Rivista multimediale OSSERVATORIO NAZIONALE MIELE
AGRICOLTURA E NUOVA RURALITÀ • ECONOMIA E SOSTENIBILITÀ • QUALITÀ E CONSUMO CONSAPEVOLE
Dal miele ai mieli
Qualità e identità dei mieli italiani, un patrimonio unico al mondo
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Osservatorio Nazionale Miele
Direttore responsabile Giancarlo Naldi
Testi Giancarlo Naldi
Elaborazioni scientifiche Lucia Piana
In redazione Sara Danielli
Copertina, impaginazione e grafica Mauro Cremonini
Foto di copertina Giovanni Oscar D’Urso
Stampa Tipografia Fratelli Cava, Castel San Pietro Terme (Bo)
Finito di stampare nel mese Settembre 2013
ISSN 2239-7620
Stampa su carta Arcoprint
Registrazione Trib. di Bologna n. 8181 del 06/05/2011
Segreteria di redazione
via Matteotti 72, 40024 Castel San Pietro Terme (Bo)
Tel 051.940147, Fax 051.6949461, [email protected]
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GIANCARLO NALDI
Dal miele ai mieli
Qualità e identità dei mieli italiani,
un patrimonio unico al mondo
Sommario
Introduzione7
Il miele è prodotto dalle api
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PLURALITÀ DEI MIELI
1. Nella duplice natura l’origine della pluralità dei mieli
13
2. I principali mieli uniflorali italiani
17
Miele di robinia o acacia (Robinia pseudoacacia)17
Miele di agrumi (Citrus spp.)
17
Miele di cardo (Galactites tomentosa, Carduus spp., Cirsium spp.)
18
Miele di castagno (Castanea sativa)18
Miele di corbezzolo (Arbutus unedo)18
Miele di erica (Erica arborea)19
Miele di eucalipto (Eucalyptus sp.)
19
Miele di girasole (Helianthus annuus)19
Miele di lavanda (Lavandula spp.)
20
Miele di melata d’abete (Abies alba e Picea excelsa)
20
Miele di melata (bosco)
20
Miele di rododendro (Rhododendron spp.)
21
Miele di sulla (Hedysarum coronarium)
21
Miele di tarassaco (Taraxacum officinale)
21
Miele di tiglio (Tilia spp.)
22
Miele di timo (Thymus capitatus)22
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LA QUALITÀ OGGETTIVA È IMPORTANTE ANCHE SE NON BASTA
1. Introduzione25
2. Banca dai merceologici
27
3. Scomparsa degli antibiotici
41
4. Analisi di residui di fitofarmaci
45
5. Ricerca dei metalli pesanti
57
Considerazioni generali
57
Piombo58
Mercurio
60
Cadmio
60
Arsenico
61
Cromo
62
Rame
63
Ferro
64
Manganese66
Nichel
67
Stagno69
Zinco
70
Tallio
71
Campioni anomali
72
Metalli in campioni di polline
76
6. Sostanze perfluoroalchiliche (PFOS E PFOA)
81
7. Diossine e policlorobifenili (PCB)
83
8. Ricerca OGM
85
9. Analisi radioattività
93
10.Elementi conclusivi
97
L’ESIGENZA DI VALORIZZAZIONE, LE POTENZIALITÀ
DEL MERCATO INTERNO E PER L’ESPORTAZIONE
1. Sperimentare anche strumenti più snelli
6
99
Introduzione
Dal miele ai mieli
Il plurale è d’obbligo!
Millefiori, robinia, castagno, tiglio, millefiori delle Alpi, eucalipto, melata, agrumi,
rododendro, tarassaco, girasole, sulla, cardo, melata di abete, timo, ciliegio, rosmarino,
asfodelo, corbezzolo, erica, ailanto, erba medica, stregonia
barena
(Sideritis), lupinella, melo,
(Limonium), erica multiflora, trifoglio incarnato e mille altri ancora
In Italia non esiste un miele ma oltre 30 varietà uniflorali e una miriade di millefiori, ognuno radicato in ciascun territorio della nostra penisola. L’analogia con
i vini è lampante, gli uniflorali sono paragonabili ai monovitigno in purezza e i
millefiori sono come uvaggi realizzati dalla natura.
Purtroppo sono in pochi a saperlo. In molti pensano ancora al miele come
ad un alimento sempre uguale: sempre dolce, sempre denso, sempre color
ambra. Nulla di più sbagliato! Liquido o cristallizzato, chiaro o scuro o perfino
dolce o amaro. In Italia non esiste “il miele” ma una infinità di mieli che, come
succede per vini e formaggi, descrivono con il gusto i mille territori della notra
splendida penisola.
Lo sviluppo dell’Italia lungo la latitudine determina una varietà climatica e
vegetazionale di straordinaria ricchezza. Ciò, ovviamente, oltre a caratterizzare
il paesaggio, costituisce una risorsa enorme anche dal punto di vista delle fioriture e quindi dei nettari.
Ciò è fondamentale ma non basta!
L’espandersi di un’apicoltura professionale, che ha raffinato le tecniche di
produzione e sviluppato il nomadismo, consente alle api di raggiungere le fioriture e di produrre una varietà di mieli che costituisce un patrimonio unico al
mondo.
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II miele è prodotto dalle api
L’apicoltore è il pastore di api in quanto svolge il compito, oggi difficile, di allevare questo prezioso insetto e di preservarlo dai mille pericoli che incombono
sullo stesso, derivanti dalle patologie della globalizzazione ma, soprattutto, da
un uso abnorme della chimica in agricoltura.
Le api, col frutto del loro industrioso ronzio, producono i mieli, nutrono se
stesse, uomini e animali, e permettono, favorendo l’impollinazione, il ciclo di
vita delle piante, quelle spontanee e quelle coltivate.
Per questo sono elementi fondamentali per la conservazione della biodiversità vegetale che ci circonda (secondo le stime della FAO, delle 100 specie
coltivate che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono
impollinate dalle api).
Appena i fragili equilibri della natura si rompono sono le api, tra le prime, a
subirne gli effetti e a mostrare, a chi sa e vuole cogliere i loro segnali, che qualcosa nell’ecosistema e nell’ambiente non funziona.
L’apicoltore quindi è veramente paragonabile a un pastore che alleva il suo
gregge e lo porta a bottinare sulle fioriture buone e “sicure”. Per questo l’apicoltore è anche un guardiano dell’ambiente.
La qualità oggettiva dei mieli è importante ed è salita enormemente in questi
anni, ma l’unicità dei mieli italiani, irripetibile e inimitabile da qualsiasi altro paese
al mondo, sta appunto nella ricchezza dei tipi di mieli che qui si producono.
Sul piano della qualità oggettiva altri paesi potranno svolgere, in tempi anche relativamente stretti, un miglioramento notevole raffinando le tecniche di
produzione in modo da rispettare e impreziosire ulteriormente il lavoro dell’ape.
Non c’e però nessun paese che potrà mai imitare la ricca tipologia dei mieli
italiani in quanto non ne ha le condizioni di base ovvero varietà dei territori e
delle fioriture.
L’Osservatorio Nazionale Miele persegue sia il miglioramento oggettivo della qualità del miele con azioni continuative dirette all’apicoltore sia il rafforzamento dell’identità dei mieli, uniflorali e millefiori con la tipicizzazione dei
prodotti nei territori.
L’Osservatorio inoltre organizza da 33 anni il concorso nazionale Grandi
Mieli d’Italia, Tre Gocce d’oro, che raccoglie l’adesione di oltre 600 mieli italiani
prodotti in ogni parte della penisola.
I campioni dei mieli vengono analizzati dal vari punti di vista per valutare
ogni parametro della qualità oggettiva. Si procede alle determinazioni di qualità di carattere merceologico, sia di tipo chimico che microscopico; vengono
quindi sottoposti a valutazione sensoriale secondo le moderne metodologie
di analisi adottate a livello internazionale e con l’impiego di esperti iscritti
all’apposito albo nazionale, che determina la graduatoria e l’attribuzione dei
riconoscimenti.
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II concorso Tre Gocce d’oro costituisce quindi uno strumento formidabile
per monitorare la qualità dei mieli italiani e per migliorare la qualità, attraverso l’assistenza tecnica indirizzata agli apicoltori partecipanti. Agli stessi infatti
viene restituita, per ogni miele, una scheda di analisi commentata attraverso
la quale l’apicoltore e in grado di correggere eventuali difetti produttivi per
raggiungere soglie sempre più alte di qualità, tipicità e identità
L’attribuzione delle Tre Gocce d’oro e la complessa attività di comunicazione
che è stata avviata dall’Osservatorio Nazionale Miele consente di promuovere
il gusto dei mieli e di ampliare un segmento di consumatori che apprezzano
gusto, tipicità, identità territoriale e naturalità dei prodotti.
Oltre alle tante analisi svolte sui mieli del concorso Tre Gocce d’Oro l’Osservatorio ha svolto una specifica attività di monitoraggio della qualità e della
salubrità dei mieli. Il progetto è stato realizzato con il sostegno del Ministero
delle Politiche Agricole e l’attività di ricerca è stata realizzata attivando la collaborazione di numerose istituzioni scientifiche.
Complessivamente il monitoraggio ha interessato:
- Oltre 10.000 mieli analizzati dal 1981;
- Oltre 5.000 produttori coinvolti;
- Negli ultimi anni sono oltre 600 i mieli analizzati provenienti da tutte le regioni italiane;
- Sono sempre oltre 40 gli uniflorali analizzati;
- Sono oltre 20 i parametri di analisi effettuate e consegnate ai produttori
(analisi organolettiche, fisico-chimiche, melissopalinologiche, nonché accertamenti dei principali residui);
- La valutazione sensoriale dei mieli è svolta con il coinvolgimento di oltre 50
esperti iscritti all’albo.
Il numero, sia pure approssimativo dei mieli, dei parametri ricercati e degli
apicoltori coinvolti è in continuo aumento e costituisce un patrimonio di conoscenza a disposizione di tutti.
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Pluralità dei mieli
Capitolo 1
Nella duplice natura l’origine
della pluralità dei mieli
Il miele è l’alimento naturale per natura perché l’uomo lo “prende” dalle api
così come l’hanno prodotto, senza apportargli alcuna modifica; come dice la
legge: nulla si può aggiungere nulla si può togliere. Il suo carattere di prodotto
naturale, tuttavia, non gli impedisce di essere un prodotto davvero straordinario e complesso. Il miele, infatti, viene prodotto dalle api ma non si tratta
di un loro secreto. A molti sfugge la sua duplice origine: animale e vegetale. Il
ruolo delle api è essenziale per arrivare al prodotto finale ma gli ingredienti di
partenza sono vegetali! Essi sono costituiti dal nettare e dalla melata. Il nettare
è una secrezione zuccherina prodotta da particolari ghiandole che si trovano
di solito alla base dei fiori. La melata è anch’essa un liquido zuccherino che le
api bottinano sulle foglie o su altri parti delle piante, prodotto da insetti parassiti delle piante stesse, appartenenti soprattutto a tre gruppi: Psillidi, Coccidi e
Afidi. Per produrre il miele le api compiono un incredibile e instancabile lavoro
di ricerca e raccolta di questi succhi vegetali, succhiandoli con il loro apparato
boccale. Il liquido zuccherino viene quindi raccolto all’interno di una particolare dilatazione del loro apparato digerente, la borsa melaria. Già durante il viaggio di ritorno, all’interno di questo particolare organo, inizia la trasformazione
in miele mediante l’aggiunta di enzimi dell’apparato digerente.
Le bottinatrici appena rientrate nell’alveare svuotano il contenuto della loro
borsa melaria mettendolo a disposizione delle api di casa che provvedono a
manipolarlo, vi aggiungono ulteriori enzimi e dopo diversi passaggi lo sistemano nelle cellette esagonali dei favi, dove questo elemento “grezzo” va incontro
ad una concentrazione. In un primo momento l’evaporazione dell’acqua viene
favorita attivamente dalle api che risucchiano e poi stendono la gocciolina di
liquido ripetutamente, per 15 o 20 minuti, portando la percentuale di umidità
al 40-50% e per diversi giorni il miele perde parte dell’acqua che contiene pas13
sivamente per evaporazione, favorita dalla ventilazione forzata delle api, fino
a raggiungere una concentrazione normalmente superiore all’80% di sostanza
secca. Quando il miele è sufficientemente concentrato, cioè maturo, le api lo
proteggono con un opercolo di cera.
A questo punto risulta evidente come questo processo non sarebbe possibile senza il lavoro di animali come le api che, nel corso del loro percorso
evolutivo, si sono selezionate per la capacità di trasformare alimenti abbondanti durante il periodo primaverile ed estivo, in alimenti conservabili e quindi
utilizzabili nei momenti invernali, quando la disponibilità di nettare è molto
scarsa o nulla.
Come avviene per ogni preparazione, gli ingredienti di partenza sono determinanti e diversificano il risultato del prodotto finale: i mieli presentano evidenti ed infinite differenze in relazione alla diversa origine botanica dei nettari.
L’ambiente in cui le api stesse vivono, la vegetazione presente, i fiori che vi
sbocciano, il clima e la qualità del territorio conducono alla produzione di un
miele sempre unico, che racchiude in sé tutte le caratteristiche e le influenze
del luogo in cui è stato realizzato.
Quanti tipi di miele esistono? Si può rispondere a questa domanda affermando che i tipi di miele sono infiniti. Ogni miele, infatti, è unico, in quanto
rappresenta il risultato di particolari condizioni o interazioni che si sono venute a creare tra le api e le specie botaniche presenti in quel territorio, a loro volta
specifiche di quella zona proprio per il clima e le condizioni che sussistono in
quell’ambiente. Non esiste quindi un miele uguale ad un altro. Sottraendo anche solo uno di questi elementi che intervengono nella caratterizzazione di un
miele non si otterrebbe più lo stesso prodotto, ma un altro.
Ci sono mieli, però, la cui origine può essere ricondotta ad una specie botanica prevalente poiché ne risultano sufficientemente caratterizzati dal punto
di vista della composizione e delle caratteristiche organolettiche e microscopiche. In questo caso si parla di mieli uniflorali. Un miele viene quindi definito
uniflorale quando deriva principalmente da un’unica specie botanica. La produzione di mieli uniflorali è possibile per quelle specie che sono presenti in
grande abbondanza in zone sufficientemente estese. Tecniche apistiche particolari vengono adottate per incrementare la produzione e per aumentarne
la purezza.
Con il termine millefiori (altrimenti multiflora o anche poliflora) vengono
definiti i mieli che non possono essere classificati come uniflorali. Esistono
infiniti tipi di millefiori, come infinite sono le combinazioni delle essenze floreali da cui derivano. Ogni miele millefiori possiede caratteristiche uniche e
fare un’esperienza sensoriale alla scoperta dei diversi millefiori può dimostrarsi
un’esperienza ancor più appassionante di quella dei mieli uniflorali, per lo stimolo apportato dal fatto che l’oggetto dell’eventuale scoperta costituirà un’esperienza veramente unica.
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All’orecchio dell’apicoltore, che conosce tutti i segreti del suo miele, spesso arrivano domande che lo lasciano un po’ interdetto: “Vorrei comprare del
miele, mi darebbe un po’ di quello comune?” oppure “Che miele produce?” E
magari l’apicoltore, dopo aver esposto tutte le sue tipicità, si sente rispondere:
“Ma non c’è un po’ di miele senza pretese, quello più semplice?” Queste e altre
richieste sono il riflesso della scarsa conoscenza e consapevolezza che ha il
consumatore “medio” nei confronti della qualità e diversità dei mieli. A differenza di quanto avviene per altri prodotti, come vini e formaggi, dove un cliente non si permetterebbe mai di chiedere: “Mi dà del formaggio?” poiché la sua
richiesta è ben indirizzata verso un particolare prodotto sia dal punto di vista
del gusto che, spesso, anche sul piano della provenienza territoriale (Pecorino
Toscano, Parmigiano Reggiano ecc.), nel campo del miele siamo ancora ben
lontani da questa cultura della diversità e del riconoscimento delle peculiari
caratteristiche.
Accade così che, come avviene in tutti i campi, la non conoscenza o la scarsa
conoscenza determinano il precludersi della possibilità di sperimentare e scegliere il prodotto che più va incontro ai propri gusti ed esigenze. Infatti agli occhi del consumatore poco attento, non esistono i mieli ma il miele, visto come
un alimento dal sapore dolce e dal colore ambrato. Purtroppo anche la pochissima pubblicità commerciale sul miele veicola un’immagine del prodotto che
risponde alle caratteristiche di quel brand: liquido, denso, color ambra ecc, e
non alla realtà composita e complessa dei mieli di produzione italiana. Nulla
di più sbagliato per consumatori e produttori italiani: chiaro o scuro, liquido
o cristallizzato e perfino dolce o amaro, il nostro è veramente un patrimonio
unico al mondo e inimitabile; la sua valorizzazione risponde all’interesse dei
consumatori e della società che evolve verso livelli più alti di correttezza e naturalità nell’alimentazione. Contestualmente mettere in valore qualità, tipicità
e identità dei nostri mieli risponde anche alle esigenze di tutelare e consolidare il reddito degli apicoltori favorendo anche il presidio delle aree rurali e della
biodiversità.
