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n°7 Luglio 2015
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nuova agricoltura
SOMMARIO
2
Campagna Pac 2015: la Caporetto dell’agricoltura
italiana
4
Sì della Camera al Decreto Agricoltura, multe latte
rateizzate in tre anni senza Interessi
5
L’Italia assolta sulle proroghe della rateizzazione multe
latte
“Terra Viva”: il medioevo prossimo futuro degli ambientalisti dalla pancia piena
6
Agea-Mipaaf, Agrinsieme al Governo: Rimborsare
subito e per intero gli agricoltori che hanno contratto
assicurazioni per calamità naturali nel 2014
PAC E CAUSE DI FORZA MAGGIORE
8
Modalità di calcolo del carico minimo del bestiame
pascolato
Psr, ecco le novità per i giovani
Viticoltura, semplificato l’utilizzo dei diritti di impianto
9
Le manipolazioni delle piante ornamentali acquistate
rientrano nel reddito agrario se rimane la prevalenza
dei propri prodotti
Gli scarti vegetali possono essere esclusi dalla normativa rifiuti e utilizzati per produrre energia
10
Bando della Regione per favorire crescita e consolidamento delle reti di impresa
Imprese agricole: dalla Bei in arrivo finanziamenti per
400 milioni
11
Fattoria sociale: linee guida per il riconoscimento
Expo: Cia lancia il Festival nazionale degli Agriturismi
12
Garanzia Giovani: via libera al progetto Inac “Voce
amica anziani Lombardia”
La Cia alla guida di Agrinsieme per il prossimo anno.
Anche Copagri entra nel coordinamento
13
14
Biologico: raggiunta intesa in Consiglio ue per riforma
Una legge per la montagna per valorizzare tutto il
territorio montano lombardo e non solo alcune zone
Latte in polvere, de castro: difendere ‘eccezione’ italiana, nessun rischio per prodotti di qualità certificata
15
Mipaaf: a Expo convegno su tutela del reddito agricolo
e gestione del rischio
Agricoltura, Agrinsieme: ricerca e innovazione sempre
più strategici per il futuro del settore
nuova agricoltura
Mensile d’informazione tecnico professionale della
Confederazione Italiana Agricoltori - CIA Alta Lombardia
Direttore responsabile: Peppino Titone (e-mail: [email protected])
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Comerio - via Piave, 16 - Tel. e Fax 0332.732376
02
EDITORIALE
Campagna Pac 2015:
la Caporetto
dell’agricoltura italiana
Di Peppino Titone
Nella storia della politica agricola comunitaria, l’anno 2015 sarà probabilmente ricordato come l’anno della follia. L’anno - per dirne una - nel quale
gli agricoltori italiani, e quelli lombardi
in particolare, si sono trovati a presentare domande di aiuto sulla base di regole scritte solo qualche giorno prima
o, addirittura, ancora da scrivere.
A descrivere tale situazione di delirio
non è una parte interessata, come può
essere la nostra, ma tutti gli Organismi
pagatori regionali costretti, come noi,
a traccheggiare per settimane e mesi
in attesa di quelle indispensabili linee
guida che in modo sincopato e tuttora
incompleto sono giunte a ridosso della scadenza del 15 Giugno.
La lettera del 22 maggio 2015 firmata
dai direttori generali degli Opr indirizzata al ministro Maurizio Martina e
al direttore di Agea Coordinamento
Renzo Lolli, al direttore Agea Stefano
Antonio Sernia e al coordinatore degli
assessori all’agricoltura regionali Fabrizio Nardoni, oltre che agli assessori
delle varie regioni non necessita, riteniamo, di alcuna interpretazione.
In modo diretto e senza alcuna parafrasi, tutti gli Opr impegnati sul fronte
Pac accusano “Il ritardo e la frammentarietà con cui Mipaaf e Agea Coordinamento stanno ancora emanando le
disposizioni e le linee guida attuative
rendendo incompleto il quadro normativo” per la predisposizione delle
domande Pac.
A rischio - denunciavano gli Opr nel
loro documento - è l’erogazione dei 5
miliardi di Euro/anno previsti per il territorio nazionale, stante che allo scorso
22 maggio, la situazione era da questi
valutata al limite della “irrecuperabilità” tanto da chiedere a gran voce l’apertura di un negoziato con Bruxelles
per una deroga all’applicazione delle
penali per domande presentate in
modo non corretto e in ritardo.
In coerenza al vecchio adagio in base
al quale “non c’è limite al peggio”, a
completare il disastro di questa campagna è intervenuto anche il fattore
tecnologico, intendendosi con ciò,
almeno per quanto riguarda la nostra
Regione, quel sistema informativo denominato Sisco varato quest’anno, che
sin dal suo debutto ha mostrato gravissimi problemi di affidabilità.
Nulla da stupirsi, pertanto, se le domande Pac da poco inoltrate sconteranno una probabilità di errori molto
elevata con conseguente applicazione
automatica della riduzione degli aiuti
e delle relative penali oltre alle inevitabilmente pesanti conseguenze nei
tempi delle erogazioni degli aiuti; sen-
nuova agricoltura
za parlare poi del prevedibile aumento del contenzioso (a
dire questo, è il caso di ribadirlo, non siamo noi, ma i massimi dirigenti degli Opr).
Fin qui, per quanto riguarda il quadro organizzativo entro il
quale andremo a chiudere questa campagna.
A completare il disastro annunciato restano poi diverse
questioni di merito, delle quali abbiamo già in parte avuto
modo di trattare.
La principale di queste, ben nota a chi ci legge, è quella
che riguarda i titoli di possesso dei terreni che l’agricoltore deve produrre per poter inserire le particelle condotte
nel proprio fascicolo aziendale; ovvero quei documenti nei
quali deve da quest’anno obbligatoriamente comparire il
consenso in forma scritta del proprietario alla conduzione.
Da cosa nasca tale obbligo non è dato comprendere: non
di certo dalla carta costituzionale e nemmeno dalla legge
ordinaria che anzi prevede espressamente la possibilità da
parte del conduttore di registrare cumulativamente i contratti di affitto di fondi rurali. Ma nemmeno la normativa di
livello comunitario impone alcunché al riguardo, tanto che
in tutto il resto d’Europa è la conduzione delle superfici che
da diritto al pagamento dei titoli, non il loro possesso.
Non è pertanto la legge di Dio o dell’uomo, ad imporre ai
nostri agricoltori di andare ad elemosinare queste dichiarazioni scritte dei proprietari, ma la decisione di un super
burocrate, ovvero di un direttore Agea, che una bella mattina pensa bene di decretare con una semplice circolare lo
stato di crisi di centinaia di vitalissime aziende agricole.
Si tratta, come appare del tutto palese, di una colossale autolesionistica fesseria che non deve
essere passata del tutto inosservata agli
uffici del Mipaaf, tanto che qualcosa
s’è cercato in qualche modo di rabberciare, ma in modo assolutamente
incoerente e pasticciato.
Con un primo provvedimento,l’art. 1
comma 12 del D.L. n. 91 del 24/06/2014 si
va infatti a mettere una prima parziale pezza
riguardo alle particelle delle zone svantaggiate
di superficie inferiore ai 5000 mq, per le quali, in
base a tale norma, non si pone l’obbligo di produrre
il relativo titolo di conduzione. Si interviene poi con un
successivo provvedimento (l’art. 9 del D.M. 20/03/2015 n.
1922) per estendere, nella sostanza, tale principio a tutte le
superfici del territorio nazionale, ma sotto forma di sanatoria che copre il periodo 2006-2013, non per l’annualità in
corso e quelle a venire.
Cosa possa uscire fuori da tale guazzabuglio è presto detto: può uscire fuori- per dirne una - il caso dell’agricoltore
di montagna che conduce magari centinaia di ettari di superficie molto frazionata, il quale può aggiornare il proprio
fascicolo in un batter d’occhi, senza necessità di produttore
alcun documento, laddove invece l’agricoltore della stessa
montagna che ha la sfortuna di condurre un fondo di pochi ettari, composto però solo da particelle di superficie
superiore ai 5000 mq, potrebbe trovarsi nelle condizioni di
chiudere il fascicolo e la propria attività per indisponibilità
della proprietà a sottoscrivere i contratti o le dichiarazioni.
