Miguel De Cervantes
1547 / 16161
IL BAROCCO EUROPEO
Crisi che colpisce i valori rinascimentali e gli ideali di ordine e
armonia (in campo letterario i presupposti tradizionali)
Esigenze di innovazioni, nuove certezze, adeguate
Esperienze più alte nei paesi in cui è più forte la coscienza del
mutamento (Spagna
decadenza evidente e tangibile giorno
dopo giorno; Inghilterra)
Tra gli spagnoli Miguel de Cervantes propone un rovesciamento
dell’ideale cavalleresco, modello non più attuale, propone nuove
forme per presentare l’ideale della grandezza eroica
l’intellettuale spagnolo è sempre più isolato nella società e
percepisce chiaramente la sempre maggiore distanza tra la
realtà concreta, quotidiana, e i valori morali
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BIOGRAFIA
• 1547: Nasce ad Alcalà de
Henares, da Rodrigo De
Cervantes e Leonor De
Cortinas
• 1547-66: Segue per la Spagna
il padre chirurgo nei suoi
spostamenti lavorativi
• 1566-69: è allievo, a Madrid,
dell’umanista Lopez de Hoyo
• 1570: Si arruola a Napoli,
come archibugiere, per
combattere l’impero
ottomano
• 1571: Partecipa alla battaglia
di Lepanto durante la quale
perde l’uso della mano
sinistra
• 1575: Durante il viaggio che
avrebbe dovuto riportarlo in
Spagna viene imprigionato
dai corsari
• 1580: Dopo alcuni tentavi di
fuga falliti, viene liberato e
riportato in Spagna, dove
però non ottiene gli onori e i
riconoscimenti sperati
• 1584: Sposa Catalina de
Salazar
• 1586-93: Compie diversi
viaggi attraverso la Spagna
incaricato di provvedere ai
rifornimenti per l’Invincibile
Armata
• 1597: Coinvolto nella
bancarotta di un banchiere è
scomunicato e incarcerato
• 1606: è nuovamente
incarcerato con l’accusa di
omicidio, ma rilasciato a
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breve
• 1616: muore a Madrid
OPERE
• 1585: Pubblicazione de La Galatea
• 1605: Uscita della Prima Parte del Don Chisciotte
della Mancia
• 1613: Pubblicazione delle dodici Novelle
Esemplari
• 1614: Uscita de Il viaggio nel Parnaso
• 1615: Pubblicazione di Otto Commedie e Otto
Intermezzi e della Seconda Parte del Don
Chisciotte
• 1617: Uscita de Le Avventure di Persile e
Sigismonda
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La Galatea:
• Romanzo pastorale
• L’opera più importante dell’adolescenza di Cervantes
Novelle Esemplari:
• Dal prologo:
–
Esemplari perché “…non ve n’è neppure una dalla quale
non si possa togliere qualche esempio salutare…”
– “,,,sono il primo che ha novellato in lingua castigliana;
giacché le nostre novelle […] sono tutte tradotte da altre
lingue, mentre queste sono proprio mie…”
• 12 novelle di ispirazione italiana, scritte in castigliano
• L’ambientazione è una via di mezzo tra quella picaresca
e quella del romanzo d’avventura greco-bizantino
• Contrasto tra un narratore saggio e i personaggi affetti
da manie
• Largo uso dell’ironia
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Il Viaggio nel Parnaso:
• la più lunga delle sue composizioni poetiche
Otto Commedie e Otto Intermezzi:
• Raccolta delle opere teatrali di Cervantes
• Non furono mai rappresentate e non ebbero successo
mentre egli era in vita a causa dello scrittore Lope de
Vega, che occupò tutto il campo teatrale
• Pedro de Urdemalas è la migliore delle opere teatrali, e Il
teatrino delle meraviglie è il più riuscito di questi brevi
quadri popolareschi
Le Avventure di Persile e Sigismonda:
• L’ultima opera, conclusa quattro giorni prima della morte
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Don Chisciotte della Mancia
“Simbolo della ricerca perenne di un ideale, perseguito
al di là di ogni ragionevolezza”
PRIMA PARTE:
Ambientato in un paese della Mancia, un hidalgo conduce una vita
modesta e oziosa, i suoi unici svaghi sono la caccia e la lettura di romanzi
cavallereschi. L’assidua lettura lo porta a identificarsi con gli eroi
cavallereschi a tal punto da impazzire e ritenere di essere destinato a
eroiche imprese. Si ribattezza Don Chisciotte e parte una mattina in cerca di
avventure. E’ costretto a ritornare a casa, ferito, dopo una serie di umilianti
sconfitte. La governante e la nipote fanno sparire i libri, ma ciò non basta a
placare la follia del protagonista che riparte, accompagnato stavolta da
Sancio Panza, un contadino rinominato scudiero. Nel secondo viaggio
combatte contro “terribili” nemici (mulini a vento, greggi di pecore, otri di
vino, ecc). I due si recano presso la locanda di Palomeque (luogo in cui
Don Chisciotte aveva ottenuto l’investitura di cavaliere dall’oste) dove
incontrano personaggi legati tra loro da rapporti d’amore. Da queste storie
incrociate si sviluppa il tema della gelosia e quello dell’amore. Don
Chisciotte affronta altre temibili prove dalle quali riporta solo sconfitte e
ottiene così il soprannome di Cavaliere dalla Triste Figura. Durante la notte il
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curato e il barbiere del paese legano il protagonista e lo scortano a casa.
