza e quella di altri metalli, che tuttavia non si è potuta evidenziare. Il valore medio riscontrato nel miele attraverso questa ricerca è stato 2,975 ±1,999 mg/Kg (mediana 2,353; min. 0,194; max 8,715). I dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. I dati presenti in letteratura indicano una media di 2,40 (1,20-4,80) e 9,40 (0,70-33,50) mg/Kg, rispettivamente per mieli chiari e mieli scuri (Crane, 1976). I dati nutrizionali INRAN riportano il valore generico di 0,5 mg/Kg. Si riporta un grafico (4.7) di correlazione tra colore e contenuto in ferro, dal quale si evidenziano alcuni campioni insoliti (colore chiaro ed elevato contenuto di ferro). 64 Ferro mg/kg 0,00 2012 1 201 238 ti gli 20122 1235 Mo PR 2012 0779 MFF VI 2012 0771 CH 12 M 2012 37 c ard oF UD 2012 1233 MF RC 2012 1 123 236 M RM 2012 2012 127 2 agrumF RM 5 iM 1269 MF c amo rfa P T on m C 20 201212 1231 elo TN 2012 1273 ti MF TO 0671 gli o M 2012 c ili eg O io 20121230 MF PR 2012 0770 MFAV 1 2 2012 64 M CE 2012 0772 MF BS F 2012 1259 MF CZ 2012 1278 M TV 2012 1262 MF BO 1 F 2 2012 7 125 4 ti gli o BO 20 8 agru MN 201 12 122 mi CZ 2012 2 1279 ti9 MF VI 1268 gli o BO a 20122012 07 grumi C 5 A 2012 1266 gir 1 MF BO 1252 as ole FM giras 2 0 o 1 le 2 2012 0620 20121271 MF MC inda 0636 BA 2012 co basta MF TS 2012 1257 rdo 1234 2 MF c 012 124 agrum CR 7 am i TA on m o 2012elata e c rfa P C asta 061 2012 2012 7 ailantog .. 1250 1248 MI 2012 taras s MF PC 1267 ac o C ag N 2012 06412012 127 rumi MT 2M erb RN 2012a me dicF a 2012 1270 MF BO 201 1244 M CR 20122 1265 MF RN 2012 1243 M F CH F A 06 2012 201227 s ull a N 1256 1263 CB 2012 MF SardMF FI 2012 1 e 1255246 ti gli g na c asta o CR 2012 2 1260012 0766 g no FI erba MF P 2012 me A 0628 2012 MF c 1254 dic a FE ti gli o on BO 2012 2012 1 cas tagn o TO 0661 242 a grum erb 20 a me d i MT 2012 12 0651 ic a RM MF 1245 2012 ailan BA 0584 to RE 2 2012012 1249 MF TO 126 MF 2012 1 melata NA 2012 1241 M TO 2012 F 0597 20120604 MF FC trifog 1 B lio in 253 MF O 2012 c arnato TO 1239 BA 2 0 2012 1 M 2012 05902 1276 M F LT 1228 F MF c 2012 127man dorl FC o 7 on c as ta melata EN 2012gno e m A T 2012 1240 ela.. 1251 M mela F BS ta P V mg/kg Figura 4.6 - Contenuto in ferro dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Ferro 10,00 9,00 8,00 7,00 6,00 5,00 4,00 3,00 2,00 1,00 Figura 4.7 - Relazione tra contenuto in ferro e colore del miele (sono evidenziati i campioni con colore chiaro, inferiore a 20 mm Pfund e contenuto in ferro superiore al valore medio) Ferro/colore 12,0 9,0 6,0 3,0 0,0 0 20 40 60 80 100 120 140 Colore mm Pfund 65 Manganese È molto presente naturalmente nel terreno sotto forma di ossidi ed idrossidi ed in tutti i suoi stati di ossidazione. Questo metallo è essenziale nella produzione di ferro e acciaio: l’industria siderurgica costituisce attualmente 85-90% della domanda totale di manganese. È infatti un componente chiave dell’acciaio inossidabile e di alcune leghe di alluminio. Il diossido di manganese viene utilizzato come catalizzatore, mentre il permanganato di potassio, essendo un potente agente ossidante, viene impiegato come disinfettante. L’ossido di manganese trova uso come fertilizzante in agricoltura e nella produzione di ceramiche. Inoltre la popolazione umana aumenta la concentrazione di manganese nell’aria attraverso le attività industriali e bruciando i combustibili fossili. Il manganese che deriva dalle fonti umane può contaminare le acque superficiali, inquinando così le falde freatiche. La tossicità del manganese è modesta e la quantità massima ammissibile stabilita dal Comitato Scientifico Alimentazione Umana UE è di 1,17 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato in questa ricerca è stato di di 0,740 ± 1,451 mg/Kg (mediana 0,321, min. 0,063, max 10,080). I dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. Il confronto con i dati bibliografici evidenzia che i valori riscontrati presentano un range molto più ampio rispetto a quanto riportato; per esempio, per i mieli dell’Emilia, per i quali i valori sono: media 0,93 ± 0,63 mg/Kg (min. 0,34, max. 2,79). I campioni con valori più elevati si discostano notevolmente dai valori medi; l’analisi pollinica ha messo in evidenza in questi mieli una presenza di castagno e questa particolare origine botanica potrebbe essere la causa dei valori più elevati. Un elevato contenuto di manganese nei mieli di castagno è infatti stato messo in evidenza da altre precedenti ricerche (Fenotti, 2011 e Kropf et al. 2010). 66 Figura 4.8 - Contenuto in manganese dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Manganese 12,00 10,00 6,00 4,00 2,00 0,00 2012 2012 1 06202012 127 238 ti gli inda 5 am o PR 2012 co bastao rfa P C 1 2 2012 57 ag rdo CR 20121247 amrumi TA 12 o rf 2012 32 agruma P C 201 1274 ti i MT 20122 0627 s gli o MN 1237 ull a CB ca 20122012 123 rd o RC 5 1 2012267 agruMF VI 1 m i 2012 273 ti gli o MT 12 2012 0597 2012 42 agrum MO trifog 1246 i lio in ti gli o MT 2012 c arnato CR 2012 1248 M BA 2 0604 F PC 2012 012 0636 MF BO 125 MF 2012 8 agrum TS 0779 i CZ 2 2012 012 1244 MF CH 1268 MF R a 20122012 12 grumi C N 64 M A 126 2012 6 giras o F BS le 1 2012279 ti gli FM 20120751 M o BO F 2012 0770 MF BO 1 2012 2012 241 MF CE 1256 1263 FC M M 201 F Sard F FI 2012 20122 1278 M eg na 1269 1243 F BO MF c MF 2012 on meloAN 20120766 M TN 127 F PA 20122012 12 6 MF FC 1252 36 M 2012 giras o F RM le 1 2012254 ti gli o MC 201 1270 M BO 20122 1239 MF CR 20121233 MFF LT 2012 1265 M RM 201 1262 M F CH 2012 2012 02 1259 MF BO 0641 617 a F TV ilan erb 2012 2012a me dic to MI a 20120661 erb 1230 MF BO 1260 a me A dic a V erb 2012 a me dic RM a 20121249 MF FE 2012 1240 M NA 2012 0772 MF BS F 2012 1272 MF CZ 0 R 2012 2012 1 584 MF N 0590 271 M TO man F BA d 2 201 012 122 orl o EN 9 MF 2 2 124 2012 012 06715 ailanto VI 1250 R c ta ili egio E 2012 ras sac o PR 2012 0771 M CN F 20120651 MF UD 123 BA 2 2012012 1251 MF TO 125 3 MF 2012 2 TO 0628 012 12 1 melata 6 MF c 1 me PV 2012 o la 2012 1228 M 2012 1n cas ta ta TO 277 gno T 1234 F c on m O MF c cas ta e on m gno lata A T 2012 elata e e mela .. 1255 c c astaastag .. g no FI mg/kg 8,00 Nichel Il maggior impiego di questo elemento è nella produzione di leghe, caratterizzate da resistenza a calore e corrosione e duttilità. Il 65% circa del nichel consumato nel mondo è utilizzato nella produzione dell’acciaio inossidabile, mentre il restante è impiegato in superleghe, batterie ricaricabili, catalizzatori e monete. La maggior parte di questo elemento presente nella Terra è concentrata nel nucleo; nonostante ciò, è stato stimato che il nichel disciolto in mare sia circa 8 miliardi di tonnellate. La materia organica presenta un’elevata capacità di assorbire il nichel, per questo motivo è contenuto in notevole quantità nei terreni con elevata frazione organica e nei combustibili fossili, tramite cui si immettono notevoli quantità nell’atmosfera da dove viene poi depositato lentamente sui terreni a causa delle precipitazioni. Altra fonte di contaminazione sono le acque reflue, che possono passare nelle acque superficiali. Il nichel nel terreno si immobilizza, tuttavia in suoli acidi tende a disciogliersi e a dilavarsi, confluendo nelle acque sotterranee. Le piante in terreni ad elevata concentrazione di nichel presentano in una prima fase difficoltà nella crescita, situazione che successivamente sono in grado di superare, mantenendo comunque un’elevata quantità nei loro tessuti e creando dei problemi ai loro consumatori. Alcuni tipi di fagioli ed il tè sono naturalmente ricchi in nichel, il quale è contenuto all’incirca per 7-8 mg/Kg. Altri alimenti contenenti alte dosi di nichel sono il cioccolato ed i grassi. La tossicità del nichel è elevata e la quantità massima ammissibile stabilita dall’EFSA è di 2 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato nel miele attraverso questa ricerca è di 0,280 ±0,469 mg/Kg (me67 Nichel mg/kg 2012 1 2012237 c ard 1 o 2012 238 ti gli o RC 20121236 M PR 2012 0779 F RM 123 MF 2012 2 agrum CH 20121233 M i MT F 2012 0770 MF RM 201 0771 M CE 20122 1235 MF UD 2012 0766 MFF VI 2012 0772 M PA F 2012 1259 MF CZ 201 1271 M TV 20122 1229 MF BA 0751 F VI 2012 20121258 ag MF BO rum 067 2012 1 c ili egioi CZ 2012 1 12 231 M PR 201257 agrumF TO 1230 i TA 2012 2 1269 012 127 MF AV 0 2012 MF c on MF CR 1267 melo TN ag 2 2012 012 1264rumi MT 1 M 2012275 amo F BS 127 rfa 201 3 ti gli o P C 20122 1263 M MO 2012 1265 M F FI 2012 1272 MF CH FR 127 20122012 124 ti gli o MN 7 N 20121252 gir 8 MF BO 1266 as ole 2012 MC giras 2012 1242 ag ole FM rum 1 2012 2012268 agru i MT 1234 m 1 20 279 ti i CA MF c on m 12 1262 gli o BO ela MF 2012ta e c asta BO 1 2012 g 1247249 MF .. 