Supporting children with difficulties in reading and writing by Dr Jenny Thomson Settimana 3 Argomenti 1. Udito 2. Vista 3. Attenzione 4. Matematica (discalculia) 5. Disprassia UDITO 6. Difficoltà nel linguaggio orale Quando parliamo di udito in riferimento alla dislessia non ci riferiamo tanto all'udito 7. Ricadute psicologiche periferico quanto al processamento dello stimolo uditivo da parte del cervello. 8. Aspetti positivi Questo avviene in diverse aree, e questo non deve stupirci perché i suoni linguistici hanno iversi aspetti che dobbiamo dcislessico onsiderare. Quando ascoltiamo un fonema, ad 9. Pdro e contro dell'"etichetta" esempio /p/, ne analizziamo diverse dimensioni tra cui: -‐ la durata -‐ la frequenza -‐ l'intensità In italiano la composizione di questi fattori in un’intera parola consentiranno di estrarre le cosiddette caratteristiche soprasegmentali (accento, intonazione, ecc.). Anche le doppie sono riconoscibili da questi elementi (ad esempio, nelle doppie 1 diminuisce la durata della vocale precedente). I parametri non sono sempre uguali per ogni singolo fonema, perché esiste un fenomeno chiamato coarticolazione. Se pronuncio una "m" isolata, ad esempio, avrò parametri acustici diversi rispetto alla "m" in "ma"; esistono poi i cosiddetti "allofoni" che riusciamo a riconoscere come unico fonema nonostante siano prodotti in modo diverso (ad esempio, la "n" in "ancora" e la "n" in "anfiteatro"). Questo ci dà un'idea del lavoro di interpretazione svolto dal cervello quando ha a che fare con dei suoni lingustici. Sebbene il legame tra il funzionamento della corteccia uditiva e dislessia non sia né costante né scientificamente forte, questo non vuol dire che non esista; probabilmente, non riusciamo a trovare gli strumenti giusti per indagarlo. Sicuramente, se notiamo una debolezza nell'area percettiva dobbiamo intervenire. VISTA Sono stati fatti diversi studi riguardo al rapporto tra vista e dislessia, che hanno messo in evidenza alcune difficoltà, in particolare inerenti: -‐ Percezione dei contrasti (es. nero/bianco); per questo, nonostante le ancora poche evidenze, alcuni utilizzano lenti e fogli trasparenti colorati per migliorare le prestazioni in lettura. -‐ Teoria magnocellulare: considera delle cause neurali alla base dei movimenti oculari imprecisi, ma anche qui le evidenze sono contrastanti -‐ Attenzione visiva: questo più che appartenere alla vista periferica appartiene al processamento, quindi al cervello che decide su cosa dirigere la sua attenzione. Inoltre, si è visto che ridurre lo spazio a cui prestare attenzione, ad esempio mettendo il testo su uno smartphone, può migliorare le abilità in lettura. 2 ATTENZIONE Qual è la relazione tra lettura e attenzione? Questi due aspetti presentano elementi comuni. I disturbi di attenzione possono essere del tipo iperattivo o disattento (meno visibile ma altrettanto dannoso per l'apprendimento). Se un bambino con disturbo di attenzione non è completamente concentrato sulla materia dell'insegnamento non riuscirà a seguire i passaggi fondamentali per comprendere. Se un bambino ha soprattutto difficoltà attentive la lettura potrà risentirne (salta un rigo senza accorgersene, legge distrattamente le parole...). Può succedere anche il contrario: un bambino con difficoltà di lettura può perdere interesse e attenzione per la lezione e magari comportarsi da bambino iperattivo per evitare le attività di lettura. Se le cose sembrano già complicate, c'è anche da aggiungere che a volte le due difficoltà possono co-‐occorrere. Come si fa a capire quale aspetto è predominante? I bambini che hanno maggiori difficoltà nella lettura hanno maggiori difficoltà nella consapevolezza fonologica. Quindi, un bambino