TERAPIA DELL’EMORRAGIA DA VARICI ESOFAGEE/GASTRICHE Roberto de Franchis U.O.C. di Gastroenterologia, Ospedale Luigi Sacco, Polo Universitario di Milano QUAL É IL RISCHIO D’EMORRAGIA Gestione iniziale: prevenzione delle complicanze - infezioni DA ROTTURA DI VARICI ESOFAGEE E DI MORTE IN UN PAZIENTE CIRROTICO ed encefalopatia epatica Le infezioni batteriche sono molto frequenti nei cirrotici CON IPERTENSIONE PORTALE? sanguinanti (3): le più comuni sono la peritonite batte- COME SI GESTISCE IL CIRROTICO SANGUINANTE? La gestione del paziente cirrotico sanguinante può essere divisa in 3 fasi: a) gestione iniziale, che comprende le misure di rianimazione, la protezione delle vie aeree e la prevenzione di complicanze come le infezioni; b) terapia primaria, che comprende l’uso di farmaci vasoattivi e la terapia endoscopica; c) terapia di salvataggio, che si applica ai pazienti in cui la terapia primaria, vasoattiva ed endoscopica, fallisce. Gestione iniziale: protezione delle vie aeree e correzione dell’ipovolemia Lo scopo delle misure di rianimazione è di mantenere l’ossigenazione tissutale correggendo l’ipovolemia iniziale e l’anemia. Se l’emorragia è massiva e/o il paziente è obnubilato o incosciente, è necessario proteggere le vie aeree con l’intubazione tracheale (3). La correzione dell’ipovolemia deve tener conto da un lato del rischio di insufficienza d’organo da ipoperfusione e dall’altro del rischio di provocare la continuazione o la ripresa dell’emorragia da eccessiva espansione della volemia. Un trial randomizzato e controllato ha dimostrato che i pazienti trasfusi conservativamente, mirando ad un’emoglobina di 7-8 g/dL, hanno una probabilità di successo del trattamento significativamente superiore a quella di pazienti trasfusi più liberalmente, mirando ad un livello di emoglobina di 8-9 g/dL (4). Non c’é alcuna evidenza che la correzione dei difetti dell’emostasi con plasma fresco congelato o fattori pro-coagulanti sia efficace nel migliorare il tasso di controllo del sanguinamento o nel ridurre il rischio di recidiva emorragica precoce (3). rica spontanea, la batteriemia, infezioni urinarie e polmonari. Una meta-analisi di 8 trial di confronto tra terapia antibiotica e nessuna terapia o placebo ha dimostrato che la terapia antibiotica riduce il tasso di infezioni del 60% e la mortalità del 27%. Gli antibiotici più usati negli studi sono i chinolonici. Un recente studio (6) in pazienti cirrotici sanguinanti di classe B o C di Child ha confrontato la norfloxacina per os (400 mg x 2/die) con ceftriaxone e.v. (1 g/die), ed ha mostrato che il ceftriaxone era più efficace della norfloxacina nel prevenire le infezioni, mentre la mortalità non era significativamente diversa tra i 2 gruppi. L’emorragia può spesso precipitare l’insorgenza di encefalopatia epatica. Non esistono studi randomizzati che documentino l’efficacia di alcuna terapia nel prevenire o trattare un episodio di encefalopatia epatica acuta nei cirrotici sanguinanti. PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE: INFEZIONI ED ENCEFALOPATIAEPATICA (5) La profilassi antibiotica è parte integrante della terapia dei cirrotici con emorragia digestiva superiore e deve essere instaurata al momento del ricovero. I chinolonici orali sono raccomandati per la maggioranza dei pazienti. Il ceftriaxone endovena deve essere preso in considerazione nei pazienti con cirrosi avanzata, in situazioni ospedaliere con elevata prevalenza di infezioni resistenti ai chinolonici e nei pazienti già in trattamento con chinolonici. Sulla base dei dati disponibili non è possibile emettere raccomandazioni sulla profilassi e la terapia dell’encefalopatia epatica nei cirrotici sanguinanti. CORREZIONE DELL’IPOVOLEMIA E DELL’ANEMIA (5) Lo scopo della