Corso di Matematica I Facoltà di Economia Dipartimento di Matematica Applicata Università Ca’Foscari di Venezia Funari Stefania, [email protected] Appunti su rendite e ammortamenti 1. Rendite Per rendita si intende un insieme di capitali {R0, R1,…,Rn} da riscuotere (o da pagare) a scadenze determinate {t0, t1,…,tn}, come visualizzato nel seguente diagramma importiepoche: R0 R1 R2 t0 t1 t2 …… …… Rn tn I capitali R0, R1, R2, …., Rn sono chiamati rate della rendita. L’intervallo di tempo fra due rate consecutive è detto periodo e generalmente esso è costante (si veda il paragrafo Tipi di rendite). Una rendita ha una durata che è uguale all’intervallo di tempo fra l’inizio del primo periodo e la fine dell’ultimo periodo. 1. 1 Tipi di rendite Si possono distinguere le rendite in varie categorie, a seconda delle caratteristiche dei tempi di scadenza e delle rate della rendita. i) Rendite periodiche e rendite non periodiche La distinzione fra rendite periodiche e non periodiche fa riferimento al tempo che intercorre fra due rate consecutive. Nelle rendite periodiche l’intervallo di tempo che intercorre fra due rate consecutive è uguale durante tutto l’orizzonte temporale della rendita ed è chiamato periodo della rendita; si parla in questo caso di rendite annuali se il periodo è l’anno, di rendite mensili se il periodo è il mese, di rendite semestrali se il periodo è il semestre e così via. ii) Rendite immediate e rendite differite La prima rata della rendita può essere riscossa (o pagata), nel primo periodo della rendita, in questo caso la rendita si dice immediata, oppure in un periodo successivo k e in questo caso la rendita si dice differita di k periodi. Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 2 iii) Rendite posticipate e rendite anticipate Assume rilievo il tempo di scadenza delle rate; si parla di rendite posticipate qualora la scadenza di ciascuna rata sia riferita all’istante finale di ogni periodo: Rk tk-1 tk k-mo periodo Si parla di rendite anticipate qualora la scadenza di ciascuna rata sia riferita all’istante iniziale di ogni periodo: Rk tk-1 tk k-mo periodo iv) Rendite costanti e rendite variabili Per quanto riguarda gli importi delle rate si distingue fra le rendite costanti, in cui gli importi delle rate sono tutti uguali fra di loro e le rendite con importi variabili; in quest’ultimo caso è anche possibile che le rate si modifichino in base ad una certa legge, ad esempio in progressione aritmetica o in progressione geometrica. v) Rendite temporanee e rendite perpetue Con riferimento al numero delle rate, si distingue fra le rendite temporanee, in cui il numero delle rate è finito e le rendite perpetue in cui il numero delle rate è infinito. 1.2 Il problema della valutazione di una rendita Quando si parla di rendite si pone il problema di determinare l’importo monetario che, con riferimento ad un istante fissato, può essere considerato finanziariamente equivalente alla rendita. Questo importo, chiamato valore della rendita, varia in relazione alla scelta del regime finanziario utilizzato (solitamente nel calcolare il valore di rendite si usa il regime della capitalizzazione composta), alla scelta del tasso di interesse impiegato nel calcolo e alla scelta dell’istante di valutazione. In particolare, il valore della rendita è chiamato valore attuale della rendita qualora l’istante di valutazione coincida con l’istante in cui avviene la prima riscossione (pagamento) o con un istante precedente; è chiamato montante della rendita qualora l’istante di valutazione coincida con l’istante in cui avviene l’ultima riscossione (pagamento) o con un istante successivo. Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 3 1.2.1 Calcolo del valore attuale di una rendita Si consideri il caso di una rendita che consenta di riscuotere alla fine di ogni anno un importo R, per n anni. Usando la terminologia del paragrafo precedente, si tratta di una rendita temporanea, annua, costante di rata R, posticipata. 