CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – America Latina 2014
SCHEDA BOLIVIA- ASPEM
Volontari richiesti : N 4
SEDE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: LA PAZ-EL ALTO
INTRODUZIONE
FOCSIV è la più grande Federazione italiana di ONG che da oltre 40 anni lavora nei sud del mondo
realizzando progetti di cooperazione internazionale. Punto fermo di tutti gli interventi è stato ed è quello di
contribuire, attraverso il lavoro di partenariato e la promozione dell’autosviluppo, al superamento di quelle
condizioni di ingiustizia che potenzialmente sarebbero potuti essere, sono o sono stati fonte di conflitti e di
maggiori ingiustizie, costruendo percorsi di pace. Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti
così intesi e volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come operatori privilegiati della
solidarietà internazionale, Volontari nel mondo FOCSIV in collaborazione con l’Associazione Papa Giovanni
XXIII, la Caritas Italiana e il GAVCI ha presentato nel febbraio del 2007 all’UNSC il progetto madre “Caschi
Bianchi” che intende collocare la progettualità relativa al servizio civile all’estero come intervento di
costruzione di processi pace nelle aree di crisi e di conflitto (armato, sociale, economico, religioso, culturale,
etnico…) con mezzi e metodi non armati e nonviolenti, attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo. I
conflitti infatti trovano terreno fertile dove la povertà è di casa, dove i diritti umani non sono tutelati, i processi
decisionali non sono democratici e partecipati e dove alcune comunità sono emarginate. Il presente progetto
di servizio civile vuole essere una ulteriore testimonianza dell’impegno della Federazione nella costruzione
della pace nel mondo e vuol far sperimentare concretamente ai giovani in servizio civile che la migliore
terapia per la costruzione di una società pacificata è lottare contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, il
degrado ambientale; e che le conflittualità possono essere dipanate attraverso percorsi di negoziazione,
mediazione e di riconoscimento della positività dell’altro.
DESCRIZIONE DEL CONTESTO SOCIO POLITICO ED ECONOMICO DEL PAESE DOVE SI REALIZZA
IL PROGETTO:
BOLIVIA
La storia di questo Paese è caratterizzata da continue guerre sia sul fronte esterno con gli altri Stati
sudamericani per questioni di confine (si consideri l’ancora attuale disputa con il Cile relativa alla
rivendicazione della Bolivia per riappropriarsi di uno sbocco sul Pacifico), sia sul fronte interno per una serie
di golpe militari che lo hanno reso tra gli Stati più instabili della regione sudamericana.
Le elezioni presidenziali del dicembre 2005 hanno portato alla guida del Paese Evo Morales, leader indigeno
del Movimiento al Socialismo (MAS), che diede subito avvio alla nazionalizzazione delle riserve di gas,
imponendo il controllo statale sulle imprese straniere attive in Bolivia, e a una riforma agraria in favore della
parte più povera della popolazione, impegnandosi a far cessare ogni forma di sanzione contro i coltivatori di
coca. Alla politica di nazionalizzazioni e di redistribuzione della ricchezza si sono opposte soprattutto le
quattro province orientali, le più ricche del paese. Nel 2009 un referendum ha ratificato la nuova
Costituzione, che amplia i diritti della popolazione indigena, impone il limite di 5000 ha per le proprietà
terriere e cancella lo status di religione ufficiale per il cattolicesimo. Sul Paese ora convergono diverse
aspettative: garantire maggiore riconoscimento ed autonomia ai popoli indigeni che rivendicano un diretto
controllo del territorio e delle risorse naturali; definire un sistema di equa redistribuzione della ricchezza
derivante dalle riserve di gas naturale; dare impulso a riforme in senso federalista.
Settore trainante dell’economia del Paese è l’industria estrattiva, che produce soprattutto stagno. Questo ha
reso il sistema economico boliviano particolarmente vulnerabile alla fluttuazione dei prezzi delle materie
prime. L’agricoltura, invece, sta subendo una forte trasformazione causata dall’ultima riforma agraria, in base
alla quale si sta cercando di riorganizzare e razionalizzare il settore agricolo, il cui sviluppo è stato limitato
da strutture di tipo latifondistico. Ad ogni modo, è ancora molto diffusa l’agricoltura di sussistenza, che non
riesce a soddisfare il fabbisogno nutrizionale di circa il 40% della popolazione, che risulta in condizione di
insicurezza alimentare.
La Bolivia continua infatti ad essere uno dei Paesi più poveri dell’America Latina, nonostante i numerosi
sforzi compiuti: il 49,6% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Se si parla di popolazione indigena
gli indici si alzano, in particolare per quanto riguarda la popolazione infantile, si stima infatti che l’84% dei
minori di 5 anni e il 90% di quelli che hanno tra i 5 e i 13 anni vivano in povertà estrema. L’indice di sviluppo
umano della Bolivia è pari a 0,675, dato che colloca il Paese al 108° posto nella classifica mondiale.
Importanti conquiste sono state fatte nel campo dell’istruzione: il tasso di analfabetismo è inferiore al 4% e il
tasso di iscrizione netto alla scuola primaria sfiora il 100%. Rimane da migliorare la qualità dell’istruzione.
Per quanto riguarda la protezione dell’infanzia, i bambini continuano ad essere vittime di abusi sessuali
(10%) e violenze (7 ogni 10, secondo le stime del Ministero dell’Educazione) e per questi reati si ricorre alle
vie legali molto raramente. Si stima inoltre che circa 6000 bambini vivano nelle strade delle maggiori città.
Infine, discriminazione e violenza di genere sono ancora problematiche rilevanti.
DESCRIZIONE DELLE ONG E DEI PARTNER TERRITORIALI CHE COLLABORANO CON LE ONG:
ASPEM (Associazione Solidarietà Paesi Emergenti) nasce a Cantù nel 1979 da un’esperienza di
comunità cristiana con un forte impegno sociale e civile, che identifica nella solidarietà tra i popoli del Nord e
del Sud uno dei temi decisivi per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace.
Dopo alcuni anni di intervento di cooperazione internazionale in Burundi, a partire dal 1987 ASPEm ha
iniziato la sua esperienza in Perù, nei quartieri marginali di Lima. Proprio grazie al lavoro e ai relativi contatti
maturati in Perù, ASPEm inizia la propria attività in Bolivia nel 2001 con progetti di promozione sociale.
