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Memo
Multicentro Educativo
Sergio Neri
Quadrimestrale anno XIX n. 3
Settembre/Dicembre 2014
Reg. Trib. Civ. Modena
n. 1264 del 19/12/1995
Direttore responsabile
Giancarlo Barbieri
Contatti:
Comune di Modena - Memo
Viale Jacopo Barozzi 172, Modena
tel. 059/2034311
[email protected]
www.comune.modena.it/memo
Redazione:
Giuliano Boni
Francesca D’Alfonso
Maria Grazia Rotelli
Impaginazione:
Giuliano Boni
Maria Grazia Rotelli
Spedizione
in abbonamento postale
Pubblicità inferiore al 50%.
Autorizzazione
della Direzione Provinciale PT
di Modena
D
la scuola
Attiva
a oltre un secolo si parla di “scuola nuova”, o di “scuola attiva”:
ma cosa significa parlarne oggi?
Significa mettere al centro dei processi educativi gli alunni, significa credere
che per ben insegnare occorra partire dai
processi di apprendimento, dai bisogni
e dagli interessi di chi impara. In questo
numero di Viaggio in terza classe abbiamo cercato di approfondire il concetto di scuola attiva e le sue implicazioni
nell’attuale assetto scolastico in rapido e
continuo mutamento, grazie ai contributi
di Cristina Contri sull’avventura pedagogica di Célestin Freinet e il Movimento
di Cooperazione Educativa, di Nerina
Vretenar sulle connsessioni tra le Indicazioni Nazionali per il curricolo e la
pedagogia di Freinet. E grazie anche
al focus di Giancarlo Cavinato sulle
tematiche affrontate nell’ultimo convegno Ridef (Reggio Emilia - 21/30
luglio 2014), organizzato dal Movimento di cooperazione educativa e
dalla Federazione internazionale dei
movimenti di scuola moderna, che ha
visto la partecipazione di oltre 500 insegnanti provenienti da 34 paesi.
Lo speciale da pag. 3 a pag. 10
Formazione
Laboratori
Progetti
I corsi e gli itinerari
scuola-città di Memo
per l’a.s. 2014/2015
Il gioco entra in classe:
segreti da conoscere
e pericoli da evitare
Italia-Albania:
come ricostruire
una memoria storica
pagina 11
pagina 14
pagina 16
Lettera a insegnanti, ragazzi e famiglie
Buona scuola! È l’augurio migliore che possiamo fare ai nostri figli che iniziano l’anno scolastico. Ed è l’augurio che facciamo agli insegnanti, che della scuola sono il cuore pulsante,
e a tutto il personale e ai tecnici che con il loro impegno garantiscono di potere fare scuola in
ambienti accoglienti e sicuri.
Ma è anche l’augurio che facciamo alle famiglie e al Paese nella consapevolezza che solo
creando le condizioni perché la scuola sia davvero buona sapremo costruire un futuro migliore
per tutti. È l’investimento sull’istruzione la vera riforma strutturale che risponde alla crisi,
che rende più libere le persone, che è in grado di garantire innovazione, sviluppo e qualità
della democrazia.
Il governo sta mettendo in campo scelte e decisioni che possono contribuire a far fare un salto
di qualità al nostro sistema scolastico. Ma è importante anche il ruolo del territorio dove siamo impegnati a sviluppare un patto educativo che consenta di valorizzare il contributo di tutti
i soggetti in un’alleanza tra scuola e famiglia che deve essere il perno per migliorare anche il
rapporto tra scuola e mondo del lavoro e dell’impresa.
Vogliamo una scuola dove l’innovazione sia di casa, ma dove l’attenzione non sia solo sulle
competenze digitali e si sviluppino anche le capacità di relazione e di “fare gruppo” tra i ragazzi (si impara meglio facendo insieme); vogliamo una scuola aperta, democratica e plurale
più attenta al tema dell’orientamento e preoccupata di non lasciare nessuno indietro: il nostro
obiettivo è garantire a tutti, bambini e ragazzi, un percorso formativo di qualità in grado di
fornire ai nostri giovani strumenti e reali opportunità.
È anche per questo che abbiamo confermato un forte impegno sul sostegno ai disabili, così
come sull’inserimento degli stranieri perché il percorso dei nuovi cittadini ha nella scuola un
passaggio fondamentale.
Serve il coinvolgimento e la responsabilizzazione di tutti, dei docenti e del personale scolastico, in un dialogo e in un confronto che è sempre aperto, così come dobbiamo aiutare le famiglie a partecipare maggiormente alla vita scolastica. Oggi, purtroppo, la partecipazione cala
man mano che cresce l’età dei figli e quindi, paradossalmente, la complessità delle questioni
da affrontare.
I nostri ragazzi studiano in scuole sicure ed è giusto che siano anche accoglienti e dotate
delle necessarie tecnologie. Dopo l’esperienza del terremoto, si rafforza l’impegno nella manutenzione e qualificazione degli edifici con investimenti all’insegna della sicurezza anche su
ampliamenti e nuove costruzioni.
Vorremmo chiudere con un appello rivolto in particolare agli insegnanti, persone che sanno di
rappresentare un momento prezioso e irripetibile nella vita dei loro studenti: aiutate i ragazzi
ad apprezzare la bellezza; ad avere passione per ciò che si impara; a tirare fuori le proprie
capacità, anche quando sembrano nascoste dalla noia e dalla fatica del crescere; a sviluppare
proprie idee, a saperle difendere e a saperle cambiare con il dialogo e il confronto. E aiutateli
ad amare la propria città.
Gian Carlo Muzzarelli
Sindaco di Modena
Gianpietro Cavazza
Assessore alla Scuola del Comune di Modena
2
N
ei primi anni del 1900 comincia a circolare l’espressione “scuola nuova” o
“scuola attiva”. É usata in contrapposizione a una scuola, quella diffusa, che è passiva e che obbliga gli
alunni a starsene immobili, zitti, seduti ai loro banchi, dove subiscono
lezioni impartite dall’alto.
La scuola attiva nasce e si sviluppa
intorno a questa idea semplice, che
è stata tuttavia capace di rivoluzionare la pedagogia: all’educazione
conviene mettere al centro gli alunni. Significa fare scuola a partire dai
processi di apprendimento, dai bisogni e dagli interessi di chi impara.
È dallo sviluppo di queste idee che
nascerà la pedagogia scientifica.
Dopo la prima guerra mondiale - quella guerra così terribile che
avrebbe dovuto chiudere con tutte
le guerre - si diffonde un clima di
pacifismo illuminista e progressista,
e i movimenti di scuola attiva assumono i caratteri di movimenti laici,
impegnati nella costruzione di un
nuovo mondo attraverso un’educazione completamente rinnovata.
È in questo sfondo che vive e lavora
Célestin Freinet (1896 -1966).
Freinet, arruolato nell’esercito francese durante la prima guerra mondiale, viene gravemente ferito ai
polmoni e rimane quattro anni in
ospedale. Non accetta il ruolo di
pensionato invalido e comincia a
fare il maestro elementare in un piccolo paese delle Alpi Marittime.
Freinet mette i suoi alunni al lavoro
cercando di assegnare loro compiti
che abbiano un senso, le sue classi
diventano dei laboratori, la scuola si
3
speciale
e il Movimento
di Cooperazione Educativa
di Cristina Contri maestra scuola primaria, MCE Modena
La scuola attiva
Célestin Freinet
speciale
trasforma in un luogo in cui si discute, si elaborano le regole, si lavora
insieme. In quegli stessi anni Freinet partecipa ai congressi dell’Educazione Nuova, dove incontra Claparède e gli altri, a cui però critica
l’elitarismo delle loro scuola.
Il maestro francese, diversamente
dagli illustri colleghi, lavora contro un sistema scolastico che fino a
quel momento aveva costretto i figli
delle classi popolari in condizioni di
inferiorità.
Freinet non lavora da solo, comincia fin da subito a lavorare con un
gruppo di educatori, si confronta, si
scambia con loro le esperienze e il
dibattito contraddistinguerà sempre
il suo lavoro. La sua didattica laica
e tesa al riscatto socio culturale provocherà il suo trasferimento d’ufficio, che rifiuta dimettendosi dall’insegnamento statale ed aprendo, con
la compagna Elise, una scuola cooperativa a Vence.
I maestri, secondo Freinet, sono come dei contadini che pretendono di
“far bere un cavallo che non ha sete”
(Freinet, 1959). Trovare il modo di
far bere questo cavallo che non ha
sete è il compito a cui Célestin dedica l’intera sua vita, lo farà attraverso
la sperimentazione e la diffusione di
una serie di tecniche come la tipografia e la stampa, il testo libero, la
biblioteca di scuola, la costruzione
di testi collettivi, la corrispondenza
scolastica, l’organizzazione cooperativa, il lavoro a scuola, il giornale, gli schedari auto correttivi, il
piano di lavoro, il cinema, il teatro.
La scuola di Freinet è una scuola in
cui si dà molto spazio alle attività
collettive, senza tuttavia trascurare
gli apprendimenti di ciascuno, a cui
Freinet pone molta attenzione. Basta pensare al “piano di lavoro”, parente lontano di ciò che in anni più
recenti avremmo chiamato percorso
individualizzato.
È importante ricordare che tra i suoi
primi interessi vi è la lingua. Lo
studio della lingua. E a noi viene in
mente Don Lorenzo Milani e la sua
idea che è la lingua che ci fa uguali.