rianimazione è di conservare la perfusione tissutale. Il ripristino della volemia deve essere intrapreso per ristabilire e mantenere la stabilità emodinamica. La trasfusione di emazie concentrate dovrebbe avvenire in maniera conservativa, mirando ad un livello di emoglobina di 7-8 g/dL, anche se la politica trasfusionale nei singoli pazienti deve considerare anche altri fattori come le co-morbidità, l’età, lo stato emodinamico e la persistenza del sanguinamento. Sulla base dei dati disponibili non si possono fare raccomandazioni sulla correzione della coagulopatia e della piastrinopenia. Giorn Ital End Dig 2012;35:13-16 Un paziente con cirrosi epatica e varici esofagee ha una probabilità di sanguinare per rottura delle varici di circa il 20% entro 2 anni dalla diagnosi di varici. Il paziente che sanguina ha ancora oggi una probabilità di morire oscillante tra il 10 e il 20% (1). Se il paziente sopravvive al sanguinamento e non viene trattato per prevenire il rischio di recidiva emorragica, ha una probabilità di risanguinare entro un anno dell’ordine del 60% (1). Il rischio di recidiva emorragica è massimo nelle prime 6 settimane dall’episodio acuto (2). 13 TERAPIA DELL’EMORRAGIA DA VARICI ESOFAGEE/GASTRICHE Si possono identificare i pazienti ad alto rischio di fallimento della terapia? I fattori prognostici più frequentemente identificati come predittivi del fallimento della terapia (mancato arresto del sanguinamento, recidiva emorragica o morte) entro la quinta giornata sono un gradiente porto-epatico di >20 mmHg, la classe C di Child e la presenza di sanguinamento in atto al momento dell’endoscopia. Altri fattori prognostici sono una pressione arteriosa sistolica <100 mm Hg, l’eziologia non alcolica della cirrosi, le infezioni, elevati livelli di AST, un’elevata necessità di trasfusioni e la trombosi portale. La classe C di Child, un MELD >18, il mancato controllo del sanguinamento o il risanguinamento precoce sono i fattori prognostici più frequentemente associati alla mortalità a 6 settimane. VALUTAZIONE DELLA PROGNOSI (5) Un gradiente porto-epatico di >20mmHg, la classe C di Child e la presenza di sanguinamento in atto al momento dell’endoscopia sono i fattori prognostici più frequentemente identificati come predittivi del fallimento della terapia entro 5 giorni. La classe C di Child, un MELD ≥18, il mancato controllo del sanguinamento o il risanguinamento precoce sono i fattori prognostici più frequentemente associati alla mortalità a 6 settimane. R. de Franchis > Terapia dell’emorragia da varici esofagee/gastriche 14 1 Terapia primaria: farmaci vasoattivi I farmaci vasoattivi vengono usati con l’obiettivo di ridurre la pressione ed il flusso sanguigno portale, e quindi controllare il sanguinamento e prevenire il risanguinamento precoce. I farmaci disponibili in commercio (terlipressina, somatostatina, octreotide, vapreotide) si sono tutti dimostrati efficaci, in combinazione con la terapia endoscopica, nel migliorare il controllo dell’emorragia e nel ridurre le recidive emorragiche precoci rispetto alla terapia endoscopica o alla terapia vasoattiva usate da sole. Non esistono confronti “testa a testa” validi tra i vari farmaci. A che dosaggio vanno usati i farmaci vasoattivi? La terlipressina viene somministrata alla dose di 2 mg e.v. in bolo lento ogni 4 ore; dopo il controllo del sanguinamento la dose viene ridotta a 1 mg ogni 4-6 ore. La somatostatina viene somministrata con in bolo iniziale di 250 µg, eventualmente ripetibile, seguito da una infusione continua di 250 µg/ora. Un dosaggio doppio di somatostatina (500 µg/ora) può talvolta essere impiegato per ottenere una maggior riduzione della pressione portale e una migliore emostasi. Octreotide e vapreotide vengono entrambe somministrate