In risposta ad un contatto locale, ASPEm si avvicina alla realtà boliviana attraverso la Asociaciòn Solidaria
PACHAMAMA – ASAP, e concentra la sua attenzione in particolare su due territori: la città di El Alto, capitale
legislativa ed esecutiva della Bolivia in continua crescita demografica, e le comunità rurali nella regione di
Tarija, al sud del Paese. Proprio a Tarija ASPEm trova terreno fertile per avviare un primo progetto
sperimentale multipaese intitolato “TcomeLAVORO” e che vede coinvolti beneficiari sul territorio del Perù,
della Bolivia e dell’Italia. Partendo dall’esperienza di ASPEm sul tema del lavoro e sulla salute riproduttiva, il
progetto, che trova realizzazione nel 2004, si configura come un programma di formazione alla
microimprenditorialità diretta a giovani e donne. Attraverso l’empowerment dei beneficiari coinvolti, il
progetto cerca di promuovere il dialogo interculturale, lo scambio di buone prassi, capacità organizzative e
gestionali nell’ambito della microimprenditorialità. Attraverso la sperimentazione di forme creative di lavoro di
gruppo e comunicazione tra giovani e donne, il progetto non punta solo a fornire competenze tecniche
nell’ambito delle microimprese, ma a sostenere i giovani e le donne nel loro cammino verso l’indipendenza
umana ed economica. Durante questo progetto, gruppi di donne residenti nelle comunità di Ancòn Grande,
Tucumilla e San Agustin Norte, situate nel dipartimento di Tarija, sviluppano le proprie conoscenze
nell’organizzazione produttiva in campo agricolo. Come risultato ottenuto, dal lavoro di rafforzamento delle
capacità tecniche e umane, di costruzione di strutture partecipative e condivisione di metodi lavorativi, si è
avuto un incremento del numero di produzioni di ceci, vino e semi di patate gestite direttamente dalle
beneficiarie. Dal 2008 ASPEm amplia il proprio raggio di azione sia a livello territoriale sia a livello di
tipologia di intervento. Da quell’anno inizia ad occuparsi delle tematiche relative alla violazione dei diritti
umani dei minori nella comunità de El Alto, con focus specifico sulla violenza, lo sfruttamento sessuale e il
maltrattamento dei minori perpetrato all’interno e all’esterno delle mura domestiche. A partire dall’esperienza
sviluppata in Perù sul tema dell’infanzia e della tutela dei minori, viene attivato in Bolivia il progetto
Wawitanaka, volto alla promozione del “buen trato” e all’educazione sui diritti fondamentali dei bambini in
due distretti di El Alto. Coerentemente con le linee programmatiche della Cooperazione italiana allo sviluppo
che mette l’accento sulla priorità di lavorare sul tema della sicurezza alimentare e lotta alla povertà rurale,
ASPEm ha cominciato a concentrare i propri sforzi nella lotta contro la denutrizione e la promozione
dell’educazione alimentare i cui beneficiari sono particolarmente minori e comunità indigene. Attualmente
ASPEm è presente nella regione di Tarija con un progetto di intervento in dodici comunità rurali con
l’obiettivo di garantire la sicurezza alimentare dei loro abitanti attraverso il consumo dell’amaranto, pianta
affine ai cereali (pseudo cereale come la quinoa e il grano saraceno) i cui chicchi sono ricchi di proteine e
fibre. Il progetto vuole inoltre contribuire allo sviluppo locale e alla lotta alla povertà accompagnando le
famiglie dei produttori nella produzione, trasformazione e vendita del prodotto.
A El Alto e La Paz, dove è presente il rappresentante locale che coordina la pianificazione e l’esecuzione
delle attività con la sede italiana e con le controparti locali, ASPEm continua a seguire attività d promozione
della salute e della tutela dei minori, in maniera integrata, lavorando con i propri partner per rendere i
beneficiari liberi dalla violenza e fornire un’educazione alimentare.
Per realizzare il proprio progetto in Bolivia nella sede LA PAZ - EL ALTO ASPEm collabora con le seguenti
Organizzazioni locali:
• Fundaciòn MUNASIM KULLAKITA: la fondazione sociale di ispirazione cattolica accoglie e segue
minori, in particolare, bambine vittime di sfruttamento sessuale e introdotte alla prostituzione.
•
Munasim Kullakita significa “Amati, sorellina” in lingua Aymara e gestisce una comunità di circa 15
posti aperta a bambine dai 13 ai 18 anni. Oltre a questo Munasim Kullakita gestisce attività di
educativa di strada. Equipe di educatori frequentano luoghi di ritrovo, come i grandi mercati di El
Alto, per sensibilizzare sul tema della prostituzione minorile, oltre ad offrire, in piena libertà e
discrezione, aiuto a chi vende il proprio corpo per strada e che spesso unisce al problema dello
sfruttamento sessuale ulteriori vulnerabilità fisiche: alcuni dei minori di cui si occupa Munasim
Kullakita sono sieropositivi e fanno uso di sostanze stupefacenti a basso costo (colla). Munasim
Kullakita ha tra i suoi obiettivi non solo il sostegno e la re-integrazione delle beneficiarie all’interno
del sistema scolastico e lavorativo con un accompagnamento che le renda libere dalla violenza
sessuale, ma si occupa anche di prevenzione ed attività di advocacy per creare una rete che spinga
i parlamentari ad approvare proposte e iniziative politiche in difesa dei diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza.
YANAPI- L’organizzazione non governativa si occupa di sostegno all’infanzia. L’obiettivo strategico
di Yanapi é offrire un programma pedagogico integrale a bambine e giovani, soggette a rischio
sociale e violenza famigliare, attraverso il loro inserimento nel centro diurno denominato “Casa
Yanapasiñani”. Yanapi significa “Aiutiamo” in lingua Aymara. Il centro si trova presso la città de El
Alto e permette attività educative e di orientamento lavorativo non solo per le adolescenti, ma anche
per le famiglie con un sostegno di microcredito rivolto a imprese gestite da famigliari delle
beneficiarie del progetto. Tra le attività di “Casa Yanapisiñani” é incluso un focus sull’educazione
sanitaria per prevenire malattie e rischi fisici. Anche rispetto a questo tema, é prevista l’inclusione
delle famiglie delle giovani con l’obiettivo di migliorare le relazioni tra minori e adulti e evitare un
distacco delle destinatarie del progetto dalle famiglie. L’obiettivo finale é cercare di stabilizzare le
famiglie e permettere una ristrutturazione delle relazioni interfamigliari, invece di prevedere una
rottura dei rapporti. Tra le varie attività che Yanapi promuove presso il proprio centro educativo vi è
l’insegnamento nella gestione e cura di piccoli orti, realizzati non solo per migliorare l’alimentazione
dei beneficiari, ma come base per attività di educazione alimentare
NUMERO ORE DI SERVIZIO SETTIMANALI DEI VOLONTARI: 35
GIORNI DI SERVIZIO A SETTIMANA DEI VOLONTARI: 5
MESI DI PERMANENZA ALL’ESTERO:
I volontari in servizio civile permarranno all’estero mediamente dieci (10) mesi.
