Martedì 9 maggio 2006 | ABC 9 l’impresa . . Gabriele Orsi E' da quasi un secolo uno dei principali protagonisti nella realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche nel nostro Paese, e al tempo stesso è una grande famiglia, dentro a cui convivono fianco a fianco le grandi cooperative edilizie e le piccole cooperative artigiane o specialistiche, tutte quante unite verso il comune obiettivo di creare lavoro e produrre ricchezza per i soci, il tutto secondo i principi di solidarietà e partecipazioni che sono propri del movimento cooperativo. Una duplice dimensione, che rappresenta il punto di forza del CCC-Consorzio Cooperative Costruzioni, uno dei più importanti general contractors d'Europa, la cui grande capacità imprenditoriale è data dalle 236 cooperative associate, con oltre 22mila addetti, in grado di affrontare qualsiasi genere di lavoro nel settore delle costruzioni. Fondato nel 1912 con il nome di “Consorzio tra le Cooperative Birocciai, Carrettieri e Affini”, già due anni dopo si aggiudica un appalto novennale per la manutenzione di tutte le strade della provincia di Bologna, e durante il ventennio fascista, con il nome di “Consorzio dei Costruttori”, si distingue nella realizzazione di alloggi popolari, tratti della rete stradale Anas, insediamenti colonici e strade in Libia e di gran parte della ferrovia “Direttissima” Bologna-Firenze. Passato l'uragano della Guerra e recuperata l'originaria dimensione cooperativistica, il consorzio contribuisce fattivamente alla ricostruzione del Paese, acquisendo larghe fasce di mercato anche fuori della provincia di Bologna, sinchè nel 1979, in seguito alla fusione con i consorzi di Modena e Ferrara, assume l'attuale denominazione di Consorzio Cooperative Costruzioni. Gli ultimi venti anni del XX secolo vedono il CCC in prima linea nella realizzazione della maggior par- Numerose sono le opere la cui realizzazione vedono in prima linea il CCC-Consorzio Cooperative Costruzioni, e tra esse ci sono alcuni dei lavori più importanti a livello nazionale. La tramvia per il Comune di Firenze, la ristrutturazione dell'Ospedale Niguarda di Milano, la variante di valico sull'A1 tra Sasso Marconi e Barberino del Mugello, sono solo alcuni degli appalti che il CCC si è aggiudicato nel corso del 2005. Ma c'è un progetto che sta particolarmente a cuore ai bolognesi, ed è la realizzazione della nuova sede dei Servizi Unificati del Comune di Bologna che dovrà sorgere in via Fioravanti, al posto di quello che era il vecchio centro di distribuzione agroalimentare. Di questo e degli altri importanti lavori che vedono coinvolto CCC abbiamo parlato con l'ingegner Rita Finzi (nella foto), direttore dei progetti speciali e direttore tecnico del consorzio. Ingegner Finzi, i lavori per la sede degli uffici comunali sono appena partiti. Per quando è prevista la consegna? «La consegna è prevista per il 7 luglio 2008, ma l'inizio dei lavori - stiamo proprio adesso partendo con le fondazioni - è lievemente slittato per via di ritrovamenti archeologici nella zona. Niente di particolarmente rilevante per fortuna, ma era una Intervista a Piero Collina, presidente del Consorzio Cooperative Costruzioni L’Italia del domani? La costruiamo noi te delle principali opere pubbliche nazionali, e oggi il consorzio è uno dei protagonisti indiscussi nel settore delle infrastrutture: dell'attuale momento di successi e delle prospettive per il futuro abbiamo parlato con il suo presidente Piero Collina (nella foto piccola). Presidente perché nasce e come opera il CCC? «Sin da quando è nato il CCC ha sempre avuto la funzione di aiutare la crescita delle cooperative sociali attraverso la partecipazione alle gare d'appalto che poi vengono affidate alle singole cooperative. Almeno in origine, infatti, si trattava di piccole cooperative che spesso non possedevano tutti i requisiti per partecipare alle gare d'appalto, e quindi il consorzio si assumeva il vincolo contrattuale in loro vece assegnando poi i lavori alle coop associate in quanto non ha un'operatività propria. Ancora oggi è in parte così, anche se ormai ci sono cooperative che sono molto cresciute e hanno maturato requisiti e titoli simili a quelli del CCC. Operativamente noi seguiamo la fase commerciale e contrattuale della gara d'appalto e poi affidiamo l'esecuzione dei lavori a una o più cooperative nostre associate a seconda del tipo di lavoro da svolgere, mantenendo però la responsabilità e la vigilanza sull'appalto: se la coop incaricata, ad esempio, fallisce, il CCC interviene quale garante perché i lavori vengano completati nei tempi e nei modi richiesti». A breve il CCC presenterà il bilancio per il 2005. Può anticiparci qualcosa? «Il risultato è ottimo: per il 2005 il CCC ha chiuso l'esercizio con un giro d'affari di un miliardo di Euro limitatamente