con un bolo di 50 µg seguito da una infusione di 50 µg/ora (3). Quando va iniziata la terapia con farmaci vasoattivi? Tre trial hanno valutato la somministrazione precoce di farmaci vasoattivi, prima dell’endoscopia terapeutica, confrontandola alla terapia endoscopica da sola, ed hanno dimostrato una incidenza di sanguinamento attivo al momento dell’endoscopia significativamente più bassa rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia endoscopica. Tuttavia, non esistono studi di confronto tra l’inizio della somministrazione dei farmaci vasoattivi prima dell’endo- scopia e dopo l’endoscopia, e quindi non è noto se sia più vantaggioso iniziare i farmaci vasoattivi prima dell’endoscopia rispetto ad iniziarli immediatamente dopo l’endoscopia. Per quanto tempo va protratta la terapia con farmaci vasoattivi? Nei diversi trial pubblicati, la durata della terapia vasoattiva varia da 8 ore a 6 giorni. Non esistono studi pubblicati di confronto tra diverse durate della terapia vasoattiva. La prassi prevalente è di continuare questa terapia per 5 giorni. TERAPIA CON FARMaCI VASOATTIVI (5) Nel sospetto d emorragia da varici, i farmaci vasoattivi debbono essere iniziati il prima possibile, prima dell’endoscopia. I farmaci vasoattivi (terlipressina, somatostatina, octreotide, vapreotide) debbono essere usati in combinazione con la terapia endoscopica, e continuati fino a 5 giorni. Terapia primaria: endoscopia Circa il 30% dei cirrotici sanguinanti sanguinano da lesioni diverse dalle varici; perciò, l’endoscopia è essenziale per determinare la causa del sanguinamento. Quando va eseguita l’endoscopia? Nella maggior parte dei pazienti con emorragia digestiva superiore non varicosa, le linee guida internazionali raccomandano di eseguire l’endoscopia diagnostica ed eventualmente terapeutica entro 24 ore (3). Per quanto riguarda l’emorragia da varici, non esistono trial randomizzati che confrontino diversi tempi di esecuzione dell’endoscopia. Nel 2009 sono stati pubblicati 2 studi retrospettivi su serie di casi, che sono giunti a conclusioni opposte. Nel primo (7), che ha valutato 210 pazienti emodinamicamente stabili con emorragia da varici, la percentuale di emostasi, l’incidenza di risanguinamento e la mortalità non differivano significativamente tra i pazienti endoscopizzati entro 12 ore e quelli endoscopizzati dopo 12 ore dall’ingresso in ospedale. Tuttavia, in questo studio i pazienti erano estremamente selezionati ed i criteri usati per decidere il momento dell’endoscopia non erano specificati. Nel secondo studio (8) sono stati inclusi 311 cirrotici consecutivi sanguinanti. A un’analisi multivariata, l’endoscopia eseguita a più di 15 ore dall’ingresso del paziente in ospedale era un fattore di rischio indipendente per la mortalità. Alla luce di questi dati contrastanti sembra opportuno eseguire l’endoscopia appena le condizioni del paziente lo permettono. Questa prassi permette di ottenere importanti informazioni prognostiche e di instaurare tempestivamente la terapia endoscopica più appropriata. Quale terapia endoscopica? Due trial randomizzati e controllati (9-10) hanno confrontato la scleroterapia e la legatura endoscopica in pazienti acutamente sanguinanti. In entrambi gli studi la legatura si dimostrò significativamente più efficace della scleroterapia nell’ottenere il controllo del sanguinamento. Nello studio di Villanueva (10), l’effetto favorevole della legatura endoscopica fu più marcato nei pazienti non sanguinanti attivamente al momento dell’endoscopia, TIMING DELL’ENDOSCOPIA E TRATTAMENTO ENDOSCOPICO (5) I pazienti con sanguinamento gastroenterico e segni suggestivi di cirrosi dovrebbero essere sottoposti ad endoscopia il prima possibile dopo il ricovero (entro 12 ore). In tutti i