Supporting children with difficulties in reading and writing by Dr Jenny Thomson Settimana 4 Argomenti 1. Inclusione 2. Report sulla lettura 3. Principi generali dell'insegnamento 4. Scienze 5. Individualizzazione 1. INCLUSIONE Oltre 140 milioni di bambini non vanno a scuola e questo numero è in aumento. Le cause sono: -‐ Programmi non appropriati -‐ Mancanza di preparazione degli insegnanti -‐ Metodi pedagogici inadeguati L'obiettivo dell'inclusione, così come definito dalla convenzione delle Nazioni Unite, è quello di garantire la scolarizzazione nonostante le difficoltà e secondo le necessità. 1 Un modo per ridurre questi ostacoli è quello di aumentare la consapevolezza sull'inclusione, raggiungere un consenso, analizzare le situazioni interne alla scuola, riformare il sistema scolastico, supportare progetti locali. L'educazione inclusiva ha tre vantaggi: -‐ Educativo: la scuola deve rispondere alle differenze individuali -‐ Sociale: insegnare i principi della cittadinanza -‐ Economico: è meno costosa delle scuole speciali Ma come mettere in piedi un programma inclusivo? -‐ Innanzitutto, ridefinendo i processi di apprendimento -‐ Aumentando la partecipazione -‐ Creando programmi flessibilli (la rigidità dei programmi è la principale causa di esclusione) -‐ Preparando gli insegnanti Molti dicono: i processi di inclusione sono belli, ma richiedono denaro. In realtà, ci sono molte cose che possono essere fatte a costo zero: -‐ Collaborazione tra studenti -‐ Coaching -‐ Coinvolgimento dei genitori -‐ Pedagogia attiva -‐ Mutuo sostegno Inoltre, è sempre possibile cercare delle istituzioni in grado di finanziare determinati progetti. Ancora, è necessario che la scuola tenga d'occhio dei momenti cruciali, ovvero i momenti di passaggio da casa a scuola, da un ciclo scolastico all'altro, dalla scuola primaria alla scuola secondaria, dalla scuola all'educazione superiore, dalla scuola al mondo del lavoro. 2 Quali cambiamenti devono essere fatti nella scuola? -‐ Devono essere definiti ruoli chiari -‐ La scuola dev'essere supportata moralmente e finanziariamente -‐ Si devono definire chiaramente i meccanismi alla base delle procedure attuate -‐ Bisogna promuovere l'informazione Le scuole, inoltre, dovrebbero collaborare per condividere esperienze e materiali. In Finlandia e in Italia tutti i bambini vanno nella stessa scuola e sono seguiti da personale specializzato, non c'è più nessuna barriera con gli altri bambini. Questo aiuta a diventare cittadini aperti alle differenze. Spesso c'è una stigmatizzazione dei bambini dislessici, si parla di "rimedi" per la dislessia. Non c'è un rimedio per la dislessia, dato che si tratta di una diversa organizzazione del cervello. 2. REPORT SULLA LETTURA Mettiamo adesso a confronto 4 report provenienti da Stati Uniti, Belgio, Francia e Regno Unito. Questi report convergono verso una conclusione: gli elementi fondamentali per imparare a leggere e scrivere sono: -‐ L'insegnamento esplicito della consapevolezza fonologica e fonemica -‐ Contemporaneamente, l'insegnamento esplicito della corrispondenza grafema-‐fonema -‐ Rinforzo vicendevole Altri fattori che possono influenzare la lettura sono. Secondo Scarborough (1990) i migliori fattori predittivi a quattro anni e mezzo rispetto alla performance di lettura a 6 anni (80%) sono: -‐ discriminazione fonemica 3 -‐ memoria a breve termine uditiva -‐ conoscenza delle lettere -‐ abilità di denominazione rapida automatizzata Secondo Seymour e altri (2003) altri fattori possono essere: -‐ L'opacità del sistema di scrittura (si traduce in una più lenta acquisizione della lingua)1 Per Goswami e altri (1998) l'opacità della lingua influenza le unità sublessicali usate per la lettura e lo spelling (per cui, ad esempio, un'attività di tipo fonologico dovrebbe basarsi più sulle rime nel caso della lingua inglese, sui fonemi per il francese e sui