al solo volume di appalti, cui va ad aggiungersi il valore degli approvvigionamenti alle cooperative associate che si attesta attorno agli 1,2 miliardi di Euro. La nostra presenza sul territorio nazionale è estremamente diffusa, con lavori molto prestigiosi sia tra quelli realizzati che fra gli appalti acquisiti. Questo ci garantisce una prospettiva rassicurante sia per il 2006 che per il 2007, anche se non si prevede una grandissima crescita almeno fino a che non si saprà quanto il nuovo Governo vorrà investire nelle opere pubbliche. Su questo c'è un po' di incertezza, ma fortunatamente noi riusciamo a operare su un mercato molto vasto». Già, il nuovo Governo. Quali sono le priorità che il vostro settore sottopone all'esecutivo? «Sicuramente vedrà la luce il nuovo “Codice degli appalti”, che praticamente è già pronto e che forse, in questi anni, avrà bisogno di qualche aggiustatina. Quello che andrebbe fatto sarebbe un superamento di alcune rigidità che riguardano l'immobilizzazione dei capitali che è richiesta ai general contractors. Bisognerebbe pensare a quanto un'impresa può essere impegnata nella realizzazione di opere pubbliche e a quanto deve durare questo impegno, altrimenti la partnership pubblico-privato rischia di fossilizzarsi. Per realizzare le piccole opere non ci sono problemi, ma quando si arriva alle grandi opere è richiesto un impegno prolungato, e mantenere enormi capitali immobilizzati per tanto tempo non ci consente poi di poter concorrere ad altri appalti». Si riferisce ai capitali che vanno immobilizzati come garanzia? «Esattamente. L'immobilizzo di queste somme consistenti per tanto tempo crea delle difficoltà nel procedere sulla strada della partnership pubblico-privato, perché se l'indebitamento è troppo elevato rispetto al patrimonio si sconfina nella destabilizzazione dell'impresa. Così, finiti due o tre lavori importanti, diventa necessario “sedersi” e aspettare prima di riprendere con nuove gare d'appalto. Purtroppo l'attuale legislazione non consente di sbloccare i capitali a garanzia fino alla fine della gestione dei lavori o addirittura fino a collaudo avvenuto, e questi tempi lunghi finiscono anche per rallentare la dotazione di infrastrutture del nostro Paese. In realtà i fattori sono poi due: l'immobilizzo dei capitali e la garanzia delle banche, e già superare questo secondo punto sarebbe un bel passo avanti. Fortunatamente diverse banche hanno creato apposite sezioni per l'assistenza finanziaria sulle grandi opere pubbliche, qualcuno si sta muovendo in questo senso, e sul CCC diversi istituti di credito hanno fatto valutazioni incoraggianti riguardo la nostra capacità di stare sul mercato e di garantire solvibilità, alla pari di una “Tripla A”». Certo la vostra dimensione cooperativistica non vi aiuta più di tanto… «Infatti. Rispetto a un'impresa privata siamo maggiormente obbligati a fare tornare tutti i conti perché il nostro scopo è rendere sempre più ricco il nostro patrimonio. La natura stessa della nostra realtà ci porta all'impegno sociale, a tenere L’ingegner Rita Finzi illustra i progetti del CCC attualmente in ballo I nuovi uffici del Comune cosa che si poteva evitare con delle indagini preventive al finanziamento del progetto: noi abbiamo in ballo un mutuo di 96 milioni di Euro concessoci da Unicredit e da IMI Sanpaolo, e se sforassimo i termini non ci verrebbero calcolati gli interessi passivi. Credo sarebbe più opportuno investire qualche soldo in più nelle prospezioni prima che si proceda al finanziamento, piuttosto che ritrovarsi a fare una corsa contro il tempo». In che cosa consiste il progetto della nuova sede? «Il progetto, realizzato da un gruppo di progettazione interdisciplinare coordinato da Open Project e il cui punto di forza è l'architetto Mario Cucinella, consta di quattro edifici per un totale di 33mila metri quadrati. Di questi, 26mila saranno destinati agli uffici del Comune per 1100 addetti, e gli altri 7mila andranno a reddito di servizi e commercio. Realizzeremo poi un parcheggio su cinque livelli, di cui due seminterrati, con 900 posti auto fra cui 80 di pertinenza esclusiva del Comune e 160 da riservarsi agli addetti comunali a canone calmierato». Ci può parlare meglio della zona servizi. Che cosa conterrà? «Oltre a uno sportello bancario, secondo le richieste avanzate dal Comune, sono stati previsti un asilo nido per 45 bambini fra i 12 e i 36 mesi, un “baby parking” riservato sia ai visitatori che agli addetti comunali, un ristorante e un fitness center. L'area servizi è per noi il vero rischio di tutta l'operazione perché, per restituire i 96 milioni in 27 anni, noi potremo contare sul canone annuo di servizio, pari a poco più di 6 milioni, sul contributo erogato dal Comune che è di 9 milioni e mezzo, ma soprattutto sulla messa a reddito dello spazio