OLIVO E RISORSE
GENETICHE: VARIETÀ E BIODIVERSITÀ CHE
TRACCIANO I CONFINI DEL MEDITERRANEO
L’olivo (Olea europea L) è la pianta arborea da frutto che
più delle altre è radicata nell’ambiente che circonda
il Mediterraneo. Nel tempo, esso ha svolto ruoli diversi,
garantendo l’equilibrio tra ciò che l’uomo ha creato e ciò che
è naturale. Pianta funzionale del nostro sistema agricolo,
elemento di paesaggio e di occupazione di ambienti anche
difficili, l’olivo, per il singolarissimo alimento che fornisce…
l’olio ‘buono’, ha migliorato la vita dell’uomo ed ha offerto
un piacere di esclusività che esprime intelligenza, tradizione
e cultura.
di ANTONIO CIMATO, CRISTINA ATTILIO, ELISABETTA FECI, ELENA FRANCHINI
Il paesaggio mediterraneo è contraddistinto
dalla presenza di un enorme patrimonio genetico
che riunisce varietà di olivo dalle molteplici
caratteristiche (cultivar), e piante secolari o
addirittura millenarie, significative di una riserva
biologica (biodiversità) radicata in ambienti e territori
diversi. l’origine delle varietà risale ad un gruppo
di piante ‘affermate e riconosciute’ che forniscono
l’attuale produzione olivicola; la biodiversità
(diversità naturale) è, invece, rappresentata da un
numero rilevante di ‘olivi antichi‘ che, crescendo
in modo spontaneo in ambienti diversi ed anche
in condizioni limitanti (per aridità, freddo, ecc.),
hanno acquisito nel tempo la capacità a produrre,
tracciando così i confini del territorio da essi
occupato.
che dalla Siria si estendeva fino in Israele, investiva i
profitti nelle piantagioni olivicole ed esportava l’olio
di oliva eccedentario in Mesopotamia, Iran, Anatolia
ed Egitto. Successivamente la coltura dell’olivo
si diffuse tra le popolazioni ebraiche (epoca dei
Patriarchi, Mosè), tra i Fenici, i Palestinesi, i Cretesi
e gli Elleni, tutti popoli che, grazie ai loro rapporti
commerciali e alla fondazione di nuove colonie,
esportarono nei diversi centri del Mediterraneo
sia la coltivazione di questa pianta sia il consumo
dell’olio. Così, da forma spontanea, questo albero
assunse il ruolo di pianta coltivata e, dagli ambienti
del Medio Oriente della Palestina, Israele, Giordania,
Libano, Siria, Iran e fino alla Mecca, in Arabia
Saudita, riuscì ad occupare areali sempre più vasti:
l’area della ‘Mezzaluna fertile’ (altopiano dell’Iran
che si estende prima nel Cáucaso, in Afghanistan, e
poi in Turchia); le isole del Mar Egeo, quindi Cipro,
Creta ed il Peloponneso in Grecia; la zona costiera
dei Balcani, dall’Albania al Montenegro, alla costa
dalmata e fino all’Istria ed alla Slovenia; l’Italia e
le sue due grandi isole; la vallata del Rodano in
Provenza, Malta e la penisola iberica con le pianure
della Spagna centro-meridionale (Andalusia)
e del Portogallo. I confini della sua diffusione
si completano nella fascia costiera dell’Atlante
(Mediterraneo occidentale), quindi in Marocco,
Algeria e Tunisia, territori che, con le numerose oasi,
hanno favorito l’espansione di questa coltivazione
fino alla Libia ed al medio e basso Egitto (Sinai).
Olivi secolari, dai caratteri particolari di pianta
rustica e longeva, sono ancora oggi in grado di
testimoniare la diffusione di questa specie nel
tempo, tracciando, in modo inequivocabile, il diretto
rapporto della pianta con l’ambiente e con i territori
che delineano l’area mediterranea.
Diffusione dell’olivo
nel bacino
Mediterraneo.