2012 2012 1 amo rfa NA 1256 248 M P C MF S F PC 2012 arde 20121243 MF g na 1 2012 2012 244 MF AN 0 RN 63 2012 1250 0641 taras 6 MF T erba sac o S 2012 0620 2012 1 me dic aCN BO inda 246 ti co g 2012 basta rdli o CR o 2012 2012 01254 ti g CR 0661 617 a li o BO ilanto erb 2012a me dic a MI RM 201 0651 2012 2 0627 s MF BA ull a 12 201245 ailan CB 2012 to 12 0628 012 41 MF RE MF 2 c on 1239 M FC 2 2012012 1255cas tagn F LT oT 1260 c erb astag n O 2012 a me dic o FI 0 5 8 4 a FE 2012 06 MF TO 2012 2012 2012 1204 MF B 0597 0590 40 M O trifog man d F BS 2012 orl o lio 1228 EN 20 inc arn MF c on c 12 1276 ato BA as ta MF 2012gno e m FC 2012 1253 ela.. 2012 1261 me MF TO 2012 1251 m lata TO 1277 elata mela P V ta A T mg/kg diana 0,118; min. < LOD, max. 2, 758). I dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. In bibliografia (Fenotti, 2011) sono riportati dati compresi tra 0,038 e 0,347 mg/Kg relativamente a questo parametro. Anche in questo caso i valori più elevati sono relativi a mieli di melata e i tre campioni con valori più alti possono essere considerati anomali rispetto alla distribuzione normale. A riprova del fatto che i campioni con valori più elevati possono essere considerati anomali rispetto al panorama della composizione del miele, si riportano anche due grafici di correlazione tra contenuto di nichel e ferro e contenuto di nichel e cromo, dai quali risulta come i 4 campioni con valori più elevati di nichel si discostino dall’andamento generale che vede positivamente correlati al contenuto di nichel sia quello di ferro sia quello di cromo. Figura 4.9 - Contenuto in nichel dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Nichel 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 0,00 Figura 4.10 - Correlazione tra contenuto in nichel e ferro dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali). Ferro/Nichel 3,000 68 2,500 2,000 1,500 1,000 0,500 0,000 0,000 1,000 2,000 3,000 4,000 Ferro mg/kg 5,000 6,000 7,000 8,000 9,000 10,000 Figura 4.11 - Correlazione tra contenuto in nichel e cromo dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali). Cromo/Nichel Nichel mg/kg 3,000 2,500 2,000 1,500 1,000 0,500 0,000 0,000 0,200 0,400 0,600 0,800 1,000 1,200 1,400 1,600 1,800 Cromo mg/kg Stagno Lo stagno viene utilizzato come rivestimento all’interno delle lattine ed i contenitori in acciaio sono placcati con lo stagno ed ampiamente utilizzati per la conservazione degli alimenti. Le leghe di stagno sono utilizzate in molti modi: nelle saldature per connessioni di tubi o di circuiti elettrici, peltro, metallo per campane e gli amalgami dentali. La tossicità dello stagno è molto bassa e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 14 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il Reg. CE 1881/2006 riporta per altre classi di alimenti limiti compresi tra 50 e 200 mg/Kg. Il valore medio riscontrato nel miele in questa ricerca è di 0,026 ± 0,019 mg/Kg (mediana 0,021, min. 0,004, max. 0,106) e i dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. Non sono stati trovati dati bibliografici con i quali effettuare un confronto. I campioni con valori più elevati anche in questo caso si discostano significativamente dalla distribuzione normale e si tratta di origini botaniche diverse e di diversa zona geografica, sui quali è necessario un approfondimento per individuare le cause degli elevati valori. 69 Figura 4.12 - Contenuto in stagno dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Stagno 0,12 0,10 0,06 0,04 0,02 c on mela 2012 2 ta e 1269 012 075c astag .. MF c 1 MF BO on 2 2012012 124 melo TN 8M 12 2012 0597 2012 61 mela F PC 1 ta tr 2 2012 ifog lio 46 ti g TO 0661 inc a li o CR 2012 erba mernato BA 1247 dic a 2012 amo rf RM a 20121264 MF P C 2012 0636 M BS 2012 1278 M F TS 2012 1230 M F BO F 1 201 279 ti g AV 2012 2 1270 Mli o BO 0 2012627 s ull F CR 2012 1240 Ma CB 1243 F BS 20122012 12 MF AN 6 2012 1267 ag 3 MF FI rum 125 2012 8 agrumi MT 2012 1265 M i CZ F 20120772 MF CH 2012 1 12 235 M CZ 201245 ailan F VI to 0 77 20 RE 201 12 123 1 MF U 20122 1275 a8 ti gli o PD R 1266 mo rf a g P ir 2012 as ole C 2012 0779 MF FM 1 C 2012 2012 1 244 MF H 23 RN 0 2012590 man3 MF RM 1268 dorl o 2012 agrum EN 2012 123 i CA 2012 1277 m6 MF RM elata 124 20122 agrum A T i MT 1 27 2012 2 1260012 127 6 MF FC 2 MF erb 2012 0620 2012a me dic RN inda 1241 a FE co M 2012 0628 2012 0 basta rd F FC MF c 617 a o CR on c ilanto 2012 a 2 s 0 2 ta gn MI 1228 12 064 012 0 MF c 1 erb 766 Mo TO a F on c as ta me dic a PA gno BO 2 2012012 1259e mela.. 12 M 2012 37 c ard oF TV 0 R 65 C 2012 2012 1251 MF BA 3 MF 1255 2012c astag n TO o 1 2 F 2012 2012 12 29 MF I 1252 31 M VI 2012 giras oleF TO 201 0604 M MC 2012 2 0584 MF BO F TO 2012 1254 2012 1251 mti gli o BO elata 123 20122 agrum P V 201 0770 MFi MT CE 20 2 124 2 12 12 9 MF 2012012 125774 ti gli o NA MN 1256 a MF Sgrumi TA 2012 127 ardeg na 20122012 1231 MF BA 9 MF 067 LT 2012 1 c ili egio 2012 2012 121262 MF PR 1250 73 ti g BO taras li o M sac o O CN 0,00 2012 1234 MF mg/kg 0,08 Zinco Lo zinco metallico è utilizzato nella galvanizzazione di ferro e acciaio, ma è anche importante nella preparazione di determinate leghe, per esempio per produrre materiale antifrizione, ottone, argento tedesco e a volte bronzo. È usato in alcune batterie elettriche e per la costruzione di tetti e grondaie di edifici. L’ossido di zinco viene utilizzato come pigmento bianco nei colori ad acqua o nelle vernici e come attivatore nell’industria della gomma. Come pigmento lo zinco è utilizzato in plastiche, cosmetici, carta per fotocopie, carta da parati ed inchiostri da stampa, mentre nella produzione della gomma il suo ruolo è quello di catalizzatore e di dispersione del calore negli pneumatici. Lo zinco è naturalmente presente nel terreno, nelle acque e nell’aria, ma la sua concentrazione sta aumentando a causa delle attività antropiche e soprattutto per l’attività di estrazione, di combustione del carbone e di lavorazione dell’acciaio. La tossicità dello zinco è modesta e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 7 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato nel miele in questa ricerca è stato 0,369 ±0,337 mg/Kg (mediana 0,300, min. < LOD, max. 1,604) e i dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. Fenotti (2011) riporta una maggiore variabilità dei mieli da lui studiati, fino a 10,7 mg/Kg. I campioni con valori più elevati, anche in questo caso, si discostano significativamente dalla distribuzione normale e si tratta di campioni di origini botaniche diverse e di diversa zona geografica sui quali è necessario un approfondimento per individuare le cause degli elevati valori. 