Se le azienda delle nostre zona di montagna riusciranno in
qualche modo a scamparla, grazie al D.L. N. 91/2014, al disastro annunciato che incombe sulle zone non svantaggiate, il grave danno che subiranno quest’anno molte aziende
di montagna deriva però dall’impossibilità di percepire i
premi della Mis 13 (l’indennità compensativa) e della Mis
214 (gestione dei prati e dei pascoli) stante le nuove regole
che escludono i capi equini ai fini del rispetto del rapporto minimo UBA/ha da dover garantire, così come vengono
esclusi dai premi i conferenti nelle ATI (associazioni temporanee di imprese). Riguardo al problema equini, la questione ben nota e risaputa a tutti i livelli è quella dell’inaffidabile gestione della relativa anagrafe, che ha determinato
il divieto comunitario a considerare tale specie ai fini dei
premi agro ambientali. Si tratta, come appare evidente,di
un danno enorme che la nostra agricoltura di montagna
dovrà subire a causa del solito mix di incapacità politica e
di incompetenza del nostro sistema burocratico.
Per quanto riguarda le ATI, poi, la questione è alquanto
complessa e meriterebbe una riflessione a se stante che
ci impegniamo a sviluppare in un prossimo numero. L’impressione, però, è che dopo la scandalosa questione del
pascolamento da parte di terzi (i famosi alpigiani di pianura
con le loro vacche di carta), finalmente cassato dopo anni
di intrallazzi speculativi, con questo divieto sulle ATI (che
sono, invece, tutt’altra cosa) la nostra burocrazia regionale
abbia deciso di ricostruirsi una propria verginità, disfacendosi però oltre che dell’acqua sporca, anche del bambino.
03
nuova agricoltura
Sì della Camera al Decreto Agricoltura, multe
latte rateizzate in tre anni senza Interessi
E’ stato approvato alla Camera dei
Deputati il decreto legge urgente per
il rilancio dei settori agricoli in crisi, di
sostegno delle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale
e di razionalizzazione delle strutture
ministeriali. La norma, che ora passerà al Senato, si occupa in particolare
del settore lattiero-caseario, consentendo la rateizzazione delle multe per
l’ultima campagna in 3 anni e senza
interessi, ampliando le possibilità di
compensazione tra produttori, puntando sull’organizzazione interprofessionale e intervenendo sui contratti
con novità rilevanti come la durata minima di 12 mesi e l’indicazione obbligatoria del prezzo di vendita, che può
essere fisso o legato a fattori determinati. Le principali novità introdotte
con gli emendamenti sono state schematicamente riassunte dal Mipaaf.
- Settore latte: il pagamento delle quote in tre rate senza interessi è ammesso anche con una fideiussione assicurativa, non solo bancaria. Per l’ultima
campagna di produzione del latte con
il regime delle quote è ammessa la
compensazione, sempre entro il limite del 6%, a favore delle aziende che
hanno superato la propria quota, con
introduzione di tre fasce: 12-30%, 3050%, oltre 50%, in ordine di priorità.
04
Olio: incremento della dotazione del
fondo per il settore olivicolo che sale
a 32 milioni di euro con specifiche voci
per la determinazione della spesa:
aumento della produzione nazionale, investimenti in ricerca, sostegno
all’aggregazione e all’innovazione. Tra
le finalità del fondo vengono inserite
la certificazione e la lotta alla contraffazione.
- Organizzazioni inteprofessionali: la
soglia necessaria a costituire un’Organizzazione interprofessionale del
latte viene elevata dal 20% al 25% di
imprese rappresentate nel settore.
Per settori diversi da quello lattierocaseario la soglia sale dal 35 al 40% di
rappresentatività. Si prevede che nella
predisposizione di contratti-tipo per
la cessione del latte si debba rispettare quanto previsto dall’articolo 62 del
decreto-legge n. 1 del 2012 e dalle sue
disposizioni attuative.
Vengono previste sanzioni fino al 10%
del valore dei contratti in caso di violazione dei contratti-tipo estesi erga
omnes. Per riconoscere le organizzazioni interprofessionali è prevista
un’intesa tra Mipaaf e Conferenza Stato Regioni.
- Fondo di solidarietà per imprese
agricole: viene aumentata la dotazione complessiva del fondo di solidarietà nazionale per le imprese colpite da
eventi alluvionali, nonché infezioni di
organismi nocivi ai vegetali (come la
Xylella Fastidiosa), arrivando a 21 milioni di euro. L’accesso al Fondo viene
esteso anche alle avversità atmosferiche caratterizzate da vento forte e ai
danni alle scorte di materie prime causati da eventi eccezionali nell’ultimo
triennio.
- Commissioni uniche nazionali per le
filiere agroalimentari: prevista l’istituzione delle Commissioni
uniche nazionali (CUN) per le filiere
maggiormente rappresentative del sistema agricolo e alimentare, al fine di
garantire la trasparenza nelle relazioni
contrattuali tra gli operatori di mercato e nella formazione dei prezzi.
nuova agricoltura
L’Italia assolta sulle proroghe della
rateizzazione multe latte
Il Tribunale Ue ha annullato
nei giorni scorsi una decisione della Commissione
che, bocciando la proroga
semestrale per pagare le
multe varata nel 2011, imponeva di far pagare gli interessi agli allevatori che ne
avevano usufruito. La Commissione Ue aveva configurato questa proroga come
un aiuto di Stato incompatibile col diritto comunitario. Il Tribunale dell’Unione
ha invece stabilito che “la
Commissione non è legittimata a ritenere che l’inosservanza di una condi-
zione imposta al momento
dell’approvazione di un regime di aiuti esistente comporti di per sé la riqualificazione di tale misura come
aiuto nuovo, e ancor meno
a considerare quest’ultimo
illegale dall’inizio e a ordinarne il recupero come se
si trattasse di un aiuto illegalmente concesso e non
di un aiuto previamente autorizzato”.
Bruxelles ha ora due mesi
di tempo per impugnare
il pronunciamento davanti
alla Corte di giustizia europea.
Lettere al direttore
“Terra Viva”: il medioevo prossimo futuro
degli ambientalisti dalla pancia piena
Ho recentemente letto il suo editoriale del N° 6 CIA Nuova agricoltura della CIA alta Lombardia.
Non commento il suo articolo perché per me nel 1992 l’Agricoltura Biologica è diventata scelta di vita.
Dallo scorso anno non faccio più parte di questa parte della CIA in quanto per comodità logistica mi appoggio a Vimercate.
Mi continua ad arrivare il vostro periodico, che ho letto.
Mi pongo un problema dopo la lettura del suo editoriale, io come biologico ho ancora diritto ad essere iscritto alla CIA?
A vostra disposizione a riguardo
(lettera firmata)
Gentile associato,
non essendo la sua mail l’unica manifestazione di rimostranza nei confronti dell’editoriale al quale si fa riferimento,
approfitto volentieri dell’occasione per un indispensabile chiarimento che riguarda, prima ancora delle mie personali idee sull’agricoltura biologica, l’appartenenza alla CIA: una grande organizzazione la cui “scelta di vita” è, innanzitutto, la tutela degli interessi di tutti gli agricoltori, siano questi orientati verso metodi di coltivazione biologica
piuttosto che integrata o convenzionale.
Se così non fosse, l’alternativa sarebbe solo quella di frammentare ulteriormente la rappresentanza del settore
agricolo, cosa di cui, ritengo convenga anche lei, nessuno sente il bisogno.
