Trasmissione verticale delle infezioni Prof. Francesca Pica Cattedra di Microbiologia Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Contatti: [email protected] Primo argomento I dati sui microrganismi più frequentemente causa di trasmissione materno-fetale (Citomegalovirus, Virus della Rosolia, Herpes simplex virus, Toxoplasma gondii, Treponema pallidum, Streptococchi di gruppo B ed E. coli) indicano che: - circa il 2% dei feti si infettano in utero - e un 10% durante il parto o nei primi mesi di vita Alford C.A. e Pass R.F.: Epidemiology of chronic congenital and perinatal infections of man. Clin. Perinatol. 8:397-414, 1981. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 2 Premesse In gravidanza il prodotto del concepimento si trova in un ambiente sterile, protetto dalla placenta (verso microrganismi presenti nel circolo materno) e dalle membrane fetali (verso la popolazione microbica dei genitali materni). Il canale del parto è un ambiente non sterile: lattobacilli, batteri anaerobi obbligati, batteri o virus potenzialmente patogeni, etc. In gravidanza è fisiologico uno stato di lieve immunodepressione, che può condizionare la riattivazione di alcune infezioni virali latenti o un decorso più severo di alcune infezioni. Feto, placenta e annessi embrionali sono potenziali bersagli per microrganismi patogeni. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 3 Dal punto di vista della modalità di acquisizione dell’infezione distinguiamo: INFEZIONI CONGENITE O IN UTERO INFEZIONI PERINATALI INFEZIONI POST-NATALI Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 4 Come si può infettare il feto? Le donne gravide non solo sono esposte alle infezioni prevalenti nelle comunità di residenza ma, generalmente, sono naturalmente a contatto con bambini piccoli i quali rappresentano una sorgente aggiuntiva di possibili infezioni. La maggior parte delle infezioni che interessano la donna gravida risolvono spontaneamente oppure, ove opportuno, a seguito di trattamento con antimicrobici specifici; esse di solito rimangono localizzate (es. tratto respiratorio, tratto gastro-intestinale, etc.). Quando i microrganismi sono in grado di invadere il torrente circolatorio (possibilità di trasmissione transplacentare), si può avere infezione fetale. L’infezione fetale può aversi anche come esito dell’ estensione dell’infezione di una zona adiacente, ad es. il peritoneo oppure i genitali. Infine metodi diagnostici e terapeutici invasivi di varie patologie fetali, possono risultare in un sia pure limitato numero di infezioni fetali. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica a 5 Infezione del feto da tessuti materni adiacenti In epoca precedente alla rottura delle membrane, microrganismi presenti nel tratto genitale possono invadere il liquido amniotico ed infettare il feto. Come? mediante soluzioni di continuo microscopiche delle membrane stesse (aree devitalizzate) per via discendente dalle salpingi (salpingiti o peritoniti) per estensione diretta di un’infezione uterina (ascessi o celluliti miometrali). Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 6 Infezione del feto a seguito di interventi diagnostici o terapeutici in utero Tecniche invasive: lesioni della cute cranica dovute a puntura per raccolta di sangue fetale o ad applicazione di elettrodi per eeg, possono dar luogo ad osteomieliti o sepsi streptococciche. Trasfusioni intrauterine in caso di eritroblastosi severa (casi documentati di infezioni da CMV e da cocchi gram neg. come Acinetobacter calcoaceticus) possono esitare in infezioni acute della placenta e batteriemia fetale. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 7 Infezione del feto a seguito di invasione del circolo materno (1) Avviene per via transplacentare: i microrganismi circolanti sono veicolati da linfociti o neutrofili o possono presentarsi adesi agli eritrociti o viaggiare liberi da cellule. Le conseguenze possono essere: Infezione placentare (villositi o placentiti) senza conseguenze sul feto, è stata dimostrata in caso di Tbc materna, sifilide, malaria, coccidiomicosi, infezione da CMV e rosolia. Le difese fetali nei confronti dell’infezione placentare possono includere i trofoblasti dei villi, i macrofagi placentari, la produzione locale di fattori solubili come anticorpi e linfochine. Infezione del feto senza infezione della placenta, è teoricamente possibile in caso di passaggio dei microrganismi attraverso i villi coriali per pinocitosi, soluzioni di continuo placentari o per diapedesi di leucociti o eritrociti infetti. Più spesso però si accompagna alla presenza di microscopiche aree di placentiti. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 8 Infezione del feto a seguito di invasione del circolo materno (2) Assenza di infezione di feto e placenta a seguito di batteriemia materna lieve (es. interventi odontoiatrici) o più prolungata e severa (es. ascessi, celluliti, polmoniti batteriche, pielonefriti, endocarditi). Clearance dei microbi da parte del sistema reticoloendoteliale o dei leucociti circolanti materni? Infezione di feto e placenta. La disseminazione microbica dalla placenta infetta al circolo fetale può avvenire tramite emboli infetti, tessuto coriale necrotico, o per estensione dell’infezione alle membrane fetali con infezione secondaria del liquido amniotico e aspirazione e/o ingestione di questo da parte del feto. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 9 N.B. Alcune malattie batteriche (es. febbre tifoide, polmoniti, sepsi da gram neg. ed infezioni delle vie urinarie), ma anche protozoarie (es. malaria) e virali ( varicella, vaiolo, morbillo) della donna gravida possono interessare il feto a prescindere dall’invasione microbica diretta di placenta o tessuti fetali Infatti, l’ iperpiressia, l’anossia, la presenza di tossine o metaboliti nel circolo materno, che si hanno in questi casi, possono influenzare in maniera significativa la gravidanza e determinare aborto, nascita di feto morto o parto prematuro. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 10 N.B. L’associazione tra infezioni urinarie materne, parto prematuro e basso peso alla nascita, è nota da tempo come uno dei casi in cui mancano evidenze di infezione fetale e placentare. Molta attenzione meritano le batteriurie asintomatiche, ma comunque il danno è direttamente proporzionale al grado di coinvolgimento renale (iperazotemia, pielonefrite). * E’ interessante evidenziare che in casi di pielonefriti da E. coli nella madre, si era avuta esposizione e sensibilizzazione agli Ag batterici in utero (presenza di linfociti sensibilizzati nel bambino). Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 11 Dal punto di vista degli esiti dell’infezione distinguiamo: INFEZIONE CONGENITA O IN UTERO = riassorbimento dell’embrione, aborto, bimbo nato morto, malformazioni, ritardo di crescita intra-uterina, prematurità e varie sequele croniche post-natali caratteristiche degli infetti congeniti. INFEZIONE PERINATALE= malattia sistemica severa che esita nella morte del bambino oppure in una infezione post-natale persistente. INFEZIONE POST-NATALE= riconosce come fonte di contagio il personale del reparto, la madre, altri neonati, mediante strumenti diagnostici, respirazione di droplets, latte, emoderivati. Gli esiti sono variabili a seconda dell’entità del contagio e delle condizioni cliniche generali del soggetto. Gli esiti a breve- e a lungo-termine di tutti questi tipi di infezioni rappresentano un grosso problema di sanità pubblica in tutto il mondo. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 12 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (1) Morte dell’embrione. Infezione nelle primissime settimane di gestazione, talora prima che la donna venga a conoscenza del suo stato, perciò è difficile stimare l’incidenza di tale esito per ciascun agente microbico. Aborto e nascita di feto morto. I primi segni riconoscibili di infezione fetale si hanno dopo le prime 6-8 settimane di gestazione. La morte intra-uterina può essere il risultato di una massiccia infezione fetale o del fatto che il microrganismo è in grado di interferire con l’organogenesi in maniera così grave da interrompere lo sviluppo delle funzioni necessarie alla vita del feto. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 13 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (2) Prematurità. Definizione: nascita di un bambino vivo prima della 37a settimana gestazionale. Può risultare da qualsiasi agente in grado di infettare il feto nel 3° trimestre di gravidanza. I microrganismi responsabili di aborto sono di frequente implicati anche nella nascita di prematuri. * Il parto è iniziato dall’attivazione di un enzima, la fosfolipasi A2, che idrolizza i fosfolipidi nelle membrane placentari, generando accumulo di ac. arachidonico ed aumentata sintesi di PGs. Attività fosfolipasica A2 è stata ritrovata in vari batteri che colonizzano il tratto genitale materno. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 14 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (3) Ritardo di crescita intra-uterina e basso peso alla nascita. L’infezione fetale può esitare nella nascita di bambini “piccoli per età gestazionale” . Sebbene questa evenienza sia stata associata a vari tipi di infezioni, vi sono evidenze certe di una relazione causale solo per CMV e Virus della Rosolia. * Gli organi di bambini deceduti per sindrome congenita rubeolica o da CMV contengono un ridotto numero di cellule morfologicamente normali. * Al contrario, le cellule parenchimali di bambini piccoli per età gestazionale, ma NON per cause infettive, bensì per tossiemia materna o anormalità placentari, sono in numero normale pur contenendo una ridotta quantità di citoplasma a causa di malnutrizione fetale. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 15 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (4) Anomalie di sviluppo e teratogenesi. Ruolo primario di CMV e Virus della Rosolia, più di rado Coxackievirus B3 e B4 e VZV. Patogenesi? a) I virus possono indurre morte cellulare, alterazioni della crescita cellulare e danno cromosomico: evidenze sperimentali ottenute in vitro (colture cellulari) ed in vivo (linfociti umani circolanti). b) Fenomeni infiammatori e distruzione dei tessuti piuttosto che attività teratogena sembrano essere responsabili delle anomalie strutturali caratteristiche della sifilide congenita, della rara infezione transplacentare da HSV e della toxoplasmosi. (Es: microcefalia, idrocefalia o micro-oftalmia degli infetti congeniti da T. gondii derivano da un processo necrotizzante esteso contenente al suo interno numerosi microrganismi). Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 16 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (5) Malattia congenita. L’evidenza clinica di infezione intra-uterina può manifestarsi alla nascita, subito dopo la nascita o dopo alcuni anni. Manifestazioni cliniche tipiche: epatosplenomegalia, ittero, adenopatia, polmonite, lesioni cutanee, lesioni del SNC, del cuore, delle ossa e dell’apparato oculare. a) La presenza alla nascita di sintomi e segni di infezione congenita può portare a morte il neonato (danno grave ed esteso) oppure risolvere al momento in cui le sue difese immunologiche aumentano e viene raggiunto il controllo dell’infezione. b) Come si può stabilire se l’infezione osservata nel neonato sia occorsa in utero, durante il parto o nell’immediato post-partum? - Se l’esordio dei sintomi occorre entro il periodo minimo di incubazione della malattia (3 gg per enterovirus, 10 gg per VZV e rosolia), l’infezione è stata acquisita in epoca precedente al parto; - per la malaria invece l’intervallo tra esposizione della madre al plasmodio e la malaria congenita può essere molto più lungo (anche di anni). Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 17 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (6) Neonato sano! La maggior parte dei neonati infetti in utero da virus della Rosolia, da T. gondii o da CMV non presenta segni di infezione congenita. Cause possibili: bassa carica infettante, scarsa virulenza dell’agente infettante, epoca gestazionale in cui avviene l’infezione, etc. Occorre ricordare però che alcuni difetti richiedono mesi o anni per manifestarsi, ad es. difetti dell’udito o del visus a seguito dell’ infezione congenita da CMV, Rosolia o T. gondii. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 18 Esiti dell’infezione embrionale e fetale (7) Infezione post-natale persistente. Alcuni microrganismi continuano a sopravvivere e a replicarsi nei tessuti degli infetti congeniti, sia sintomatici che asintomatici, per mesi o anni dopo l’infezione occorsa in utero. Es. in alcune infezioni congenite (rosolia, HSV, CMV, T. gondii, T. pallidum, Tbc, malaria) questo fenomeno genera distruzione progressiva dei tessuti e spiega il progressivo deterioramento delle funzioni motorie e psichiche manifesto a cavallo della prima o seconda decade di vita. I meccanismi che determinano il mantenimento o la terminazione dell’infezione cronica fetale e post-natale sono noti solo in parte. Le risposte immunitarie umorali (IgM o IgG specifiche) che si sviluppano nel periodo neonatale sembrano essere intatte nella maggior parte di questi bambini. L’importanza delle risposte immunologiche cellulo-mediate è ancora da definire. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 19 LE INFEZIONI AQUISITE DURANTE IL PARTO La colonizzazione microbica del neonato e della placenta generalmente inizia dopo la rottura delle membrane. Se il parto tarda, la microflora vaginale può ascendere e talora produrre infiammazione delle membrane fetali, del cordone ombelicale e della placenta. Si può avere infezione fetale anche per aspirazione di liquido amniotico infetto. Alcuni virus sono presenti nelle secrezioni genitali o nel sangue (HSV, CMV, HBV, HCV, HPV): il neonato può essere colonizzato alla nascita proprio durante il passaggio attraverso il canale del parto. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 20 LE INFEZIONI AQUISITE DURANTE IL PARTO I microrganismi più comunemente in causa sono: - Cocchi gram pos. (streptococchi e stafilococchi) - Cocchi gram neg. (neisserie) - Bacilli enterici gram- (E.coli, Proteus sp., Klebsiella sp., Pseudomonas sp., Salmonella e Shigella) - Batteri anaerobi - Funghi - Clamidie - Protozoi (Trichomonas vaginalis e Toxoplasma gondii) - Micoplasmi - Virus Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 21 LE INFEZIONI AQUISITE DURANTE IL PARTO L’associazione con malattia neonatale è significativa comunque soltanto per: Streptococchi di gruppo A e gruppo B Escherichia coli Neisseria gonorrhoeae CMV HSV tipo II Candida albicans Chlamydia trachomatis Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 22 Ogni adolescente ♀ deve sottoporsi alla seguente analisi di laboratorio Complesso TORCH Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 23 TO come Toxoplasma Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 24 Toxoplasmosi La toxoplasmosi è una zoonosi causata dal Toxoplasma gondii, un microrganismo che compie il suo ciclo vitale, estremamente complesso e diverso a seconda dell’ospite, solo all'interno delle cellule. • Il parassita può infettare moltissimi animali (dai mammiferi agli uccelli, dai rettili ai molluschi) e può trasmettersi da un animale all’altro attraverso l’alimentazione con carne infetta. • Il Toxoplasma gondii non si trova solo nella carne, ma anche nelle feci di gatto e nel terreno in cui abbia defecato un gatto o un altro animale infetto. • Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 25 Toxoplasmosi in gravidanza La toxoplasmosi è ad alto rischio nel caso in cui venga contratta in gravidanza: l'infezione può infatti passare al bambino attraverso la placenta, provocando in determinate circostanze malformazioni o addirittura l'aborto o la morte in utero. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 26 Infezione da Toxoplasma gondii Fattori di rischio principali sono legati all’alimentazione (dal 30 al 63% dei casi dovuti all’assunzione di carne di maiale e agnello poco cotta). Evitare di assaggiare la carne mentre la si prepara e lavarsi molto bene le mani sotto acqua corrente dopo averla toccata. Se si evita di mangiare carne cruda, semicruda e salumi durante la gravidanza, può essere evitato il 41% delle infezioni in gravidanza. Altra fonte di contaminazione è la terra degli orti e dei giardini, dove animali infetti possono aver defecato. Chi svolge attività di giardinaggio si lavi molto bene le mani prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi. Lo stesso vale per ortaggi e frutta fresca, che vanno lavati accuratamente sotto acqua corrente. Si è ridimensionata l’attenzione nei confronti del gatto domestico come portatore della malattia. Esso è infatti alimentato con prodotti in scatola e la sua lettiera è cambiata tutti i giorni (le cisti del parassita si schiudono dopo tre giorni a temperatura ambiente e alta umidità). Il vero serbatoio della toxoplasmosi è invece rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando Toxoplasma anche per diverse settimane. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 27 Infezione da Toxoplasma gondii Toxoplasmosi primaria E’ caratterizzata da un periodo di settimane o mesi in cui il parassita si può ritrovare nel sangue e nei linfonodi in forma direttamente infettante. È la fase sintomatica della toxoplasmosi (ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa, mal di gola, a volte febbre ed epatosplenomegalia). Complicanze: corioretinite, che può compromettere la vista; encefalite; sintomi attribuibili a una malattia autoimmune, di solito negli immunocompromessi. Toxoplasmosi post-primaria Inizia con la risposta del soggetto al Toxoplasma gondii : assenza di segni clinici e di laboratorio dell’infezione acuta, ma persistenza del parassita nell’organismo, "incistato" nei muscoli e nel cervello. Se le difese immunitarie vengono meno (sia per malattia, sia per trattamenti medici), il microrganismo può tornare aggressivo, riprodursi e indurre nuovi danni. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 28 Infezione da Toxoplasma gondii Nel caso in cui la donna dovesse essere contagiata durante la gravidanza, è possibile bloccare la trasmissione dell'infezione al bambino attraverso un trattamento antibiotico mirato, es. spiramicina, un antibiotico ben tollerato sia dalla madre sia dal feto. Esistono anche combinazioni antibiotiche più efficaci (pirimetamina e sulfadiazina) almeno nell’impedire la comparsa di postumi all’anno di vita: l’uso di questa combinazione è d’obbligo quando la trasmissione dell’infezione al feto sia dimostrata attraverso l’amniocentesi. Nel caso in cui il trattamento non sia adeguato o sia iniziato troppo tardi, il bambino potrebbe avere una malattia grave già visibile alla nascita. Con le attuali possibilità di trattamento, almeno il 90% dei bambini con toxoplasmosi congenita nasce senza sintomi evidenti e risulta negativo alle visite pediatriche di routine. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 29 Infezione da Toxoplasma gondii i bambini la cui mamma abbia contratto la toxoplasmosi dopo le 16-24 settimane di gestazione appaiono spesso normali alla nascita, anche se opportune indagini strumentali possono mettere in rilievo alcune anomalie. i feti contagiati nelle prime settimane di gravidanza, invece, sono quelli che subiscono le conseguenze più gravi dell’infezione congenita: interruzione spontanea della gravidanza, idrocefalia, lesioni cerebrali che possono provocare ritardo mentale ed epilessia, ridotta capacità visiva che può portare fino alla cecità. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 30 L’infezione da Toxoplasma gondii è spesso asintomatica , perciò bisogna conoscere il proprio stato sierologico prima della gravidanza. Stato sierologico pre-gravidico non noto il Toxo-test deve essere eseguito entro le prime otto settimane di gestazione. Se la donna è protetta (ha le IgG) il test non deve più essere ripetuto. Se la gestante è "suscettibile" (cioè non ha IgG né IgM specifiche) deve eseguire almeno altri due controlli, rispettivamente a 20 e 36 sett. gestaz. Se viene documentata la presenza di IgM specifiche, l’infezione in gravidanza è comunque solo sospetta. Si procede quindi con test sierologici più sofisticati presso centri di riferimento di riconosciuta esperienza sia per accertare la diagnosi sia, eventualmente, per disegnare una terapia. Se l’infezione è confermata, il nascituro, anche se apparentemente sano, dovrà essere seguito per almeno tutto il primo anno di vita da un centro specializzato per poter escludere eventuali danni cerebrali e visivi che insorgano nei mesi successivi. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 31 R come ROSOLIA Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 32 VIRUS DELLA ROSOLIA (genere Rubivirus, famiglia Togavirus) Piccoli virus con envelope, capside icosaedrico ed RNA a singolo filamento con polarità positiva 1 p capsidica (C) e 2 gp dell’envelope (E1 ed E2; anti-recettori) Agente etiologico della rosolia, malattia esantematica maculo-papulare lieve ad evoluzione benigna, caratterizzata da febbricola, faringodinia e linfoadenopatia retro-auricolare e laterocervicale. Possibili complicanze nell’adulto: artralgie e artriti. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 33 ROSOLIA Trasmessa mediante le secrezioni naso-faringee del pz che è contagioso da 4-5 gg prima a 3-5 gg dopo la comparsa dell’esantema L’infezione primaria in gravidanza può determinare o meno ROSOLIA CONGENITA = continua moltiplicazione ed escrezione virale fino a 1-3 aa dalla nascita; triade di Gregg (cataratta, sordità, difetti cardiaci). Il rischio tende a decrescere nel tempo: è > 50% nel 1 mese e dell’1% dopo il 4 mese di gestazione La reinfezione asintomatica è priva di conseguenze Diagnosi clinica e sierologica (ricerca IgG e IgM), PCR nel liq amniotico e nel sangue del neonato (att.ne non sempre positività = danno) In caso di infez primaria della madre, l’accertamento della infezione intrauterina e della diagnosi prenatale di rosolia deve essere affrontato in relazione all’età gestazionale della madre ed alla probabilità di rischio fetale. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 34 Vaccini per la Rosolia Esistono diversi ceppi virali attenuati: - HPV-77 - Ceppo Cendehill - Ceppo RA27/3 pass in cell diploidi umane) E’ il + usato. Induce la comparsa di Ab protettivi nel 95% dei vaccinati. Il virus vaccinico non viene trasmesso ai contatti non immuni. E’ controindicato in gravidanza e nei 2-3 mesi precedenti per rischio teorico di trasmissione al feto Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 35 C come Citomegalovirus (CMV) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 36 CMV(famiglia Herpesvirus, virus a DNA e con envelope) Nelle gravide la maggior parte delle infezioni da CMV è asintomatica o aspecifica (febbricola persistente, mialgia, adenomegalia, linfocitosi atipica e modesto rialzo delle transaminasi) La trasmissione materno-fetale può aversi praticamente solo in caso di infezione primaria materna (rischio dal 24 al 75% dei casi: rischio medio 40%), e presentarsi durante tutti e 3 i trimestri di gravidanza, con un maggior rischio di prognosi fetale grave dalla 1 alla 27 settimana Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 37 CMV Nei paesi sviluppati 0.3-2% dei nati vivi. In Italia incidenza di 1.1% (ogni anno su 500.000 nati vivi, 5.500 presentano infezione da CMV e, tra questi, almeno 1.500 presenteranno sindromi ad essa correlate). Tra gli infetti congeniti solo il 20-30% è sintomatico; il 7080% sono asintomatici, ma il 10-15% di questi può presentare segni tardivi: ritardo mentale, ipoacusia mono o bilaterale, corioretinite, microcefalia. Dall’1 al 15% dei neonati acquisisce l’infezione da CMV durante la nascita o nei primi periodi di vita neonatale Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 38 CMV L’infezione congenita da CMV viene acquisita per via transplacentare, cioè dal sangue materno (dai leucociti materni) il virus infetta la placenta, si replica in essa fino ad arrivare a contatto con il circolo fetale. CMV infetta in modo produttivo lo stroma placentare. La placenta ha un ruolo chiave nella protezione del feto dall’infezione da CMV. L’outcome neonatale è determinato quindi non solo dalle difese immunitarie materno-fetali, ma anche dalla permissività placentare all’infezione. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 39 CMV L’immunità umorale materna (ossia il titolo anticorpale IgG anti-gB, ma anche IgM) è maggiore nelle donne che trasmettono rispetto a quelle che non trasmettono l’infezione (vuol dire che il titolo di Ab neutralizzanti non ha significato protettivo, bensì è indice di maggiore replicazione) Ruolo dell’età materna: il rischio di infezione congenita è maggiore nelle adolescenti Quadro clinico dell’infetto congenito sintomatico alla nascita: epatite o polivisceriti con ittero severo, porpora trombocitopenica, epato- spleno- megalia, polmonite, encefalite. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 40 CMV: stato sierologico pre-gravidico conosciuto Sieropositive prima del concepimento (hanno IgG specifiche per CMV): rischio di trasmissione <1% e anche quando avvenisse il rischio per il feto è molto basso. Pertanto non vengono consigliati screening particolari. Sieronegative prima del concepimento, sono suscettibili di infezione primaria da CMV. Esse devono essere istruite su norme comportamentali e igieniche da seguire in gravidanza ed eseguire controlli sierologici (ricerca Ig CMV-specifiche) fino alla 18 sett; se ancora neg a 18 sett, il successivo controllo si fa a 34-37 sett Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 41 CMV: stato sierologico pre-gravidico non conosciuto (1) La diagnosi di infezione da CMV è complessa: i kit in commercio per la ricerca delle IgM anti-CMV mostrano concordanza dal 56 al 75% con sensibilità oscillante dal 30 all’88%. Le IgM anti-CMV sono un buon indicatore di infezione acuta o recente ma non sono necessariamente indicatori di infezione primaria (infatti meno del 10% delle IgM+ infetta congenitamente il feto o il neonato. In alcune gravide IgM anti CMV sono state ritrovate anche alcuni mesi dopo l’esaurimento della fase acuta e che per questo tipo di indagine vi sono tanti casi di falsa positività. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 42 CMV: stato sierologico pre-gravidico non conosciuto (2) L’immunoblot rappresenta il “gold standard” per la conferma della presenza delle IgM nel siero. I test di avidità delle IgG anti-CMV rappresentano la procedure commerciale più affidabile per l’ identificazione dell’infezione primaria. INDICI DI AVIDITA’ BASSI = infezioni virali primarie in fase acuta o recenti INDICI DI AVIDITA’ ALTI = assenza di infezione primaria in fase acuta o recente Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 43 CMV – accertamento infezione primaria Antigenemia, viremia e isolamento del virus dalle urine sono le procedure usate per l’accertamento dell’infezione primaria. La PCR nei PMNs è positiva nella quasi totalità delle infez primarie nei primi 1-2 mesi. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 44 Diagnosi prenatale per CMV Recenti dati sulla PCR quantitativa nel liquido amniotico hanno mostrato che elevati carichi virali possono identificare feti ad alto rischio di sviluppare infezioni severe. RISCHIO MOLTO BASSO <103 genomi equivalenti/ml (GE/ml) SICURA INFEZIONE CONGENITA >103 gE/ml FETI AD ALTO RISCHIO DI INFEZIONE SINTOMATICA 105 genomi equivalenti/ml (GE/ml) Terapia: ganciclovir escluso per la sua potenziale tossicità e mutagenicità. Uso di Ig iperimmuni: non ci sono dati sufficienti per stabilirne l’efficacia (un trial italiano è iniziato nel 2009). Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 45 H come Herpes simplex virus tipo1 (HSV-1) e tipo 2 (HSV-2) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 46 HSV-1 e HSV-2 (famiglia Herpesvirus, virus a DNA e provvisti di envelope) Rischio di trasmissione per lo più durante il parto in caso di riattivazione sintomatica o asintomatica dell’infezione genitale materna Profilassi: ricerca di HSV (isolamento o PCR) nelle secrezioni cervicali materne a partire dalla 36-38 settimana fino al momento del parto (1 volta/sett) In caso di positività opzione per il parto cesareo Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 47 HSV Negli USA, herpes neonatale in 1:2500 nati vivi. La grande maggioranza delle infezioni neonatali clinicamente evidenti riguarda i nati da madri con infezione recente piuttosto che con una lunga storia di herpes genitale. Il rischio maggiore è legato all’infezione primaria nell’ultimo periodo della gravidanza Molte infezioni o riattivazioni da HSV sono subcliniche (escrezione virale asintomatica) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 48 Screening sierologico per HSV Kit commerciali sensibili e tipo-specifici, basati sulla distinzione immunologica tra le gG di HSV-1 e di HSV-2. Idealmente sia la donna che il partner dovrebbero essere sottoposti a controllo. Tale informazione può dirigere in maniera appropriata il management delle gravidanze a rischio e la scelta della modalità del parto. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 49 HSV: prevenzione Terapia antivirale soppressiva per os (400 mg x 3/die dalla 36 settimana gestazionele in poi) In donne con una lunga storia di herpes genitale ricorrente questa strategia combinata al parto cesareo offre buone possibilità Ovviamente resta il problema per le donne asintomatiche Due double-blinded trials randomizzati in corso per valutare la gD di HSV-2 in individui il cui partner sia HSV-2 positivo Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 50 Infezione primaria 30 - 34 s. trattare con Acyclovir orale o e.v. Considerare Aciclovir soppressivo da 36s fino al parto lesioni presenti al parto si no parto cesareo + o - Aciclovir soppressivo parto vaginale + o - Aciclovir soppressivo coltura madre neonato e osservare Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 51 Infezione primaria > 34 s. trattare con Acyclovir orale o e.v. Considerare Aciclovir soppressivo fino al parto parto cesareo + o - Aciclovir soppressivo se parto vaginale per accidente coltura madre neonato e considerare di iniziare trattamento con aciclovir coltura madre neonato e considerare di iniziare trattamento con aciclovir Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 52 Aciclovir in gravidanza Dosaggio consigliato come terapia soppressiva al termine della gravidanza: 400 mg X 3 volte al giorno, tenuto conto di: aumentata clearance renale nella donna in gravidanza livelli sierici materni e fetali simili livelli nel liquido amniotico 4 volte maggiori di quelli sierici Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 53 Trattamento nel neonato: EMPIRICO: Aciclovir e.v., 20 mg/kg/dose, somministrata in un ora, ogni otto ore TERAPEUTICO SEM: Aciclovir e.v., 20 mg/kg/dose, somministrata in un ora, ogni otto ore per 14 giorni TERAPEUTICO SNC O GENERALIZZATO: Aciclovir e.v., 20 mg/kg/dose, somministrata in un ora, ogni otto ore per 21 giorni Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 54 Infezione ricorrente trattare con Acyclovir orale o e.v. lesioni presenti al parto si no parto vaginale + o - Aciclovir soppressivo o parto cesareo evitare l'uso di strumenti parto vaginale evitare l'uso di strumenti coltura neonato e osservare Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 55 Virus Varicella-Zoster (VZV) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 56 VZV e gravidanza Agente etiologico della Varicella e dello Zoster, è un patogeno importante nella donna gravida, in grado di causare morbidità sia materna che fetale/neonatale. La gravida rischia polmoniti severe in maniera significativamente più alta che la popolaz generale Il bambino rischia due patologie: - Sindrome da Varicella Congenita (CVS) - Varicella neonatale Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 57 Varicella nel 2 trim. CVS Varicella in gravidanza spec. nel 3 trim. Polmonite da varicella Varicella da 5 gg prima a 2 gg dopo il parto Varicella neonatale ____________________________________________________________________________ Ricerca di IgG per VZV a seguito di esposizione Somministrazione di VZIG in donne con stato sierologico neg, indeterm, non noto Somministrazione di Acyclovir ai primi segni di polmonite o di infezione disseminata _________________________________________________________________________________________ Misure da attuare in caso di varicella nei primi 2 trimestri di gravidanza Diagnosi prenatale Ecografia o RMN (16-22 sett.) Ricerca di VZV DNA in sangue fetale, liq. amniotico o nei villi placentari Ricerca di IgM nel sangue fetale Misure da attuare in caso di varicella nel terzo trimestre Madre ritardare il parto, acyclovir Neonato: VZIG 2 sett di sorveglianza in ospedale Acyclovir se varicella neonatale Isolamento di madre e neonato Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 58 Streptococcus agalactiae o St. di gruppo B Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 59 St. agalactiae e gravidanza 2,3 – 28% donne gravide sono colonizzate a livello rettale e/o vaginale Trasmissione verticale in utero poco prima del parto per infezione ascendente o durante il parto per contaminazione con secrezioni infette Il 40-70% dei neonati da madri positive riceve S. agalactie ma solo 1-2% di questi sviluppa malattia clinicamente evidente (polmonite,sepsi,meningite) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 