0 R R 1 2 …… …… R n Si vuole calcolare il valore attuale della rendita all’istante t = 0. Per fare questo, basta riportare ciascuna rata al tempo 0 mediante operazioni di attualizzazione; si calcola quindi la somma dei valori attuali delle singole rate, utilizzando il regime di capitalizzazione composta ad un tasso annuo di interesse i, supposto per semplicità costante per tutta la durata dell’operazione. V 0 R R 1 2 …… …… R n V = R( 1 + i )−1 + R( 1 + i )− 2 + ... + R( 1 + i )− n Considerato il fattore di attualizzazione v = ( 1 + i )−1 si può scrivere V = Rv + Rv 2 + ... + Rv n da cui V = R( v + v 2 + ... + v n ) (1) (2) (3) Poichè i termini entro parentesi costituiscono una progressione geometrica di ragione v, si può scrivere il valore attuale come1: 1− vn 1− vn V = Rv =R 1− v i (4) Ad esempio il valore attuale al tempo 0 di una rendita di rata 30€ esigibile alla fine di ogni anno per 5 anni, calcolato ad un tasso annuo di interesse del 10%, è uguale a: V = 30 1 − (1 + 0,1) −5 = 113,72 € 0,1 (5) 1− v n si indica normalmente con il simbolo a n|i (“a figurato n al tasso i”) ed indica il i valore attuale di una rendita annua, posticipata, di n rate unitarie. 1 La quantità Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 4 Nel caso invece in cui la riscossione della rata avvenga in via anticipata all’inizio di ogni anno, come rappresentato dal diagramma seguente …… R R R R 1 0 2 …… n-1 n il valore attuale al tempo 0 si calcola come segue: (6) Vant = R + R(1 + i ) −1 + ... + R(1 + i ) −( n −1) Considerato il fattore di attualizzazione v = (1 + i ) −1 , si può scrivere (7) Vant = R + Rv + Rv 2 + ... + Rv n −1 da cui 1− vn (8) 1− v Nell’esempio precedente di una rendita con R = 30€, n = 5, ed i = 10%, qualora le rate siano riscosse in via anticipata, si ottiene un valore attuale uguale a Vant = R (1 + v + v 2 + ... + v n −1 ) = R Vant = 30 1 − (1 + 0,1) −5 = 125,10 € (9) 1 − (1 + 0,1) −1 Alternativamente, se si conosce già il valore attuale della rendita posticipata, si può semplicemente utilizzare la seguente relazione che lega i due valori attuali: (10) Vant = (1 + i )V Nell’esempio, Vant = ( 1 + 0 ,1 )113,72 = 125,10 €. 1.2.2 Calcolo del montante di una rendita Si consideri una rendita posticipata, di rata costante R e durata n anni. Questa volta interessa conoscere l’importo M che, con riferimento all’istante in cui avviene l’ultima riscossione, può essere considerato finanziariamente equivalente a riscuotere R alla fine di ogni anno, per n anni. 0 R R 1 2 …… …… M R n Tale importo è chiamato valore finale, o montante della rendita, e viene calcolato capitalizzando ogni singola rata all’epoca n e poi sommando (11) M = R( 1 + i )n −1 + R( 1 + i )n − 2 + ... + R( 1 + i ) + R Considerato il fattore di capitalizzazione u = ( 1 + i ) si può scrivere Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 5 da cui M = Ru n −1 + Ru n − 2 + ... + Ru + R (12) (13) M = R( u n −1 + u n − 2 + ... + u + 1 ) Considerato che i termini entro parentesi costituiscono una progressione geometrica di ragione u, si può scrivere il montante come2: 1− un 1− un u n −1 (14) M =R =R =R 1− u 1 − (1 + i ) i Nell’esempio di una rendita di rata 30€ esigibile alla fine di ogni anno per 5 anni, il montante all’epoca n, calcolato ad un tasso annuo di interesse del 10%, è uguale a ( 1 + 0 ,1 )5 − 1 (15) M = 30 = 183,15 € 0 ,1 E’ interessante osservare che in virtù della proprietà di scindibilità della capitalizzazione composta è equivalente capitalizzare ogni rata all’epoca n e poi sommare oppure calcolare la somma dei valori attuali delle rate all’epoca 0 (valore attuale della rendita) e poi capitalizzare il risultato così ottenuto per n anni; vale quindi la relazione (16) M = V ( 1 + i )n Qualora l’operazione finanziaria abbia breve durata, per calcolare il montante di una rendita si potrebbe adottare il regime della capitalizzazione semplice. Ad esempio, si consideri la situazione di una rendita che consente di riscuotere un importo uguale a 120€ all’inizio di ogni trimestre. Si vuole calcolare il montante di tale rendita alla fine dell’anno in corso, in regime di capitalizzazione semplice, utilizzando un tasso di interesse annuo i = 0,03 . 