70 0,000 2012 2012 2012 0 0597 0590 584 M trifog man F TO lio in dorl o 2012 c arnato EN 2012 0620 2012 060604 M BA inda 17 ail F BO co an 2012 0628 2012 basta rdoto MI MF c 0627 s ull CR on 2012 2012cas tagna CB o 0641 0 erba 636 MF TO TS m 2012 06612012 065e dic a BO erba 1 MF 2012 me d BA 067 ic a 2012 1 c ili egio RM 20120751 M PR F 2012 0766 MF BO 2012 2012 0771 M PA 1228 2012 0772 MF UD MF c F 0 on c as ta 779 MF CZ 201 gno e m CH 20122 1229 Mela.. 1230 F VI 2 2012012 123 MF AV 2012 1M 123 1234 2012 2 agrumF TO MF c i 1 on m elata233 MF MT RM ec 2 2012012 123 astag .. 5 1 M 2012237 c ard F VI o RC 1238 201 ti gli 20122 1239 Mo PR 1240 F LT 2 2012 012 124 MF BS 1M 12 201242 agrumF FC 1243 i 2 M MT 2012012 1244 F AN 1 M 20 245 ail F RN 201212 1246 anto RE ti gli 124 20127 amo rf o CR a 1 2012 2012 248 MF P C 1 PC 125 24 20120 taras s9 MF NA 1251 ac o C 2012 melata N 12 PV 2 201 012 125 53 MF T O 2012 2 1255 c 4 ti gli o B asta 1256 O 2012 MF S g no FI 2012 1257 agardeg na 1258 rumi TA ag 2012 2 1260012 125 rumi CZ 2012 erba m9 MF TV 1261 e dic a 2012 melata FE 1 T 201 262 MF O BO 20122 1263 M 126 F I 20122012 12 4 MF BF S 6 1 2012 266 gira5 MF CH s ole 126 2012 2012 12 7 agrum FM i MT 1269 68 ag rum MF 2012 c on me i CA lo 2012 1270 MF TN 1 CR 2 71 20 201212 1272 MF BA 1273 MF R 2012 ti gli o N 2012 1274 MO ti gli 127 2 5 am o MN 2012012 1276o rfa P C 1277 MF F mela C 201 2012 2 1278 Mta A T 1279 F BO 2012 2012 07 ti gli o BO 1252 70 M 2012 giras oleF CE 1236 M MF RC M mg/kg 2012 0 2 627 s 2012012 0779 ull a CB 2012 1232 ag MF CH 2012 1242 agrumi MT 2012 1258 agrumi MT ru 1 2012267 agrumi CZ 1273 mi M 20 T ti 2012 201212 1274 gli o MO 0620 ti 1 inda 275 amogli o MN co b rfa 2012 asta rdo P C 2012 0597 2012 0770 M CR 2012 trifog lio 0584 M F CE F TO 1260 inc a rn 2012 erba me ato BA dic a 1247 201 amo rf FE 20 2 1235 a P C 2012 12 0771 MF VI M 1 2012 237 c ard F UD 2012 1 o RC 0628 2 279 ti MF c012 077 gli o BO on c 2 MF a CZ s ta 2 2012012 127 gno TO 125 8 M 2012 7 agrumF BO 201 1272 M i TA 2012 2 1248 MF RN 1 F 2012 246 ti gli o PC 2012 1233 M CR 1254 F RM 2012 ti gli o 2012 0636 M BO 2012 1241 MF TS F 2012 2012 1264 MF FC 1269 1 B MF c265 MF S 2012 2012 1 on meloCH 1256 259 M TN M F 2012 F Sarde TV gn 12 2 2012012 12344 MF R a 1266 8 ti gli N o 2012 giras ole PR 20120766 MF FM 122 PA 2 2012012 127 9 MF VI 1 20121268 ag MF BA 1245 rumi C a 20122012 06 ilanto RA E 1255 04 M c as F BO 2012 06612012 065 tag no F erba 1 MF I m e dic BA 201 a 20122 1239 M RM 20120751 M F LT F 1 2 2012 76 MF BO 1236 FC 2 2012012 1249 MF RM 0671 MF N c A 2012 2012 127ili egio PR 0M 125 20122 giras o F CR 2012 1230 Mle MC F 1 2012 2012 243 MF AV AN 1250 1262 2012 taras saMF BO 2012 0617 a c o CN 2012 1261 ilanto 2012 1228 M M m 1234 F c on 2012 12 elata T I MF c cas ta 31 MF O on gn TO 2012 melata eo e mela .. 0590 c m astag 201 an dorl o .. 201 2 1263 EN 2012 2012 1 2 1253 MMF FI 0641 277 m F T O e e 2012 rba me lata A T dic a 125 2012 1 melata BO 1240 PV MF B S mg/kg Figura 4.13 - Contenuto in zinco dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Zinco 1,80 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 Tallio Il tallio è piuttosto abbondante nella crosta terrestre ed è quasi sempre associato a sali di potassio in argille, fanghi e graniti. La sua tossicità è molto bassa. Nella maggior parte dei campioni non sono state trovate tracce di questo elemento (LOD= 0,005 mg/Kg). I tre campioni, nei quali sono state trovate tracce di questo metallo, avevano valori compresi tra 0,03 e 0,012 mg/Kg e sono di tipologia diversa. Figura 4.14 - Contenuto in tallio dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio + 2 volte la deviazione standard). Tallio 0,014 0,012 0,010 0,008 0,006 0,004 0,002 71 Campioni anomali Per ogni elemento misurato è evidente dai grafici riportati che la maggior parte dei campioni, pur presentando un’ampia gamma di valori, risulta dispersa in maniera omogenea attorno alla media riscontrata (distribuzione normale). All’estremo superiore di tale distribuzione si osservano spesso alcuni campioni che presentano valori che possono essere ritenuti anomali, in quanto superiori ai valori medi + 2 volte la relativa deviazione standard. Tali campioni sono riportati nella tabella 4.2 e rappresentano i casi sui quali sarebbe opportuno un approfondimento per poter identificare le cause degli elevati valori. Nella tabella sono indicati anche i campioni per i quali sono state identificate tracce di cadmio, arsenico e tallio, trattandosi di pochi campioni che si differenziavano per questo dato rispetto agli altri in cui tali sostanze risultavano al di sotto del limite di identificazione. I valori più elevati sono evidenziati in colore. In alcuni casi il campione si caratterizza per un unico valore elevato, in altri casi, per esempio per alcuni mieli di melata, il campione presenta più valori elevati. Nel grafico 4.15 si è cercato di mettere in evidenza i campioni con composizione minerale anomala, cioè campioni nei quali le proporzioni dei diversi metalli si differenziano dalla norma. A tal fine si sono rapportati i valori dei metalli misurati al contenuto totale di minerali, calcolato a partire dal valore di conducibilità elettrica. In questa maniera si evidenziano i campioni che, pur non presentando elevati valori assoluti di metalli, si caratterizzano per valori proporzionalmente più elevati rispetto al contenuto totale di minerali. Su tali campioni, come su quelli elencati nella tabella precedente, sarebbe opportuno indagare per verificare la possibilità di una maggiore contaminazione ambientale o dovuta a pratiche apistiche. 72 73 1,488 1,383 0,433 0,512 0,436 0,143 1,090 0,197 0,084 1,403 1,709 0,764 0,797 20120597 trifoglio incarnato BA 20120604 MF BO 20120617 ailanto MI 20120641 erba medica BO 20120766 MF PA 20120770 MF CE 20121228 MF con castagno e melata MB 20121234 MF con melata e castagno SV 20121236 MF RM 20121239 MF LT 20121240 MF BS 20121246 tiglio CR 20121249 MF NA 0,421 1,401 20120590 mandorlo EN 20121250 tarassaco CN Cr mg/ kg Origine miele 1,138 0,515 0,134 0,522 0,329 0,321 5,173 4,790 0,219 0,300 0,414 0,400 0,149 0,138 0,587 Mn mg/ kg 0,193 0,130 0,198 0,483 0,415 0,003 0,129 0,635 0,024 0,051 0,194 0,244 0,480 0,499 0,490 Ni mg/ kg NR 0,069 NR NR NR NR NR NR 0,009 0,015 NR NR NR NR NR As mg/ kg Tabella 4.2 - Campioni con valori insolitamente elevati dei metalli ricercati NR NR 0,006 NR NR NR NR NR NR NR NR 0,010 NR NR NR Cd mg/ kg NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR Hg mg/ kg NR NR NR NR NR 0,012 NR NR 0,003 NR NR NR NR NR NR Tl mg/ kg 0,049 0,009 0,010 0,057 0,042 0,007 0,012 0,098 0,009 0,008 0,010 0,014 0,009 0,005 0,007 Pb mg/ kg 2,449 5,205 3,260 8,201 6,100 0,762 2,277 8,108 1,484 3,443 2,578 2,299 5,877 6,032 6,440 Fe mg/ kg 0,398 0,228 0,098 0,812 0,304 0,108 0,471 0,893 0,085 0,113 NR 0,285 NR NR 0,043 Cu mg/ kg 0,649 0,450 0,235 1,604 0,375 0,445 0,850 0,819 0,017 0,335 1,142 0,702 0,347 0,034 0,884 Zn mg/ kg 0,106 0,043 0,009 0,014 0,060 0,020 0,004 0,027 0,042 0,026 0,026 0,025 0,037 0,010 0,019 Sn mg/ kg 74 Cr mg/ kg 0,550 0,428 0,653 0,530 0,212 0,202 0,332 0,336 0,266 1,540 0,286 Origine miele 20121251 melata PV 20121252 girasole MC 20121253 MF TO 20121255 castagno FI 20121261 melata TO 20121262 MF BO 20121267 agrumi MT 20121270 MF CR 20121273 tiglio MO 20121276 MF FC 20121277 melata AT 2,341 0,316 0,120 0,328 0,116 0,384 2,144 10,080 1,545 0,325 2,023 Mn mg/ kg 2,758 0,572 0,095 0,081 0,089 0,123 1,846 0,448 1,136 0,110 2,208 Ni mg/ kg 0,005 NR NR 0,021 NR NR NR NR NR NR 0,007 As mg/ kg NR NR NR NR NR NR NR NR 0,028 NR 0,010 Cd mg/ kg NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR NR Hg mg/ kg NR NR NR NR NR NR NR