seguici su Memo Multicentro Educativo Sergio Neri Quadrimestrale anno XIX n. 3 Settembre/Dicembre 2014 Reg. Trib. Civ. Modena n. 1264 del 19/12/1995 Direttore responsabile Giancarlo Barbieri Contatti: Comune di Modena - Memo Viale Jacopo Barozzi 172, Modena tel. 059/2034311 [email protected] www.comune.modena.it/memo Redazione: Giuliano Boni Francesca D’Alfonso Maria Grazia Rotelli Impaginazione: Giuliano Boni Maria Grazia Rotelli Spedizione in abbonamento postale Pubblicità inferiore al 50%. Autorizzazione della Direzione Provinciale PT di Modena D la scuola Attiva a oltre un secolo si parla di “scuola nuova”, o di “scuola attiva”: ma cosa significa parlarne oggi? Significa mettere al centro dei processi educativi gli alunni, significa credere che per ben insegnare occorra partire dai processi di apprendimento, dai bisogni e dagli interessi di chi impara. In questo numero di Viaggio in terza classe abbiamo cercato di approfondire il concetto di scuola attiva e le sue implicazioni nell’attuale assetto scolastico in rapido e continuo mutamento, grazie ai contributi di Cristina Contri sull’avventura pedagogica di Célestin Freinet e il Movimento di Cooperazione Educativa, di Nerina Vretenar sulle connsessioni tra le Indicazioni Nazionali per il curricolo e la pedagogia di Freinet. E grazie anche al focus di Giancarlo Cavinato sulle tematiche affrontate nell’ultimo convegno Ridef (Reggio Emilia - 21/30 luglio 2014), organizzato dal Movimento di cooperazione educativa e dalla Federazione internazionale dei movimenti di scuola moderna, che ha visto la partecipazione di oltre 500 insegnanti provenienti da 34 paesi. Lo speciale da pag. 3 a pag. 10 Formazione Laboratori Progetti I corsi e gli itinerari scuola-città di Memo per l’a.s. 2014/2015 Il gioco entra in classe: segreti da conoscere e pericoli da evitare Italia-Albania: come ricostruire una memoria storica pagina 11 pagina 14 pagina 16 Lettera a insegnanti, ragazzi e famiglie Buona scuola! È l’augurio migliore che possiamo fare ai nostri figli che iniziano l’anno scolastico. Ed è l’augurio che facciamo agli insegnanti, che della scuola sono il cuore pulsante, e a tutto il personale e ai tecnici che con il loro impegno garantiscono di potere fare scuola in ambienti accoglienti e sicuri. Ma è anche l’augurio che facciamo alle famiglie e al Paese nella consapevolezza che solo creando le condizioni perché la scuola sia davvero buona sapremo costruire un futuro migliore per tutti. È l’investimento sull’istruzione la vera riforma strutturale che risponde alla crisi, che rende più libere le persone, che è in grado di garantire innovazione, sviluppo e qualità della democrazia. Il governo sta mettendo in campo scelte e decisioni che possono contribuire a far fare un salto di qualità al nostro sistema scolastico. Ma è importante anche il ruolo del territorio dove siamo impegnati a sviluppare un patto educativo che consenta di valorizzare il contributo di tutti i soggetti in un’alleanza tra scuola e famiglia che deve essere il perno per migliorare anche il rapporto tra scuola e mondo del lavoro e dell’impresa. Vogliamo una scuola dove l’innovazione sia di casa, ma dove l’attenzione non sia solo sulle competenze digitali e si sviluppino anche le capacità di relazione e di “fare gruppo” tra i ragazzi (si impara meglio facendo insieme); vogliamo una scuola aperta, democratica e plurale più attenta al tema dell’orientamento e preoccupata di non lasciare nessuno indietro: il nostro obiettivo è garantire a tutti, bambini e ragazzi, un percorso formativo di qualità in grado di fornire ai nostri giovani strumenti e reali opportunità. È anche per questo che abbiamo confermato un forte impegno sul sostegno ai disabili, così come sull’inserimento degli stranieri perché il percorso dei nuovi cittadini ha nella scuola un passaggio fondamentale. Serve il coinvolgimento e la responsabilizzazione di tutti, dei docenti e del personale scolastico, in un dialogo e in un confronto che è sempre aperto, così come dobbiamo aiutare le famiglie a partecipare maggiormente alla vita scolastica. Oggi, purtroppo, la partecipazione cala man mano che cresce l’età dei figli e quindi, paradossalmente, la complessità delle questioni da affrontare. I nostri ragazzi studiano in scuole sicure ed è giusto che siano anche accoglienti e dotate delle necessarie tecnologie. Dopo l’esperienza del terremoto, si rafforza l’impegno nella manutenzione e qualificazione degli edifici con investimenti all’insegna della sicurezza anche su ampliamenti e nuove costruzioni. Vorremmo chiudere con un appello rivolto in particolare agli insegnanti, persone che sanno di rappresentare un momento prezioso e irripetibile nella vita dei loro studenti: aiutate i ragazzi ad apprezzare la bellezza; ad avere passione per ciò che si impara; a tirare fuori le proprie capacità, anche quando sembrano nascoste dalla noia e dalla fatica del crescere; a sviluppare proprie idee, a saperle difendere e a saperle cambiare con il dialogo e il confronto. E aiutateli ad amare la propria città. Gian Carlo Muzzarelli Sindaco di Modena Gianpietro Cavazza Assessore alla Scuola del Comune di Modena 2 N ei primi anni del 1900 comincia a circolare l’espressione “scuola nuova” o “scuola attiva”. É usata in contrapposizione a una scuola, quella diffusa, che è passiva e che obbliga gli alunni a starsene immobili, zitti, seduti ai loro banchi, dove subiscono lezioni impartite dall’alto. La scuola attiva nasce e si sviluppa intorno a questa idea semplice, che è stata tuttavia capace di rivoluzionare la pedagogia: all’educazione conviene mettere al centro gli alunni. Significa fare scuola a partire dai processi di apprendimento, dai bisogni e dagli interessi di chi impara. È dallo sviluppo di queste idee che nascerà la pedagogia scientifica. Dopo la prima guerra mondiale - quella guerra così terribile che avrebbe dovuto chiudere con tutte le guerre - si diffonde un clima di pacifismo illuminista e progressista, e i movimenti di scuola attiva assumono i caratteri di movimenti laici, impegnati nella costruzione di un nuovo mondo attraverso un’educazione completamente rinnovata. È in questo sfondo che vive e lavora Célestin Freinet (1896 -1966). Freinet, arruolato nell’esercito francese durante la prima guerra mondiale, viene gravemente ferito ai polmoni e rimane quattro anni in ospedale. Non accetta il ruolo di pensionato invalido e comincia a fare il maestro elementare in un piccolo paese delle Alpi Marittime. Freinet mette i suoi alunni al lavoro cercando di assegnare loro compiti che abbiano un senso, le sue classi diventano dei laboratori, la scuola si 3 speciale e il Movimento di Cooperazione Educativa di Cristina Contri maestra scuola primaria, MCE Modena La scuola attiva Célestin Freinet speciale trasforma in un luogo in cui si discute, si elaborano le regole, si lavora insieme. In quegli stessi anni Freinet partecipa ai congressi dell’Educazione Nuova, dove incontra Claparède e gli altri, a cui però critica l’elitarismo delle loro scuola. Il maestro francese, diversamente dagli illustri colleghi, lavora contro un sistema scolastico che fino a quel momento aveva costretto i figli delle classi popolari in condizioni di inferiorità. Freinet non lavora da solo, comincia fin da subito a lavorare con un gruppo di educatori, si confronta, si scambia con loro le esperienze e il dibattito contraddistinguerà sempre il suo lavoro. La sua didattica laica e tesa al riscatto socio culturale provocherà il suo trasferimento d’ufficio, che rifiuta dimettendosi dall’insegnamento statale ed aprendo, con la compagna Elise, una scuola cooperativa a Vence. I maestri, secondo Freinet, sono come dei contadini che pretendono di “far bere un cavallo che non ha sete” (Freinet, 1959). Trovare il modo di far bere questo cavallo che non ha sete è il compito a cui Célestin dedica l’intera sua vita, lo farà attraverso la sperimentazione e la diffusione di una serie di tecniche come la tipografia e la stampa, il testo libero, la biblioteca di scuola, la costruzione di testi collettivi, la corrispondenza scolastica, l’organizzazione cooperativa, il lavoro a scuola, il giornale, gli schedari auto correttivi, il piano di lavoro, il cinema, il teatro. La scuola di Freinet è una scuola in cui si dà molto spazio alle attività collettive, senza tuttavia trascurare gli apprendimenti di ciascuno, a cui Freinet pone molta attenzione. Basta pensare al “piano di lavoro”, parente lontano di ciò che in anni più recenti avremmo chiamato percorso individualizzato. È importante ricordare che tra i suoi primi interessi vi è la lingua. Lo studio della lingua. E a noi viene in mente Don Lorenzo Milani e la sua idea che è la lingua che ci fa uguali. Perché se il fine ultimo dell’educazione è permettere a tutti di partecipare in maniera attiva e consapevole alla vita di una comunità, prima di tutto servono le parole. Fino a quel momento leggere e scrivere, nella scuola, erano attività fini a se stesse, esercizi privi di senso, come molte delle attività scolastiche. Freinet insegna la lingua e le parole prima di tutto nella loro funzione comunicativa: si legge per ricevere informazioni, si scrive perché si ha qualcosa da dire. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1940, dato il suo impegno sociale, Freinet viene internato in un campo di prigionia, e la sua scuola viene chiusa. Nel 1944 partecipa alla Resistenza e fa parte del comitato di Liberazione e alla fine della guerra può riaprire la sua scuola a Vence, che tornerà ad essere statale solo nel 1990. Nei quattro anni della prigionia Freinet elabora la maggior parte dei suoi scritti, nei quali reinterpreta le idee delle scuole nuove nell’orizzonte di una pedagogia popolare laica. E se il suo interesse per la lingua ci fa venire in mente Milani, i suoi scritti dal carcere, non solo per il luogo che li ha visti nascere, ci ricordano Gramsci e l’idea che l’azione pedagogica è sempre anche azione politica in quanto risponde ai bisogni di crescita sociale e culturale. Maestri e maestre di varie parti del mondo partecipano sempre più numerosi agli incontri che Freinet organizza, lavorano alla produzione dei materiali per la “scuola del popolo” e li sperimentano a scuola, lavorando in maniera cooperativa e con una metodologia che oggi chiameremmo ricerca-azione. Nel 1957 Freinet realizza un suo sogno fondando la “Féderation International des Mouvements de l’École Moderne (FIMEM)”, affinché tutti gli aderenti ai metodi pedagogici da lui sperimentati e diffusi si possano coordinare. La FIMEM, legalizzata nel 1965 e riconosciuta come Organizzazione non governativa dall’Unesco, esiste ancora oggi. Ogni due anni, i maestri e gli educatori che ne fanno parte, organizzano un incontro, il “Rencontre International des educateures Freinet (RIDEF), che lo scorso luglio si è tenuto a Reggio Emilia. È negli anni ’50 che Freinet arriva anche in Italia. Maestri come Giuseppe Tamagnini, Bruno Ciari, Aldo Pettini, Mario Lodi, sperimentano le sue tecniche e, nel 1958, nasce il Celestin Freinet 4 4 siano una grande opportunità didattica. La scuola e la lingua: è la scuola che deve occuparsi dell’educazione linguistica, quella capace di dare a tutti, anche in società plurilingue, la parola, che è lo strumento fondamentale di cittadinanza. A questo proposito ricordo che i problemi connessi con l’educazione linguistica, che oggi trovano ampio spazio anche nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo, sono stati studiati in questi anni all’interno del GISCEL (Società di Linguistica Italiana), che nel 1975 assunse come testo base le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica”, elaborate da Tullio De Mauro, un testo fondamentale per chi desideri occuparsi di tali problematiche. La scuola laboratorio di cittadinanza: non vi è dubbio che il sapere diffuso sia alla base della realizzazione di una democrazia compiuta, a cui tutti possono partecipare. Pensiamo quindi che il compito del MCE sia ancora oggi urgente e difficile, anche perché siamo convinti, sempre più, che l’educazione e la pedagogia siano strumenti potenti per migliorare la società. È attraverso l’educazione che si permette al bambino di diventare uomo, e qui c’è una grande responsabilità storica della pedagogia, si tratta di far diventare adulto un bambino, il che non vuol dire farlo diventare come gli adulti, ma, se possibile, migliore. speciale movimento di cooperazione educativa: MCE. Il Movimento di Cooperazione Educativa esiste ancora oggi. Nella pedagogia italiana degli ultimi sessant’anni esso ha avuto un ruolo importante; e vorrei sottolineare qui quello che a mio vedere è stato uno dei suoi più grandi meriti: avere contribuito a formare la dimensione collegiale dell’insegnamento, fatta di scambio, ricerca, azione, documentazione e circolazione delle esperienze. Il Movimento è stato, ed è, soprattutto un grande esperimento di formazione reciproca tra insegnanti, e ha permesso agli iscritti, non da soli ma in gruppi, di mettere in pratica una scuola dallo stile sperimentale. Oggi gli iscritti ufficiali al movimento oscillano intorno ai 500, ma moltissimi sono i simpatizzanti, anche illustri, che sostengono di avere un debito con il MCE. Il Movimento italiano attuale non è una riproposizione della pedagogia Freinet. A lui vanno riconosciuti molti meriti, ma oggi si tratta di intrecciare le sue ipotesi con le nuove ricerche della pedagogia e i caratteri della nostra società. Nel contesto attuale molte sono le piste di ricerca e i problemi che noi cerchiamo di studiare insieme, e di farne, quando possibile, sperimentazioni e documentazioni. Eccone alcune. La formazione degli insegnanti e la didattica come ricerca-azione: gli adulti che lavorano nella scuola sono una comunità scientifica in situazione, il loro percorso dovrebbe essere fatto dal conoscersi, dall’approfondire e studiare assieme, per arrivare a delle conclusioni finali da condividere e documentare. La didattica laboratoriale e cooperativa: si impara facendo, lo ribadiscono le Indicazioni Nazionali e lo mettono in luce le maggiori ricerche sull’apprendimento, e si impara insieme, nello scambio, nel dialogo, nel confronto con l’altro che confuta il mio pensiero. Inoltre il lavoro collettivo favorisce e valorizza le differenze contribuendo all’integrazione di tutti. La scuola e gli strumenti tecnologici: se Freinet usava il limografo noi abbiamo il computer, la LIM e la stampante, ma alla base resta l’idea che questi strumenti, usati in maniera cooperativa e per un fine sensato, Mario Lodi Le iscrizioni Per iscriversi al MCE o per avere tutte le informazioni in merito consultare il seguente sito internet http://www.mce-fimem.it Il gruppo di Modena A partire dallo scorso mese di Maggio si è inoltre ricostituito un piccolo gruppo MCE anche a Modena. Se qualcuno fosse interessato a farne parte, o ad avere ulteriori informazioni, può rivolgersi a Cristina Contri ([email protected]). Bibliografia E. e C. Freinet, Nascita di una pedagogia popolare, La Nuova Italia, Firenze, 1955 C. Freinet, I detti di Matteo, (una moderna pedagogia del buon senso), Firenze, La Nuova Italia, 1962 C. Freinet, La scuola moderna, Torino, Loecher, 1963 C. Freinet, Le mie tecniche, Firenze, la Nuova Italia, 1969 C. Freinet, Il metodo naturale, L’apprendimento della lingua, La Nuova Italia, 1971 C. Freinet, La scuola del popolo, Roma, Editori Riuniti, 1973 C. Freinet, (a cura di Roberto Eynard), La scuola del fare, edizioni Junior Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, Sette Città, Viterbo, 2010 AAVV, Freinet: dialoghi a distanza, La nuova Italia, Firenze 1997 B. Ciari, (a cura di A. Alberti), La grande disadattata, Edizioni Junior, 2006 P. Le Bohec, Quando la scuola ti salva. Sulle tracce della Pedagogia Freinet, Edizioni Junior, 2011 A. Masala, Mario Lodi maestro della Costituzione, Edizioni Junior, 2007 G. Tamagnini, (a cura di) Didattica operativa, le tecniche Freinet in Italia, Edizioni Junior, 2002 Sitografia www.mce-fimem.it/home.html www.fimem-freinet.org/it www.casadelleartiedelgioco.it/mariolodi/ www.casaofficina.it www.cencicasalab.it www.globolocal.net 5 speciale di Nerina Vretenar maestra scuola primaria, MCE Mestre S La pedagogia Fre e le Indicazioni naz uccede, a volte, che le leggi scolastiche considerino legittime o rendano addirittura obbligatorie pratiche nate in dissonanza con precedenti normative o con pratiche diverse diffuse e consolidate nel tempo. Così è stato, spesso, per quanto riguarda molte “buone pratiche” della scuola italiana, dalla responsabilità condivisa dei docenti, ai laboratori, dalla didattica operativa all’individualizzazione dei percorsi. Da sperimentazioni considerate audaci, attuate forzando norme e consuetudini, si è arrivati a quadri legislativi che accoglievano le “novità”, legittimandole e “promuovendole”. Le “Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione”, del 2012, sono il docu- strumenti linguistici, per una scuola capace di accogliere davvero tutti dopo aver smantellato per sempre la segregazione perpetrata nelle scuole “speciali” e nelle classi “differenziali”. Viene in mente la legge 517, viene in mente l’istituzione del Tempo Pieno come risposta al diritto di tutti e tutte di apprendere in modo operativo e di ciascuno di veder rispettati i propri tempi. Nelle Indicazioni si dice in modo esplicito che la scuola “è luogo dei diritti di ognuno e delle regole condivise”, luogo “della piena attuazione del riconoscimento e della garanzia della libertà e dell’uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione)” mento legislativo più importante della Scuola. Il documento che indirizza sia la “filosofia”, cioè le finalità e i riferimenti valoriali per i primi otto anni scolastici – quelli che maggiormente lasciano il segno – sia i contenuti e la metodologia. Ci piace pensare che molti riferimenti che ritroviamo nel testo si rifanno alla pratica appassionata e ai dibattiti accesi che, dagli anni ’50 e ’60 in poi, hanno attraversato la Scuola italiana sulla scia delle ricerche e delle esperienze condotte dal Movimento di Cooperazione Educativa che, a partire dall’incontro con la pedagogia Freinet, cercava nuove strategie e nuove risposte alla domanda di costruire una scuola democratica, che fosse in grado di formare cittadini responsabili. Ecco dunque alcune affermazioni che vanno in questa direzione. LA COOPERAZIONE Altre affermazioni fondamentali riguardano la cooperazione. L’idea di una Scuola cooperativa, oltre