Ciò detto, venendo al merito della questione, sono davvero desolato per l’interpretazione che da parte sua e di
alcuni altri lettori è stata data all’articolo, ritenendo si trattasse di un attacco al metodo biologico di produrre alimenti: una scelta non solo da rispettare, ma anche da sostenere e tutelare ogni laddove esiste un imprenditore che
grazie a tale modo di produrre riesce a ricavare un reddito e a soddisfare la domanda dei consumatori.
Nessuna volontà, pertanto, di denigrare o sminuire quegli imprenditori che, come lei, hanno deciso di investire e
fare impresa adottando il metodo di produzione biologico. Il che tuttavia non pregiudica la facoltà di critica che ho
ritenuto di esprimere nel mio articolo - e che continuerò ad esprimere in futuro -, nei confronti di quei gruppi che,
come gli estensori del manifesto “Terra Viva”, da diversi anni ritengo stiano usando l’agricoltura in modo strumentale per combattere una propria battaglia ideologica in chiave anti moderna e contro l’economia di mercato.
Nella speranza di aver meglio illustrato le mie intenzioni, resto comunque piena la mia disponibilità ad approfondire
il confronto.
Un cordiale saluto
(Peppino Titone)
05
nuova agricoltura
Agea-Mipaaf, Agrinsieme al Governo:
Rimborsare subito e per intero gli agricoltori che hanno
contratto assicurazioni per calamità naturali nel 2014
Una circolare Agea diffusa ieri ha comunicato che, per mancanza della
quota di finanziamento nazionale da
aggiungere a quella europea (che invece è disponibile), gli agricoltori che
si erano assicurati contro le calamità
naturali nella campagna 2014, prevedendo di poter accedere al sistema
assicurativo agevolato, riceveranno
inaspettatamente solo circa un terzo
di quanto avevano previsto. In particolare il sostegno pubblico sarà pari al
27% della spesa assicurativa sostenuta
dalle imprese, invece del 65% massimo erogabile. Contro questa possibilità, Agrinsieme si è subito mossa
chiedendo al Governo di garantire i
finanziamenti agli agricoltori. “E’ una
situazione che si trascina da tempo,
ma che adesso diventa insostenibile
-ha spiegato il coordinatore di Agrinsieme, Dino Scanavino-. Da un lato
già da alcuni anni c’è stata una forte
riduzione degli stanziamenti nazionali a sostengo del piano assicurativo.
Dall’altro è stato promosso anche dalle
amministrazioni l’ampliamento del ricorso a questo strumento, giustificato
peraltro dai gravi problemi che hanno
caratterizzato le produzioni agricole in
questi anni, anche per il cambiamento
climatico e per la maggiore frequenza
di eventi meteorologici estremi che
hanno fortemente depresso e spesso
azzerato i raccolti”. Ecco perché il coordinamento tra Cia, Confagricoltura,
Copagri e Alleanza delle cooperative
agroalimentari ha deciso di sollecitare
il Governo a intervenire con estrema
urgenza per individuare gli strumenti
finanziari più opportuni per garantire il
pagamento completo agli agricoltori.
“Il 2014 -ha ricordato Scanavino- è stato un anno molto difficile per le imprese agricole che, oltre alle calamità naturali, hanno dovuto subito gli effetti
della crisi economica, la riduzione dei
consumi, gli squilibri nelle relazioni di
filiera, fino alle conseguenze di situazioni geopolitiche internazionali come
l’embargo russo. Non è tollerabile che
i redditi agricoli debbano essere ulteriormente penalizzati anche per la
sottrazione di finanziamenti pubblici
consolidati e sempre fortemente pubblicizzati”. La risposta del ministero
delle Politiche agricole non si è fatta
attendere: dopo le sollecitazioni di
Agrinsieme, ieri sera il Mipaaf ha promesso che, entro il mese, Agea provvederà all’erogazione di 93,3 milioni
di euro, derivanti da risorse europee
e cofinanziamento nazionale obbligatorio per la copertura delle spese assicurative per l’anno 2014.
PAC E CAUSE DI FORZA MAGGIORE
Con quest’articolo vogliamo evidenziare alcune importanti precisazioni sul sistema dei pagamenti diretti,
così come delineato dal legislatore
comunitario e recepito dalla normativa nazionale interna di attuazione. Ci
si riferisce in particolare alla tematica
delle cause di forza maggiore e circostanze eccezionali nell’ambito dell’iter
di determinazione del valore dei nuovi
titoli Pac. Tale iter, prevede infatti, che
il sistema di assegnazione dei diritti
all’aiuto sia articolato sulla base di tre
momenti differenti ai quali corrispondono normalmente (e salvo casi particolari) tre annualità differenti.
Va evidenziata l’importanza che, per il
pagamento di base, hanno le annualità 2013, 2014 e 2015 nel sistema della
Nuova Pac. Il 2013 per la presentazione della domanda di aiuto, requisito
in generale imprescindibile (salvo deroghe circostanziate e particolari)) per
ottenere l’assegnazione dei nuovi tito-
06
li; il 2014 per la determinazione del valore dei titoli sulla base dei pagamenti
percepiti dall’agricoltore nel 2014; infine il 2015 per l’assegnazione dei nuovi
titoli sulla base delle superfici dichiarate nella Domanda Unica 2015.
Più semplicemente: mentre il valore
dei titoli dipenderà dai pagamenti
percepiti dall’agricoltore nel 2014, il
numero dei titoli assegnati ad ogni
agricoltore sarà pari al numero di ettari ammissibili dichiarati nella domanda
di aiuto per il 2015. Al sistema così delineato va però aggiunta un’importantissima precisazione: la possibilità per
l’agricoltore attivo di poter prendere
in considerazione il valore del pagato di un’annualità diversa dal 2014, in
presenza di cause di forza maggiore o
circostanze eccezionali così come fissate dall’art. 2 del Regolamento (UE)
n. 1306/2013. L’art. 19 del Regolamento (UE) n.639 del 2014 prevede infatti
una simile opzione qualora vengano
prodotti i documenti giustificativi del
verificarsi della causa di forza maggiore o delle circostanze eccezionali e
qualora tali eventi di forza maggiore e
tali circostanze eccezionali non fossero prevedibili al momento di presentazione della domanda relativa all’anno
in cui tali eventi si sono verificati.
Ma vediamo nel dettaglio la normativa. In primo luogo le cause di forza
maggiore e le circostanze eccezionali
che possono assumere rilievo sono le
seguenti:
a) decesso del beneficiario agricoltore attivo;
b)incapacità professionale di lunga
durata del beneficiario;
c) calamità naturale grave che colpisce seriamente l’azienda;
d)distruzione fortuita dei fabbricati
aziendali adibiti all’allevamento;
e) epizoozia o fitopatia che colpisce
la totalità o una parte, rispettivamente, del patrimonio zootecnico
nuova agricoltura
o delle colture del beneficiario;
f) esproprio della totalità o di una
parte consistente dell’azienda se
tale esproprio non poteva essere
previsto alla data di presentazione
della domanda. Nella casistica di
cui alla lettera F sono inoltre ricompresi anche i casi i casi di sequestro
giudiziario o conservativo dell’azienda agricola, ovvero di pignoramento immobiliare del terreno con
nomina di custode, nonché i casi di
nomina di curatore, commissario o
liquidatore giudiziario per le società agricole.
A titolo di esempio, in caso di decesso del beneficiario agricoltore attivo
la documentazione obbligatoria sarà
rappresentata da:
A1) copia del certificato di morte;
A2.1) scrittura notarile indicante la linea ereditaria o, in alternativa,
A2.2 dichiarazione sostitutiva da
parte del soggetto richiedente
con indicazione della linea ereditaria; in caso di coeredi, delega di tutti i coeredi al soggetto
richiedente affinché rilasci la dichiarazione sostitutiva.
A3) elementi da cui si desuma la
qualifica di “agricoltore attivo”
del soggetto richiedente vale a
dire: certificato di attribuzione
della partita iva oppure dichiarazione sostitutiva relativa al
possesso di partita iva.
In caso di incapacità professionale di lunga durata
B1) certificazione medica attestante una lunga degenza o malattie invalidanti o correlate alla
specifica attività professionale
svolta.