servizi, quindi prima finiamo i lavori e prima troviamo i gestori di questo spazio. E in 27 anni la domanda del pubblico può cambiare, basti pensare che è cambiata dalla prima progettazione ad oggi: per il ristorante eravamo partiti con l'idea di un “free flow” e adesso siamo passati alla “food court”, mentre per il fitness center, dopo l'apertura delle grandi palestre Virgin, stiamo pensando di rivolgerci a catene più piccole e di puntare sul discorso benessere». Il progetto, però, contiene anche delle notevoli innovazioni anche dal punto di vista architettonico, vero? «Tutti gli edifici saranno coperti da una struttura in carpenteria metallica che avrà la funzione di ombreggiare una serie di pareti verticali, di coprire i vani tecnici che saranno posti sul tetto e di legare idealmente in una continuità il complesso. Poi sui tetti degli edifici troveranno posto delle terrazze verdi, veri e propri giardini pensili riservati ai dipendenti comunali; nel complesso l'insieme diventerà una sorta di centro civico all'anglo- sassone, con una piazzetta coperta e leggermente ribassata rispetto alla sede stradale». Può parlarci anche degli altri lavori che vedono coinvolto il CCC? «Come direttore dei progetti speciali, ossia delle grandi opere, sto seguendo l'Alta Velocità, con le linee Milano-Bologna e Roma-Napoli, quest'ultima già terminata. Per la Milano-Bologna, un lavoro da 5 miliardi di Euro di cui noi gestiamo il 21 per cento, stiamo lavorando a Parma e a Reggio Emilia, dove stiamo collaborando con Santiago Calatrava che sta disegnando la stazione: è una grande avventura perché l'attraversamento di territori così ricchi di imprese ha comportato la necessità di indennizzi espropriativi e opere compensative richieste dai vari Comuni e che abbiamo realizzato, come l'asse attrezzato di Reggio. Poi, assieme ad Astaldi, Ansaldo e Vianini abbiamo vinto il bando per la linea C della metropolitana di Roma, ci siamo aggiudicati i lavori alla Galleria degli Uffizi a Firenze e quelli per il nuovo passante di Mestre». E in passato? sempre presente che bisogna consegnare aziende sane a chi ci seguirà: l'azienda cooperativa ha per sua natura questo obiettivo, poi sta a chi ci lavora crederci. Le cooperative nate all'inizio del '900, dopo la II Guerra Mondiale o negli anni '60-'70 erano fatte di questi valori, e ancora esiste un nucleo storico fedele ai principi fondatori; chi invece entra oggi nel mondo della cooperazione deve tenere presente che l'obietivo non è l'arricchimento personale ma quello dell'impresa. E' un fattore culturale che non so quanto sia presente oggi, ma mi auguro di sì: il dibattito c'è stato, ci sono stati tentativi di introdurre elementi speculativi, ma ne siamo usciti più che bene, anche se devo dire che quando si opera a certi livelli e si pensa a coopeative che hanno giri d'affari per 5-6 miliardi di Euro, il rischio che i confini tra cooperazione e capitale diventino sempre più labili è notevole». Per concludere, che cosa c'è nel futuro prossimo del CCC? «Per il futuro stiamo predisponendo per la fine di giugno un piano triennale inerente l'avvio anche di un'attività diretta, non sostitutiva ma parallela e indipendente rispetto a quella delle cooperative nostre associate, specialmente per integrare la loro opera in settori ancora poco coperti, come quelli dei porti marittimi o delle linee ferroviarie, che secondo noi offrono ancora molto mercato. Più in generale il CCC intende ampliare almeno del doppio la propria quota nel mercato privato, che attualmente è pari al 25 per cento, riducendo quella nel mercato pubblico». «Nel recente passato abbiamo realizzato diverse cose per i Giochi Olimpici Invernali di Torino: il villaggio olimpico, le piste da bob, slittino e skeleton, due palazzetti per gli sport sul ghiaccio, il trampolino per i salti e lo Stadio Oval, dove si sono tenute le cerimonie di apertura e di chiusura. Abbiamo anche gestito i lavori di ristrutturazione del Teatro La Scala di Milano: sono diversi i progetti importanti che ci aggiudichiamo perché con il CCC il committente è sicuro che i lavori verranno portati a termine, in quanto se la cooperativa incaricata non ce la fa interveniamo noi come garanti». Per concludere, quali sono gli appalti a cui il CCC guarda con interesse per il futuro? «Ci stiamo preparando a presentare dei project financing interessanti per la linea D della metropolitana di Roma, ma la situazione è un po' difficile. Con i numerosi appalti che abbiamo aperti, siamo costretti a mantenere immobilizzati grossi capitali come garanzia, e lo dobbiamo fare per lungo tempo, fino alla consegna dei lavori. Questo fa sì che noi, e non soltanto noi, non si riesca per il momento a partecipare a nessun altro nuovo progetto: credo sia un nodo legislativo che sarà necessario sciogliere». _GA. OR.