VIAGGIO DELLA MEMORIA 2012 Mauthausen, Gusen, Castello di Hartheim Diario di viaggio 28.01.12- Sabato: stanchi e assonnati ci dirigiamo con passo trascinato verso il pullman che sarà praticamente la nostra casa per tre giorni. Dopo estenuanti ore di viaggio finalmente giungiamo a Innsbruck, cittadina austriaca confinante con l’Alto Adige Ci accolgono grandi viali di tipiche case austriache e ci lasciamo affascinare da un paesaggio vivace e colorato, molto diverso da quelli a cui siamo abituati. La neve circonda i prati e gli alberi, ma il tempo stringe e dopo solo qualche ora, siamo costretti a riprendere il viaggio. Ci abbandoniamo ai paesaggi che scorrono sui finestrini e in serata giungiamo finalmente a Linz. La stanchezza è molta, ma prevale l’entusiasmo e dopo cena facciamo una breve passeggiata nel centro della città. 29.01.12-. Domenica: Sveglia ore 6.30, colazione tipicamente austriaca e partiamo (in pullman) in direzione Mauthausen Gusen, noti campi di concentramento austriaci. Gusen è uno dei “campi satellite” di Mauthausen; ne è rimasto soltanto il Crematorio. Qui, recentemente, è stato creato anche un museo, nel quale abbiamo visto parte delle fondamenta originarie di ciò che sarebbe dovuta essere una baracca, moltissime foto che raffiguravano le difficili situazioni della “quotidianità” di prigionieri e anche alcune foto dei “fortunati” sopravvissuti. Quando il pullman ci ha lasciati all’ingresso, non credevano neppure di essere arrivati, tanto Gusen si confonde con le case circostanti. E’ impressionante come le case attorno fossero abitate fin dai tempi della deportazione e nessuno abbia agito in favore dei perseguitati. Giunti a Mauthausen ci ha subito colpito il contrasto tra il paesaggio circostante (tranquillo, tipico della campagna austriaca) e la posizione dominante e imponente della struttura adibita allo sterminio. All’esterno delle mura è sconcertante la presenza di un centro sportivo utilizzato dai nazisti tutti i sabati pomeriggio e la piscina per gli ufficiali tedeschi. Tutto ciò rendeva ancora più netta l’indifferenza delle atrocità che compivano: i prigionieri venivano sterminati, mentre le SS giocavano a calcio! Prima di entrare nel campo ci siamo soffermati sul promontorio che dà sulla cava in cui lavoravano i deportati: inquietante la visione della scala cosiddetta della morte, imponente e infinita, a volte usata per il lavoro forzato e altre volte per una morte rapida. Il primo impatto con il campo è stato spiazzante: come potevano resistere con un misero pigiama a righe al freddo, per noi così pungente malgrado i nostri giubbotti? Successivamente siamo entrati nelle docce dove venivano lavati prima con l’acqua calda e poi con quella fredda per poi essere lasciati nudi al vento gelido dell’inverno austriaco: molti morivano di polmonite. Visitando il campo ci siamo in parte immedesimati in quella realtà finora solamente raccontata o letta sui libri. Camminare sullo stesso terreno sul quale migliaia di prigionieri subirono atroci pene, come entrare in una camera a gas e immaginare ciò che in realtà vi succedeva, ci ha permesso di avere maggiore consapevolezza degli eventi storici. Il freddo tavolo di marmo nel locale a fianco alle camere della morte, dove i corpi venivano spogliati da ogni cosa che potesse avere ancora valore, ci angoscia. Non per il tavolo in sé, ma per il fatto di immaginare quello che proprio lì accadeva a ritmi incredibilmente rapidi. Siamo quindi entrati nelle baracche in cui i detenuti venivano stipati e poi nelle camere a gas. Ci hanno colpito particolarmente le foto e i documenti presenti nel museo. Vedere da vicino i forni crematori ed entrare tra i muri dove si svolsero atrocità inimmaginabili ha avuto su di noi un impatto emotivo forte, lasciando un segno profondo nei nostri cuori. A Mauthausen ci siamo recati al castello di Hartheim, centro eutanasia nel quale venivano portati disabili, malati di mente o persone variamente menomate. Qui i nazisti facevano anche esperimenti sui corpi dei prigionieri morti. Una camionetta grigia portava regolarmente gruppi di persone “disabili” all’interno del Castello. I cittadini, all’oscuro di ciò che realmente avveniva, vedevano solo fuoriuscire dai camini grandi quantità di fumo nero. Sconvolgente il fatto che questo castello sia poi diventato un asilo! È impressionante come i tedeschi considerassero i diversamente abili “inutili bocche da sfamare”, che quindi dovevano essere eliminati per giovare allo stato. All’interno poi ci ha fatto molto piacere vedere la campagna di sensibilizzazione verso la disabilità e anche quest’altro aspetto ci ha portato a riflettere sulla questione che umanamente siamo tutti sullo stesso piano. 30.01.12-Lunedì: ultimo giorno austriaco. Passiamo la mattinata a Salisburgo: visitiamo la cattedrale dove Mozart soleva dilettarsi nell’eseguire i suoi componimenti. Poi abbiamo girovagato per la città aspettando l’ora della partenza. Alle 14 abbiamo intrapreso il viaggio di ritorno, stanchi ma arricchiti da questa esperienza toccante.