9 6 3 M = 120( 1 + i ) + 120( 1 + i ⋅ ) + 120( 1 + i ⋅ ) + 120( 1 + i ⋅ ) = 489€ 12 12 12 1.2.3 Osservazione: uso di tassi di interesse equivalenti Potrebbe capitare che il tasso di interesse i sia riferito ad un periodo diverso da quello della rendita. Ad esempio si potrebbe considerare la situazione di una rendita che consente di riscuotere un certo importo R alla fine di ogni mese, per n mesi e si conosca il tasso annuo di interesse i. In questo caso prima di impiegare le formule per il calcolo del valore attuale e del montante, occorre calcolare il tasso di interesse im, riferito ad 1/m-simo di anno, equivalente al tasso annuo i: (17) i = ( 1 + i )1 / m − 1 m Ad esempio il valore attuale di una rendita che preveda la riscossione mensile, in via posticipata di 258€ per 48 mesi, al tasso di interesse annuo i del 10%, si calcola come V = 258 1 − ( 1 + i12 )−48 = 10255,97€ i12 u n −1 si indica normalmente con il simbolo s n|i ed indica il montante di una rendita annua, i posticipata, di n rate unitarie. 2 La quantità Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 6 dove i12 = ( 1 + 0 ,1 )1 / 12 − 1 = 0,00797414 rappresenta il tasso di interesse mensile, equivalente al tasso di interesse annuo i. 1.3 Problemi relativi alle rendite Si riprenda la formula (4) che permette di calcolare il valore attuale di una rendita con rata costante, posticipata, uguale ad R: 1 − ( 1 + i )− n V =R i (18) Compaiono quattro grandezze: il valore attuale V, la rata R, la durata n ed il tasso di interesse i. Se si conoscono i valori di tre di queste grandezze, si può determinare il valore della quarta. La relazione precedente, appunto, determina V noti R, n, i. 1.3.1 Calcolo della rata Per calcolare l’importo della rata che consente di ottenere un certo valore attuale, basta ricavare R dalla relazione precedente: Vi R= (19) 1 − ( 1 + i )− n 1.3.2 Calcolo del numero delle rate Noto il valore attuale della rendita, la rata ed il tasso di interesse, è possibile determinare n, cioè determinare il numero delle rate che occorre versare per ottenere un certo valore attuale V. La relazione (18) può essere scritta come V 1 − ( 1 + i )− n (20) = R i da cui (21) Vi 1 − = ( 1 + i )− n R risolvendo mediante i logaritmi, si ha Vi log( 1 − ) (22) R n=− log( 1 + i ) R con la condizione V < . i 1.3.3.Calcolo del tasso di interesse A volte si presenta il problema di determinare il tasso di interesse associato ad una rendita, qualora si conosca il valore attuale, il numero e l’importo delle rate. Si riprenda la formula (1) per il calcolo del valore attuale che può essere scritta come (23) R( 1 + i )−1 + R( 1 + i )− 2 + ... + R( 1 + i )− n − V = 0 ⇔ g ( i ) = 0 L’obiettivo è quello di cercare il valore della variabile i che risolve l’equazione g ( i ) = 0 . La soluzione può essere ricercata utilizzando alcuni metodi approssimati, fra i quali ricordiamo un metodo iterativo per la ricerca degli zeri di una funzione. Il metodo Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 7 si basa sul fatto che se una funzione continua in un intervallo assume in due punti a e b dell’intervallo valori di segno diversi, allora essa si annulla almeno una volta in (a,b). Solo per dare un’idea, l’applicazione del metodo iterativo per la ricerca del tasso di interesse parte da un valore iniziale del tasso di interesse i0 e procede con il calcolo di g(i0) in base alla (23); se si trova che g(i0)=0 allora i0 è il tasso di interesse cercato; altrimenti, se ad esempio g(i0)>0 si cercherà di diminuire il primo membro dell’equazione aumentando il tasso di interesse e quindi considerando i1>i0; si calcola nuovamente g(i1) e se si trova che g(i1)<0, allora si può restringere la ricerca nell’intervallo (i0, i1), ripetendo il procedimento. Si osservi che la regola per la variazione del tasso sfrutta la proprietà che il valore attuale di una rendita è una funzione decrescente del tasso di interesse. 