Per tutti gli altri documenti giustificativi relativi alle lettere c, d, e, f si rinvia a
quanto indicato nell’apposita circolare
AGEA prot. n.142.
Si rende poi opportuno evidenziare
tre importantissime precisazioni in relazione alla tematica in oggetto e, più
precisamente:
A) La data di presentazione della domanda all’Organismo pagatore
competente prevista per la campagna 2015 è fissata, per quanto concerne la comunicazione ai
sensi dell’art. 4 Regolamento (UE)
n.640/2014 (cause di forza maggiore e circostanza eccezionali) entro
dieci giorni lavorativi a decorrere
dal momento in cui sia possibile
procedervi, e comunque non oltre
il 10 giugno 2016;
B)Ai sensi dell’art.8, comma 2 del
DM 18 novembre 2014 n. 6513, è
possibile prendere in considerazione un’annualità diversa dal 2014
quando i pagamenti diretti ricevuti nell’anno in cui si è verificato
vità di coltivazione per il verificarsi di
una calamità naturale (inondazione,
terremoto, eruzione vulcaniche): calamità naturale non prevedibile al momento della presentazione della domanda stessa.
In tal caso, presentando adeguata
comunicazione all’organismo pagatore entro il 16 giugno 2016 munito
del relativo documento giustificativo
(es. provvedimento della Protezione
Civile accertativo dello stato di calamità), potrà vedersi calcolare il valore
dei titoli non sull’annualità 2014 bensì
sull’annualità 2013. In tal caso per l’assegnazione dei nuovi titoli pac (20152020), il valore dei titoli dipenderà dai
pagamenti percepiti dall’agricoltore
nel 2013 mentre per l’assegnazione
dei titoli occorrerà apposita comunicazione ai sensi dell’art. 4 del Regolamento UE n.640/2014 (comunicazione
che informa l’organismo pagatore della presenza di cause di forza maggiore
e circostanze eccezionali).
Autore: Massimiliano Carnia, avvocato presso il foro di Biella con
studio in Via XX Settembre n.17,
specializzato in materia agraria e
passaggi generazionali d’impresa.
l’evento di forza maggiore o la circostanza eccezionale sono inferiori all’ottantacinque per cento dei
pagamenti corrisposti nell’anno
precedente gli anni interessati da
eventi di forza maggiore o da circostanze eccezionali;
C)Infine l’annualità da prendere in
considerazione ai fini del calcolo
del valore dei titoli sarà quella immediatamente precedente all’annualità in cui si sono verificati gli
eventi di forza maggiore o eccezionali. In particolare l’agricoltore interessato dovrà dichiarare l’esistenza
di una causa di forza maggiore o
di una circostanza eccezionale verificatisi, sia nell’annualità 2014 sia,
eventualmente, nell’annualità precedente o nelle annualità precedenti, fino a risalire all’annualità priva dell’evento di forza maggiore o
della circostanza eccezionale: tale
ultima annualità sarà quella presa
in considerazione ai fini del calcolo
del valore dei titoli. La questione è
più chiara se esemplificata con un
approccio casistico.
Il Caso: Tizio, dopo avere presentato
regolare domanda di aiuto per l’anno
2014, subisce un grave danno all’atti-
Pac, sono 689 mila le
domande presentate
contro 1190 dello
scorso anno.
Confagricoltura mette
in mora agea.
Arrivata la prima scadenza della
Pac. Di corsa si è recuperato parte
del tempo perduto ma da quanto
apprendiamo, le domande arrivate
sono 689.000, in forte diminuzione
rispetto all’anno precedente, che
ha registrato 1.190.000 domande.
Intanto Confagricoltura ha fatto una contestazione e messa in
mora ad Agea trasmessa anche al
ministero delle politiche agricole. La motivazione è da attribuire
alla mancanza del rispetto sia per
quanto riguarda i tempi che le procedure e funzionamento sistema
informatico. Gli agricoltori sono
ora preoccupati per la seconda
scadenza quella del 10 luglio. Data
in cui dovranno essere compilate le
domande per poter accedere ai 7
miliardi di euro della Pac
07
nuova agricoltura
Modalità di calcolo del carico
minimo del bestiame pascolato
Regione Lombardia ha deliberato che
il carico minimo di 0,2 UBA/ettaro sia
calcolato come media delle UBA caricate nel periodo di effettivo pascolamento, purché tale periodo non sia
inferiore a quello minimo stabilito in
45 giorni dalla DGR n. X/3232 del 6
Marzo 2015.
Tale decisione si avvale di quanto di-
sposto dal decreto del Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali
n.1420 del 26 febbraio 2015 recante disposizioni modificative ed integrative
del decreto ministeriale 18 novembre
2014 di applicazione del regolamento
(UE) n.1307/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 17 dicembre
2013.
Psr, ecco le novità per i giovani
Domanda a ridosso dell’insediamento e innalzamento
del valore del premio unico sono le principali novità della
nuova programmazione Psr a livello regionale
Regole cambiate per i contributi ai giovani relativi ai nuovi
piani di sviluppo rurale (Psr) nell’ambito della nuova programmazione 2014-2020. Non c’è più infatti la regola in
base alla quale tra il momento in cui si è ammessi al sostegno del premio unico e l’effettivo insediamento debba
passa al massimo un periodo di 18 mesi.
La domanda per beneficiare del premio unico deve essere presentata dalle aziende a ridosso dell’effettivo insediamento. In caso contrario si può incappare nel rischio
della mancata ammissione al sostegno finanziario.
Un’altra novità è l’innalzamento del valore del premio
unico fino a 70mila euro, scelta voluto da varie Regioni
rispetto alle precedenti programmazioni.
Viticoltura, semplificato l’utilizzo
dei diritti di impianto
Per l’impianto di un vigneto a Dop
o Igp sarà possibile l’utilizzo di qualsiasi tipo di diritto, indipendentemente dalla sua provenienza. Sarà, quindi, meno difficile per i vitivinicoltori
lombardi reperire i diritti sul mercato
nazionale. Lo prevede un delibera approvata dalla Giunta regionale.
“Il provvedimento”, ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, “si inserisce nella logica di favorire al massimo gli scambi di diritti
di impianto per i vigneti e il loro utilizzo entro il 31 dicembre 2015, soprattutto alla luce del fatto che a partire
dal 1° gennaio 2016, con l’entrata in
vigore del regime delle autorizzazioni
agli impianti per i vigneti, la compravendita dei titoli utili all’impianto non
sarà più possibile”.
Vengono altresì uniformate le disposizioni relative alla durata dei diritti d’impianto con quanto previsto
da una delibera regionale del 6 marzo
scorso, che prevede: 8 campagne per
i diritti rilasciati fino al 31 luglio 2008 e
nessuna scadenza per i diritti rilasciati
dopo il 1° agosto 2008. Vengono definite, inoltre, in modo più puntuale le
regole nel caso di utilizzo di un diritto
proveniente da una zona viticola con
08
una resa inferiore rispetto all’area di
destinazione, allo scopo di evitare un
aumento del potenziale produttivo.
Attraverso un’altra delibera approvata sempre la scorsa settimana, la
Giunta lombarda ha iscritto nella riserva regionale 26,60 ettari di diritti
di reimpianto, di cui è stata verificata
la presenza nel Sistema Informativo
Agricolo regionale. Contestualmente
la Giunta ha approvato i criteri per la
riassegnazione degli stessi a giovani
agricoltori che conducono superfici
vitate o comunque ad imprenditori vitivinicoli.
“Concederemo questi diritti”, ha
spiegato l’assessore all’Agricoltura
Gianni Fava, “a titolo gratuito, ai produttori di età inferiore a 40 anni, con
sufficienti capacità e competenze
professionali, che si insediano per la
prima volta in qualità di responsabili
dell’azienda; a titolo oneroso ai produttori che intendono utilizzare i diritti
per piantare vigneti la cui produzione
abbia sicuri sbocchi sul mercato.