60 St. agalactiae DIAGNOSI: esame colturale PREVENZIONE: ricerca del germe (28-34 sett gestaz) e somministrazione durante il parto di ampicillina o penicillina TRATTAMENTO: penicillina o ampicillina associata ad aminoglicosidi nel neonato o nel lattante sospetto di infezione sistemica, prima della conferma etiologica * Il personale della sala parto e il neonatologo devono essere informati che la partoriente è positiva Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 61 Treponema pallidum agente etiologico della sifilide Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 62 La sifilide primaria non trattata comporta un rischio di trasmissione fetale del 70-100%, con possibile morte endouterina fetale (≤ 1/3 dei casi). La prevenzione e la diagnosi di sifilide congenita dipendono dalla diagnosi di infezione nella donna in gravidanza e, quindi, dallo screening sierologico effettuato di routine. Lo screening in gravidanza dovrebbe prevedere: un test sierologico (RPR) alla prima visita nelle popolaz a rischio il test va ripetuto alla 28a sett e al momento del parto nessun neonato dovrebbe lasciare l'ospedale senza che la valutazione sierologica della madre sia stata effettuata almeno una volta durante la gravidanza o, preferibilmente, al momento del parto Ogni donna gravida con reazione sierologica positiva per la sifilide dovrebbe essere considerata infetta a meno che non sia già stata trattata e si sia già dimostrato un declino dei titoli anticorpali. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 63 Infezione da Treponema pallidum: diagnosi prenatale Il follow up prevede un controllo del titolo anticorpale nel 3 trimestre e al momento del parto, ma molte donne partoriscono prima di una evidente risposta sierologica al trattamento. L'ecografia è importante per identificare i segni ultrasonografici di infezione fetale (epatomegalia, ascite, idrope). La diagnosi di sifilide congenita è complicata dal passaggio transplacentare di IgG al feto, e quindi dalla difficile interpretazione dei test sierologici sul neonato. I test sierologici da effettuare sul bambino (e non con prelievo dal cordone ombelicale, per la possibilità di falsi positivi) sono di tipo quantitativo (RPR o VDRL), mentre i test specifici (TP-PA e FTA-abs) non sono necessari. Incostante l'indicazione di effettuare il dosaggio delle IgM. Sono indicati l'esame della placenta e dall'essudato nasale o da lesioni sospette mediante immunofluorescenza diretta o identificazione del Treponema pallidum con osservazione microscopica in campo oscuro. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 64 Forme cliniche di sifilide congenita Sifilide congenita precoce: epato e/o splenomegalia, rash cutaneo, anomalie ossee, ittero, anemia Sifilide congenita tardiva: triade di Hutchinson (anomalie dentali, cheratite e sordità); possono essere presenti varie anomalie ossee e articolari Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 65 Infezione da T. pallidum: terapia Il farmaco d'elezione per il trattamento della sifilide è la penicillina G per via parenterale ed è anche l'unico farmaco con documentata efficacia sia nel trattare l'infezione che nel prevenire la trasmissione materno-fetale. Le terapie con antibiotici alternativi, in caso di soggetti allergici alla penicillina, non sono supportate da dati sufficienti, e devono essere studiate caso per caso. Tetracicline e doxiciclina non devono essere utilizzate in gravidanza, mentre l'eritromicina non va usata perché non affidabile per il trattamento del feto (non passa la placenta). Le donne trattate nella seconda metà della gravidanza sono a maggior rischio di parto pretermine e/o sofferenza fetale in caso di reazione di Jarish-Herxheimer (reazione acuta febbrile accompagnata da altri sintomi generali, che può comparire entro 24 ore dall'inizio della terapia) o, raramente, di morte endouterina fetale. Per le gravi conseguenze legate alla trasmissione materno-fetale questa eventualità non deve ostacolare o ritardare la terapia. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 66 Lysteria monocytogenes 1) 2) 3) Bacillo asporigeno gram + Trasmissione varia (animali, latte non pastorizzato, carni contaminate, etc.). Vi sono molti “portatori” ma pochi “sintomatici” (sindrome simil-influenzale) Quadro clinico: Infezione in gravidanza con febbre e brivido (emocoltura +) Granulomatosi settica del neonato (ascessi disseminati: fegato, milza, rene, polmoni, cervello; meningite). Eseguire esami colturali multipli ma iniziare prontamente la terapia (ampicillina e gentamicina) Meningoencefalite nel neonato (primi giorni di vita) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 67 Chlamydia trachomatis Procarioti, gram neg, intracellulari obbligati Rappresenta una delle più frequenti infezioni a trasmissione sessuale La trasmissione al neonato avviene durante il passaggio attraverso il canale del parto (60-70% dei casi) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 68 Chlamydia trachomatis INFEZIONI GENITALI NELL’UOMO • • uretrite non gonococcica (NGU) uretrite post gonococcica (PGU) coinfezione da N.gonorrheae + C. trachomatis (tuttavia, poiché il periodo di incubazione di C. trachomatis è più lungo di quello di N. gonorrheae, i sintomi dell’infezione da Clamidia compaiono dopo ) • congiuntivite da inclusioni (o da corpi inclusi o paratracoma) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 69 Chlamydia trachomatis INFEZIONI GENITALI NELLA DONNA • • • • • • • infezione genitale ascendente uretrite asintomatica cervicite endometrite salpingite (causa di infertilità) infezione peritoneale (PID,Pelvic Inflammator Desease) periepatite Nella donna le infezioni sono per lo più asintomatiche! Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 70 Chlamydia trachomatis CONGIUNTIVITE DEL NEONATO nel 25-50% dei casi di madre con infezione in atto Incubazione di 5-12giorni dalla nascita La rima palpebrale diventa edematosa ed iperemica con abbondante secrezione purulenta I neonati non trattati sono a rischio di polmonite Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 71 Chlamydia trachomatis POLMONITE DEL NEONATO nel 10-20% dei casi di madre con infezione in atto Incubazione di 2-3 settimane dalla nascita Alla rinite segue comparsa di una tosse caratteristica senza rialzo febbrile Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 72 Chlamydia trachomatis: profilassi e terapia Ridurre il “serbatoio”: screening delle gravide Trattamento dell’adulto con tetracicline ma in gravidanza con eritromicina Trattamento del neonato con eritromicina Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 73 Neisseria gonorrhoeae E' un diplococco gram-negativo che infetta sia gli uomini che le donne e si trasmette attraverso i rapporti sessuali. Nel sesso femminile l’infezionè è asintomatica nel 50% dei casi. Nelle donne sintomatiche si osservano: leucorrea (perdite vaginali giallo-verdastre), dolori alla parte bassa dell'addome, bruciore quando si urina. Se non trattata la gonorrea nelle donne può provocare in circa 15 casi su 100 malattia infiammatoria pelvica, che a sua volta può causa di sterilità e gravidanze extrauterine. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 74 Neisseria gonorrhoeae Nel sesso maschile, l'infezione è asintomatica nel 10% dei casi e i sintomi tipici sono bruciore quando si urina e perdite giallastre (mucopurulente). La gonorrea può colpire anche gli occhi, provocando congiuntiviti, e la faringe, portando mal di gola. In quest'ultimo caso l'infezione può trasmettersi agli organi genitali attraverso rapporti orali. E’ molto frequente la co-infezione con Chlamydia. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 75 N. gonorrhoeae e gravidanza La gonorrea può essere trasmessa dalla madre al neonato durante il parto e causare oftalmite con congiuntivite, ulcere corneali, ascessi, perforazioni oculari fino alla cecità permanente. Per questo in gravidanza le donne infette e i loro partners devono attuare una terapia antibiotica. I casi di cecità da infezione gonococcica sono nettamente diminuiti dall'introduzione della profilassi generalizzata con nitrato d'argento, tetracicline o eritrocina (effettuata in tutti i neonati entro un'ora dalla nascita). Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 76 Micoplasma Sembra che la colonizzazione delle alte vie genitali da parte di tali germi sia associata a diverse complicanze in corso di gravidanza (aborto ricorrente, parto prematuro, neonato di basso peso alla nascita o nato morto, malattia febbrile nel post-partum, corionamniosite) L’indice di trasmissione varia dal 18 al 55%, ma la malattia conclamata si ha più freq. nei neonati pre-termine e con basso peso Diagnosi e terapia: molecolare (PCR) ed Eritromicina Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 77 Human Immunodeficiency Virus (HIV) Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 78 HIV e gravidanza * Le donne infettate con HIV hanno un ridotto tasso di fertilità rispetto alle donne non infette (sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, ad es. Uganda = riduzione del 50%). * Non è chiaro se HIV riduca per se la fertilità o se si tratti di un epifenomeno determinato da cause correlate (decesso del partner, diminuita attività sessuale per malattia, coinfezioni). * La gravidanza comporta fisiologicamente un declino nel numero dei linfociti CD4+ che tornano ai valori normali nel terzo trimestre di gravidanza e dopo l’espletamento del parto. * Non è stato confermato, impatto negativo della gravidanza sul decorso clinico dell’infezione da HIV. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 79 Trasmissione verticale di HIV: modalità e fattori di rischio. Il virus può essere trasmesso durante la gravidanza e il parto (7080% dei casi). L’allattamento al seno costituisce la principale modalità di trasmissione nei paesi in via di sviluppo (25-40%) rispetto ai paesi industrializzati (15-25%). Il fatto che i trofoblasti siano resistenti all’infezione da HIV suggerisce che la placenta possa costituire una barriera naturale all’infezione del feto in utero. Nelle madri prevale la presenza di “quasi-specie” virali, mentre nel neonato infetto la popolazione virale è altamente omogenea e correlabile più alle varianti materne presenti nel terzo trimestre che non a quelle presenti all’inizio della gravidanza. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 80 Fattori che influenzano la trasmissione verticale di HIV: VIREMIA MATERNA = n. di copie di HIV-RNA nel plasma Per ogni aumento di 1 log della viremia materna, il rischio di trasmissione aumenta di 2-3.5 volte STATO CLINICO E IMMUNOLOGICO DELLA MADRE progressione clinica e carica virale aumentano insieme COINFEZIONI GENITALI aumento di virus nel comparto genitale Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 81 Trattamento e profilassi della trasmissione verticale Il trattamento antiretrovirale può anche ridurre il tasso di trasmissione verticale Esempi: ZDV (durante la gravidanza, intra-parto, post-parto nel neonato per le prime 6 sett di vita) riduce il rischio di trasmissione del 67% Parto cesare + profilassi con ZDV lo riduce dell’85% Una dose di NEV alla madre all’inizio del travaglio ed al bambino entro le 72h dalla nascita riduce il rischio del 47% rispetto alla prima opzione Inizio del trattamento con ZDV solo al neonato entro le 48 ore dalla nascita Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 82 Diagnosi e monitoraggio specifico dell’infezione da HIV ELISA e Western blot non sono informativi di infezioni recenti, prima della sieroconversione, e nei nati da sieropositiva a causa della persistenza di Ab materni fino al 15-18 mese di età In questi casi la diagnosi è fondata sulla evidenza diretta del virus o di sue componenti cioè su ISOLAMENTO e PCR. DNA-PCR + 1-10 copie di HIV-DNA su 100.000 cellule RNA-PCR + 10-50 copie di HIV-RNA/ml di plasma Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 83 Problema diagnostico Nessuno di questi test permette di diagnosticare il 100% degli infetti alla nascita poiché la maggior parte delle infezioni avviene nel periodo perinatale e sono necessari più cicli di replicazione virale per ottenere livelli dimostrabili di virus. Un risultato negativo nei primi giorni di vita non è probante di assenza di infezione e la diagnosi deve essere ripetuta dopo 1 e 3 mesi. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 84 Problema globale La trasmissione verticale di HIV è la causa di più del 90% delle infezioni pediatriche. Interventi di profilassi e cura, così come tests per la diagnosi ed il monitoraggio dell’infezione, hanno drasticamente ridotto il tasso di trasmissione verticale nei paesi industrializzati MA NON NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO. Questo rimane un grosso problema a livello mondiale. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 85 Parvovirus B19 Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 86 Parvovirus B19 (gen Erythrovirus, sottofam Parvovirinae, fam Parvoviridae) L’infezione da genotipo 1 è ampiamente diffusa (i genotipi 2 e 3 sono rari) e può manifestarsi in casi sporadici o in forma epidemica. La prevalenza anticorpale varia secondo l’età: - nei bambini 20.4% - negli adolescenti 66.9% - negli adulti 88.5% Si trasmette generalmente per via aerea, ma anche attraverso sangue, emoderivati, trapianto di cellule ematopoietiche staminali e organi solidi. E’ possibile la trasmissione verticale da madre a feto nel 33% - 51% dei casi con un rischio di esito avverso nel 3% - 12%. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 87 Parvovirus B19: forme cliniche L’infezione può decorrere asintomatica oppure: In individui immunocompetenti: eritema infettivo, artropatie, crisi aplastiche transitorie In individui immunocompromessi: insufficienza midollare cronica risultante in una anemia cronica severa Se acquisita in gravidanza l’infezione può causare idrope fetale e morte intrauterina Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 88 Fetopatia da Parvovirus B19 (per via transplacentare) Nelle prime 20 settimane: morte fetale nel 3%-9% dei casi Nel secondo trimestre (aumento della massa eritrocitaria fetale) idrope fetale Nel terzo trimestre possibile neonato affetto da anemia L’evenienza + freq è comunque la nascita di un neonato sano anche nei casi di madri IgM positive Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 89 Parvovirus B19 : diagnosi e terapia Ricerca del DNA virale nel siero o nei tessuti mediante PCR o ibridizzazione in situ . Ricerca di IgM e IgG specifiche mediante tecniche ELISA o RIA (IgG a bassa avidità=infezione recente) La presenza di DNA virale nei campioni materni non implica necessariamente la trasmissione transplacentare e il danno fetale che deve essere valutato ecograficamente a intervalli di 1-2 settimane. In casi gravi di idrope fetale possono essere effettuate trasfusioni intrauterine o infusioni di Ig alla madre. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 90 Virus dell’epatite B (HBV) Madre portatrice asintomatica di HBsAg:rischio elevato di trasmissione e, se la madre è HBeAg +, il bambino svilupperà una epatite cronica o lo stato di portatore cronico nel primo anno di vita nel 7090% dei casi Epatite acuta in gravidanza: rischio inferiore se contratta al 1 o 2 trimestre, molto elevato (50-70%) se contratta nel 3 trimestre o nel post-partum Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 91 HBV neonatale: clinica I neonati che contraggono l’infezione più spesso diventano portatori cronici asintomatici; l’elevazione delle transaminasi e la biopsia + possono esserci anche in assenza di sintomi; rari i casi di epatite fulminante ed un poco meno rare le forme di epatite acuta Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 92 HBV neonatale: prevenzione I neonati di madre HBsAg positiva devono essere trattati con immunoglobuline specifiche (HBIg) e vaccinati alla nascita. Con questo trattamento è efficace nel 9095% dei casi a prevenire la trasmissione perinatale. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 93 Virus dell’epatite C (HCV) Rischio di trasmissione perinatale relativamente basso, però più elevato (4-10%) nelle madri HCV+/HIV+. L’infezione si verificherebbe per lo più durante il parto. Prevenzione: ricerca Ab anti-HCV nel siero delle gravide. Non esiste vaccino. Nell’infezione cronica si usa l’IFN-alfa. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 94 Human papilloma virus (HPV) L’HPV è un virus appartenente alla famiglia dei PAPOVAVIRUS (virus a DNA), che si trasmette prevalentemente attraverso i rapporti sessuali. Alcuni genotipi ( 6 e 11) sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi. Altri (16 e 18) sono in grado di produrre lesioni pre-cancerose (displasie) ed il cancro della cervice uterina. La attuale disponibilità sul mercato di un vaccino apre la strada ad una possibile prevenzione primaria di questo tumore. Il vaccino affianca ma NON SOSTITUISCE lo screening periodico (PAP test) attualmente raccomandato per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 95 Human papilloma virus (HPV) La trasmissione del virus HPV da madre a figlio, alla nascita, è possibile ma rara. Infatti, secondo le stime dei CDC, la possibilità che questo accada è non più di 1,1 casi ogni 100.000 neonati. Tuttavia il taglio cesareo non è indicato in donne portatrici dell'infezione, a meno che non vi sia una infezione florida, con condilomatosi molto estesa, o non vi siano altre indicazione ad un taglio cesareo. Il reale rischio di trasmissione feto-neonatale è motivo di discussione, soprattutto in relazione all'insorgere in alcuni casi della papillomatosi respiratoria ricorrente giovanile e della condilomatosi genitale infantile. La papillomatosi respiratoria ricorrente giovanile è un'infezione della laringe potenzialmente mortale, che compare entro i primi 5 anni di vita, e normalmente, ma non sempre, è prodotta da tipi a basso rischio tumorale, il 6 e l'11, responsabili della condilomatosi genitale. La frequenza dei neonati affetti è molto bassa, ma il 60% delle madri ha un'infezione da HPV. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 96 Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica (immagine da “Congenital Infections” per cortesia di A. Volpi) 97 Final remarks Assistere, informare, istruire la gestante è uno dei compiti più delicati della professione medica Ella vive una particolare ed innegabile condizione di fragilità sia fisica che psichica in relazione al suo stato Informazione ed intervento medico devono tenere conto di questo in modo da essere effettivamente fruibili da parte dell’interessata Occorre stare attenti a non incutere timori ingiustificati e far capire alla paziente che il medico è lì a sua disposizione per tutelare la salute di lei e di suo figlio/a Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 98 GIURAMENTO di IPPOCRATE Testo "classico" del Giuramento Ippocratico. Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto. Terrò chi mi ha insegnato quest' arte in conto di genitore e dividerò con Lui i miei beni, e se avrà bisogno lo metterò a parte dei miei averi in cambio del debito contratto con Lui, e considerò i suoi figli come fratelli, e insegnerò loro quest'arte se vorranno apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti. Metterò a parte dei precetti e degli insegnamenti orali e di tutto ciò che ho appreso i miei figli del mio maestro e i discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico e nessun altro. Scegliero' il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un' iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte. Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica. In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi. Tutto ciò ch'io vedrò e ascolterò nell'esercizio della mia professione, o anche al di fuori della della professione nei miei contatti con gli uomini, e che non dev'essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta. Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell' arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario. Trasmissione verticale delle infezioni - F. Pica 99