che operativa e inclusiva, sta alla base della pedagogia Freinet e del Movimento di “Cooperazione” Educativa. Fin dagli inizi gli insegnanti del Movimento mossero una critica serrata all’individualismo e alla competizione imperanti nella scuola che isolava ciascun alunno, ciascuna alunna da tutti gli altri limitando alla relazione insegnante-allievo l’universo relazionale della scuola, e finiva per emarginare e escludere i più deboli. La cooperativa scolastica, il lavoro di gruppo, la redazione del giornale scolastico, attività complesse e significative che richiedevano organizzazione, divisione di compiti, assunzione comune di responsabilità andavano in un senso completamente diverso. Educavano a tener conto dell’altro, a coordinare il proprio apporto a quello degli altri, a condividere. Non era possibile, pensavano quegli insegnanti, che I DIRITTI Riguardano, ad esempio, i diritti. Sappiamo che i diritti sanciti dalla Costituzione erano un faro per coloro che, usciti dalla guerra e dalla dittatura, volevano costruire una società più giusta, e che erano tenuti in grande considerazione da molti insegnanti, convinti che solo vivendo nella Scuola esperienze in cui quei diritti fossero praticati era possibile che i giovani divenissero poi cittadini attivi. Vengono in mente le battaglie dei decenni successivi alla Costituzione per una scuola inclusiva e per una didattica operativa che non discriminasse, come succedeva nella scuola fondata solo sulla parola, i meno dotati di 6 speciale einet zionali bambini usciti da una scuola in cui imperavano la competizione e l’individualismo fossero poi capaci di dare il loro apporto per costruire una società di uguali. Tutto questo le Indicazioni lo dicono con grande chiarezza: “Particolare cura è necessario dedicare alla formazione della classe come gruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti… Sono importanti le condizioni che favoriscono lo star bene a scuola, al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e degli adolescenti a un progetto educativo condiviso. La formazione di importanti legami di gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro dell’azione educativa, ma è, al contrario,condizione indispensabile per lo sviluppo della personalità di ognuno” E ancora: si parla di educazione alla cittadinanza come “sviluppo di un’adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile.” ri. La lingua scritta, in particolare, rappresenta un mezzo decisivo per l’esplorazione del mondo, l’organizzazione del pensiero e per la riflessione sull’esperienza e il sapere dell’umanità.” La pedagogia Freinet ha sempre tradotto queste istanze di principio in metodi e tecniche: l’assemblea, la parola data ai ragazzi/e, il testo libero, il giornale scolastico, i libri di vita, la corrispondenza,… Sono pratiche di grande valore formativo, che contribuiscono a costruire situazioni di cooperazione in cui l’organizzazione del lavoro induce a costruire relazioni funzionali alla riuscita del progetto comune, relazioni basate su un’interazione verbale in situazione, quindi sulla parola usata in contesti comunicativi reali: non semplici espedienti didattici ma “tecniche di vita”. Se ne trova solo un piccolo accenno, purtroppo, nelle Indicazioni. Nel paragrafo “Obiettivi di apprendimento al termine della classe quinta della scuola primaria” si indica come obiettivo tra gli altri “scrivere lettere indirizzate a destinatari noti” La corrispondenza solo un obiettivo da raggiungere, quindi, limitato al campo dell’apprendimento della lingua. Spiace questa visione riduttiva di una pratica che ha uno straordinario valore pedagogico, formativo: un modo alto di usare la scrittura come comunicazione vera, non mera esercitazione, assumendo la fatica di decentrarsi dal proprio punto di vista e LA PAROLA C’è, poi, una sottolineatura importante sul significato della parola. Nella scuola apprendere la lingua era mero esercizio per imparare, adeguandosi a un modello prestabilito. A questa situazione l’MCE contrappone la sua ricerca appassionata di metodi e tecniche per basare l’apprendimento linguistico sulla ricerca di modalità efficaci di uso della parola per comunicare realmente, sulla lingua d’uso, sulla lingua strumento che permette la relazione, l’esplorazione della realtà, i percorsi del pensiero. Tutto questo lo ritroviamo, oggi, nelle Indicazioni. “La lingua italiana costituisce il primo strumento di comunicazione e di accesso ai sape7 la responsabilità di assumere il punto di vista dell’altro nello scegliere le modalità ritenute più efficaci per condividere esperienze, pensieri ed emozioni. IL MONDO Piace invece ritrovare nelle Indicazioni un’idea di educazione che abbia come fine la formazione di cittadini del mondo. La pedagogia Freinet, attenta all’esigenza di formare cittadini per una società più giusta, è una pedagogia attenta ai valori universali di convivenza che trascendono i singoli Stati, ed è attenta alla necessità, per gli insegnanti, di allargare lo sguardo agli altri Paesi per ricercare somiglianze e specificità di situazioni e strategie, di bisogni e di risposte. La formazione dell’insegnante avviene, infatti, attraverso lo scambio cooperativo. Le Ridef, (Rencontre International Des Educateurs Freinet) grandi incontri biennali di educatori di tutto il mondo, coordinati, all’inizio da Freinet stesso e che continuano fino ad oggi, ne sono l’immagine viva. Le Indicazioni ci ricordano che sono finiti i tempi in cui “la scuola ha avuto il compito di formare cittadini nazionali attraverso una cultura omogenea” e che ora, invece “il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse quella nazionale, quella europea, quella mondiale.” di Giancarlo Cavinato Segretario Nazionale Movimento di Cooperazione educativa, MCE Venezia speciale Dieci giornate che cambiare il m S i è conclusa a Reggio Emilia a fine luglio la XXX° RIDEF Sguardi che cambiano il mondo: le città delle bambine e dei bambini organizzata dal Movimento di cooperazione educativa (MCE) e dalla FIMEM, la federazione internazionale dei movimenti di scuola moderna. Oltre 500 insegnanti di 34 paesi si sono confrontati sul tema dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella città, sui futuri dei giovani, sulla partecipazione democratica alla gestione del territorio ‘con lo sguardo dei bambini’. Sono temi che possono trasformare il rapporto insegnante-alunni da un insegnamento trasmissivo centrato sul docente a un ruolo attivo dei soggetti in crescita, considerati da subito cittadini/e con propri interessi, motivazioni, pensieri originali. Temi che assegnano alla scuola una funzione diversa, non tutta centrata su se stessa, ma in dialogo e apertu- ra al territorio. La FIMEM opera da oltre 50 anni per far sì che in ogni paese all’educatore sia riconosciuto lo status di operatore socioculturale, in quanto attivista sociale e politico che ha come riferimento un’idea dell’infanzia come bene comune da educare in/per un mondo più giusto. Gli insegnanti in quest’ottica non sono considerati in quanto legati alla situazione particolare del proprio paese ma in quanto facilitatori di futuri in cui l’infanzia stessa sia patrimonio e cura di tutti, fuoriuscendo da visioni proprietarie dei figli e degli alunni. Gli insegnanti che si ritrovano ogni due anni alla Ridef, che si svolge di volta in volta in un paese diverso, nel nord e nel sud del mondo, sono accomunati dall’adesione alla pedagogia popolare di Célestin Freinet, maestro francese che fonda le proprie proposte sulla cooperazione, sulla metodologia della ricerca, sul metodo naturale di apprendimento, sulle tecniche operative in alternativa a un insegnamento tutto di parole dell’insegnante e di strumenti - i manuali scolastici - nozionistici e uguali per tutti indipendentemente dalle condizioni, dagli stili personali, dai ritmi di apprendimento. Due problematiche hanno particolarmente attraversato l’intera Ridef del 2014, legate a situazioni di emergenza che pregiudicano diritti vitali dell’infanzia e dell’adolescenza: la laicità e le situazioni di guerra nel mondo. La laicità, che è uno dei punti fondanti l’idea stessa di scuola moderna, e conseguentemente la denuncia delle molte situazioni in cui forme di predominio patriarcale giustificano, in quanto ‘scelte culturali’ o religiose, la prevaricazione, la sottomissione e la mancanza di autonomia di bambine e donne nel mondo. 