EVENTUALI PARTICOLARI OBBLIGHI DEI VOLONTARI DURANTE IL PERIODO DI SERVIZIO:
Ai volontari in servizio si richiede:
¾ elevato spirito di adattabilità;
¾ flessibilità oraria;
¾ eventuale svolgimento del servizio anche durante alcuni fine settimana;
¾ attenersi alle disposizioni impartite dai responsabili dei propri organismi e dei partner locali di
riferimento, osservando attentamente le indicazioni soprattutto in materia di prevenzione dei rischi
sociali, ambientali e di tutela della salute;
¾ comunicare al proprio responsabile in loco qualsiasi tipo di spostamento al di la quelli già
programmati e previsti dal progetto;
¾ partecipazione a situazioni di vita comunitaria;
¾ rispettare i termini degli accordi con le controparti locali;
¾ trasferimenti in città e distretti diversi da quelli di residenza nell’ambito dello stesso Paese di
assegnazione;
¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà
internazionale al termine della permanenza all’estero;
¾ scrivere almeno tre (3) articoli sull’esperienza di servizio e/o sull’analisi delle problematiche
settoriali locali, da pubblicare sul sito “Antenne di Pace”, portale della Rete Caschi Bianchi;
¾ partecipare ad un modulo di formazione comunitaria e residenziale prima della partenza per
l’estero.
¾ partecipare alla valutazione finale progettuale
Inoltre, per la sede di attuazione si elencano i seguenti obblighi aggiuntivi:
BOLIVIA- La Paz (ASPEM 53531)
¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà
internazionale durante la permanenza all’estero;
¾ realizzare un progetto con una realtà locale italiana, per raccontare la propria esperienza durante la
permanenza all’estero
¾ rientrare in Italia al termine del servizio
¾ di osservare le indicazioni dei referenti in Italia in particolar modo riguardo a salute e sicurezza
¾ disponibilità alla condivisione degli obiettivi, delle finalità ed i valori dell’ente
¾ la disponibilità a un periodo di formazione intermedia
¾ di vivere in case da condividere con altri volontari
¾ di guidare mezzi propri solo con la necessaria documentazione (patente internazionale,
assicurazione)
PARTICOLARI CONDIZIONI DI RISCHIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL
PROGETTO:
BOLIVIA- La Paz (ASPEM 53531)
Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari in servizio civile impiegati nel progetto sono soggetti alle
seguenti condizioni di rischio:
Rischi di ordine pubblico
¾ MANIFESTAZIONI DI PROTESTA: rischio di manifestazioni politiche, con possibili improvvisi
scioperi, blocchi stradali, ferroviari ed aeroportuali (tale tipo di manifestazioni in Bolivia non sono
eventi a termine ed hanno una durata che varia in funzione dello stabilimento di una trattativa con il
Governo centrale).
¾ MICROCRIMINALITÀ: rapine violente e sequestri-lampo a scopo di estorsione a danno di stranieri e
turisti (Lago Titicaca, La Paz e S.Cruz), furto di denaro e documenti sui mezzi pubblici che effettuano
la tratta da e per La Paz-Oruro-Salar de Uyuni.
Rischi sanitari
¾ Ritrovarsi in territori in cui sono presenti patologie endemiche quali malaria e febbre gialla,
concentrate soprattutto nella zona delle valli e in quella delle terre basse, “chagas”, dengue,
soprattutto nei dipartimenti orientali (in particolari in quello del Beni e in quello di Santa Cruz); in
aumento casi di influenza AH1N1 (in tutti i Dipartimenti territoriali boliviani in particolare nel
Dipartimento e nella città di Santa Cruz, ad eccezione del Beni) e AH3N2 con alcuni decessi (in
particolare nel dipartimento di La Paz). La “leptospirosi” è presente nelle zone tropicali ed
amazzoniche.
¾ Considerando la situazione igienico-sanitaria dei luoghi di lavoro c’è il rischio di contrarre patologie
legate all’apparato intestinale (salmonella, febbre tifoidea) o ritrovarsi a contatto con soggetti affetti
da AIDS e/o tubercolosi.
ACCORGIMENTI ADOTTATI PER GARANTIRE I LIVELLI MINIMI DI SICUREZZA E DI TUTELA DEI
VOLONTARI A FRONTE:
Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi Politici e di ordine
pubblico:
RISCHIO
ACCORGIMENTO
¾
MANIFESTAZIONI DI
PROTESTA
¾
¾
MICROCRIMINALITÀ
¾
¾
ai volontari sarà sconsigliata la partecipazione diretta autonoma a
qualsiasi tipo di manifestazione politica o di protesta o l’esposizione in
luogo pubblico di opinioni politiche;
La partecipazione a manifestazioni è ammessa solo qualora esse siano a
carattere espressamente nonviolento;
La partecipazione a manifestazioni, da parte del volontario, potrà avvenire
solo in caso di coerenza con quanto previsto a progetto ed in presenza di
personale di riferimento;
ogni spostamento locale del volontario/a sarà pianificato con gli operatori
responsabili;
ai volontari saranno sconsigliati spostamenti in orari notturni e in zone
isolate della città.
¾ i volontari saranno invitati a non circolare da soli e a non portare con sé
oggetti di valore (Ipad, macchine fotografiche,...) o grossi quantitativi di
denaro;
¾ i volontari saranno invitati a dotarsi di fotocopie dei propri documenti
personali ed a custodire in luogo sicuro gli originali.
Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi sanitari:
RISCHIO
ACCORGIMENTO
L’ente prima della partenza indica ai volontari di eseguire le vaccinazioni
PROFILASSI
prescritte e/o consigliate dall’OMS per minimizzare i rischi sanitari
E
eventualmente presenti nel paese, in particolare come il tifo.
VACCINAZIONI
Questo tipo di influenza non desta preoccupazioni per gli occidentali. Si
consiglia comunque di aumentare le proprie difese immunitarie modificando
INFLUENZA AH3N2
di un poco il regime alimentare: si possono costituire buoni scudi di difesa
tramite l’ingestione di molte vitamine tramite frutta e verdura
Il centro ospedaliero più vicino è:
¾ Ospedale LOS ANDES Quartiere de Los Andes tra la Avenida Juan Pablo II y Calle Balboa
raggiungibile in taxi in circa 15 minuti dalla sede di progetto.