In particolare, i diritti saranno assegnati prioritariamente a giovani agricoltori e a vigneti situati in zone di
particolare valenza paesaggistico-ambientale, caratterizzati dalla presenza
di terrazzi sostenuti da muretti in sasso, o situati oltre i 500 metri di altezza,
o con una pendenza media superiore
al 30%”.
nuova agricoltura
LE MANIPOLAZIONI DELLE PIANTE ORNAMENTALI
ACQUISTATE RIENTRANO NEL REDDITO AGRARIO SE
RIMANE LA PREVALENZA DEI PROPRI PRODOTTI
Le lavorazioni delle piante quali potature, concimazioni, trattamento delle
zolle e simili rientrano tra le attività di
manipolazione e quindi sono tassate
su base catastale. Lo precisa l’Agenzia
delle Entrate in una consulenza giuridica (Prot. N. 954-72/2014) fornita a
Cia e Confagricoltura.
Come chiarito dall’Agenzia nella circolare 44E/2004, rientrano nel reddito
agrario le attività di manipolazione e
trasformazione dei prodotti ottenuti
prevalentemente dalla coltivazione
del fondo o del bosco o dall’allevamento degli animali con riferimento
ai beni individuato ogni due anni da
apposito decreto ministeriale (il quale include, nell’ultima versione del 13
febbraio 2015, anche i prodotti derivanti dalla coltivazione di piante ornamentali).
Per poter attrarre nel reddito agrario il valore delle piante “lavorate” è
tuttavia necessario dimostrare la prevalenza dei prodotti propri rispetto
alle piante acquistate. Tale prevalenza
verrà dimostrata in base al maggior
numero di piante proprie se quelle acquistate sono simili; in base ai rispettivi valori se si tratta di piante di qualità
differenti.
Gli scarti vegetali possono essere esclusi
dalla normativa rifiuti e utilizzati per
produrre energia
La Direzione Generale dei Rifiuti del
Ministero dell’Ambiente, in una nota
del 27 maggio 2015 ha chiarito che i
residui degli sfalci e potature del verde urbano, in alcuni casi, sono classificabili non come rifiuti ma come sottoprodotti.
La Direzione ha così ribadito l’interpretazione consolidata del Codice
Ambientale (Dlgs 152/2006): i residui
di sfalci e potatura derivanti dalla manutenzione del verde urbano possono
essere esclusi dalla disciplina dei rifiuti
e utilizzati per produrre energia.
L’esclusione dalla disciplina dei rifiuti vale solo “nei casi in cui l’utilizzo
di tali residui assicuri il rispetto delle
eventuali norme di settore vigenti (ad
esempio, il rispetto della disciplina
in materia di combustibili, in caso di
destinazione alla combustione a fini
energetici)” e se è dimostrata la sussistenza dei requisiti richiesti dall’articolo 184 bis Dlgs 152/2006, relativa alla
disciplina dei sottoprodotti.
In particolare tale articolo prevede
che è considerato “sottoprodotto e
non rifiuto una qualsiasi sostanza od
oggetto che:
- è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, il cui scopo primario non
è la produzione di tale sostanza od
oggetto;
- sarà utilizzato nel corso dello stesso o di un successivo processo di
produzione da parte del produttore o di terzi;
- sarà utilizzato direttamente senza
alcun ulteriore trattamento diverso
dalla normale pratica industriale
- soddisfa, per l’utilizzo specifico,
tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione
della salute o dell’ambiente e non
porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente e sulla salute
umana”.
Se non sussistono tali requisiti, i materiali derivanti da attività di sfalcio,
potatura e manutenzione del territorio
sono da qualificare come rifiuti.
09
nuova agricoltura
Bando della Regione per favorire crescita
e consolidamento delle reti di impresa
Pubblicato da Regione Lombardia un
bando per la selezione di progetti di
crescita e consolidamento di reti di
impresa.
Le Reti interessate dovranno presentare, entro il 31 luglio 2015, un sintetico progetto di consolidamento e
sviluppo, descrivendo le azioni che intendono attivare, gli obiettivi di breve
e di medio/lungo periodo nonché le
principali attività che intendono svolgere col supporto di professionisti.
La dotazione finanziaria del Bando è
pari ad euro 1.200.000,00 e potrà ulteriormente aumentare in conseguenza della verifica delle rendicontazioni
finali dei progetti finanziati.
Sono ammesse alle agevolazioni previste dal presente Bando le micro, piccole, medie e grandi imprese aderenti
ad un contratto di rete sottoscritto e
registrato nella sezione del Registro
delle Imprese, con o senza soggettività giuridica; che, alla data di presentazione della domanda, siano attive,
non essere sottoposte a procedure
concorsuali, non operare in uno dei
settori esclusi dal Regolamento (CE)
n. 1407/2013 del 18 dicembre 2013 e
che rispettino i massimali previsti dallo
stesso Regolamento (CE) n. 1407/2013
del 18 dicembre 2013 relativo agli aiuti
“de minimis”.
Il termine ultimo di realizzazione delle attività è fissato in un massimo di
6 (sei) mesi dalla data di concessione
del contributo. Le attività dovranno
comunque terminare entro e non oltre
il termine ultimo del 30/11/2015.
L’agevolazione sarà concessa sotto
forma di contributo a fondo perduto
nella misura massima dell’80% delle
spese relative al costo contrattuale
previsto per l’impiego del Professionista e comunque fino ad un massimale
di euro 40.000,00 di contributo concedibile per ogni Rete.
L’importo minimo del costo contrattuale previsto e ammesso a contributo per l’impiego del Professionista
non potrà essere inferiore ad euro
15.000,00.
Il bando è pubblicato sul B.U.R.L., sul
Sistema Informativo SiAge https://
www.siage.regione.lombardia.i t/ e
sul sito istituzionale di Regione Lombardia www.attivitaproduttive.regione.lombardia.it.
Imprese agricole: dalla Bei in arrivo
finanziamenti per 400 milioni
La Banca Europea degli Investimenti contribuirà al rilancio
del settore in Italia, sostenendo progetti singoli per l’acquisto di macchinari, ampliamento delle strutture e sviluppo
di nuovi prodotti.
Nuova boccata d’ossigeno per le imprese agricole italiane grazie a un prestito di 400 milioni di euro. Il Ministero
delle politiche agricole e forestali ha annunciato infatti di
aver sottoscritto un accordo con la Banca Europea degli
Investimenti (Bei), che concederà una linea di credito nei
prossimi mesi.
La Bei, supportata dal gruppo Intesa San Paolo, finanzierà
le piccole e medie imprese del settore agricolo, forestale,
della pesca delle produzione alimentare. Gli investimenti
saranno vincolati al sostegno di progetti, per un massimo
di 12,5 milioni ciascuno, sull’acquisto in leasing di macchinari agricoli, per interventi di ampliamento delle infrastrutture e dei magazzini e per lo sviluppo di nuovi prodotti.
I progetti saranno selezionati dal Ministero e i prestiti saranno erogati entro i prossimi 18 mesi in modo da contribuire al rilancio delle imprese agricole.
Inoltre, sempre dalla Bei arriverà una nuova linea di credito
di 50 milioni da destinare ai giovani fra i 18 e i 40 anni. Proprio il tema dell’occupazione giovanile nel settore agricolo
è infatti di grande attualità. Secondo uno studio del Censis
presentato all’Expo, si registra un costante aumento degli
imprenditori under 35 nel comparto. Numeri che sono le-
10
gati a doppio filo alla capacità di utilizzare le nuove tecnologie per fare da traino all’agricoltura italiana e, di riflesso,
all’economia del Paese.