8 Il ruolo della donna e delle bambine nella famiglia in molti dei paesi africani, asiatici, latinoamericani, è particolarmente drammatico e tale da soffocare energie e potenzialità preziose per lo sviluppo di quei paesi. Spesso la religione si mostra acquiescente nei confronti del potere maschile e dei ceti dominanti. Mancanza di istruzione, lavoro minorile in famiglia e al di fuori, spesso come fonte di sostegno per la famiglia stessa, matrimoni precoci, violenze e mutilazioni, impiego in situazioni di guerra, pratiche e abbigliamenti mortificanti costituiscono sistemi di negazione e di oppressione mascherati spesso da adesione libera e volontaria. Un’educazione laica non può che tendere a creare situazioni di parità di opportunità, a garantire diritti di espressione e di autonomia dai vincoli e dai legami culturali e religiosi. Accanto al riscatto delle classi oppresse e alla decolonizzazione (Fanon) occorre oggi aggiungere la liberazione della donna e della bambina/ragazza dai modelli autoritari, consumistici, dalle mille oppressioni. Le situazioni di guerra nel mondo, fra cui particolarmente drammatica la situazione a Gaza, il cui conflitto è esploso drammaticamente proprio in quei giorni e che ha visto i partecipanti dei diversi paesi dibattere appassionatamente i termini del documento da diffondere. La Fimem e il MCE hanno voluto fortemente che a questa Ridef fossero presenti, per la prima volta, insegnanti e operatori culturali dalla Palestina. Sono venuti, grazie a forme di solidarietà vigenti nella federazione e a contributi raccolti nel biennio trascorso, due palestinesi, un uomo e un donna, dal Centro culturale ‘Al Rowwad’ di Betlemme, e due educatrici palestinesi che opera- no nei campi profughi in Libano. Diversi ateliers e mostre hanno presentato le condizioni di vita della popolazione nei campi e nella striscia di Gaza e le forme di ‘resistenza’ alla lesione dei diritti e all’esproprio culturale e politico cui sono sottoposte le popolazioni arabe. Possiamo dire, dopo queste giornate, di aver consolidato fra i gruppi costituenti la Fimem, provenienti da quattro continenti, alcune idee forti. Ecco un elenco, per punti, di tali idee. ►L’infanzia e l’adolescenza possiedono un proprio patrimonio culturale da salvaguardare e diritti da far conoscere al mondo adulto e di cui sostenere la rivendicazione: diritti primari, ma anche culturali e ludici, comunicativi e di partecipazione/rappresentanza. Operare nella direzione della valorizzazione del patrimonio culturale, di specie, di genere, di ognuno/a, significa contribuire a smantellare stereotipi e pregiudizi, riconoscendo le specificità le comunanze di condizioni e le possibili linee di sviluppo nel rispetto della propria memoria, storia personale, del proprio ambiente. ►I diritti riconosciuti dalla Convenzione internazionale sono una parte dei diritti dei cittadini minori, poi vi sono i “diritti naturali”, come ha più volte ricordato lo scomparso Gianfranco Zavalloni, che sono fonda9 ►Non è sufficiente reclamare dalle istituzioni del mondo adulto il riconoscimento di tali diritti se non si tiene presente che essi, in quanto astratti e universali, vanno verificati di volta in volta, situazione per situazione. È diverso essere bambine/i in luoghi in cui la pace perdura da 70 anni, da esserlo in situazioni di permanente guerriglia o guerra. È diverso reclamare il diritto all’istruzione e alla parità di opportunità nel nord Europa dotato di un sistema di welfare che offre solide garanzie a tutti o in situazioni di fame, sete, carenza di risorse, violenza perdurante. Allora la ‘mission’ educativa non può essere quella di offrire un quadro generale e valido ovunque dei diritti, ma di mettere nella testa dei bambini e dei ragazzi del nord del mondo l’esistenza e le condizioni di vita dei loro coetanei dei molti sud, come pure gli squilibri esistenti attualmente anche nelle nostre città. E di consentire ai soggetti dei sud del mondo una percezione delle proprie condizioni e delle cause che le determinano non fatalistica e rassegnata, ma in grado di acquisire consapevolezza della propria dignità, di pensarsi come soggetti attivi di cambiamento, di non accettare fatalisticamente un futuro sempre uguale al presente. Entrambe le situazioni speciale potrebbero mondo mentali per uno sviluppo equilibrato della personalità sociale. speciale richiedono che la scuola operi nella direzione di un’educazione a futuri alternativi, crei forme di resilienza e capacità progettuali. principi essenziali (cfr. E. Morin I sette saperi fondamentali, ed. Cortina, 2001). ►La scuola pubblica va difesa, a fronte dei continui tentativi di mercificazione e privatizzazione da parte del modello neoliberistico, in quanto scuola di tutti e per tutti; è urgente una forte affermazione del diritto all’istruzione dei milioni di bambine e ragazze che ne sono prive, così come del compito formativo e non solo istruttivo della scuola in quanto agente di trasformazione sociale, di costruzione di senso del bene comune, di etica pubblica, di cittadinanza come responsabilità verso di sé, gli altri, l’ambiente terra. ►Lo scambio interculturale, la mescolanza, la condivisione in società sempre più mobili e attraversate da migrazioni, che richiedono una nuova concezione di ‘cittadinanza globale’, che sappia porre le premesse per il superamento delle chiusure, dei confini fra ‘noi’ e ‘loro’, dei localismi, degli etnocentrismi. ►La conoscenza intesa come ‘bene comune’ che si conquista e si costruisce assieme e che si fonda su ►Il diritto alla parola, all’espressione, all’intervento, all’ascolto, alla consultazione su tutte le scelte riguardanti la propria vita. ►L’educazione alla pace come strumento di intervento, analisi critica, conoscenza della realtà, attraversamento dei conflitti, negoziazione. COSA TROVI A MEMO SU FREINET E LA PEDAGOGIA ATTIVA • Célestin Freinet e le sue tecniche, Aldo Pettini, Azzano S.Paolo (BG) : Edizioni Junior, 2002 - Quaderni di Cooperazione Educativa serie storica • Didattica operativa - le tecniche Freinet in Italia, a cura di Giuseppe Tamagnini, Azzano S.Paolo (BG) : Edizioni Junior, 2002 - Quaderni di Cooperazione Educativa serie storica • Educazione o condizionamento?, Celestin Freinet ... [et al.] ; a cura di Ettore Gelpi, Roma : Partisan, 1970 • Freinet, Vittoriano Caporale, Brescia : La scuola, 1973 • Freinet: dialoghi a distanza, (a cura di) Redazione dei quaderni di Cooperazione Educativa, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1997 Didattica Viva 258 • Freinet e la “Pedagogia Popolare” in Italia, a cura di Enzo Catarsi, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1999 - Didattica Viva 278 • Freinet in Sicilia - aspetti della cooperazione educativa e della pedagogia popolare nel territorio siciliano, a cura di Giovanni Cacioppo, Caltanisetta : Salvatore Sciascia editore, 1997 - Percorsi formativi 2 • Freinet oggi, scritti di A. Vasquez ... [et al.], Roma : A. Armando, 1978 • I fili e i nodi dell’educazione - sulle tracce di Freinet, Giancarlo Cavinato, Luciana Canetti, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1999 - Didattica Viva 279 • Il discorso pedagogico del nostro secolo - antologia di testi, Mario Mencarelli, Brescia : Editrice La Scuola, 1968 - Scuola d’oggi • Il pensiero pedagogico di Freinet, Georges Piaton, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1979 - Educatori Antichi e Moderni 343 • Il testo libero di matematica - un modo creativo di insegnare/ • • • • • • • • • • • • imparare la matematica, Paul Le Bohec, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1995 - Didattica Viva 241 La cooperazione nell’educazione - una pratica fatta di materiali e di solidarietà, Rinaldo Rizzi, Bari : Editori Laterza, 1991 La scuola del popolo, Celestin Freinet ; a cura di Marco Cecchini, Roma : Editori riuniti, 1973 La scuola del fare, Celestin Freinet ; traduzione di Roberto Eynard, Milano : Emme, 1978 La scuola del fare, Celestin Freinet ; Azzano S. Paolo : Edizioni Junior, 2002 - Quaderni di Cooperazione Educativa serie storica L’apprendimento della lingua secondo il metodo naturale, Celestin Freinet, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1971 - Educatori Antichi e Moderni 259 L’apprendimento del disegno, Celestin Freinet, Roma : Editori Riuniti, 1980 Le mie tecniche, Celestin Freinet, Firenze : La Nuova Italia, 1969 L’educazione del lavoro, Celestin Freinet, Roma : Ed. Riuniti, 1977 Nascita di una pedagogia popolare, Elise Freinet, Roma : Editori Riuniti, 1973 - Paideia 21 Origine e sviluppo della cooperazione educativa in Italia - dalla CTS al MCE (1951-1958), Aldo Pettini, Milano : Emme Edizioni, 1980 - Proposte Mce Tecniche e istituzioni nella classe cooperativa - i presupposti della pedagogia istituzionale, Aida Vasquez, Fernand Oury; Milano : Emme Edizioni, 1978 - Il Puntoemme Esperienze e Tecniche Una moderna pedagogia del buon senso: i detti di Matteo, Celestin Freinet ; introduzione, traduzione e scelta di Giuseppe Tamagnini, Roma : e/o, \1997 10 corsi e itinerari 59 tra corsi e iniziative di formazione e 214 itinerari scuola-città, ecco le proposte di Memo alle scuole per l’anno scolastico 2014-2015 dall’autismo alla narrazione. Torna, dopo una pausa di qualche anno, l’inglese con il corso Teaching English to 13-16 year olds, un percorso mirato a rafforzare le competenze da usare nell’insegnamento dell’inglese ai ragazzi dai 13 ai 16 anni. Tra le nuove proposte segnaliamo Scuole solidali e legalità contro le mafie realizzato in collaborazione con Libera, l’Ufficio Sicurezza Comune di Modena e Coop Estense, che oltre agli approfondimenti dei temi trattati, prevede laboratori per la costruzione di uno spot sulla legalità. A questa proposta formativa sono associati gli itinerari Semi di giustizia, fiori di legalità e Fare la spesa a pizzo 0. La scrittrice Chiara Carminati terrà due laboratori e una lesson study sulla Poesia a scuola, un corso rivolto ai docenti di scuola primaria e secondaria di I grado dove saranno sperimentati, insieme ai partecipanti, giochi di lettura e di scrittura e