NR NR 0,007 NR Tl mg/ kg 0,020 0,029 0,006 0,006 0,596 0,021 0,015 0,011 0,262 NR 0,029 Pb mg/ kg 6,507 6,130 1,413 2,727 2,525 1,627 5,229 3,377 5,926 1,923 8,715 Fe mg/ kg 3,092 NR 0,139 0,165 0,042 0,346 1,874 0,736 1,060 0,231 2,604 Cu mg/ kg 1,078 0,392 NR 0,537 NR 0,646 0,726 0,355 0,985 0,583 1,155 Zn mg/ kg 0,021 0,022 0,083 0,013 0,015 0,080 0,009 0,031 0,030 0,036 0,041 Sn mg/ kg 75 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 Metalli in percentuale rispetto al totale ceneri Figura 4.15 - Valori di metalli in percentuale rispetto al contenuto totale di ceneri. % 20 201122 1238 t i gli o 20112273 ti g PR 2 0779 li o M 2 012 12 MF CO 201012 12635 MF H 4 V 2 2 1274 MF B I 2012012 1233ti gli o MS N 1 20 237 c MF RM 2 12 07 ard o R 2 012 1251 MF BC O 2010212 127978 MF B O ti 0 2016271 c ili eggli o BO 20 1259 i o PR 201122 1229MMF TV 2012 201211262 MFF VI 059 272 BO 20102 man doMF RN 20121230 Mrl o EN 07 F 20122012 12371 MF AUV 1277 6 MF D 201 2012 0 mel ata RM 2012 1251 6m36 MF A T TS 20 2 1261 mel ata P 1 0 17 el ata V 202 12 6 1 ai la TO 2 246 t nto M 2001122 0770i gli o CRI 2012 1231 MF C 2012 1234 MF E 126 2012 07 9 M F F c 72 MF TO c on m 2M el a 012 1on me CZ l o t a T e N c a2s4t8 a MF P 20122012 12 12 71 g no SC V 5 M B 015 c astag F 2012 no FA 2 122 1244 M I 2012012 1322 agrumF RN 2012 1266 g54 ti gli oi BMT as l e O o 201221275 ai rm FM 1 2012 20122415 ai lao rfa P C n 1 201 250 tar2a43 MFto RE 1 52 s sac AN 202 1 2 2 12 gi ras o CN 0168 agr ol e MC 2012 2 1 2 1270umi CA 2012258 agruMF CR 0 2012 2012 1 201 6 5 1 Mmi CZ 2 060 06 2 6 2 0 8 4 MF BA M F c oerba m 201 2 n ca e dicF BO 1 2 28 M F c o 20122012 12s tagnoa TFE 2 n ca 124 41 M O 0 1 2 06s4t1agno 7eamo rfaF FC erba mel a P C me ta 20122012 126dic a BMOB 2 062 3 MF I 7 0 1 2 2012 1265s ull a CF 06612012 1 MF CB 2 e 5 r 3 H 20 ba me MF TO d 1 ic a 2012 1240 M R F BM 2012 2012 0584 M 21 1 F S 201256 MF239 MF TO 2 2012 1 2 57 aSardegLT 0620 201 a i ndac 2 127grumi TnA 6 201o2basta rMF FC do 0 R 20122012 127466 MF C 2012 1267 9 MF PA 0597 2012 1 24 agrum NA trif o g li o in2cagrumi MT arna i MT to BA Cromo Manganese Nichel Arsenico Cadmio Mercurio Tallio Piombo Ferro Rame Zinco Stagno Metalli in campioni di polline È stato interessante indagare sulla concentrazione di metalli nel polline. Sono stati analizzati 54 campioni di polline prelevati direttamente dagli alveari nell’ambito di altre ricerche e per i quali era disponibile l’informazione sulla zona di prelievo e l’origine botanica verificata attraverso analisi melissopalinologica. La tabella 5.1 riporta l’origine geografica dei campioni studiati; nella maggior parte dei casi, per ogni postazione di prelievo sono stati analizzati due campioni di polline prelevati in momenti diversi. Le analisi sono state eseguite dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) con metodologia analoga a quella applicata al miele, riportata nel paragrafo 4.1. Nella tabella 5.2 vengono riportati i dati in sintesi. Il mercurio non è mai stato rilevato. Il tallio è stato rilevato in 11 campioni (20%), con valore massimo di 0,031 mg/Kg. Per gli altri metalli i dati di sintesi possono essere visualizzati nelle figure 5.1 – 5.4, che riportano il confronto tra i valori riscontrati nel polline e nel miele. Solo il cromo appare meno presente nel polline rispetto al miele, mentre in tutti gli altri casi i valori medi e massimi sono maggiori per il polline, in particolare per ferro, zinco e manganese. In figura 5.5 viene riportata un’altra visualizzazione grafica della composizione dei campioni di polline analizzati, per mettere in evidenza come i campioni della stessa postazione presentino spesso composizione molto diversa. Questo dovrebbe indicare che la composizione in metalli del polline possa essere più influenzata dall’origine botanica rispetto all’ambiente di produzione. Per esempio i sei campioni caratterizzati dai valori più elevati di metalli hanno tutti una presenza significativa di castagno, mentre molti dei campioni con valori più bassi presentano una percentuale importante di graminacee. Tabella 5.1 - Origine dei campioni di polline sottoposti ad analisi del contenuto in metalli Regione N. campioni % campioni N. postazioni Emilia-Romagna 2 3,7 1 Lombardia 7 13,0 4 Piemonte 24 44,4 9 Puglia 2 3,7 1 Toscana 4 7,4 2 Veneto 15 27,8 8 Totale 54 100,0 25 76 77 0,067 max 0,014 dev. st. NR 0,010 mediana min 0,014 media As mg/ Kg 0,195 0,008 0,040 0,033 0,045 Cd mg/ Kg 0,821 NR 0,154 0,080 0,122 Cr mg/ Kg 166,139 19,691 29,849 50,619 58,501 Fe mg/ Kg 91,834 10,326 19,001 23,559 30,599 Mn mg/Kg NR NR - NR NR Hg mg/ Kg Tabella 5.2 - Risultati sintetici della composizione in metalli dei campioni di polline analizzati 6,957 0,083 1,593 0,707 1,314 Ni mg/ Kg 0,591 0,022 0,085 0,077 0,099 Pb mg/ Kg 14,641 2,683 2,414 8,124 8,103 Cu mg/ Kg 0,092 0,008 0,016 0,025 0,028 Sn mg/ Kg 0,031 NR 0,008 NR 0,004 Tl mg/ Kg 69,344 25,840 9,249 40,765 42,108 Zn mg/ Kg Figura 5.1 - Confronto tra polline e miele per arsenico, stagno e cadmio; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori minimo e massimo Confronto tra polline e miele per arsenico, stagno e cadmio 0,25 mg/kg 0,20 0,15 0,10 0,05 0,00 arsenico polline arsenico miele stagno polline stagno miele cadmio polline cadmio miele Figura 5.2 - Confronto tra polline e miele per piombo e cromo; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori minimo e massimo. Confronto tra polline e miele per piombo e cromo 1,8 1,6 1,4 mg/kg 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 0,2 0,0 piombo polline 78 piombo miele cromo polline cromo miele Figura 5.3 - Confronto tra polline e miele per nichel e rame; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori minimo e massimo Confronto tra polline e miele per nichel e rame 16,0 14,0 mg/kg 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 nichel polline nichel miele rame polline rame miele Figura 5.4 - Confronto tra polline e miele per manganese, zinco e ferro; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori minimo e massimo Confronto tra polline e miele per manganese, zinco e ferro mg/kg 180,0 160,0 140,0 120,0 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 manganese polline manganese miele zinco polline zinco miele ferro polline ferro miele 79 0,0 50,0 100,0 150,0 200,0 250,0 300,0 350,0 Metalli in campione di polline Figura 5.5 - Composizione in metalli dei campioni di polline analizzati; i campioni provenienti dalle stesse postazioni sono vicini nel grafico. Em il ia Em ilia Romag n a10 Rom 2/0 a Lomb g na 1 2 7 5/05 ard ia Lo 1 m 3 0 b /0 a Lomb rd ia 1 31 6 /07 ard ia L 2 o 3 m 0 b /0 a Lomb rd ia 3 05 6 /0 a Lom rd ia 3 11 8 b /0 a Lomb rd ia 4 24 7 /0 ard ia 42 7 Pie 9 m /0 o 6 n Piem te 1 17/0 onte 7 P 1 ie 2 m 8 /0 on Piem te 10 11 6 /0 o Piem nte 10 22 6 o /0 Piem nte 11 20 7 onte /0 11 2 6 Pie m 0 /0 o 7 Pie nte 12 0 m 6 o /0 n 7 Piem te 12 20/0 o 5 Piem nte 2 05/0 o Piem nte 2 10/06 on 4 Piem te 3 06/0 o 6 Piem nte 3 12/0 on 4 Piem te 4 04/0 o 7 Pie nte 4 0 m o nte 5 5/05 P ie 2 5 m /0 on 6 Piem te 5 30/0 o 7 Piem nte 6 03/0 on 6 Piem te 6 03/0 o 7 Piem nte 7 21/0 on 7 Piem te 7 23/0 o 6 Pie nte 8 2 m o nte 8 0/06 P ie 2 7 m /0 on 7 Piem te 9 18/0 onte 6 Pug li 9 20/07 a Pug 1 15/05 Tosc lia 1 30/0 a 5 To na 1 1 3/0 s c an 4 Tosc a 1 2 9/0 4 ana 2 T o s c ana 2 5/05 Ven e 2 3 0/06 to Ven e 1 12/0 4 to Ven e 2 20/0 5 to Ven e 2 22/0 7 to 3 0 V 4/0 6 e n e to Ven e 3 20/0 5 to Ven e 4 15/0 7 to Ven e 4 20/0 5 to Ven e 5 20/0 5 to Ven e 5 22/0 7 to Ven e 6 22/0 7 to Ven e 6 27/0 5 to 7 2 V 0/0 5 e n e to Ven e 7 22/0 7 to Ven e 8 03/0 6 to 8 2 0/0 5 80 Cr mg/Kg Mn mg/Kg Fe mg/Kg Ni mg/Kg Cu mg/Kg As mg/Kg Zn