PARTICOLARI CONDIZIONI DI DISAGIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL
PROGETTO:
Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari impiegati all’estero nel presente progetto sono soggetti alle
seguenti condizioni di disagio:
¾ il disagio di ritrovarsi immersi in una realtà diversa da quella conosciuta e non avere le giuste
coordinate per comprenderla, per capire come relazionarsi e comportarsi sia nei confronti delle
controparti locali che delle istituzioni locali;
¾ il disagio di dover utilizzare quotidianamente particolari accorgimenti sanitari resi necessari dal
vivere in territori in cui sono presenti patologie endemiche (malaria, aids e/o tubercolosi, ..)
¾ il disagio di ritrovarsi in territori in cui le condizioni climatiche possono, in certe situazioni, ostacolare
o/e ritardare le attività previste dal progetto
¾ il disagio di vivere in territori dove le comunicazioni telefoniche ed il collegamento internet non è
sempre continuo ed assicurato.
Inoltre, per la sede di attuazione si elencano i dettagli delle condizioni di disagio aggiuntivi:
BOLIVIA- La Paz (ASPEM 53531)
¾ Possibili disagi legati all’altitudine e alle condizioni climatiche nella città di La Paz – El Alto,
caratterizzate da temperature rigide e dall'aria rarefatta per l'altitudine. DESCRIZIONE SEDE
DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE:
BOLIVIA- LA PAZ-EL ALTO
La Paz (in quechua e in aymara Chuqiyapu), il cui nome completo è Nuestra Señora de La Paz, è sede del
governo della Bolivia e capoluogo dell'omonimo dipartimento che conta attualmente una popolazione
complessiva di oltre 2,7 milioni di abitanti. Si trova ad un'altitudine media di circa 3.600 metri sul livello del
mare ed è la capitale più alta del mondo. Assieme alla città satellite di El Alto - con cui oramai costituisce
una unica metropoli e da cui resta separata solo giuridicamente - costituisce il nucleo abitativo più popolato
della Bolivia. La parte più ricca della città è la parte più bassa, mentre la parte più popolare e povera è quella
che confina con El Alto. La Paz, come le altre principali città del paese, sta conoscendo negli ultimi anni un
processo di progressivo e continuo inurbamento dovuto all’immigrazione dalle campagne dove la situazione di
povertà e denutrizione è nella maggior parte dei casi drammatica e ciò costringe molte persone a lasciare la
terra nella speranza di poter trovare in città un destino più felice. Nel dipartimento di la Paz, il 34% della
popolazione risiede nell’area rurale e il 66% in quella urbana. Nelle zone urbane, il 37,7% della popolazione vive
in condizioni di povertà moderata, il 26% è sull’orlo della povertà, il 23,1% riesce a soddisfare solamente le
necessità basiche e il 13,3% vive in condizioni di indigenza ed emarginazione. Nell’area rurale, il 57,8% della
popolazione è indigente, il 32,4% in condizioni di povertà moderata, il 5,4% si trova in condizioni di
emarginazione, lo 0,6% soddisfa solo le necessità di base ed il 3,9% è sull’orlo della povertà cronica. Il salario
base (53 USD) e l’introito medio delle famiglie dei quartieri popolari (75 USD) in relazione ai membri di cui è
composta una famiglia media (5,3) dimostra che ogni membro non dispone di redditi sufficienti per vivere.
Negli ultimi anni il Dipartimento di La Paz ha conosciuto un forte decremento negli indicatori relativi all’Indice
di Sviluppo Umano in virtù della debole crescita economica, le inadeguate politiche sociali, le scarse risorse
destinate dallo Stato, e l’assenza di sinergie tra le istituzioni operanti nel sociale. Tuttavia lo sviluppo della
politica sui diritti universali ha migliorato gli indicatori di base (l’aspettativa di vita è passata da 53 a 61 anni,
l’alfabetizzazione dal 63 all’80% e la mortalità infantile da 150 a 75‰ nati vivi), sebbene questi miglioramenti
siano pochi rispetto ad una situazione generale ancora molto complessa. Come sempre accade in questi casi
le categorie più esposte sono quelle più deboli, in particolare donne, bambini ed anziani. Bambini ed
Adolescenti, in particolare, sono esposti a condizioni di permanente incertezza: instabilità degli introiti
familiari, frustrazione sociale legata al senso di isolamento, moltiplicato da un clima di sofferenze fisiche, di
lutti familiari, limitato accesso ai servizi sociali e un pericoloso sentimento di minorità sociale, politica ed
economica che abbattere il livello delle aspettative, diminuisce i livelli di tolleranza e rende più probabile
l’aumento dei tassi di violenza e criminalità, soprattutto giovanile.
ASPEm, impegnata nel presente progetto, interverrà in particolre nella città El Alto.
EL ALTO
La città di El Alto è sorta alla periferia della città sede del governo boliviano, La Paz, sulla forte spinta
migratoria dei campesinos provenienti dalle poverissime aree rurali dell'Altipiano. Si trova a un’altitudine di
4.070 metri sul livello del mare, dato che la pone tra le città più alte del mondo. È municipio autonomo da
circa 25 anni, è il centro del potere esecutivo e legislativo della Bolivia ed è considerato la capitale degli
Aymara (una delle popolazioni indigene della Bolivia). Rappresenta sicuramente uno dei poli di attrazione
dei flussi migratori interni, nonostante sia una delle città più povere del paese (il 65% della popolazione
censita versa in condizioni di povertà). Come evidenziato dagli ultimi dati INEI 2012, El Alto conta circa un
milione di abitanti contro i circa 650.000 abitanti registrati durante il Censimento del 2001. Questo denota
una rapida crescita della popolazione che rende El Alto la seconda città più popolata della Bolivia dopo
Santa Cruz de la Sierra. El Alto insieme a La Paz costituisce il nucleo abitativo più popoloso della nazione
(oltre 1.700.000 abitanti). Il tasso ufficiale di crescita della popolazione dell’El Alto si aggira attorno al 5%,
ma fonti non ufficiali parlano di un flusso migratorio misurabile attorno al 10% della popolazione. Sono dati
difficili da verificare, poiché purtroppo molti boliviani non risultano registrati all'anagrafe e sono sprovvisti di
qualsiasi documento di identità. La città è interessata anche da un fenomeno di migrazione temporanea
(dal lunedì al venerdì); molti migranti, inoltre, mantengono la residenza nelle comunità di origine. Nel
Municipio de El Alto il 74.33% della popolazione dai 15 anni in su si definisce di origine aymara, il 6.34%
quechua, e il 18.66% non si identifica con nessun popolo originario. Va inoltre detto che, in tutti i distretti, la
maggior parte della popolazione si definisce di origine aymara; pertanto, ogni 10 abitanti de El Alto, 7 si
identificano come aymara. Nel Municipio inoltre il 61.16% della popolazione dai 6 anni in su parla la lingua
spagnola, il 31.09% parla aymara e il 3.17% parla quechua. Nonostante la crescita della popolazione, la
città continua ad essere una delle zone più povere del Paese: il 49% della popolazione vive in povertà
moderata, il 25,6% è vicino alla povertà e il 17% è indigente. Il 66,9% degli abitanti non riesce a soddisfare
le esigenze primarie soffrendo spesso di malnutrizione e denutrizione. La municipalità non riesce a
garantire servizi minimi per tutti. Secondo i dati INEI 2012 il 34,53% delle abitazioni non è raggiunta dalle
tubature dell’acqua e il 34,27% non ha l’energia elettrica. La grande migrazione rurale-urbana ha generato
una situazione sociale disgregata, con famiglie divise tra la campagna, la città e spesso anche paesi esteri.