Sono oltre 30 i mieli uniflorali italiani più diffusi sul mercato e una infinità i
millefiori che con la loro diversità di sapori, colori, aromi e consistenze descrivono i territori italiani dalle Alpi alle isole.
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Capitolo 2
I principali mieli
uniflorali italiani
Miele di robinia o acacia (Robinia pseudoacacia)
In Italia viene prodotto soprattutto nella zona prealpina e in Toscana, ma se ne
raccolgono partite di discreta purezza anche in molte altre regioni (dal Veneto
all’Emilia Romagna, Abruzzo, Campania ecc.).
Stato fisico: generalmente liquido, può intorbidirsi per la formazione di cristalli, ma non cristallizza mai completamente.
Colore: molto chiaro, tra i più chiari
Odore: di intensità debole, non particolarmente caratteristico, leggermente
floreale.
Sapore: delicato, ricorda leggermente il profumo dei fiori, tipicamente vanigliato
Usi: come miele da tavola o come dolcificante naturale, al posto dello zucchero tradizionale.
Miele di agrumi (Citrus spp.)
Si ottengono abbondanti produzioni di mieli uniflorali negli agrumeti meridionali ed insulari dove questa coltura viene praticata in grandi estensioni. In
genere si ottengono mieli di agrumi misti e solo raramente partite provenienti
da una singola specie botanica (arancio, limone, pompelmo, clementino, ecc.).
Stato fisico: cristallizza spontaneamente alcuni mesi dopo il raccolto, spesso
con cristalli grossi e sabbiosi
Colore: molto chiaro, bianco nel cristallizzato
Odore: di media intensità, caratteristico, floreale fresco, ricorda i fiori di arancio
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Sapore:miele di grande intensità aromatica, tra il floreale ed il fruttato.
Usi:è uno dei mieli da tavola universalmente più apprezzato per il suo aroma
floreale, si abbina bene a quasi tutti gli alimenti dolci.
Miele di cardo (Galactites tomentosa, Carduus spp., Cirsium spp.)
Viene prodotto soprattutto in Sardegna.
Stato fisico: cristallizzazione spontanea alcuni mesi dopo la raccolta.
Colore: ambrato più o meno chiaro, con tonalità arancio, quando liquido; colore beige più o meno chiaro o scuro, con tonalità gialle o arancio, quando cristallizzato.
Odore: di media intensità, caratteristico, con connotazione florale o florale/
fruttata, e una animale al tempo stesso; di crisantemi.
Sapore:normalmente dolce, normalmente acido, amaro da non percettibile a
leggero, leggermente astringente.
Usi: come miele da tavola.
Miele di castagno (Castanea sativa)
Rappresenta una delle più diffuse produzioni uniflorali a livello nazionale. Si
ottengono quantità ingenti su tutto l’arco prealpino, lungo la dorsale appenninica e nelle zone montuose delle maggiori isole. Si tratta di un miele con caratteristiche che non incontrano il gusto della maggior parte dei consumatori
(colore scuro, odore pungente, sapore fortemente amaro), ma, forse proprio
per questo, il prodotto si colloca con favore presso una fascia sempre più ampia di persone che ne apprezzano le caratteristiche particolari.
Stato fisico: generalmente liquido o a grossi cristalli.
Colore: ambrato più o meno scuro, secondo le zone di produzione.
Odore: molto caratteristico, forte e penetrante, fenolico, animale.
Sapore:miele di grande intensità aromatica, simile all’odore, pungente all’inizio, poi amaro a seconda dell’origine, tanninico.
Usi: come miele da tavola per chi non ama i gusti piatti e i sapori troppo dolci, il
gusto amaro e l’aroma forte lo rendono adatto ad insaporire o aromatizzare.
Miele di corbezzolo (Arbutus unedo)
Questo miele si produce in autunno, a seguito di estati piovose, prevalentemente in Sardegna e nell’Italia centrale, nella macchia mediterranea.
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Stato fisico: cristallizzazione spesso irregolare.
Colore: ambrato, con tonalità grigio verdi.
Odore: pungente, verde, simile ai fondi di caffè.
Sapore:molto caratteristico, amaro.
Usi: miele da tavola.
Miele di erica (Erica arborea)
Si produce in primavera, dalla Liguria alla Calabria (e nelle grandi isole), sulla
tipica macchia mediterranea.
Stato fisico: cristallizzazione rapida, con cristalli fini, regolari e consistenza pastosa. Allo stato liquido non è mai perfettamente limpido.
Colore: ambra scuro o molto scuro, con tonalità arancioni.
Odore: di media intensità, caramellato.
Sapore:normalmente dolce, caratteristico, di caramella “mou”, leggermente
amaro.
Usi: miele da tavola, non dà un rapido senso di sazietà come altri mieli.
Miele di eucalipto (Eucalyptus spp.)
Si produce nell’Italia centro-meridionale, dove gli eucalipti sono stati piantati
come siepi frangivento o per rimboschimento, in particolare lungo il litorale
maremmano tirrenico (soprattutto laziale), in Calabria, Sicilia e Sardegna
Stato fisico:cristallizza spontaneamente in tempi abbastanza rapidi dando
luogo, molto spesso, a una massa compatta con cristalli fini.
Colore: ambrato medio, nel cristallizzato tende al grigio.
Odore: intenso, non molto fine, di funghi secchi, di affumicato, di caramello.
Sapore:forte e caratteristico, simile all’odore, ma più gradevole, ricorda le caramelle inglesi alla liquirizia.
Usi: come miele da tavola.
Miele di girasole (Helianthus annuus)
La produzione miele di questo miele uniflorale è importante soprattutto nell’Italia centrale,in relazione alle superfici destinate alla coltura.
Stato fisico: cristallizzazione variabile ma sempre rapida.
Colore: molto caratteristico, con tonalità giallo vivo.
Odore: al massimo di media intensità, fruttato, di frutta cotta, di polline.
Sapore:simile all’odore, leggermente erbaceo, con una sensazione “rinfrescante”, simile allo zucchero fondente, nei mieli a cristallizzazione più fine.
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Usi: come miele da tavola, ma molto utilizzato anche in pasticceria e dall’industria alimentare.
Miele di lavanda (Lavandula spp.)
Più che in Italia si produce in Francia e Spagna dove questa coltura è più diffusa. In Spagna e in Sardegna si produce anche miele dalla lavanda selvatica
(Lavandula stoechas) che ha caratteristiche diverse, con aroma meno intenso
ma molto più fine.
Colore: da chiaro ad ambrato.
Stato fisico: cristallizzazione generalmente fine.
Odore: molto intenso.
Sapore:caratteristico, ricorda il frutto della passione.
Usi: è un finissimo miele da tavola.
Miele di melata d’abete (Abies alba e Picea excelsa)
Prodotto nell’arco alpino e nell’Appennino tosco-romagnolo, limitatamente
alla zona delle foreste Casentinesi di abete bianco.
Stato fisico: cristallizzazione in genere assente, può intorbidirsi per la formazione di cristalli, ma non cristallizza mai completamente; in genere molto viscoso.
Colore: molto scuro, quasi nero, con una leggera fluorescenza verdastra.
Odore: di media intensità, di resina, di legno bruciato, di zucchero caramellato.
Sapore:meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, balsamico, di malto, di
scorza d’arancio candita, resinoso, di latte condensato.
Usi: come miele da tavola.
Miele di melata (bosco)
In molte regioni italiane, in estate, si raccoglie un miele di melata per il quale
non è possibile definire la specie vegetale d’origine. Deriva dalle piante attaccate dall’insetto Metcalfa pruinosa, che si nutre della linfa di molte piante diverse sia spontanee che coltivate e produce un’abbondante melata. Questo
insetto, di origine americana, è stato introdotto nel nostro Paese una trentina
di anni fa e si è ormai diffuso in tutta la penisola.
Stato fisico: generalmente liquido.
Colore: da ambra scuro a quasi nero.
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Odore: vegetale/fruttato, di verdura cotta, di conserva o passata di pomodoro, di frutta cotta, di confettura di fichi; di lievito
Sapore:decisamente meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, a volte
leggermente salato, di malto, di prugne secche, ricorda quello della
frutta essiccata e della melassa.
Usi: come miele da tavola.
Miele di rododendro (Rhododendron spp.)
Si produce esclusivamente nell’arco alpino, ad una altitudine dove le condizioni
climatiche instabili rendono la produzione di miele incostante di anno in anno.
Stato fisico: cristallizza spontaneamente dopo alcuni mesi, formando spesso
una massa compatta di cristalli fini o pastosa a cristalli grossi, rotondi e collosi.
Colore: molto chiaro, bianco nel cristallizzato.
Odore: al massimo di debole intensità, fruttato.
Sapore:delicato, con un aroma molto leggero fruttato, che ricorda le gelatine
di frutta.
Usi: come miele da tavola.
Miele di sulla (Hedysarum coronarium)
La sulla è una pianta foraggera caratteristica dei terreni argillosi della regione
mediterranea; fiorisce verso la fine della primavera con un bel fiore rosso. Il
miele di sulla si produce nell’Italia centrale, meridionale ed insulare.
Stato fisico: cristallizza spontaneamente alcuni mesi dopo il raccolto, formando generalmente una massa abbastanza compatta, con cristalli
medi o fini.
Colore: chiaro, fino a quasi bianco nel cristallizzato.
Odore: molto tenue.
Sapore:delicato con una gradevole nota caratteristica vegetale.
Usi: per il gusto delicato si presta a qualsiasi uso.
Miele di tarassaco (Taraxacum officinale)
Viene prodotto all’inizio della primavera se le colonie di api sono sufficientemente sviluppate al momento di questa fioritura. Zone tipiche per questa produzione sono Lombardia e Piemonte.
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Stato fisico: cristallizza spontaneamente in tempi molto rapidi, con cristalli spesso molto fini e regolari, che formano una massa morbida e cremosa.
Colore: ambrato con riflessi gialli nel miele liquido; crema o giallo quando cristallizzato.
Odore: molto intenso e caratteristico: pungente e penetrante, acetico, quasi
ammoniacale, di liquore mandorla amara, animale, dei fiori della pianta essiccati.
Sapore:più fine dell’odore, di infuso di camomilla, di spezie fresche, di marzapane.
Usi: come miele da tavola, per chi ne apprezza il gusto.
Miele di tiglio (Tilia spp.)
Viene prodotto sui tigli selvatici alle pendici delle Alpi, spesso in miscela con
miele di castagno e sulle alberature di viali e parchi, se sufficientemente estesi. È spesso in miscela con quantità più o meno abbondanti di melata della
stessa origine.
Stato fisico: cristallizza molto spesso a grana grossolana.
Colore: da chiaro a piuttosto scuro, a seconda del contenuto in melata.
Odore: di media intensità, caratteristico: fresco, aromatico, mentolato, balsamico, di farmacia o medicinale, resinoso; ricorda il profumo della tisana di fiori di tiglio.
Sapore:simile all’odore, mentolato e resinoso.
Usi: come miele da tavola.
Miele di timo (Thymus capitatus)
I diversi tipi di timo della flora spontanea italiana partecipano alla composizione di molti mieli multiflorali. Questa descrizione si riferisce al miele uniflorale di
timo che si produce in Sicilia, nelle zone montuose dell’interno.
Stato fisico:cristallizzazione lenta, spontanea dopo alcuni mesi, spesso con
cristalli irregolari.
Colore: ambrato medio.
Odore: intenso, floreale, di rosa.
Sapore:molto intenso, fra il floreale e il “chimico”, può forse ricordare il legno di
cedro, il vino liquoroso.
Usi: come miele da tavola.
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La qualità oggettiva
è importante anche
se non basta
Capitolo 1
Introduzione
L’idea che tentiamo di propagare con questo lavoro e con tante altre iniziative,
secondo cui la unicità del patrimonio italiano sta nella ricchezza e diversità delle tipologie di miele prodotte non deve mettere in secondo piano il bisogno di
assicurare il massimo della qualità oggettiva.
L’Osservatorio è impegnato su questo fronte fin dalla sua costituzione, lo
strumento più importante utilizzato per questo fine è il concorso “Grandi Mieli
d’Italia - Tre Gocce d’Oro” con la rigorosissima attività di analisi, ogni campione
di miele viene sottoposto alla valutazione di oltre 20 parametri, con la restituzione commentata del risultato. La combinazione delle due attività, oltre alla
gratifica del riconoscimento e la conseguente promozione con le gocce d’oro,
ha contribuito concretamente a un considerevole innalzamento della qualità
dei mieli italiani e della professionalità degli apicoltori, basta consultare la serie
trentennale dei dati.
In questo senso la qualità oggettiva è importante, senza questi livelli di
qualità non potremmo nemmeno pensare al gradino successivo, quello della
distintività dei mieli e della ricerca sia in Italia che all’estero e di una evoluzione
dei consumi analoga a quella avvenuta anni fa per i vini e per i formaggi e poi,
successivamente per gli oli d’oliva.
La possibilità per l’Osservatorio Nazionale Miele di disporre di 600 mieli
ogni anno, rappresentativi dell’intera gamma dei mieli italiani (tipi e territori),
costituisce un’opportunità unica per analizzare e conoscere la qualità dei mieli
italiani, sia nei punti di forza sia nelle eventuali criticità. Con l’analisi di questi
mieli e di altri raccolti con specifiche finalità di indagine si è ottenuta una straordinaria base di conoscenze a disposizione degli apicoltori e delle associazioni, delle istituzioni e delle imprese. Tali dati sono indispensabili per attuare at-
25
tività di assistenza tecnica di grande rilievo sul piano della efficacia, dal punto
di vista produttivo e per l’approccio al mercato.
Oltre a sistematizzare la banca dati di un trentennio di attività al fine di esaminare e rendere fruibili i trend evolutivi in materia di qualità dei mieli, l’Osservatorio ha realizzato una complessa e straordinaria attività di monitoraggio
della qualità e salubrità dei mieli con il sostegno del Ministero delle Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali.
Capitolo 2
La banca dati merceologici
Sono stati raccolti e riorganizzati in una banca dati i risultati delle analisi merceologiche eseguite su 2.349 campioni, corrispondenti a quelli pervenuti in
quattro edizioni del Concorso (dal 2009 al 2012). I dati chimici sono inoltre stati
interpretati sulla base degli esiti delle analisi sensoriali e melissopalinologiche,
al fine di confermare l’origine botanica proposta dall’apicoltore. Le tabelle 1.1 e
1.2 sintetizzano l’origine geografica (per regione) e botanica (origine botanica
verificata) dei campioni. In figura 1.1 si mette a confronto, per ogni regione, il
numero di apicoltori e il numero di campioni analizzati nell’anno 2012, a dimostrazione di una buona rappresentatività del campionamento rispetto alla
produzione nazionale. La tabella 1.3 riporta le medie dei parametri misurati
per le principali tipologie di miele. I grafici di figura 1.2 illustrano le tipologie
di miele prodotte in ogni regione. La figura 1.3 sintetizza le tipologie di miele
prodotto per regione per l’anno 2012, mostrando il diverso grado di specializzazione produttiva delle stesse.
Tabella 1.1 - regione di origine dei campioni componenti la banca dati
Regione di produzione
n. campioni
% campioni
Lombardia
325
13,8
Piemonte
319
13,6
Emilia Romagna
226
9,6
Lazio
221
9,4
Veneto
153
6,5
Toscana
131
5,6
27
Regione di produzione
n. campioni
% campioni
Puglia
122
5,2
Sardegna
104
4,4
Basilicata
101
4,3
Marche
87
3,7
Val d’Aosta
78
3,3
Campania
77
3,3
Abruzzo
76
3,2
Trentino Alto Adige
74
3,2
Sicilia
68
2,9
Calabria
53
2,3
Friuli Venezia Giulia
52
2,2
Liguria
41
1,7
Molise
25
1,1
Umbria
8
0,3
Non dichiarato
8
0,3
2.349
100,0
Totale complessivo
Figura 1.1 - Confronto tra numero di apicoltori (in grigio, come % sul totale nazionale) e n. campioni componenti
la banca dati per l’anno 2012.