parallelamente verranno presentati autori, titoli e testi utili a costruire i propri percorsi di lettura per le classi. Si svolgerà invece “a domicilio” il corso Fare qualità documentando, una serie di laboratori rivolti a educatori e insegnanti di nido e scuola dell’infanzia che saranno condotti da Marina Maselli a Modena, Carpi e Maranello (vedi pag. 13). Al Centenario della Grande Guerra sono dedicati un percorso formativo e un itinerario scuola- Per un centro come Memo che da anni si occupa di organizzare corsi di aggiornamento e itinerari didattici per i docenti di Modena e provincia, la formazione rappresenta ogni anno quasi un sfida, alla ricerca di proposte innovative o conferme di esperienze già consolidate. Anche quest’anno quindi si è cercato di intercettare i bisogni dei docenti, costruendo un’offerta diversificata, ricca di contenuti inerenti la didattica e le discipline, con un occhio di riguardo alle problematiche sociali e alle tematiche di attualità che la scuola si trova ad affrontare. Tra le 59 iniziative di formazione programmate da Memo, 32 sono i corsi aperti a docenti di tutti gli ordini scolastici (dal nido alla secondaria di II grado) di Modena e provincia. Si va da Internet alla fotografia, dalle scienze alla musica, 11 città realizzati in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena (vedi pag.12). Il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche e Museo Gemma 1786 (Università di Modena e Reggio Emilia) propone invece un viaggio a 360 gradi nel mondo dei cristalli seguendo un approccio interdisciplinare che, attraverso diversi punti di vista, consenta di toccare con mano quante interconnessioni i cristalli offrono con il quotidiano (vedi pag.15). L’offerta formativa di Memo si concretizza inoltre in 11 corsi riservati ai docenti della scuola primaria e secondaria di I grado di Modena, programmati nell’ambito del “Patto per la scuola”, stipulato tra Dirigenza scolastica e Amministrazione comunale; 16 corsi riservati al personale dei servizi 0/6 anni e 12 tra iniziative ed eventi. Anche l’offerta di itinerari scuola-città alle classi modenesi si conferma, come gli scorsi anni, sostanziosa e varia. Sono 47 i nuovi itinerari su un totale di 214 e diventa veramente difficile segnalarne alcuni oltre a quelli già citati. Tra i tanti, c’è un percorso sul Risorgimento nella proposta A spasso con Ciro Menotti; si possono poi scoprire le insegne e gli arredi antichi nelle Botteghe storiche di Modena o si può fare “una passeggiata” nell’archivio storico e ripercorrere la storia del Medioevo attraverso pergamene e codici miniati. Su www.comune.modena.it/memo si possono scoprire tutte le occasioni e le opportunità per formarsi e per far sperimentare alle classi percorsi didattici alternativi alla lezione in aula. corsi e itinerari di Giulia Ricci Istituto Storico di Modena La Grande guerra Storia e microstoria in due proposte a carattere interdisciplinare nel centenario della prima guerra mondiale. Un ciclo di incontri formativi per i docenti e un itinerario a carattere laboratoriale per le classi proposti dall’Istituto Storico di Modena L a prima guerra mondiale non fu solo l’evento di dimensioni inaspettate che sterminò un’intera generazione e segnò la fine della vecchia Europa, ma anche la prima, grande esperienza collettiva degli italiani a dimensione “totale”, data la mobilitazione di tutte le energie economiche, sociali e intellettuali messe in campo dall’Italia per sostenere il peso bellico. Affrontare oggi il tema storico e letterario del centenario della Grande guerra significa certamente potersi avvalere della ricchezza di pubblicazioni e contributi interpretativi pluridisciplinari che consentono di tracciare l’evoluzione storiografica coagulatasi nel tempo intorno al tema. I tentativi di fornire chiavi di lettura sul conflitto vedono per molti anni prevalere la tesi sostenuta da una corrente antitedesca sulle cause e sulle “responsabilità” di una sola potenza, anche se, già alla fine degli anni ’20, questa posizione è revisionata sulla base dell’assunto del primato della politica estera su quella interna, nella determinazione del destino di un paese; in questo modo, la manchevole opera delle diplomazie e l’intero quadro dei rapporti internazionali sono criticamente riesaminati per riconoscere come tutti i blocchi delle potenze in campo avessero consapevolmente creato le condizioni per l’avvio del conflitto. Gli anni Settanta segnano una svolta negli studi sulla Grande guerra, incentrati non più sulle cause, ma sui processi di carattere culturale e mentale che gli sconvolgimenti materiali e psichici avevano prodotto sia nella memoria moderna, sia nella mentalità individuale dei soldati e dei reduci. Sono contributi che segnalano il conflitto 1914-18 come una cesura non più solo geopolitica, tecnologica, militare ed economica, ma anche soprattutto mentale, culturale, psicologica. Questa impostazione interdisciplinare impressa dagli studi pioneristici degli anni Settanta è ancora adottata, e in modo sempre più esteso, dagli studiosi che oggi affrontano le diverse questioni avvalendosi di una gamma più ampia di fonti utilizzabili, nella consapevolezza che il dialogo tra discipline e la collaborazione fra ricercatori possano cogliere aspetti complessi e tradurli in sintesi interessanti. Come proporre alla scuola una messe così ricca di approcci? La Grande guerra apre il “secolo breve” anticipando e rendendo drammaticamente familiari fenomeni e sistemi che diventano tipici di gran parte del Novecento: le prime pratiche di internamento di massa dei prigionieri di guerra, l’esperienza della morte sul fronte, anonima, massificata, strettamente legata al dispiego di tecnologie sofisticate, il disciplinamento delle masse sulla base di una visione organicistica e gerarchica della società sono elementi che preludono al processo di brutalizzazione ed esasperazione della violenza politica e all’affer- mazione delle derive totalitarie, da molti anni oggetto di attenzione formativa e didattica nella nostra provincia. La proposta che l’Istituto storico avanza per il prossimo anno scolastico tiene conto delle azioni promosse in città da enti e soggetti culturali e, in sinergia con alcune programmazioni, organizza un ciclo di incontri formativi Centenario della Grande Guerra Temi di ricerca e riflessioni storiografiche che, abbracciando la visione interdisciplinare cui sopra si accennava, include tra l’altro la presentazione di spunti letterari sulla memoria della Grande Guerra, nonché uno sguardo di storia locale alla nostra regione, trasformata in un retrovia ospedalizzato del fronte, nonostante le arretrate condizioni igienico-sanitarie e la penuria di personale medico. Si affianca al corso la predisposizione di un itinerario Voci dalla trincea rivolto agli studenti del primo ciclo (classi finali della primaria e secondaria di I grado) con l’intento di avvicinarli alla conoscenza degli aspetti della guerra di posizione attraverso il filo conduttore di lettere e diari, intercalati da brani musicali e da canzoni dell’epoca. Dall’archivio del locale Museo del Combattente saranno disponibili fonti materiali e scritti privati da utilizzare nel corso degli incontri laboratoriali, nella consapevolezza che la microstoria locale serva a rendere più leggibile la complessità della grande storia. Info: www.comune.modena.it/memo 12 L ’avvio dell’anno scolastico apre ancora una volta le porte alla documentazione. Il tema, sempre attuale nell’universo educativo, a partire dall’autunno 2014 diventa oggetto di un percorso formativo centrato sull’uso della documentazione a sostegno della riflessività dei gruppi di lavoro. Documentazione, autovalutazione e qualità sono le parole guida di una serie di incontri a carattere laboratoriale rivolti agli educatori dei nidi d’infanzia e agli insegnanti delle scuole dell’infanzia di Modena e provincia. Il punto di partenza è rappresentato dalla convinzione che le pratiche educative, flessibili e continuamente soggette a verifiche e riformulazioni, hanno bisogno di un ancoraggio concreto ai movimenti dell’esperienza. E l’esperienza, che affonda le sue radici nel quotidiano, trova nei gruppi di lavoro il terreno fertile per alimentare il confronto e lo scambio. Il gruppo di lavoro è al centro dell’interesse, con i suoi tratti distintivi, il suo modo di lavorare, la sua progettualità. Ogni gruppo ha la sua storia, si sa, ma questa consapevolezza non è sufficiente per fare qualità, è necessario sostenere una riflessività professionale che si alimenta con dati concreti, raccolti, analizzati e resi disponibili al confronto intersoggettivo. La qualità del lavoro di un gruppo è data dall’apprendimento riflessivo sulle pratiche, dalla negoziazione dei significati e dalla crescita della consapevolezza pedagogica oltre che dalla capacità di fare dei processi educativi l’oggetto di una riflessione condivisa. E se la docu- mentazione per i bambini e per le famiglie rappresenta ormai un dato consolidato nei servizi e le cui tracce sono evidenti, quella che interessa direttamente il gruppo di lavoro e ne sostiene la crescita culturale e organizzativa appare ancora fragile o, quantomeno, da potenziare. L’attenzione va dunque orientata da un lato