Sempre secondo i dati INEI 2012 il 17% della popolazione del dipartimento La Paz- El Alto è analfabeta. Il
tasso dell’analfabetismo femminile è del 25% e denota dinamiche di discriminazione di genere che
rendono difficile l’accesso all’istruzione da parte delle donne. Secondo lo studio svolto dall’UNIR nel 2011,
45% della popolazione del dipartimento di La Paz-El Alto è madrelingua aymara. Le scuole pubbliche de El
Alto- La Paz spesso non sono adeguate alla ricezione di cittadini che non parlano spagnolo come lingua
madre. La scarsa formazione del corpo docente e la poca attenzione all’integrazione linguistico-culturale
delle minoranze sono una delle cause della dispersione scolastica degli studenti. Quasi il 40% della
popolazione è compresa nella fascia tra i 4 e i 19 anni e il 31,02% fino ai 14 anni. Secondo il report del
UNDP 2010 sullo sviluppo umano del distretto di La Paz-El Alto, sebbene si possa rilevare uno sforzo per
migliorare il tasso di copertura universale di scolarità, con una percentuale del 91,4%, il numero di bambini
tra i 6 e i 13 anni che non hanno terminato il ciclo scolastico è di 42.064 nel 2007.
Nel 2008 nell’area di La Paz e El Alto 4.451 bambini sono morti prima di compiere il primo anno di vita. A
livello assoluto nella regione La Paz-El Alto emerge che nel 2008 75.404 bambini minori di 5 anni hanno
sofferto di denutrizione cronica. Anche il tasso di mortalità materna nell’area di la Paz e El Alto è maggiore
di quella nazionale, con 326 morti ogni 100.000 nati vivi contro le 223 della media. Si è verificato un
aumento della copertura del parto istituzionale nella distretto, che è passato dal 52% nel 2003 al 59,8% nel
2008. Il contesto di El Alto e del distretto di La Paz-El Alto in generale denotano un livello di povertà tale,
mancato accesso ai servizi e all’istruzione che genera un ambiente di profonda instabilità sociale.
Nel territorio di La Paz ASPEm interviene nei settori Sicurezza Alimentare, Educazione e Istruzione, Tutela
Infanzia e Adolescenza
DESCRIZIONE DEL CONTESTO SETTORIALE:
SICUREZZA ALIMENTARE
Secondo le misurazioni svolte sui minori di 5 anni e riportate dall’Encuesta Nacional de Demografìa y Salud,
nel distretto di La Paz -El Alto si registra un tasso di malnutrizione cronica al 23% e tasso di malnutrizione
globale al 6%. Si tratta di elementi che evidenziano come, nonostante i miglioramenti, la Bolivia presenta
statistiche nettamente superiori alla media dell’area (es.: la media del tasso di malnutrizione cronica nel Sud
America è pari al 16%). Secondo l’ “Analisi e la mappatura della vulnerabilità all’insicurezza alimentare in
Bolivia 2012” prodotta dal Ministero di Sviluppo Rurale e Terre (MDRyT) il 50% delle organizzazioni
comunitarie de El Alto sono a rischio di fronte alla sicurezza alimentare. Secondo il Sedes – El Servicio
Departamental de Salud de La Paz, nel 2009, la malnutrizione nel distretto omonimo ha raggiunto il 10,8%,
segnando una diminuzione di tre punti percentuali rispetto al 2008, secondo i dati elaborati dal Servicio
Nacional de Información (SNIS). Tali cifre suscitano preoccupazione perché la malnutrizione cronica, che
misura il peso e la taglia, causa danni irreversibili come la diminuzione delle capacità intellettuali e la
riduzione della taglia, conseguenze che inficiano lo sviluppo dei bambini.
“La prima fase che attraversa il bambino è la malnutrizione acuta che, se non si risolve in tempo, passa alla
fase cronica in cui il bambino perde peso e rischia di ammalarsi, poiché riduce le proprie capacità
immunitarie, oltre a perdere le proprie capacità intellettive”.
Il Banco Interamericano de Desarrollo mette in evidenza come, nonostante la disponibilità di alimenti
nutritivi, a El Alto si registrino significativi livelli di malnutrizione e denutrizione infantile a causa delle
disuguaglianza nell’accesso agli alimenti. Questo si deve in grande misura ai bassi ingressi economici di
quasi il 70% delle famiglie della città che rendono impossibile l’acquisto di prodotti a prezzo di mercato. I
nuclei famigliari con problematiche economiche cercano di assicurarsi unicamente alimenti energetici come
cereali o tuberi, evitando l’acquisto di carne, frutta e ortaggi che apportano vitamine e minerali indispensabili
per la crescita e lo sviluppo. A questo si aggiunge la mancanza di conoscenza del rapporto qualità-prezzo
degli alimenti in base al loro valore nutritivo che induce la popolazione di El Alto a non usare correttamente il
proprio budget per la spesa di alimenti.
Le conseguenze dell’uso prevalente di alimenti ad alto contenuto di amidi e carboidrati sono il ritardo nella
crescita e l’obesità. La cattiva alimentazione porta inoltre a un aumento di casi di anemia che a El Alto
raggiungono livelli allarmanti: 8 bambini su 10 ne soffrono per mancanza di ferro, vitamina A e iodio.
I dati presentano tendenze estreme e, per ora, le politiche della salute sono dirette a ridurre la malnutrizione
solo in alcuni soggetti vulnerabili quali le donne gravide e bambini minori di cinque anni; mentre non sono
ancora indirizzate con forza agli adolescenti, agli adulti e alla terza età. In particolare, i bambini in età scolare
di El Alto spesso soffrono malnutrizione sia nelle proprie case sia a scuola, dove non ricevono, nel servizio
mensa un’adeguata alimentazione. Molto spesso, la maggior parte di questi minori e giovani non solo si
recano alle proprie unità educative senza fare colazione, senza cibo e senza aver ricevuto adeguati
attenzioni dai genitori, ma non trovano un supporto alimentare adeguato neppure presso le mense
scolastiche, rischiando quindi di essere totalmente privi di un’opportunità di accesso a un pasto equilibrato
nella giornata.