16.0%
14.0%
12.0%
10.0%
8.0%
6.0%
4.0%
2.0%
Em
Lo
m
ba
ili a
rd
ia
-R
om
ag
na
Pi
em
on
te
La
z io
Ve
ne
To to
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Sa
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M
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Tr
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Ca
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Al
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Ca
m
pa
Va
nia
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os
ta
Li
gu
ria
Fr
iu
li Si
Ve
ci l
ne
ia
z ia
-G
iul
ia
M
ol
is e
Um
br
ia
0.0%
28
Tabella 1.2 - Origine botanica verificata dei campioni componenti la banca dati
Tipo di miele
n. campioni
% campioni
millefiori
735
31,3
robinia
529
22,5
castagno
190
8,1
tiglio
127
5,4
millefiori alta montagna Alpi
114
4,9
eucalipto
99
4,2
melata
93
4,0
agrumi
83
3,5
rododendro
52
2,2
tarassaco
44
1,9
girasole
40
1,7
sulla
37
1,6
cardo
32
1,4
melata di abete
21
0,9
timo
13
0,6
ciliegio
11
0,5
rosmarino
10
0,4
asfodelo
8
0,3
corbezzolo
8
0,3
erica
8
0,3
ailanto
7
0,3
erba medica
7
0,3
stregonia (Sideritis)
7
0,3
lupinella
6
0,3
melo
6
0,3
barena (Limonium)
5
0,2
erica multiflora
5
0,2
marruca (Paliurus)
5
0,2
trifoglio incarnato
5
0,2
29
Tipo di miele
30
n. campioni
% campioni
coriandolo
4
0,2
lampone
4
0,2
lavanda selvatica
4
0,2
edera
3
0,1
nespolo del Giappone
3
0,1
santoreggia
3
0,1
erica carnea
2
0,1
fiordaliso giallo (Centaurea s.)
2
0,1
indaco bastardo (Amorpha)
2
0,1
lavanda
2
0,1
marasca (Prunus m.)
2
0,1
astro marino
1
0,0
betonica (Stachys)
1
0,0
borragine
1
0,0
carrubo
1
0,0
cisto
1
0,0
grano saraceno
1
0,0
mandorlo
1
0,0
melata di abete rosso
1
0,0
origano
1
0,0
rovo
1
0,0
trifoglio alessandrino
1
0,0
Totale complessivo
2.349
100,0
31
16,9
16,7
16,7
16,0
15,3
16,4
16,7
16,9
16,4
16,6
16,6
16,0
15,9
17,5
castagno
tiglio
mf alta
montagna Alpi
eucalipto
melata
agrumi
rododendro
tarassaco
girasole
sulla
cardo
melata di abete
timo
ciliegio
16,1
16,3
robinia
rosmarino
16,6
3,7
1,8
2,5
1,4
2,9
2,7
2,5
0,9
1,5
1,6
3,5
3,0
1,2
0,7
0,2
1,0
2,3
10,3
15,7
21,7
22,7
16,8
16,2
16,8
13,2
12,2
11,2
29,5
19,1
15,7
10,4
9,7
7,6
15,9
3,8
4,5
3,8
4,8
3,8
3,6
3,7
4,0
3,8
3,8
5,0
3,8
4,0
4,3
5,4
3,8
4,0
0,190
0,864
0,463
1,352
0,370
0,237
0,313
0,418
0,236
0,229
1,894
0,464
0,522
0,666
1,630
0,153
0,531
31,6
30,3
30,5
22,9
31,3
30,3
34,8
34,4
29,3
31,4
22,7
31,0
29,6
29,7
26,0
24,9
29,6
38,1
37,0
40,9
28,4
38,7
38,3
39,3
37,3
36,9
39,3
29,1
38,0
38,0
37,1
40,1
42,2
38,8
0,8
1,0
0,3
0,9
0,3
0,5
0,1
0,5
0,5
0,4
1,6
0,2
0,6
0,9
1,1
0,4
0,6
69,7
67,3
71,4
51,2
70,1
68,6
74,2
71,7
66,2
70,8
51,8
69,1
67,5
66,8
66,1
67,1
68,4
1,21
1,22
1,34
1,24
1,24
1,27
1,13
1,09
1,26
1,25
1,29
1,23
1,29
1,25
1,55
1,70
1,32
1,97
1,73
1,91
1,44
1,89
1,83
2,13
2,04
1,77
1,92
1,48
1,94
1,77
1,79
1,54
1,53
1,79
-9,3
-10,1
-17,1
13,0
-12,1
-11,2
-17,4
-13,6
-7,3
-12,8
19,3
-10,6
-11,4
-9,8
-17,2
-16,6
-12,2
17,0
51,0
42,9
78,9
50,6
16,7
44,8
49,9
10,6
12,1
101,7
53,4
38,7
24,5
67,3
1,7
39,5
Umid. HMF Ac. meq/ pH Con. el. Gluc. Frutt. Sacc. Gl.+frut. Frut./gl. Gl./um. Rot. Col. mm
%
mg/kg
kg
mS/cm %
%
%
spec.
Pf.
millefiori
Tipo miele
Tabella 1.3 - Medie dei parametri analitici per le principali tipologie di miele
10
11
13
21
32
37
40
44
52
83
93
99
114
127
190
529
735
N.
camp.
32
16,5
15,8
17,7
15,8
16,5
16,4
17,0
15,7
17,8
17,8
16,5
16,7
16,8
17,1
16,2
16,5
corbezzolo
erica
ailanto
erba medica
Sideritis syriaca
lupinella
melo
Limonium sp.
erica multiflora
Paliurus spinachristi
trifoglio
incarnato
coriandolo
lampone
lavanda
selvatica
Su tutti i
campioni
1,8
2,8
1,9
3,2
2,0
1,1
5,0
7,2
0,5
2,0
3,2
5,4
0,8
10,2
2,3
0,7
13,7
11,4
12,3
13,5
10,8
10,6
18,0
14,7
11,8
15,2
8,7
18,5
13,1
20,7
20,8
12,0
4,1
3,8
3,9
4,3
3,8
4,4
4,4
4,1
3,9
3,7
3,9
3,6
4,1
4,2
4,2
3,8
0,568
0,199
0,297
0,633
0,250
0,786
0,736
0,485
0,274
0,225
0,164
0,332
0,535
0,772
0,859
0,190
28,4
31,8
30,4
33,6
29,5
28,4
33,7
34,8
34,2
31,0
26,5
32,6
29,4
33,2
30,6
32,1
38,9
38,7
38,6
37,7
40,1
37,3
37,6
37,6
38,0
38,7
41,6
38,8
38,9
38,0
37,8
38,7
0,6
0,7
0,5
0,6
0,5
1,0
0,5
0,4
0,4
0,5
0,6
0,2
0,9
0,5
0,4
0,6
67,3
70,5
68,9
71,3
69,7
65,7
71,3
72,3
72,2
69,6
68,1
71,4
68,3
71,2
68,3
70,9
1,39
1,22
1,27
1,12
1,37
1,31
1,12
1,08
1,11
1,25
1,57
1,19
1,33
1,15
1,24
1,21
1,72
1,97
1,78
2,00
1,78
1,72
1,90
1,95
2,20
1,83
1,61
1,98
1,86
1,88
1,94
1,95
-11,9
-12,1
-13,7
-11,5
-13,6
-7,6
-15,4
-14,6
-12,3
-11,7
-16,2
-13,8
-11,1
-17,1
-14,5
-11,6
34,9
24,0
28,5
55,0
4,0
41,8
123,0
80,0
30,4
9,0
7,2
32,0
28,3
111,6
76,9
13,4
Umid. HMF Ac. meq/ pH Con. el. Gluc. Frutt. Sacc. Gl.+frut. Frut./gl. Gl./um. Rot. Col. mm
%
mg/kg
kg
mS/cm %
%
%
spec.
Pf.
asfodelo
Tipo miele
2.349
4
4
4
5
5
5
5
6
6
7
7
7
8
8
8
N.
camp.
Figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
Val d'Aosta
millefiori
25%
tarassaco
12%
rododendro
5%
melata di abete
4%
castagno
3%
Altro
5%
tiglio
3%
MF Alpi
48%
Piemonte
MF Alpi
11%
castagno
8%
millefiori
14%
melata
5%
tiglio
4%
rododendro
4%
tarassaco
4%
ciliegio
1%
Altro
2%
melata di abete
1%
ailanto
0%
lupinella
0%
robinia
48%
castagno
12%
MF Alpi
8%
Lombardia
rododendro
6%
tiglio
16%
melata
6%
tarassaco
2%
lampone
1%
Altro
5%
girasole
1%
Amorpha fruticosa
1%
ailanto
0%
millefiori
16%
robinia
31%
lavanda
0%
grano saraceno
0%
33
Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
Veneto
tiglio
10%
tarassaco
7%
castagno
9%
Limonium
3%
melata
4%
melata di abete
3%
robinia
28%
MF Alpi
3%
Altro
12%
edera
1%
ailanto
1%
astro marino
1%
melata di abete
rosso
1%
millefiori
29%
Trentino Alto Adige
MF Alpi
9%
melo
8%
tiglio
11%
tarassaco
8%
castagno
4%
millefiori
11%
erica carnea
1%
Altro
3%
melata
1%
robinia
14%
melata di abete
15%
rododendro
18%
Friuli Venezia Giulia
tiglio
12%
castagno
6%
MF Alpi
6%
robinia
21%
Prunus mahaleb
4%
ailanto
2%
Altro
6%
erica carnea
2%
tarassaco
2%
millefiori
45%
34
Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
Emilia Romagna
tiglio
12%
robinia
33%
castagno
8%
melata
4%
erba medica
3%
Altro
5%
ciliegio
0%
coriandolo
0%
edera
0%
millefiori
40%
tarassaco
0%
lavanda
0%
Liguria
melata
20%
castagno
24%
erica
2%
robinia
27%
millefiori
27%
Marche
girasole
28%
robinia
18%
coriandolo
3%
castagno
1%
millefiori
50%
35
Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
Toscana
castagno
22%
millefiori
27%
erica
2%
lupinella
2%
Altro
11%
melata
2%
rosmarino
2%
girasole
1%
robinia
40%
melata di abete
1%
Paliurus spinachristi
1%
Umbria
lupinella
13%
melata
13%
millefiori
74%
Abruzzo
sulla
11%
robinia
24%
Sideritis
9%
santoreggia
4%
Stachys
1%
cardo
1%
Altro
7%
girasole
1%
lupinella
1%
melata
1%
millefiori
47%
36
Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
Molise
girasole
20%
millefiori
36%
sulla
44%
Lazio
eucalipto
18%
melata
7%
robinia
8%
castagno
7%
agrumi
4%
ailanto
1%
Paliurus spinachristi
1%
sulla
1%
Altro
9%
erica
1%
erica multiflora
1%
tiglio
1%
girasole
1%
trifoglio incarnato
1%
erba medica
0%
millefiori
48%
Campania
robinia
13%
melata
17%
castagno
9%
corbezzolo
4%
Altro
6%
sulla
3%
borragine
1%
cardo
1%
erica
1%
millefiori
51%
37
Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
Basilicata
agrumi
18%
eucalipto
12%
castagno
6%
rosmarino
3%
robinia
2%
Altro
9%
timo
2%
girasole
1%
millefiori
55%
tiglio
1%
Calabria
millefiori
9%
robinia
17%
erica multiflora
6%
sulla
8%
eucalipto
6%
erica
2%
Altro
4%
origano
2%
castagno
23%
agrumi
27%
Puglia
eucalipto
11%
agrumi
25%
ciliegio
6%
girasole
3%
rosmarino
3%
Altro
17%
millefiori
41%
trifoglio incarnato
2%
Centaurea
solstizialis
castagno 2%
1%
Paliurus spinarobinia
christi
1%
1%
trifoglio aless.
1%
38
timo
3%
Segue figura 1.2 - Tipologie di miele per regione secondo la banca dati
agrumi
9%
Sicilia
eucalipto
9%
sulla
9%
castagno
4%
nespolo del
Giappone
4%
timo
11%
carrubo
1%
Altro
6%
mandorlo
1%
melata
1%
robinia
1%
cardo
11%
millefiori
39%
Sardegna
cardo
22%
asfodelo
8%
agrumi
5%
corbezzolo
5%
lavanda selvatica
4%
castagno
1%
cisto
1%
Altro
5%
rosmarino
1%
rovo
1%
sulla
1%
eucalipto
25%
millefiori
26%
39
40
em
on
te
to
t
ab
Sa ria
rd
eg
na
Lo
mb
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dia
Lig
ur
ia
To
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en
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ia
Va -Giu
lia
lle
d'A
os
ta
Um
br
ia
Ca
l
Pi
Figura 1.3 - Confronto tra le tipologie prodotte nelle varie regioni (anno 2012)
100%
90%
80%
70%
60%
50%
Particolari
Millefiori
40%
Uniflorali
30%
20%
10%
0%
Capitolo 3
Scomparsa degli antibiotici
La salubrità negli alimenti rappresenta una precondizione per poter accedere
al mercato, ancor prima di poter parlare di qualità. Risulta tuttavia necessario
accertarsi della sussistenza di tale prerequisito, sia per le criticità endogene al
settore vissute in anni non lontani sia per sorvegliare sulla compatibilità delle tecniche di difesa fitosanitaria con la qualità dei mieli e anche le possibili
interferenze dello stato dell’ambiente nelle diverse matrici sulla produzione
apistica nei diversi ecosistemi presenti sul territorio nazionale.
Al fine di fotografare lo stato dell’arte relativo alle possibili interferenze e
di sottolineare l’assenza di criticità, rafforzando il brand “miele italiano”, sono
state eseguite indagini straordinarie finalizzate a: ricerca di antibiotici e di residui di prodotti fitosanitari, di metalli pesanti, di sostanze perfluroalchiliche,
di diossine, di policlorofenili, di ogm e di radioattività, determinando per ogni
ricerca le fasce di rischio al fine di scegliere i campioni più rappresentativi.
Su una parte dei campioni (96) sono state eseguite determinazioni analitiche con lo scopo di valutare la presenza nel miele di eventuali molecole di antibiotici utilizzate illegalmente e in maniera inopportuna con l’illusione da parte
di alcuni apicoltori di curare alcune patologie delle api. Sulla base dei risultati
riscontrati nelle precedenti campagne di monitoraggio si è deciso di focalizzare l’attenzione sui residui di tetracicline, molecole per le quali si era riscontrata in passato una maggiore residualità. Le analisi sono state condotte dal
Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della
Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) con metodologia LC-MS/
MS, con limite di quantificazione di 1 µg/Kg per clortetraciclina, ossitetraciclina
e tetraciclina. Le tabelle 2.1 e 2.2 riportano la tipologia di campioni sottoposti
a questa indagine. Dall’analisi emerge un dato estremamente positivo: tutti i
campioni sono risultati esenti da tetracicline.
41
La figura 2.1 riporta i dati in comparazione con quelli ottenuti nelle precedenti indagini (2006-2011), sottolineando ulteriormente il trend positivo riscontrato nei mieli italiani.
Tabella 2.1 - Regione di produzione dei campioni sottoposti a ricerca di antibiotici
Regione di produzione
42
n. campioni
% campioni
Abruzzo
2
2,1
Basilicata
5
5,2
Calabria
4
4,2
Campania
6
6,3
Emilia Romagna
7
7,3
Friuli Venezia Giulia
3
3,1
Lazio
10
10,4
Liguria
1
1,0
Lombardia
13
13,5
Marche
5
5,2
Molise
-
0,0
Piemonte
16
16,7
Puglia
4
4,2
Sardegna
6
6,3
Sicilia
2
2,1
Toscana
1
1,0
Trentino Alto Adige
4
4,2
Umbria
-
0,0
Valle d’ Aosta
4
4,2
Veneto
3
3,1
Totale
96
100,0
Tabella 2.2 - Origine botanica dei campioni sottoposti a ricerca di antibiotici
Tipo di miele
n. campioni
% campioni
agrumi
1
1,0
ailanto
1
1,0
cardo
2
2,1
cisto
1
1,0
erba medica
1
1,0
eucalipto
3
3,1
fiordaliso giallo (Centaurea solstizialis)
1
1,0
girasole
3
3,1
lavanda selvatica
1
1,0
melata
16
16,7
melata di abete
4
4,2
millefiori
22
22,9
millefiori di alta montagna delle Alpi
7
7,3
nespolo del Giappone
1
1,0
robinia
25
26,0
rododendro
4
4,2
rosmarino
1
1,0
tiglio
1
1,0
trifoglio incarnato
1
1,0
Totale
96
100,0
43
Figura 2.1 - Confronto tra i risultati delle diverse campagne di monitoraggio di ricerca di residui di farmaci veterinari.
Salubrità 2006- 2012
Negativi
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
44
Positivi
4,6
2,9
1,0
3,2
0,8
5,6
0,0
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Capitolo 4
Analisi di residui di fitofarmaci
Su una parte dei campioni sono state svolte analisi finalizzate alla ricerca di
molecole di fitofarmaci utilizzati nella difesa fitosanitaria, in particolare neonicotinoidi, in quanto da alcune ricerche di carattere parziale e sperimentale
si è purtroppo riscontrata la presenza nel miele di alcune di queste molecole.