mg/Kg Cd mg/Kg Sn mg/Kg Hg mg/Kg Tl mg/Kg Pb mg/Kg Capitolo 6 Sostanze perfluoroalchiliche (PFOS E PFOA) Poiché non sono disponibili finora dati relativi alla ricerca di composti perfluoro-alchilati (PFOS e PFOA) nel miele, in questa ricerca si è ritenuto utile indagarne l’eventuale presenza. Il perfluorottano sulfonato (PFOS) e l’acido perfluoroottanoico (PFOA) sono sostanze chimiche artificiali, presenti con maggior frequenza nella catena alimentare, a causa dell’inquinamento ambientale riconducibile alle attività industriali. Si tratta, infatti, di sostanze ampiamente impiegate nelle applicazioni industriali e nei beni di consumo, tra cui i rivestimenti idrorepellenti e antimacchia per tessuti e tappeti, i rivestimenti resistenti all’olio per prodotti di carta per uso alimentare, le schiume antincendio, le vernici per pavimenti e gli insetticidi. Queste sostanze chimiche possono accumularsi nell’organismo e occorrono perciò molti anni prima che l’organismo sia in grado di eliminarli. Un’esposizione a PFOS e PFOA può avere conseguenze dannose per la salute, soprattutto a carico del fegato e in termini di disturbi dello sviluppo e probabilmente anche della riproduzione. Da alcuni esperimenti di laboratorio condotti su ratti è emerso che questi composti possono favorire l’insorgenza di tumori, benché non sia chiaro se questi risultati abbiano una qualche rilevanza anche per la salute umana. Sulla base delle informazioni a disposizione, il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA ha stabilito dosi giornaliere tollerabili (TDI) sia per PFOS sia per PFOA. Per quanto riguarda il PFOS, il gruppo di esperti scientifici ha fissato una TDI pari a 150 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno; per il PFOA, una TDI pari a 1,5 microgrammi (1.500 nanogrammi) per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Il pesce sembra essere un’importante fonte di esposizione umana al PFOS e contribuire, inoltre, all’esposizione umana al PFOA. Nel caso del PFOS, e in misura maggiore del PFOA, anche l’esposizione ambientale attraverso l’aria e l’acqua sembra rivestire un 81 ruolo significativo. Esistono altre vie di esposizione correlate agli alimenti, per quanto modeste, come l’acqua potabile per entrambi i composti e i materiali di imballaggio per alimenti (per esempio, i sacchetti di popcorn per microonde) e gli utensili da cucina (rivestimenti antiaderenti) nel caso del PFOA. Il gruppo di esperti scientifici è giunto alla conclusione secondo cui è improbabile che il PFOS e il PFOA possano avere effetti negativi sulla salute della popolazione in generale in Europa, poiché l’esposizione dietetica a queste sostanze chimiche è inferiore alle rispettive TDI; al tempo stesso, tuttavia, ha precisato che i grandi consumatori di pesce potrebbero superare leggermente la TDI calcolata per il PFOS. Il gruppo di esperti scientifici ha sottolineato la necessità di realizzare ulteriori studi e di raccogliere dati aggiuntivi sulla presenza di PFOS/PFOA negli alimenti e nei mangimi, in modo che sia possibile valutarne il contributo all’esposizione umana attraverso l’alimentazione. In questa ricerca sono stati analizzati 28 campioni di miele provenienti da aree dell’Italia settentrionale a forte densità abitativa. La ripartizione per regione è riportata nella tabella 6.1. Le analisi sono state eseguite dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna). Le analisi sono state eseguite con metodologia LC-MS/MS per acido perfluorobutansolforlico (PFBS), acido perfluorodecanoico (PFDcA), acido perfluorododecanoico (PFDoA), acido perfluoroeptanoico (PFHpA), acido perfluoroesanoico (PFHxA), acido perfluoroesansolfonico (PFHxS), acido perfluorononanoico (PFNoA), acido perfluoroottanoico (PFOA), acido perfluoroottansolfonico (PFOS), acido perfluoroundecanoico (PFUnA). I valori di LOQ per queste sostanze sono state 1 µg/Kg per il PFOA e PFOS, 10 µg/Kg per tutte le altre. In nessuno dei campioni analizzati sono state trovate tracce di queste sostanze e tale risultato è tranquillizzante. Tabella 6.1 - Origine geografica dei campioni sottoposti a ricerca dei composti perfluoroalchilici Regione di produzione n. campioni % campioni Emilia-Romagna 17 60,7 Piemonte 5 17,9 Lombardia 3 10,7 Veneto 3 10,7 Totale 28 100,0 82 Capitolo 7 Diossine e policlorobifenili (PCB) In questa ricerca si è ritenuto utile indagare l’eventuale presenza di diossine e PCB nel miele, in quanto, a nostra conoscenza, non sono disponibili dati di questo genere. Il termine “diossine” si riferisce a due gruppi di composti: policlorodibenzo-pdiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF). Le diossine non hanno applicazioni tecnologiche o altri usi, bensì sono generate in diversi processi termici e industriali come sottoprodotti indesiderati e spesso inevitabili. Al contrario delle diossine, i policlorobifenili (PCB) hanno avuto un uso diffuso in numerose applicazioni industriali e sono stati massicciamente prodotti per diversi decenni, raggiungendo una produzione mondiale totale stimata in 1,2-1,5 milioni di tonnellate, fino a che non sono stati banditi nella maggior parte dei Paesi negli anni ’80. La loro presenza nell’ambiente è diminuita dagli anni settanta, a seguito degli sforzi concentrati a livello dell’UE. Le diossine e i PCB si trovano a livelli bassi in molti alimenti. È stato dimostrato che l’esposizione prolungata a queste sostanze provoca una serie di effetti avversi sul sistema nervoso, immunitario ed endocrino, compromettendo la funzione riproduttiva e può causare anche forme tumorali. La loro persistenza e il fatto che si accumulano nella catena alimentare, in particolare nel grasso animale, continuano a destare alcuni timori sulla sicurezza. In questa ricerca sono stati analizzati 10 campioni di miele provenienti da aree dell’Italia settentrionale a forte densità abitativa. La ripartizione per regione è riportata nella tabella 7.1. Le analisi sono state effettuate dal reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna). Le analisi sono state condotte con metodologia GC-HMRS per le seguenti sostanze (tra parentesi il relativo limite di quantificazione): 2, 3, 7, 8 – (TCDF) Tetraclorodibenzofurano (0,08 pg/g); 1, 2, 3, 7, 8 - (PeCDF) Pentaclorodibenzofurano (0,08 pg/g); 2, 3, 4, 7, 8 – (PeCDF) Pentaclorodibenzofurano (0,08 pg/g); 83 1, 2, 3, 4, 7, 8 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 6, 7, 8 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g); 2, 3, 4, 6, 7, 8 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 7, 8, 9 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8 – (HpCDF) Eptaclorodibenzofurano (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 4, 7, 8, 9 – (HpCDF) Eptaclorodibenzofurano (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9 – (OCDF) Octaclorodibenzofurano (0,40 pg/g); 2, 3, 7, 8 – (TCDD) Tetraclorodibenzodiossina (0,08 pg/g); 1, 2, 3, 7, 8 – (PeCDD) Pentaclorodibenzodiossina (0,08 pg/g); 1, 2, 3, 4, 7, 8 – (HxCDD) Esaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 6, 7, 8 – (HxCDD) Esaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 7, 8, 9 – (HxCDD) Esaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8 – (HpCDD) Eptaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g); 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9 – (OCDD) Octaclorodibenzodiossina (0,40 pg/g); PCB 81 (3, 4, 4’, 5 Tetraclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 77 (3, 3’, 4, 4’ Tetraclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 123 (2’, 3, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 118 (2, 3’, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 114 (2, 3, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 105 (2, 3, 3’, 4, 4’ Pentaclorobifenile) (100,00 pg/g); PCB 126 (3, 3’, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (1,00 pg/g); PCB 167 (2, 3, 4, 4’, 5, 5’ Esaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 156 (2, 3, 3’, 4, 4’, 5 Esaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 157 (2, 3, 3’, 4, 4’, 5’ Esaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 169 (3, 3’, 4, 4’, 5, 5’ Esaclorobifenile) (1,00 pg/g); PCB 189 (2, 3, 3’, 4, 4’, 5, 5’ Eptaclorobifenile) (10,00 pg/g); PCB 28 (2, 4, 4’ Triclorobifenile) (2,0 ng/g); OCB 52 (2, 2’, 5, 5’ Tetraclorobifenile) (2,0 ng/g); PCB 101 (2, 2’, 4, 5, 5’ Pentaclorobifenile) (2,0 ng/g); PCB 153 (2, 2’, 4, 4’, 5, 5’ Esaclorobifenile (2,0 ng/g); PCB 138 (2, 2’, 3, 4, 4’, 5’ Esaclorobifenile) (2,0 ng/g); PCB 180 (2, 2’, 3, 4, 4’, 5, 5’ Eptaclorobifenile) (2, 0 ng/g). In nessuno dei campioni analizzati sono state trovate tracce di queste sostanze e tale risultato è confortante. I risultati sono stati espressi anche attuando il calcolo della tossicità equivalente (TEQ) secondo gli standard dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In nessuno dei campioni analizzati sono state trovate tracce di queste sostanze e tale risultato è rassicurante. Tabella 7.1 - Origine geografica dei campioni sottoposti a ricerca di diossine e PCB. Regione N. campioni % campioni Emilia-Romagna 6 60,0 Lombardia 2 20,0 Piemonte 1 10,0 Veneto 1 10,0 Totale 10 100,0 84 Capitolo 8 Ricerca OGM Una parte della ricerca è stata dedicata alla ricerca di pollini transgenici nel miele. Si tratta di un’attività di carattere cautelativo in quanto, non essendo ammessa in Italia l’agricoltura OGM, l’esito dovrebbe essere scontato. Tuttavia, in un progetto “a tutto campo”, vale la pena condurre una ricerca di questo genere, soprattutto dopo la recente sentenza della Corte europea di giustizia in materia. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in data 6/9/2011, ha stabilito che, da un lato il polline derivante da piante geneticamente modificate (GM), presente in prodotti alimentari, non si possa considerare organismo geneticamente modificato (OGM), ma dall’altro afferma che tali prodotti alimentari debbano considerarsi “alimenti (…) che contengono ingredienti prodotti a partire da OGM” ai sensi del Regolamento CE 1829/2003 relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati. Di conseguenza, in base alla sentenza, emergono almeno due elementi di novità rispetto al passato: • Miele e prodotti apistici contenenti polline GM risultano soggetti ad autorizzazione ed etichettatura secondo quanto definito nel Reg. CE 1829/2003 • Ai fini della segnalazione in etichetta della presenza di OGM nel miele o nel prodotto apistico, il polline va considerato come un ingrediente. Tale interpretazione sembra entrare in conflitto con quanto già definito dalla direttiva CE 110/2001 concernente il miele, secondo cui il polline è da considerarsi un costituente naturale del miele e non un ingrediente. Alla scopo di sanare tale discrepanza normativa, è in itinere una revisione della suddetta Direttiva. La normativa dell’Unione Europea regola la presenza di OGM in alimenti e mangimi: nuovi “eventi” GM devono essere preventivamente autorizzati ed esiste l’obbligo di etichettatura per ingredienti alimentari che 85 contengano livelli di OGM superiori a 0,9%. Si evidenzia come la norma sia ritagliata su alimenti e mangimi per cui ciascun ingrediente è riconducibile ad una singola specie botanica. In questo caso il metodo analitico quantitativo da utilizzare deriva dalla combinazione di due sistemi, uno evento-specifico ed uno specie-specifico, il cui esito va confrontato con la soglia di etichettatura (0,9 %) per verificare la conformità del campione analizzato. L’applicazione di tale normativa ai prodotti alimentari contenenti polline pone diversi problemi su come interpretare la suddetta soglia di etichettatura. Alla stato attuale, a livello europeo, non è stato stabilito come effettuare queste prove quantitative su miele e prodotti apistici. Tuttavia, il problema è aperto e riguarda soprattutto i mieli provenienti da paesi (europei e non) dove la coltivazione OGM è consentita e variamente diffusa. In questo caso le analisi sono state svolte dall’U.S. Biotecnologie dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, in quanto Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca di OGM. Sono stati sottoposti ad analisi 55 campioni di miele nazionale e 7 campioni di miele di importazione. I campioni erano stati selezionati sulla base della presenza, a livello di analisi melissopalinologica, di polline di specie per le quali esistono e sono diffuse varietà OGM. La tabella 8.1 riporta il dettaglio dei campioni analizzati. La metodologia utilizzata è stata la PCR Real Time (una tecnica che consente di amplificare e quantificare simultaneamente il materiale genetico) eseguita in duplicato per i seguenti geni (tra parentesi il limite di rilevabilità): 1. Actina vegetale, per la valutazione qualitativa del DNA estratto; 2. Ricerca delle seguenti specie vegetali rilevanti ai fini della ricerca di OGM: • GENE LECTINA per la specie Glycine max, soia (4 copie genoma aploide) • GENE HMG (High Mobility Group) per la specie Zea mays, mais (4 copie genoma aploide) • GENE ACP1 (Acyl Carrier Protein 1) per la specie Gossypium hirsutum, cotone (4 copie genoma aploide) • GENE CRUA (Cruciferina A) per la specie Brassica napus, colza (2 copie genoma aploide) • GENE GS (Glutamina Sintetasi) per la specie Beta vulgaris, barbabietola (35 copie genoma aploide) • GENE PLD (Fosfolipasi D) per la specie Oryza sativa, riso (4 copie genoma aploide) • GENE SAD (Stearoyl-Acyl Carrier Protein Desaturase 2) per la specie Linum usitatissimum, lino (35 copie genoma aploide) • GENE UGPasi (UDP-glucose pyrophosphorylase) per la specie Solanum tuberosum, patata (2 copie genoma aploide) 3. Ricerca dei seguenti elementi genici di screening riconducibili alla presenza di OGM: • Promotore 35S del virus del mosaico del cavolfiore (CaMV) (4 copie genoma aploide) • Terminatore NOS del gene nopalina sintetasi di Agrobacterium tumefaciens (9 copi genoma aploide) • Gene CP4-EPSPS (GenBank AY592954), derivato dal ceppo CP4 di Agrobacterium tumefaciens (4 copie genoma aploide) 86 • Costrutto CTP-CP4EPSPS, derivato dalla congiunzione della sequenza codificante per il peptide segnale CTP (Chloroplast Transit Peptide), derivato da Arabidopsis thaliana e la sequenza EPSPPS derivata dal ceppo CP4 di Agrobacterium tumefaciens (4 copie genoma aploide) • Gene PAT, derivato da Streptomyces viridochromogenes (9 copie genoma aploide) In nessuno dei campioni di origine nazionale sono stati rilevati eventi GM. Invece sui campioni di importazione è stato rilevato un campione sicuramente positivo e alcuni campioni nei quali sono stati riconosciuti segnali al di sotto del limite di rilevabilità o solo su uno dei sue replicati (tabella 8.2). È interessante notare come il metodo tradizionale melissopalinologico e le analisi genetiche abbiano un’analoga capacità nell’individuare la presenza delle specie botaniche. Per esempio, per il mais, su tutti i 12 campioni sui quali è stata osservata la presenza del gene HMG specifico del mais) era stato osservato il relativo polline anche a livello microscopico. Dei 15 campioni che hanno dato segnale sotto soglia (o solo su un replicato), in 9 era stato osservato il polline a livello microscopico (60%), dei 35 campioni in cui a livello genetico non è stato osservato nessun segnale, 10 rappresentavano comunque polline di mais a livello microscopico. Analoghi risultati sono stati osservati per le altre specie, anche se solo mais e soia (anche lino e cotone, che però non sono stati osservati), tra quelli studiati, possono essere identificati a livello di specie su base microscopica. In altre parole, si può ricavare che i due tipi di analisi abbiano analoghe sensibilità e i livelli di presenza che sono sicuramente rilevabili con un sistema lo sono anche con l’altro, mentre livelli inferiori possono dare segnali ambigui o sfuggire alla rilevazione con entrambi i sistemi. In conclusione, i risultati sono stati rassicuranti sul fatto che, nonostante le colture OGM siano diffuse all’estero ed eventi GM possano essere riscontrati nei mieli del commercio provenienti da paesi terzi, tale eventualità non è stata individuata nella presente indagine nei mieli italiani. 