2. Il problema del rimborso di un prestito Un problema molto comune in sede economica è quello dell’ammortamento di un debito. L’operazione di ammortamento si configura nel modo seguente. Al momento t = 0 un soggetto (detto mutuatario o debitore) riceve a prestito da un altro soggetto (detto mutuante o creditore) una somma S (detta mutuo o prestito) e deve restituirla entro un certo periodo di tempo riconsegnando non solo il capitale ricevuto ma anche gli interessi. Il rimborso del prestito può avvenire in vari modi, che sono disciplinati anche dalle norme di legge sui contratti di mutuo. Se ne ricordano due in particolare. Rimborso globale i) In questo caso il rimborso del capitale avuto in prestito avviene in un’unica soluzione, alla scadenza del contratto di mutuo, insieme agli interessi maturati. Dal punto di vista del debitore, l’ammortamento è visto come una operazione finanziaria in cui all’epoca t = 0 si riceve la somma S e all’epoca t = n si restituisce al creditore la somma in n finanziariamente equivalente all’importo S. Alla scadenza, quindi, il debitore verserà S (1 + i ) n , cioè il montante in n dell’importo S, calcolato impiegando il regime della capitalizzazione composta con un tasso di interesse i: S -S(1+i)n 0 n Dal punto di vista del creditore l’ammortamento è visto come un’operazione finanziaria opposta, in cui all’epoca 0 si eroga l’importo S e all’epoca n si riceve il rimborso del capitale unitamente agli interessi maturati: -S S(1+i)n 0 n Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 8 ii) Rimborso rateale (ammortamento progressivo) In questo caso si verifica la restituzione graduale del capitale che avviene in più scadenze successive ed il pagamento degli interessi in ciascuna scadenza. La durata del prestito viene quindi suddivisa in varie scadenze t 0 , t1 ,..., t k ,..., t n . Rk Ck t0 t1 … Ik tk … tn Ad ogni scadenza k-esima il debitore paga un’importo (Ck) a titolo di rimborso del capitale (quota capitale) ed un importo (Ik) a titolo di interesse (quota interesse). Quindi ad ogni scadenza il debitore paga sia la quota capitale che la quota interesse. Indicata con Rk la rata di ammortamento, la somma che complessivamente il debitore paga alla scadenza k, si ha che Rk = Ck + Ik. Dal punto di vista del debitore l’ammortamento si configura come un’operazione finanziaria in cui si riceve S all’epoca t0 e si pagano le rate di ammortamento R1, R2,.., Rn, alle varie epoche t1 ,...,t k ,...,t n . All’opposto il creditore eroga S all’epoca 0 e riceve gli importi R1, R2,.., Rn, alle varie scadenze. 2.1 Il piano di ammortamento Nel caso del rimborso rateale del prestito si tratta di determinare gli importi che in ciascuna scadenza il debitore dovrà restituire al creditore. Si tratta quindi di determinare le quote parziali di rimborso del capitale e l’ammontare degli interessi da pagare in ciascuna scadenza, che saranno commisurati di volta in volta al capitale che a tale scadenza risulta non ancora restituito. Si consideri inizialmente la situazione in cui le epoche di rimborso parziale sono equidistanti una dall’altra (scadenze 0, 1,…, k, …, n) e i pagamenti avvengono in via posticipata alla fine di ogni scadenza pattuita. E’ possibile organizzare le specifiche relative ai tempi di rimborso e al pagamento delle quote in un prospetto che prende il nome di piano di ammortamento. Ad ogni scadenza è importante conoscere anche l’ammontare del debito residuo e l’ammontare del debito estinto; ammortizzare un mutuo significa versare alle varie scadenze le rate previste in modo che il debito residuo finale si azzeri e, allo stesso modo, che il debito estinto raggiunga l’importo del prestito che è stato concesso. Si indichi con: S l’ammontare del prestito; la