Per verificare la situazione si è ritenuto necessario ricercare in modo accurato
una serie di principi attivi, con il fine di intraprendere azioni di difesa del carattere di naturalità che il miele si è faticosamente guadagnato, anche a costo di
adottare provvedimenti drastici e, comunque orientamenti risolutivi in materia di difesa fitosanitaria. A tal fine, 71 campioni di miele sono stati analizzati
dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale
della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) attraverso metodica
LC-MS/MS, in grado di rilevare anche quantità molto basse (limite di quantificazione 1 µg/Kg)di Imidacloprid, Thiametoxam, Thiacloprid, Clothianidin e
Acetamiprid. Le tabelle 3.1 e 3.2 mostrano la tipologia di campioni sottoposti
a questa indagine. In particolare, per rendere l’indagine maggiormente rappresentativa, i campioni sono stati selezionati sulla base dell’origine regionale
(regioni o aree ad agricoltura intensiva) e botanica (preferibilmente mieli di
colture agricole). Anche per questi mieli è stato eseguito un controllo melissopalinologico al fine di verificare origine botanica e geografica.
I risultati mostrano che in nessun campione sono stati trovati livelli di neonicotinoidi al di sopra dei limiti massimi tollerati in base al Reg. CE 395/2005,
anche se tracce sono state trovate in 11 campioni (15,5% della campionatura).
La tabella 3.4 riporta i dati relativi ai campioni positivi e nella figura 3.1 sono
illustrati i risultati in modo grafico. È evidente come le positività siano legate
all’origine del miele da piante coltivate potenzialmente sottoposte a trattamenti fitosanitari.
45
Tabella 3.1 - Regione di produzione dei campioni sottoposti a ricerca di neonicotinoidi
Regione
N. campioni
% campioni
Abruzzo
2
2,8
Basilicata
3
4,2
Calabria
3
4,2
Campania
3
4,2
Emilia-Romagna
19
26,8
Friuli Venezia Giulia
2
2,8
Lazio
4
5,6
Liguria
1
1,4
Lombardia
9
12,7
Marche
3
4,2
Molise
1
1,4
Piemonte
7
9,9
Puglia
4
5,6
Sardegna
2
2,8
Sicilia
2
2,8
Toscana
2
2,8
Trentino Alto Adige
1
1,4
Veneto
3
4,2
Totale
71
100,0
46
Tabella 3.2 - Origine botanica dei campioni sottoposti a ricerca di neonicotinoidi
Origine botanica
N. campioni
% campioni
agrumi
8
11,3
ailanto
2
2,8
ciliegio
3
4,2
coriandolo
1
1,4
erba medica
2
2,8
girasole
4
5,6
indaco bastardo (Amorpha fruticosa)
1
1,4
mandorlo
1
1,4
melata
4
5,6
millefiori
32
45,1
rovo
1
1,4
sulla
1
1,4
tarassaco
2
2,8
tiglio
8
11,3
trifoglio incarnato
1
1,4
Totale
71
100,0
Tabella 3.3 - Sintesi dei risultati della ricerca
11/06/2013 nel sito EU Pesticides Database)
Molecola
di residui di neonicotinoidi
(Verifica
degli
LMR
effettuata in data
LOQ µg/kg
LMR µg/kg
< LOQ
> LOQ
> LMR
Imidacloprid
1
50
64
7
0
Thiametoxam
1
10 (somma di Thiametoxam
e Clothianidin, espressi
come Thimetoxam)
71
0
0
Thiacloprid
1
200
69
2
0
Clothianidin
1
10
71
0
0
Acetamiprid
1
50
67
4
0
47
Tabella 3.4 - Dettaglio dei campioni positivi
Origine
botanica
dichiarata
Origine botanica verificata
Provincia
Molecole e
quantità (µg/kg)
20121232
Agrumi
Agrumi
Matera
Imidacloprid 3,6
20121242
Agrumi
Agrumi
Matera
Acetamiprid 10,9
20121256
Agrumi
Millefiori con agrumi
Sardegna
Imidacloprid 2,7
Acetamiprid 12,4
20121257
Agrumi
Agrumi
Taranto
Imidacloprid 2,0
Acetamiprid 11,2
20121267
Agrumi
Agrumi
Matera
Acetamiprid 1,2
20120651
Ciliegio
Millefiori con ciliegio
Bari
Imidacloprid 1,0
20121270
Girasole
Millefiori con girasole e soia
Cremona
Imidacloprid 1,8
20121240
Millefiori
Millefiori con rovo e ailanto
Brescia
Imidacloprid 5,3
20121259
Millefiori
Millefiori con colza
Treviso
Thiacloprid 2,6
20121269
Tarassaco
Millefiori con melo, tarassaco e
salice
Trento
Imidacloprid 6,2
20121254
Tiglio
Tiglio, presenza indicatori urbani
e polline di vite, olivo, kaki
Bologna
Thiacloprid 6,1
N.
48
Figura 3.1 - Sintesi grafica della ricerca di residui di neonicotinoidi in campioni di miele
Neonicotinoidi
Imidacloprid
7%
Imidacloprid +
Acetamiprid
3%
Inferiore LOD
84%
Acetamiprid
3%
Thiacloprid
3%
Neonicotinoidi nei mieli di agrumi
Inferiore LOD
37%
Imidacloprid
13%
Imidacloprid +
Acetamiprid
25%
Acetamiprid
25%
Thiacloprid
0%
49
Per completare l’indagine, alcuni degli stessi campioni di miele sono stati sottoposti a una più ampia ricerca di residui di fitofarmaci. In questo caso
sono stati analizzati 22 campioni, selezionati in quanto provenienti da specie
coltivate e le analisi sono state svolte da un laboratorio privato Floramo Corporation di Rocca dÈ Baldi (CN), specializzato nelle analisi sulle matrici apistiche. Le analisi sono state condotte con metodologia LC-MS/MS per 117 diverse
molecole, come riportato nella tabella 3.7. Le tabelle 3.5 e 3.6 riportano la tipologia di campioni sottoposti a questo tipo di indagine. In questo caso, tutti i
campioni sono risultati privi di residui rilevabili ed è stato utilizzato un metodo
con limite di quantificazione più elevato (10 µg/kg, contro 1 µg/kg delle analisi
dei neonicotinoidi), adatto per individuare i campioni con residui oltre il limite
legale, che non è mai inferiore a questo valore. I risultati sono rassicuranti e
allineati ai dati noti ed indicano che nel miele residui di fitofarmaci non sono
comuni, perlomeno nelle quantità superiori ai limiti legali.
Tabella 3.5 - Regione di produzione dei campioni sottoposti a ricerca di residui di fitofarmaci
Regione
N. campioni
% campioni
Basilicata
3
13,6
Calabria
2
9,1
Emilia-Romagna
2
9,1
Lazio
1
4,5
Lombardia
3
13,6
Marche
3
13,6
Puglia
4
18,2
Sardegna
2
9,1
Sicilia
1
4,5
Trentino Alto Adige
1
4,5
Totale
22
100,0
50
Tabella 3.6 - Origine botanica dei campioni sottoposti a ricerca di residui di fitofarmaci
Origine botanica dichiarata
N. campioni
% campioni
agrumi
8
36,4
ailanto
1
4,5
ciliegio
1
4,5
coriandolo
1
4,5
erba medica
2
9,1
girasole
4
18,2
mandorlo
1
4,5
millefiori
1
4,5
tarassaco
1
4,5
tiglio
1
4,5
trifoglio incarnato
1
4,5
Totale
22
100,0
Tabella 3.7 - Sintesi dei risultati della ricerca
11/06/2013 nel sito EU Pesticides Database)
Elenco principi
attivi ricercati
di residui di fitofarmaci (verifica degli
LMR
effettuata in data
LOQ mg/kg
LMR mg/kg (*)
< LOQ
> LOQ
> LMR
Acrinathrin
0,01
0,05
22
0
0
Aldicarb
0,02
0,01
22
0
0
Atrazina
0,01
0,01
22
0
0
Azoxystrobin
0,01
0,01
22
0
0
Benalaxyl
0,01
0,01
22
0
0
Bifenthrin
0,01
0,01
22
0
0
Bitertanol
0,01
0,01
22
0
0
Boscalid
0,01
0,50
22
0
0
Bromopropylate
0,01
0,01
22
0
0
Bromuconazole
0,01
0,01
22
0
0
Bupirimate
0,01
0,01
22
0
0
Buprofezin
0,01
0,05
22
0
0
51
Elenco principi
attivi ricercati
LOQ mg/kg
LMR mg/kg (*)
< LOQ
> LOQ
> LMR
Carbaryl
0,01
0,01
22
0
0
Chlorantraniprole
0,01
0,05
22
0
0
Chlorfenvinphos
0,01
0,01
22
0
0
Chlorpropham
0,01
0,01
22
0
0
Chlorpyrifos
0,01
0,01
22
0
0
Chlorpyrifos-metile
0,01
0,01
22
0
0
Ciromazina
0,01
0,02
22
0
0
Clofentazine
0,01
0,01
22
0
0
Coumaphos
0,01
0,01
22
0
0
Cyazofamide
0,01
0,01
22
0
0
Cyflutrin
0,01
0,01
22
0
0
Cymoxanil
0,01
0,05
22
0
0
Cypermetrin
0,01
0,01
22
0
0
Cyproconazolo
0,01
0,05
22
0
0
Cyprodinil
0,01
0,05
22
0
0
Deltametrina
0,01
0,03
22
0
0
Diazinon
0,01
0,01
22
0
0
Dichlofluanid NH4
0,01
0,01
22
0
0
Dichlorvos
0,01
0,01
22
0
0
Diethofencarb
0,01
0,01
22
0
0
Difenilammina
0,01
0,01
22
0
0
Difenoconazolo
0,01
0,05
22
0
0
Dimethomorph
0,01
0,05
22
0
0
Dimetoato
0,01
0,01
22
0
0
Emamectina
0,01
0,05
22
0
0
Esfenvalerate
0,01
0,01
22
0
0
Ethion
0,01
0,01
22
0
0
Ethoprophos
0,01
0,05
22
0
0
Etofenprox
0,01
0,01
22
0
0
52
Elenco principi
attivi ricercati
LOQ mg/kg
LMR mg/kg (*)
< LOQ
> LOQ
> LMR
Etrimfos
0,01
0,01
22
0
0
Fenamiphos
0,01
0,01
22
0
0
Fenarimol
0,01
0,01
22
0
0
Fenazaquin
0,01
0,01
22
0
0
Fenbuconazolo
0,01
0,05
22
0
0
Fenexamide
0,01
0,05
22
0
0
Fenitrothion
0,01
0,01
22
0
0
Fenoxicarb
0,01
0,01
22
0
0
Fenpropathrin
0,01
0,01
22
0
0
Fenpropimorph
0,01
0,01
22
0
0
Fenthion
0,01
0,01
22
0
0
Fenthion sulfoxide
0,01
0,01
22
0
0
Fenvalerate
0,01
0,01
22
0
0
Fluopicolid
0,01
0,05
22
0
0
Flusilazole
0,01
0,05
22
0
0
Formothion
0,01
0,01
22
0
0
Heptenophos
0,01
0,01
22
0
0
Hexaconazole
0,01
0,01
22
0
0
Imazalil
0,01
0,05
22
0
0
Imidacloprid
0,01
0,05
22
0
0
Iprodione
0,01
0,01
22
0
0
Iprovalicarb
0,01
0,01
22
0
0
Kresoxym-methyl
0,01
0,05
22
0
0
Lambda-cyhalothrin
0,01
0,02
22
0
0
Linuron
0,01
0,01
22
0
0
Lufenuron
0,01
0,02
22
0
0
Malathion
0,01
0,02
22
0
0
Mandipropamide
0,01
0,02
22
0
0
Mecarbam
0,01
0,01
22
0
0
53
Elenco principi
attivi ricercati
LOQ mg/kg
LMR mg/kg (*)
< LOQ
> LOQ
> LMR
Metalaxil
0,01
0,05
22
0
0
Methamidophos
0,01
0,01
22
0
0
Methomyl
0,01
0,01
22
0
0
Methoxyfenozide
0,01
0,01
22
0
0
Metribuzin
0,01
0,01
22
0
0
Mevinfos
0,01
0,01
22
0
0
Myclobutanil
0,01
0,01
22
0
0
Nuarimol
0,01
0,01
22
0
0
Oxadixil
0,01
0,01
22
0
0
Oxamyl
0,01
0,01
22
0
0
Oxydemeton-methyl
0,01
0,01
22
0
0
Parathion
0,01
0,01
22
0
0
Parathion-Methyl
0,01
0,01
22
0
0
Penconazole
0,01
0,01
22
0
0
Pendimetalin
0,01
0,01
22
0
0
Permethrin
0,01
0,01
22
0
0
Phenthoat
0,01
0,01
22
0
0
Phosmet
0,01
0,05
22
0
0
Piperonil butossido
0,01
0,01
22
0
0
Pirimicarb
0,01
0,05
22
0
0
Pirimiphos-ethyl
0,01
0,01
22
0
0
Pirimiphos-methyl
0,01
0,01
22
0
0
Procymidone
0,01
0,01
22
0
0
Propargite
0,01
0,01
22
0
0
Propyzamide
0,01
0,01
22
0
0
Proquinazid
0,01
0,01
22
0
0
Pymetrozina
0,01
0,01
22
0
0
Pyraclostrobin
0,01
0,05
22
0
0
Pyrazophos
0,01
0,01
22
0
0
54
Elenco principi
attivi ricercati
LOQ mg/kg
LMR mg/kg (*)
< LOQ
> LOQ
> LMR
Pyridaben
0,01
0,02
22
0
0
Pyridaphenthion
0,01
0,01
22
0
0
Pyrimethanil
0,01
0,05
22
0
0
Pyriproxifen
0,01
0,05
22
0
0
Quinalphos
0,01
0,01
22
0
0
Quinoxyfen
0,01
0,01
22
0
0
Spinosad A
0,01
0,05
22
0
0
Spinosad D
0,01
0,05
22
0
0
Spiroxamina
0,01
0,01
22
0
0
tau-Fluvalinate
0,01
0,01
22
0
0
Tebuconazolo
0,01
0,05
22
0
0
Tebufenpyrad
0,01
0,05
22
0
0
Tetraconazolo
0,01
0,02
22
0
0
Thiametoxam
0,01
0,01
22
0
0
Tholilfluanid
0,01
0,01
22
0
0
Tiabendazolo
0,01
0,01
22
0
0
Tiofanato metile
0,01
1,00
22
0
0
Trifloxystrobin
0,01
0,04
22
0
0
55
Capitolo 5
Ricerca dei metalli pesanti
Considerazioni generali
La contaminazione degli alimenti da metalli è una tematica di primaria importanza e di grande attualità. I metalli sono costituenti naturali del nostro pianeta
e attraverso i fenomeni naturali di erosione, dovuti principalmente ad agenti
atmosferici come l’acqua e il vento, vengono naturalmente diffusi nell’ambiente come polveri o dilavati nei fiumi e nei mari. Tuttavia, tali processi naturali,
oggigiorno causano emissioni di metalli nell’ambiente molto inferiori rispetto a quelle dovute all’attività antropica. Infatti il veloce progresso tecnologico
degli ultimi decenni ha comportato un aumento significativo dei quantitativi
emessi di alcuni elementi come piombo, zinco, cadmio e mercurio.
È fondamentale premettere che i metalli, in base agli effetti fisiopatologici,
possono essere suddivisi in due gruppi: quello dei metalli definiti “essenziali”
per la vita in quanto coinvolti in importanti processi metabolici e quello degli
elementi tossici anche a basse concentrazioni. Mentre i primi, in determinati quantitativi, sono indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo, i secondi sono dannosi anche a basse concentrazioni e possono avere
un diverso effetto sull’organismo in funzione della quantità ed il periodo di
assunzione. In caso di elevate quantità in breve tempo si può andare incontro
a fenomeni di intossicazione acuta, mentre, se l’assorbimento di piccoli quantitativi avviene nel lungo periodo si può avere un’intossicazione cronica. Inoltre i metalli pesanti possono accumularsi poiché l’organismo umano non è in
grado di eliminarli. Nell’uomo sono noti quindici elementi in traccia essenziali:
arsenico, cobalto, cromo, rame, fluoro, ferro, iodio, manganese, molibdeno, nichel, selenio, silicio, stagno, vanadio e zinco, mentre elementi come cadmio,
mercurio, piombo e tallio sono sempre tossici.
57
Per il miele non sono stabiliti limiti massimi ammissibili per i metalli. Esistono, invece, limiti massimi ammissibili per alcune categorie di alimenti per
quanto riguarda piombo, cadmio, mercurio e stagno (Reg. CE 1881/2006).
I dati disponibili in letteratura riguardo alla presenza di metalli nel miele
sono piuttosto frammentari. Dalle informazioni raccolte esiste una notevole
differenza nel contenuto di metalli in relazione alle caratteristiche naturali del
miele (origine botanica e geografica) e quindi non è sempre possibile attribuire uno specifico significato ai risultati analitici riscontrati.