Perché se il fine ultimo dell’educazione è permettere a tutti di partecipare in maniera attiva e consapevole
alla vita di una comunità, prima di
tutto servono le parole. Fino a quel
momento leggere e scrivere, nella
scuola, erano attività fini a se stesse,
esercizi privi di senso, come molte
delle attività scolastiche. Freinet insegna la lingua e le parole prima di
tutto nella loro funzione comunicativa: si legge per ricevere informazioni, si scrive perché si ha qualcosa
da dire.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1940, dato il suo impegno sociale, Freinet viene internato in un
campo di prigionia, e la sua scuola
viene chiusa. Nel 1944 partecipa
alla Resistenza e fa parte del comitato di Liberazione e alla fine della
guerra può riaprire la sua scuola a
Vence, che tornerà ad essere statale
solo nel 1990.
Nei quattro anni della prigionia Freinet elabora la maggior parte dei suoi
scritti, nei quali reinterpreta le idee
delle scuole nuove nell’orizzonte di
una pedagogia popolare laica. E se
il suo interesse per la lingua ci fa
venire in mente Milani, i suoi scritti dal carcere, non solo per il luogo
che li ha visti nascere, ci ricordano
Gramsci e l’idea che l’azione pedagogica è sempre anche azione politica in quanto risponde ai bisogni di
crescita sociale e culturale.
Maestri e maestre di varie parti
del mondo partecipano sempre più
numerosi agli incontri che Freinet
organizza, lavorano alla produzione dei materiali per la “scuola del
popolo” e li sperimentano a scuola,
lavorando in maniera cooperativa e
con una metodologia che oggi chiameremmo ricerca-azione.
Nel 1957 Freinet realizza un suo sogno fondando la “Féderation International des Mouvements de l’École
Moderne (FIMEM)”, affinché tutti
gli aderenti ai metodi pedagogici da
lui sperimentati e diffusi si possano
coordinare. La FIMEM, legalizzata
nel 1965 e riconosciuta come Organizzazione non governativa dall’Unesco, esiste ancora oggi. Ogni due
anni, i maestri e gli educatori che ne
fanno parte, organizzano un incontro, il “Rencontre International des
educateures Freinet (RIDEF), che
lo scorso luglio si è tenuto a Reggio
Emilia.
È negli anni ’50 che Freinet arriva
anche in Italia. Maestri come Giuseppe Tamagnini, Bruno Ciari, Aldo
Pettini, Mario Lodi, sperimentano
le sue tecniche e, nel 1958, nasce il
Celestin Freinet
4
4
siano una grande opportunità didattica.
La scuola e la lingua: è la scuola
che deve occuparsi dell’educazione
linguistica, quella capace di dare a
tutti, anche in società plurilingue,
la parola, che è lo strumento fondamentale di cittadinanza. A questo
proposito ricordo che i problemi
connessi con l’educazione linguistica, che oggi trovano ampio spazio
anche nelle Indicazioni Nazionali
per il curricolo, sono stati studiati in
questi anni all’interno del GISCEL
(Società di Linguistica Italiana), che
nel 1975 assunse come testo base
le “Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica”, elaborate da
Tullio De Mauro, un testo fondamentale per chi desideri occuparsi
di tali problematiche.
La scuola laboratorio di cittadinanza: non vi è dubbio che il sapere
diffuso sia alla base della realizzazione di una democrazia compiuta,
a cui tutti possono partecipare.
Pensiamo quindi che il compito del
MCE sia ancora oggi urgente e difficile, anche perché siamo convinti,
sempre più, che l’educazione e la
pedagogia siano strumenti potenti
per migliorare la società.
È attraverso l’educazione che si permette al bambino di diventare uomo,
e qui c’è una grande responsabilità
storica della pedagogia, si tratta di
far diventare adulto un bambino, il
che non vuol dire farlo diventare
come gli adulti, ma, se possibile,
migliore.
speciale
movimento di cooperazione educativa: MCE.
Il Movimento di Cooperazione
Educativa esiste ancora oggi. Nella pedagogia italiana degli ultimi
sessant’anni esso ha avuto un ruolo importante; e vorrei sottolineare
qui quello che a mio vedere è stato
uno dei suoi più grandi meriti: avere
contribuito a formare la dimensione
collegiale dell’insegnamento, fatta di scambio, ricerca, azione, documentazione e circolazione delle
esperienze. Il Movimento è stato, ed
è, soprattutto un grande esperimento di formazione reciproca tra insegnanti, e ha permesso agli iscritti,
non da soli ma in gruppi, di mettere
in pratica una scuola dallo stile sperimentale. Oggi gli iscritti ufficiali
al movimento oscillano intorno ai
500, ma moltissimi sono i simpatizzanti, anche illustri, che sostengono
di avere un debito con il MCE.
Il Movimento italiano attuale non
è una riproposizione della pedagogia Freinet. A lui vanno riconosciuti
molti meriti, ma oggi si tratta di intrecciare le sue ipotesi con le nuove
ricerche della pedagogia e i caratteri
della nostra società. Nel contesto attuale molte sono le piste di ricerca
e i problemi che noi cerchiamo di
studiare insieme, e di farne, quando
possibile, sperimentazioni e documentazioni. Eccone alcune.
La formazione degli insegnanti e
la didattica come ricerca-azione:
gli adulti che lavorano nella scuola
sono una comunità scientifica in situazione, il loro percorso dovrebbe
essere fatto dal conoscersi, dall’approfondire e studiare assieme, per
arrivare a delle conclusioni finali da
condividere e documentare.
La didattica laboratoriale e cooperativa: si impara facendo, lo ribadiscono le Indicazioni Nazionali e
lo mettono in luce le maggiori ricerche sull’apprendimento, e si impara
insieme, nello scambio, nel dialogo,
nel confronto con l’altro che confuta
il mio pensiero. Inoltre il lavoro collettivo favorisce e valorizza le differenze contribuendo all’integrazione
di tutti.
La scuola e gli strumenti tecnologici: se Freinet usava il limografo
noi abbiamo il computer, la LIM e la
stampante, ma alla base resta l’idea
che questi strumenti, usati in maniera cooperativa e per un fine sensato,
Mario Lodi
Le iscrizioni
Per iscriversi al MCE o per avere
tutte le informazioni in merito
consultare il seguente sito internet http://www.mce-fimem.it
Il gruppo di Modena
A partire dallo scorso mese di Maggio si è
inoltre ricostituito un piccolo gruppo MCE
anche a Modena. Se qualcuno fosse interessato a farne parte, o ad avere ulteriori
informazioni, può rivolgersi a Cristina
Contri ([email protected]).
Bibliografia
E. e C. Freinet, Nascita di una pedagogia popolare, La Nuova Italia, Firenze, 1955
C. Freinet, I detti di Matteo, (una moderna pedagogia del buon senso), Firenze, La Nuova Italia, 1962
C. Freinet, La scuola moderna, Torino, Loecher, 1963
C. Freinet, Le mie tecniche, Firenze, la Nuova Italia, 1969
C. Freinet, Il metodo naturale, L’apprendimento della lingua, La Nuova Italia, 1971
C. Freinet, La scuola del popolo, Roma, Editori Riuniti, 1973
C. Freinet, (a cura di Roberto Eynard), La scuola del fare, edizioni Junior
Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, Sette Città, Viterbo, 2010
AAVV, Freinet: dialoghi a distanza, La nuova Italia, Firenze 1997
B. Ciari, (a cura di A. Alberti), La grande disadattata, Edizioni Junior, 2006
P. Le Bohec, Quando la scuola ti salva. Sulle tracce della Pedagogia Freinet, Edizioni Junior, 2011
A. Masala, Mario Lodi maestro della Costituzione, Edizioni Junior, 2007
G. Tamagnini, (a cura di) Didattica operativa, le tecniche Freinet in Italia, Edizioni Junior, 2002
Sitografia
www.mce-fimem.it/home.html www.fimem-freinet.org/it www.casadelleartiedelgioco.it/mariolodi/
www.casaofficina.it www.cencicasalab.it www.globolocal.net
5
speciale
di Nerina Vretenar maestra scuola primaria, MCE Mestre
S
La pedagogia Fre
e le Indicazioni naz
uccede, a volte, che le leggi
scolastiche considerino legittime o rendano addirittura
obbligatorie pratiche nate in dissonanza con precedenti normative o
con pratiche diverse diffuse e consolidate nel tempo.
Così è stato, spesso, per quanto riguarda molte “buone pratiche” della
scuola italiana, dalla responsabilità
condivisa dei docenti, ai laboratori, dalla didattica operativa all’individualizzazione dei percorsi. Da
sperimentazioni considerate audaci,
attuate forzando norme e consuetudini, si è arrivati a quadri legislativi
che accoglievano le “novità”, legittimandole e “promuovendole”.
Le “Indicazioni Nazionali per
il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione”, del 2012, sono il docu-
strumenti linguistici, per una scuola
capace di accogliere davvero tutti
dopo aver smantellato per sempre la
segregazione perpetrata nelle scuole
“speciali” e nelle classi “differenziali”.
Viene in mente la legge 517, viene
in mente l’istituzione del Tempo
Pieno come risposta al diritto di tutti
e tutte di apprendere in modo operativo e di ciascuno di veder rispettati
i propri tempi.
Nelle Indicazioni si dice in modo
esplicito che la scuola “è luogo
dei diritti di ognuno e delle regole
condivise”, luogo “della piena attuazione del riconoscimento e della
garanzia della libertà e dell’uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione)”
mento legislativo più importante
della Scuola. Il documento che
indirizza sia la “filosofia”, cioè le
finalità e i riferimenti valoriali per
i primi otto anni scolastici – quelli
che maggiormente lasciano il segno
– sia i contenuti e la metodologia.
Ci piace pensare che molti riferimenti che ritroviamo nel testo si rifanno alla pratica appassionata e ai
dibattiti accesi che, dagli anni ’50
e ’60 in poi, hanno attraversato la
Scuola italiana sulla scia delle ricerche e delle esperienze condotte dal
Movimento di Cooperazione Educativa che, a partire dall’incontro
con la pedagogia Freinet, cercava
nuove strategie e nuove risposte alla
domanda di costruire una scuola
democratica, che fosse in grado di
formare cittadini responsabili.