morfemi per il cinese). Nel 2000, Ehri e altri hanno evidenziato, attraverso una meta-‐analisi, che: 1. L'insegnamento sistematico della corrispondenza grafema-‐fonema è il metodo migliore, molto più efficace dei metodi globali 2. Questo è vero soprattutto per i bambini dislessici 3. È tanto più efficace quanto più viene fatto precocemente 4. La consapevolezza fonologica aiuta non solo 'identificazione della parola, ma anche la comprensione. Braibant e Gerard hanno inoltre evidenziato che: -‐ I metodi di insegnamento possono essere dei buoni predittori delle abilità di lettura e comprensione, molto più dello status socioeconomico: i bambini che avevano imparato con metodi basati sui fonemi andavano meglio (20%) dei bambini che avevano ricevuto un insegnamento col metodo globale. Quest'ultimo, a differenza dei metodi basati sui fonemi, è molto influenzato dal background socioeconomico. Goetry e altri (2006): i migliori metodi per l'insegnamento uniscono: 1 Questo ha delle ricadute anche sulle percentuali di dislessici: in Inghilterra sono intorno al 15%, in Italia intorno al 3% della popolazione 4 -‐ Consapevolezza fonologica esplicita -‐ Insegnamento esplicito della corrispondenza fonema-‐grafema -‐ Segmentazione delle parole più lunghe in sillabe (relativo solo al francese) La decodifica svolge un ruolo primario nel processo di identificazione di una parola. I bambini che leggono meglio le non-‐parole hanno anche un rendimento migliore nella lettura in generale. I bambini che fanno più errori di regolarizzazione di parole irregolari quando imparano a leggere sono quelli che miglioreranno più rapidamente. In conclusione: -‐ Il miglior metodo di insegnamento include quello della corrispondenza fonema-‐grafema -‐ Questo spiega l'importanza della consapevolezza fonologica -‐ L'insegnamento deve essere multisensoriale -‐ Questi trattamenti fanno bene a tutti, in particolar modo ai bambini dislessici e a quelli con un basso livello socioeconomico 3. PRINCIPI GENERALI DELL'INSEGNAMENTO Si tratta di principi da tenere sempre a mente quando si insegna, in particolare con bambini dislessici. L'insegnamento dev'essere: -‐ Strutturato e sequenziale -‐ Basato sulla fonetica -‐ Multisensoriale -‐ Metacognitivo 5 Per quanto riguarda la strutturazione del lavoro, è possibile associare un colore a una materia, pianificare bene le lezioni, stabilire degli obiettivi di apprendimento, ritornare sullo stesso argomento diverse volte, da diversi punti di vista. L'insegnamento della corrispondenza fonema-‐grafema dovrebbe seguire il principio "dal più semplice al più complesso" e l'ordine di frequenza nella lingua. Per quanto riguarda la fonetica abbiamo già detto che la consapevolezza fonemica è un elemento primario per predire la scolarizzazione. Come già detto, il metodo globale ha effetti disastrosi sui dislessici ed è influenzato dallo stato socioeconomico della famiglia del bambino. È stato anche rilevato che gli effetti di un intervento di tipo fonetico sono ancora ravvisabili a 6 anni dall'ingresso nella scuola primaria. Passando alla multisensorialità, Samuel Orton ha notato che nei bambini dislessici c'erano delle difficoltà nei collegamenti tra l'area visiva e l'area uditiva, per questo con Anna Gillingham ha messo in piedi un altro modello (modello Orton-‐Gillingham) per l'insegnamento della lettoscrittura che, oltre al canale visivo e uditivo, utilizza anche quello cinestesico orale e manuale (ovvero far capire al bambino cosa accade al livello della sua bocca e della sua gola mentre pronuncia un determinato suono, ma anche farlo riflettere sul movimento che compie la mano durante la scrittura). Il metodo multisensoriale è/deve essere: -‐ strutturato e sequenziale -‐ cumulativo -‐ basato sull'analisi fonologica -‐ completo -‐ un allenamento per la memoria -‐ metacognitivo (vedi dopo) -‐ diagnostico I passi da seguire in un insegnamento multisensoriale sono: 1. Incrementare la consapevolezza fonologica 6 2. Contemporaneamente, insegnare la corrispondenza fonema-‐grafema 3. Insegnare i vincoli posizionali (ndA: vale soprattutto per le scritture irregolari) 4. Insegnare le regole di formazione delle parole regolari (ndA: vale soprattutto per le scritture irregolari) 5. Insegnare le regole che cambiano il modo di dire una parola 6. Insegnare i prefissi e i suffissi più comuni 7. Insegnare gli elementi greci e latini ("tele-‐", "-‐logia", ecc.) Infine, la metacognizione. La metacognizione è la capacità di riflettere sul proprio apprendimento, di prendere "una pausa di riflessione". Si basa su domande del tipo: -‐ Come faccio a impararlo? -‐ Come farò a ricordarlo? -‐ Quale approccio è richiesto per questo compito? -‐ Come ho fatto a risolvere prima una situazione simile? La metacognizione genera una sensazione di controllo che aumenta l'autostima. Si basa su due principi: -‐ Il successo non si ottiene con tentativi casuali, ma implica una strategia -‐ Per superare una difficoltà, bisogna stimare quanto ancora non si è capito Ricordiamo che spesso i dislessici hanno problemi di memorizzazione e di conseguenza non sono a proprio agio nel rivalutare quello che hanno appena fatto. Come fare? La regola d'oro è ricordare che i dislessici impiegano più tempo ad automatizzare i processi, quindi dare una pausa di riflessione è di grandissimo aiuto. Inoltre, al termine di un compito, si può chiedere al bambino "come hai fatto?" e ripercorrere insieme i passaggi che hanno condotto alla soluzione. 7 4. SCIENZE La terminologia usata nelle scienze spesso può risultare troppo pesante per il carico cognitivo del bambino. Per questo non si dovrebbero dare solo informazioni orali o solo scritte, ma cercare di realizzare l’istruzione attraverso più canali sensoriali. I passaggi, inoltre, devono essere divise in blocchi piccoli e gestibili. Inoltre, è utile che il bambino o il ragazzo sappia in anticipo quale sarà l'argomento principale del testo. Bisogna considerare già in anticipo che un bambino dislessico avrà bisogno di più tempo e più ripetizioni per memorizzare i termini tecnici. Infine, ci sono sempre più video e documentari disponibili che possono aiutare a migliorare notevolmente la comprensione di un argomento. 5. INDIVIDUALIZZAZIONE Ci sono dei casi in cui, nonostante un buon insegnamento basato sulla fonetica, il bambino risponde molto lentamente o non risponde affatto. Quali possono essere le cause? -‐ Alcuni bambini possono avere un lessico orale molto limitato, per cui sarà necessario un lavoro aggiuntivo -‐ Alcuni bambini possono sentire la competizione all'interno di un gruppo di insegnamento -‐ Alcuni bambini potrebbero avere problemi di autostima, continuando a dire "non ce la farò" 8 Concetti chiave L'educazione inclusiva ha tre vantaggi: -‐ Educativo: la scuola deve rispondere alle differenze individuali -‐ Sociale: insegnare i principi della cittadinanza -‐ Economico: è meno costosa delle scuole speciali La scuola deve favorire l'inclusione dei bambini senza delegare a scuole specializzate la gestione dei bambini con difficoltà particolari. Diversi lavori sulla lettura hanno evidenziato che il metodo migliore per insegnare la lettoscrittura è quello basato sulla consapevolezza fonologica e sull'associazione fonema-‐grafema. Il metodo globale non solo è disastroso nel caso di bambini dislessici, ma è influenzato anche dal background socioeconomico. L'insegnamento deve essere: -‐ strutturato e sequenziale -‐ basato sulla fonetica -‐ multisensoriale -‐ metacognitivo Si possono prendere accorgimenti speciali relativi a singole materie (es: nel caso delle scienze usare più canali sensoriali, assicurarsi che le informazioni siano semplici e gestibili) e a singoli individui (cercando di capire le cause della lenta acquisizione). 9