Per l’indagine sui metalli sono stati analizzati gli stessi campioni (71) selezionati per le analisi dei neonicotinoidi, provenienti da aree a forte antropizzazione (tabelle 3.1 e 3.2). Le analisi sono state effettuate dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia
e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) mediante metodologia ICP/MS per
cadmio, mercurio, piombo, tallio, arsenico, cromo, rame, ferro, manganese, nichel, stagno, zinco. I limiti di quantificazione sono 0,002 mg/Kg per cadmio e
piombo e 0,005 mg/Kg per gli altri metalli. Anche per questi campioni l’analisi
melissopalinologica è stata utilizzata per verificare la corrispondenza all’origine botanica e geografica ed aiutare l’interpretazione dei risultati. I risultati d’insieme sono riportati nella tabella 4.1.
Tabella 4.1 - Risultati sintetici della composizione in metalli dei campioni di miele analizzati (tutte le quantità sono
espresse in mg/kg)
As
Cd
Cr
Fe
Mn
Hg
Ni
Pb
Cu
Sn
Tl
Zn
0,002
0,001
0,516
2,975
0,740
NR
0,280
0,030
0,279
0,026
NR
0,369
NR
NR
0,348
2,353
0,321
NR
0,118
0,010
0,125
0,021
NR
0,300
0,009
0,004
0,419
1,999
1,451
-
0,469
0,077
0,529
0,019
0,002
0,337
min.
NR
NR
0,045
0,194
0,063
NR
NR
NR
NR
0,004
NR
NR
max.
0,069
0,028
1,709
8,715 10,080
NR
2,758
0,596
3,092
0,106
0,012
1,604
media
mediana
dev. st.
Si riporta una sintesi dei risultati ottenuti elemento per elemento, sottolineando l’attenzione sul significato dei riscontri analitici in funzione della salubrità dell’alimento miele.
Piombo
Una delle principali fonti di contaminazione è stata l’uso di benzine contenenti
piombo tetraetile come antidetonante, oggi bandite nella maggior parte dei
paesi industrializzati. Esistono altre fonti di esposizione al piombo come le ceramiche smaltate, le vernici e le batterie. Una fonte di inquinamento molto
58
pericolosa è dovuta alla presenza di piombo nelle condutture dell’acqua: ad
esempio il piombo viene aggiunto come stabilizzante al PVC.
Questo metallo ha un’elevata tossicità e la quantità massima ammissibile
stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additivies (JECFA)
è di 0,025 mg/Kg di peso corporeo per settimana. I valori ottenuti da questa
ricerca appaiono nella media più bassi rispetto a quanto riportato da altri autori in studi più datati. Infatti il valore riscontrato è stato 0,030±0,077 mg/Kg
(mediana 0,010, min. < LOQ, max. 0,596) rispetto a 0,037 (Sangiorgi e Ferretti,
1996), 0,065 (Abete e Voghera, 1999), 0,150 (Delbono et al., 1999), 0,2 (Bogdanov et al., 1986), 0,230 (Oddi e Bertani, 1987). Queste differenze possono
essere interpretate come dovute ad una riduzione della contaminazione ambientale in seguito alla diminuzione delle emissioni di piombo, correlata alle
modifiche dei principali combustibili per autotrazione. Analogamente, Bogdanov (2006) riporta per il miele svizzero il valore medio di 0,04 relativo agli
anni 2000-2002 contro 0,2 riscontrato nel 1986, attribuendolo alle migliorate
condizioni ambientali. Anche i valori massimi non superano quelli riportati
in letteratura da altre ricerche. Come anticipato nelle considerazioni generali, per il piombo non esistono limiti di legge. Il Reg. CE 1881/2006 riporta
per altre classi di alimenti limiti compresi tra 0,20 e 1,5 mg/Kg. Un progetto
di norma (UE, 2000) aveva proposto per il miele il valore massimo di 1 mg/Kg
e prendendo questo come eventuale riferimento, nessun campione sottoposto ad analisi lo supererebbe. Otto e Jekat (1977), avevano proposto un limite
di 0,215 mg/Kg: sulla base di questo criterio solo due campioni oltrepasserebbero questa soglia. I risultati complessivi sono quindi rassicuranti. Questo
studio offre importanti spunti d’indagine perché, considerando il basso valore
medio, i campioni che presentano valori più alti appaiono come anomali rispetto al comportamento medio e potrebbero segnalare particolari criticità
su cui indagare, quali fonti di emissione localizzate o contaminazioni durante
il processo produttivo. Questa considerazione è particolarmente rilevante per
i campioni che non contengono melata, in quanto è noto per questo tipo di
miele un maggior contenuto di metalli, collegato alla maggiore esposizione
della materia prima d’origine.
59
Figura 4.1 - Contenuto in piombo dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Piombo
0,70
0,60
0,40
0,30
0,20
0,10
0,00
2012
2
0597 012 125
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1267 3 MF
agru TO
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T
mg/kg
0,50
Mercurio
Attualmente le fonti antropogeniche che provocano inquinamento da mercurio sono limitate sostanzialmente alla combustione di rifiuti che contengono mercurio inorganico e alla combustione di combustibili fossili, carbone in
particolare. Un’altra causa importante di diffusione di mercurio nell’ambiente
è data dagli scarichi dell’industria cartaria. Rimane ancora quantitativamente
più importante il rilascio da fonti naturali come i vulcani e gli incendi delle foreste. Il mercurio tende ad accumularsi negli organismi lungo la catena alimentare acquatica e i valori più elevati si ritrovano in organismi marini al vertice della
piramide alimentare.
Questo metallo presenta elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA)
è di 0,005 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il Reg. CE 1881/2006 riporta
per altri classi di alimenti limiti compresi tra 0,50 e 1 mg/Kg. Particolarmente positivi i risultati di questa analisi secondo cui nei campioni analizzati non
sono state trovate tracce di mercurio (LOD 0,005 mg/Kg).
Cadmio
Le principali fonti di contaminazione di origine antropica sono associate alle
attività minerarie, alla industrie metallurgiche, all’uso di fertilizzanti prodotti
60
con fosfati di origine minerale, alle industrie di vernici e smalti e alle produzioni
della galvanoplastica.
Il cadmio presenta un’elevata tossicità e la quantità massima ammissibile
stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è
di 0,007 mg/kg di peso corporeo per settimana. Il Reg CE 1881/2006 riporta
per altri classi di alimenti limiti compresi tra 0,050 e 1 mg/kg.
In questa analisi sono state trovate tracce di cadmio comprese tra 0,006 e
0,028 mg/kg solamente in 4 campioni. Tutti gli altri campioni sono risultati inferiori al LOD (0,002 mg/kg).
Figura 4.2 - Contenuto in cadmio dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Cadmio
0,030
0,025
0,015
0,010
0,005
0,000
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1253 to MI
MF T
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mg/kg
0,020
Arsenico
L’arsenico è un metallo abbondantemente presente nella crosta terrestre e variamente distribuito nei suoli, tanto da essere rilevabile in molte acque e in
quasi tutti i tessuti animali e vegetali. Nel terreno la contaminazione da arsenico può arrivare a livelli elevatissimi con l’utilizzo dei fanghi di depurazione
oppure a causa dall’uso di determinati detergenti o concimi fosfatici che ne
contengono quantità apprezzabili. A differenza del mercurio, l’arsenico determina raramente accumulo lungo la catena alimentare.
L’arsenico presenta elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di
0,015 mg/kg di peso corporeo per settimana. Solo in 6 campioni sono state
trovate tracce di arsenico comprese tra 0,005 e 0,069 mg/kg. Tutti gli altri campioni sono risultati inferiori al LOD (0,005 mg/kg). Il campione che ha presenta-
61
to il valore più elevato proveniva dall’area di Somma Vesuviana, in provincia di
Napoli, prodotto su suoli vulcanici.
Figura 4.3 - Contenuto in arsenico dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Arsenico
0,080
0,070
0,060
0,040
0,030
0,020
0,010
0,000
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1249 F CR
MF N
A
mg/kg
0,050
Cromo
Per la sua capacità di formare uno strato sottile superficiale di ossido, impermeabile agli agenti chimici corrosivi, il cromo trova impiego nel rivestimento o
come elemento in lega per la protezione dalla corrosione. Le principali attività umane che rilasciano questo elemento sono la lavorazione dell’acciaio, del
cuoio e di sostanze chimiche, che ne aumentano la concentrazione nell’acqua;
la combustione di carbone, invece, ne rilascia notevoli quantità nell’aria, dalla
quale si deposita sul terreno o arriva nelle acque superficiali.
Il cromo ha elevata tossicità e la quantità massima ammissibile stabilita dalla National Accademy of Science di Washington è di 0,35 – 1,4 mg/Kg di peso
corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato in questa ricerca nel miele
è stato di 0,516 ±0,410 mg/Kg (mediana 0,348; min 0,045, max 1,709). I dati
ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico 4.4. In bibliografia, però,
sono presenti pochi dati per un appropriato confronto: il cromo viene riportato come presente nel miele con valori molto variabili tra loro ma con una
distribuzione continua dei valori, dal minimo al massimo, cosa che indurrebbe
a non considerare anomali i campioni estremi, anche se nel grafico sotto riportato i campioni con valori superiori alla media + 2 volte la deviazione standard
sono evidenziati come anomali.
62
Figura 4.4 - Contenuto in cromo dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Cromo
1,80
1,60
1,40
1,00
0,80
0,60
0,40
0,20
0,00
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2012 2 1238 ti
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2012 1276 M BA
1240 F FC
MF B
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mg/kg
1,20
Rame
La maggior parte del rame viene utilizzato per la produzione di materiale
elettrico (60%), nel campo delle costruzioni, nei tetti e negli impianti idraulici
(20%) e negli impianti industriali, come negli scambiatori di calore (15%) e nelle leghe (5%). Anche in agricoltura viene impiegato in quanto contenuto nella
formulazione di alcuni prodotti fitosanitari. La produzione di rame nel mondo
è in continua crescita e di conseguenza la sua diffusione nell’ambiente è in
continuo aumento: nei fiumi avviene un continuo deposito di fanghi contaminati per lo scarico di acque reflue contenenti rame. Anche nell’aria la presenza
è aumentata a causa dell’impiego di combustibili fossili.
La tossicità del rame è modesta e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 3,5
mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato nel miele
in questa ricerca è stato di 0,279 ± 0,529 mg/Kg (mediana 0,125, min. < LOD,
max. 3,092). I dati sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. Il
confronto con i dati bibliografici evidenzia che i valori riscontrati sarebbero
inferiori a quanto sottolineato, per esempio, per i mieli dell’Emilia, per i quali
i valori riportati sono: media 1,06 ±0,93 mg/Kg (min. 0,20, max 4,01). I campioni con valori più elevati corrispondono tutti a mieli di melata o millefiori
con melata e questo potrebbe essere correlato ad una possibile contaminazione della materia prima d’origine con anticrittogamici a base di rame usati
in viticoltura.
63
2012
0597
2
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2012
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mg/kg
Figura 4.5 - Contenuto in rame dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore medio
+ 2 volte la deviazione standard).
Rame
3,50
3,00
2,50
2,00
1,50
1,00
0,50
0,00
Ferro
Il ferro è stato valutato per cercare di mettere in evidenza una possibile correlazione tra la sua presenza e quella di altri metalli, che tuttavia non si è potuta
evidenziare. Il valore medio riscontrato nel miele attraverso questa ricerca è
stato 2,975 ±1,999 mg/Kg (mediana 2,353; min. 0,194; max 8,715). I dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. I dati presenti in
letteratura indicano una media di 2,40 (1,20-4,80) e 9,40 (0,70-33,50) mg/Kg,
rispettivamente per mieli chiari e mieli scuri (Crane, 1976). I dati nutrizionali
INRAN riportano il valore generico di 0,5 mg/Kg. Si riporta un grafico (4.7) di
correlazione tra colore e contenuto in ferro, dal quale si evidenziano alcuni
campioni insoliti (colore chiaro ed elevato contenuto di ferro).
64
Ferro mg/kg
0,00
2012
1
201 238 ti gli
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2012
1240 ela..
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M
mela F BS
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V
mg/kg
Figura 4.6 - Contenuto in ferro dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Ferro
10,00
9,00
8,00
7,00
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
Figura 4.7 - Relazione tra contenuto in ferro e colore del miele (sono evidenziati i campioni con colore chiaro,
inferiore a 20 mm Pfund e contenuto in ferro superiore al valore medio)
Ferro/colore
12,0
9,0
6,0
3,0
0,0
0
20
40
60
80
100
120
140
Colore mm Pfund
65
Manganese
È molto presente naturalmente nel terreno sotto forma di ossidi ed idrossidi
ed in tutti i suoi stati di ossidazione. Questo metallo è essenziale nella produzione di ferro e acciaio: l’industria siderurgica costituisce attualmente 85-90%
della domanda totale di manganese. È infatti un componente chiave dell’acciaio inossidabile e di alcune leghe di alluminio. Il diossido di manganese viene utilizzato come catalizzatore, mentre il permanganato di potassio, essendo
un potente agente ossidante, viene impiegato come disinfettante. L’ossido di
manganese trova uso come fertilizzante in agricoltura e nella produzione di
ceramiche. Inoltre la popolazione umana aumenta la concentrazione di manganese nell’aria attraverso le attività industriali e bruciando i combustibili fossili. Il manganese che deriva dalle fonti umane può contaminare le acque superficiali, inquinando così le falde freatiche.
La tossicità del manganese è modesta e la quantità massima ammissibile
stabilita dal Comitato Scientifico Alimentazione Umana UE è di 1,17 mg/Kg
di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato in questa ricerca è
stato di di 0,740 ± 1,451 mg/Kg (mediana 0,321, min. 0,063, max 10,080). I dati
ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente. Il confronto
con i dati bibliografici evidenzia che i valori riscontrati presentano un range
molto più ampio rispetto a quanto riportato; per esempio, per i mieli dell’Emilia, per i quali i valori sono: media 0,93 ± 0,63 mg/Kg (min. 0,34, max. 2,79).
I campioni con valori più elevati si discostano notevolmente dai valori medi;
l’analisi pollinica ha messo in evidenza in questi mieli una presenza di castagno e questa particolare origine botanica potrebbe essere la causa dei valori
più elevati. Un elevato contenuto di manganese nei mieli di castagno è infatti
stato messo in evidenza da altre precedenti ricerche (Fenotti, 2011 e Kropf et
al. 2010).
66
Figura 4.8 - Contenuto in manganese dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Manganese
12,00
10,00
6,00
4,00
2,00
0,00
2012
2012
1
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c
c astaastag ..
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FI
mg/kg
8,00
Nichel
Il maggior impiego di questo elemento è nella produzione di leghe, caratterizzate da resistenza a calore e corrosione e duttilità. Il 65% circa del nichel
consumato nel mondo è utilizzato nella produzione dell’acciaio inossidabile,
mentre il restante è impiegato in superleghe, batterie ricaricabili, catalizzatori
e monete. La maggior parte di questo elemento presente nella Terra è concentrata nel nucleo; nonostante ciò, è stato stimato che il nichel disciolto in mare
sia circa 8 miliardi di tonnellate. La materia organica presenta un’elevata capacità di assorbire il nichel, per questo motivo è contenuto in notevole quantità
nei terreni con elevata frazione organica e nei combustibili fossili, tramite cui si
immettono notevoli quantità nell’atmosfera da dove viene poi depositato lentamente sui terreni a causa delle precipitazioni. Altra fonte di contaminazione
sono le acque reflue, che possono passare nelle acque superficiali. Il nichel nel
terreno si immobilizza, tuttavia in suoli acidi tende a disciogliersi e a dilavarsi,
confluendo nelle acque sotterranee.
Le piante in terreni ad elevata concentrazione di nichel presentano in una
prima fase difficoltà nella crescita, situazione che successivamente sono in grado di superare, mantenendo comunque un’elevata quantità nei loro tessuti e
creando dei problemi ai loro consumatori. Alcuni tipi di fagioli ed il tè sono naturalmente ricchi in nichel, il quale è contenuto all’incirca per 7-8 mg/Kg. Altri
alimenti contenenti alte dosi di nichel sono il cioccolato ed i grassi.