Ecco dunque alcune affermazioni
che vanno in questa direzione.
LA COOPERAZIONE
Altre affermazioni fondamentali riguardano la cooperazione.
L’idea di una Scuola cooperativa,
oltre che operativa e inclusiva, sta
alla base della pedagogia Freinet e
del Movimento di “Cooperazione”
Educativa.
Fin dagli inizi gli insegnanti del
Movimento mossero una critica serrata all’individualismo e alla competizione imperanti nella scuola che
isolava ciascun alunno, ciascuna
alunna da tutti gli altri limitando
alla relazione insegnante-allievo
l’universo relazionale della scuola,
e finiva per emarginare e escludere
i più deboli.
La cooperativa scolastica, il lavoro
di gruppo, la redazione del giornale scolastico, attività complesse e
significative che richiedevano organizzazione, divisione di compiti,
assunzione comune di responsabilità andavano in un senso completamente diverso. Educavano a tener conto dell’altro, a coordinare il
proprio apporto a quello degli altri,
a condividere. Non era possibile,
pensavano quegli insegnanti, che
I DIRITTI
Riguardano, ad esempio, i diritti.
Sappiamo che i diritti sanciti
dalla Costituzione erano un
faro per coloro che, usciti dalla
guerra e dalla dittatura, volevano costruire una società
più giusta, e che erano
tenuti in grande considerazione da molti
insegnanti, convinti
che solo vivendo nella
Scuola esperienze in
cui quei diritti fossero
praticati era possibile
che i giovani divenissero poi cittadini
attivi.
Vengono in mente le battaglie
dei decenni successivi alla Costituzione per una
scuola inclusiva e per una didattica
operativa che non discriminasse,
come succedeva nella scuola fondata solo sulla parola, i meno dotati di
6
speciale
einet
zionali
bambini usciti da una scuola in cui
imperavano la competizione e l’individualismo fossero poi capaci di
dare il loro apporto per costruire una
società di uguali.
Tutto questo le Indicazioni lo dicono con grande chiarezza: “Particolare cura è necessario dedicare
alla formazione della classe come
gruppo, alla promozione dei legami
cooperativi fra i suoi componenti…
Sono importanti le condizioni che
favoriscono lo star bene a scuola,
al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e degli
adolescenti a un progetto educativo
condiviso. La formazione di importanti legami di gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al
centro dell’azione educativa, ma è,
al contrario,condizione indispensabile per lo sviluppo della personalità di ognuno”
E ancora: si parla di educazione
alla cittadinanza come “sviluppo di
un’adesione consapevole a valori
condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la
convivenza civile.”
ri. La lingua scritta, in particolare,
rappresenta un mezzo decisivo per
l’esplorazione del mondo, l’organizzazione del pensiero e per la riflessione sull’esperienza e il sapere
dell’umanità.”
La pedagogia Freinet ha sempre
tradotto queste istanze di principio
in metodi e tecniche: l’assemblea,
la parola data ai ragazzi/e, il testo
libero, il giornale scolastico, i libri
di vita, la corrispondenza,… Sono
pratiche di grande valore formativo, che contribuiscono a costruire
situazioni di cooperazione in cui
l’organizzazione del lavoro induce a
costruire relazioni funzionali alla riuscita del progetto comune, relazioni basate su un’interazione verbale
in situazione, quindi sulla parola
usata in contesti comunicativi reali:
non semplici espedienti didattici ma
“tecniche di vita”.
Se ne trova solo un piccolo accenno,
purtroppo, nelle Indicazioni. Nel paragrafo “Obiettivi di apprendimento
al termine della classe quinta della
scuola primaria” si indica come
obiettivo tra gli altri “scrivere lettere indirizzate a destinatari noti”
La corrispondenza solo un obiettivo da raggiungere, quindi, limitato
al campo dell’apprendimento della
lingua.
Spiace questa visione riduttiva di
una pratica che ha uno straordinario
valore pedagogico, formativo: un
modo alto di usare la scrittura come
comunicazione vera, non mera esercitazione, assumendo la fatica di decentrarsi dal proprio punto di vista e
LA PAROLA
C’è, poi, una sottolineatura importante sul significato della parola.
Nella scuola apprendere la lingua
era mero esercizio per imparare,
adeguandosi a un modello prestabilito. A questa situazione l’MCE
contrappone la sua ricerca appassionata di metodi e tecniche per basare
l’apprendimento linguistico sulla ricerca di modalità efficaci di uso della parola per comunicare realmente, sulla lingua d’uso, sulla lingua
strumento che permette la relazione,
l’esplorazione della realtà, i percorsi
del pensiero.
Tutto questo lo ritroviamo, oggi,
nelle Indicazioni. “La lingua italiana costituisce il primo strumento di
comunicazione e di accesso ai sape7
la responsabilità di assumere il punto di vista dell’altro nello scegliere
le modalità ritenute più efficaci per
condividere esperienze, pensieri ed
emozioni.
IL MONDO
Piace invece ritrovare nelle Indicazioni un’idea di educazione che
abbia come fine la formazione di
cittadini del mondo.
La pedagogia Freinet, attenta all’esigenza di formare cittadini per una
società più giusta, è una pedagogia
attenta ai valori universali di convivenza che trascendono i singoli Stati, ed è attenta alla necessità, per gli
insegnanti, di allargare lo sguardo
agli altri Paesi per ricercare somiglianze e specificità di situazioni e
strategie, di bisogni e di risposte.
La formazione dell’insegnante avviene, infatti, attraverso lo scambio
cooperativo. Le Ridef, (Rencontre
International Des Educateurs Freinet) grandi incontri biennali di educatori di tutto il mondo, coordinati,
all’inizio da Freinet stesso e che
continuano fino ad oggi, ne sono
l’immagine viva.
Le Indicazioni ci ricordano che sono
finiti i tempi in cui “la scuola ha
avuto il compito di formare cittadini nazionali attraverso una cultura
omogenea” e che ora, invece “il
sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di
collettività più ampie e composite,
siano esse quella nazionale, quella
europea, quella mondiale.”
di Giancarlo Cavinato Segretario Nazionale Movimento di Cooperazione educativa, MCE Venezia
speciale
Dieci giornate che
cambiare il m
S
i è conclusa a Reggio Emilia
a fine luglio la XXX° RIDEF
Sguardi che cambiano il
mondo: le città delle bambine e dei
bambini organizzata dal Movimento di cooperazione educativa (MCE)
e dalla FIMEM, la federazione internazionale dei movimenti di scuola moderna. Oltre 500 insegnanti di
34 paesi si sono confrontati sul tema
dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nella città, sui futuri dei giovani, sulla partecipazione democratica alla gestione del territorio ‘con
lo sguardo dei bambini’.
Sono temi che possono trasformare
il rapporto insegnante-alunni da un
insegnamento trasmissivo centrato
sul docente a un ruolo attivo dei soggetti in crescita, considerati da subito cittadini/e con propri interessi,
motivazioni, pensieri originali.
Temi che assegnano alla scuola una
funzione diversa, non tutta centrata
su se stessa, ma in dialogo e apertu-
ra al territorio.
La FIMEM opera da oltre 50 anni
per far sì che in ogni paese all’educatore sia riconosciuto lo status di
operatore socioculturale, in quanto
attivista sociale e politico che ha
come riferimento un’idea dell’infanzia come bene comune da educare in/per un mondo più giusto.
Gli insegnanti in quest’ottica non
sono considerati in quanto legati
alla situazione particolare del proprio paese ma in quanto facilitatori
di futuri in cui l’infanzia stessa sia
patrimonio e cura di tutti, fuoriuscendo da visioni proprietarie dei
figli e degli alunni.
Gli insegnanti che si ritrovano ogni
due anni alla Ridef, che si svolge di
volta in volta in un paese diverso,
nel nord e nel sud del mondo, sono
accomunati dall’adesione alla pedagogia popolare di Célestin Freinet,
maestro francese che fonda le proprie proposte sulla cooperazione,
sulla metodologia della ricerca, sul
metodo naturale di apprendimento,
sulle tecniche operative in alternativa a un insegnamento tutto di parole dell’insegnante e di strumenti
- i manuali scolastici - nozionistici
e uguali per tutti indipendentemente
dalle condizioni, dagli stili personali,
dai ritmi di apprendimento.
Due problematiche hanno particolarmente attraversato l’intera Ridef del 2014, legate a situazioni di
emergenza che pregiudicano diritti
vitali dell’infanzia e dell’adolescenza: la laicità e le situazioni di guerra
nel mondo.
La laicità, che è uno dei punti fondanti l’idea stessa di scuola moderna, e conseguentemente la denuncia
delle molte situazioni in cui forme
di predominio patriarcale giustificano, in quanto ‘scelte culturali’ o
religiose, la prevaricazione, la sottomissione e la mancanza di autonomia di bambine e donne nel mondo.
8
Il ruolo della donna e delle bambine nella famiglia in molti dei paesi
africani, asiatici, latinoamericani, è
particolarmente drammatico e tale
da soffocare energie e potenzialità preziose per lo sviluppo di quei
paesi. Spesso la religione si mostra
acquiescente nei confronti del potere maschile e dei ceti dominanti. Mancanza di istruzione, lavoro
minorile in famiglia e al di fuori,
spesso come fonte di sostegno per la
famiglia stessa, matrimoni precoci,
violenze e mutilazioni, impiego in
situazioni di guerra, pratiche e abbigliamenti mortificanti costituiscono
sistemi di negazione e di oppressione mascherati spesso da adesione
libera e volontaria. Un’educazione
laica non può che tendere a creare
situazioni di parità di opportunità,
a garantire diritti di espressione e
di autonomia dai vincoli e dai legami culturali e religiosi. Accanto al
riscatto delle classi oppresse e alla
decolonizzazione (Fanon) occorre
oggi aggiungere la liberazione della donna e della bambina/ragazza
dai modelli autoritari, consumistici,
dalle mille oppressioni.