DIFFUSIONE DEL GENERE OLEA
La letteratura fa risalire la storia dell’evoluzione del
genere Olea europea L. ai ritrovati fossili nel deserto
del Negev risalenti a molti millenni fa. Cavità
scavate nella roccia utilizzate come mortai, attestano
sia la produzione di olive sia la conservazione
dell’olio in età neolitica (XI - IV millennio a. C.,
monte Carmelo, Nahal Orem, El Natuf e Telelat
Ghassul). Nel terzo millennio a. C., il regno di Ebla,
4 | la cartografia Olivo e risorse genetiche
Olivo e risorse genetiche. La cartografia | 5
Qui dida
L’olivo si adatta bene
a condizioni climatche
diverse.
BIODIVERSITÀ VEGETALE E RISORSE GENETICHE
OLIVICOLTURA MODERNA E BIODIVERSITÀ
La genesi della biodiversità in olivo, così come
in tutte le altre specie animali e vegetali, è legata
sia a meccanismi genetici quali l’ibridazione
(combinazione di geni) e le mutazioni cromosomiche
(naturali o monitorate), sia a spontanei adattamenti
della pianta a condizioni ambientali avverse
(limitazioni climatiche estreme, suoli particolari,
presenza nell’ecosistema di insetti ed altri organismi
patogeni, ecc.).
La biodiversità è quindi il risultato di lunghi
processi evolutivi. L’evoluzione è il meccanismo
che da oltre tre miliardi di anni permette alla vita
di adattarsi al variare delle condizioni sulla Terra
e che deve continuare ad operare perché questa
possa ancora ospitare forme di vita in futuro. La
biodiversità deve, tuttavia, essere intesa anche come
il serbatoio da cui l’evoluzione attinge per attuare
tutte le modificazioni genetiche e morfologiche che
originano nuove specie viventi.
In questi ultimi decenni, una notevole riduzione
della diversità naturale e della sua espressione
genetica è stata provocata da una lunga serie
di fattori concomitanti, tra i più importanti dei
quali si annoverano i cambiamenti climatici,
legati a fenomeni di inquinamento industriale, le
catastrofi naturali, le scelte della società (spinta
all’urbanizzazione, trasferimento di tecnologie) e le
preferenze espresse dai consumatori e dai produttori
(insorgenza di nuovi bisogni, specializzazione
colturale, sostituzione degli impianti agricoli
tradizionali). È evidente che anche l’olivo non è
stato sottratto a tale evento. Con la diminuzione
della diversità naturale si è, in pratica, ridotto,
per gli operatori del settore vivaistico-agricolo, il
‘range’ di opzioni entro il quale operare una scelta
varietale in grado di rispondere a precise esigenze
del mercato.
Nel tempo, il problema della scomparsa della
biodiversità ha acquisito spessore internazionale.
Infatti, la biodiversità, in uno specifico ecosistema,
gioca un ruolo strategico nel prevenire fenomeni
indesiderati di erosione e di desertificazione e nel
sostenere quelle variazioni di concentrazione di gas
serra che, attraverso una continua alterazione della
composizione chimica dell’atmosfera, provocano
La coltivazione dell’olivo (8.514.300 ettari) è diffusa per circa il 98,10% nell’area mediterranea, per lo 0,86%, nel
sud America (Perù, Argentina, Cile, zone più meridionali del Brasile ed Uruguay e nei territori del Messico e
della California - USA) e per l’1,04% in paesi quali la Cina, il Sud Africa, l’Australia e la Nuova Zelanda che,
pur non essendo tradizionalmente produttori di olio, sono stati catturati dall’interesse per il consumo di questo
alimento tipico della dieta mediterranea.
6 | La cartografia. Olivo e risorse genetiche
ZONE
%
Europa
Mediterranea
SUPERFICI (ha)
4.735.040
Africa Mediterranea
2.350.000
Medio Oriente
1.267.600
Mediterraneo
98,10
8.352.640
Americhe
variazioni climatiche a carico della temperatura,
delle precipitazioni e della radiazione solare.
Le tappe di questa presa di coscienza dell’opinione
pubblica si possono sintetizzare in tre punti.
La Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente
umano (Stoccolma, 1972), che fa emergere il concetto
di diversità biologica (numero di specie, animali
e vegetali, terrestri e marine, macroscopiche
o microscopiche che popolano la biosfera); la
Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo di Rio de
Janeiro (giugno 1992), nella quale tutti gli stati
partecipanti decidono di promuovere azioni
comuni per anticipare, prevenire e attaccare alla
fonte le cause della significativa riduzione o perdita
della diversità; l’entrata in vigore del Trattato
internazionale per le risorse fitogenetiche (2004), che
diviene lo strumento attuativo della Convenzione
ONU sulla diversità biologica votata a Rio de
Janeiro nel 1992.
In considerazione del valore ecologico, genetico,
scientifico, educativo, culturale, sociale ed
economico delle risorse genetiche per il futuro
delle attività produttive del genere umano, la
FAO, come Agenzia dell’ONU per l’agricoltura e
l’alimentazione, ha elaborato il ‘Piano di azione
globale’. In esso sono coinvolti scienziati e Centri di
ricerca di molti paesi sviluppati o in via di sviluppo,
che attuano interventi comuni ed iniziative volte
alla tutela, conservazione e salvaguardia delle
risorse genetiche.
73.810
Australia
1.000
Asia non mediterranea
86.850
Altri Paesi
1,90
161.660
Totale
100,00
8.514.300
Distribuzione mondiale delle superfici destinate alla coltivazione dell’olivo (dati FAOSTAT, 2004).
Nell’ambito delle risorse biologiche fino ad oggi conosciute, il settore olivicolo dispone di un patrimonio di
1.590 varietà disseminate in 35 paesi. Alle tradizionali cultivar, che per la specificità del prodotto assicurano
l’attuale produzione mondiale (3.162.000 t di olio e 1.500.000 t di olive da mensa), vanno aggiunte le varietà
identificate e studiate dai ricercatori come biodiversità, che possono fornire un utile impulso al miglioramento
genetico di questa specie ed un conseguente sviluppo della filiera produttiva.
Nazione
N°
Nazione
Albania
22
Georgia
Algeria
59
Grecia
52
Portogallo
Argentina
14
Iraq
10
Slovenia
Australia
2
Iran
Azerbaijan
7
Israele
Cile
2
Italia
Cina
13
Giappone
1
Colombia
N°
2
9
31
Nazione
Perù
Spania
N°
4
24
7
183
Siria
45
669
Tunisia
63
3
Turchia
45
Giordania
5
USA
Croazia
63
Libano
6
Ucraina
16
6
Cipro
21
Libia
10
Iugoslavia
19
Egitto
19
Marocco
67
West Bank
6
Francia
88
Pakistan
1
Ripartizione delle risorse genetiche segnalate in letteratura in 35 nazioni.
Olivo e risorse genetiche. La cartografia | 7
2
1
7
4
5
6
8
Si tratta di piante secolari o millenarie, in genere
isolate e localizzate in ambienti particolari, di
olivicoltura difficile o tradizionale. Il legame storico
che le associa al territorio esprime la valenza
simbolica e culturale di questi individui.
Le piante longeve testimoniano, inoltre, di
possedere dei caratteri di resistenza a condizioni
climatiche estreme (ad esempio freddi tardivi) o
ad attacchi di organismi patogeni che possono
essersi verificati nel corso della loro lunga vita,
costituendo così una fonte importante di caratteri
desiderabili e trasmissibili a cultivar nuove
(incorci) attraverso azioni di miglioramento
genetico.
Olivi ‘storici’ sono presenti a Gerusalemme
(giardino dei Getzemani), nelle oasi di Palmira in
Siria (1), nell’isola di Creta (2), nella zona costiera
dei Balcani in Albania e nella Croazia (3).
In Italia, testimonianze di olivi secolari sono molto
numerose e ancora visibili.
Alcuni esemplari circondano il Garda, altri sono
presenti nella Maremma toscana (Olivo della Strega
e Olivone di Semproniano), in Umbria ed in Sabina.