quota che il debitore paga alla scadenza k, a titolo di rimborso Ck del capitale (quota capitale); Ik la quota che il debitore paga alla scadenza k, a titolo di interesse (quota interesse); Rk l’importo totale versato dal debitore alla scadenza k (rata di ammortamento), dove Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 9 Rk = C k + I k 2.1.1 Condizione di chiusura sulle quote capitale Poiché il prestito S viene suddiviso in parti da rimborsare alle diverse scadenze, deve essere rispettato il vincolo: (24) C1 + C2 + ... + Ck + ... + Cn = S il che significa che la somma di tutte le quote di capitale versate coincide con l’ammontare del prestito. 2.1.2 Condizione di equità sulle rate L’ammortamento si configura come un’operazione finanziaria in cui si riceve S (o si paga S se si considera il punto di vista del creditore) all’epoca 0 e si pagano (rispettivamente si ricevono se si considera il punto di vista del creditore) le rate di ammortamento R1, R2,.., Rn, alla fine di ciascun periodo 1, 2,.., n , nell’ipotesi di pagamenti posticipati. 0 R1 R2 1 2 …… …… Rn n Deve essere quindi verificata una condizione di equivalenza finanziaria fra la prestazione S all’epoca 0 e la successione degli importi (rate) R1, R2,.., Rn, alle diverse epoche. Ciò significa che il mutuo S deve coincidere con il valore attuale, calcolato al tempo iniziale 0, della rendita descritta dalle rate R1, R2,.., Rn (25) S = R1 (1 + i ) −1 + R2 (1 + i ) −2 + .... + Rn (1 + i ) − n dove i rappresenta il tasso uniperiodale di interesse, considerato il regime di capitalizzazione composta. 2.1.3 Debito residuo Risulta interessante determinare ad ogni scadenza k-esima l’ammontare di denaro che il debitore deve ancora restituire, a titolo di capitale, per estinguere il debito. Tale grandezza viene denominata debito residuo all’epoca k e viene indicata con Dk. Si può esprimere il debito residuo considerando le quote capitale che hanno scadenza successiva a k (26) Dk = C k +1 + Ck + 2 + ... + Cn Da tale relazione si ricava che il debito residuo iniziale coincide con l’importo del mutuo, mentre il debito residuo finale si annulla D0 = C1 + C2 + ... + C n = S Dn = 0 (27) (28) Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 10 L’ultima relazione, quella di azzeramento del debito residuo, può essere vista come una condizione di equità o condizione di chiusura dell’operazione di ammortamento. E’ anche possibile esprimere il debito residuo ad una certa scadenza aggiornando il debito residuo ottenuto alla scadenza precedente, nel modo seguente (29) Dk = Dk −1 − C k 2.1.4 Debito estinto Si definisce debito estinto all’epoca k, e si indica con Ek, l’ammontare di denaro che il debitore ha già versato a titolo di rimborso del capitale. Si può esprimere il debito estinto considerando le quote capitale già versate fino alla scadenza k-esima (30) E k = C1 + C2 + ... + Ck Da tale relazione si ricava che il debito estinto iniziale è nullo, mentre il debito estinto alla scadenza n coincide con l’ammontare del prestito S (31) E0 = 0 (32) E = C + C + ... + C = S n 1 2 n Conoscendo il debito estinto ad una certa scadenza si può ottenere il debito estinto alla scadenza successiva mediante la regola di aggiornamento (33) E k = E k −1 + C k 2.1.5 Quota interesse Sia i il tasso di interesse riferito all’unità temporale presa in considerazione; se ad esempio le epoche di rimborso parziale sono misurate in anni, il tasso i corrisponde al tasso annuo di interesse. Alla scadenza di ogni rata k-esima si possono calcolare gli interessi commisurati al capitale che a tale scadenza risulta non ancora restituito, cioè gli interessi generati dal debito residuo, nel modo seguente: (34) I k = i ⋅ D k −1 Si osservi che qualora le epoche di rimborso siano scadenze generiche t1 ,...,t k ,...,t n , non necessariamente equidistanti una dall’altra, si dovranno calcolare gli interessi maturati dal debito residuo in ciascun generico intervallo (t k −1 , t k ) : (35) I = D [(1 + i ) t k − t k −1 − 1] k k −1 La relazione (34) è un caso particolare della (35) posto t k − t k −1 = 1 (epoche equidistanti). 