Le situazioni di guerra nel mondo,
fra cui particolarmente drammatica
la situazione a Gaza, il cui conflitto
è esploso drammaticamente proprio
in quei giorni e che ha visto i partecipanti dei diversi paesi dibattere
appassionatamente i termini del documento da diffondere.
La Fimem e il MCE hanno voluto
fortemente che a questa Ridef fossero presenti, per la prima volta,
insegnanti e operatori culturali dalla Palestina. Sono venuti, grazie a
forme di solidarietà vigenti nella federazione e a contributi raccolti nel
biennio trascorso, due palestinesi,
un uomo e un donna, dal Centro culturale ‘Al Rowwad’ di Betlemme, e
due educatrici palestinesi che opera-
no nei campi profughi in Libano.
Diversi ateliers e mostre hanno presentato le condizioni di vita della
popolazione nei campi e nella striscia di Gaza e le forme di ‘resistenza’ alla lesione dei diritti e all’esproprio culturale e politico cui sono
sottoposte le popolazioni arabe.
Possiamo dire, dopo queste giornate, di aver consolidato fra i gruppi
costituenti la Fimem, provenienti da
quattro continenti, alcune idee forti.
Ecco un elenco, per punti, di tali
idee.
►L’infanzia e l’adolescenza possiedono un proprio patrimonio
culturale da salvaguardare e diritti da far conoscere al mondo
adulto e di cui sostenere la rivendicazione: diritti primari, ma anche
culturali e ludici, comunicativi e di
partecipazione/rappresentanza.
Operare nella direzione della valorizzazione del patrimonio culturale,
di specie, di genere, di ognuno/a,
significa contribuire a smantellare stereotipi e pregiudizi,
riconoscendo le specificità
le comunanze di condizioni e le possibili
linee di sviluppo nel
rispetto della propria memoria, storia personale, del
proprio ambiente.
►I diritti riconosciuti
dalla
Convenzione
internazionale
sono una parte dei
diritti dei cittadini
minori, poi vi sono i
“diritti naturali”, come
ha più volte ricordato
lo scomparso Gianfranco Zavalloni,
che sono fonda9
►Non è sufficiente reclamare dalle istituzioni del mondo adulto il
riconoscimento di tali diritti se non
si tiene presente che essi, in quanto
astratti e universali, vanno verificati
di volta in volta, situazione per situazione. È diverso essere bambine/i
in luoghi in cui la pace perdura da
70 anni, da esserlo in situazioni di
permanente guerriglia o guerra. È
diverso reclamare il diritto all’istruzione e alla parità di opportunità nel
nord Europa dotato di un sistema di
welfare che offre solide garanzie a
tutti o in situazioni di fame, sete, carenza di risorse, violenza perdurante. Allora la ‘mission’ educativa non
può essere quella di offrire un quadro generale e valido ovunque dei
diritti, ma di mettere nella testa dei
bambini e dei ragazzi del nord del
mondo l’esistenza e le condizioni
di vita dei loro coetanei dei molti
sud, come pure gli squilibri esistenti attualmente anche nelle nostre città. E di consentire ai soggetti
dei sud del mondo una percezione
delle proprie condizioni e delle cause che le determinano non fatalistica
e rassegnata, ma in grado di acquisire consapevolezza della propria
dignità, di pensarsi come soggetti
attivi di cambiamento, di non accettare fatalisticamente un futuro sempre uguale al presente. Entrambe le
situazioni
speciale
potrebbero
mondo
mentali per uno sviluppo equilibrato
della personalità sociale.
speciale
richiedono che la scuola operi nella
direzione di un’educazione a futuri
alternativi, crei forme di resilienza e
capacità progettuali.
principi essenziali (cfr. E.
Morin I sette saperi fondamentali, ed. Cortina,
2001).
►La scuola pubblica va difesa,
a fronte dei continui tentativi di
mercificazione e privatizzazione da
parte del modello neoliberistico, in
quanto scuola di tutti e per tutti;
è urgente una forte affermazione del
diritto all’istruzione dei milioni di
bambine e ragazze che ne sono prive, così come del compito formativo e non solo istruttivo della scuola
in quanto agente di trasformazione
sociale, di costruzione di senso del
bene comune, di etica pubblica, di
cittadinanza come responsabilità
verso di sé, gli altri, l’ambiente terra.
►Lo scambio interculturale, la mescolanza,
la condivisione in
società sempre più
mobili e attraversate da migrazioni, che richiedono una nuova
concezione di
‘cittadinanza
globale’, che sappia
porre le premesse per il superamento delle chiusure, dei confini
fra ‘noi’ e ‘loro’, dei localismi, degli
etnocentrismi.
►La conoscenza intesa come
‘bene comune’ che si conquista e si
costruisce assieme e che si fonda su
►Il diritto alla parola, all’espressione, all’intervento, all’ascolto, alla consultazione su
tutte le scelte riguardanti la propria
vita.
►L’educazione alla pace come
strumento di intervento, analisi critica, conoscenza della realtà, attraversamento dei conflitti, negoziazione.
COSA TROVI A MEMO SU FREINET E LA PEDAGOGIA ATTIVA
• Célestin Freinet e le sue tecniche, Aldo Pettini, Azzano S.Paolo
(BG) : Edizioni Junior, 2002 - Quaderni di Cooperazione Educativa
serie storica
• Didattica operativa - le tecniche Freinet in Italia, a cura di
Giuseppe Tamagnini, Azzano S.Paolo (BG) : Edizioni Junior, 2002
- Quaderni di Cooperazione Educativa serie storica
• Educazione o condizionamento?, Celestin Freinet ... [et al.] ; a cura
di Ettore Gelpi, Roma : Partisan, 1970
• Freinet, Vittoriano Caporale, Brescia : La scuola, 1973
• Freinet: dialoghi a distanza, (a cura di) Redazione dei quaderni di
Cooperazione Educativa, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1997 Didattica Viva 258
• Freinet e la “Pedagogia Popolare” in Italia, a cura di Enzo Catarsi,
Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1999 - Didattica Viva 278
• Freinet in Sicilia - aspetti della cooperazione educativa e della
pedagogia popolare nel territorio siciliano, a cura di Giovanni Cacioppo, Caltanisetta : Salvatore Sciascia editore, 1997 - Percorsi
formativi 2
• Freinet oggi, scritti di A. Vasquez ... [et al.], Roma : A. Armando,
1978
• I fili e i nodi dell’educazione - sulle tracce di Freinet, Giancarlo
Cavinato, Luciana Canetti, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1999
- Didattica Viva 279
• Il discorso pedagogico del nostro secolo - antologia di testi, Mario
Mencarelli, Brescia : Editrice La Scuola, 1968 - Scuola d’oggi
• Il pensiero pedagogico di Freinet, Georges Piaton, Firenze : La
Nuova Italia Editrice, 1979 - Educatori Antichi e Moderni 343
• Il testo libero di matematica - un modo creativo di insegnare/
•
•
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•
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•
•
•
•
•
imparare la matematica, Paul Le Bohec, Firenze : La Nuova Italia
Editrice, 1995 - Didattica Viva 241
La cooperazione nell’educazione - una pratica fatta di materiali e di
solidarietà, Rinaldo Rizzi, Bari : Editori Laterza, 1991
La scuola del popolo, Celestin Freinet ; a cura di Marco Cecchini,
Roma : Editori riuniti, 1973
La scuola del fare, Celestin Freinet ; traduzione di Roberto Eynard,
Milano : Emme, 1978
La scuola del fare, Celestin Freinet ; Azzano S. Paolo : Edizioni
Junior, 2002 - Quaderni di Cooperazione Educativa serie storica
L’apprendimento della lingua secondo il metodo naturale, Celestin
Freinet, Firenze : La Nuova Italia Editrice, 1971 - Educatori Antichi
e Moderni 259
L’apprendimento del disegno, Celestin Freinet, Roma : Editori
Riuniti, 1980
Le mie tecniche, Celestin Freinet, Firenze : La Nuova Italia, 1969
L’educazione del lavoro, Celestin Freinet, Roma : Ed. Riuniti, 1977
Nascita di una pedagogia popolare, Elise Freinet, Roma : Editori
Riuniti, 1973 - Paideia 21
Origine e sviluppo della cooperazione educativa in Italia - dalla CTS
al MCE (1951-1958), Aldo Pettini, Milano : Emme Edizioni, 1980
- Proposte Mce
Tecniche e istituzioni nella classe cooperativa - i presupposti della
pedagogia istituzionale, Aida Vasquez, Fernand Oury; Milano :
Emme Edizioni, 1978 - Il Puntoemme Esperienze e Tecniche
Una moderna pedagogia del buon senso: i detti di Matteo, Celestin
Freinet ; introduzione, traduzione e scelta di Giuseppe Tamagnini, Roma : e/o, \1997
10
corsi e itinerari
59 tra corsi e iniziative di
formazione e 214 itinerari
scuola-città, ecco le
proposte di Memo alle
scuole per l’anno scolastico
2014-2015
dall’autismo alla narrazione. Torna,
dopo una pausa di qualche anno,
l’inglese con il corso Teaching English to 13-16 year olds, un percorso mirato a rafforzare le competenze
da usare nell’insegnamento dell’inglese ai ragazzi dai 13 ai 16 anni.