“Stanno crescendo gli investimenti nel privato - commenta il vicepresidente della Bei Dario Scannapieco -. Ecco perché è fondamentale attivare in questo momento una linea
di credito per un settore fondamentale per l’Italia”. È la prima volta che il comparto agricolo italiano beneficia di un
finanziamento così elevato e per il quale anche il Ministro
delle Politiche agricole ha espresso soddisfazione, sottolineando che “abbiamo una grande occasione per rilanciare
gli investimenti e l’agricoltura creando occupazione”.
nuova agricoltura
Fattoria sociale:
linee guida per il riconoscimento
L’Agricoltura sociale è un insieme molto variegato di processi e azioni che
utilizzano le attività agricole per promuovere attività aggregative per la
collettività o accompagnare azioni terapeutiche, di riabilitazione e di inclusione sociale e lavorativa di persone
svantaggiate o a rischio di esclusione
sociale. L’Agricoltura sociale è una realtà frutto di esperienze che nascono
sul territorio, in modo diverso le une
dalle altre, unite dalla capacità di valorizzare le risorse agricole ai fini dell’inclusione e della coesione sociale. Si
tratta, in molti casi, di esperienze nate
autonomamente, dietro forti personali
motivazioni etiche, umanitarie, sociali,
religiose, civili, dei loro promotori.
I soggetti che realizzano azioni di agricoltura sociale (aziende agricole, cooperative sociali, associazioni, strutture
terapeutiche, ospedali….), si animano
e si attivano per scelta specifica in un
contesto di impegno e coinvolgimento
della collettività e delle istituzioni.
L’articolo 8 bis della Legge Regionale
5 dicembre 2008, n. 31 “Testo unico
delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale” ha dettato disposizioni finalizzate al
riconoscimento delle fattorie sociali. Di
seguito l’articolo integrale.
e che forniscono in modo continuativo,
oltre all’attività agricola, attività sociali
finalizzate alla coesione sociale, favorendo percorsi terapeutici, riabilitativi
e di cura, sostenendo l’inserimento
sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di
marginalizzazione, realizzando attività
di natura ricreativa e socializzante per
l’infanzia e gli anziani. Tali attività, che
sono svolte nel rispetto delle normative di settore da soggetti in possesso
di adeguata professionalità, hanno carattere di complementarietà rispetto
all’attività agricola che è prevalente.
1 bis. Per la finalità di cui al comma 1 è
istituito presso la Giunta regionale l’elenco delle fattorie sociali ed è adottato un marchio di riconoscimento.
1 ter. La Giunta regionale, sentito il
parere della competente commissio-
ne consiliare, definisce le modalità di
tenuta dell’elenco, i requisiti necessari
per l’iscrizione e le caratteristiche del
marchio di riconoscimento utilizzabile dai soggetti iscritti nel medesimo
elenco.
2.I soggetti di cui al comma 1 collaborano in modo integrato con le istituzioni pubbliche e con gli altri soggetti del
terzo settore”.
Con la delibera regionale n. 3387 del
10 aprile 2015 la Giunta ha approvato le
Linee guida per il riconoscimento della
qualifica di fattoria sociale.
Con il decreto n. 4168 del 22 maggio
2015 concernente l’approvazione delle ultime disposizioni tecnico-amministrative, si è concluso il cammino per
il riconoscimento delle fattorie sociali
lombarde.
• Art. 8 bis (Promozione dell’agricoltura
sociale): “La Regione promuove le fattorie sociali quali soggetti che svolgono, anche in forma associata, le attività
di cui all’articolo 2135 del codice civile
Expo: Cia lancia il Festival nazionale degli Agriturismi
20 incontri per diffondere biodiversità in cucina
E’ partito il primo Festival nazionale
degli Agriturismi italiani organizzato da
Cia e Turismo Verde in concomitanza
con Expo. L’idea, spiega la Cia, è far
ospitare dagli agriturismi lombardi delle località che fanno corona all’Expo i
cuochi e le cuoche degli agriturismi di
tutt’Italia, per generare una sorta di fusione della cucina di tradizione italiana
del mangiare ‹secondo campagna’. E’
così che può nascere un piatto nuovo, spiega la Cia, risultato della sapienza di chi ha coltivato e dell’abilità di chi
ha cucinato.
La serata inaugurale si è tenuta ieri alla Cascina Carem-
ma (Besate - Milano), azienda agricola
vocata alla biodiversità, alla presenza del presidente nazionale della Cia
Dino Scanavino; un incontro al quale
ne seguiranno una ventina scandendo
tutto il calendario fino alla conclusione
di Expo. La Cia, con Turismo Verde, attribuirà a tutti gli agriturismi coinvolti
il titolo di Agrichef, un’occasione per
rimettere in valore le loro attività.
La Cia ricorda che oggi in Italia ci sono oltre 18 mila strutture, di cui 15.334 con alloggio, per un totale di 189 mila
posti letto e quasi 9 mila con ristorazione (337.385 coperti
circa).
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nuova agricoltura
Garanzia Giovani: via libera al progetto Inac
“Voce amica anziani Lombardia”
Il progetto denominato “Voce amica
anziani Lombardia”, presentato da
Inac Lombardia nell’ambito del bando
regionale Garanzia Giovani è stato approvato e finanziato.
Il Patronato Inac selezionerà così nelle prossime settimane otto volontari
del servizio civile da impegnare nelle
proprie sedi provinciali lombarde. Il
progetto punta a intensificare il livello
di intervento dell’INAC nei confronti
della popolazione anziana migliorando i servizi a loro rivolti e mettendoli in
grado di sfruttare al massimo la “rete
sociale” di protezione avviata dalla
Regione.
In altre parole L’INAC della Lombardia
vuole offrire una maggiore assistenza
ai cittadini ed in modo particolare ai
pensionati, garantendo loro un supporto non solo nel disbrigo di adempimenti burocratici, ma anche servizio
di orientamento nelle attività che il
territorio offre.
L’obiettivo generale, spiega Inac Lombardia, è di aumentare l’accessibilità
ai servizi sociali regionali esistenti da
parte delle famiglie e degli anziani,
attraverso un’informazione più efficace su di essi e sulle modalità per
usufruirne, affinché soprattutto gli
anziani over 75 e i non autosufficienti,
possano trovare ascolto, orientamento e possano esigere appieno i loro
diritti. Il progetto prevede di istituire,
in alcune sedi provinciali dell’Inac uno
sportello unico di informazione per
tutte le richieste. Nello stesso tempo,
conclude l’Inac, il nostro sportello dovrà fungere anche da “voce amica”,
per far sentire l’anziano meno solo e
più attivo. Sarà quindi impostato anche come un luogo “social”, dove gli
anziani possano organizzare iniziative
politicosindacali, gite, feste, percorsi
culturali. Garanzia giovani è un progetto che nasce da una Convenzione
tra Regione Lombardia e Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali.
Per approfondimenti:
http://www.garanziagiovani.regione.
lombardia.it/cs/Satellite?c=Page&c
hildpagename= DG_IFL%2FMILayo
ut&cid =1213719157605& p=1213719
157605& pagename = DG_IFLWrapper#121371913
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La Cia alla guida di Agrinsieme per il prossimo anno.