2.1.6 Redazione del piano di ammortamento Le grandezze fondamentali che compaiono nell’operazione di ammortamento, l’importo del mutuo (S), le scadenze del rimborso k ( k = 0 , 1,...,n ), la successione delle rate di ammortamento (Rk), delle quote capitale (Ck), delle quote interesse (Ik), del debito residuo (Dk), e del debito estinto (Ek), sono organizzate solitamente in un prospetto denominato piano di ammortamento in cui ogni colonna del piano viene intestata ad una di tali successioni. Una volta redatto il piano di ammortamento si possono verificare le relazioni esistenti fra i vari elementi del piano, le condizioni di chiusura e di equivalenza finanziaria dell’operazione di ammortamento di un debito. Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 11 epoca rata 0 - 1 2 … k R1 R2 … Rk = C k + I k … Rn … n quota capitale - quota interesse - C1 C2 … Ck I1 I2 … Ik … Cn … In debito residuo D0 = S D1 D2 … Dk = Dk −1 − C k … Dn = 0 debito estinto E0 = 0 E1 E2 … E k = E k −1 + C k … En = S 2.1.7 Esempio Si contrae un prestito di 18.000€ con durata 5 anni e si concordando le seguenti quote di capitale: 4.500 € alla fine del primo e del terzo anno, 2.000 € alla fine del secondo e del quinto anno. Si sa che il tasso di interesse annuo è del 12% in regime di capitalizzazione composta. Si vuole redigere il piano di ammortamento del mutuo. Si considerino i dati del problema: S = 18.000 €; n = 5; i = 0,12; C1 = C3 = 4.500 €; C2 = C5 = 2.000 €. Il piano di ammortamento del prestito si presenta come segue: k 0 1 2 3 4 5 Rk 6.660 3.620 5.880 5.840 2.240 Ck 4.500 2.000 4.500 5.000 2.000 Ik 2.160 1.620 1.380 840 240 Dk 18.000 13.500 11.500 7.000 2.000 0 Ek 0 4.500 6.500 11.000 16.000 18.000 Per compilarlo si può partire scrivendo nelle celle corrispondenti alcuni dati del problema (C1 = 4.500€, C2 = 2.000 €, C3 =4.500 €, C5 =2.000 €). Inoltre si conoscono il debito residuo e il debito estinto iniziali (D0 = S = 18.000€, E0 = 0). Dalla condizione di chiusura sulle quote capitale si può ricavare l’ammontare della quarta quota capitale, note le altre e noto l’importo del mutuo: C 4 = S − (C1 + C 2 + C3 + C5 ) = 5.000 € Una volta che si conoscono le cinque quote capitale si può trovare la successione dei debiti residui, impiegando la regola di aggiornamento (29) e la successione dei debiti estinti, impiegando la regola di aggiornamento (33). Noti i debiti residui in ciascuna scadenza k, si possono poi trovare le quote interesse Ik (k = 0,1,..,5), tramite la relazione (34). Infine, nota la colonna delle quote capitale e delle quote interesse, si può trovare la successione delle rate. 2.2 Nuda proprietà e usufrutto Durante un’operazione di ammortamento vi può essere la necessità di valutare gli impegni futuri, considerato un certo istante di valutazione ed un particolare tasso di Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 12 valutazione. A volte infatti si stipula un contratto di ammortamento, ma poi decorso un certo periodo di tempo si può avere la necessità di rivedere le condizioni del contratto, oppure di saldare anticipatamente il mutuo, oppure di allungarne la durata. In tutti questi casi è utile valutare l’impegno finanziario futuro; solitamente la valutazione viene fatta impiegando un tasso di valutazione diverso dal tasso di remunerazione del prestito. Indicata con k una certa epoca, si definisce valore del prestito all’epoca k (chiamato anche corso dell’operazione finanziaria) il valore attuale in k delle rate ancora da corrispondere, calcolato in base ad un generico tasso di valutazione x: (36) W ( x) = R (1 + x) −1 + R (1 + x) −2 + .... + R (1 + x) −( n − k ) k k +1 k +2 n k k +1 k +2 n k k +1 k +2 n Si definisce nuda proprietà del prestito all’epoca k il valore attuale in k delle quote capitale ancora da corrispondere, calcolato