V I N C E N Z O M A R I N O AUTOSOCCORSO DELLA CORDATA AUTOSOCCORSO DELLA CORDATA Generalità Le manovre che vengono qua illustrate costituiscono patrimonio indispensabile di ogni alpinista perché consentono, in caso di infortunio non grave di uno dei componenti la cordata, il suo recupero e la conseguente calata evitando così di richiedere l'intervento di altri alpinisti o del Soccorso Alpino, indispensabile per operazioni più complesse. Per questo tali manovre dovrebbero essere ripetute più volte da ognuno ad ogni inizio di stagione in palestra in modo che, in caso di necessità la profonda conoscenza di esse possa sopperire allo stato di tensione del momento. Il materiale impiegato è esclusivamente quello di cordata, che ogni alpinista deve avere con sé per una salita di media difficoltà. Su tale base, oltre che per criteri di semplicità e praticità, si è ritenuto opportuno adottare i sistemi che vedremo, pur sapendo che in questo campo le possibilità che si offrono all'alpinista sono numerosissime. Avvenuto l'incidente, la cosa più importante ed immediata da compiere è quella di accertarsi delle condizioni dell'infortunato prima di intraprendere qualsiasi tipo di soccorso. Se questi non presenta lesioni tali da impedirne il movimento (ferite gravi, colpi alla spina dorsale, ecc.) bisogna innanzi tutto recuperarlo al punto di sosta dove si trova chi assicura: A. B. C. calandolo sullo stesso punto di sosta se si trova più in alto per aver passato uno o più rinvii; calandolo su di un punto di sosta inferiore, per poi raggiungerlo con una corda doppia, se è in grado di autoassicurarsi da solo; innalzandolo al punto di sosta se si trova più in basso. In questo caso il recupero si fa attuando il più opportuno dei sistemi di carrucola qui di seguito proposti. Carrucola doppia La prima operazione che il soccorritore deve compiere prima di iniziare qualsiasi manovra di recupero è quella di realizzare un'asola di bloccaggio e la controasola sulla corda di cordata, ovviamente con il ramo non in tensione (fig. 1). A questo punto per formare il sistema di carrucole che permette di sollevare il compagno infortunato, si realizza un nodo Machard con moschettone sul ramo di corda tesa che va al compagno da recuperare. A questo si lega con un nodo barcaiolo un cordino di lunghezza tale da permettere di collegarlo ad uno degli ancoraggi (si usa un solo ancoraggio soprattutto per motivi di praticità) unendolo ad esso con un mezzo barcaiolo bloccato con apposita asola. Per riuscire a sciogliere il sistema di assicurazione e trasformarlo in carrucola, si scarica su questo cordino tutto il peso da recuperare, sciogliendo prima l'asola di bloccaggio e poi l'assicurazione della corda di cordata (che comunque rimane passata nel moschettone) (fig. 2). A valle dell'autobloccante già realizzato, che ha lo scopo di impedire alla corda di scorrere verso il basso e di consentire nello stesso tempo il suo recupero, si sistema un secondo Machard nel cui moschettone si fa passare nuovamente il ramo di corda libera (fig. 3). La carrucola doppia è così completata. Il soccorritore, vestita la corda come per l'assicurazione a spalla, può ora ricuperare il compagno infortunato. Dopo ogni tratto di ricupero si manda in trazione l'autobloccante superiore; ciò permette di spostare nuovamente (il più in basso possibile) quello inferiore. Perché il tratto ricuperato in ogni fase sia il più lungo possibile, conviene che il primo Machard sia realizzato a contatto con il moschettone dell'iniziale sistema di assicurazione. Per ottenere questo conviene, a carrucola già realizzata, effettuare un'asola di bloccaggio sulla corda passata nell'auto bloccante a valle e accorciare il cordino che collega il primo Machard all'ancoraggio in parete agendo sul nodo barcaiolo (fig. 4). Qualora il sistema con la carrucola doppia risulti eccessivamente faticoso si può aggiungere un autobloccante con moschettone, ottenendo così un’ulteriore diminuzione dello