Il Sud è ricco di queste testimonianze, specie nel
Salento leccese (4), nella pina di gioia Tauro in
Calabria (5), a Sciacca ed Ispica in Sicilia (6 e 7) ed
in Sardegna a Villamassargia.
Olivi millenari si incontrano nelle terre
dell’Andalusia nella penisola iberica (Foto 8), ad
occidente del continente africano in Tunisia ed a
Volubilis nel nord del Marocco.
3
8 | La cartografia. Olivo e risorse genetiche
Olivo e risorse genetiche. La cartografia | 9
verificato l’autenticità genetica delle nuove
acquisizioni attraverso l’analisi del DNA e ne ha
testato la valenza agronomica. Quest’ultima è
stata espressa mediante la descrizione di una serie
di caratteri fisiologici e produttivi che possono
assecondare le più svariate richieste degli agricoltori
per una olivicoltura moderna e capace di essere
economicamente ed ecologicamente sostenibile. In
particolare, i caratteri studiati sono stati: l’habitus
vegetativo degli olivi ed il ciclo biologico della
fruttificazione; l’efficienza produttiva delle piante ed
il metabolismo della maturazione dei frutti
(% resa in olio); l’attitudine naturale alla rizogenesi;
la crescita degli olivi in vivaio e le caratteristiche
analitiche ed organolettiche (acidi grassi, tocoferoli,
polifenoli, aromi) degli oli.
Meritano di essere menzionate tre importanti
iniziative sulla raccolta sistematica e conservazione
della biodiversità dell’olivo. Promosse e finanziate
dall’Unione Europea (RESGEN CT 96/97) e dal
Common Fund For Commodities di Amsterdam
(CFC/IOOC/03), cinque paesi della Comunità
Europea (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Francia)
e cinque della sponda africana del Mediterraneo
(Algeria, Egitto, Marocco, Siria e Tunisia), hanno
partecipato a progetti per realizzare un riordino
sistematico per le cultivar di olivo (538 varietà) e
della biodiversità autoctona (365 accessioni).
Varietà toscane.
In basso: olivo a
portamento pendulo e
pianta in vaso.
USO TRADIZIONALE E MODERNO DELL’OLIVO
E DEI SUOI PRODOTTI
Un oliveto antico in
puglia.
AZIONI DI RECUPERO E TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ
La crescente consapevolezza, anche nell’opinione
pubblica, che tutti i paesi sono dipendenti, per
il futuro di gran parte delle loro agricolture,
dalle risorse genetiche originarie di altri paesi
e continenti, ha realizzato una solidarietà tra
politici, scienziati e agricoltori. Tale solidarietà è
stata tradotta nell’adozione di progetti, accordi
e programmi formulati da istituzioni diverse,
nazionali, internazionali, governative e non (FAO,
COI, UE, IPGRI, WWF) al fine di conoscere, tutelare e
valorizzare le risorse genetiche dalle quali è possibile
assicurare al genere umano benefici e produzioni
alimentari.
Per l’olivo, il primo obiettivo è espresso dall’intensificazione dell’esplorazione sul territorio per
l’identificazione delle piante secolari. Il secondo,
strategico per la conservazione della specie, è diretto a
mantenere nei campi degli agricoltori (in situ) questo
materiale vegetale che, insieme alla coltivazione delle
varietà affermate, garantisce la gestione agronomica
e la tutela dell’agro-ecosistema. Il terzo obiettivo
incarica il settore della ricerca scientifica a fornire
informazioni sulla valenza biologia della risorsa
10 | La cartografia. Olivo e risorse genetiche
ed a realizzare campi di conservazione ex situ per
perpetuare questo patrimonio vegetale.
Nel nostro paese, oltre ad istituti del CNR,
universitari e del Ministero delle Politiche Agricole,
partecipano all’azione di recupero e di tutela della
biodiversità anche enti privati e amministrazini
regionali. In particolare, la Toscana è stata la prima
regione in Italia a legiferare in materia (legge
regionale 50/97) istituendo i Repertori per la tutela
del germoplasma di interesse agricolo e zootecnico.