verso la qualità delle esperienze di apprendimento e del contesto nel quale si realizzano; dall’altro verso la qualità della documentazione che è esercizio critico di testimonianza professionale. L’obiettivo è quello di affinare la capacità dei gruppi di lavoro di analizzare i materiali prodotti nei propri contesti professionali e di costruire materiali efficaci dal punto di vista comunicativo e adeguati ai diversi destinatari. L’individuazione dei destinatari facilita il gruppo nella progettazione e realizzazione di prodotti diversificati e coerenti con gli intenti che ci si prefigge. Tu come fai? È la domanda da cui prende avvio il confronto dentro e tra i servizi sulla documentazione dell’agire educativo, un confronto mediato da materiali concreti, realizzati su diversi supporti, e sottoposti al confronto nel gruppo. Il racconto delle azioni ha sempre bisogno di molte voci, il pensiero di un tempo e di uno spazio per la rielaborazione, per questo, nel corso degli incontri, ci si soffermerà sulle forme di documentazione maggiormente utilizzate nei nidi e scuole dell’infanzia e sull’individuazione dei rispettivi punti forti e deboli, oltre che sugli strumenti per facilitare 13 corsi e itinerari Un percorso formativo a sostegno della riflessività dei gruppi di lavoro la condivisione e la comunicazione delle esperienze. Individuare che cosa e come documentare, scegliere i formati e i linguaggi, verificare la corrispondenza tra quanto progettato e realizzato, dare nome alle scoperte e alle conquiste educative e farne oggetto di dibattito autentico è compito dei gruppi. La documentazione si fa ponte tra le diverse realtà e strumento per una sempre maggiore consapevolezza di ciò che caratterizza la propria cultura professionale in termini di conoscenze, metodologie, tecniche, valori, storie. di Marina Maselli* Fare qualità documentando *Marina Maselli, pedagogista e formatrice si occupa di documentazione da molti anni e collabora con numerosi centri di documentazione Bibliografia Marina Maselli Paolo Zanelli, Gruppo di lavoro, riflessività e costruzione del contesto educativo, Edizioni Junior- Spaggiari Edizioni Srl, 2013, Parma laboratori di Walter Martinelli Rete Net Garage Comune di Modena Smart play Un percorso laboratorio sui segreti e i pericoli del gioco d’azzardo “virtuale”: prosegue anche per quest’anno scolastico la sperimentazione già effettuata dal ludologo Andrea Ligabue in alcune scuole secondarie di primo e secondo grado F in da quando, con Andrea Ligabue, abbiamo iniziato a pensare ad un percorso sul ‘gioco d’azzardo on line’ la nostra idea era di NON affrontare la dipendenza (patologica) dal gioco, tema già trattato da diverse agenzie anche all’interno dei percorsi didattici di Memo . L’idea di fondo è simile a quella del percorso Internet sicuro sull’uso consapevole, critico e creativo dei servizi on line: presentare e ‘svelare ‘ i meccanismi e il funzionamento del ‘gioco d’azzardo’ (il doppio o niente), delle diverse APP game ‘gratuite’ tanto diffuse e scaricate nonché le strategie e gli interessi delle software house. Lo scopo dell’incontro è da una parte prevenire un uso compulsivo delle APP come avviare una partita a Ruzzle sull’autobus mentre si va a scuola, dall’altra porre l’attenzione e mettere in guardia verso le altre ‘sottili’ forme di pagamento che tanti giochi propongono. L’incontro evidenzia per esempio quanto tempo si riesca a trascorrere in gioco, senza accorgersene, accumulando partite di tre-quattro minuti in diversi momenti della giornata. Tempo sottratto ad altre attività relazionali (parlare con chi ci sta a fianco), informative (leggere un quotidiano), formative (studio!) o semplicemente piacevoli come leggere un buon libro (sono sempre un bibliotecario!!). Molto più tangibili sono invece i ‘sistemi di pagamento’, anche se a volte con meccanismi discutibili. Fino a poco tempo fa il solo metodo di pagamento era attraverso una carta di credito, solitamente non nella disponibilità di minorenni, dove ogni transazione era subordinata alla trasmissione di dati (il numero della carta) o all’autorizzazione del titolare del contratto o del dispositivo. Tutto questo sta cambiando, si sta diffondendo un sistema di pagamento legato al credito telefonico quindi nella disponibilità di chi utilizza il telefonino o meglio lo smartphone (provate a cercare un telefono portatile che faccia SOLO il telefono!). Anche il meccanismo di pagamento sta ‘evolvendo’, invece di chiedere sempre l’autorizzazione, una volta concessa rimane valida per la sessione di gioco, così che per acquistare un nuovo livello o superare un punto difficile, basta un TAP! Ovviamente per migliorare la nostra esperienza di gioco... C’è da dire che non tutti i giochi adottano queste strategie, anzi solitamente il rapporto con il giocatore è trasparente e corretto, ma ci sono altri metodi di pagamento molto diffusi e che affrontiamo nel nostro intervento. Sistemi di pagamento che non usano denaro, ma informazioni. Informazioni personali collegate al nostro profilo Facebook o Twitter, dati e contatti molto utili per il marketing di un prodotto! Pensate a una pubblicità mirata e diretta: XXX il gioco del momento, già scaricato da Johnny Rossi tuo amico di Facebook!! Si può facilmente monetizzare advertising di questo tipo. A nostro parere queste sono strategie più ‘pericolose’ della semplice, diretta e trasparente richiesta di denaro, perché sembrano innocenti e gratuite, perché i nostri dati personali, i nostri amici, il nostro profilo hanno un grande valore per la nostra e-Identity! Durante l’incontro cerchiamo di attirare l’attenzione dei ragazzi su tutti questi elementi partendo però dal piacere del gioco, dagli aspetti positivi di socialità, di fantasia, di creatività, di ragionamento propri dell’attività ludica, presentate dal punto di vista di un giocatore appassionato ed esperto 14 Una mostra, due itinerari didattici, un corso di formazione per docenti, visite guidate, laboratori per scoprire i cristalli tra cultura, storia, arte, scienza e nuove tecnologie V iviamo in un mondo di cristalli, alcuni li indossiamo, altri sono semplicemente utili, altri ancora li mangiamo. I cristalli infatti sono ovunque, in natura, nella nostra vita quotidiana e sulla nostra tavola. Di questo mondo di cristalli e del loro valore simbolico, culturale ed artistico racconta la mostra Cristalli ai Raggi X che il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, il Museo Universitario Gemma e l’Università di Modena e Reggio Emilia organizzano fra dicembre 2014 e marzo 2015 presso il Complesso San Paolo (via Selmi, Modena), insieme agli Enti, ai Musei e alle Istituzioni locali, per celebrare anche a Modena il 2014 quale Anno Internazionale della Cristallografia. La mostra è rivolta a tutti, ma in particolare alla scuole di ogni ordine e grado a cui sono dedicate visite guidate e laboratori didattici (Itinerari scuola-città n. 52 e n. 53) per fare scoprire i cristalli da tutti i punti di vista, scienze della terra, chimica, fisica, matematica, medicina, biologia, tecnologie, storia, arte, tradizioni agroalimentari, cucina e un pizzico di fantasia. La mostra sarà coadiuvata da uno spazio di condivisione dove le scuole potranno intervenire ai diversi momenti di approfondimento che si succederanno fra gennaio e marzo 2015, per raccontare al pubblico, insieme ad esperti, alle aziende, al Palatipico Modena, a chef e artisti, il lavoro da loro svolto sui temi trattati in mostra. L’ingresso alla mostra e le visite guidate sono gratuite. Sarà infine organizzato il corso gratuito di formazione per insegnanti “Cristalli ai Raggi X”, per offrire loro l’opportunità di visitare in anteprima la mostra guidati dai curatori e assistere ai diversi approfondimenti didattici correlati e differenziati per ordine scolastico. I docenti iscritti al corso avranno, inoltre, priorità di partecipazione a cinque dei diversi momenti di approfondimento che verranno organizzati nel corso della mostra, incluso quelli a numero chiuso. Info: Milena Bertacchini, 059.2055873 – [email protected] Iscrizioni: www.comune.modena.it/memo 15 corsi e itinerari In un MONDO di CRISTALLI di Milena Bertacchini Università di Modena e Reggio Emilia del settore: la “lezione” per questo viene strutturata come une vero e proprio gioco L’incontro inizia con la distribuzione di ‘crediti’ e la condivisione di alcune regole, come ad esempio: per fare la ricreazione bisogna pagare crediti, chi consegna il cellulare o scrive una relazione alla fine dell’esperienza guadagna crediti! “Costi” e “premi” sono decisi assieme alla classe e all’insegnante in modo che siano adeguati. Si compila un tabellone elettronico con i nomi dei partecipanti e con la possibilità di personalizzare il proprio ‘profilo’, a pagamento s’intende: vengono messe in atto tutte le strategie dei giochi online o in generale della “gamification”. L’intervento prosegue poi con una vera sessione di gioco, utilizzando un gioco da tavolo basato sul meccanismo dell’azzardo, ‘o tutto o niente’, che ha la duplice funzione di mostrare alcune delle meccaniche base di certi giochi e di calare gli studenti in una atmosfera giocosa e ricettiva. La mattina si svolge poi con esempi e interazioni sulle APP maggiormente utilizzate dai ragazzi e sui meccanismi di promozione, diffusione e commercializzazione. Come dicevamo, molta attenzione viene posta sui meccanismi del gioco (compulsivo) e sui fattori legati al tempo dedicato alle APP e ai dati personali che vengono richiesti e forniti. A conclusione dell’attività viene fatto notare ai ragazzi come il calarsi in un contesto ludico e competitivo abbassi, in un certo senso le barriere difensive delle persone facendo scattare meccanismi (competizione, compulsione,..) non sempre facilmente controllabili. Al momento sono stati realizzati incontri ‘sperimentali’ nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, della durata di due ore ciascuno, tutti condotti da Andrea Ligabue esperto ludologo, seguiti da un confronto con le insegnanti per mettere a punto il modulo. La sperimentazione prosegue nell’anno scolastico 2014-2015. Chi è interessato a partecipare può contattare Walter Martinelli (Rete Net Garage Comune di Modena) tel. 3296508160 [email protected] Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande. Perché io sono io, e perché non sei tu? Perché sono qui, e perché non sono lí? Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole, é forse solo un sogno? Non é solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo, sento e odoro? C’é veramente il male e gente veramente cattiva? Come puó essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare? E che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono? H di Christine Cavallari Dirigente scolastico corsi e itinerari Quando il bambino Nativi digitali a Modena, un percorso di Ricerca-Azione volto a sperimentare il possibile dialogo tra apprendimento e nuove tecnologie o voluto iniziare con i versi della poesia di Peter Handke, la cui voce narrante fa da sfondo ad alcune scene del film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino, per rendere esplicito come il nostro stare nel mondo si sostanzi della continua ricerca di attribuire significati e di rappresentarsi la realtà. Questa ricerca presuppone un metodo di ragionamento che sia in accordo con la realtà. Il metodo della scienza è probabilmente quello più rispondente alla caratteristica individuata. Scendendo su un piano più strettamente logico, troviamo tre metodi di ragionamento: deduttivo, induttivo, abduttivo. Ci soffermeremo qui sulla distinzione concettuale tra il primo e l’ultimo. Deduzione: -tutti gli uomini sono mortali -Socrate è un uomo -quindi Socrate è mortale Abduzione: -tutti gli uomini sono mortali -Socrate è mortale -quindi Socrate è un uomo Nel primo caso la conclusione è vera e certa e, pur aggiungendo altre informazioni, essa non ne viene modificata. Nel secondo caso la conclusione è solo un’ipotesi e nuove informazioni possono modificarla. Ad esempio se io scopro che Socrate ha la coda, allora devo rivedere la conclusione e supporre che Socrate sia un animale. Per sapere quale animale, devo ricercare altre informazioni. Per quanto sopra, possiamo affermare con Pierce che l’abduzione rappresenta il primo passo del ragionamento scientifico ed è l’unica forma di ragionamento suscettibile di accrescere il nostro sapere. Il termine abducere significa allontanamento da, indica quindi movimento del pensiero, probabilità, immaginazione. Si genera una conoscenza mai certa, ma sempre creativa, aperta a nuove ipotesi, a nuove verifiche sperimentali e per questo in grado di evolvere. Possiamo solo giungere alla miglior spiegazione possibile dei fenomeni osservati, ma sempre provvisoria. È in questa cornice teorica che si situa il percorso di formazione rivolto ai docenti del I° ciclo, condotto 16 Gli insegnanti vengono poi guidati nella costruzione di e-tivieties e di attività cooperative da svolgere con gli studenti. Il docente, infatti, secondo questo modello, deve assumere una funzione di supporto, di scaffolding e di tutoring. Vestendo i panni di un direttore di una serie di piccoli gruppi di ricerca (i gruppi di lavoro), il docente si troverà pertanto ad affiancare e sostenere i suoi “ricercatori” nella loro attività di indagine e revisione razionale delle varie ipotesi ed evidenze di volta in volta emerse dal lavoro dei gruppi. Nello specifico, si tratterà soprattutto di illustrare in pratica 1) le modalità di formulazione di un’ipotesi di ricerca e 2) come si procede, problema per problema, alla sua revisione (corroborazione o confutazione) logica e/o empirica attraverso un’applicazione “qualitativa” della cosiddetta razionalità bayesiana. LABORATORIO 3 I nuovi contenuti digitali come usarli e in quali contesti. nell’anno scolastico 2013/2014 da Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche e Teoria e tecnica dei nuovi media e Stefano Moriggi, filosofo della scienza e ricercatore presso l’Università La Bicocca. All’interno della Convenzione stipulata dalle Direzioni Didattiche e Memo, il percorso proseguirà nel corrente anno scolastico e sarà attivato anche un livello zero per chi intende iniziare quest’anno. Il progetto prevede una formazione in forma laboratoriale e una sperimentazione nelle classi. re la tematica della transizione da Gutenberg al Digitale, l’intervento procede con la presentazione delle caratteristiche delle tecnologie necessarie al fine di svolgere una didattica tecnologicamente aumentata: banda, netbook, tablet, lavagne interattive e multimediali, ambienti virtuali per l’apprendimento. Si prende quindi in esame come si trasforma in presenza di tecnologie il setting didattico in classe e a casa e a come, conseguentemente, dovrà evolvere il ruolo dell’insegnante. Vengono inoltre analizzate le caratteristiche degli ambienti virtuali per l’apprendimento (Classi virtuali, LCMS ecc.) e le modalità di gestione di questi ambienti (tutoraggio, monitoraggio ecc.). Il tutto secondo una metodologia laboratoriale che coinvolge direttamente i partecipanti in esercitazioni pratiche. Si lavora in un ambiente connesso suddivisi in 5 o 6 gruppi. Ecco com’è articolato il percorso. LABORATORIO 1 Il setting didattico aumentato dalla tecnologie: metodologie e casi Orientato ad affrontare il significato della rivoluzione di Internet e il suo impatto nella didattica, dopo un’introduzione di natura più culturale e dedicata ad approfondi17 Questo laboratorio è dedicato all’analisi delle caratteristiche dei nuovi contenuti digitali predisposti dagli editori e alle risorse free per l’educazione disponibili in rete. Vengono cioè illustrate le nuove normative governative relative ai libri digitali e le caratteristiche dell’uso dei contenuti digitali all’interno del setting didattico aumentato digitalmente. Indagare il rapporto tra Apprendimento e Nuove Tecnologie diventa una delle priorità che la scuola è chiamata ad affrontare. Con il seminario del 5 settembre al Forum Monzani ci si era posti proprio questo obiettivo ed è stata l’occasione per mettere a confronto pensieri diversi intorno al tema. È innegabile che stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione culturale. Paidea e stimmung ne risultano profondamente mutate e noi, perso- corsi e itinerari era bambino LABORATORIO 2 Come mettere in pratica il problem solving cooperativo nella classe digitalmente aumentata corsi e itinerari ne di scuola, dovremo continuare a domandarci come questa temperie agisca sulle modalità di apprendimento dei nostri ragazzi se è vero, come afferma Bruner, che è la cultura che plasma la mente. Vi è sicuramente la necessità di educare all’utilizzo consapevole delle tecnologie e ricercare un punto di equilibrio: lasciarle fuori dalle pareti dell’aula o porle in modo esclusivo al centro della propria didassi ritengo siano due operazioni pericolose. L’innovazione didattica investe processi concettuali, ermeneutiche, ricerca metodologica e valutativa. In questa cornice le tecnologie assumono la funzione di supporto, di facilitatori dell’apprendimento e non rimangono fini a se stesse. Le discipline sono concepite come strumenti per indagare e interpretare il mondo, le tecnologie come strumenti per sostenere le operazioni cognitive richieste dalle discipline. Raffaele Simone sostiene che la lettura non alfabetica, quella che si svolge posando gli occhi sopra uno schermo, richieda processi cognitivi di livello inferiore rispetto alla lettura alfabetica, quella relativa ad un testo cartaceo. Le motivazioni egli le rinviene nella diversa gerarchia dei sensi coinvolti dalle due diverse operazioni: dominanza dell’orecchio e della visione non alfabetica nel primo caso, dominanza dell’occhio e della visione alfabetica nel secondo. In sostanza egli afferma che “siamo passati da una modalità di conoscenza in cui prevaleva la linearità a una in cui prevale la simultaneità degli stimoli e dell’elaborazione” (R. Simone, Presi nella rete, Garzanti, p. 44). Paolo Ferri possiede un altro punto di vista. “I valori che orientano gli stili e i comportamenti di apprendimento dei nativi digitali possono così riassumersi: l’esperienza di sé, la personalizzazione, la condivisione costante di informazione, il riferimento costante ai coetanei. … Imparano dal fare e nelle pratiche di manipolazione on line dei contenuti più che dai libri...Vi sono videogiochi che richiedono strategia, riflessione e costruzione