sforzo, che viene ridotto di un quarto rispetto al carico, attriti esclusi (fig. 5a). Volendo esercitare la trazione verso l'alto, si fa passare la corda in un altro moschettone collegato all'auto bloccante a valle con un cordino corto, migliorando ancora l'efficacia del sistema (fig. 5b). Carrucola doppia con rinvio al compagno Se il compagno ferito è in grado di collaborare e la corda svolta non è superiore ad 1/3 della sua lunghezza, risulta molto redditizio questo tipo di manovra. Dopo aver realizzato, come nelle precedenti carrucole, il Machard con moschettone, e con il cordino il mezzo barcaiolo e l'asola di bloccaggio, ed aver sciolto il sistema di assicurazione, la parte di corda disponibile viene calata all'alpinista da recuperare, che la collegherà all'anello di chiusura dell'imbracatura con un moschettone. La carrucola è così ultimata ed il manovratore comincerà il recupero; l'autobloccante entrerà in funzione per permettere a questi di riposarsi (fig. 6). L'infortunato può collaborare tirando con le mani sul ramo di corda che scende e scorre sul moschettone agganciato all'imbracatura. A questo punto con i componenti della cordata riuniti allo stesso punto di sosta e autoassicurati, si valuta la possibilità di portare a valle il ferito salvo che ciò non aggravi ulteriormente le sue condizioni. Figura 1 Figura 2 Figura 1 Figura 2 Figura 3 Figura 4 Se l'impedimento è agli arti superiori ed il ferito non è in grado di eseguire manovre di autoassicurazione, si allestisce una corda doppia collegando il ferito ad essa con un freno-moschettone. Si scende poi per primi: ciò permette, a condizione che la corda doppia sia costantemente gravata dal nostro peso, di tenerlo assicurato sia durante la nostra discesa sia durante l'attrezzatura del successivo punto di sosta. Si regola quindi dal basso variando la tensione della corda doppia la velocità di discesa del ferito che dovrà solo tenersi staccato dalla parete con gli arti inferiori, senza adoperare quelli superiori (fig. 7): avendo l'accortezza di tenere in funzione il proprio autobloccante. Se l'impedimento è agli arti inferiori o se il compagno di cordata si trova in condizioni tali da non poter scendere da solo, si realizza sulla corda doppia un freno-moschettone collegato all'imbracatura del ferito. Il soccorritore è collegato alla corda doppia con un'autobloccante Machard. Il collegamento col ferito avviene invece tramite un cordino lungo 2 - 2,5 m nel modo seguente: - un'estremità del cordino viene fissata al ferito con il nodo bulin in corrispondenza della chiusura della sua imbracatura; l'altra estremità del cordino viene fatta passare prima dietro la chiusura dell'imbracatura del soccorritore e poi su quella del ferito, dove viene fissata con l'asola di bloccaggio (fig. 8). Il soccorritore sistema il ferito davanti a sé, di traverso, e regola la calata facendo scorrere l'autobloccante che, se lasciato entrare in azione, ferma la discesa di entrambi. Giunti al termine della corda il soccorritore attrezza il successivo punto di fermata. Tenendo sempre caricata la corda doppia, tramite l'autobloccante, egli può eventualmente sganciarsi dal compagno, che lascerà sospeso alla stesa, ed effettuare così piccoli spostamenti. Dovendo effettuare spostamenti di una certa consistenza e non potendo tenere direttamente in tensione la corda, blocca il ferito realizzando un autobloccante sotto il freno-moschettone e collegandolo all’imbracatura del ferito stesso. Realizzato l'ancoraggio, il soccorritore si autoassicura e assicura l'infortunato, usando il cordino che li collegava (rimasto appeso all'imbracatura di questo), effettuando un mezzo barcaiolo con asola di bloccaggio e controasola; ora può liberare la corda e, recuperatala, allestire una successiva doppia. Per ripartire il soccorritore comporrà prima il proprio Machard sulla corda, poi il freno-moschettone, al di sopra, a cui collegare il ferito. Il cordino è messo in posizione agendo con l'aiuto del