Ciliegia Ferrovia A tavola con... “Ciliegie sotto spirito” Lavare bene le ciliegie “Ferrovia”, privarle del picciolo e farle scolare bene dall’acqua, ponendole in un colapasta. Riporle nei vostri boccacci e, per ogni tre strati di ciliegie,versare 3 cucchiai di zucchero. A operazione ultimata, versate l’alcool, fino a coprire le ciliegie che farete macerare, con i boccacci ben chiusi e potrete gustarle dopo circa un mese. Una tira l’altra... L’Italia è il primo produttore di ciliegie in Europa e il quarto nel mondo. In questo contesto la Puglia è il principale bacino italiano con una produzione che supera il 40% di tutte le ciliegie prodotte a livello nazionale. La cerasicoltura pugliese è, poi, quasi esclusivamente incentrata in due zone dell’area barese: la prima nel sud-est barese (Conversano, Turi, Sammichele, Acquaviva, Putignano) e la seconda nel nord-barese (Bisceglie, Trani, Corato, Ruvo, Terlizzi). La cultivar “Ferrovia”, con circa il 60% della produzione è la leader della cerasicoltura pugliese; è caratterizzata da fioritura tardiva, peduncolo lungo , frutto grosso, cordiforme, appuntito, buccia di colore rosso brillante e polpa rosa, soda, croccante, succosa e aderente al nocciolo. La raccolta ha inizio nella seconda metà di giugno ed è proprio in questo periodo che si tiene a Turi e a Conversano la celebre “Sagra della Ciliegia”. Il suo sapore è intenso tanto da renderla la preferita per la distribuzione alimentare. È possibile mantenerla fresca per parecchi giorni (7 giorni circa) e quindi viene esportata in tutta l’Europa tramite camion frigoriferi. Sulla storia del nome e della varietà ci sono notizie varie. Tutte concordano nell’attribuirne un’origine recente: le prime notizie si hanno infatti a partire dal 1935. Dobbiamo ricordare però che la presenza di ciliegie (di varietà ignote) viene segnalata già nel 1572 nell’Archivio Diocesano di Molfetta, dove viene riportato il numero di alberi di “nere” (nome che indica tuttora il Prunusmahaleb ovvero il magaleppo o ciliegio canino utilizzato come tradizionale portainnesto del ciliegio dolce in questa zona). Salvatore Mondini (1919) nel libro “I trattati di commercio e i prodotti della orticultura italiana” indica la provincia di Bari tra quelle più importanti per l’esportazione delle ciliegie. In uno studio dell’Ispettorato Agrario Provinciale risalente al 1930 menziona che dalla stazione di Bisceglie partivano, con destinazione nazionale ed europea, circa 2900 tonnellate di ciliegie per il consumo fresco, che rappresentavano la quasi totalità di quelle nella regione Puglia. Secondo un racconto popolare, il primo albero di ciliegia “Ferrovia” sarebbe nato da un nocciolo di ciliegie vicino ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est a circa 900 metri dalla periferia di Sammichele di Bari. Gli abitanti di questo paese l’avrebbero chiamato “Ferrovì” perché l’albero sarebbe nato a pochi metri dai binari, lungo il carraio che porta alla Masseria Sciuscio. Per alcuni anni l’albero sarebbe stato curato dal casellante ferroviario dell’epoca per poi diffondersinel territorio del sud-est barese fino ad arrivare ad essere la principale cultivar di Turi e Conversano, entrambi paesi limitrofi che vantano una delle maggiori produzioni in Italia. Secondo un’altra versione la prima pianta di cultivar “Ferrovia”, sarebbe stata invece scoperta da un giovane contadino di Turi che avrebbe trovato un alberello spontaneo che portava ciliegie particolarmente resistenti alle ammaccature e per questosarebbe stata subito apprezzata dai mediatori locali in quanto adatta al trasporto a lunga distanza fin nel nord Italia per mezzo della ferrovia (da qui le sarebbe derivato il nome). Secondo un’altra testimonianza turese, invece, il termine “ferrovia” deriverebbe dal fatto che questi alberi venissero piantati presso i binari delle ferrovie per evitare che, se posti lungo le strade di passaggio,fossero più facilmente razziati dei frutti. Da Turi, ci racconta ancora il Cavaliere, la ciliegia si è diffusa nel territorio circostante: da Conversano e Casamassima, a Sammichele, Castellana Grotte, fino a Gioia del Colle. “Negli anni ‘60 circa, - prosegue ancora - la nostra zona venne invasa dai produttori del nord barese, come i biscegliesi che, grazie ad agevolazioni regionali, hanno potuto creare ettari di terreni ai quali noi abbiamo dato delle marze di ciliegie da innestare. Oggi, però, è più conosciuta la ciliegia di Bisceglie, che quella turese”.