Tra le nuove proposte segnaliamo
Scuole solidali e legalità contro le
mafie realizzato in collaborazione
con Libera, l’Ufficio Sicurezza Comune di Modena e Coop Estense,
che oltre agli approfondimenti dei
temi trattati, prevede laboratori per
la costruzione di uno spot sulla legalità. A questa proposta formativa
sono associati gli itinerari Semi di
giustizia, fiori di legalità e Fare la
spesa a pizzo 0. La scrittrice Chiara
Carminati terrà due laboratori e una
lesson study sulla Poesia a scuola,
un corso rivolto ai docenti di scuola primaria e secondaria di I grado
dove saranno sperimentati, insieme
ai partecipanti, giochi di lettura e di
scrittura e parallelamente verranno
presentati autori, titoli e testi utili a
costruire i propri percorsi di lettura
per le classi.
Si svolgerà invece “a domicilio” il
corso Fare qualità documentando, una serie
di laboratori rivolti a
educatori e insegnanti di nido e scuola
dell’infanzia che saranno condotti da
Marina Maselli a Modena, Carpi e Maranello
(vedi pag. 13).
Al Centenario della
Grande Guerra sono dedicati un percorso formativo e un itinerario scuola-
Per un centro come Memo che da
anni si occupa di organizzare corsi
di aggiornamento e itinerari didattici per i docenti di Modena e provincia, la formazione rappresenta ogni
anno quasi un sfida, alla ricerca di
proposte innovative o conferme di
esperienze già consolidate. Anche
quest’anno quindi si è cercato di
intercettare i bisogni dei docenti,
costruendo un’offerta diversificata,
ricca di contenuti inerenti la didattica e le discipline, con un occhio di
riguardo alle problematiche sociali
e alle tematiche di attualità che la
scuola si trova ad affrontare.
Tra le 59 iniziative di formazione
programmate da Memo, 32 sono
i corsi aperti a docenti di tutti gli
ordini scolastici (dal nido alla secondaria di II grado) di
Modena e provincia.
Si va da Internet alla
fotografia, dalle
scienze alla
musica,
11
città realizzati in collaborazione con
l’Istituto Storico di Modena (vedi
pag.12). Il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche e Museo
Gemma 1786 (Università di Modena e Reggio Emilia) propone invece
un viaggio a 360 gradi nel mondo
dei cristalli seguendo un approccio interdisciplinare che, attraverso
diversi punti di vista, consenta di
toccare con mano quante interconnessioni i cristalli offrono con il
quotidiano (vedi pag.15).
L’offerta formativa di Memo si concretizza inoltre in 11 corsi riservati ai docenti della scuola primaria
e secondaria di I grado di Modena, programmati nell’ambito del
“Patto per la scuola”, stipulato tra
Dirigenza scolastica e Amministrazione comunale; 16 corsi riservati
al personale dei servizi 0/6 anni e
12 tra iniziative ed eventi. Anche
l’offerta di itinerari scuola-città alle
classi modenesi si conferma, come
gli scorsi anni, sostanziosa e varia.
Sono 47 i nuovi itinerari su un totale
di 214 e diventa veramente difficile
segnalarne alcuni oltre a quelli già
citati. Tra i tanti, c’è un percorso sul
Risorgimento nella proposta A spasso con Ciro Menotti; si possono poi
scoprire le insegne e gli arredi antichi nelle Botteghe storiche di Modena o si può fare “una passeggiata”
nell’archivio storico e ripercorrere
la storia del Medioevo attraverso
pergamene e codici miniati.
Su www.comune.modena.it/memo si
possono scoprire tutte le occasioni
e le opportunità per formarsi e per
far sperimentare alle classi percorsi
didattici alternativi alla lezione in
aula.
corsi e itinerari
di Giulia Ricci Istituto Storico di Modena
La Grande guerra
Storia e microstoria in due
proposte a carattere interdisciplinare nel centenario
della prima guerra mondiale.
Un ciclo di incontri formativi
per i docenti e un itinerario
a carattere laboratoriale per
le classi proposti dall’Istituto
Storico di Modena
L
a prima guerra mondiale non
fu solo l’evento di dimensioni
inaspettate che sterminò un’intera generazione e segnò la fine
della vecchia Europa, ma anche la
prima, grande esperienza collettiva
degli italiani a dimensione “totale”,
data la mobilitazione di tutte le energie economiche, sociali e intellettuali messe in campo dall’Italia per
sostenere il peso bellico. Affrontare
oggi il tema storico e letterario del
centenario della Grande guerra significa certamente potersi avvalere
della ricchezza di pubblicazioni e
contributi interpretativi pluridisciplinari che consentono di tracciare
l’evoluzione storiografica coagulatasi nel tempo intorno al tema.
I tentativi di fornire chiavi di lettura sul conflitto vedono per molti
anni prevalere la tesi sostenuta da
una corrente antitedesca sulle cause
e sulle “responsabilità” di una sola
potenza, anche se, già alla fine degli
anni ’20, questa posizione è revisionata sulla base dell’assunto del primato della politica estera su quella
interna, nella determinazione del
destino di un paese; in questo modo,
la manchevole opera delle diplomazie e l’intero quadro dei rapporti
internazionali sono criticamente riesaminati per riconoscere come tutti i blocchi delle potenze in campo
avessero consapevolmente creato le
condizioni per l’avvio del conflitto.
Gli anni Settanta segnano una svolta negli studi sulla Grande guerra,
incentrati non più sulle cause, ma
sui processi di carattere culturale e
mentale che gli sconvolgimenti materiali e psichici avevano prodotto
sia nella memoria moderna, sia nella mentalità individuale dei soldati
e dei reduci. Sono contributi che
segnalano il conflitto 1914-18 come
una cesura non più solo geopolitica,
tecnologica, militare ed economica,
ma anche soprattutto mentale, culturale, psicologica.
Questa impostazione interdisciplinare impressa dagli studi pioneristici degli anni Settanta è ancora adottata, e in modo sempre più esteso,
dagli studiosi che oggi affrontano le
diverse questioni avvalendosi di una
gamma più ampia di fonti utilizzabili, nella consapevolezza che il dialogo tra discipline e la collaborazione fra ricercatori possano cogliere
aspetti complessi e tradurli in sintesi
interessanti.
Come proporre alla scuola una
messe così ricca di approcci? La
Grande guerra apre il “secolo breve” anticipando e rendendo drammaticamente familiari fenomeni e
sistemi che diventano tipici di gran
parte del Novecento: le prime pratiche di internamento di massa dei
prigionieri di guerra, l’esperienza
della morte sul fronte, anonima,
massificata, strettamente legata al
dispiego di tecnologie sofisticate,
il disciplinamento delle masse sulla base di una visione organicistica
e gerarchica della società sono elementi che preludono al processo di
brutalizzazione ed esasperazione
della violenza politica e all’affer-
mazione delle derive totalitarie, da
molti anni oggetto di attenzione formativa e didattica nella nostra provincia.
La proposta che l’Istituto storico
avanza per il prossimo anno scolastico tiene conto delle azioni promosse in città da enti e soggetti
culturali e, in sinergia con alcune
programmazioni, organizza un ciclo
di incontri formativi Centenario
della Grande Guerra Temi di ricerca e riflessioni storiografiche
che, abbracciando la visione interdisciplinare cui sopra si accennava,
include tra l’altro la presentazione di
spunti letterari sulla memoria della
Grande Guerra, nonché uno sguardo
di storia locale alla nostra regione,
trasformata in un retrovia ospedalizzato del fronte, nonostante le arretrate condizioni igienico-sanitarie e
la penuria di personale medico.
Si affianca al corso la predisposizione di un itinerario Voci dalla trincea rivolto agli studenti del primo
ciclo (classi finali della primaria e
secondaria di I grado) con l’intento
di avvicinarli alla conoscenza degli
aspetti della guerra di posizione attraverso il filo conduttore di lettere e
diari, intercalati da brani musicali e
da canzoni dell’epoca. Dall’archivio
del locale Museo del Combattente
saranno disponibili fonti materiali
e scritti privati da utilizzare nel corso degli incontri laboratoriali, nella
consapevolezza che la microstoria
locale serva a rendere più leggibile
la complessità della grande storia.
Info: www.comune.modena.it/memo
12
L
’avvio dell’anno scolastico
apre ancora una volta le porte
alla documentazione. Il tema,
sempre attuale nell’universo educativo, a partire dall’autunno 2014
diventa oggetto di un percorso formativo centrato sull’uso della documentazione a sostegno della riflessività dei gruppi di lavoro.
Documentazione, autovalutazione e
qualità sono le parole guida di una
serie di incontri a carattere laboratoriale rivolti agli educatori dei nidi
d’infanzia e agli insegnanti delle
scuole dell’infanzia di Modena e
provincia.
Il punto di partenza è rappresentato dalla convinzione che le pratiche
educative, flessibili e continuamente
soggette a verifiche e riformulazioni, hanno bisogno di un ancoraggio
concreto ai movimenti dell’esperienza. E l’esperienza, che
affonda le sue radici
nel quotidiano, trova nei gruppi di
lavoro il terreno fertile per alimentare il confronto e lo scambio.
Il gruppo di lavoro è al centro
dell’interesse, con i suoi tratti distintivi, il suo modo di lavorare, la
sua progettualità.
Ogni gruppo ha la sua storia, si sa,
ma questa consapevolezza non è
sufficiente per fare qualità, è necessario sostenere una riflessività professionale che si alimenta con dati
concreti, raccolti, analizzati e resi
disponibili al confronto intersoggettivo.
La qualità del lavoro di un gruppo
è data dall’apprendimento riflessivo sulle pratiche, dalla negoziazione dei significati e dalla crescita
della consapevolezza pedagogica
oltre che dalla capacità di fare dei
processi educativi l’oggetto di una
riflessione condivisa. E se la docu-
mentazione per i bambini e per le
famiglie rappresenta ormai un dato
consolidato nei servizi e le cui tracce sono evidenti, quella che interessa direttamente il gruppo di lavoro
e ne sostiene la crescita culturale e
organizzativa appare ancora fragile
o, quantomeno, da potenziare.