87 88 13004212 13004220 13004221 13004222 13004223 13004224 13004226 13004227 13004228 13004229 13004230 13004231 13004232 13004233 13004234 13004235 13004236 20110444 20120068 20120071 20120120 20120121 20120123 20120153 20120191 20120324 20120375 20120422 20120558 20120605 20120625 20120628 20120641 N. IZSLT 20110264 N. Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Paese d’origine dichiarato Emilia R. Piemonte Veneto Liguria Sardegna - Sardegna Lombardia Toscana - - - - - - Toscana - Regione Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Origine geografica verificata Erba medica Ailanto Astro marino Ginestra Peperoncino Lavanda Cardo Tiglio Non dich. Millefiori Non dich. Millefiori Robinia Robinia Robinia Non dich. Ailanto Origine botanica dichiarata Tabella 8.1 - Origine e caratteristiche dei campioni sottoposti a indagine sugli OGM Erba medica Millefiori Astro marino Millefiori Millefiori Millefiori Millefiori Tiglio Millefiori Millefiori Melata Millefiori Millefiori Robinia Robinia Millefiori Millefiori Origine botanica verificata x x x x x x x x x x x x x Amaranth./ Brassica Glycine Chenop. (barbabietola) (colza) (soia) x x x x x x x Zea Malvaceae Solanaceae (mais) (cotone) (patata) 89 13004237 13004238 13004239 13004240 13004241 13004243 13004245 13004246 13004247 13004249 13004251 13004252 13004255 13004256 13004257 13004258 13004259 13004260 20120660 20120664 20120666 20120668 20120670 20120705 20120706 20120751 20120790 20120791 20120792 20120884 20120892 20120913 20120914 20120918 20120926 N. IZSLT 20120645 N. Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Paese d’origine dichiarato Piemonte Lombardia Emilia R. Lombardia Calabria - - Trentino Trentino Emilia R. Toscana - Veneto Toscana Campania Toscana Lazio Piemonte Regione Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Origine geografica verificata Millefiori Millefiori Acacia/ millefiori Millefiori Ailanto Millefiori Coriandolo Erba medica Millefiori Millefiori Millefiori Millefiori Soja Limonio Millefiori Millefiori Millefiori Sulla Millefiori Origine botanica verificata Non dich. Non dich. Ailanto Eucalipto Girasole Erba medica Millefiori Tarassaco Millefiori Millefiori Non dich. Barena Inula Non dich. Rosmarino Sulla Robinia Origine botanica dichiarata x x x x x x x x x x x x x x x x x Amaranth./ Brassica Glycine Chenop. (barbabietola) (colza) (soia) x x x x x x x x Zea Malvaceae Solanaceae (mais) (cotone) (patata) 90 13004261 13004264 13004266 13004268 13004269 13004270 13004272 13004273 13004274 13004275 13004276 13004277 13004278 13004282 13004283 13004284 13004286 13004290 20120955 20120958 20121089 20121090 20121092 20121099 20121102 20121105 20121112 20121118 20121119 20121136 20121137 20121156 20121167 20121169 20121280 N. IZSLT 20120933 N. Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Italia Paese d’origine dichiarato Compatibile Compatibile Lombardia (zona risicola) Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Compatibile Origine geografica verificata Toscana Veneto Lombardia - - Emilia R. Emilia R. Emilia R. Emilia R. Emilia R. Emilia R. Emilia R. Emilia R. Emilia R. Piemonte Piemonte Piemonte Regione Melata (bosco) Eucalipto Rucola Non dich. Castagno Castagno Millefiori Millefiori Millefiori Millefiori Robinia Millefiori Robinia Millefiori Tiglio Millefiori Castagno Melata (bosco) Origine botanica dichiarata Melata Millefiori Erba medica Melata Castagno Millefiori Erba medica Erba medica Millefiori Millefiori Robinia Millefiori Millefiori Millefiori Tiglio Millefiori Castagno Melata Origine botanica verificata x x x x x x x x x x x x x x x Amaranth./ Brassica Glycine Chenop. (barbabietola) (colza) (soia) x x x x x x x x x x x x Zea Malvaceae Solanaceae (mais) (cotone) (patata) 91 - Non dich. 13004298 13004301 13004302 13004303 13004304 Italia 13004305 Argentina Ungheria 20120204 20120898 20120965 20121067 20121157 Ungheria Non dich. Non dich. Non dich. - - - - - 20120078 Non dich. Argentina + Europa dell’Est Spagna Millefiori Non dich. Millefiori Girasole Europa dell’Est Compatibile Non dich. Non dich. Non dich. Robinia Robinia Origine botanica dichiarata Argentina Cina Cina Compatibile Piemonte (zona risicola) 13004297 Italia 20120077 Compatibile Lombardia (zona risicola) 13004296 Origine geografica verificata Regione 20121282 Italia Paese d’origine dichiarato 13004295 N. IZSLT 20121281 N. Millefiori Millefiori Millefiori Girasole Millefiori Millefiori Millefiori Robinia Robinia Origine botanica verificata x x x x x x x x x x x x x x x x Amaranth./ Brassica Glycine Chenop. (barbabietola) (colza) (soia) x x x x x x x x x Zea Malvaceae Solanaceae (mais) (cotone) (patata) Tabella 8.2 - Esiti delle analisi sugli OGM nei campioni di importazione. N.R. = non rilevato; N.R. (1) = non rilevato, ma rilevati segnali sotto soglia; N.R. (2) = non rilevato, ma rilevata presenza in un replicato; N.R. (3) = non rilevato, ma rilevati segnali sotto soglia e presenza in un replicato N. N. IZSLT Paese d’origine 20120077 13004297 Cina N.R. N.R. N.R. N.R. (1) N.R. 20120078 13004298 Cina N.R. N.R. N.R. N.R. N.R. 20120204 13004301 Argentina N.R. N.R. N.R. (1) N.R. (3) N.R. (3) 20120898 13004302 Europa dell’Est N.R. N.R. N.R. N.R. N.R. 20120965 13004303 Ungheria N.R. N.R. N.R. N.R. (2) N.R. 20121067 13004304 Spagna N.R. N.R. N.R. N.R. N.R. 20121157 13004305 Argentina + Europa dell’Est N.R. N.R. RILEVATO N.R. (2) N.R. 92 COSTRUTTO GENE GENE PROMOTORE TERMINATORE CTP-CP4EPSPS PAT CP4-EPSPS 35S NOS Capitolo 9 Analisi radioattività A seguito dell’emergenza radioattività che ha riguardato selvaggina catturata in Piemonte lo scorso mese di marzo, si è ritenuto importante effettuare un sondaggio anche relativamente ad alcuni campioni di miele prodotti nella stessa area geografica interessata dal caso dei cinghiali radioattivi. Sono per questo stati selezionati 10 campioni della stessa tipologia botanica (melata o millefiori con melata) provenienti dalle province di Asti (5 campioni), Alessandria (2 campioni), Torino (1 campione), Biella (1 campione), Pavia (1 campione). Le analisi sono state eseguite dal CTR di Radioattività Ambientale della Sez. di Piacenza dell’ARPA Emilia-Romagna. Le analisi sono state eseguite per spettrometria gamma con rivelatori al germanio iperpuro. In nessun campione sono stati osservati segnali al di sopra della minima attività rilevabile. 93 Capitolo 10 Elementi conclusivi In estrema sintesi, dall'attività condotta si possono sottolineare alcune valutazioni semplici al fine di sollecitare comportamenti virtuosi nei soggetti competenti o comunque interessati, in particolare può essere sostenuto che le indagini merceologiche dimostrano livelli alti di qualità nei mieli italiani, le indagini di salubrità dimostrano l'assenza di fenomeni preoccupanti per il consumatore. Ciò consente di concentrarsi sugli obiettivi della valorizzazione del prodotto italiano e su iniziative concrete di promozione che possono poggiare su una solida base di qualità. La presenza di tracce di neonicotinoidi, sia pure confinata in un numero limitato di campioni e a quantità modeste pone il problema della compatibilità di queste molecole alla base di diffuse tecniche di difesa fitosanitaria. In particolare riguardo i trattamenti per irrorazione in prefioritura e quelli per fertirrigazione. 