di mondi possibili che implicano un’attenzione selettiva (precursore della memoria) e proattiva costante, la ricerca abduttiva di soluzioni a pro- blemi che si manifestano progressivamente nel gioco, la sperimentazione di ruoli differenti all’interno del contesto” (P. Ferri, La scuola 2.0, Spaggiari, pagg. 37-38). Abbiamo trattato più sopra della logica abduttiva e del suo fondamentale ruolo. L’esperienza diretta, l’essere posti in situazione, il creare contesti di co-costruzione del pensiero, il fare insieme, il porre al centro dell’azione didattica non un tema ma un problema, l’accompagnare metacognitivo di ogni studente nel suo viaggio verso e dentro le conoscenze, il farlo viaggiare attraverso panorami diversi, il valorizzare e ampliare il ruolo del docente, rappresentano tutti elementi di un progetto pedagogico forte, pensato, costruito pezzo per pezzo, che dovrebbe connotare e orientare l’azione quotidiana dell’insegnante. Il dibattito resta comunque aperto, la rivoluzione è in atto, lo spaesamento coglie tutti noi ed è normale, perché ci siamo dentro, siamo coinvolti in prima persona. Bisogna uscire dal bosco per vedere il…bosco! E non da soli. 18 S iamo all’ apertura di un nuovo anno scolastico, tira aria di cambiamento sulle politiche della Scuola ma non è la prima volta. Come Coordinamento dei genitori eletti nelle scuole modenesi, cercheremo di mantenere alta l’attenzione su questo scenario in evoluzione, informando e fornendo spunti per comprendere, riflettere e consentire a chi vorrà di dare il proprio contributo. Insieme alle altre Associazioni Genitori all’Asl e alle Istituzioni presenti sul territorio continueremo le collaborazioni intraprese nell’ultimo anno su tematiche importanti quali la dispersione scolastica, il patto di corresponsabilità educativa, il patto per la scuola, la prevenzione dell’abuso di sostanze nelle fasce giovanili e delle dipendenze in genere, la metodologia pedagogia dei genitori. Nell’ambito di questi temi cercheremo di realizzare incontri e confronti costruttivi aperti a tutte le componenti, che speriamo di vedere presenti e numerose. Gli inviti perverranno come sempre via mail attraverso le Segreterie delle scuole, i Consigli d’Istituto o i Comitati Genitori dei plessi, a cui potrete fare riferimento. A fianco, manterremo le attività peculiari del Coordinamento, dedicate alla partecipazione dei genitori attraverso gli Organi Collegiali, ai corsi di formazione per i rappresentanti di classe, alla promozione del dialogo e della trasparenza, alla diffusione delle buone pratiche. Compatibilmente con le nostre forze di volontari, metteremo a disposizione un servizio d’ascolto su richiesta all’indirizzo coordinamento@ scuolemodena.it. Il Sognalibro Ci muove la convinzione che la Qualità dell’Istruzione sia il motore per lo sviluppo sostenibile e civile di un paese, che la Scuola debba essere un terreno fertile di formazione e di convivenza per i nostri figli, una rampa di lancio che li attrezzi per una vita consapevole. In tal senso, la Scuola è anche un’occasione imperdibile di relazione e condivisione per tutti : dirigenti, insegnanti, genitori, studenti, persone delle Istituzioni. In quell’occasione sta la prova più tangibile per i ragazzi che una comunità si sta prendendo cura di loro, e per gli adulti la possibilità preziosa di non essere soli in questa impresa. Ecco perchè, nell’augurarvi un buon inizio, vogliamo ringraziare di cuore tutti coloro che nei vari ruoli si impegnano attivamente per la scuola, le associazioni e le professionalità che ci supportano, e tutti i genitori che vorranno seguire le iniziative o dare una mano concreta al nostro volontariato di collegamento e informazione . Infine, un grande ringraziamento va al Centro Memo per gli spazi e la collaborazione che ci riserva da tempo. Buona Scuola! novità Settembre 2014. Genitore?…presente! Gruppo direttivo Coordinamento Provinciale Presidenti Consigli Istituto, Circolo e Comitati Genitori Modena www.scuolemodena.it A Memo gli Amici del Sigonio È stata la scuola di Sergio Neri e tanti altri maestri e pedagogisti modenesi. Il ”vecchio” Istituto Magistrale Carlo Sigonio di Modena (oggi liceo delle Scienze Umane) ha accolto sui suoi banchi tanti ragazzi e ragazze intenzionati a diventare a loro volta insegnanti o educatori. Per salvaguardare il patrimonio storico, culturale e materiale di questa scuola operativa dal 1898, si costituisce nel 2013 l’associazione “Amici del Sigonio”. Nata da un gruppo di insegnanti l’associazione svolge attività di promozione alla cultura, documentazione e ricerca nei settori dell’educazione e in particolare intende realizzare un centro di documentazione sulla figura del maestro/a nella storia della istruzione primaria in Italia. Dal 1 ottobre 2014 gli “Amici del Sigonio” hanno sede presso Memo e accolgono tutti coloro che sono interessati a collaborare o anche semplicemente a seguire e sostenere le loro attività. Nuova sede e diverse attività per il Sognalibro che da quest’anno scolastico ha sede a Memo. È un servizio, del Comune di Modena, di consulenza e prestito ragionato di libri e materiali per la promozione alla lettura, rivolto a docenti e genitori di bambini dai zero ai dieci anni. Tramite appuntamento è possibile ottenere una consulenza in realzione a: • formazione sui libri per quanto riguarda sicurezza, qualità, immagini e testi; • formazione riguardante le diverse modalità di lettura; • acquisti di materiale librario: • prestito ragionato del materiale presente ; • elaborazione e realizzazione di un progetto di lettura. Amici del Sigonio presso Memo - viale J. Barozzi 172 Modena martedì dalle 9.30 alle 12.00 giovesdì dalle 15.30 alle 18.00 tel 059 2034338 [email protected] Informazioni e prenotazioni: Iva Tomaello tel. 059 2034304 [email protected] 19 19 Hai libri, quaderni, foto di classe, ricordi...? Vuoi concorrere anche tu alla costituzione di un museo? Contatta gli Amici del Sigonio progetti di Cristiana Zanasi Museo Civico Archeologico Etnologico Italia – Albania A Racconti, fotografie, testimonianze per un nuovo progetto tra storia, memoria e integrazione: l’appello a scuole e famiglie per partecipare attivamente rricchire l’album della storia della nostra città con documenti relativi ai contatti e agli scambi che, nel corso del ‘900, i cittadini modenesi hanno avuto con altri popoli, spesso in situazioni drammatiche e violente come le guerre per la conquista coloniale, è uno degli obiettivi dell’Associazione MOXA, nota Onlus del volontariato modenese attiva in Etiopia. Già da alcuni anni l’Associazione ha avviato un Centro di Documentazione Memorie Coloniali, presso la Casa delle Culture in Via Wiligelmo 80, che ha al suo attivo un consistente patrimonio di immagini, diari e album personali emersi per la maggior parte dai cassetti dei modenesi che hanno con entusiasmo collaborato al precedente censimento di materiali relativi all’Etiopia effettuato nel 2006. L’obiettivo è la restituzione e condivisione della memoria storica del passato coloniale con i nostri ex colonizzati, e rappresenta un modo per riconciliarci con quel passato, per riparare una frattura. Ora ha preso il via un nuovo progetto culturale promosso da MOXA insieme a numerose altre istituzioni cittadine, regionali e straniere, che questa volta si rivolge all’Albania, terra dalle molte relazioni con l’Italia: per gli eventi prebellici e l’invasione italiana nella seconda guerra mondiale e per l’emigrazione verso l’Italia di centinaia di migliaia di albanesi negli ultimi 20 anni. Relazioni antiche, ma anche attuali, che la vicinanza geografica ha sempre favorito, con scambi commerciali, culturali, sociali. Due nazioni e due popoli con una storia in comune da porre a confronto, come base per una reciproca comprensione, attraverso il recupero di documenti, fotografie, ricordi storici e famigliari. Il progetto prevede la realizzazione di una mostra sulle plurisecolari relazioni tra i due Paesi, di un documentario realizzato da un team di qualificatissimi film maker italiani e albanesi, e di numerose iniziative che svilupperanno il tema sotto diversi punti di vista. La condivisione di questi progetti con le scuole rappresenta uno degli obiettivi principali per il contenuto culturale e sociale che li caratterizza e per la finalità di integrazione tra le diverse etnie di cittadini presenti nel nostro territorio. Le scuole di ogni ordine e grado potranno visitare la mostra che sarà allestita l’anno prossimo presso il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e che dovrà essere arricchita di materiali autentici provenienti da una raccolta che viene ora promossa nell’area cittadina. Per questo scopo sarà essenziale poter contare sulla collaborazione delle scuole, ciascuna delle quali potrebbe individuare un referente che si faccia promotore degli obiettivi del censimento dei documenti e materiali presso gli studenti. Le informazioni saranno veicolate da una cartolina, distribuita in tutte le scuole, con l’invito a far pervenire al Museo racconti, fotografie, testimonianze riferibili ai rapporti fra Italia e Albania, raccolti attraverso la collaborazione delle famiglie. Informazioni: www.memoriecoloniali.org [email protected] Tel. 059 203 3100 / 3122 20