pazienti con sanguinamento digestivo superiore di cui le varici esofagee sono la causa è indicato eseguire terapia endoscopica. La legatura è la terapia endoscopica raccomandata nel sanguinamento varicoso acuto, anche se la scleroterapia può essere usata se la legatura è tecnicamente difficile. Che fare nei pazienti ad alto rischio? Due trial (11,12) randomizzati e controllati suggeriscono che l’uso precoce dello shunt porto-sistemico intraepatico transgiugulare (TIPS) può essere un trattamento iniziale appropriato nei pazienti ad alto rischio di fallimento della terapia standard. Nel primo studio (11) 52 pazienti con gradiente venoso porto-epatico (HVPG) > 20 mmHg furono randomizzati, dopo un trattamento iniziale con scleroterapia, a TIPS non ricoperto entro 24 ore vs. continuazione del trattamento standard. I pazienti trattati con TIPS mostrarono un controllo del sanguinamento significativamente superiore ed una mortalità significativamente inferiore rispetto ai pazienti trattati convenzionalmente. Nel secondo studio (12), 63 pazienti di classe C di Child (con Child score <14) o di classe B con sanguinamento attivo all’endoscopia, inizialmente trattati con terapia endoscopica e vasoattiva, furono randomizzati entro 24 ore a TIPS ricoperto con politetrafluoroetilene (PTFE) versus legatura endoscopica + beta-bloccanti. Durante un follow-up di 16 mesi, il controllo del sanguinamento, la prevenzione delle recidive emorragiche e la sopravvivenza ad un anno furono significativamente superiori nei pazienti trattati con TIPS. USO PRECOCE DEL TIPS (5) L’uso precoce del TIPS (entro 72 ore; idealmente entro 24 ore) dovrebbe essere preso in considerazione nei pazienti ad alto rischio di fallimento della terapia convenzionale (es. classe C di Child con score <14 o classe B di Child con sanguinamento attivo all’endoscopia), dopo un trattamento farmacologico ed endoscopico iniziale. Terapia primaria: varici gastriche Le varici gastriche che sanguinano più di frequente sono le varici gastroesofagee di tipo 2 (GOV 2 secondo Sarin), che si estendono dall’esofago verso il fondo gastrico, e le varici isolate del fondo (IGV 1) e dell’antro (IGV 2) gastrico. Queste varici sanguinano meno frequentemente di quelle esofagee, ma il sanguinamento è spesso più grave. Come trattare le varici gastriche acutamente sanguinanti? La terapia di prima linea per queste varici è l’iniezione di adesivi tissutali (es. N-butil-2-cianoacrilato), che si è mostrata superiore alla legatura endoscopica, in un trial randomizzato e controllato, sia nel controllo del sanguinamento attivo che nella prevenzione delle recidive emorragiche. Le varici gastroesofagee di tipo 1 (GOV 1), che si estendono dall’esofago verso la piccola curva dello stomaco, possono essere trattate sia con la legatura che con gli adesivi tissutali. TRATTAMENTO DELLE VARICI GASTRICHE SANGUINANTI (5) La terapia endoscopica con adesivi tissutali (es. N-butil-2-cianoacrilato) è raccomandata per il sanguinamento acuto da varici gastriche isolate (IGV 1 e 2) e per le varici gastroesofagee di tipo 2 (GOV 2) che si estendono dall’esofago verso il fondo gastrico. Sia la legatura endoscopica che gli adesivi tissutali possono essere usati nel sanguinamento di varici gastroesofagee di tipo 1 (GOV 1). Terapia di salvataggio Nel 10-20% dei pazienti l’emorragia varicosa non risponde al trattamento farmacologico ed endoscopico iniziale. Se possibile, si può tentare un secondo trattamento endoscopico, ma se questo fallisce occorre mettere in atto altri tipi di terapia. Come gestire i pazienti in cui la terapia di prima linea fallisce? La sonda di Sengstaken-Blakemore è stata utilizzata per molti anni come terapia di salvataggio. Tuttavia, essa può essere usata solo come misura temporanea