EDUCAZIONE ED ISTRUZIONE
La situazione educativa della società boliviana presenta parecchie problematiche, molte delle quali derivano
da difficoltà strutturali del paese, a cui il governo sta provando a dare una risposta. Il sistema educativo
statale non riesce a garantire standard di qualità adeguati a tutti i cittadini, soprattutto agli appartenenti alle
fasce più basse della popolazione, in particolare alla popolazione di origine indigena proveniente da zone
rurali che spesso necessitano del lavoro dei propri figli per sopravvivere come nucleo famigliare. Il dover
provvedere al sostentamento della famiglia inficia il rendimento e la frequenza scolastica dei minori.
Secondo i dati INEI del 2012 a El Alto un segmento di circa il 40% della popolazione è composto da minori in
età scolare. Questa popolazione costituisce i nuclei scolastici delle unità educative del settore pubblico del
paese, in cui non sono sufficienti gli insegnanti e gli educatori e dove non si percepisce un’educazione
formale personalizzata, non si realizzano corsi di formazione e non si insegnano ai docenti le tecniche per
formare i ragazzi. In tale contesto, i padri di famiglia si preoccupano molto poco del successo scolastico dei
propri figli e si limitano solo a rimproverarli o a premiarli quando termina l’anno. Nel 2011 Il tasso di
analfabetismo a El Alto, ridotto negli ultimi due anni grazie ad intense campagne di alfabetizzazione
governative, si aggira secondo i dati raccolti dall’ong Yanapi intorno al 12% della popolazione che gravita
intorno alla via principale della Ceja, ma in area rurale raggiunge il 25%. Inoltre secondo i dati INEI a El Alto
sono iscritti alle scuole 185.059 studenti, a fronte di una popolazione in età scolastica di circa 220.000
persone. Il tasso di dispersione sfiora il 6% e gli anni medi di studio non arrivano a 8. Nella città di El Alto un
progetto dell'Unione Europea ha creato nel 2004 (ed è ancora attivo) 12 Centros de Recursos Pedagógicos
(CRP), distribuiti in tutta la città per rafforzare le strutture dell'educazione formale. Il progetto vuole costituire
un appoggio alle attività di informazione e di formazione di nuove competenze tra i giovani, ampliando gli
interventi anche alle tematiche collegate all’educazione integrale e alla promozione del benessere psicofisico dei bambini e degli adolescenti. I CRP, nonostante siano gestiti dal governo municipale, lamentano
carenze di organico e strutturali che non gli permettono di assolvere il compito per cui sono stati creati. La
zona di El Alto interessata dalle attività progettuali è un laboratorio di integrazione, dove confluiscono
persone di differenti etnie boliviane. Questo genera problemi di convivenza, di scambi linguistici difficili, che
si sommano a condizioni di marginalità derivate dalla povertà generalizzata della città.
Nel contesto di degrado de El Alto, molti bambini si recano alle proprie unità educative senza fare colazione,
senza cibo e senza le attenzioni dei genitori che escono da casa prima di loro e rincasano molto tardi. Tale
situazione impossibilita i genitori a seguire i figli e li lascia in uno stato di semi abbandono umano ed
educativo
TUTELA INFANZIA ED ADOLESCENZA
Uno studio del Centro Boliviano di Ricerca e Azione educativa (CEBIAE) ha rivelato che nel 2013 nel
distretto di La Paz-El Alto sono 70% i minori che lavorano al meno 12 ore al giorno in particolare in attività
commerciali. Durante i massacranti orari di lavoro (giornate di circa 13 ore in media), le bambine che
svolgono attività di vendita ambulante sono a rischio di molestie in strada e sfruttamento sessuale. Un report
dell’ Osservatorio di genere, coordinamento Donne nel 2008 ha registrato che il 62% delle vittime di denunce
di violenza sessuale a El Alto sono minori. Il 50% delle violenze denunciate si sono verificate in ambito
famigliare. Secondo la Dirección General de la Niñez y Adolescencia, 7 bambini su 10 patiscono
maltrattamenti domestici, mentre 8 su 10 subiscono violenza in ambito scolastico e lavorativo. Ci si trova
dinanzi ad un problema che colpisce la società boliviana nel suo complesso. I danni psicologici/emotivi
constatati nei bambini che subiscono violenza sono disparati e contrastanti: ci si può imbattere in caratteri
passivi, estremamente compiacenti, timidi e poco comunicativi fino a profili aggressivi, iperattivi, ribelli e
rabbiosi. Alcune volte, gli stessi soggetti presentano attitudini estreme quali la propensione al suicidio o
disturbi del proprio sviluppo fisico, emozionale ed intellettuale.
Il maltrattamento nei confronti delle bambine, rafforzato dalla dilagante discriminazione di genere perpetrato
da una società fondamentalmente maschilista, si incrocia con il basso livello economico dell’area de El Alto,
generando come effetto un incremento della prostituzione minorile. Secondo un report del 2011
dell’organizzazione Munasim Kullakita operante a El Alto, circa 250 tra bambine e adolescenti, minori di 18
anni sono vittime di tratta e sfruttamento della prostituzione. Nel 2011 l’organizzazione identifica 80 bambine
sfruttate sessualmente lungo la via principale de El Alto. Le bambine spesso non hanno percezione dello
sfruttamento, ma registrano la loro condizione come “normale”, non rendendosi conto dei danni psicologici e
fisici di cui sono vittime. La maggior parte delle ragazze incontrate da Munasim Kullakita a El alto sono
minori tra i 12 e i16 anni, lavoratrici sessuali provenienti da La Paz e El Alto, ma anche migranti da Santa
Cruz, Pando e Beni. Secondo i dati ufficiali della municipalità di El Alto nel 2011 sono circa 600 le minori
vittime di sfruttamento sessuale che lavorano in postriboli registrati ufficialmente, ma sono centinaia e
centinaia coloro che lavorano clandestinamente. Nel 2012 la “Mesa contra la violencia sexual”
organizzazione che si occupa del registro di bambine e adolescenti vittima di commercio sessuale, ha
evidenziato il tremendo conflitto sociale che vede i minori al centro di una rete di sfruttamento in cui lo Stato
la maggior parte delle volte non svolge azioni di tutela delle vittime. Spesso non vengono perseguiti i
colpevoli della prostituzione e non vengono aiutate le vittime a liberarsi dalla schiavitù della vendita del
proprio corpo e reinserirsi nella società. Nel report della Mesa emergono dati inquietanti: gli sfruttatori della
prostituzione minorile offrono la verginità di bambine di 12 anni per la somma di 1000 boliviani. In generale
per ogni prestazione sessuale le bambine ricevono dal cliente tra i 20 e i 30 boliviani, di cui i 2/3 rimangono
al proprietario del postribolo e circa 10 bolivianos sono percepiti dalle bambine.