dislessico capirà meglio un testo letto da altri rispetto a un testo scritto, mentre un bambino con difficoltà di attenzione trarrà maggior giovamento dall'avere un testo scritto davanti a sé. Inoltre, se le difficoltà di attenzione sono ristrette alle attività scolastiche o solo a quelle di lettura, è probabile che sia la lettura a causare le difficoltà attentive; se il bambino presenta, invece, lo stesso comportamento anche a casa, probabilmente il problema principale è legato all'attenzione. MATEMATICA (DISCALCULIA) Il 60% di bambini dislessici ha difficoltà anche in ambito matematico. Anche la matematica, in fondo, presenta degli aspetti linguistici, elementi da ricordare (ad esempio, le tabelline), sequenze di azioni. Ci può essere anche una difficoltà nell'identificare e riconoscere i simboli (+,-‐,x,:). 3 DISPRASSIA La dislessia spesso si presenta associata a disprassia. Non c'è molto da dire al riguardo, dato che gli studi sulla disprassia sono davvero pochi. La disprassia si esprime come una carenza di: -‐ coordinazione motoria -‐ automatismi -‐ organizzazione spazio-‐temporale C'è un ritardo nell'acquisizione delle abilità motorie: difficoltà nel vestirsi, nella coordinazione manuale, nell'andare in bicicletta, nel mettere un cd nel lettore, nell'abbottonarsi la camicia, ecc. La difficoltà nell'organizzazione spazio-‐temporale li porta spesso a non riuscire a leggere l'orologio. Spesso hanno difficoltà a scrivere (disgrafia) e in questi casi il computer è fondamentale. Nel DSM IV è indicata come Disturbo di Sviluppo della Coordinazione Motoria. I disprassici incontrano molte difficoltà nel disegno geometrico, per cui è meglio che usino dei software come Geogebra. Infine, possono incontrare difficoltà nella ginnastica. DIFFICOLTÀ NEL LINGUAGGIO ORALE Distinguiamo innanzitutto tra linguaggio in ricezione e linguaggio in produzione. Per la produzione Michel Habib afferma che metà dei dislessici ha avuto un problema di acquisizione del linguaggio (errori di pronuncia, sintassi e lessico poveri, ecc.). Per la ricezione diversi studi hanno evidenziato quanto la discriminazione dei fonemi sia meno precisa nei dislessici rispetto ai non dislessici. I non dislessici riescono a 4 ignorare le differenze tra gli allofoni (suoni diversi che corrispondono alla stessa lettera, come in italiano la /n/ in /naso/ e la /n/ in /invitare/). Ramus e altri affermano, tuttavia, che la rappresentazione fonologica è intatta mentre è danneggiato l'accesso. Tallal e collaboratori, invece, suggeriscono che i dislessici hanno difficoltà a identificare i rapidi cambiamenti che implica il parlato. Lyytinen e colleghi, come già detto, hanno classificato i bambini a rischio dislessia in base alla familiarità per dislessia, e hanno mostrato che c'è una sorta di continuum tra disturbo specifico di linguaggio e dislessia. I disturbi del linguaggio in base ai manuali diagnostici si dividono in: -‐ disturbo in comprensione -‐ disturbo in produzione -‐ disturbo misto RICADUTE PSICOLOGICHE Spesso le ricadute psicologiche della dislessia sono disastrose. Immaginate di essere a scuola e di fare un'enorme fatica a imparare una cosa che gli altri imparano senza problemi, e questo accade giorno per giorno per diversi anni. Secondo lo psichiatra francese Boris Cyrulnik, non meno del 40% dei ragazzi tra i 10 e i 24 anni pensa alla morte a scuola a causa dell'ansia e della depressione. C'è una relazione tra qualità della lettura e benessere psicofisico; inoltre, le difficoltà di lettura correlano con l'abbandono scolastico che a sua volta correla con comportamenti antisociali (come mostrato dai dati illustrati da Linda Siegel). Si innesca anche un circolo vizioso, per cui una persona con