fino all’instaurazione di una terapia definitiva. L’efficacia immediata della sonda è elevata, ma il suo uso è gravato da un’alta incidenza di complicanze anche fatali, tanto più frequenti quanto più a lungo la sonda è mantenuta in sede, e da un’elevata incidenza di risanguinamento alla rimozione della sonda. Due recenti studi (13,14) hanno valutato l’uso di stent metallici ricoperti di PTFE auto espandibili in pazienti il cui sanguinamento non poteva essere gestito con la terapia standard. Nello studio più grande, condotto su 34 pazienti, si ottenne la cessazione del sanguinamento e la prevenzione del risanguinamento nel 100% dei casi. In 7 pazienti si ebbe migrazione dello stent, che fu riposizionato endoscopicamente 1-2 giorni dopo. Gli stent vennero rimossi entro 1-14 giorni, e l’unica complicanza osservata fu un’ulcera esofagea. Il TIPS e lo shunt chirurgico sono molto efficaci nel controllare l’emorragia acuta, ma a causa del deterioramento della funzione epatica e dell’encefalopatia la mortalità rimane elevata. In generale, il TIPS è la terapia di prima scelta come terapia di salvataggio, perché la maggior parte di questi pazienti sono cattivi candidati chirurgici. Una revisione di 13 serie di pazienti trattati con TIPS di salvataggio (15) ha confermato sia l’elevata efficacia emostatica del TIPS (in media 94,2%) sia l’elevata mortalità di questi pazienti (32% a 30-42 giorni). Giorn Ital2 OTTOBRE End Dig 2012;35:13-16 LUNEDì - I SESSIONE sottolineando il fatto che nei pazienti con sanguinamento attivo la legatura endoscopica può risultare tecnicamente difficile. In entrambi gli studi l’incidenza di eventi avversi gravi ed il fabbisogno di trasfusioni furono significativamente più elevati con la scleroterapia che con la legatura. 15 15 TERAPIA DELL’EMORRAGIA DA VARICI ESOFAGEE/GASTRICHE TERAPIA DI SALVATAGGIO NEI FALLIMENTI DELLA TERAPIA DI PRIMA LINEA (5) Il tamponamento con sonde deve essere usato solo nei sanguinamenti massivi come “ponte” temporaneo fino a che non sia possibile instaurare una terapia definitiva (per un massimo di 24 ore e preferibilmente in un’unità di terapia intensiva). Dati non controllati suggeriscono che gli stent metallici autoespansibili ricoperti di PTFE possano essere un’opzione praticabile nell’emorragia esofagea varicosa refrattaria, benché questa metodica richieda ulteriore valutazione. Un sanguinamento che persiste nonostante la terapia combinata farmacologica ed endoscopica può essere gestita al meglio mediante TIPS con stent ricoperti di PTFE. Il risanguinamento durante i primi 5 giorni può essere gestito con un secondo tentativo di terapia endoscopica. Se il risanguinamento è grave, l’opzione migliore è probabilmente il TIPS con stent ricoperti di PTFE. Figura 1: algoritmo terapeutico per l’emorragia varicosa acuta - 2011 Rianimazione Valutazione iniziale Sanguinamento (Anamnesi, esame obiettivo, esami ematochimici, colture) Endoscopia Emorragia non varicosa R. de Franchis > Terapia dell’emorragia da varici esofagee/gastriche 16 1 Trattare secondo la causa dell’emorragia Eseguire legatura o scleroterapia e continuare farmaci vasoattivi fino a 5 giorni Emorragia varicosa TIPS precoce se HVPG > 20 mmHg o alto rischio clinico Successo prevenire ab ingestis, accesso venoso + centrale e perif., emogasanalisi, ossipulsimetria, trasfusioni - Ht 24%; Hb 7-8 g/dL iniziare farmaci vasoattivi + profilassi antibiotica Successo Fallimento Fallimento Iniziare profilassi del risanguinamento Corrispondenza Roberto de Franchis U.O.C. di Gastroenterologia Ospedale Luigi Sacco Polo Universitario Via G. B. Grassi, 74 - 20157 Milano Tel. + 39 02 3904 3300 Fax + 39 02 5031 9838 e-mail: [email protected] Bibliografia 1. 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