mezzo barcaiolo eseguito sull'ancoraggio. Esso viene poi, usato come prima per riformare il collegamento tra i due alpinisti. Calata con giunzione delle corde Se la cordata è composta di tre elementi e quindi dispone di due corde, la manovra più vantaggiosa per un veloce rientro è la calata di soccorritore ed infortunato con una corda e all'occorrenza con la giunzione dell'altra a cura del terzo componente. Questa manovra permette lunghe calate ed il controllo del ferito in ogni momento della discesa. La manovra deve essere conosciuta perfettamente e pertanto richiede frequenti esercitazioni e ripetizioni per collaudare la sua attuazione pratica. Vediamo innanzi tutto come collegare al soccorritore e all'infortunato la corda utilizzata per la calata: - l'infortunato viene legato direttamente all'imbracatura con l'estremità della corda; il soccorritore si collega alla stessa corda tramite uno spezzone di cordino (della lunghezza di circa 2 m) con nodo barcaiolo ed un moschettone che si aggancia ad un'asola (nodo delle guide con frizione) ricavata 60 - 80 cm sopra il ferito (fig. 9). Il barcaiolo permette al soccorritore di regolare agevolmente la giusta posizione rispetto all'infortunato che tiene sulle spalle, facendo in modo che tutto il peso di questo sia caricato sulla corda. Egli può, inoltre, giunto al punto di sosta successivo, lasciarlo appeso alla corda e pur restando sempre assicurato, attrezzare un nuovo ancoraggio. Il ferito viene tenuto unito alle spalle del soccorritore mediante un anello di fettuccia incrociato ad otto (8) dietro la sua schiena. L'anello deve essere sufficientemente lungo da permettere ad entrambi di infilare le braccia nei due anelli dell'otto. Un'avvertenza importante e da tener ben presente è che ferito e soccorritore devono sempre e in ogni caso rimanere completamente appesi alla corda perché, in caso contrario un'eventuale loro fermata non verrebbe avvertita dal manovratore a causa dell'elasticità della corda che sarebbe lasciata scorrere causando, alla ripresa della discesa, un pericoloso salto. Il soccorritore deve in ogni caso essere in contatto con il manovratore in qualsiasi momento della calata. Vediamo ora la posizione e le operazioni che il manovratore dovrà compiere per effettuare la calata e la giunzione della corda. L'ancoraggio deve essere particolarmente robusto. La calata avviene per mezzo di un freno-moschettone doppio; la sicurezza si ottiene, come per le carrucole, con un autobloccante e un mezzo barcaiolo con asola di bloccaggio, realizzati con uno spezzone di mezza corda su uno degli ancoraggi. La discesa è controllata con entrambe le mani sulla corda in entrata, mentre l'autobloccante è tenuto allentato trattenendolo con un arto inferiore. Partendo da questa posizione, ecco ora la successione e le fasi della giunzione. Figura 5 Figura 6 Figura 7 La giunzione delle due corde può essere effettuata prima di iniziare la calata (avendo l'accortezza di predisporre in ordine gli anelli di corda); qualora ciò non sia possibile si arresta la calata con un'asola di bloccaggio, e controasola, a circa 3 - 4 m dalla fine della corda, per poter così effettuare l'unione delle due corde e riprendere poi la calata, avendo sciolto l'asola di bloccaggio. - Quando la prima corda sta per finire, si mette in azione l'autobloccante in modo da scaricare sullo spezzone tutto il carico che grava sulla corda (fig. 10). Ora è possibile far passare il nodo di giunzione attraverso il freno-moschettone e realizzare, sotto di questo, un'asola di bloccaggio (fig. 11). Si scioglie l'asola di bloccaggio sullo spezzone, ed agendo sul mezzo barcaiolo si mette in tensione la corda di calata (fig. 12). Si allenta quindi l'autobloccante per farlo scorrere sopra il nodo di giunzione e si rimette lo spezzone nella posizione iniziale (fig. 13). Si scioglie infine l'asola di bloccaggio sulla corda di calata per riprendere la discesa (fig. 14). Figura 8 Figura 9 Figura 10 Figura 11 Figura 12