La legge di Coulomb ed il principio di sovrapposizione Per motivi di natura tecnica risulta molto più semplice misurare con precisione, su scala macroscopica, la presenza di cariche in movimento piuttosto che quantificare il valore di cariche che stanno ferme. Pertanto, nel Sistema Internazionale, l’unità di carica non è una grandezza fondamentale, ma derivata da quella dell’unità di corrente, che misura invece il passaggio di cariche attraverso un conduttore. Si tratta di un processo al contrario, un po’ come se misurassimo il tempo a partire dalla velocità e dallo spazio. L’unità di misura che viene così definita prende il nome di Coulomb1 e si indica con la lettera C maiuscola. Per il momento possiamo dare una definizione alternativa di Coulomb come una carica pari a quella di: 6.25 × 10 18 elettroni cambiata di segno: 1Coulomb ≡ 6.25 × 1018 elettroni ma non possiamo giustificare il perché proprio questo numero di elettroni e non un altro. Va detto comunque che in ogni caso avremmo potuto anche pensare di adottare la carica dell’elettrone come unità di misura, ma per gli scopi pratici su scala macroscopica essa risulta troppo piccola. Invertendo la definizione precedente si ha: − e = −1.6 × 10 −19 C L’esperienza mostra che due corpi carichi puntiformi, posti nel vuoto a distanza r, interagiscono con una forza diretta lungo la retta congiungente i due corpi, attrattiva o repulsiva a seconda dei segni delle reciproche cariche, la cui intensità è tanto maggiore quanto più le cariche sono vicine e tanto maggiore quanto maggiore è il valore di ciascuna di q2 esse: F =k Con | q1q2 | r2 r q1 q1 e q 2 abbiamo indicato i valori delle rispettive cariche espressi in Coulomb, ed r ed F sono ovviamente espressi in metri e Newton. k è una costante di proporzionalità che nel Nm 2 , e le sue unità di misura sono quelle che occorrono per far Sistema Internazionale vale k = 9 × 109 C2 tornare Newton al primo membro. Rimarchiamo il fatto che la legge sopra esposta, detta legge di Coulomb, vale esclusivamente per oggetti puntiformi. Un oggetto rigorosamente puntiforme è una entità solo teorica, tuttavia le particelle elementari possono essere considerate puntiformi, a patto che la distanza r coinvolta nella legge di Coulomb sia molto grande rispetto alle loro dimensioni. Una notevole proprietà delle forza elettrica che studieremo, fa sì che la legge di Coulomb valga anche per oggetti carichi estesi nei quali le cariche siano distribuite con simmetria rigorosamente sferica. Si può mostrare che se due sfere cariche, poste ad una distanza che permetta di trascurare le possibili variazioni della distribuzione di cariche sull’una ad opera dell’altra, interagiscono secondo la legge di Coulomb dove al posto di r andrà inserita la distanza fra i centri2. Per avere una espressione della legge di Coulomb in termini vettoriali, che contenga cioè anche informazioni sul verso della forza, dovremo aggiungere il simbolo di un versore r̂1 . 1 Charles Augustin de Coulomb (1736-1806), scienziato francese. A lui si deve la legge che esprime la forza fra due corpi carichi puntiformi qui esposta, ricavata attraverso un apparato detto bilancia di torsione. 2 Va detto anche che nel momento in cui assumiamo che le cariche siano puntiformi, e che tutte le loro proprietà possano essere individuate da una grandezza scalare q, anche solo da motivi di simmetria si potrebbe dedurre che la loro interazione deve essere diretta lungo la congiungente, in quanto in uno spazio vuoto con le sole due cariche in studio, non si potrebbe definire nessun’altra direzione in modo univoco. Intenderemo con r̂1 un vettore di modulo 1 orientato dalla prima carica, q1 verso la seconda q 2 , (cioè sempre uscente dalla carica della quale si vuol esprimere la forza da essa esercitata) ed eliminando il modulo, si ottiene: qq F21 = k 1 22 ˆ r1 r forza esercitata su q2 da q1 La formula ora fornisce, oltre all’intensità, anche la direzione della forza che la carica q1 esercita su q2 . Precisamente, se le due cariche hanno lo stesso segno , cioè se q1q2 > 0 , allora q1 esercita su q2 una forza che ha direzione r̂1 , cioè uscente da q1 e quindi repulsiva. Se invece q1q2 < 0 , cioè le due cariche hanno segno diverso, allora q1 esercita su q2 una forza che ha direzione −rˆ1 , cioè entrante in q1 e quindi attrattiva. Si noti che F21 va pensata applicata su q2 mentre F12 Q2 Q1 applicata su q1 , come si vede in figura. Riflettere anche F12 sul fatto che, a norma del principio di azione e