La tossicità del nichel è elevata e la quantità massima ammissibile stabilita dall’EFSA è di 2 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio
riscontrato nel miele attraverso questa ricerca è di 0,280 ±0,469 mg/Kg (me67
Nichel mg/kg
2012
1
2012237 c ard
1
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2012 1251 m lata TO
1277 elata
mela P V
ta A
T
mg/kg
diana 0,118; min. < LOD, max. 2, 758). I dati ottenuti sui singoli campioni sono
riportati nel grafico seguente. In bibliografia (Fenotti, 2011) sono riportati dati
compresi tra 0,038 e 0,347 mg/Kg relativamente a questo parametro. Anche in
questo caso i valori più elevati sono relativi a mieli di melata e i tre campioni
con valori più alti possono essere considerati anomali rispetto alla distribuzione normale. A riprova del fatto che i campioni con valori più elevati possono
essere considerati anomali rispetto al panorama della composizione del miele,
si riportano anche due grafici di correlazione tra contenuto di nichel e ferro e
contenuto di nichel e cromo, dai quali risulta come i 4 campioni con valori più
elevati di nichel si discostino dall’andamento generale che vede positivamente correlati al contenuto di nichel sia quello di ferro sia quello di cromo.
Figura 4.9 - Contenuto in nichel dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Nichel
3,00
2,50
2,00
1,50
1,00
0,50
0,00
Figura 4.10 - Correlazione tra contenuto in nichel e ferro dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali).
Ferro/Nichel
3,000
68
2,500
2,000
1,500
1,000
0,500
0,000
0,000
1,000
2,000
3,000
4,000
Ferro mg/kg
5,000
6,000
7,000
8,000
9,000
10,000
Figura 4.11 - Correlazione tra contenuto in nichel e cromo dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali).
Cromo/Nichel
Nichel mg/kg
3,000
2,500
2,000
1,500
1,000
0,500
0,000
0,000
0,200
0,400
0,600
0,800
1,000
1,200
1,400
1,600
1,800
Cromo mg/kg
Stagno
Lo stagno viene utilizzato come rivestimento all’interno delle lattine ed i contenitori in acciaio sono placcati con lo stagno ed ampiamente utilizzati per la
conservazione degli alimenti. Le leghe di stagno sono utilizzate in molti modi:
nelle saldature per connessioni di tubi o di circuiti elettrici, peltro, metallo per
campane e gli amalgami dentali.
La tossicità dello stagno è molto bassa e la quantità massima ammissibile
stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è
di 14 mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il Reg. CE 1881/2006 riporta per
altre classi di alimenti limiti compresi tra 50 e 200 mg/Kg. Il valore medio riscontrato nel miele in questa ricerca è di 0,026 ± 0,019 mg/Kg (mediana 0,021,
min. 0,004, max. 0,106) e i dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel
grafico seguente. Non sono stati trovati dati bibliografici con i quali effettuare
un confronto. I campioni con valori più elevati anche in questo caso si discostano significativamente dalla distribuzione normale e si tratta di origini botaniche diverse e di diversa zona geografica, sui quali è necessario un approfondimento per individuare le cause degli elevati valori.
69
Figura 4.12 - Contenuto in stagno dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Stagno
0,12
0,10
0,06
0,04
0,02
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CN
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2012
1234
MF
mg/kg
0,08
Zinco
Lo zinco metallico è utilizzato nella galvanizzazione di ferro e acciaio, ma è anche importante nella preparazione di determinate leghe, per esempio per produrre materiale antifrizione, ottone, argento tedesco e a volte bronzo. È usato
in alcune batterie elettriche e per la costruzione di tetti e grondaie di edifici.
L’ossido di zinco viene utilizzato come pigmento bianco nei colori ad acqua o
nelle vernici e come attivatore nell’industria della gomma. Come pigmento lo
zinco è utilizzato in plastiche, cosmetici, carta per fotocopie, carta da parati
ed inchiostri da stampa, mentre nella produzione della gomma il suo ruolo è
quello di catalizzatore e di dispersione del calore negli pneumatici. Lo zinco è
naturalmente presente nel terreno, nelle acque e nell’aria, ma la sua concentrazione sta aumentando a causa delle attività antropiche e soprattutto per
l’attività di estrazione, di combustione del carbone e di lavorazione dell’acciaio.
La tossicità dello zinco è modesta e la quantità massima ammissibile stabilita dalla Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives (JECFA) è di 7
mg/Kg di peso corporeo per settimana. Il valore medio riscontrato nel miele in
questa ricerca è stato 0,369 ±0,337 mg/Kg (mediana 0,300, min. < LOD, max.
1,604) e i dati ottenuti sui singoli campioni sono riportati nel grafico seguente.
Fenotti (2011) riporta una maggiore variabilità dei mieli da lui studiati, fino a
10,7 mg/Kg. I campioni con valori più elevati, anche in questo caso, si discostano significativamente dalla distribuzione normale e si tratta di campioni di
origini botaniche diverse e di diversa zona geografica sui quali è necessario un
approfondimento per individuare le cause degli elevati valori.
70
0,000
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1240
PV
MF B
S
mg/kg
Figura 4.13 - Contenuto in zinco dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Zinco
1,80
1,60
1,40
1,20
1,00
0,80
0,60
0,40
0,20
0,00
Tallio
Il tallio è piuttosto abbondante nella crosta terrestre ed è quasi sempre associato a sali di potassio in argille, fanghi e graniti. La sua tossicità è molto bassa.
Nella maggior parte dei campioni non sono state trovate tracce di questo elemento (LOD= 0,005 mg/Kg). I tre campioni, nei quali sono state trovate tracce
di questo metallo, avevano valori compresi tra 0,03 e 0,012 mg/Kg e sono di
tipologia diversa.
Figura 4.14 - Contenuto in tallio dei campioni analizzati (in rosso i campioni anomali, maggiori rispetto al valore
medio + 2 volte la deviazione standard).
Tallio
0,014
0,012
0,010
0,008
0,006
0,004
0,002
71
Campioni anomali
Per ogni elemento misurato è evidente dai grafici riportati che la maggior parte dei campioni, pur presentando un’ampia gamma di valori, risulta dispersa
in maniera omogenea attorno alla media riscontrata (distribuzione normale).
All’estremo superiore di tale distribuzione si osservano spesso alcuni campioni
che presentano valori che possono essere ritenuti anomali, in quanto superiori ai valori medi + 2 volte la relativa deviazione standard. Tali campioni sono
riportati nella tabella 4.2 e rappresentano i casi sui quali sarebbe opportuno
un approfondimento per poter identificare le cause degli elevati valori. Nella
tabella sono indicati anche i campioni per i quali sono state identificate tracce
di cadmio, arsenico e tallio, trattandosi di pochi campioni che si differenziavano per questo dato rispetto agli altri in cui tali sostanze risultavano al di sotto
del limite di identificazione. I valori più elevati sono evidenziati in colore. In
alcuni casi il campione si caratterizza per un unico valore elevato, in altri casi,
per esempio per alcuni mieli di melata, il campione presenta più valori elevati.
Nel grafico 4.15 si è cercato di mettere in evidenza i campioni con composizione minerale anomala, cioè campioni nei quali le proporzioni dei diversi
metalli si differenziano dalla norma. A tal fine si sono rapportati i valori dei
metalli misurati al contenuto totale di minerali, calcolato a partire dal valore
di conducibilità elettrica. In questa maniera si evidenziano i campioni che, pur
non presentando elevati valori assoluti di metalli, si caratterizzano per valori
proporzionalmente più elevati rispetto al contenuto totale di minerali. Su tali
campioni, come su quelli elencati nella tabella precedente, sarebbe opportuno indagare per verificare la possibilità di una maggiore contaminazione ambientale o dovuta a pratiche apistiche.
72
73
1,488
1,383
0,433
0,512
0,436
0,143
1,090
0,197
0,084
1,403
1,709
0,764
0,797
20120597 trifoglio
incarnato BA
20120604 MF BO
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20120641 erba medica
BO
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castagno e melata MB
20121234 MF con
melata e castagno SV
20121236 MF RM
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20121240 MF BS
20121246 tiglio CR
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0,421
1,401
20120590 mandorlo EN
20121250 tarassaco CN
Cr mg/
kg
Origine miele
1,138
0,515
0,134
0,522
0,329
0,321
5,173
4,790
0,219
0,300
0,414
0,400
0,149
0,138
0,587
Mn mg/
kg
0,193
0,130
0,198
0,483
0,415
0,003
0,129
0,635
0,024
0,051
0,194
0,244
0,480
0,499
0,490
Ni mg/
kg
NR
0,069
NR
NR
NR
NR
NR
NR
0,009
0,015
NR
NR
NR
NR
NR
As mg/
kg
Tabella 4.2 - Campioni con valori insolitamente elevati dei metalli ricercati
NR
NR
0,006
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
0,010
NR
NR
NR
Cd mg/
kg
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
Hg mg/
kg
NR
NR
NR
NR
NR
0,012
NR
NR
0,003
NR
NR
NR
NR
NR
NR
Tl mg/
kg
0,049
0,009
0,010
0,057
0,042
0,007
0,012
0,098
0,009
0,008
0,010
0,014
0,009
0,005
0,007
Pb mg/
kg
2,449
5,205
3,260
8,201
6,100
0,762
2,277
8,108
1,484
3,443
2,578
2,299
5,877
6,032
6,440
Fe mg/
kg
0,398
0,228
0,098
0,812
0,304
0,108
0,471
0,893
0,085
0,113
NR
0,285
NR
NR
0,043
Cu mg/
kg
0,649
0,450
0,235
1,604
0,375
0,445
0,850
0,819
0,017
0,335
1,142
0,702
0,347
0,034
0,884
Zn mg/
kg
0,106
0,043
0,009
0,014
0,060
0,020
0,004
0,027
0,042
0,026
0,026
0,025
0,037
0,010
0,019
Sn mg/
kg
74
Cr mg/
kg
0,550
0,428
0,653
0,530
0,212
0,202
0,332
0,336
0,266
1,540
0,286
Origine miele
20121251 melata PV
20121252 girasole MC
20121253 MF TO
20121255 castagno FI
20121261 melata TO
20121262 MF BO
20121267 agrumi MT
20121270 MF CR
20121273 tiglio MO
20121276 MF FC
20121277 melata AT
2,341
0,316
0,120
0,328
0,116
0,384
2,144
10,080
1,545
0,325
2,023
Mn mg/
kg
2,758
0,572
0,095
0,081
0,089
0,123
1,846
0,448
1,136
0,110
2,208
Ni mg/
kg
0,005
NR
NR
0,021
NR
NR
NR
NR
NR
NR
0,007
As mg/
kg
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
0,028
NR
0,010
Cd mg/
kg
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
Hg mg/
kg
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
NR
0,007
NR
Tl mg/
kg
0,020
0,029
0,006
0,006
0,596
0,021
0,015
0,011
0,262
NR
0,029
Pb mg/
kg
6,507
6,130
1,413
2,727
2,525
1,627
5,229
3,377
5,926
1,923
8,715
Fe mg/
kg
3,092
NR
0,139
0,165
0,042
0,346
1,874
0,736
1,060
0,231
2,604
Cu mg/
kg
1,078
0,392
NR
0,537
NR
0,646
0,726
0,355
0,985
0,583
1,155
Zn mg/
kg
0,021
0,022
0,083
0,013
0,015
0,080
0,009
0,031
0,030
0,036
0,041
Sn mg/
kg
75
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
Metalli in percentuale rispetto al totale ceneri
Figura 4.15 - Valori di metalli in percentuale rispetto al contenuto totale di ceneri.
%
20
201122 1238 t
i gli o
20112273 ti g
PR
2 0779 li o M
2 012 12 MF CO
201012 12635 MF H
4
V
2
2 1274 MF B I
2012012 1233ti gli o MS
N
1
20 237 c MF RM
2 12 07 ard o R
2 012 1251 MF BC
O
2010212 127978 MF B
O
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0
2016271 c ili eggli o BO
20 1259 i o PR
201122 1229MMF TV
2012 201211262 MFF VI
059 272
BO
20102 man doMF RN
20121230 Mrl o EN
07
F
20122012 12371 MF AUV
1277 6 MF D
201 2012 0 mel ata RM
2012 1251 6m36 MF A T
TS
20 2 1261 mel ata P
1
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202
12 6
1 ai la TO
2 246 t nto M
2001122 0770i gli o CRI
2012
1231 MF C
2012
1234
MF E
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9
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20122012 12
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M
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2012012 1322 agrumF RN
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2
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2012
2 1 2 1270umi CA
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6
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2
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2
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R
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2
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1
2
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6
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0
R
20122012 127466 MF C
2012
1267 9 MF PA
0597 2012 1
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trif
o
g
li
o in2cagrumi MT
arna i MT
to BA
Cromo
Manganese
Nichel
Arsenico
Cadmio
Mercurio
Tallio
Piombo
Ferro
Rame
Zinco
Stagno
Metalli in campioni di polline
È stato interessante indagare sulla concentrazione di metalli nel polline. Sono
stati analizzati 54 campioni di polline prelevati direttamente dagli alveari
nell’ambito di altre ricerche e per i quali era disponibile l’informazione sulla
zona di prelievo e l’origine botanica verificata attraverso analisi melissopalinologica. La tabella 5.1 riporta l’origine geografica dei campioni studiati; nella
maggior parte dei casi, per ogni postazione di prelievo sono stati analizzati due
campioni di polline prelevati in momenti diversi. Le analisi sono state eseguite
dal Reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale
della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna) con metodologia
analoga a quella applicata al miele, riportata nel paragrafo 4.1. Nella tabella 5.2
vengono riportati i dati in sintesi. Il mercurio non è mai stato rilevato. Il tallio è
stato rilevato in 11 campioni (20%), con valore massimo di 0,031 mg/Kg. Per gli
altri metalli i dati di sintesi possono essere visualizzati nelle figure 5.1 – 5.4, che
riportano il confronto tra i valori riscontrati nel polline e nel miele. Solo il cromo appare meno presente nel polline rispetto al miele, mentre in tutti gli altri
casi i valori medi e massimi sono maggiori per il polline, in particolare per ferro,
zinco e manganese. In figura 5.5 viene riportata un’altra visualizzazione grafica
della composizione dei campioni di polline analizzati, per mettere in evidenza come i campioni della stessa postazione presentino spesso composizione
molto diversa. Questo dovrebbe indicare che la composizione in metalli del
polline possa essere più influenzata dall’origine botanica rispetto all’ambiente
di produzione. Per esempio i sei campioni caratterizzati dai valori più elevati
di metalli hanno tutti una presenza significativa di castagno, mentre molti dei
campioni con valori più bassi presentano una percentuale importante di graminacee.
Tabella 5.1 - Origine dei campioni di polline sottoposti ad analisi del contenuto in metalli
Regione
N. campioni
% campioni
N. postazioni
Emilia-Romagna
2
3,7
1
Lombardia
7
13,0
4
Piemonte
24
44,4
9
Puglia
2
3,7
1
Toscana
4
7,4
2
Veneto
15
27,8
8
Totale
54
100,0
25
76
77
0,067
max
0,014
dev. st.
NR
0,010
mediana
min
0,014
media
As mg/
Kg
0,195
0,008
0,040
0,033
0,045
Cd mg/
Kg
0,821
NR
0,154
0,080
0,122
Cr mg/
Kg
166,139
19,691
29,849
50,619
58,501
Fe mg/
Kg
91,834
10,326
19,001
23,559
30,599
Mn
mg/Kg
NR
NR
-
NR
NR
Hg mg/
Kg
Tabella 5.2 - Risultati sintetici della composizione in metalli dei campioni di polline analizzati
6,957
0,083
1,593
0,707
1,314
Ni mg/
Kg
0,591
0,022
0,085
0,077
0,099
Pb mg/
Kg
14,641
2,683
2,414
8,124
8,103
Cu mg/
Kg
0,092
0,008
0,016
0,025
0,028
Sn mg/
Kg
0,031
NR
0,008
NR
0,004
Tl mg/
Kg
69,344
25,840
9,249
40,765
42,108
Zn mg/
Kg
Figura 5.1 - Confronto tra polline e miele per arsenico, stagno e cadmio; nei grafici a box plot il valore centrale
corrisponde alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori minimo e massimo
Confronto tra polline e miele per arsenico, stagno e cadmio
0,25
mg/kg
0,20
0,15
0,10
0,05
0,00
arsenico polline
arsenico miele
stagno polline
stagno miele
cadmio polline
cadmio miele
Figura 5.2 - Confronto tra polline e miele per piombo e cromo; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde
alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori
minimo e massimo.
Confronto tra polline e miele per piombo e cromo
1,8
1,6
1,4
mg/kg
1,2
1,0
0,8
0,6
0,4
0,2
0,0
piombo polline
78
piombo miele
cromo polline
cromo miele
Figura 5.3 - Confronto tra polline e miele per nichel e rame; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde
alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono ai valori
minimo e massimo
Confronto tra polline e miele per nichel e rame
16,0
14,0
mg/kg
12,0
10,0
8,0
6,0
4,0
2,0
0,0
nichel polline
nichel miele
rame polline
rame miele
Figura 5.4 - Confronto tra polline e miele per manganese, zinco e ferro; nei grafici a box plot il valore centrale corrisponde alla mediana, il rettangolo include il 50% dei campioni (intervallo interquartile) e i “baffi” corrispondono
ai valori minimo e massimo
Confronto tra polline e miele per manganese, zinco e ferro
mg/kg
180,0
160,0
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
0,0
manganese
polline
manganese
miele
zinco polline
zinco miele
ferro polline
ferro miele
79
0,0
50,0
100,0
150,0
200,0
250,0
300,0
350,0
Metalli in campione di polline
Figura 5.5 - Composizione in metalli dei campioni di polline analizzati; i campioni provenienti dalle stesse postazioni sono vicini nel grafico.
