SINDACATI INDIPENDENTI TICINESI SEGRETARIATO CANTONALE LOCARNO Locarno, 13 maggio 2013/JSA COMUNICATO STAMPA No alla privatizzazione parziale della sorveglianza carceraria Il 15 aprile 2013 il Gran Consiglio ha approvato con 59 voti favorevoli, 21 voti contrari e 3 astenuti il messaggio aggiuntivo 6644 A del 5 marzo 2013 del Dipartimento delle Istituzioni, che riguarda la modifica della Legge sull’esecuzione delle pene e delle misure per gli adulti. In particolare la modifica di legge prevede l’aggiunta dell’articolo 8b, secondo il quale il Consiglio di Stato può trasferire ai privati, in casi eccezionali, il compito di provvedere alla sorveglianza delle persone sottoposte a fermo o a carcerazione amministrativa secondo la Legge federale sugli stranieri del 16 dicembre 2005 e collocate in celle situate all’interno delle strutture carcerarie cantonali. La modifica estende inoltre ai cosiddetti “richiedenti l’asilo recalcitranti” la cerchia delle persone collocate all’interno delle strutture carcerarie cantonali, la cui sorveglianza può essere trasferita, in casi eccezionali, a privati. La modifica adottata prevede anche che alle ditte di sicurezza private può essere trasferito il compito di provvedere alla sorveglianza non solo delle persone collocate in celle situate all’interno delle strutture carcerarie cantonali, ma anche di quelle che si trovano in celle ubicate all’esterno di tali strutture. Anche secondo i Sindacati Indipendenti Ticinesi – SIT la modifica di legge ticinese banalizza i problemi legati alla sorveglianza all’interno delle carceri. Già oggi all’interno delle strutture carcerarie ticinesi esistono problemi importanti per il personale adeguatamente formato come agente di custodia, che deve affrontare entro stretti termini imposti dalla legalità una casistica di detenuti sempre più afflitti da problemi di salute e difficili da gestire. Pensare di introdurre ulteriori categorie di persone a rischio (come i "recalcitranti") nelle carceri cantonali e di affidarle a personale di agenzie private, sottopagato e con una formazione raffazzonata, significa introdurre dei rischi gestionali accresciuti all’interno delle strutture carcerarie cantonali. È una pia illusione invocare un'adeguata formazione degli agenti privati e un controllo del loro operato, come fa il rapporto 6644R/AR della Commissione della legislazione del Parlamento ticinese. Il rischio di collusione e fughe di notizie dalle strutture carcerarie sarebbe accresciuto dalla presenza di personale precario, non formato e pagato male delle agenzie di sicurezza private. La professionalità degli agenti di custodia è ovviamente richiesta anche per la sorveglianza all’esterno delle strutture carcerarie. Chi garantirà che non vi sia rischio di collusione, se lo Stato affida a ditte private compiti che sono suoi, senza il controllo preventivo dell’identità di chi svolge concretamente tale compito? Chi garantisce che sono persone affidabili? Inoltre la sorveglianza di persone fermate o incarcerate presuppone sempre il rischio di dover utilizzare dei mezzi coercitivi, utilizzazione che deve essere prerogativa di agenti pubblici, adeguatamente formati. Lo Stato non deve e non può speculare nell’ambito della sicurezza. Lo Stato deve formare e assumere agenti di custodia pubblici in numero sufficiente presso le carceri per affrontare i compiti esistenti e quelli nuovi. Per questi i Sindacati Indipendenti Ticinesi – SIT sostengono il referendum lanciato contro la modifica della citata legge.