reazione, è sempre e comunque F12 = −F21 anche se q1 e q2 sono molto differenti in valore. Q1 F12 F F21 Q2 21 Allo scopo di semplificare alcune formule dell’elettromagnetismo, si paga il piccolo prezzo di complicare un pochino l’espressione della legge di Coulomb, ponendo al posto di k l’espressione: k= il che è sempre possibile, ricordando che k = 9 × 109 ε0 = F12 Q1 Q2 F21 1 4πε0 Nm 2 , purché si ponga C2 1 C2 = 8.85 × 10−12 9 4π × 9 × 10 Nm 2 valore che viene detto costante dielettrica del vuoto. La legge di Coulomb assume così la nuova forma: F = 1 | q1q2 | 4πε0 r 2 A completamento di quanto detto va enunciata l’altra fondamentale proprietà dell’interazione elettrica, che va sotto il nome di principio di sovrapposizione. Nel caso in cui si avesse a che fare con tre o più cariche puntiformi, vincolate a stare in prefissate posizioni, ci si potrebbe chiedere se la presenza di q 3 accanto a q1 e q2 impedisca di utilizzare la legge di Coulomb nella stessa forma, o per dire meglio dire in che modo q 3 modifica la forza che le altre due si scambiano quando essa non c’è. L’esperienza mostra che vale una regola additiva degli effetti: la forza che q2 e q 3 esercitano su q1 è pari alla somma vettoriale delle forze che q2 eserciterebbe su q1 come se q 3 non ci fosse, e della forza che q 3 eserciterebbe su q1 come se q2 non ci fosse. PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE: IN UN INSIEME DI TRE O PIÙ CARICHE PUNTIFORMI, LA FORZA CON LA QUALE INTERAGISCONO DUE QUALUNQUE DI LORO PUÒ ESSERE CALCOLATA COME SE LE ALTRE NON CI FOSSERO, E LA FORZA RISULTANTE SU UNA QUALUNQUE DI ESSE È LA SOMMA VETTORIALE DI TUTTE LE FORZE CALCOLATE IN QUESTO MODO. Esercizio Tre cariche puntiformi sono vincolate ai vertici di un triangolo rettangolo i cui cateti misurano 3.0 cm ciascuno, come in figura. I valori delle cariche sono: Q1 = 2.5 × 10−6 C = 2.5 μC Q2 = −4.0 × 10−6 C = −4.0 μC Q2 F23 F21 Q3 = 5.2 × 10−6 C = 5.2 μC . Calcolare l’intensità ed individuare la direzione della forza che complessivamente le altre cariche esercitano su Q2 . Q1 Q3 Risposta: Per il principio di sovrapposizione la carica Q2 subisce la forza F21 attrattiva da parte di Q1 come se Q3 non ci fosse, e la forza attrattiva F23 di Q3 come se Q1 non ci fosse. Le loro intensità valgono: | F21 |= −6 × (−4.0 × 10−6 ) | 1 | Q1Q2 | 9 | 2.5 × 10 = 9.0 × 10 = 10 × 109−6−6+4 N = 100 N −2 2 4πε0 r 2 (3.0 × 10 ) | F23 |= −6 × 5.2 × 10−6 | 1 | Q2Q3 | 9 | −4.0 × 10 = 9.0 × 10 = 10.4 × 109−6−6+4 N = 104 N 2 2 2 − − 2 2 4πε0 r (3.0 × 10 ) + (3.0 × 10 ) La forza risultante F è rappresentata in direzione ed intensità dalla diagonale del parallelogramma che ammette F21 e F23 come lati. Vi sono due vie per il calcolo. Q2 α F23 F21 1) Dal teorema di Carnot si ricava: | F |2 =| F21 |2 + | F23 |2 −2 | F21 || F23 | cos(π − α) π otteniamo: ed essendo α = 4 3 | F |2 = 1002 + 1042 − 2 ⋅ 100 ⋅ 104 ⋅ cos π 4 da cui | F |= 189 N 2) Calcoliamo le componenti x ed y di ciascuna delle due componenti: Q1 π −α Q2 F21x = 0 N , F21y = −100 N F23x F23y π 2 = F23 cos = 104 = 73.5 N 4 2 π 2 = − F23 sin = −104 = −73.5 N 4 2 Sommandole otteniamo le componenti della risultante: Q3 F F21 Q1 π 4 F23 Q3 Fx = F12x + F23x = 0 N + 73.5 N = 73.5 N Fy = F21y + F23y = −110 N - 84.9 N = −174 N Q2 ˆ 73.5 x dal teorema di Pitagora si ha il modulo si F : ˆ − 174 y F = Fx2 + Fy2 = 73.52 + (−174)2 = 35678 = 189 N Per direzione di F si intende l’angolo ϑ (theta) che il rappresentante del vettore F applicato nell’origine forma con l’asse orientato delle ascisse. Come si vede dalla figura, le lunghezze delle componenti di F sono cateto opposto ed adiacente del triangolo rettangolo che ha proprio F come ipotenusa. Il loro rapporto, compreso il segno dà il valore della tangente di ϑ : ˆ 73.5 x tan ϑ = −174 = −2.37 73.5 ⇒ ϑ ϑ = arctan (−2.37) = −67.1° ˆ − 174 y Si faccia attenzione che la funzione tan−1 della calcolatrice corrisponde all’arcotangente e quindi restituisce sempre un angolo compreso fra −90° e +90° . Solo un ragionamento sulla figura permette di capire se il valore di ϑ richiesto dal problema è esterno all’intervallo di questi valori. A titolo di esempio si supponga di dover calcolare la direzione del vettore in figura. Risulta ancora tan ϑ = 174 = −2.37 −73.5 ˆ 174 y Tuttavia il valore tan−1(−2.30) = −66.5° che fornisce la calcolatrice non ϑ è la risposta corretta. Un’analisi della figura fa capire che è: ϑ = 180° + arctan (−2.37 ) = 180° − 67.1° = 113° Studiare Walker p6-7; pp9-12 Es.p E38 n18, 19 − 73.5 xˆ