Anche Copagri entra nel coordinamento
Per il prossimo anno sarà la Confederazione italiana agricoltori ad assumere il coordinamento di Agrinsieme, che rappresenta oltre il 50% del valore della produzione agricola
nazionale e il 40% circa del valore dell’agroalimentare italiano. A raccogliere il testimone dalla Confagricoltura è stato
il presidente Dino Scanavino durante la conferenza stampa
del coordinamento tenutasi nella sede della Cia a Roma il 9
giugno. Un’occasione importante non solo per il cambio di
guida, ma anche per l’ingresso di Copagri, che fa così salire
a sei le associazioni legate da un accordo interassociativo
che operano in modo coordinato e unitario: Cia, Confagricoltura, Copagri (come organizzazioni professionali);
Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop agroalimentare (come centrali cooperative, a loro volte riunite
nell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari). Nel corso
della conferenza sono stati ribaditi gli obiettivi comuni del
coordinamento contenuti nel documento programmatico:
attuare politiche di rafforzamento dell’impresa per modernizzarle e favorirne l’aggregazione in strutture economiche
fortemente orientate al mercato; organizzare le filiere; sostenere l’internazionalizzazione delle aziende; svolgere una
sistematica azione di semplificazione burocratica diretta a
ottenere il riordino degli enti e delle tecnostrutture operative, sia in ambito nazionale che regionale; rilanciare la ricerca
e le politiche di supporto al trasferimento dell’innovazione;
sostenere il ricambio generazionale; definire strumenti per
il credito; incamminarsi sulla strada della corretta gestione
delle risorse naturali (suolo e acqua) per coniugare produttività e sostenibilità e per valorizzare il ruolo delle imprese
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agricole anche nel campo delle energie rinnovabili e dei
servizi eco-ambientali; proseguire nell’aggiornamento del
quadro normativo di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale. Molte novità nell’ambito delle decisioni politiche si sono registrate proprio grazie all’impegno costante
di Agrinsieme, ma molto c’è ancora da fare. In tal senso, la
mobilitazione sull’Imu ha riscosso forte interesse nelle forze
politiche e nell’opinione pubblica. Tutto ciò ha prodotto i
primi risultati, ma non deve far abbassare la guardia perché
ora è giunto il momento di trovare una soluzione definitiva
contro una tassa inaccettabile che grava sui fattori di produzione. “Ci accingiamo ad assumere il compito di coordinamento con la consapevolezza del lavoro importante ed
equilibrato svolto da Mario Guidi e delle nuove sfide che ci
attendono -ha spiegato il presidente della Cia Scanavino al
momento del passaggio di consegne-. Il mio pensiero va a
Giuseppe Politi, primo coordinatore e strenuo sostenitore
della necessità del processo unitario della rappresentanza
agricola. Due le priorità: accompagnare e sostenere le imprese in una fase economica e sociale difficile; promuovere
e sviluppare sempre più le forme di aggregazione economica”. Infine è stata annunciata la seconda Conferenza economica di Agrinsieme, prevista in autunno, che sarà anche
l’occasione per una riflessione sul “dopo-Expo”. Ad avviso
di Agrinsieme, l’Esposizione universale lascerà un’eredità
che andrà raccolta, capitalizzata, in ragione di informazioni,
contatti, confronto tra buone pratiche e buone policy, collaborazione tra Paesi e potrà orientare e aiutare anche la
crescita dell’agroalimentare italiano.
nuova agricoltura
Biologico: raggiunta intesa in Consiglio ue per riforma
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è
concluso a Lussemburgo il Consiglio
Agrifish, al quale ha partecipato il Sottosegretario Giuseppe Castiglione e
durante il quale è stato raggiunto un
accordo sulla proposta di regolamento in materia di agricoltura biologica.
Tra le novità più importanti rispetto
all’attuale normativa troviamo la modifica del regime di importazione dei
prodotti biologici, perseguita dall’Italia
con grande determinazione. In futuro, i
prodotti biologici potranno essere importati solo in regime di conformità con
applicazione delle stesse norme produttive europee o da Paesi con i quali
siano stati sottoscritti accordi di reci-
procità. I produttori europei saranno
così maggiormente garantiti sul mercato internazionale e ai consumatori sarà
assicurata più trasparenza. Altra novità
assoluta é l’introduzione della certificazione di gruppo, volta a consentire un
accesso più facile per le piccole aziende produttrici nel settore del biologico.
Le norme sui controlli sono mantenute
all’interno del regolamento del biologico per una maggiore semplificazione
e chiarezza normativa. L’obbligo di un
controllo annuale per le aziende biologiche rimane un requisito fondamentale e gli Stati Membri potranno dilazionare le ispezioni fisiche solo in caso di
aziende a basso rischio fino ad un massimo di trenta mesi. In tema di residui
di sostanze non ammesse riscontrati su
prodotti biologici - argomento assente
nell’attuale legislazione - la proposta
introduce un articolo che tuttavia non
consegue pienamente l’obiettivo di armonizzare le procedure applicate nei
diversi Stati membri. L’Italia ha pertanto lasciato agli atti una dichiarazione,
sostenuta dalla Spagna, con la quale
chiede alla Presidenza entrante del
Consiglio e alla Commissione l’impegno di migliorare ulteriormente il testo
nel corso delle trattative con il Parlamento europeo, nell’ottica di rendere
più stringenti le procedure di controllo
in caso di contaminazioni di sostanze
non ammesse nei prodotti biologici e
di aumentare la tutela dei consumatori.
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nuova agricoltura
Una legge per la montagna per valorizzare
tutto il territorio montano lombardo e non
solo alcune zone
Un progetto di legge su materie di
esclusiva competenza regionale. E’
questo il senso di “Una legge per la
montagna” l’iniziativa promossa dal
gruppo consiliare del Partito Democratico della Lombardia presentata
quest’oggi dai consiglieri regionali
Luca Gaffuri e Jacopo Scandella nel
corso di una conferenza stampa che si
è tenuta presso la sede provinciale di
Como del PD. “La montagna lombarda non è solo la Valtellina, così come
non ci sono località di serie A o di serie B – afferma Luca Gaffuri -. Solo per
ciò che concerne il nostro territorio
pensiamo un momento cosa rappresentano la Valle Intelvi, la Val Cavargna, le valli dell’alto Lario oppure la
Vallassina. Noi riteniamo che i territori
montani debbano essere trattati tutti in egual misura, mentre sappiamo
che il riordino del territorio lombardo
promosso dalla Giunta prevede provvedimenti specifici per la provincia di
Sondrio che concedono autonomia e
destinano ingenti risorse. Come PD
chiediamo che tali misure interessi-
no anche le aree montane delle altre
province: le prealpi varesine, le Alpi
Orobie, la Val Camonica, il territorio
appenninico della provincia di Pavia
ed ovviamente le zone montane della
provincia di Como”.
“Come PD abbiamo voluto cogliere l’occasione di questo progetto di
legge, che va in discussione in questi
giorni per inserire alcuni emendamenti che vanno nella direzione di riflettere complessivamente sulla montagna
lombarda e non soltanto su un pezzetto come la Valtellina – rileva Jacopo Scandella, consigliere regionale
bergamasco -. Questo non perché si
vuole togliere qualcosa alla Provincia
di Sondrio ma perché si diffonda la
sensibilità di promuovere un autentico recupero, ed una salvaguardia non
solo ambientale ma anche economica,
di tutta la montagna lombarda”.
Nel dettaglio le proposte del PD riguardano l’acqua, ovvero una ripartizione su tutto il territorio montano dei
canoni del demanio idrico (si tratta di
ben 19 milioni di euro); attenzione ai
crediti forestali, cioè riconoscere dal
punto di vista economico l’impegno
per un abbattimento effettivo dell’inquinamento; l’individuzione di servizi
specifici per la montagna nell’ambito
formativo/scolastico, sanitario ecc.; la
creazione di zone omogenee che superino la vecchia impostazione rigida
dei confini provinciali; la creazione di
un albo delle imprese locali al fine di
consentire maggiori opportunità di lavoro per le diverse realtà interessate;
un’attenzione particolare alle specificità dei territori, dall’attività agricola ai
prodotti tipici, cosicché anche queste
produzioni possano contare su un’efficace politica di e-commerce.
Una legge per la montagna non è comunque un’iniziativa circoscritta alla
sala del Consiglio Regionale in quanto grazie al sito internet: www.firmaperlamontagna.it ogni cittadino può
aderire e firmare per arrivare a modificare il progetto di legge N. 223 con
gli emendamenti presentati dal PD in
Consiglio Regionale.