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Lomb rd ia 4 24 7
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Ven e 7 22/0 7
to
Ven e 8 03/0 6
to 8 2
0/0 5
80
Cr mg/Kg
Mn mg/Kg
Fe mg/Kg
Ni mg/Kg
Cu mg/Kg
As mg/Kg
Zn mg/Kg
Cd mg/Kg
Sn mg/Kg
Hg mg/Kg
Tl mg/Kg
Pb mg/Kg
Capitolo 6
Sostanze perfluoroalchiliche
(PFOS E PFOA)
Poiché non sono disponibili finora dati relativi alla ricerca di composti perfluoro-alchilati (PFOS e PFOA) nel miele, in questa ricerca si è ritenuto utile indagarne l’eventuale presenza.
Il perfluorottano sulfonato (PFOS) e l’acido perfluoroottanoico (PFOA) sono
sostanze chimiche artificiali, presenti con maggior frequenza nella catena
alimentare, a causa dell’inquinamento ambientale riconducibile alle attività
industriali. Si tratta, infatti, di sostanze ampiamente impiegate nelle applicazioni industriali e nei beni di consumo, tra cui i rivestimenti idrorepellenti e
antimacchia per tessuti e tappeti, i rivestimenti resistenti all’olio per prodotti
di carta per uso alimentare, le schiume antincendio, le vernici per pavimenti e
gli insetticidi. Queste sostanze chimiche possono accumularsi nell’organismo
e occorrono perciò molti anni prima che l’organismo sia in grado di eliminarli.
Un’esposizione a PFOS e PFOA può avere conseguenze dannose per la salute, soprattutto a carico del fegato e in termini di disturbi dello sviluppo e
probabilmente anche della riproduzione. Da alcuni esperimenti di laboratorio
condotti su ratti è emerso che questi composti possono favorire l’insorgenza
di tumori, benché non sia chiaro se questi risultati abbiano una qualche rilevanza anche per la salute umana. Sulla base delle informazioni a disposizione,
il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA ha stabilito dosi giornaliere tollerabili
(TDI) sia per PFOS sia per PFOA. Per quanto riguarda il PFOS, il gruppo di esperti scientifici ha fissato una TDI pari a 150 nanogrammi per chilogrammo di peso
corporeo al giorno; per il PFOA, una TDI pari a 1,5 microgrammi (1.500 nanogrammi) per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Il pesce sembra essere
un’importante fonte di esposizione umana al PFOS e contribuire, inoltre, all’esposizione umana al PFOA. Nel caso del PFOS, e in misura maggiore del PFOA,
anche l’esposizione ambientale attraverso l’aria e l’acqua sembra rivestire un
81
ruolo significativo. Esistono altre vie di esposizione correlate agli alimenti, per
quanto modeste, come l’acqua potabile per entrambi i composti e i materiali
di imballaggio per alimenti (per esempio, i sacchetti di popcorn per microonde) e gli utensili da cucina (rivestimenti antiaderenti) nel caso del PFOA.
Il gruppo di esperti scientifici è giunto alla conclusione secondo cui è improbabile che il PFOS e il PFOA possano avere effetti negativi sulla salute della popolazione in generale in Europa, poiché l’esposizione dietetica a queste
sostanze chimiche è inferiore alle rispettive TDI; al tempo stesso, tuttavia, ha
precisato che i grandi consumatori di pesce potrebbero superare leggermente
la TDI calcolata per il PFOS. Il gruppo di esperti scientifici ha sottolineato la necessità di realizzare ulteriori studi e di raccogliere dati aggiuntivi sulla presenza
di PFOS/PFOA negli alimenti e nei mangimi, in modo che sia possibile valutarne il contributo all’esposizione umana attraverso l’alimentazione.
In questa ricerca sono stati analizzati 28 campioni di miele provenienti da
aree dell’Italia settentrionale a forte densità abitativa. La ripartizione per regione è riportata nella tabella 6.1. Le analisi sono state eseguite dal Reparto
Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna). Le analisi sono state eseguite
con metodologia LC-MS/MS per acido perfluorobutansolforlico (PFBS), acido
perfluorodecanoico (PFDcA), acido perfluorododecanoico (PFDoA), acido perfluoroeptanoico (PFHpA), acido perfluoroesanoico (PFHxA), acido perfluoroesansolfonico (PFHxS), acido perfluorononanoico (PFNoA), acido perfluoroottanoico (PFOA), acido perfluoroottansolfonico (PFOS), acido perfluoroundecanoico (PFUnA). I valori di LOQ per queste sostanze sono state 1 µg/Kg per il
PFOA e PFOS, 10 µg/Kg per tutte le altre.
In nessuno dei campioni analizzati sono state trovate tracce di queste sostanze e tale risultato è tranquillizzante.
Tabella 6.1 - Origine geografica dei campioni sottoposti a ricerca dei composti perfluoroalchilici
Regione di produzione
n. campioni
% campioni
Emilia-Romagna
17
60,7
Piemonte
5
17,9
Lombardia
3
10,7
Veneto
3
10,7
Totale
28
100,0
82
Capitolo 7
Diossine e policlorobifenili (PCB)
In questa ricerca si è ritenuto utile indagare l’eventuale presenza di diossine
e PCB nel miele, in quanto, a nostra conoscenza, non sono disponibili dati di
questo genere.
Il termine “diossine” si riferisce a due gruppi di composti: policlorodibenzo-pdiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF). Le diossine non hanno applicazioni tecnologiche o altri usi, bensì sono generate in diversi processi termici e
industriali come sottoprodotti indesiderati e spesso inevitabili. Al contrario delle
diossine, i policlorobifenili (PCB) hanno avuto un uso diffuso in numerose applicazioni industriali e sono stati massicciamente prodotti per diversi decenni, raggiungendo una produzione mondiale totale stimata in 1,2-1,5 milioni di tonnellate, fino a che non sono stati banditi nella maggior parte dei Paesi negli anni ’80.
La loro presenza nell’ambiente è diminuita dagli anni settanta, a seguito degli
sforzi concentrati a livello dell’UE. Le diossine e i PCB si trovano a livelli bassi in
molti alimenti. È stato dimostrato che l’esposizione prolungata a queste sostanze
provoca una serie di effetti avversi sul sistema nervoso, immunitario ed endocrino, compromettendo la funzione riproduttiva e può causare anche forme tumorali. La loro persistenza e il fatto che si accumulano nella catena alimentare, in
particolare nel grasso animale, continuano a destare alcuni timori sulla sicurezza.
In questa ricerca sono stati analizzati 10 campioni di miele provenienti da
aree dell’Italia settentrionale a forte densità abitativa. La ripartizione per regione è riportata nella tabella 7.1. Le analisi sono state effettuate dal reparto Chimico degli Alimenti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia
e dell’Emilia-Romagna (sede di Bologna).
Le analisi sono state condotte con metodologia GC-HMRS per le seguenti
sostanze (tra parentesi il relativo limite di quantificazione):
2, 3, 7, 8 – (TCDF) Tetraclorodibenzofurano (0,08 pg/g);
1, 2, 3, 7, 8 - (PeCDF) Pentaclorodibenzofurano (0,08 pg/g);
2, 3, 4, 7, 8 – (PeCDF) Pentaclorodibenzofurano (0,08 pg/g);
83
1, 2, 3, 4, 7, 8 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 6, 7, 8 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g);
2, 3, 4, 6, 7, 8 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 7, 8, 9 – (HxCDF) Esaclorodibenzofurano (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8 – (HpCDF) Eptaclorodibenzofurano (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 4, 7, 8, 9 – (HpCDF) Eptaclorodibenzofurano (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9 – (OCDF) Octaclorodibenzofurano (0,40 pg/g);
2, 3, 7, 8 – (TCDD) Tetraclorodibenzodiossina (0,08 pg/g);
1, 2, 3, 7, 8 – (PeCDD) Pentaclorodibenzodiossina (0,08 pg/g);
1, 2, 3, 4, 7, 8 – (HxCDD) Esaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 6, 7, 8 – (HxCDD) Esaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 7, 8, 9 – (HxCDD) Esaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8 – (HpCDD) Eptaclorodibenzodiossina (0,20 pg/g);
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9 – (OCDD) Octaclorodibenzodiossina (0,40 pg/g);
PCB 81 (3, 4, 4’, 5 Tetraclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 77 (3, 3’, 4, 4’ Tetraclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 123 (2’, 3, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 118 (2, 3’, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 114 (2, 3, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 105 (2, 3, 3’, 4, 4’ Pentaclorobifenile) (100,00 pg/g);
PCB 126 (3, 3’, 4, 4’, 5 Pentaclorobifenile) (1,00 pg/g);
PCB 167 (2, 3, 4, 4’, 5, 5’ Esaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 156 (2, 3, 3’, 4, 4’, 5 Esaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 157 (2, 3, 3’, 4, 4’, 5’ Esaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 169 (3, 3’, 4, 4’, 5, 5’ Esaclorobifenile) (1,00 pg/g);
PCB 189 (2, 3, 3’, 4, 4’, 5, 5’ Eptaclorobifenile) (10,00 pg/g);
PCB 28 (2, 4, 4’ Triclorobifenile) (2,0 ng/g);
OCB 52 (2, 2’, 5, 5’ Tetraclorobifenile) (2,0 ng/g);
PCB 101 (2, 2’, 4, 5, 5’ Pentaclorobifenile) (2,0 ng/g);
PCB 153 (2, 2’, 4, 4’, 5, 5’ Esaclorobifenile (2,0 ng/g);
PCB 138 (2, 2’, 3, 4, 4’, 5’ Esaclorobifenile) (2,0 ng/g);
PCB 180 (2, 2’, 3, 4, 4’, 5, 5’ Eptaclorobifenile) (2, 0 ng/g).
In nessuno dei campioni analizzati sono state trovate tracce di queste sostanze e tale risultato è confortante. I risultati sono stati espressi anche attuando il calcolo della tossicità equivalente (TEQ) secondo gli standard dell’Organizzazione mondiale della Sanità. In nessuno dei campioni analizzati sono state trovate tracce di queste sostanze e tale risultato è rassicurante.
Tabella 7.1 - Origine geografica dei campioni sottoposti a ricerca di diossine e PCB.
Regione
N. campioni
% campioni
Emilia-Romagna
6
60,0
Lombardia
2
20,0
Piemonte
1
10,0
Veneto
1
10,0
Totale
10
100,0
84
Capitolo 8
Ricerca OGM
Una parte della ricerca è stata dedicata alla ricerca di pollini transgenici nel
miele. Si tratta di un’attività di carattere cautelativo in quanto, non essendo
ammessa in Italia l’agricoltura OGM, l’esito dovrebbe essere scontato.
Tuttavia, in un progetto “a tutto campo”, vale la pena condurre una ricerca
di questo genere, soprattutto dopo la recente sentenza della Corte europea di
giustizia in materia. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in data 6/9/2011,
ha stabilito che, da un lato il polline derivante da piante geneticamente modificate (GM), presente in prodotti alimentari, non si possa considerare organismo geneticamente modificato (OGM), ma dall’altro afferma che tali prodotti
alimentari debbano considerarsi “alimenti (…) che contengono ingredienti
prodotti a partire da OGM” ai sensi del Regolamento CE 1829/2003 relativo agli
alimenti e ai mangimi geneticamente modificati. Di conseguenza, in base alla
sentenza, emergono almeno due elementi di novità rispetto al passato:
• Miele e prodotti apistici contenenti polline GM risultano soggetti ad autorizzazione ed etichettatura secondo quanto definito nel Reg. CE 1829/2003
• Ai fini della segnalazione in etichetta della presenza di OGM nel miele o nel
prodotto apistico, il polline va considerato come un ingrediente.
Tale interpretazione sembra entrare in conflitto con quanto già definito
dalla direttiva CE 110/2001 concernente il miele, secondo cui il polline è da
considerarsi un costituente naturale del miele e non un ingrediente. Alla scopo di sanare tale discrepanza normativa, è in itinere una revisione della suddetta Direttiva. La normativa dell’Unione Europea regola la presenza di OGM
in alimenti e mangimi: nuovi “eventi” GM devono essere preventivamente
autorizzati ed esiste l’obbligo di etichettatura per ingredienti alimentari che
85
contengano livelli di OGM superiori a 0,9%. Si evidenzia come la norma sia
ritagliata su alimenti e mangimi per cui ciascun ingrediente è riconducibile ad
una singola specie botanica. In questo caso il metodo analitico quantitativo da
utilizzare deriva dalla combinazione di due sistemi, uno evento-specifico ed
uno specie-specifico, il cui esito va confrontato con la soglia di etichettatura
(0,9 %) per verificare la conformità del campione analizzato. L’applicazione di
tale normativa ai prodotti alimentari contenenti polline pone diversi problemi
su come interpretare la suddetta soglia di etichettatura. Alla stato attuale, a
livello europeo, non è stato stabilito come effettuare queste prove quantitative
su miele e prodotti apistici. Tuttavia, il problema è aperto e riguarda soprattutto i mieli provenienti da paesi (europei e non) dove la coltivazione OGM è consentita e variamente diffusa. In questo caso le analisi sono state svolte dall’U.S.
Biotecnologie dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e
Toscana, in quanto Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca di OGM. Sono
stati sottoposti ad analisi 55 campioni di miele nazionale e 7 campioni di miele
di importazione. I campioni erano stati selezionati sulla base della presenza,
a livello di analisi melissopalinologica, di polline di specie per le quali esistono e sono diffuse varietà OGM. La tabella 8.1 riporta il dettaglio dei campioni
analizzati. La metodologia utilizzata è stata la PCR Real Time (una tecnica che
consente di amplificare e quantificare simultaneamente il materiale genetico)
eseguita in duplicato per i seguenti geni (tra parentesi il limite di rilevabilità):
1. Actina vegetale, per la valutazione qualitativa del DNA estratto;
2. Ricerca delle seguenti specie vegetali rilevanti ai fini della ricerca di OGM:
• GENE LECTINA per la specie Glycine max, soia (4 copie genoma aploide)
• GENE HMG (High Mobility Group) per la specie Zea mays, mais (4 copie genoma
aploide)
• GENE ACP1 (Acyl Carrier Protein 1) per la specie Gossypium hirsutum, cotone (4 copie
genoma aploide)
• GENE CRUA (Cruciferina A) per la specie Brassica napus, colza (2 copie genoma aploide)
• GENE GS (Glutamina Sintetasi) per la specie Beta vulgaris, barbabietola (35 copie genoma aploide)
• GENE PLD (Fosfolipasi D) per la specie Oryza sativa, riso (4 copie genoma aploide)
• GENE SAD (Stearoyl-Acyl Carrier Protein Desaturase 2) per la specie Linum usitatissimum, lino (35 copie genoma aploide)
• GENE UGPasi (UDP-glucose pyrophosphorylase) per la specie Solanum tuberosum,
patata (2 copie genoma aploide)
3. Ricerca dei seguenti elementi genici di screening riconducibili alla presenza di OGM:
• Promotore 35S del virus del mosaico del cavolfiore (CaMV) (4 copie genoma aploide)
• Terminatore NOS del gene nopalina sintetasi di Agrobacterium tumefaciens (9 copi
genoma aploide)
• Gene CP4-EPSPS (GenBank AY592954), derivato dal ceppo CP4 di Agrobacterium tumefaciens (4 copie genoma aploide)
86
• Costrutto CTP-CP4EPSPS, derivato dalla congiunzione della sequenza codificante
per il peptide segnale CTP (Chloroplast Transit Peptide), derivato da Arabidopsis thaliana e la sequenza EPSPPS derivata dal ceppo CP4 di Agrobacterium tumefaciens (4
copie genoma aploide)
• Gene PAT, derivato da Streptomyces viridochromogenes (9 copie genoma aploide)
In nessuno dei campioni di origine nazionale sono stati rilevati eventi GM.