in base al tasso di valutazione x (37) P ( x) = C (1 + x) −1 + C (1 + x) −2 + .... + C (1 + x) − ( n − k ) Infine, si definisce usufrutto del prestito all’epoca k il valore attuale in k delle quote interesse ancora da corrispondere, calcolato in base al tasso di valutazione x (38) U ( x) = I (1 + x) −1 + I (1 + x) −2 + .... + I (1 + x) − ( n − k ) Dalle definizioni date e utilizzando la proprietà di decomposizione della rata di ammortamento nelle sue componenti (quota capitale e quota interesse), segue che il valore del prestito ad una certa epoca k, valutato in base ad un dato tasso di valutazione, non è altro che la somma della nuda proprietà e dell’usufrutto del prestito (39) Wk ( x) = Pk ( x) + U k ( x) Si osservi che il calcolo del valore del prestito, della nuda proprietà e dell’ usufrutto può anche essere effettuato adottando un regime diverso da quello solitamente impiegato della capitalizzazione composta; inoltre, tali grandezze possono essere riferite ad un generico istante s che non coincide con alcuna delle scadenze di rimborso del piano. In questi casi si dovranno riformulare le relazioni (36)-(37)-(38) in modo che siano in grado di rappresentare il caso considerato. 2.2.1 Esempio Si consideri l’esempio del paragrafo precedente dell’ammortamento di un mutuo di 18.000€ da ammortizzarsi in cinque anni. Si vuole calcolare la valutazione del prestito, la nuda proprietà e l’usufrutto, dopo aver corrisposto le prime due rate, impiegando un tasso di valutazione del 15%. Posto k = 2, x = 0,15, si può calcolare dapprima la nuda proprietà P2(0,15) e l’usufrutto U2(0,15) impiegando la (37) e la (38): P2 (0,15) = 4.500(1 + 0,15) −1 + 5.000(1 + 0,15) −2 + 2.000(1 + 0,15) −3 = 9.008,79 U 2 (0,15) = 1.380(1 + 0,15) −1 + 840(1 + 0,15) −2 + 240(1 + 0,15) −3 = 1.992,97 Poi, tramite la (39), si calcola la valutazione del prestito W2 (0,15) = P2 (0,15) + U 2 (0,15) = 11.001,76 2.3 Ammortamento con quote di capitale costante Un particolare metodo di ammortamento prevede il pagamento, da parte del debitore, di quote capitale tutte uguali ad un comune importo C. Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 13 (40) C1 = C 2 = ... = C n = C Tale tipo di ammortamento è anche chiamato metodo italiano o metodo uniforme. Se si conosce l’ammontare del prestito S si può ricavare immediatamente l’ammontare della quota capitale costante da versare alla fine di ciascuna scadenza pattuita; ciò si ottiene utilizzando la condizione di chiusura sulle quote capitale: (41) S C1 + C 2 + ... + Cn = S nC = S C= n Si può mostrare come in tale tipo di ammortamento le quote di debito residuo, le quote interesse e le rate di ammortamento siano decrescenti in progressione aritmetica. 2.3.1 Debito residuo Dalla condizione (29) di aggiornamento del debito residuo, essendo la quota capitale costante in ciascuna scadenza k-esima ( C k = C ∀k ) , si ottiene la relazione (42) Dk − Dk −1 = −C k = 1,2,..., n ciò significa che la differenza fra il debito residuo ad una certa scadenza e il debito residuo alla scadenza precedente è costante ed è uguale a –C, che rappresenta la ragione della progressione aritmetica. 2.3.2 Quota interesse Si consideri la quota interesse all’epoca k+1, calcolata sulla base del debito residuo alla scadenza precedente (43) I k +1 = i ⋅ Dk dalla relazione (42) si può scrivere il debito residuo alla scadenza k come: Dk = Dk −1 − C per cui sostituendo in (43) si ottiene I k +1 = i ( Dk −1 − C ) = iDk −1 − iC (44) (45) ed essendo iDk −1 = I k , si ottiene (46) I k +1 = I k − iC I k +1 − I k = −iC il che significa che le quote interesse si presentano in progressione aritmetica decrescente, con ragione –iC. 2.3.3 Rata di ammortamento In modo analogo si può dimostrare che anche le rate di ammortamento si presentano in progressione aritmetica decrescente, con ragione –iC, cioè (47) Rk +1 − Rk = −iC Infatti si può far vedere che la differenza fra le rate di ammortamento in due scadenze successive