Nello specifico settore olivicolo, la Regione e
l’agenzia ARSIA, con apposito provvedimento,
hanno incaricato l’Istituto Ivalsa (Istituto per la
Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree) del
Consiglio Nazionale delle Ricerche di recuperare,
caratterizzare e valorizzare il germoplasma
autoctono di olivo ancora presente nel territorio.
Ad oggi, dagli impianti tradizionali sono stati
recuperati 68 genotipi che sono conservati nei due
campi collezione di Follonica (GR) e di Scandicci (FI).
Il progetto, oltre alla descrizione del profilo
tassonomico delle piante (caratteri morfologici,
quantitativi e qualitativi, significativi di
discriminazione tra una varietà e l’altra), ha
Non è fuori luogo ipotizzare che l’ampia
utilizzazione dell’olivo sia legata alle
caratteristiche di specie arborea da frutto rustica
e longeva, dalle uniche proprietà simboliche,
culturali e dalla particolare valenza estetica che,
riunendo elementi distintivi di eleganza e di
armonia con l’ambiente circostante, consentono
a quest’albero di continuare a svolgere il ruolo
di pianta utile al verde pubblico (parchi urbani,
arboreti, ecc.) e privato (giardini orto-giardini) e,
soprattutto, di particolare essenza paesaggistica.
Le specifiche peculiarità ornamentali dell’olivo
garantiscono a questa pianta azioni diverse:
armonizzare le caratteristiche ambientali del
territorio; rendere il disegno urbano protagonista
di una migliore qualità della vita; valorizzare
le attività turistiche e mettere in risalto il
patrimonio storico-culturale-architettonico del
luogo; realizzare o arricchire arboreti, parchi
urbani e giardini con olivi dalle specifica bellezza
ornamentale.
La ricca biodiversità propone, infatti, olivi dalla
fruttificazione caratteristica e dallo specifico
habitus vegetativo. Si tratta di varietà d’origine
autoctona, quindi di essenze affermate nel
territorio che, oltre a ricreare un ambiente naturale
collegato al circostante paesaggio agricolo, hanno
limitate esigenze in termini di spazi (con appositi
interventi di potatura ‘forme costrette’ forniscono
piante di particolare bellezza ed armonia e
di adattamento alla zona e al mantenimento
colturale.
Olivo e risorse genetiche. La cartografia | 11
Infine, così come accadeva nei giardini del periodo
Romano e nell’Hortus Conclusus medievale, nei
quali alle piante da frutto e da orto si mescolavano
particolari essenze dalle proprietà medicinali ed
aromatiche, l’olivo può essere ancora oggi inserito
nell’orto-giardino per utilizzare le proprietà
medicinali delle sue fronde e dei suoi frutti.
Difatti, fin dall’antichità le foglie dell’olivo e,
in misura minore, i frutti hanno avuto un ruolo
importantissimo nelle pratiche di medicina storica
e popolare dell’area mediterranea. L’olivo selvatico
veniva già citato, ad esempio, nel grande trattato di
Materia Medica di Dioscoride (I-II sec. d. C.).
Le foglie di olivo erano conosciute ed apprezzate per
le proprietà diuretiche, astringenti, anti-ipertensive,
ipoglicemizzanti, anti-gotta, anti-infiammatorie,
cicatrizzanti; inoltre erano anche usate per realizzare
pomate (pestando le foglie in vino o in acqua
piovana) contro le infiammazioni cutanee ed
ulcerazioni varie. ‘Impiastrate’ con farina di orzo, le
foglie erano anche usate per aromatizzare amari o
piatti particolari della cucina tradizionale. Le ceneri
delle foglie erano utilizzate in impacchi contro
infiammazioni oculari.
La morchia che decantava negli orci era considerata
una medicina: in particolare, mescolata con aceto,
vino o vino di miele era utilizzata contro il mal di
denti mentre, applicata localmente, era impiegata
contro la gotta e l’artrite.