L’attenzione va dunque orientata da un lato verso la qualità delle
esperienze di apprendimento e del
contesto nel quale si realizzano;
dall’altro verso la qualità della documentazione che è esercizio critico
di testimonianza professionale.
L’obiettivo è quello di affinare la
capacità dei gruppi di lavoro di analizzare i materiali prodotti nei propri
contesti professionali e di costruire
materiali efficaci
dal punto
di vista comunicativo e
adeguati ai diversi destinatari. L’individuazione dei destinatari facilita il gruppo nella progettazione e realizzazione di prodotti
diversificati e coerenti con gli intenti che ci si prefigge.
Tu come fai? È la domanda da cui
prende avvio il confronto dentro e
tra i servizi sulla documentazione
dell’agire educativo, un confronto
mediato da materiali concreti, realizzati su diversi supporti, e sottoposti al confronto nel gruppo.
Il racconto delle azioni ha sempre
bisogno di molte voci, il pensiero
di un tempo e di uno spazio per la
rielaborazione, per questo, nel corso
degli incontri, ci si soffermerà sulle
forme di documentazione maggiormente utilizzate nei nidi e scuole
dell’infanzia e sull’individuazione
dei rispettivi punti forti e deboli, oltre che sugli strumenti per facilitare
13
corsi e itinerari
Un percorso formativo a sostegno della riflessività dei gruppi di lavoro
la condivisione e la comunicazione
delle esperienze.
Individuare che cosa e come documentare, scegliere i formati e i linguaggi, verificare la corrispondenza
tra quanto progettato e realizzato,
dare nome alle scoperte e alle conquiste educative e farne oggetto di
dibattito autentico è compito dei
gruppi. La documentazione si fa
ponte tra le diverse realtà e strumento per una sempre maggiore consapevolezza di ciò che caratterizza la
propria cultura professionale in termini di conoscenze, metodologie,
tecniche, valori, storie.
di Marina Maselli*
Fare qualità
documentando
*Marina Maselli, pedagogista e formatrice si occupa di
documentazione da molti anni e collabora con numerosi
centri di documentazione
Bibliografia
Marina Maselli Paolo Zanelli, Gruppo di lavoro, riflessività e
costruzione del contesto educativo, Edizioni Junior- Spaggiari
Edizioni Srl, 2013, Parma
laboratori
di Walter Martinelli Rete Net Garage Comune di Modena
Smart play
Un percorso laboratorio sui segreti e i pericoli del gioco d’azzardo “virtuale”: prosegue anche per quest’anno scolastico la
sperimentazione già effettuata dal ludologo Andrea Ligabue
in alcune scuole secondarie di primo e secondo grado
F
in da quando, con Andrea
Ligabue, abbiamo iniziato a
pensare ad un percorso sul
‘gioco d’azzardo on line’ la nostra
idea era di NON affrontare la dipendenza (patologica) dal gioco, tema
già trattato da diverse agenzie anche
all’interno dei percorsi didattici di
Memo .
L’idea di fondo è simile a quella del
percorso Internet sicuro sull’uso
consapevole, critico e creativo dei
servizi on line: presentare e ‘svelare ‘ i meccanismi e il funzionamento del ‘gioco d’azzardo’ (il doppio
o niente), delle diverse APP game
‘gratuite’ tanto diffuse e scaricate
nonché le strategie e gli interessi
delle software house.
Lo scopo dell’incontro è da una
parte prevenire un uso compulsivo
delle APP come avviare una partita
a Ruzzle sull’autobus mentre si va
a scuola, dall’altra porre l’attenzione e mettere in guardia verso le altre ‘sottili’ forme di pagamento che
tanti giochi propongono.
L’incontro evidenzia per esempio
quanto tempo si riesca a trascorrere
in gioco, senza accorgersene, accumulando partite di tre-quattro minuti in diversi momenti della giornata. Tempo sottratto ad altre attività
relazionali (parlare con chi ci sta
a fianco), informative (leggere un
quotidiano), formative (studio!) o
semplicemente piacevoli come leggere un buon libro (sono sempre un
bibliotecario!!).
Molto più tangibili sono invece i
‘sistemi di pagamento’, anche se a
volte con meccanismi discutibili.
Fino a poco tempo fa il solo metodo di pagamento era attraverso una
carta di credito, solitamente non nella disponibilità di minorenni, dove
ogni transazione era subordinata alla
trasmissione di dati (il numero della
carta) o all’autorizzazione del titolare del contratto o del dispositivo.
Tutto questo sta cambiando, si sta
diffondendo un sistema di pagamento legato al credito telefonico quindi
nella disponibilità di chi utilizza il
telefonino o meglio lo smartphone
(provate a cercare un telefono portatile che faccia SOLO il telefono!).
Anche il meccanismo di pagamento
sta ‘evolvendo’, invece di chiedere
sempre l’autorizzazione, una volta
concessa rimane valida per la sessione di gioco, così che per acquistare un nuovo livello o superare un
punto difficile, basta un TAP! Ovviamente
per migliorare la nostra esperienza
di gioco...
C’è da dire che non tutti i giochi
adottano queste strategie, anzi solitamente il rapporto con il giocatore
è trasparente e corretto, ma ci sono
altri metodi di pagamento molto diffusi e che affrontiamo nel nostro intervento. Sistemi di pagamento che
non usano denaro, ma informazioni.
Informazioni personali collegate al
nostro profilo Facebook o Twitter,
dati e contatti molto utili per il marketing di un prodotto!
Pensate a una pubblicità mirata e
diretta: XXX il gioco del momento,
già scaricato da Johnny Rossi tuo
amico di Facebook!!
Si può facilmente monetizzare advertising di questo tipo.
A nostro parere queste sono strategie più ‘pericolose’ della semplice,
diretta e trasparente richiesta di denaro, perché sembrano innocenti e
gratuite, perché i nostri dati personali, i nostri amici, il nostro profilo
hanno un grande valore per la nostra
e-Identity!
Durante l’incontro cerchiamo di attirare l’attenzione dei ragazzi su tutti questi elementi partendo però dal
piacere del gioco, dagli aspetti positivi di socialità, di fantasia, di creatività, di ragionamento propri dell’attività ludica, presentate dal punto di
vista di un giocatore appassionato
ed esperto
14
Una mostra, due itinerari didattici, un corso di formazione
per docenti, visite guidate, laboratori per scoprire i cristalli
tra cultura, storia, arte, scienza e nuove tecnologie
V
iviamo in un mondo di cristalli, alcuni li indossiamo, altri sono
semplicemente utili, altri ancora li mangiamo. I cristalli infatti sono
ovunque, in natura, nella nostra vita quotidiana e sulla nostra tavola.
Di questo mondo di cristalli e del loro valore simbolico, culturale ed
artistico racconta la mostra Cristalli ai Raggi X che il Dipartimento di
Scienze Chimiche e Geologiche, il Museo Universitario Gemma e l’Università di Modena e Reggio Emilia organizzano fra dicembre 2014 e
marzo 2015 presso il Complesso San Paolo (via Selmi, Modena), insieme agli Enti, ai Musei e alle Istituzioni locali, per celebrare anche a
Modena il 2014 quale Anno Internazionale della Cristallografia.
La mostra è rivolta a tutti, ma in particolare alla scuole di ogni ordine e
grado a cui sono dedicate visite guidate e laboratori didattici (Itinerari
scuola-città n. 52 e n. 53) per fare scoprire i cristalli da tutti i punti di vista, scienze della terra, chimica, fisica, matematica, medicina, biologia,
tecnologie, storia, arte, tradizioni agroalimentari, cucina e un pizzico di
fantasia.
La mostra sarà coadiuvata da uno spazio di condivisione dove le scuole
potranno intervenire ai diversi momenti di approfondimento che si succederanno fra gennaio e marzo 2015, per raccontare al pubblico, insieme
ad esperti, alle aziende, al Palatipico Modena, a chef e artisti, il lavoro
da loro svolto sui temi trattati in mostra.
L’ingresso alla mostra e le visite guidate sono gratuite.
Sarà infine organizzato il corso gratuito di formazione per insegnanti
“Cristalli ai Raggi X”, per offrire loro l’opportunità di visitare in anteprima la mostra guidati dai curatori e assistere ai diversi approfondimenti
didattici correlati e differenziati per ordine scolastico.
I docenti iscritti al corso avranno, inoltre, priorità di partecipazione a
cinque dei diversi momenti di approfondimento che verranno organizzati nel corso della mostra, incluso quelli a numero chiuso.
Info: Milena Bertacchini, 059.2055873 – [email protected]
Iscrizioni: www.comune.modena.it/memo
15
corsi e itinerari
In un
MONDO di
CRISTALLI
di Milena Bertacchini Università di Modena e Reggio Emilia
del settore: la “lezione” per questo
viene strutturata come une vero e
proprio gioco
L’incontro inizia con la distribuzione di ‘crediti’ e la condivisione di alcune regole, come ad esempio: per
fare la ricreazione bisogna pagare
crediti, chi consegna il cellulare o
scrive una relazione alla fine dell’esperienza guadagna crediti! “Costi”
e “premi” sono decisi assieme alla
classe e all’insegnante in modo che
siano adeguati. Si compila un tabellone elettronico con i nomi dei
partecipanti e con la possibilità di
personalizzare il proprio ‘profilo’, a
pagamento s’intende: vengono messe in atto tutte le strategie dei giochi
online o in generale della “gamification”. L’intervento prosegue poi con
una vera sessione di gioco, utilizzando un gioco da tavolo basato sul
meccanismo dell’azzardo, ‘o tutto o
niente’, che ha la duplice funzione
di mostrare alcune delle meccaniche
base di certi giochi e di calare gli
studenti in una atmosfera giocosa e
ricettiva.