Latte in polvere, de castro: difendere ‘eccezione’ italiana,
nessun rischio per prodotti di qualità certificata
Dobbiamo impegnarci a difendere la norma che vieta l’utilizzo di latte in polvere nei prodotti caseari, mantenendo l’‘eccezione’ italiana rispetto agli altri paesi dell’Unione”. Così Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei
Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e
sviluppo rurale del Parlamento europeo, interviene a seguito della diffida, inviata dall’esecutivo Ue a Roma, in cui
si definiscono troppo stringenti le leggi italiane in materia e si auspica che l‘Italia metta fine al divieto di utilizzo
di latte in polvere concentrato e ricostituito per la produzione di formaggio e derivati. “La disciplina nazionale
- prosegue De Castro - è diventata un segno distintivo
da difendere, che ha generato un meccanismo di fiducia nell’approccio dei consumatori al prodotto nazionale. Dobbiamo però essere consapevoli che un’eventuale
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armonizzazione con la normativa europea, e quindi l’abrogazione del divieto, non costituirebbe nessun rischio
per le nostre produzioni a indicazione d’origine DOP e
IGP, per le quali è impiegato oltre il 70% della produzione
di latte italiano, che manterrebbero l’obbligo di utilizzare
latte liquido. Sempre in caso di estensione delle regole
europee, dovremo organizzarci per mettere a punto un sistema di etichettatura che garantisca una corretta e completa informazione al consumatore e puntare su sistemi
di qualità nazionale che possano continuare a preservare
la distintività delle nostre produzioni, magari prendendo
come esempio il modello francese “Label Rouge”. Le autorità italiane - conclude De Castro - avranno due mesi
di tempo per motivare e preservare la nostra eccezione
normativa davanti alla Commissione”.
nuova agricoltura
Mipaaf: a Expo convegno su tutela del reddito
agricolo e gestione del rischio
Martina: “Fino al 2020 investiamo 1,6 miliardi per sviluppare
strumenti assicurativi”
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che oggi
ad Expo si è svolto un convegno organizzato con Ismeadal titolo: “Tutela
del reddito agricolo e gestione del rischio: la strategia nazionale”. Un’occasione di confronto tra Istituzioni, organizzazioni agricole, organismi di difesa
e compagnie assicuratrici.
“La tutela del reddito è una priorità assoluta,- ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina che ha preso parte all’evento - per questo abbiamo deciso di
investire fino al 2020 oltre 1,6 miliardi
di euro per sviluppare gli strumenti
assicurativi e migliorare nella gestione
dei rischi. Il nostro obiettivo è aumentare le aziende agricole assicurate e
diffondere meglio questa protezione
sul territorio nazionale, lavorando anche al Sud per fare conoscere meglio
le opportunità di salvaguardia. Dalla
prossima settimana partiamo con un
confronto con parti sociali e regioni sul fondo di mutualità. In Europa
- ha concluso Martina - ribadiremo la
necessità di avere più strumenti per
contrastare le crisi, perché l’embargo
russo ci dimostra che l’Ue non è adeguatamente attrezzata per rispondere
alle esigenze delle imprese”.
“L’Italia è tra i Paesi europei che hanno
la più solida tradizione nel sostegno
pubblico alla gestione del rischio - ha
sottolineato il Presidente Ismea Ezio
Castiglione- . Oggi, grazie agli incentivi dello Stato, sono circa 85 mila le imprese che sottoscrivono annualmente
una polizza assicurativa, con un’incidenza complessiva sulla produzione
agricola nazionale del 15 per cento
(23% per le colture arboree) e un valore assicurato che nel 2014 ha sfiorato gli 8 miliardi di euro. Tuttavia - ha
precisato Castiglione - a fronte di tanti
punti di forza, l’attuale sistema di risk
management non è esente da alcune
importanti da criticità, prima fra tutte
l›elevata concentrazione territoriale
dell›intervento (circoscritto per lo più
al Nord), settoriale (limitato ai settori
vitivinicolo e delle colture arboree) e
dimensionale (netta prevalenza di imprese più grandi)».
«La novità più grande - ha dichiarato
Raffaele Borriello Direttore Generale
di Ismea - è costituita appunto dalla
misura dell’IST (Income Stabilization
Tool), volta a supportare, attraverso la
formula dei fondi di mutualizzazione,
la gestione del rischio di reddito da
parte delle imprese agricole. Obiettivo dello strumento è fornire appunto
agli agricoltori una protezione dalle perdite di reddito. Una copertura
più ampia di quelle tradizionali che
tiene quindi in conto tutti i fenomeni
che possono impattare sui fatturati
dell›azienda, compresi i rischi connessi agli andamenti del mercato. L›IST ha proseguito Borriello - rappresenta
un innovazione sostanziale nell›offerta
europea di politiche a sostegno della stabilità dei redditi agricoli, di rilevanza strategica nell›attuale scenario
caratterizzato da una maggiore e più
frequente esposizione dell›agricoltura
a stati di crisi.»
Agricoltura, Agrinsieme: ricerca e innovazione sempre più
strategici per il futuro del settore
Il coordinatore del raggruppamento che riunisce
Cia,Confagricoltura, Copagri e l›Alleanza delle cooperative
italiane agroalimentari Dino Scanavino, a Verona, interveniene alla presentazione del Crea.
Le trasformazioni che hanno caratterizzato il processo socio
economico degli ultimi anni sono state straordinariamente
importanti e rapide. I cambiamenti climatici, la crescita della domanda alimentare rispetto alle capacità di offerta di
cibo, la crisi energetica e la scarsità di risorse naturali rappresentano grandi temi rispetto ai quali il ruolo del settore
agroalimentare è diventato sempre più strategico. Così il
coordinatore di Agrinsieme, Dino Scanavino, ha esordito durante il suo intervento alla tavola rotonda «Ricerca e
innovazione nel sistema agroalimentare italiano» svoltasi
oggi a Verona in occasione della presentazione del nuovo
«Consiglio per la ricerca in agricoltura e l›analisi economica
agraria -Crea».
Per rispondere a queste sfide globali, la risposta dovrebbe
provenire da un incremento della produttività e delle rese
agricole. Ma nel momento in cui terra e acqua sono sempre
più scarsi e i condizionamenti del cambiamento climatico e
della sostenibilità ambientale incidono con forza sempre
maggiore sull›attività agricola, ecco che l›innovazione e la
ricerca in agricoltura saranno elementi sempre più determinanti per il futuro del settore e, più in generale, della
nostra società.
La sfida che le imprese agricole dovranno raccogliere nei
prossimi anni -ha continuato Scanavino- sarà quella di produrre di più e meglio, inquinando meno. Una sfida, rispetto
alla quale, gli investimenti nella ricerca e nelle innovazioni
organizzative e di processo, dovranno portare un contributo importante agevolando, di pari passo, la costruzione
un›economia sostenibile dal punto di vista ambientale ed
efficiente sotto il profilo delle risorse. In tale contesto, la
contrazione degli investimenti pubblici in ricerca agricola
che ha caratterizzato l›Europa negli ultimi decenni, non
rappresenta un segnale incoraggiante per il futuro. Al
contrario, il ruolo dell›intervento pubblico nella ricerca di-
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nuova agricoltura
venterà sempre più fondamentale per il futuro del settore
agroalimentare. Lungo questa prospettiva il nuovo Ente di
ricerca -Crea- al servizio dell›agricoltura, che unisce sotto
un›unica veste le competenze «tecniche» a quelle di carattere economico agrario, rappresenta un›importante novità
nel panorama scientifico nazionale.
L›accorpamento dei due precedenti istituti di ricerca Cra e
Inea in unico ente, introduce altresì quell›elemento di semplificazione necessario a valorizzare le attività di ricerca in
campo agricolo e ad evitare quella sovrapposizione di iniziative che, spesso in passato, ha finito con l›appesantire
il sistema di diffusione delle conoscenze scientifiche. Positiva, infine la volontà espressa da parte del Crea di voler
coinvolgere più attivamente i portatori di interesse nelle attività di pianificazione e definizione dei processi di ricerca.
Soltanto con il protagonismo diretto degli agricoltori, e con
le loro associazioni di rappresentanza coinvolte nell›analisi
dei fabbisogni e a svolgere il ruolo di divulgazione dei risultati -ha concluso Scanavino- le attività di ricerca riusciranno a fornire risposte importanti alle sfide future del settore
agroalimentare.
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