95 L’esigenza di valorizzazione per il mercato interno e per l’esportazione Capitolo 1 Sperimentare anche strumenti più snelli Nonostante i mieli italiani, negli ultimi anni abbiano raggiunto un livello qualitativo molto alto e l’Italia possa vantare una varietà e una distintività di mieli tipici e unici, la valorizzazione di questo patrimonio non ha seguito di pari passo il trend di crescita. A oltre 20 anni dall’introduzione di strumenti per la valorizzazione delle produzioni tipiche e particolari (Reg. (CE) 2081/92, poi rivisto ed aggiornato nel 2006 con il Reg. (CE) n. 1898/2006, recante le modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 510/2006 del Consiglio, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari), si può notare come i risultati applicati ai mieli possano essere considerati deludenti. Alla oramai storica DOP della Lunigiana per il miele di acacia si è aggiunta quella del miele delle Dolomiti bellunesi ed è in corso la pubblicazione della denominazione per il miele varesino. Resta in itinere la richiesta della Valtellina. Molti sono i motivi che hanno contribuito allo scarso successo di questi riconoscimenti ai mieli. Sarebbe lungo analizzare tutte le ragioni intervenute. Indubbiamente c’è la responsabilità dei produttori stessi, in quanto non di rado hanno manifestato un atteggiamento “chiuso” e rivolto solo alla protezione della propria “nicchia”. Questo atteggiamento ha contagiato gli amministratori e le istituzioni che finiscono col condividere la responsabilità di non aver incentivato le aggregazioni ampie che sarebbero state fondamentali. Per le IGP, il risultato è simile, se non ancor più insoddisfacente. Nessuna IGP risulta acquisita e non mi pare ci siano nemmeno richieste in tal senso. Per quanto riguarda invece, la STG (Specialità Tradizionale Garantita) è doveroso ricordare il tentativo promosso a suo tempo da una parte dell’apicoltura italiana per il riconoscimento di una STG che garantisse il “MIELE VERGI99 NE INTEGRALE”, cioè quel miele che assicurava, attraverso un’estrazione e una conservazione molto rigorosa, senza alterazione delle caratteristiche naturali del prodotto, un miele assolutamente naturale. In questo caso si verificò una netta contrapposizione dell’industria agroalimentare multinazionale e dei Paesi nordeuropei all’introduzione di un disciplinare rigoroso, in grado di garantire pratiche di estrazione rispettose della naturalità del prodotto, trasparenza d’origine nonché condizioni restrittive per la conservazione e i termini di consumo. A questo rifiuto si aggiunse anche la mancanza di una tenace difesa da parte delle istituzioni italiane e anche la divisione marcata nel settore apistico. Tutto ciò portò al naufragio di questo riconoscimento. Sarebbe molto interessante effettuare un’analisi più approfondita delle motivazioni che hanno ostacolato finora il riconoscimento delle tipicità dei mieli del territorio allo scopo di intraprendere nuove strategie per il superamento degli impedimenti che si sono dimostrati decisivi oppure, considerando che gli stessi strumenti hanno avuto successo per altri prodotti (ad esempio vini e formaggi), ci si può chiedere quali siano, invece, gli strumenti più opportuni per quanto riguarda la valorizzazione dei mieli. Difatti le procedure per i riconoscimenti dei marchi spesso hanno un apparato burocratico molto pesante, che richiede molto tempo. Accade perciò che l’iniziativa venga abbandonata ancor prima essere intrapresa. Il peso negativo dell’industria agroalimentare europea, che si è opposta alla distintività dei prodotti tipici e di qualità, è tuttora presente. Sono poche le grandi aziende agroalimentari che “coltivano” anche i segmenti alti del mercato. Bisognerebbe agire sulla frammentazione del mondo produttivo per attenuarla proponendo progetti, probabilmente meno ambiziosi, che siano comunque in grado di promuovere aggregazione e valorizzare i mieli italiani. Perciò senza rinunciare a disegni strategici ambiziosi, che ripropongano DOP – IGP o anche il miele vergine integrale, qualora cambiassero importanti elementi di scenario, è necessario considerare oggi l’insieme degli strumenti a disposizione per svolgere le azioni di valorizzazione più incisive: • DOP-IGP-STG • marchi collettivi • sistemi di qualità • percorsi di alta tracciabilità che possano gettare le basi di riconoscimenti di qualità-tipicità. L’Osservatorio Nazionale miele, al fine di promuovere la valorizzazione dei mieli italiani di qualità sta sperimentando, con il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, un progetto di tracciabilità totale finalizzato a: 100 • Fornire un supporto tecnico, semplice ed efficace, agli apicoltori per un approccio innovativo con il mercato; • Mettere in valore la distintivià dei mieli italiani; • Avvicinare i consumatori a una idea nuova del prodotto miele basata sulla pluralità di gusti, aromi, colori e consistenze. Lo strumento utilizzato è il QR, un codice a barre bidimensionale che consente di inserire contenuti multimediali (foto, indirizzi internet, schede, ecc.) a cui potranno accedervi tutti gli utenti dotati di connessione internet (smartphone, tablet e notebook). Tutti i mieli partecipanti al progetto, che superano le analisi di qualità, potranno ricevere l’etichetta QR. L’Osservatorio, inoltre, curerà anche la divulgazione del progetto attraverso giornate di promozione in tutta Italia, nelle quali verranno presentati i mieli ai quali sarà stata apposta l’etichetta con il codice QR. Al fine di coinvolgere le aziende del territorio interessato, queste verranno informate e verrà loro proposta una collaborazione per la promozione dei propri mieli. Il codice QR rappresenta quindi uno strumento dinamico, all’avanguardia e pronto ad incontrare le esigenze di informazioni di tutti i consumatori, permettendo all’apicoltore di evidenziare l’identità dei propri mieli, al fine di avere maggiori possibilità di farsi conoscere e di competere sul mercato globale. Un vasetto di miele, una volta intrapreso “il viaggio” all’interno del mercato porta con sé ben pochi bagagli se non il suo aspetto, percepibile attraverso il vetro trasparente del vasetto in cui è contenuto, e l’etichetta! L’etichetta, se sfruttata in modo intelligente, può contribuire in maniera decisiva nella scelta di un miele rispetto ad un altro. Siccome non è possibile mostrare tutte le informazioni desiderate attraverso l’etichetta di carta apposta sul vasetto, aggiungendo l’etichetta con il codice QR, i limiti dell’etichetta vengono superati ed è possibile far arrivare tutte le informazioni desiderate (foto dell’apiario, video della smielatura, elenco dei riconoscimenti ottenuti dall’apicoltore) al cliente! Un apicoltore attraverso l’etichetta QR può raccontare al consumatore tutta la storia racchiusa in quel vasetto di miele. La distintività dei prodotti contrassegnati da un elevato grado di tracciabilità e radicamento con il territorio potrebbe essere alla base di una nuova generazione di marchi di qualità, forse meno altisonanti ma alla portata delle aziende italiane. 101 Autore Giancarlo Naldi, giornalista, presidente Osservatorio Nazionale Miele www.informamiele.it - [email protected] www.ilvaloredellaterra.it AGRICOLTURA E NUOVA RURALITÀ • ECONOMIA E SOSTENIBILITÀ • QUALITÀ E CONSUMO CONSAPEVOLE