Per i frutti, la letteratura sottolineava proprietà
curative diverse: le olive verdi, non ancora
completamente mature, erano utilizzate per le
proprietà astringenti, quelle nere, invece, per
l’azione lassativa. Impacchi di olive secche pestate
erano in grado di guarire le ulcerazioni cutanee.
Mentre Dioscoride soffermava la sua attenzione
Oltre all’uso
alimentare, l’olivo
ha svolto un ruolo
importante nella
medicina storica dei
popoli mediterranei.
12 | La cartografia. Olivo e risorse genetiche
esclusivamente sull’olivo selvatico, molti secoli
più tardi, il più grande medico del XVI secolo,
Pietro Andrea Mattioli di Siena, i cui Discorsi (1578)
commentavano in sei volumi quanto scritto dalla
stesso Dioscoride, prendeva in considerazione
anche l’olivo coltivato. Ovviamente la storia
dell’utilizzazione dei frutti e dell’olio nella cucina
tradizionale e moderna è ben diversa.
Secondo la letteratura, gli Etruschi hanno lasciato
numerose testimonianze dell’impegno destinato
alla coltivazione di questa pianta ed all’uso dei
suoi prodotti; ma è durante l’impero di Roma che
l’olio di oliva è riconosciuto come la principale
fonte di grassi per l’alimentazione.
Oggi il ruolo dell’olio vergine di oliva
nell’alimentazione è ben diverso perché sostenuto
da risultati sostenuti dalla ricerca scientifica.
Principale componente lipidico della dieta
Mediterranea, l’olio vergine di oliva è diverso
dagli altri grassi vegetali in virtù delle proprietà
antiossidanti, antiaterogene, coronaro-dilatatrici,
anticolesterolemiche ed ipoglicemiche dovute
all’elevata presenza di acidi grassi insaturi nella
frazione trigliceridica (l’oleico per eccellenza) e di
antiossidanti naturali (tocoferoli e composti minori
polari) nella frazione insaponificabile dell’olio.
Il contenuto di queste molecole agisce sulla
stabilità del prodotto ed incrementa le proprietà
salutistiche, biologiche e alimentari. Alcuni
composti, in particolare quelli afferenti alla
frazione dei polifenoli, steroli e tocoferoli
(vitamine), rivestono ruolo importante
nell’alimentazione in quanto agiscono sulla qualità
sensoriale e nutrizionale del prodotto ed esaltano
le peculiarità dietetiche che lo rendono alimento
unico per la salute dell’uomo.
Olivo in fiore.
CONCLUSIONI
Storicamente l’olivo è la pianta arborea da frutto che
più delle altre è stata considerata in modo differente dai
popoli che si affacciano sul Mediterraneo, i quali, seppure
in modi differenti, hanno tratto da questa pianta una
forma ben precisa di cultura, di civiltà e di vita. Rileggere
l’origine della biodiversità dell’olivo, il valore delle risorse
genetiche, l’utilità della sua produzione e l’impegno delle
istituzioni a difesa di questa risorsa biologica è stato un
modo di offrire al lettore un’immeditata valutazione
dell’impegno che l’uomo ha e deve assumere nel riordino
delle risorse genetiche e nelle ‘nuove’ conoscenze fornite
dai ‘vecchi’ genotipi autoctoni.
Il riordino della biodiversità in olivicoltura e la tutela
di questo patrimonio vegetale costituiscono, infatti,
un momento di coesione scientifica ed una scelta
fondamentale per la sostenibilità di questa coltura. È un
impegno da intensificare, ampliando le collaborazioni
tra paesi, e da condividere nelle scelte e nelle azioni.
Conoscere i risultati di un uso solidale della biodiversità
è anche “… un dovere ... per onorare i diritti degli agricoltori
che, soprattutto nelle tradizionali comunità, hanno conservato
e difeso questa risorsa genetica dal rischio di erosione”
(Documento FAO, 2004), risorsa, in ogni caso in grado
di sostenere il sistema agrario assicurando benefici e
produzioni alimentari al genere umano.
Olivo e risorse genetiche. La cartografia | 13
Scarica

olivo e risorse genetiche: varietà e biodiversità che tracciano i