Nel 1614 José de Avellaneda pubblica un’opera apocrifa in cui
pretende dare un seguito alle avventure di Don Chisciotte:
Cervantes decide dunque di scrivere il seguito del suo romanzo.
SECONDA PARTE:
Il baccelliere Carrasco invita Don Chisciotte e Sancio Panza a
Saragozza, dove si tengono le giostre. Dopo una serie di scontri con
personaggi esclusivamente immaginari giungono sulle rive dell’Ebro.
Qui incontrano una signora che li conduce nel suo palazzo, da qui ha
inizio la stagione di Don Chisciotte al palazzo dei duchi. I due
personaggi sono qui oggetto di burle: l’hidalgo vede messa alla prova
la sua fedeltà verso la sua amata Dulcinea, da parte di alcune
ambigue figure femminili; allo scudiero invece è offerto il governo
dell’isola inesistente di Baratteria, ma è costretto ad affrontare molti
ostacoli e così decide di tornare a errare insieme al compagno.
I due riprendono il loro viaggio alla volta di Barcellona. Lungo il
cammino si fermano in una locanda, che non appare più come un
castello, e, dopo la sconfitta inflittagli da Carrasco, Don Chisciotte
pensa di abbandonare i panni del cavaliere per quella del contadino,
ma ritorna sui suoi passi. Infine, in punto di morte, il protagonista
rinnega i motivi della sua follia per tornare ad essere Alonso Chisciano
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il Buono.
*Aspetti Fondamentali*
• Cammino circolare:
› progressiva e reciproca
convergenza dei due
personaggi principali
• Rapporto finzione/realtà
follia + passione amorosa +
tradizione cavalleresca
• Elementi idealistico-utopici
• Forte comicità e ironia
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Mulini o Giganti?
In quel mentre scorsero trenta o quaranta mulini a vento che si trovano in
quella pianura, e appena Don Chisciotte li vide, disse al suo scudiero:
«La fortuna guida i nostri affari meglio di quanto avremmo potuto
desiderare. Guarda, amico Sancio, ecco là una trentina, o poco più, di
giganti smisurati, con cui mi propongo di venire a battaglia e di ucciderli
tutti. Con le loro spoglie cominceremo ad arricchirci, perché è buona
guerra e perfetto servizio di Dio il levar dal mondo così cattiva semenza».
«Che giganti?» domandò Sancio Panza.
«Quelli là – rispose Don Chisciotte – con le braccia lunghe. Alle volte
alcuni le hanno di quasi due leghe».
«Badi bene, sa – rispose Sancio -, che quelli là non sono giganti, ma mulini
a vento, e quelle che paion braccia, son le ali, che mosse dal vento fanno
andare la macina».
«Si vede bene – rispose Don Chisciotte – che d’avventure non te ne
intendi: quelli là son giganti, caro mio; e se hai paura, allontanati e mettiti a
pregare, mentre io vo a ingaggiar con loro una fiera e inegual tenzone».
Così dicendo spronò Ronzinante, senza badare a quel che gli urlava
Sancio, il quale lo avvertiva che erano proprio mulini a vento e non giganti.
Ma egli s’era tanto intestato che fossero giganti, che non udiva le grida del
suo scudiero, e non riusciva a vedere, sebbene ormai fosse ben vicino, ciò
che erano. Anzi andava gridando:
«Non fuggite, codarde e vili creature, è un cavaliere solo che vi assale».
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Essendosi nel frattempo levato un po’ di vento, le grandi ali cominciarono a
muoversi, e Don Chisciotte, visto ciò:
«Anche se moveste più braccia che il gigante Briareo – disse- me la
pagherete».
Così dicendo si raccomandò di tutto cuore alla sua dama Dulcinea,
chiedendole che lo soccorresse in tal frangente; e ben coperto dalla
rotella, con la lancia in resta, mise Ronzinante a gran galoppo, si precipitò
contro il primo mulino che gli stava davanti, e gli infilò un’ala; ma in quel
mentre il vento la fece girare con tanta violenza, che mandò la lancia in
mille pezzi e si portò dietro cavallo e cavaliere. Don Chisciotte andò a
rotolare molto malconcio sul terreno, e Sancio Panza con l’asino di carriera
accorse a soccorrerlo, ma quando giunse, trovò che non si poteva
muovere: tale era il colpo che aveva battuto insieme con Ronzinante.
«Dio Santissimo! – esclamò Sancio -. Non gliel’ho detto che badasse bene
a quel che faceva, che non eran che mulini, e che bisognava proprio
averne degli altri in testa per non accorgersene?».
«Sta’ zitto, amico Sancio – rispose Don Chisciotte -, chè le faccende di
guerra, più che tutte le altre, vanno soggette a continui mutamenti; tanto
più che io penso che deve proprio esser così: cioè che quel mago Frestone
che mi rubò la stanza e i libri, ha cangiato questi giganti in mulini a vento,
per togliermi la gloria di vincerli. Tanta è l’inimicizia che ha con me! Ma alla
fine dei conti poco potranno le sue male arti contro la bontà della mia
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spada».
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