La mattina si svolge poi con esempi e interazioni sulle APP maggiormente utilizzate dai ragazzi e sui
meccanismi di promozione, diffusione e commercializzazione.
Come dicevamo, molta attenzione
viene posta sui meccanismi del gioco (compulsivo) e sui fattori legati
al tempo dedicato alle APP e ai dati
personali che vengono richiesti e
forniti.
A conclusione dell’attività viene fatto notare ai ragazzi come il calarsi
in un contesto ludico e competitivo
abbassi, in un certo senso le barriere difensive delle persone facendo
scattare meccanismi (competizione,
compulsione,..) non sempre facilmente controllabili.
Al momento sono stati realizzati
incontri ‘sperimentali’ nelle scuole
secondarie di primo e di secondo
grado, della durata di due ore ciascuno, tutti condotti da Andrea Ligabue esperto ludologo, seguiti da
un confronto con le insegnanti per
mettere a punto il modulo.
La sperimentazione prosegue nell’anno scolastico 2014-2015.
Chi è interessato a partecipare può contattare Walter Martinelli (Rete Net Garage Comune di Modena) tel. 3296508160
[email protected]
Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande.
Perché io sono io, e perché non sei tu?
Perché sono qui, e perché non sono lí?
Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio?
La vita sotto il sole, é forse solo un sogno?
Non é solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo,
quello che vedo, sento e odoro?
C’é veramente il male e gente veramente cattiva?
Come puó essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare?
E che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono?
H
di Christine Cavallari Dirigente scolastico
corsi e itinerari
Quando il bambino
Nativi digitali a Modena,
un percorso di
Ricerca-Azione volto
a sperimentare il possibile
dialogo tra apprendimento
e nuove tecnologie
o voluto iniziare con i versi
della poesia di Peter Handke, la cui voce narrante fa
da sfondo ad alcune scene del film
di Wim Wenders Il cielo sopra
Berlino, per rendere esplicito come
il nostro stare nel mondo si sostanzi della continua ricerca di attribuire significati e di rappresentarsi la
realtà.
Questa ricerca presuppone un metodo di ragionamento che sia in accordo con la realtà.
Il metodo della scienza è probabilmente quello più rispondente alla
caratteristica individuata.
Scendendo su un piano più strettamente logico, troviamo tre metodi
di ragionamento: deduttivo, induttivo, abduttivo.
Ci soffermeremo qui sulla distinzione concettuale tra il primo e
l’ultimo.
Deduzione:
-tutti gli uomini sono mortali
-Socrate è un uomo
-quindi Socrate è mortale
Abduzione:
-tutti gli uomini sono mortali
-Socrate è mortale
-quindi Socrate è un uomo
Nel primo caso la conclusione è
vera e certa e, pur aggiungendo altre informazioni, essa non ne viene
modificata.
Nel secondo caso la conclusione è
solo un’ipotesi e nuove informazioni possono modificarla. Ad esempio
se io scopro che Socrate ha la coda,
allora devo rivedere la conclusione
e supporre che Socrate sia un animale. Per sapere quale animale,
devo ricercare altre informazioni.
Per quanto sopra, possiamo affermare con Pierce che l’abduzione
rappresenta il primo passo del ragionamento scientifico ed è l’unica
forma di ragionamento suscettibile
di accrescere il nostro sapere.
Il termine abducere significa allontanamento da, indica quindi movimento del pensiero, probabilità,
immaginazione.
Si genera una conoscenza mai certa, ma sempre creativa, aperta a
nuove ipotesi, a nuove verifiche
sperimentali e per questo in grado
di evolvere.
Possiamo solo giungere alla miglior
spiegazione possibile dei fenomeni
osservati, ma sempre provvisoria.
È in questa cornice teorica che si situa il percorso di formazione rivolto ai docenti del I° ciclo, condotto
16
Gli insegnanti vengono poi guidati
nella costruzione di e-tivieties e di
attività cooperative da svolgere con
gli studenti.
Il docente, infatti, secondo questo
modello, deve assumere una funzione di supporto, di scaffolding e
di tutoring.
Vestendo i panni di un direttore di
una serie di piccoli gruppi di ricerca (i gruppi di lavoro), il docente
si troverà pertanto ad affiancare e
sostenere i suoi “ricercatori” nella
loro attività di indagine e revisione
razionale delle varie ipotesi ed evidenze di volta in volta emerse dal
lavoro dei gruppi.
Nello specifico, si tratterà soprattutto di illustrare in pratica
1) le modalità di formulazione di
un’ipotesi di ricerca e
2) come si procede, problema per
problema, alla sua revisione (corroborazione o confutazione) logica
e/o empirica attraverso un’applicazione “qualitativa” della cosiddetta
razionalità bayesiana.
LABORATORIO 3
I nuovi contenuti digitali come
usarli e in quali contesti.
nell’anno scolastico 2013/2014 da
Paolo Ferri, docente di Tecnologie
didattiche e Teoria e tecnica dei
nuovi media e Stefano Moriggi,
filosofo della scienza e ricercatore
presso l’Università La Bicocca.
All’interno della Convenzione stipulata dalle Direzioni Didattiche e
Memo, il percorso proseguirà nel
corrente anno scolastico e sarà attivato anche un livello zero per chi
intende iniziare quest’anno.
Il progetto prevede una formazione
in forma laboratoriale e una sperimentazione nelle classi.
re la tematica della transizione da
Gutenberg al Digitale, l’intervento
procede con la presentazione delle
caratteristiche delle tecnologie necessarie al fine di svolgere una didattica tecnologicamente aumentata: banda, netbook, tablet, lavagne
interattive e multimediali, ambienti
virtuali per l’apprendimento.
Si prende quindi in esame come si
trasforma in presenza di tecnologie
il setting didattico in classe e a casa
e a come, conseguentemente, dovrà
evolvere il ruolo dell’insegnante.
Vengono inoltre analizzate le caratteristiche degli ambienti virtuali per
l’apprendimento (Classi virtuali,
LCMS ecc.) e le modalità di gestione di questi ambienti (tutoraggio,
monitoraggio ecc.).
Il tutto secondo una metodologia
laboratoriale che coinvolge direttamente i partecipanti in esercitazioni
pratiche. Si lavora in un ambiente
connesso suddivisi in 5 o 6 gruppi.
Ecco com’è articolato il percorso.
LABORATORIO 1
Il setting didattico aumentato dalla tecnologie: metodologie e casi
Orientato ad affrontare il significato della rivoluzione di Internet e il
suo impatto nella didattica, dopo
un’introduzione di natura più culturale e dedicata ad approfondi17
Questo laboratorio è dedicato all’analisi delle caratteristiche dei nuovi
contenuti digitali predisposti dagli
editori e alle risorse free per l’educazione disponibili in rete.
Vengono cioè illustrate le nuove normative governative relative
ai libri digitali e le caratteristiche dell’uso dei contenuti digitali
all’interno del setting didattico aumentato digitalmente.
Indagare il rapporto tra Apprendimento e Nuove Tecnologie diventa
una delle priorità che la scuola è
chiamata ad affrontare.
Con il seminario del 5 settembre
al Forum Monzani ci si era posti
proprio questo obiettivo ed è stata
l’occasione per mettere a confronto
pensieri diversi intorno al tema.
È innegabile che stiamo vivendo
una vera e propria rivoluzione culturale.
Paidea e stimmung ne risultano
profondamente mutate e noi, perso-
corsi e itinerari
era bambino
LABORATORIO 2
Come mettere in pratica il problem solving cooperativo nella
classe digitalmente aumentata
corsi e itinerari
ne di scuola, dovremo continuare a
domandarci come questa temperie
agisca sulle modalità di apprendimento dei nostri ragazzi se è vero,
come afferma Bruner, che è la cultura che plasma la mente.
Vi è sicuramente la necessità di
educare all’utilizzo consapevole
delle tecnologie e ricercare un punto di equilibrio: lasciarle fuori dalle pareti dell’aula o porle in modo
esclusivo al centro della propria didassi ritengo siano due operazioni
pericolose.
L’innovazione didattica investe
processi concettuali, ermeneutiche,
ricerca metodologica e valutativa.
In questa cornice le tecnologie assumono la funzione di supporto,
di facilitatori dell’apprendimento
e non rimangono fini a se stesse.
Le discipline sono concepite come
strumenti per indagare e interpretare il mondo, le tecnologie come
strumenti per sostenere le operazioni cognitive richieste dalle discipline.
Raffaele Simone sostiene che la
lettura non alfabetica, quella che si
svolge posando gli occhi sopra uno
schermo, richieda processi cognitivi di livello inferiore rispetto alla
lettura alfabetica, quella relativa
ad un testo cartaceo. Le motivazioni egli le rinviene nella diversa
gerarchia dei sensi coinvolti dalle
due diverse operazioni: dominanza
dell’orecchio e della visione non
alfabetica nel primo caso, dominanza dell’occhio e della visione
alfabetica nel secondo. In sostanza
egli afferma che “siamo passati da
una modalità di conoscenza in cui
prevaleva la linearità a una in cui
prevale la simultaneità degli stimoli e dell’elaborazione” (R. Simone,
Presi nella rete, Garzanti, p. 44).
Paolo Ferri possiede un altro punto
di vista. “I valori che orientano gli
stili e i comportamenti di apprendimento dei nativi digitali possono
così riassumersi: l’esperienza di sé,
la personalizzazione, la condivisione costante di informazione, il riferimento costante ai coetanei. …
Imparano dal fare e nelle pratiche
di manipolazione on line dei contenuti più che dai libri...Vi sono videogiochi che richiedono strategia,
riflessione e costruzione di mondi
possibili che implicano un’attenzione selettiva (precursore della
memoria) e proattiva costante, la
ricerca abduttiva di soluzioni a pro-
blemi che si manifestano progressivamente nel gioco, la sperimentazione di ruoli differenti all’interno
del contesto” (P. Ferri, La scuola
2.0, Spaggiari, pagg. 37-38).