Invece sui campioni di importazione è stato rilevato un campione sicuramente
positivo e alcuni campioni nei quali sono stati riconosciuti segnali al di sotto del limite di rilevabilità o solo su uno dei sue replicati (tabella 8.2). È interessante notare come il metodo tradizionale melissopalinologico e le analisi
genetiche abbiano un’analoga capacità nell’individuare la presenza delle specie botaniche. Per esempio, per il mais, su tutti i 12 campioni sui quali è stata
osservata la presenza del gene HMG specifico del mais) era stato osservato il
relativo polline anche a livello microscopico. Dei 15 campioni che hanno dato
segnale sotto soglia (o solo su un replicato), in 9 era stato osservato il polline a
livello microscopico (60%), dei 35 campioni in cui a livello genetico non è stato osservato nessun segnale, 10 rappresentavano comunque polline di mais a
livello microscopico. Analoghi risultati sono stati osservati per le altre specie,
anche se solo mais e soia (anche lino e cotone, che però non sono stati osservati), tra quelli studiati, possono essere identificati a livello di specie su base
microscopica. In altre parole, si può ricavare che i due tipi di analisi abbiano
analoghe sensibilità e i livelli di presenza che sono sicuramente rilevabili con
un sistema lo sono anche con l’altro, mentre livelli inferiori possono dare segnali ambigui o sfuggire alla rilevazione con entrambi i sistemi. In conclusione,
i risultati sono stati rassicuranti sul fatto che, nonostante le colture OGM siano
diffuse all’estero ed eventi GM possano essere riscontrati nei mieli del commercio provenienti da paesi terzi, tale eventualità non è stata individuata nella
presente indagine nei mieli italiani.
87
88
13004212
13004220
13004221
13004222
13004223
13004224
13004226
13004227
13004228
13004229
13004230
13004231
13004232
13004233
13004234
13004235
13004236
20110444
20120068
20120071
20120120
20120121
20120123
20120153
20120191
20120324
20120375
20120422
20120558
20120605
20120625
20120628
20120641
N. IZSLT
20110264
N.
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Paese
d’origine
dichiarato
Emilia R.
Piemonte
Veneto
Liguria
Sardegna
-
Sardegna
Lombardia
Toscana
-
-
-
-
-
-
Toscana
-
Regione
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Origine
geografica
verificata
Erba medica
Ailanto
Astro marino
Ginestra
Peperoncino
Lavanda
Cardo
Tiglio
Non dich.
Millefiori
Non dich.
Millefiori
Robinia
Robinia
Robinia
Non dich.
Ailanto
Origine botanica
dichiarata
Tabella 8.1 - Origine e caratteristiche dei campioni sottoposti a indagine sugli OGM
Erba medica
Millefiori
Astro
marino
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Tiglio
Millefiori
Millefiori
Melata
Millefiori
Millefiori
Robinia
Robinia
Millefiori
Millefiori
Origine
botanica
verificata
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Amaranth./ Brassica Glycine
Chenop.
(barbabietola) (colza) (soia)
x
x
x
x
x
x
x
Zea Malvaceae Solanaceae
(mais) (cotone)
(patata)
89
13004237
13004238
13004239
13004240
13004241
13004243
13004245
13004246
13004247
13004249
13004251
13004252
13004255
13004256
13004257
13004258
13004259
13004260
20120660
20120664
20120666
20120668
20120670
20120705
20120706
20120751
20120790
20120791
20120792
20120884
20120892
20120913
20120914
20120918
20120926
N. IZSLT
20120645
N.
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Paese
d’origine
dichiarato
Piemonte
Lombardia
Emilia R.
Lombardia
Calabria
-
-
Trentino
Trentino
Emilia R.
Toscana
-
Veneto
Toscana
Campania
Toscana
Lazio
Piemonte
Regione
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Origine
geografica
verificata
Millefiori
Millefiori
Acacia/
millefiori
Millefiori
Ailanto
Millefiori
Coriandolo
Erba medica
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Soja
Limonio
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Sulla
Millefiori
Origine
botanica
verificata
Non dich.
Non dich.
Ailanto
Eucalipto
Girasole
Erba medica
Millefiori
Tarassaco
Millefiori
Millefiori
Non dich.
Barena
Inula
Non dich.
Rosmarino
Sulla
Robinia
Origine botanica
dichiarata
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Amaranth./ Brassica Glycine
Chenop.
(barbabietola) (colza) (soia)
x
x
x
x
x
x
x
x
Zea Malvaceae Solanaceae
(mais) (cotone)
(patata)
90
13004261
13004264
13004266
13004268
13004269
13004270
13004272
13004273
13004274
13004275
13004276
13004277
13004278
13004282
13004283
13004284
13004286
13004290
20120955
20120958
20121089
20121090
20121092
20121099
20121102
20121105
20121112
20121118
20121119
20121136
20121137
20121156
20121167
20121169
20121280
N. IZSLT
20120933
N.
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Paese
d’origine
dichiarato
Compatibile
Compatibile
Lombardia
(zona
risicola)
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Compatibile
Origine
geografica
verificata
Toscana
Veneto
Lombardia
-
-
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Emilia R.
Piemonte
Piemonte
Piemonte
Regione
Melata (bosco)
Eucalipto
Rucola
Non dich.
Castagno
Castagno
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Robinia
Millefiori
Robinia
Millefiori
Tiglio
Millefiori
Castagno
Melata (bosco)
Origine botanica
dichiarata
Melata
Millefiori
Erba medica
Melata
Castagno
Millefiori
Erba medica
Erba medica
Millefiori
Millefiori
Robinia
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Tiglio
Millefiori
Castagno
Melata
Origine
botanica
verificata
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Amaranth./ Brassica Glycine
Chenop.
(barbabietola) (colza) (soia)
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Zea Malvaceae Solanaceae
(mais) (cotone)
(patata)
91
-
Non dich.
13004298
13004301
13004302
13004303
13004304
Italia
13004305 Argentina
Ungheria
20120204
20120898
20120965
20121067
20121157
Ungheria
Non dich.
Non dich.
Non dich.
-
-
-
-
-
20120078
Non dich.
Argentina
+ Europa
dell’Est
Spagna
Millefiori
Non dich.
Millefiori
Girasole
Europa
dell’Est
Compatibile
Non dich.
Non dich.
Non dich.
Robinia
Robinia
Origine botanica
dichiarata
Argentina
Cina
Cina
Compatibile
Piemonte
(zona
risicola)
13004297
Italia
20120077
Compatibile
Lombardia
(zona
risicola)
13004296
Origine
geografica
verificata
Regione
20121282
Italia
Paese
d’origine
dichiarato
13004295
N. IZSLT
20121281
N.
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Girasole
Millefiori
Millefiori
Millefiori
Robinia
Robinia
Origine
botanica
verificata
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Amaranth./ Brassica Glycine
Chenop.
(barbabietola) (colza) (soia)
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Zea Malvaceae Solanaceae
(mais) (cotone)
(patata)
Tabella 8.2 - Esiti delle analisi sugli OGM nei campioni di importazione. N.R. = non rilevato; N.R. (1) = non rilevato,
ma rilevati segnali sotto soglia; N.R. (2) = non rilevato, ma rilevata presenza in un replicato; N.R. (3) = non rilevato,
ma rilevati segnali sotto soglia e presenza in un replicato
N.
N. IZSLT
Paese
d’origine
20120077
13004297
Cina
N.R.
N.R.
N.R.
N.R. (1)
N.R.
20120078
13004298
Cina
N.R.
N.R.
N.R.
N.R.
N.R.
20120204
13004301
Argentina
N.R.
N.R.
N.R. (1)
N.R. (3)
N.R. (3)
20120898
13004302
Europa
dell’Est
N.R.
N.R.
N.R.
N.R.
N.R.
20120965
13004303
Ungheria
N.R.
N.R.
N.R.
N.R. (2)
N.R.
20121067
13004304
Spagna
N.R.
N.R.
N.R.
N.R.
N.R.
20121157
13004305
Argentina
+ Europa
dell’Est
N.R.
N.R.
RILEVATO
N.R. (2)
N.R.
92
COSTRUTTO GENE
GENE
PROMOTORE TERMINATORE
CTP-CP4EPSPS PAT CP4-EPSPS
35S
NOS
Capitolo 9
Analisi radioattività
A seguito dell’emergenza radioattività che ha riguardato selvaggina catturata in Piemonte lo scorso mese di marzo, si è ritenuto importante effettuare
un sondaggio anche relativamente ad alcuni campioni di miele prodotti nella
stessa area geografica interessata dal caso dei cinghiali radioattivi.
Sono per questo stati selezionati 10 campioni della stessa tipologia botanica (melata o millefiori con melata) provenienti dalle province di Asti (5 campioni), Alessandria (2 campioni), Torino (1 campione), Biella (1 campione), Pavia (1
campione). Le analisi sono state eseguite dal CTR di Radioattività Ambientale
della Sez. di Piacenza dell’ARPA Emilia-Romagna. Le analisi sono state eseguite
per spettrometria gamma con rivelatori al germanio iperpuro. In nessun campione sono stati osservati segnali al di sopra della minima attività rilevabile.
93
Capitolo 10
Elementi conclusivi
In estrema sintesi, dall'attività condotta si possono sottolineare alcune valutazioni semplici al fine di sollecitare comportamenti virtuosi nei soggetti
competenti o comunque interessati, in particolare può essere sostenuto che
le indagini merceologiche dimostrano livelli alti di qualità nei mieli italiani, le
indagini di salubrità dimostrano l'assenza di fenomeni preoccupanti per il consumatore.
Ciò consente di concentrarsi sugli obiettivi della valorizzazione del prodotto italiano e su iniziative concrete di promozione che possono poggiare su una
solida base di qualità.
La presenza di tracce di neonicotinoidi, sia pure confinata in un numero
limitato di campioni e a quantità modeste pone il problema della compatibilità di queste molecole alla base di diffuse tecniche di difesa fitosanitaria.
In particolare riguardo i trattamenti per irrorazione in prefioritura e quelli per
fertirrigazione.
95
L’esigenza di valorizzazione
per il mercato interno
e per l’esportazione
Capitolo 1
Sperimentare anche
strumenti più snelli
Nonostante i mieli italiani, negli ultimi anni abbiano raggiunto un livello qualitativo molto alto e l’Italia possa vantare una varietà e una distintività di mieli
tipici e unici, la valorizzazione di questo patrimonio non ha seguito di pari passo il trend di crescita.
A oltre 20 anni dall’introduzione di strumenti per la valorizzazione delle
produzioni tipiche e particolari (Reg. (CE) 2081/92, poi rivisto ed aggiornato
nel 2006 con il Reg. (CE) n. 1898/2006, recante le modalità di applicazione del
regolamento (CE) n. 510/2006 del Consiglio, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e
alimentari), si può notare come i risultati applicati ai mieli possano essere considerati deludenti. Alla oramai storica DOP della Lunigiana per il miele di acacia
si è aggiunta quella del miele delle Dolomiti bellunesi ed è in corso la pubblicazione della denominazione per il miele varesino. Resta in itinere la richiesta
della Valtellina.
Molti sono i motivi che hanno contribuito allo scarso successo di questi riconoscimenti ai mieli. Sarebbe lungo analizzare tutte le ragioni intervenute. Indubbiamente c’è la responsabilità dei produttori stessi, in quanto non di rado
hanno manifestato un atteggiamento “chiuso” e rivolto solo alla protezione
della propria “nicchia”. Questo atteggiamento ha contagiato gli amministratori
e le istituzioni che finiscono col condividere la responsabilità di non aver incentivato le aggregazioni ampie che sarebbero state fondamentali.
Per le IGP, il risultato è simile, se non ancor più insoddisfacente. Nessuna IGP
risulta acquisita e non mi pare ci siano nemmeno richieste in tal senso.
Per quanto riguarda invece, la STG (Specialità Tradizionale Garantita) è doveroso ricordare il tentativo promosso a suo tempo da una parte dell’apicoltura italiana per il riconoscimento di una STG che garantisse il “MIELE VERGI99
NE INTEGRALE”, cioè quel miele che assicurava, attraverso un’estrazione e una
conservazione molto rigorosa, senza alterazione delle caratteristiche naturali
del prodotto, un miele assolutamente naturale. In questo caso si verificò una
netta contrapposizione dell’industria agroalimentare multinazionale e dei Paesi nordeuropei all’introduzione di un disciplinare rigoroso, in grado di garantire pratiche di estrazione rispettose della naturalità del prodotto, trasparenza
d’origine nonché condizioni restrittive per la conservazione e i termini di consumo. A questo rifiuto si aggiunse anche la mancanza di una tenace difesa da
parte delle istituzioni italiane e anche la divisione marcata nel settore apistico.
Tutto ciò portò al naufragio di questo riconoscimento.
Sarebbe molto interessante effettuare un’analisi più approfondita delle motivazioni che hanno ostacolato finora il riconoscimento delle tipicità dei mieli
del territorio allo scopo di intraprendere nuove strategie per il superamento
degli impedimenti che si sono dimostrati decisivi oppure, considerando che
gli stessi strumenti hanno avuto successo per altri prodotti (ad esempio vini
e formaggi), ci si può chiedere quali siano, invece, gli strumenti più opportuni
per quanto riguarda la valorizzazione dei mieli.
Difatti le procedure per i riconoscimenti dei marchi spesso hanno un apparato burocratico molto pesante, che richiede molto tempo. Accade perciò che
l’iniziativa venga abbandonata ancor prima essere intrapresa. Il peso negativo dell’industria agroalimentare europea, che si è opposta alla distintività dei
prodotti tipici e di qualità, è tuttora presente. Sono poche le grandi aziende
agroalimentari che “coltivano” anche i segmenti alti del mercato. Bisognerebbe
agire sulla frammentazione del mondo produttivo per attenuarla proponendo progetti, probabilmente meno ambiziosi, che siano comunque in grado di
promuovere aggregazione e valorizzare i mieli italiani. Perciò senza rinunciare
a disegni strategici ambiziosi, che ripropongano DOP – IGP o anche il miele
vergine integrale, qualora cambiassero importanti elementi di scenario, è necessario considerare oggi l’insieme degli strumenti a disposizione per svolgere
le azioni di valorizzazione più incisive:
• DOP-IGP-STG
• marchi collettivi
• sistemi di qualità
• percorsi di alta tracciabilità che possano gettare le basi di riconoscimenti
di qualità-tipicità.
L’Osservatorio Nazionale miele, al fine di promuovere la valorizzazione dei
mieli italiani di qualità sta sperimentando, con il sostegno del Ministero delle
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, un progetto di tracciabilità totale finalizzato a:
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• Fornire un supporto tecnico, semplice ed efficace, agli apicoltori per un
approccio innovativo con il mercato;
• Mettere in valore la distintivià dei mieli italiani;
• Avvicinare i consumatori a una idea nuova del prodotto miele basata
sulla pluralità di gusti, aromi, colori e consistenze.
Lo strumento utilizzato è il QR, un codice a barre bidimensionale che consente di inserire contenuti multimediali (foto, indirizzi internet, schede, ecc.) a cui
potranno accedervi tutti gli utenti dotati di connessione internet (smartphone,
tablet e notebook).
Tutti i mieli partecipanti al progetto, che superano le analisi di qualità, potranno ricevere l’etichetta QR. L’Osservatorio, inoltre, curerà anche la divulgazione del progetto attraverso giornate di promozione in tutta Italia, nelle quali
verranno presentati i mieli ai quali sarà stata apposta l’etichetta con il codice
QR. Al fine di coinvolgere le aziende del territorio interessato, queste verranno informate e verrà loro proposta una collaborazione per la promozione dei
propri mieli.
Il codice QR rappresenta quindi uno strumento dinamico, all’avanguardia
e pronto ad incontrare le esigenze di informazioni di tutti i consumatori, permettendo all’apicoltore di evidenziare l’identità dei propri mieli, al fine di avere
maggiori possibilità di farsi conoscere e di competere sul mercato globale.
Un vasetto di miele, una volta intrapreso “il viaggio” all’interno del mercato
porta con sé ben pochi bagagli se non il suo aspetto, percepibile attraverso il
vetro trasparente del vasetto in cui è contenuto, e l’etichetta!
L’etichetta, se sfruttata in modo intelligente, può contribuire in maniera decisiva nella scelta di un miele rispetto ad un altro. Siccome non è possibile mostrare tutte le informazioni desiderate attraverso l’etichetta di carta apposta
sul vasetto, aggiungendo l’etichetta con il codice QR, i limiti dell’etichetta vengono superati ed è possibile far arrivare tutte le informazioni desiderate (foto
dell’apiario, video della smielatura, elenco dei riconoscimenti ottenuti dall’apicoltore) al cliente! Un apicoltore attraverso l’etichetta QR può raccontare al
consumatore tutta la storia racchiusa in quel vasetto di miele.
La distintività dei prodotti contrassegnati da un elevato grado di tracciabilità e radicamento con il territorio potrebbe essere alla base di una nuova
generazione di marchi di qualità, forse meno altisonanti ma alla portata delle
aziende italiane.
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Autore
Giancarlo Naldi, giornalista, presidente Osservatorio Nazionale Miele
www.informamiele.it - [email protected]
www.ilvaloredellaterra.it
AGRICOLTURA E NUOVA RURALITÀ • ECONOMIA E SOSTENIBILITÀ • QUALITÀ E CONSUMO CONSAPEVOLE
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