un'autostima molto bassa non riesce ad imparare nulla ("morte cognitiva"). Secondo André e Lelord, l'autostima ha 3 dimensioni: -‐ Senso di sicurezza (nascita-‐2 anni) 5 -‐ Autopercezione (2-‐6 anni) -‐ Fiducia in se stessi (7 anni in poi) Il fallimento scolastico del bambino può tradursi in 4 tipi di comportamento: -‐ Inibizione: il bambino non partecipa più alle attività della classe e sviluppa strategie difensive -‐ Regressione: il bambino richiede le attenzioni del genitore come se fosse più piccolo -‐ Proiezione: quando vede le stesse difficoltà negli altri, le deride o agisce in modo violento -‐ Spostamento: il bambino cercherà rassicurazioni in altri campi in cui è più competente Ci sono quattro stadi nell'acquisizione di una nuova abilità: -‐ Incompetenza inconscia: non so di non sapere -‐ Consapevolezza dell'incompetenza: so di non sapere -‐ Competenza consapevole: so di sapere -‐ Competenza inconsapevole: non so di saperlo. Il punto più delicato ovviamente è tra il secondo e il terzo. Le difficoltà di automatizzazione dei bambini dislessici possono ancorarli al secondo stadio senza riuscire a passare al terzo. L'insegnante ha un ruolo importante nel valorizzare le caratteristiche positive della dislessia. ASPETTI POSITIVI Ci sono delle aree in cui un individuo dislessico può riuscire meglio di altri: -‐ visualizzare le cose in tre dimensioni (utile, ad esempio, in architettura) 6 -‐ attività creative e processamento visuo-‐spaziale (secondo John Stein i dislessici avrebbero un approccio olistico, contrariamente all'attività lineare -‐ in sequenza -‐ di chi usa prevalentemente l'emisfero sinistro) PRO E CONTRO DELL'"ETICHETTA" DISLESSICO Pro: -‐ Può essere un sollievo per i genitori e per i figli -‐ Permette di avere degli aggiustamenti nel piano scolastico (più tempo, misure compensative, ecc.) Contro: -‐ Il bambino potrebbe non provare neanche a leggere "tanto non ce la farò mai, sono dislessico" -‐ Può portare a un tipo sbagliato di intervento da parte della scuola -‐ Le etichette diagnostiche sono facili da dare, ma difficili da togliere, per cui può essere difficile gestirle. 7 Concetti chiave Negli ultimi anni sono stati esaminati diversi aspetti che potrebbero avere un ruolo più o meno marcato nella dislessia. Gli studi sull'udito si sono basati soprattutto sulla percezione, ovvero sul lavoro di interpretazione che il cervello fa per identificare un suono linguistico all'interno di una stringa di suoni. Gli studi sulla vista si sono concentrati sul livello di contrasto, sui movimenti oculari e sull'attenzione visiva. Nonostante alcuni risultati contrastanti, si tratta comunque di campi che meritano di essere sondati a fondo in futuro. Spesso è difficile stabilire se la poca attenzione sia causa o effetto delle difficoltà di lettura, o semplicemente se sia una caratteristica co-‐occorrente. Altre correlazioni significative le troviamo con le difficoltà matematiche (discalculia), le difficoltà di coordinazione e di automatizzazione del movimento (disprassia) e con le difficoltà nel linguaggio orale (cronologicamente, spesso, la dislessia segue il disturbo specifico di linguaggio). Le ricadute psicologiche della dislessia possono essere devastanti, a causa della frustrazione provata a scuola. L'insuccesso scolastico può tradursi in pensieri suicidi o in abbandono scolastico, che è molto spesso legato a condotte antisociali. Per questo il ruolo degli insegnanti è valorizzare le caratteristiche positive della dislessia. L'etichetta diagnostica può avere i suoi pro e contro: permette, infatti, di dare una risposta alle domande della famiglia e di predisporre piani didattici personalizzati, ma potrebbe avere ricadute psicologiche negative sul bambino. 8