Abbiamo trattato più sopra della logica abduttiva e del suo fondamentale ruolo.
L’esperienza diretta, l’essere posti in situazione, il creare contesti
di co-costruzione del pensiero,
il fare insieme, il porre al centro
dell’azione didattica non un tema
ma un problema, l’accompagnare
metacognitivo di ogni studente nel
suo viaggio verso e dentro le conoscenze, il farlo viaggiare attraverso panorami diversi, il valorizzare
e ampliare il ruolo del docente,
rappresentano tutti elementi di un
progetto pedagogico forte, pensato,
costruito pezzo per pezzo, che dovrebbe connotare e orientare l’azione quotidiana dell’insegnante.
Il dibattito resta comunque aperto,
la rivoluzione è in atto, lo spaesamento coglie tutti noi ed è normale,
perché ci siamo dentro, siamo coinvolti in prima persona.
Bisogna uscire dal bosco per vedere il…bosco! E non da soli.
18
S
iamo all’ apertura di un nuovo anno scolastico, tira aria di cambiamento sulle politiche della Scuola ma non è la prima volta. Come
Coordinamento dei genitori eletti nelle scuole modenesi, cercheremo
di mantenere alta l’attenzione su questo scenario in evoluzione, informando e fornendo spunti per comprendere, riflettere e consentire a
chi vorrà di dare il proprio contributo.
Insieme alle altre Associazioni Genitori all’Asl e alle Istituzioni presenti sul territorio continueremo le collaborazioni intraprese nell’ultimo
anno su tematiche importanti quali la dispersione scolastica, il patto
di corresponsabilità educativa, il patto per la scuola, la prevenzione
dell’abuso di sostanze nelle fasce giovanili e delle dipendenze in genere, la metodologia pedagogia dei genitori.
Nell’ambito di questi temi cercheremo di realizzare incontri e confronti costruttivi aperti a tutte le componenti, che speriamo di vedere
presenti e numerose. Gli inviti perverranno come sempre via mail
attraverso le Segreterie delle scuole, i Consigli d’Istituto o i Comitati
Genitori dei plessi, a cui potrete fare riferimento.
A fianco, manterremo le attività peculiari del Coordinamento, dedicate alla partecipazione dei genitori attraverso gli Organi Collegiali,
ai corsi di formazione per i rappresentanti di classe, alla promozione
del dialogo e della trasparenza, alla diffusione delle buone pratiche.
Compatibilmente con le nostre forze di volontari, metteremo a disposizione un servizio d’ascolto su richiesta all’indirizzo coordinamento@
scuolemodena.it.
Il Sognalibro
Ci muove la convinzione che la Qualità dell’Istruzione sia il motore per
lo sviluppo sostenibile e civile di un paese, che la Scuola debba essere
un terreno fertile di formazione e di convivenza per i nostri figli, una
rampa di lancio che li attrezzi per una vita consapevole. In tal senso,
la Scuola è anche un’occasione imperdibile di relazione e condivisione
per tutti : dirigenti, insegnanti, genitori, studenti, persone delle Istituzioni. In quell’occasione sta la prova più tangibile per i ragazzi che
una comunità si sta prendendo cura di loro, e per gli adulti la possibilità preziosa di non essere soli in questa impresa.
Ecco perchè, nell’augurarvi un buon inizio, vogliamo ringraziare di
cuore tutti coloro che nei vari ruoli si impegnano attivamente per la
scuola, le associazioni e le professionalità che ci supportano, e tutti i
genitori che vorranno seguire le iniziative o dare una mano concreta al
nostro volontariato di collegamento e informazione .
Infine, un grande ringraziamento va al Centro Memo per gli spazi e la
collaborazione che ci riserva da tempo.
Buona Scuola!
novità
Settembre 2014. Genitore?…presente!
Gruppo direttivo
Coordinamento Provinciale Presidenti Consigli Istituto, Circolo e
Comitati Genitori Modena
www.scuolemodena.it
A Memo gli Amici del Sigonio
È
stata la scuola di Sergio Neri e tanti altri maestri e pedagogisti modenesi. Il ”vecchio” Istituto Magistrale Carlo Sigonio di Modena
(oggi liceo delle Scienze Umane) ha accolto sui suoi banchi tanti ragazzi
e ragazze intenzionati a diventare a loro volta insegnanti o educatori.
Per salvaguardare il patrimonio storico, culturale e materiale di questa
scuola operativa dal 1898, si costituisce nel 2013 l’associazione “Amici del Sigonio”. Nata da un gruppo di insegnanti l’associazione svolge
attività di promozione alla cultura, documentazione e ricerca nei settori
dell’educazione e in particolare intende realizzare un centro di documentazione sulla figura del maestro/a nella storia della istruzione primaria in Italia. Dal 1 ottobre 2014 gli “Amici del Sigonio” hanno sede presso Memo e accolgono tutti
coloro che sono interessati
a collaborare o anche semplicemente a seguire e sostenere le loro attività.
Nuova sede e diverse attività
per il Sognalibro che da
quest’anno scolastico ha
sede a Memo.
È un servizio, del Comune di Modena, di consulenza e prestito ragionato
di libri e materiali per la promozione alla lettura, rivolto a docenti e
genitori di bambini dai zero ai dieci anni.
Tramite appuntamento è possibile ottenere una consulenza in realzione a:
• formazione sui libri per quanto riguarda sicurezza, qualità, immagini e testi;
• formazione riguardante le diverse modalità di lettura;
• acquisti di materiale librario:
• prestito ragionato del materiale presente ;
• elaborazione e realizzazione di un progetto di lettura.
Amici del Sigonio
presso Memo - viale J. Barozzi 172
Modena
martedì dalle 9.30 alle 12.00
giovesdì dalle 15.30 alle 18.00
tel 059 2034338
[email protected]
Informazioni e prenotazioni:
Iva Tomaello tel. 059 2034304
[email protected]
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19
Hai libri, quaderni, foto di classe, ricordi...?
Vuoi concorrere anche tu alla costituzione di un
museo? Contatta gli Amici del Sigonio
progetti
di Cristiana Zanasi Museo Civico Archeologico Etnologico
Italia – Albania
A
Racconti, fotografie, testimonianze per un nuovo progetto tra storia, memoria
e integrazione: l’appello a scuole e famiglie per partecipare attivamente
rricchire l’album della storia
della nostra città con documenti relativi ai contatti e
agli scambi che, nel corso del ‘900,
i cittadini modenesi hanno avuto
con altri popoli, spesso in situazioni drammatiche e violente come le
guerre per la conquista coloniale, è
uno degli obiettivi dell’Associazione MOXA, nota Onlus del volontariato modenese attiva in Etiopia.
Già da alcuni anni l’Associazione
ha avviato un Centro di Documentazione Memorie Coloniali, presso
la Casa delle Culture in Via Wiligelmo 80, che ha al suo attivo un
consistente patrimonio di immagini,
diari e album personali emersi per la
maggior parte dai cassetti dei modenesi che hanno con entusiasmo collaborato al precedente censimento
di materiali relativi all’Etiopia effettuato nel 2006. L’obiettivo è la restituzione e condivisione della memoria storica del passato coloniale con
i nostri ex colonizzati, e rappresenta
un modo per riconciliarci con quel
passato, per riparare una frattura.
Ora ha preso il via un nuovo progetto culturale promosso da MOXA
insieme a numerose altre istituzioni
cittadine, regionali e straniere, che
questa volta si rivolge all’Albania,
terra dalle molte relazioni con l’Italia: per gli eventi prebellici e l’invasione italiana nella seconda guerra
mondiale e per l’emigrazione verso
l’Italia di centinaia di migliaia di
albanesi negli ultimi 20 anni. Relazioni antiche, ma anche attuali, che
la vicinanza geografica ha sempre
favorito, con scambi commerciali,
culturali, sociali. Due nazioni e due
popoli con una storia in comune da
porre a confronto, come base per
una reciproca comprensione, attraverso il recupero di documenti, fotografie, ricordi storici e famigliari.
Il progetto prevede la realizzazione di una mostra sulle plurisecolari
relazioni tra i due Paesi, di un documentario realizzato da un team di
qualificatissimi film maker italiani
e albanesi, e di numerose iniziative
che svilupperanno il tema sotto diversi punti di vista.
La condivisione di questi progetti
con le scuole rappresenta uno degli
obiettivi principali per il contenuto
culturale e sociale che li caratterizza
e per la finalità di integrazione tra
le diverse etnie di cittadini presenti nel nostro territorio. Le scuole di
ogni ordine e grado potranno visitare la mostra che sarà allestita l’anno
prossimo presso il Museo Civico
Archeologico Etnologico di Modena e che dovrà essere arricchita di
materiali autentici provenienti da
una raccolta che viene ora promossa
nell’area cittadina.
Per questo scopo sarà essenziale
poter contare sulla collaborazione
delle scuole, ciascuna delle quali
potrebbe individuare un referente
che si faccia promotore degli obiettivi del censimento dei documenti e
materiali presso gli studenti.
Le informazioni saranno veicolate
da una cartolina, distribuita in tutte
le scuole, con l’invito a far pervenire al Museo racconti, fotografie, testimonianze riferibili ai rapporti fra
Italia e Albania, raccolti attraverso
la collaborazione delle famiglie.
Informazioni:
www.memoriecoloniali.org
[email protected]
Tel. 059 203 3100 / 3122
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Settembre 2014 - Comune di Modena