Nei settori Sicurezza Alimentare, Educazione e Istruzione, Tutela Infanzia e Adolescenza ASPEm interviene
nel territorio di La Paz – El Alto con i seguenti destinatari diretti e beneficiari.
I destinatari diretti:
¾ 600 minori tra 0 e 13 anni che frequentano 3 scuole della città di El Alto e La Paz (distretti 2,3,8 di El
Alto e zona centro e sud di La Paz) e circa 60 persone tra educatori ed insegnanti delle scuole
frequentate dai minori inseriti nel progetto
¾ 200 bambini a rischio di dispersione scolastica inclusi in progetti di reinserimento scolastico e avvio
al lavoro
¾ 250 bambine e adolescenti, minori di 18 anni, vittime di sfruttamento sessuale e 100 Rappresentanti
delle istituzioni di tutela dei minori a El Alto e La Paz
I beneficiari:
¾ Circa 1000 cittadini, tra rappresentanti della società civile e genitori dei bambini
¾ Circa 500 famigliari di bambini e bambine ed adolescenti inseriti nei progetti
¾ Circa 1000 famigliari di bambine ed adolescenti donne inserite nei progetti.
OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO DI IMPIEGO:
BOLIVIA- La Paz (ASPEM 53531)
¾ Incentivare sane abitudini alimentari, igiene adeguata e cure appropriate per uno sviluppo integrale
di circa 600 bambini/e ed adolescenti dei distretti 2,3 e 8 de El Alto a rischio di denutrizione
attraverso il coinvolgimento di 60 educatori e insegnanti nel progetto.
¾ Contribuire al rafforzamento delle capacità individuali, promozione del reinserimento scolastico e
orientamento lavorativo di 200 bambini e adolescenti nella città di El Alto
¾ Contribuire al reinserimento nella società di 250 bambine e adolescenti donne vittime di violenza
sessuale e sfruttamento della prostituzione
¾ Stimolare la prevenzione della prostituzione minorile attraverso un lavoro di rafforzamento della rete
istituzionale con il coinvolgimento di 100 rappresentanti delle istituzioni ed associazioni che si
occupano di tutela dell’Infanzia ed Adolescenza.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO:
Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi
BOLIVIA- La Paz (ASPEM 53531)
Azione 1. Realizzazione di attività per incentivare sane abitudini alimentari ed igiene adeguata per lo
sviluppo di 600 bambini/e residenti nei distretti 2,3 e 8 di El Alto
1. Realizzazione di 4 corsi di formazione rivolti a 60 insegnanti per migliorare la qualità di vita dei
minori mediante sane abitudini alimentari e cure familiari appropriate
2. Elaborazione di valutazione nutrizionale ed accompagnamento a visite mediche specifiche rivolti a
30 gruppi di minori
3. 4 Workshop di formazione rivolto ad almeno 4 gruppi da 20 bambini sulle sane abitudini alimentari,
sull’igiene, sulla cura del corpo e il buon comportamento.
4. 2 Workshop di informazione e formazione rivolto a 10 gruppi di genitori sulle cure genitoriali
5. Costruzione di 3 orti comunitari nelle unità educative e nei centri di accoglienza
6. Utilizzo degli ortaggi in 3 mense scolastiche
7. Organizzazione di 1 fiera della salute dove esperti offrono informazioni sulla nutrizione e gli studenti
informino la popolazione sul tema della sana alimentazione
Azione 2. Gestione di servizi di rafforzamento delle capacità individuali, promozione del reinserimento
scolastico e dell’avvio al lavoro di 200 minori a rischio de El Alto
1. Realizzazione di 4 laboratori di autostima e definizione delle proprie competenze
2. Realizzazione 10 attività di orientamento educativo svolto su gruppi di 20 bambini
3. Realizzazione di 4 eventi di aggiornamento e formazione tecnica, in particolare sul tema della
coltivazione di ortaggi.
4. Realizzazione di accompagnamento nella gestione di attività di studio per il recupero del programma
5. Realizzazione di colloqui settimanali alla presenza dei genitori per migliorare l’organizzazione, le
attività di studio e delle responsabilità nella famiglia
6. Somministrazione di 4 eventi sull’educazione alla salute e all’igiene del corpo
7. Realizzazione di 1 incontro al mese per la gestione e risoluzione del conflitto famigliare
Azione 3. Gestione di attività di avvicinamento, formazione e reinserimento di 250 bambine e adolescenti
vittime sfruttamento della prostituzione
1. Pianificazione e realizzazione di 1 uscita di educativa di strada a settimana
2. Elaborazione di percorsi di sostegno psicologico individualizzato
3. Inserimento nella comunità per vittime di sfruttamento della prostituzione (fino a 15 persone per
volta)
4. Accompagnamento alle visite mediche
5. Attuazione di 1 attività settimanale di formazione al lavoro rivolta alle vittime di sfruttamento sessuale
6. Realizzazione di 4 eventi rivolti alle scuole de El Alto sul tema della violenza sessuale e sfruttamento
della prostituzione minorile
7. Gestione di 1 evento al mese di sensibilizzazione al tema della prostituzione minorile rivolto alle
famiglie delle vittime
Azione 4. Realizzazione di attività di prevenzione della prostituzione minorile e rafforzamento della rete di
istituzioni attive nella Tutela dei minori
1. Realizzazione di 6 incontri con le realtà che si occupano di Educazione e Tutela dei Minori a El Alto
2. Realizzazione di 4 seminari e corsi di aggiornamento per 2 gruppi da 20 operatori della Pubblica
Amministrazione che si occupano di infanzia e adolescenza.
3. Realizzazione di 4 seminari sul tema della violenza di genere rivolti a 3 gruppi di 20 poliziotti de El
Alto
4. Elaborazione di protocolli comuni per l’orientamento educativo dei ragazzi
5. Elaborazione di una Carta del Buen Trato per i bambini di El Alto da promuovere presso famiglie,
scuole e Centri educativi.