coincide con la differenza fra le quote interesse in due scadenze successive, la quale a sua volta è uguale a –iC, per la (46). Infatti si possono esprimere le rate di ammortamento alle scadenze k e k+1, come somma delle quote capitale (costanti) e delle quote interesse: Rk = C + I k e Rk +1 = C + I k +1 da cui Rk +1 − Rk = C + I k +1 − C − I k = I k +1 − I k Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 14 2.3.4 Esempio Si vuole ammortizzare, con il metodo italiano, 1.000 € al tasso di interesse del 10% annuo, in 5 anni. Il piano di ammortamento si presenta come segue k 0 1 2 3 4 5 Rk 300 280 260 240 220 Ck 200 200 200 200 200 Ik 100 80 60 40 20 Dk 1.000 800 600 400 200 0 Ek 0 200 400 600 800 1.000 In primo luogo si può calcolare l’ammontare della quota capitale da pagare alla fine di ciascun anno 1.000 5C = 1.000 C= = 200€ 5 ciò consente di riempire immediatamente la colonna intestata alla quota capitale. Successivamente, sfruttando la relazione di aggiornamento del debito residuo ( Dk = Dk −1 − C , con D0 = S = 1.000 ) si può riempire la colonna intestata al debito residuo; si nota appunto come le quote Dk siano in progressione aritmetica decrescente di ragione –200. Una volta noto il debito residuo in ciascuna scadenza, si possono calcolare le quote interesse, che saranno decrescenti in progressione aritmetica di ragione –iC = -20 e le rate di ammortamento come somma delle quote capitale e delle quote interesse. 2.4 Ammortamento a rate costanti Un altro particolare metodo per ammortizzare un prestito prevede rate di ammortamento tutte uguali ad un comune importo R, in ciascuna scadenza considerata (48) R1 = R2 = ... = Rn = R Tale tipo di ammortamento è anche chiamato metodo francese o metodo progressivo in senso stretto. In questo caso la condizione di equivalenza finanziaria impone che l’importo del prestito S deve coincidere con il valore attuale calcolato al tempo iniziale 0 della rendita a rata costante R, cioè, ricordando la formula (4) del capitolo dedicato alle rendite 1− vn (49) i Se si conosce l’ammontare del prestito S, il numero delle rate n ed il tasso di interesse i, si può ricavare immediatamente l’ammontare della rata di ammortamento da versare alla fine di ciascuna scadenza pattuita i R=S (50) 1− vn Una caratteristica di tale metodo di ammortamento è che le quote capitale Ck sono crescenti in progressione geometrica (da cui il termine metodo d’ammortamento progressivo). Infatti a partire dalle relazioni: S=R R = Rk = I k + C k = i ⋅ Dk −1 + C k Appunti su rendite e ammortamenti, pag. 15 R = Rk +1 = I k +1 + Ck +1 = i ⋅ Dk + C k +1 = i ( Dk −1 − C k ) + Ck +1 essendo il primo membro uguale ad R per entrambe le equazioni, si possono uguagliare i secondi membri e si ottiene: i ⋅ Dk −1 + C k = i ⋅ Dk −1 − i ⋅ C k + C k +1 C k +1 = (1 + i )C k il che significa che il rapporto fra la quota capitale ad una certa scadenza e quella alla scadenza precedente è costante ed è uguale ad (1+i), che rappresenta la ragione della progressione. 2.4.1 Esempio Si vuole costruire il piano di ammortamento di un prestito di 20.000 € da restituire in quattro rate costanti annuali al tasso di interesse annuo i = 0,06. Il piano di ammortamento completo del debito si presenta come segue: k 0 1 2 3 4 Rk 5.771,83 5.771,83 5.771,83 5.771,83 Ck 4.571,83 4.846,15 5.136,90 5.445,12 Ik 1.200 925,68 634,92 326,71 Dk 20.000 15.428,17 10.582,02 5.445,12 0 Ek 0 4.571,83 9.417,98 14.554,88 20.000 In primo luogo si può calcolare l’ammontare della rata di ammortamento, in base alla relazione (50): 20.000 ⋅ (0,06) R= = 5.771,83€ 1 − (1 + 0,06) − 4 Calcolata R e riempita l’intera colonna intestata alla rata, si possono calcolare le altre grandezze del piano, calcolando per ciascuna scadenza k-esima (k = 1,…,4) la quota interesse I k = i ⋅ Dk −1 , la quota capitale C k = Rk − I k e il debito residuo Dk = Dk −1 − C k . Si osservi che le quote capitale crescono in progressione geometrica di ragione 1,06.