6. Realizzazione di 1 evento annuale in occasione della Giornata Onu dei diritti dei Minori
Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica
delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività
¾ 1 coordinatore di programma – azione 1,2,3 e 4
¾ 2 coordinatori di progetto – azione 1,2,3, e 4
¾ 1 amministratore di progetto – azione 1,2,3 e 4
¾ 1 logista per supporto tecnico all’organizzazione e pianificazione delle attività tecniche preparatorie
alla realizzazione degli orti – azione 1 e 2
¾ 1 esperto di agronomia per supporto alla realizzazione degli orti – azione 1 e 2
¾ 3 formatori – azione 1, 3 e 4
¾ 3 educatori – azione 1, 2, 3 e 4
¾ 2 psicologi – azione 2, 3 e 4
Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto:
Il volontario/a in servizio civile n°1 sarà di supporto nelle seguenti attività:
¾ Supporto alla elaborazione del materiale per 4 corsi di formazione rivolti a 60 insegnanti per
migliorare la qualità di vita dei minori mediante sane abitudini alimentari e cure familiari appropriate
¾ Affiancamento durante l’attività di formazione in aula
¾ Collaborazione al reperimento materiale didattico adatto ai bambini sul tema della sane abitudini
alimentari
¾ Collaborazione nel reperimento materiale scolastico sul tema dell’igiene e la cura del corpo e
produzione
¾ Affiancamento durante i workshop sulla sana alimentazione diretta 4 gruppi di 20 minori l’uno
¾ Affiancamento durante i workshop sulle cure genitoriali rivolte a 10 gruppi di genitori
¾ Accompagnamento a visite mediche specifiche rivolti a 30 gruppi minori
¾ Affiancamento durante l’attività di 3 mense scolastiche che utilizzino ortaggi coltivati nel progetto
¾ Supporto all’organizzazione di 1 fiera della salute
Il volontario/a in servizio civile n°2 sarà di supporto nelle seguenti attività:
¾ Supporto alle attività di elaborazione e programmazione di 10 attività di orientamento educativo
¾
¾
¾
¾
¾
¾
¾
Supporto agli educatori per la pianificazione e gestione di 4 laboratori sull’autostima.
Supporto alle attività di realizzazione del materiale didattico.
Accompagnamento nella gestione dei compiti scolastici.
Supporto nell’organizzazione di laboratori partecipativi sulla tematica della buona gestione dei figli
Supporto per l’elaborazione di questionari di valutazione su autostima e orientamento professionale.
Supporto per la realizzazione degli eventi di formazione permanente.
Collaborazione nell’organizzazione di 1 incontro al mese per la gestione e risoluzione del conflitto
famigliare
Il volontario/a in servizio civile n°3 sarà di supporto nelle seguenti attività:
¾ Affiancamento dell’equipe di educativa di strada in uscita settimanale
¾ Supporto agli educatori e alla psicologa nella definizione del percorso psicologico da offrire alle
vittime di sfruttamento della prostituzione
¾ Accompagnamento mensile delle bambine ed adolescenti inserite nel centro di assistenza alle visite
mediche
¾ Affiancamento nella realizzazione di attività ricreative quotidiane nel centro di accoglienza delle
vittime di sfruttamento sessuale
¾ Supporto nella definizione del programma settimanale delle attività di orientamento professionale di
bambine e adolescenti vittime di violenza
¾ Affiancamento nella somministrazione di 4 eventi rivolti alle scuole de El Alto sul tema della violenza
sessuale e sfruttamento della prostituzione minorile
¾ Collaborazione nella ricerca di materiale didattico sul tema della violenza sessuale e sfruttamento
della prostituzione
¾ Affiancamento ai colloqui con i genitori delle vittime di sfruttamento
Il volontario/a in servizio civile n°4 sarà di supporto nelle seguenti attività:
¾ Supporto alle attività di realizzazione del materiale di studio per il Tavolo di lavoro fra Istituzioni
¾ Supporto nella gestione delle relazioni e contatti con i partner facenti parte della rete di istituzioni di
Tutela dei Minori
¾ Supporto alle attività di elaborazione dei corsi e della formazione per i funzionari della Pubblica
Amministrazione
¾ Affiancamento nell’elaborazione dei corsi di formazione rivolti ai funzionari della Polizia de El Alto
¾ Supporto nell’elaborazione e stesura del Protocollo per l’orientamento educativo dei bambini
¾ Supporto nell’elaborazione e diffusione della Carta del Buen Trato.
¾ Affiancamento nelle attività organizzative dell’evento in occasione della Giornata Internazionale dei
diritti dei minori
¾ Supporto nelle attività comunicative dell’evento in occasione della Giornata Internazionale dei diritti
dei minori
REQUISITI:
I seguenti requisiti sono suddivisi tra requisiti generici, ricercati genericamente in tutti i candidati, e i preferibili
requisiti specifici, inerenti aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i volontari
andranno ad implementare
Generici:
¾ Esperienza nel mondo del volontariato;
¾ Conoscenza della FOCSIV o di uno degli Organismi soci e delle attività da questi promossi;
¾ Competenze informatiche di base e di Internet.
Specifici:
BOLIVIA- La Paz (ASPEM 53531)
Volontari/e n. 1
¾ preferibile formazione in ambito ambientale e/o agronomico e/o educativo
¾ Buona conoscenza della lingua spagnola parlata e scritta
¾ Preferibile pregressa esperienza nella tematiche di sviluppo collegate alla sicurezza alimentare
¾ Preferibile pregressa esperienza di studio e/o esperienza in ambito delle coltivazioni
¾ Preferibile esperienza all’estero in America Latina
Volontari/e n. 2,3,4
¾ preferibile formazione in: scienze dell'educazione, psicologia, scienze sociali, antropologia;
¾ Buona conoscenza della lingua spagnola, parlata e scritta
¾
¾
Preferibile pregressa esperienza con gruppi di bambini e di donne
Preferibile esperienza all’estero in America Latina
DOVE INVIARE LA CANDIDATURA
¾
¾
tramite posta “raccomandata A/R”: la candidatura dovrà pervenire direttamente all’indirizzo
sotto riportato.(Nota Bene: non farà fede il timbro postale di invio, ma la data di ricezione in sede
delle domande)
ENTE
CITTA’
INDIRIZZO
TELEFONO
SITO
ASPEm
Como
Via Dalmazia, 2 22063
Cantù (CO)
031-711394
www.aspem.org
tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l'interessato, allegando la
documentazione richiesta in formato pdf, a [email protected] e avendo cura di specificare nell'oggetto il
paese e il titolo del progetto (es. CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI
– Est Europa 2014 - Albania - CELIM).
Nota Bene: per inviare la candidatura via PEC
• è necessario possedere un indirizzo PEC di invio (non funziona da una mail normale),
• non è possibile utilizzare indirizzi di pec gratuiti con la desinenza "postacertificata.gov.it",
utili al solo dialogo con gli Enti pubblici.
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CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI