BUONE PRASSI
Donne e
sviluppo sostenibile
Provincia Autonoma di Trento - Servizio Pari Opportunità
1 BUONE PRATICHE: EVOLUZIONE E CONCETTI
1.2 La ricerca di good and best practices
1.2.1 Significatività e trasferibilità
1.2.2 Buone pratiche: alcune categorie di genere
1.2.3 Le banche-dati disponibili in rete
1.2.4 Alcuni esempi di buone pratiche (per categorie
significative)
2 BUONE PRATICHE: DESCRIZIONE E MISURA DEL
FENOMENO “GENERE”
2.1 Reportistica sulle pari opportunità
2.1.1 Il quadro globale
2.1.1.1 UNDP: sviluppo umano e genere
2.1.1.2 Il World’s Women 2000: trends and
statistics
2.1.1.3 UNIFEM: I progressi delle donne
2.1.1.4 Altri reports
2.1.2 Il contributo europeo
2.1.3 La reportistica nazionale e locale
2.1.4 Il Trentino e la prospettiva di genere nella
reportistica
2.2 Manualistica ed informazioni
2.2.1 Gender mainstreaming in practice: a handbook
2.2.2 Siti internet di riferimento
2.3 Statistiche ed indicatori di genere
2.3.1 Definizione
2.3.2 Gli indicatori di genere
3 BUONE PRATICHE: GENERE,k DECISION MAKING E
ORGANIZZAZIONE
donne e sviluppo sostenibile
1.1 Nascita ed evoluzione del concetto di buona
pratica
3.1 La valutazione di impatto rispetto al genere
3.1.1 Le Linee Guida VISPO
3.2 Pianificare con attenzione al genere
3.3 Genere e governance
3.3.1 Donne e politica
fascicolo terzo
3
4
3.4 La valutazione di impatto rispetto al genere: lo
SPOG di Trento
4 BUONE PRATICHE: LA CERTIFICAZIONE DI GENERE
4.1 Definizione
4.2 Vision 2000: il genere nella certificazione di
qualità
4.2.1 Il piano per l’equality
4.3 La responsabilità sociale e il genere: alcune buone
pratiche
4.3.1 La certificazione SA8000
5 BUONE PRATICHE: BILANCI ECONOMICI, SOCIALI E DI
SOSTENIBILITÀ
5.1 I fondi strutturali e la dimensione di genere
5.1.1 Genere e fondi sociali: alcune buone pratiche
5.2 Dal bilancio sociale al gender budgeting: per
un’analisi di genere dei bilanci
5.2.1 Il bilancio di genere
6 BUONE PRATICHE : GENERE LAVORO E
ORGANIZZAZIONE
BUONE PRASSI
La seconda parte del presente rapporto è strutturata in 6 sezioni
concatenate tra loro.
La prima sezione è dedicata ad una descrizione del concetto
di buona pratica, specificandone le origini, le peculiarità per
essere considerata tale, dando inoltre alcune chiavi di lettura per
categorizzare le innumerevoli esperienze realizzate finora a livello
mondiale, nazionale e locale.
Viene inoltre offerta una panoramica dei numerosi database presenti
on line che raccolgono le buone pratiche finora attuate, spostando la
lente di ingrandimento su alcune esperienze significative inerenti la
promozione dell’equità di genere.
La seconda sezione raccoglie invece gli indicatori che sono più
comunemente utilizzati per descrivere in maniera oggettiva la
dimensione di genere; non manca il riferimento ad alcuni rapporti e
manuali per le pari opportunità realizzati su scala mondiale.
La terza parte entra nel merito della valutazione di impatto sul
genere, necessaria per integrare le pari opportunità nei piani, nei
programmi e nelle politiche.
La quarta sezione tratta il tema della responsabilità sociale rispetto
al genere, attraverso lo strumento della certificazione di qualità.
La quinta sezione è invece dedicata agli aspetti legati al bilancio
pubblico, sia dal punto di vista economico/finanziario che sociale.
La sesta parte infine entra nel merito di una delle questioni oggi più
problematiche, ovvero il rapporto tra genere e lavoro.
NASCITA ED EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI BUONA PRATICA
1 .1
Prima di scendere nel dettaglio è bene chiarire il significato di best o
good practice.
L’UNDP1 definisce come good practices quei progetti, azioni,
interventi concreti, periodici o definiti nel tempo, che consentono di
raggiungere con successo determinate azioni ed obiettivi.
Nel caso della dimensione di genere, le buone pratiche contribuiscono
nello specifico a sviluppare cambiamenti di mentalità in relazione al
genere, a promuovere la parità fra i sessi, ad offrire opportunità per
le donne in settori specifici e a sollecitare nuove politiche e azioni
attente alla dimensione di genere.
Le buone pratiche sono diventate parte del nuovo metodo di operare
dell’UNDP focalizzato sulla diffusione di conoscenze attraverso buone
pratiche sperimentate.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
BUONE PRATICHE: EVOLUZIONE E CONCETTI
1
5
6
Spesso il termine buona pratica viene utilizzato impropriamente
come sinonimo di azione positiva.
Questa espressione fa la sua comparsa alla fine degli anni ’80, quando
un gruppo di donne, di fronte alla mancata applicazione delle leggi
comunitarie in favore dell’uguaglianza fra i sessi in campo lavorativo,
ritenne necessario agire attraverso l’applicazione di azioni di
discriminazione positiva.
Le azioni positive quindi non sono altro che “misure temporanee
e speciali volte ad accelerare il processo di instaurazione di fatto
dell’uguaglianza e a combattere le forme di discriminazione dirette
ed indirette nei confronti delle lavoratrici”2.
Rispetto alle azioni positive, le buone pratiche hanno una portata più
ampia, sia nel tempo che nel raggio d’azione, sia per il target di attori
sociali interessati.
Un altro termine che si ritrova spesso nella ricerca di buone pratiche
è quello di promising practices. Questa espressione è stata invece
introdotta dal progetto EQUAL promosso dall’Unione Europea per
indicare quelle pratiche che, al momento del loro avvio, racchiudono
in sé il potenziale, per diventare good o best practices, attraverso
una valutazione ex post degli obiettivi e dei risultati raggiunti.
Storicamente il concetto di good and best practices si rafforza in
occasione di Habitat II, la Seconda Conferenza delle Nazioni Unite
sullo Sviluppo Urbano, tenutasi nel 1996 ad Istanbul. Adottato da
171 paesi, il documento politico elaborato nel corso del Summit è
conosciuto come Agenda Habitat.
Il documento invita tutti i partners, incluse le autorità locali, il
settore privato e le comunità, a monitorare e valutare regolarmente
le proprie performances nell’implementazione dell’Agenda
Habitat avvalendosi di indicatori mirati e diffondendo esperienze
documentate relative alle buone pratiche realizzate.
Ed è proprio in risposta al Summit del 1996 che l’anno successivo nasce
il “The Best Practices and Local Leadership Programme (BLP)”.
Il BLP coinvolge su scala globale agenzie governative, autorità locali e
associazioni, istituzioni professionali ed accademiche, organizzazioni
in generale impegnate nell’identificazione e nello scambio di soluzioni
di successo per lo sviluppo sostenibile.
L’obiettivo del BLP è di aumentare la consapevolezza di chi è chiamato
a prendere decisioni in campo sociale, economico e ambientale, e
di garantire una maggiore informazione dei risvolti pratici e delle
opzioni politiche per migliorare l’ambiente di vita.
Tutto ciò viene fatto attraverso l’identificazione, la diffusione e
l’applicazione delle lezioni imparate dalle best practices, cioè da
quelle azioni che hanno contribuito a migliorare la qualità della vita
e la sostenibilità delle nostre città e comunità.
BUONE PRASSI
A partire dal 1995, ogni due anni viene conferito il Dubai International
Award for Best Practices alle iniziative che si sono distinte nel
migliorare l’ambiente di vita. Il sistema di premiazione valuta e
assegna i riconoscimenti avvalendosi di un comitato tecnico e di una
giuria qualificata.
1 .2.1
SIGNIFICATIVITÀ E TRASFERIBILITÀ
In linea generale, i criteri per attribuire ad una esperienza la qualifica
di buona pratica sono essenzialmente legati ad alcune caratteristiche
quali:
- L’impatto: hanno cioè risvolti positivi e significativi sulla
vita politica e sociale, attraverso la creazione e applicazione
di leggi a favore della parità tra i sessi3. Il Ministero del Lavoro
e delle Politiche sociali definisce questo aspetto in termini di
rilevanza della strategia adottata e di rilevanza politica4,
- La trasferibilità (in contesti analoghi),
- La riproducibilità (in contesti diversi),
- L’innovatività dell’esperienza,
- La sostenibilità (ambientale, economica e sociale). Diventa
elemento essenziale la partecipazione di organi e/o istituzioni
locali, nazionali ed internazionali, quali il governo, le istituzioni
accademiche, i media, le Agenzie delle Nazioni Unite, le ONG,
- Outputs concreti e misurabili. Le buone pratiche portano ad
un cambiamento reale che contribuisce alla parità di genere
o ad aprire nuovi scenari in aree che solitamente non sono
espressione della partecipazione femminile; tali cambiamenti
sono inoltre misurabili in termini di relazioni di genere, bilancio
di genere, opzioni ed opportunità per le donne.
BUONE PRATICHE: ALCUNE CATEGORIE DI GENERE
1 .2.2
donne e sviluppo sostenibile
LA RICERCA DI GOOD AND BEST PRACTICES
1.2
Parlare di gender equality significa muoversi in contesti differenziati,
posto che le disparità di genere si riscontrano in maniera trasversale
in tutti i settori della vita quotidiana.
La disparità tra donne e uomini è un fenomeno multidimensionale
che deve venir affrontato tramite un insieme comprensivo di
misure strategiche. La difficoltà consiste nell’attuare strategie che
fascicolo terzo
7
8
promuovano le pari opportunità per donne e uomini nell’istruzione,
nell’occupazione, nella carriera, nello spirito imprenditoriale, nella
parità di remunerazione a parità di lavoro, nella migliore ripartizione
delle responsabilità familiari, nella partecipazione equilibrata delle
donne e degli uomini al processo decisionale e nell’eliminazione della
violenza verso le donne5.
Diventa utile quindi individuare alcune chiavi di lettura della
dimensione di genere a cui ricondurre le esperienze di buone pratiche
che si sono realizzate.
Anche in questo caso l’offerta è ampia e diversificata. In questo
paragrafo riportiamo solo tre esempi: il primo è quello proposto
dalla Piattaforma di Pechino, pietra miliare in tema di riflessioni
sul genere, il secondo dell’UNDP che riprende Pechino, il terzo è
utilizzato a livello europeo e proposto dalla LED, la lobby europea
delle donne.
Nel 1995 la Piattaforma di Pechino individua 12 aree legate alla
dimensione di genere e cioè:
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
donne e povertà,
donne e media,
donne e ambiente,
istruzione e formazione,
donne e salute,
violenza contro le donne,
donne e processi decisionali,
donne e conflitti armati,
meccanismi istituzionali per il progresso delle donne,
donne ed economia,
diritti umani delle donne,
le bambine.
Riprendendo le 12 aree della Piattaforma, nel 2001 l’UNDP ha
pubblicato un manuale “Gender mainstreaming in practice:
a handbook” che contiene alcuni spunti interessanti per la
categorizzazione delle tematiche sul genere.
BUONE PRASSI
TAB.2.1 CATEGORIZZAZIONE DELLE TEMATICHE SUL GENERE
1
2
3
4
Sottocategorie
Dalla
Piattaforma di
Pechino
Macroeconomia
e commercio
Obiettivi e giustificazione delle
politiche macroeconomiche
Lavoro riproduttivo
Budgets
Liberalizzazione degli scambi
Donne ed
economia
Governo e
partecipazione
Governo e partecipazione a livello
locale
Governo locale:
decentralizzazione,
programmazione comunitaria e
prestazione di servizi
Governo e famiglie
Partecipazione e governo nel
settore privato
Donne e
processi
decisionali
Lavoro
Attività economica e uso del
tempo: lavoro produttivo e
riproduttivo
Disoccupazione, ricerca di lavoro
e riqualificazione
Uguali opportunità e
discriminazione
Condizioni di lavoro e politiche
family friendly
Meccanismi
istituzionali
per il
progresso delle
donne
Educazione
Uguaglianza nella possibilità di
iscrizione e completamento degli
studi
Uguaglianza strutturale nella
professione di insegnante
Ruoli di genere e stereotipi:
curricula scolastici e formazione
insegnanti
Coinvolgimento dei genitori
nell’educazione
Istruzione e
formazione
le bambine
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Categorie UNDP
9
10
5
Salute
Aspettativa di vita
Incidenza di malattie e altri
problemi di salute
Salute riproduttiva e sessuale
Donne e salute
Riforma del settore legato alla
salute
Accesso alle cure
Violenza basata sul genere
6
Povertà
Definizione e concettualizzazione
di povertà e genere
Misurare la povertà
Misure per sradicare la povertà
Donne e
povertà
7
Giustizia e
diritti umani
Legislazione nazionale e diritti
legali
La magistratura
Diritti umani inviolabili a livello
internazionale – monitoraggio e
reporting
Meccanismi di protezione e
denuncia
Diritti umani
delle donne
Violenza
contro le
donne
8
Genere come variabile scientifica
Scienza ricerca e Statistiche di genere
tecnologia
Nuove tecnologie di informazione
Carriere nella scienza e tecnologia
9
10
11
Mass media
Riflessioni sul ruolo di genere e
sugli stereotipi
Donne e media
Controllo mediale, partecipazione
ed accesso
Ambiente
e sviluppo
sostenibile
Un ambiente sostenibile
globalmente e approcci allo
sviluppo
Ruoli di genere nella protezione
ambientale
L’impatto sul genere del degrado
ambientale e pulizia ambientale
Donne e
ambiente
Difesa conflitto
e costruzione
della pace
Istituzioni militari e di difesa
Ruoli di genere nei conflitti
violenti e nella guerra
Risoluzione di conflitti,
costruzione di pace e situazioni
post conflittuali
Donne e
conflitti armati
BUONE PRASSI
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Le relazioni tra donne e uomini,
Le giovani e l’istruzione,
L’impiego,
La sanità,
La violenza,
I media,
Il potere decisionale,
La legislazione europea sulla parità donne-uomini.
LE BANCHE-DATI DISPONIBILI IN RETE
1 .1.1
Catalogare tutte le buone pratiche intraprese fino ad oggi non risulta
un’operazione semplice, sia per il numero di esperienze condotte nel
corso degli anni, sia per la loro spesso difficile reperibilità, sia per
la diversità delle scale di azione utilizzate nella realizzazione delle
esperienze.
Di fronte all’innumerevole casistica che si trova in rete, risulta inoltre
difficile determinare una scala di valutazione per dare delle priorità
ed inoltre difficoltosa è spesso una loro comparazione.
Esistono però dei database accreditati e facilmente consultabili in
via telematica, come già ricordato nel paragrafo precedente. Nelle
prossime pagine vengono presentati i database:
- del programma Un Habitat,
- dell’UNIFEM,
- della World Bank,
- dell’Unione Europea,
- dell’UNESCO,
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
La Lobby europea delle donne (LED), è il maggiore organismo di
coordinamento a livello europeo di organizzazioni non governative
impegnate a favore delle donne: è oggi composto da più di 3000
associazioni. La LED nasce nel 1990, con l’obiettivo di raggiungere
la parità in Europa tra donne e uomini, proponendosi a livello
dell’Unione come collegamento tra le istituzioni e le organizzazioni
che operano nel campo dei diritti delle donne.
Nel 2001 pubblica la “Guida delle giovani per le pari opportunità in
Europa”, come strumento di sensibilizzazione e di lobbying a favore
delle pari opportunità per le giovani dell’Unione Europea.
Gli argomenti trattati sono suddivisi in base ad alcune tematiche
chiave e per ogni tema trattato viene data una visione di insieme dei
“fatti” cioè della situazione attuale, dei “diritti” cioè le principali
linee d’azione europea sull’argomento, e delle “idee delle giovani”,
ovvero proposte per progredire verso la parità su quel preciso tema.
11
12
- dell’UNAIDS,
- del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,
- dell’Associazione Arcidonna.
Essi sono accomunati dalla volontà di condivisione di esperienze
maturate a tutti i livelli, orizzontale, verticale, pubblico e privato,
internazionale, nazionale, regionale, locale per condividere
idee, progetti, soluzioni di successo, per creare una grande rete
comunicativa di interscambio.
Il database “Best Practices and Local Leadership Programme”
È il caso del database del “Best Practices and Local Leadership
Programme” (BLP) del programma UN-HABITAT, che contiene oltre
2.150 soluzioni provenienti da oltre 140 nazioni. Esso dimostra le
modalità pratiche con cui il pubblico, il privato e la società civile
possono lavorare assieme per migliorare il modo di governare, per
sconfiggere la povertà, proteggere l’ambiente, fornire supporto
economico allo sviluppo e così via.
Il database, consultabile al sito www.bestpractices.org, è uno
strumento utile per:
- analizzare i trends attuali e i problemi emergenti;
- instaurare contatti con persone e organizzazioni;
- acquisire capacity building comprendendo nuove conoscenze
di management e metodi;
- sviluppare la cooperazione tecnica attraverso il confronto
domanda/offerta di competenze ed esperienze;
- attuare politiche basate su esperienze di successo.
La giuria internazionale riunitasi a Dubai dal 13 al 17 giugno 2004
ha selezionato, come avviene ogni due anni, le 10 migliori pratiche
su una lista di buone pratiche già selezionate da uno specifico
comitato tecnico. Le esperienze vincitrici sono state realizzate in
Argentina, Brasile, Canada, Cina, Iran, Kenia, Palestina, Spagna, Togo
e Uzbekistan.
Nello specifico, viene riportato un estratto dell’esperienza
dell’Uzbekistan, il cui obiettivo è stato quello di ridurre la
povertà femminile attraverso corsi di formazione professionale e
microcredito.
BUONE PRASSI
In Uzbekistan il livello di disoccupazione femminile è molto più alto di
quella maschile (62%). Inoltre le donne lavoratrici sono impiegate in settori
sottopagati e guadagnano di norma il 70% della rispettiva paga maschile.
Il basso tasso di lavoro autonomo è dovuto alla mancanza di abilità e
conoscenza, al limitato accesso al credito per le donne (15%) e ad una bassa
partecipazione nella creazione di nuove imprese. Per migliorare questa
situazione, l’organizzazione non governativa Business Woman’s Association,
ha promosso un programma integrato per la riduzione della povertà femminile
attraverso corsi di formazione professionale e programmi di microfinanza nelle
aree rurali dell’Uzbekistan.
L’iniziativa ha avuto un impatto positivo sulla situazione economica del paese.
È migliorato il ruolo e lo status economico delle donne, vincendo le barriere
di genere. Si è garantito l’accesso paritario alle risorse finanziarie attraverso
programmi di microcredito, promuovendo l’imprenditorialità, creando posti di
lavoro, istituzionalizzando le imprese femminili.
7.300 donne disoccupate hanno partecipato a corsi di formazione
professionale e questo ha contribuito a far acquisire loro le abilità necessarie
per diventare indipendenti dal punto di vista finanziario e/o per diventare
creatrici di imprese. Con l’obiettivo di creare condizioni legislative favorevoli
per l’attività degli istituti di microfinanza, l’associazione Business Woman ha
fatto pressioni per l’adozione di un decreto sulla microfinanza denominato
“misure sullo sviluppo dell’attività microfinanziaria” adottato dal governo
nell’agosto 2002.
L’associazione è costantemente in contatto con altre organizzazione del
centro Asia per uno scambio fruttuoso di conoscenze ed esperienze e, sulla
base dei risultati positivi maturati in Uzbekistan, si sta cercando di trasferire
l’esperienza in altri contesti.
Il database del BLP permette una ricerca secondo records diversi:
- anno
- categoria di esperienze (tra cui gender equality and social
inclusion)
- sottocategorie relativamente alle esperienze scelte:
- accesso alle risorse
- controllo delle risorse
- carattere etnico
- ruoli e responsabilità di genere
- specifiche necessità di genere
- legislazione
- prevenzione dell’abuso di immigrati/migranti
- rimozione delle barriere contro la parità di genere
- interazione sociale
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Sintesi del progetto
13
14
- potere femminile ed empowerment
- sicurezza per le donne
- titolo
- lingua
- nazione
- regione
- scala
- dimensione della città in cui si è realizzata l’esperienza
- ecosistema (arido-semiarido, costiero, continentale,
montano…)
- tipo di buona pratica (best practice, award winner….)
- scelta per ordine alfabetico o per regione
Una sezione del sito è dedicata alle best practice briefs, una sorta di
sintesi di pratiche selezionate provenienti da tutto il mondo, destinate
ad offrire una descrizione sommaria di come le città, le persone e le
loro comunità stanno risolvendo problemi critici dal punto di vista
sociale, economico e ambientale. Queste sintesi selezionate da più di
2000 pratiche di oltre 160 nazioni, mostrano come l’Agenda Habitat,
Agenda 21 e i Millenium development Goals sono state implementate.
Le sintesi sono organizzate in diverse aree tematiche tra cui pratiche
per l’empowerment femminile.
Il database dell’UNIFEM
Un altro database attendibile si può facilmente consultare
all’indirizzo internet http://www.un.org/womenwatch/resources/
goodpractices/.
Questo database di buone pratiche è un progetto dell’IACWGE, Inter
Agency committee on women and gender, coordinato dall’UNIFEM
con la partecipazione dell’UNDP, UNFPA, UNICEF e HABITAT. Hanno
contribuito alla creazione del database più di 20 organizzazioni delle
Nazioni Unite. Le buone pratiche selezionate sono state scelte in base
alla soddisfazione di almeno due dei seguenti criteri:
- aver raggiunto un effettivo cambiamento nella parità tra i
sessi aprendo nuove prospettive in ambiti non tradizionali per
le donne, portando a cambiamenti visibili o misurabili nelle
relazioni di genere, nel bilancio di genere, nelle opportunità
delle donne;
- avere determinato un impatto significativo sulla politica
ambientale, per creare un ambiente più favorevole per l’equità
di genere;
- dimostrare un approccio innovativo e trasferibile;
- dimostrare sostenibilità.
Un interesse speciale viene riservato inoltre alle buone pratiche
BUONE PRASSI
- emergono da un processo partecipativo coinvolgendo
una molteplicità di soggetti (società civile, settore privato,
governo…);
- hanno una scala o campo di azione significativo;
- coinvolgono la collaborazione fra agenzie;
- affrontano la discriminazione e le ineguaglianze alla
prospettiva del ciclo di vita;
- dimostrano l’impegno del governo per azioni e risorse
aggiuntive;
Anche in questo caso le buone pratiche vengono ordinate per
tematiche di ricerca:
- credito, economia ed impiego
- ambiente e salute e meccanismi istituzionali
- famiglia
- conflitti
- tecnologia
- diritti umani
- misurazioni
Lo stesso database è consultabile anche al sito dell’UNDP (http://
www.sdnp.undp.org/gender/practices/guidelines.html)
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
che:
15
16
Il database della World Bank
La World Bank dispone di un database sulle buone pratiche finanziate
a partire dal 1947 ad oggi, molto vasto e ben organizzato. (più di
9.500 esperienze).
Questo database è stato creato allo scopo di rendere sempre più
trasparenti al pubblico e ai partners i finanziamenti erogati e
incoraggiare una più ampia partecipazione nei progetti finanziati
dalla Banca. La ricerca avanzata dei progetti avviene attraverso alcuni
campi di ricerca: regione, nazione, settore, tipo di finanziamento,
strumenti di credito, tematica, obiettivi, anno di approvazione,
categoria ambientale e/o stato del progetto.
Il sito si trova all’indirizzo internet http://www.worldbank.org/
data/databytopic/gender.html, cliccando in basso sul link World
Bank Projects database. Compiendo una ricerca avanzata, scegliendo
i progetti che hanno avuto come obiettivo quello di “promuovere
l’equità di genere e l’empowerment delle donne”, risultano
301 progetti. Per ciascun progetto è disponibile una scheda di
approfondimento.
Il database dell’Unione Europea sulle buone pratiche per
l’imprenditorialità femminile.
Sul sito dell’Unione Europea, all’indirizzo http://europa.eu.int/
comm/enterprise/entrepreneurship/craft/craft-women/databasewomen.htm, è presente un database che raccoglie alcuni progetti che
si sono distinti in ambito europeo per il sostegno dell’imprenditorialità
femminile.
BUONE PRASSI
Il database dell’UNESCO
Un altro database consultabile in rete è quello dell’UNESCO, dal nome
“The most clearing house”, al sito internet http://www.unesco.org/
most/bpwomen.htm, che raccoglie le best practices che riguardano
politiche e progetti miranti a sconfiggere la povertà e ridurre
l’esclusione sociale.
Ci sono più di 20 esempi di best practices nell’area relativa a “Women
and gender equality”.
Le buone pratiche qui selezionate sono estrapolate dal sito già citato
dell’UN-habitat.
Il database dell’UNAIDS
Al sito dell’UNAIDS è presente un database di best practices correlate
con il tema dell’AIDS, in particolare la problematica “Gender and
HIV/AIDS”.
Il sito è consultabile all’indirizzo: http://www.unaids.org/EN/
in+focus/topic+areas/gender+and+hiv-aids.asp
donne e sviluppo sostenibile
Il progetto nasce con l’intento di identificare e valutare le misure
realizzate a livello nazionale per promuovere l’imprenditorialità
femminile e per identificare le buone pratiche. Nel database sono
state inserite anche buone pratiche provenienti da contesti extra
europeo, come USA, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.
La ricerca è possibile secondo diverse chiavi di ricerca:
- per nazione;
- per tipologia di fondo (nazionale regionale locale altro);
- per contenuto dell’azione (supporto per lo start up,
informazione, fondi, consulenza, formazione, networking…);
- per tipologia di azione (istituzioni, pubblicazioni, servizi di
supporto, eventi, piattaforma elettronica);
- per settore (agricoltura e pesca, manifatture, costruzione,
trasporti,
comunicazione,
turismo,
banca
finanza
assicurazioni…);
- per progetti finanziati con il contributo europeo;
- per fase di sviluppo dell’impresa (start up, fase di crescita,
fase di consolidamento , trasferimento del business, periodo di
crisi…).
Il database del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali
Una delle iniziative in corso a cura del Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali è la realizzazione del Sistema Nazionale
delle Buone Pratiche (S.N.B.P), che prevede la costruzione di un
catalogo/biblioteca virtuale del sistema nazionale delle buone
pratiche del fondo sociale europeo per permettere la loro diffusione
fascicolo terzo
17
18
e utilizzo da parte del sistema formativo nazionale. Al sito http:
//www.welfare.gov.it/EuropaLavoro/IniziativaComunitariaEQUAL/
BuonePratiche/default.htm è presente l’elenco di progetti EQUAL
italiani segnalati alla Commissione europea come pratiche
promettenti (promising practices) suddivise per assi (occupabilità,
imprenditorialità, adattabilità, pari opportunità, richiedenti asilo).
Nella sezione pari opportunità sono attualmente segnalate 11
esperienze.
Il database Arcidonna
Tra i database italiani che segnalano buone pratiche per la promozione
della dimensione di genere, segnaliamo il sito di Arcidonna,
un’associazione nazionale nata a Palermo nel 1986 con l’obiettivo
prioritario di promuovere le libertà e le pari opportunità per le
donne, combattendo le discriminazioni di ogni genere, valorizzando
la creatività, lo spirito d’iniziativa e l’identità femminile, nel rispetto
delle differenze e dei valori individuali.
Nel sito http://www.arcidonna.it/mainstreaming/mainstream.htm
sono raccolte diverse esperienze di buone pratiche, suddivise per
ambito di azione:
- Promuovere l’integrazione della dimensione delle pari
opportunità per donne e uomini in tutte le politiche e attività,
- Mobilitare gli attori socioeconomici per realizzare le pari
opportunità per le donne e per gli uomini,
- Promuovere le pari opportunità in una economia di
cambiamento,
- Conciliare la vita familiare e la vita lavorativa/
professionale,
- Promuovere la partecipazione equilibrata delle donne e
degli uomini nel processo decisionale,
- Rafforzare le condizioni per l’esercizio dei diritti alla
parità.
ALCUNI ESEMPI DI BUONE PRATICHE
(PER CATEGORIE SIGNIFICATIVE)
1.1.1
In questo paragrafo vengono prese in considerazione alcune buone
pratiche risultate significative per la dimensione di genere. Nel
richiamarle viene utilizzata, per motivi di semplificazione e chiarezza,
la ripartizione proposta dalla Piattaforma di Pechino, paragrafo 1.2.2
della presente sezione.
La pretesa di questo capitolo non è quello di essere esaustivo, vista la
BUONE PRASSI
grande varietà di esperienze. Si tratta solo di citare qualche esempio
di ciò che è risultato significativo nel campo della promozione delle
pari opportunità, come spunto di riflessione per le nuove politiche ed
azioni di genere. Le fonti di riferimento da cui sono tratte le buone
pratiche sono i database individuati nel paragrafo precedente.
- la Carta europea per le donne nelle città dal database
dell’UNESCO
La Carta europea per le donne nelle città rappresenta un processo
d’analisi permanente e aperto che contiene una serie di proposte
concrete pronte per essere attuate al fine di considerare e favorire
una cittadinanza più attiva delle donne nell’ambito dei piani di
sviluppo del territorio e della città. La proposta di una carta delle
donne nella città ha lo scopo di elaborare una nuova filosofia di
pianificazione urbana, per far nascere un dibattito democratico
e costruttivo che integri i bisogni e le differenti aspettative dei
cittadini e delle cittadine. Gli sforzi di rivitalizzazione delle nostre
città devono convergere verso l’emergenza di altre priorità politiche
ed economiche verso una maggiore armonizzazione sul piano sociale.
La sfida e’ la ricostruzione dei luoghi e dei legami di coesione
sociale che permettano le pari opportunità tra uomini e donne tanto
nell’ambiente urbano che rurale.
Questa Carta ha essenzialmente lo scopo di promuovere una società
più emancipata, liberata dagli impellenti stereotipi che frenano ogni
evoluzione favorevole alle donne in materia di servizi urbani, di
habitat, di sicurezza e di mobilità.
E’ necessario allora pensare e rimodellare la città attraverso lo
sguardo delle donne al fine di apportare un’altra dimensione e nuovi
equilibri.
La Carta è una ricerca/azione realizzata da un team europeo e
sovvenzionata nel 1994 dall’Unità per le Pari Opportunità della
Commissione dell’Unione Europea. Essa contiene una valutazione
della situazione delle donne nelle città riguardo la loro condizione
in situazioni di decision making, una dichiarazione articolata in 12
punti, un’analisi di cinque argomenti prioritari (pianificazione urbana
e sviluppo sostenibile, sicurezza, mobilità, habitat e servizi locali,
strategie) una base di dati computerizzata delle persone, risorse e
dei riferimenti bibliografici e infine un catalogo delle azioni positive
composto da 66 schede che presentano varie iniziative nate dalla
volontà di donne in Europa e nei paesi del Sud.
Ecco in breve i 12 punti in cui si articola la Carta6:
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Meccanismi istituzionali e promozione delle donne
19
20
Le donne nella città e:
1. La cittadinanza attiva.
I modi di esercizio della cittadinanza attiva devono essere
affrontati a partire da una riflessione fondamentale relativa,
da un lato, all’ influenza dei luoghi di vita e, dall’altro,
al funzionamento delle istanze di rappresentazione degli
ingranaggi economi e politici che fondano la città.
2. La presa delle decisioni e la democrazia paritaria.
Le donne devono poter accedere a tutti i livelli decisionali
in tema di pianificazione del territorio, di spazio urbano, di
habitat e di trasporti.
3. Le pari opportunità.
Devono essere favorite le pari opportunità nell’educazione e
nella ricerca, in seno alle istanze professionali e nell’esercizio
di tutte le professioni relative alla pianificazione del territorio,
dello spazio urbano, dell’habitat, della mobilità e della
sicurezza urbana.
4. La partecipazione.
Devono essere istituiti processi partecipativi imparziali nei
confronti delle donne con l’obiettivo di favorire nuovi rapporti
di solidarietà.
5. La vita quotidiana.
Le contingenze della vita quotidiana analizzate attraverso lo
sguardo delle donne devono divenire una sfida politica.
6. Lo sviluppo sostenibile.
Le donne devono essere pienamente associate alle politiche di
mantenimento degli equilibri ecologici del nostro pianeta.
7. La sicurezza e la mobilità.
Tutte le donne, in particolare quelle più sfavorite e isolate,
devono disporre di tutte le facilità di accessibilità ai trasporti
al fine di potersi muovere liberamente e in piena sicurezza per
godere pienamente della vita economica, sociale e culturale
della città. Le donne hanno ugualmente “Diritto alla Città “.
8. Il diritto all’alloggio e all’abitare.
Le donne hanno diritto ad un alloggio e ad un habitat
appropriati.
9. La dimensione del genere.
La dimensione del genere applicato alla città deve essere
ammesso come fonte di una nuova cultura condivisibile
e partecipe all’elaborazione di una nuova filosofia di
pianificazione del territorio.
10. L’insegnamento e la sperimentazione locale.
La dimensione del genere applicata alla città deve essere
BUONE PRASSI
Donne e processi decisionali
- Il progetto DIAMOND: Promuovere la partecipazione
equilibrata delle donne e degli uomini nel processo decisionale
dal sito di Arcidonna7
Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, viene realizzato nella
contea di Östergötland in Svezia, con l’obiettivo di promuovere le
pari opportunità nelle grandi imprese private.
La tecnica, molto diffusa nel paese, sia a livello pubblico che privato,
consiste nell’affiancare alle donne che occupano posizioni inferiori
ed hanno meno opportunità nella gerarchia aziendale (mentée) una
persona con qualifica superiore (mentor) anche di altre aziende.
L’obiettivo consiste nel permettere alle donne di raggiungere la
leadership attraverso un sistema di trasferimento di competenze:
infatti il contatto diretto tra i due soggetti crea affiatamento e
comprensione reciproca.
La contea di Östergötland, dopo aver coinvolto diverse aziende
quali l’Enel spa e la Deutsche Telecom, ha individuato 16 donne con
funzioni di middle manager le quali, in qualità di mentée, hanno
affiancato per 3/5 giorni altrettanti dirigenti-mentors. L’idea nasce
sulla base di considerazioni statistiche in merito al fatto che le donne
sono sottorappresentate ai vertici delle gerarchie sia pubbliche che
private. Ecco i principali risultati raggiunti:
- Sviluppo personale e professionale del mentée con
conseguente graduale incremento di presenza femminile a
livello manageriale,
- Maggiore visibilità delle donne all’interno della gerarchia
aziendale,
- Il mentor acquisisce una maggiore conoscenza delle
competenze, della professionalità e delle condizioni lavorative
delle donne,
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
insegnata nelle istituzioni scolastiche, negli istituti di
architettura e urbanistica e nelle università. La sperimentazione
nelle città è da intraprendere con emergenza per incitare al
cambiamento.
11. Il ruolo dei media e la trasmissione delle esperienze.
I media devono applicarsi a diffondere messaggi che vadano
contro gli stereotipi e mostrare donne nei ruoli che riflettono
la loro evoluzione e la loro emancipazione.
12. Le reti.
Deve essere creata a scala europea una rete di scambio delle
informazioni per promuovere la Carta e i principi che contiene.
21
22
- Migliore comunicazione tra uomini e donne e scambio di
esperienze tra le diverse unità aziendali,
- Maggiore conoscenza, da parte dei partecipanti,
dell’organizzazione e del funzionamento del proprio ente/
azienda.
Per un approfondimento del progetto si rimanda al sito http://
www5.e.lst.se/jem/diamond/
Meccanismi istituzionali per il progresso delle donne
- Il progetto CON-TEMPO – Le città in rete per la conciliazione
dei tempi di vita e di lavoro
Finanziato dal FSE all’interno dell’Iniziativa Comunitaria EQUAL,
asse Pari Opportunità, dal Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale
e dalla Regione Lombardia, il progetto vede come beneficiario una
partnership di sviluppo geografica composta da sei enti locali (comune
di Pavia, comune e provincia di Cremona, comune di Crema, comune
di Lodi, comune di Mantova,) da organismi privati, da sindacati (CGIL
– CISL – UIL Pavia), da imprese pubbliche e associazioni di categoria
e dall’Università di Pavia. Il Capofila della partnership è il CESVIP
mentre il Comune di Pavia è il coordinatore generale. Il progetto è
della durata di 30 mesi (dal 15/05/02 al 11/11/04).
L’idea nasce dalla comune sensibilità ed azione degli assessorati
pari opportunità volta a creare una rete tra città per migliorare la
partecipazione delle donne al lavoro e le condizioni di conciliazione
tra lavoro e responsabilità familiari.
L’Obiettivo generale è la sperimentazione di azioni in rete mirate a:
- promuovere azioni family e personal friendly attraverso la
progettazione e attivazione di interventi innovativi e flessibili
che valorizzino le specificità territoriali e rappresentino bisogni
di conciliazione e riequilibrio delle responsabilità familiari tra i
sessi;
- creare un clima favorevole allo sviluppo, al mantenimento,
alla valorizzazione dell’occupazione femminile favorendo la
diffusione di una cultura di pari opportunità e mainstreaming
di genere;
- ridurre il rischio di segregazione occupazionale e di
esclusione dal mercato del lavoro delle donne.
Con-tempo intende, attraverso la costituzione di una “rete delle
città” e dei Centri risorse di parità:
- rafforzare la capacità programmatoria degli enti locali,
orientata a favorire l’integrazione tra le politiche di sostegno
all’occupazione femminile nel territorio e le politiche sociali
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
dei servizi, l’organizzazione degli orari e le politiche di
conciliazione familiare;
- sostenere il dialogo costante tra la società civile e i policy
maker locali sul tema della conciliazione;
- sperimentare e sviluppare metodologie e strumenti
innovativi per rispondere ai bisogni di conciliazione familiare
attraverso l’avvio e il rafforzamento di Centri Risorse personalfamily friendly e azioni innovative a favore della conciliazione
della vita lavorativa e familiare all’interno di servizi pubblici e
di organizzazioni lavorative private e pubbliche.
Il progetto si articola in sette azioni: una prima fase di ricercaintervento, una seconda di marketing territoriale e comunicazione
e una terza di mainstreaming di genere che permetteranno di offrire
visibilità e immagine alla proposta e alle diverse iniziative locali.
Intanto prenderà il via anche la formazione e, soprattutto, la vera
e propria sperimentazione di Servizi personal - family friendly.
Questa fase rappresenta uno degli obiettivi primari del progetto e
si concretizza con lo sviluppo di un sistema di servizi e di iniziative
family friendly rivolti a donne e uomini. In particolare si prevede:
- il rafforzamento dei Centri risorse di parità già esistenti
a Pavia e Cremona e la creazione di Centri risorse per la
conciliazione a Lodi, Mantova, Crema e Casalmaggiore;
- la costituzione di un Centro risorse di ll livello a Cremona
funzionante come raccordo dei Centri locali comunali del
territorio provinciale;
- la promozione di servizi territoriali e/o aziendali per la
conciliazione in diverse realtà lavorative di settori pubblici e
privati;
- la realizzazione di servizi di informazione, sensibilizzazione
e raccordo tra domanda e offerta di interventi di conciliazione
familiare;
- l’individuazione di azioni mirate per favorire la conciliazione
familiare e le pari opportunità nelle organizzazioni pubbliche
e/o private;
- la formazione e aggiornamento di operatrici/tori, di donne
e uomini per la gestione e l’uso dei servizi e la diffusione
e/o rafforzamento di una cultura della condivisione delle
responsabilità familiari;
- la sensibilizzazione dei contesti locali e la creazione di una
rete di servizi ed interventi che favoriscano la partecipazione
delle donne al lavoro e la conciliazione familiare.
Il progetto, necessariamente caratterizzato dalla transnazionalità,
si chiude con una fase di monitoraggio e autovalutazione. Essa si
propone di verificare il processo progettuale, la coerenza degli
23
24
interventi realizzati rispetto agli obiettivi e agli indicatori di
impatto di valutazione di genere. La metodologia di monitoraggio
e valutazione rende partecipi tutti i partner di progetto nella
definizione degli strumenti ed indicatori di verifica e nel confronto
sugli elementi emersi.
Per ulteriori dettagli si rimanda, comunque, al sito http://
www.equalcontempo.it/.
Violenza contro le donne
- Violenza nei confronti delle donne - il ruolo del sistema
sanitario locale Programma di formazione continua per le
professionalità mediche nel sistema sanitario della Bassa
Austria
In cooperazione con l’Accademia Provinciale della Bassa Austria,
i servizi di consulenza alle donne, le case rifugio per le donne e il
Centro di Intervento Contro la Violenza in Famiglia, il Dipartimento
delle Problematiche Femminili del Governo Provinciale della Bassa
Austria ha organizzato un programma di formazione continua per
il personale ospedaliero nell’ambito della “violenza su donne e
bambini”. Studi internazionali hanno dimostrato che da una a cinque
donne su dieci ha esperienza di qualche forma di violenza, e circa il
75% delle donne che hanno subito violenza cercano aiuto medico ad
un certo punto. Ne risulta che, in molti casi, i medici ed il personale
sanitario degli ospedali che sono aperti al pubblico 24 ore su 24,
sono i primi professionisti contattati dalle donne che hanno subito
violenza.
I relatori del seminario - membri delle sopra elencate strutture per
le donne - sono stati formati presso l’Accademia Provinciale della
Bassa Austria. Gli ospedali interessati a questi seminari forniscono
locali adeguati per svolgere il seminario e pagano una percentuale
della quota di adesione. I costi per la formazione dei formatori del
seminario ed i costi delle quote di adesione sono stati sostenuti
dal Dipartimento delle Problematiche Femminili e dall’Accademia
Provinciale della Bassa Austria.
Il progetto è articola in due fasi:
1) Formazione dei formatori: i membri delle strutture
per le donne, che sono esperti nella consulenza pratica e
nell’organizzazione di seminari, ricevono una formazione
avanzata da parte di un esperto nel settore del riconoscimento
della violenza e dell’aiuto alle donne che hanno subito
violenza.
2) Formazione dei medici e del personale sanitario impiegato
BUONE PRASSI
Istruzione e formazione
- “Study circles”: un metodo per la formazione di donne
disoccupate
L’ABF (Arbetarnas Bildnings Förbund - Associazione per l’educazione
dei lavoratori svedesi) di Norrköping promuove periodicamente dei
corsi di aggiornamento rivolti alle donne disoccupate/inoccupate. Si
tratta di un intervento che, sia dal punto di vista contenutistico sia
dalle modalità di svolgimento, si differenzia dai corsi di formazione
professionali tradizionali. Tale sistema è attuato da decenni dalle
diverse sezioni dell’ABF nell’intero territorio nazionale.
Il costo comprende le spese per i locali, per il loro allestimento e
mantenimento, nonché per il personale docente. Tali costi potrebbero
essere abbattuti risanando ed utilizzando eventuali strutture
dell’amministrazione ed impiegando per le docenze il personale di
organismi che operano in convenzione con l’ente locale. In realtà
l’onere è più che compensato dai vantaggi che ne derivano anche
in termini di minori costi diretti e indiretti di disoccupazione. Un
ente locale potrebbe supportare, con partenariati o cofinanziamenti,
progettualità su programmi comunitari.
Le lezioni si svolgono giornalmente al massimo per 6 mesi ed ogni
aula è composta da non più di 16 donne. Gli insegnamenti devono
avere la funzione di aggiornare le partecipanti fornendo loro
strumenti concreti ed adeguati alle richieste del mondo del lavoro e
comprendono: l’uso del computer (compreso Internet), la lettura dei
quotidiani (poiché i disoccupati difficilmente possono permettersene
l’acquisto), inglese, matematica ed eventuali altre discipline che si
ritengano importanti in relazione alle caratteristiche delle allieve.
L’originalità riguarda soprattutto l’approccio seguito, superando la
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
in strutture ospedaliere, negli ambulatori e nelle strutture di
pronto soccorso. I seminari hanno una durata di due giorni e
sono organizzati a livello regionale.
Alla fine dei loro programmi di formazione avanzata, i formatori
dei seminari contattano direttamente le autorità competenti
negli ospedali. Come misura preventiva, il Ministero della Sanità
del Governo Provinciale della Bassa Austria era stato informato
e coinvolto nel programma. I direttori sanitari ed il management
medico erano stati contattati per informazioni e per discutere
dell’esenzione dai doveri quotidiani dello staff ospedaliero che ha
partecipato al seminario.
Il programma di formazione completo per tutti gli ospedali della
Bassa Austria potrebbe essere un modello su scala nazionale8.
25
26
tradizionale contrapposizione tra docente e discenti: l’insegnante,
seduto in circolo insieme alle allieve, avvia delle discussioni sui
diversi argomenti (Study circles) cercando di motivare e di stimolare
le singole partecipanti. Ciascuna di esse deve non solo ricevere,
ma anche fornire alle altre donne conoscenze e competenze che
progressivamente scopre in sé, mentre il docente deve lavorare per
gli allievi e con gli allievi. L’obiettivo è difatti quello di motivare
le donne facendole uscire dall’isolamento e facendo loro acquisire
fiducia nelle proprie capacità, trasformandole in cittadine che
attivamente partecipano allo sviluppo sociale.
L’iniziativa nasce dall’esigenza di far fronte al grave problema della
disoccupazione/inoccupazione femminile spesso dovuta alla carenza
di aggiornamento della forza lavoro. Al tempo stesso si è cercato di
intervenire in modo più flessibile, mirato ed informale rispetto ai
normali corsi di formazione professionale e dando grande rilevanza
all’aspetto psicologico e motivazionale.
Le partecipanti aumentano la fiducia in se stesse e nelle proprie
potenzialità e buona parte di esse trova un’occupazione o riprende
gli studi.
Le donne trovano un’occasione per uscire dall’isolamento in cui
spesso si trovano e per prendere contatti con strutture che possono
facilitare il loro accesso al mondo del lavoro.
L’aggiornamento viene effettuato limitatamente a taluni insegnamenti
per garantire una maggiore rispondenza all’offerta di lavoro9.
BUONE PRASSI
BUONE PRATICHE: DESCRIZIONE E
MISURA DEL FENOMENO “GENERE”
2
2.1.1
IL QUADRO GLOBALE
In questo paragrafo vengono analizzati i principali report realizzati
a livello internazionale. Il riferimento d’obbligo è all’attività
reportistica svolta da quindici anni dal Programma di Sviluppo delle
Nazioni Unite (UNDP).
2.1.1.1
UNDP: SVILUPPO UMANO E GENERE
L’UNDP (United Nation Development Programme) è un network di
sviluppo globale delle Nazioni Unite, una organizzazione nata per
sostenere, fra diversi paesi, lo scambio di conoscenze, esperienze,
risorse, per aiutare le persone a migliorare la qualità di vita10.
L’UNDP è presente in 166 paesi, lavorando con la gente per costruire
soluzioni mirate e personali che portino a cambiamenti nello sviluppo
globale e nazionale.
L’UNDP lavora assiduamente per raggiungere i Millenium Developments
goals; in particolare gli sforzi sono focalizzati su:
- governo democratico,
- riduzione della povertà,
- prevenzione delle emergenze e recupero,
- energia e ambiente,
- HIV/AIDS.
In tutte le sue attività l’UNDP presta particolare attenzione al rispetto
dei diritti umani e all’empowerment delle donne.
Annualmente, a partire dal 1990, viene pubblicato lo Human
Development Report (HDR), che focalizza l’attenzione sulle questioni
chiave per lo sviluppo a livello globale e costituisce un punto di
riferimento fondamentale per coloro che si interessano di sviluppo e
globalizzazione.
L’indice di sviluppo umano (HDI), introdotto in tale rapporto, è un
importante indice sintetico finalizzato alla misurazione dello sviluppo
umano attraverso tre dimensioni: l’aspettativa di vita, l’istruzione e
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
REPORTISTICA SULLE PARI OPPORTUNITÀ
2.1
27
28
l’accesso alle risorse.
L’UNDP ha elaborato i più importanti indici di pari opportunità:
- Gender-related Development Index (GDI)
Dopo aver ideato e messo a punto nel 1990 l’indice di sviluppo umano
(HDI), cinque anni più tardi l’UNDP realizza questo indice sensibile
alla dimensione di genere che misura le pari opportunità nello
sviluppo umano. Tre sono gli aspetti rilevati11:
- L’aspettativa di vita, cioè la possibilità di vivere a lungo in
buone condizioni di salute, misurata attraverso l’aspettativa di
vita alla nascita,
- La conoscenza, misurata attraverso il tasso di alfabetizzazione
degli adulti e dal tasso lordo di iscrizione nei livelli di istruzione
primaria, secondaria e terziaria,
- Uno standard di vita dignitoso, misurato attraverso il reddito
percepito stimato.
- Gender Empowerment Measure (GEM)
Questo indice fa, invece, riferimento al grado di partecipazione di
uomini e donne alla vita economica e politica di un paese. Anche in
questo caso sono tre le dimensioni analizzate:
- La partecipazione politica e il potere decisionale misurato
attraverso la quota di donne e uomini presenti in parlamento,
- La partecipazione economica e il potere decisionale, misurato
attraverso due indicatori: la quota di donne e uomini con
cariche dirigenziali nel mercato del lavoro e la quota di donne
nei lavori tecnico professionali,
- Le risorse economiche, misurate attraverso il reddito
percepito dalle donne e dagli uomini.
Come vedremo nei prossimi paragrafi, l’Unione Europea ha cercato di
elaborare indici alternativi a quelli proposti dall’UNDP perché ritenuti
poco adatti per un confronto significativo tra i paesi dell’Unione
Europea e perché non quantificano in maniera solistica il concetto di
pari opportunità, focalizzando solo tematiche specifiche.
BUONE PRASSI
The Human Development Reports
Human
development
Reports – Anni
Titolo
Sintesi
Rapporto 1990
Concetto e
misura dello
sviluppo umano
Il Rapporto analizza, come suo obiettivo
primario, il modo in cui la crescita
economica influisce – o non influisce
– sullo sviluppo umano. L’attenzione è
focalizzata sulle persone e su come lo
sviluppo aumenti le loro possibilità di
scelta. Il Rapporto discute il significato
e la misura dello sviluppo umano,
proponendo un nuovo indice composito.
Comunque il suo principale obiettivo
rimane pratico e pragmatico.
Rapporto 1991
Finanziare lo
sviluppo umano
Rapporto 1992
Dimensioni
globali dello
sviluppo umano
Rapporto 1993
Partecipazione
delle persone
fascicolo terzo
La mancanza di impegno politico, più che
le risorse finanziarie, è ciò che davvero
determina lo sviluppo umano.
Il 20% più ricco della popolazione riceve
un reddito che è 150 volte quello del 20%
più povero. Il Rapporto suggerisce una
duplice strategia per porre fine a questa
situazione. Innanzitutto, effettuare
massicci investimenti nelle persone e
rafforzare le possibilità tecnologiche
nazionali può far sì che alcuni paesi in
via di sviluppo siano in grado di acquisire
un forte vantaggio competitivo nei
mercati internazionali. Poi, dovrebbero
realizzarsi riforme internazionali di
base.
Il Rapporto esamina come e fino a
che punto le persone partecipano agli
eventi e ai processi che determinano e
influenzano le loro vite. Esso osserva i
tre principali mezzi della partecipazione
delle persone: i mercati equi, le
politiche autonome e le organizzazioni
comunitarie,
specialmente
le
organizzazioni non governative (NGOs);
e suggerisce misure di politica concreta
per affrontare i numerosi problemi della
crescente disoccupazione
donne e sviluppo sostenibile
TAB.2.1 SINTESI DEI RAPPORTI DELLO SVILUPPO UMANO
29
30
Nuove
dimensioni
della sicurezza
umana
Il rapporto introduce un nuovo concetto di
sicurezza umana che associa la sicurezza
alle persone più che ai territori, allo
sviluppo più che alle armi. Esso esamina
gli interessi della sicurezza umana sia a
livello nazionale che globale.
Rapporto 1995
Genere e
sviluppo umano
Il Rapporto analizza i progressi compiuti
nella riduzione delle disparità di genere
negli ultimi decenni trascorsi e rivela
l’ampio e persistente divario tra le
accresciute capacità delle donne e le
limitate opportunità. Vengono introdotte
due nuove misure per allineare le
nazioni su scala globale in base ai loro
progressi nell’uguaglianza di genere;
segue un’analisi della svalutazione e
dello scarso riconoscimento del lavoro
delle donne. In conclusione, il Rapporto
offre una strategia in cinque punti per
pareggiare le opportunità di genere nel
prossimo decennio.
Human
development
Reports – Anni
Titolo
Sintesi
Rapporto 1996
Crescita
economica e
sviluppo umano
Il Rapporto afferma che la crescita
economica, se non adeguatamente
gestita, può significare mancanza di
lavoro, può essere muta, spietata, senza
radici né futuro e, così, dannosa per lo
sviluppo umano. La qualità della crescita
è, perciò, tanto importante quanto
la qualità ai fini della riduzione della
povertà, dello sviluppo umano e della
sostenibilità
Rapporto 1997
Lo sviluppo
umano per
sradicare la
povertà
Sradicare la povertà in ogni luogo è più
di un imperativo morale, è una concreta
possibilità. L’umanità ha le risorse e le
conoscenze per creare un mondo senza
povertà in meno di una generazione.
Un consumo
per lo sviluppo
umano
L’alto livello di produzione e consumo
nel mondo moderno, la potenza e
le potenzialità della tecnologia e
dell’informazione
offrono
grosse
opportunità. Dopo un secolo di smisurata
espansione materiale, i leaders e le
persone comuni avranno capacità di
cercare e realizzare un progresso più
giusto e più umano nel 21° secolo?
Rapporto 1994
Rapporto 1998
BUONE PRASSI
Rapporto 2000
Diritti umani e
sviluppo umano
Il Rapporto sullo Sviluppo Umano
2000 guarda ai diritti umani come un
intrinseca parte dello sviluppo – e allo
sviluppo come un modo per realizzare
i diritti umani. Questi ultimi implicano
principi di responsabilità e giustizia
sociale nel processo di sviluppo umano.
Rapporto 2001
Sviluppare
nuove
tecnologie di
lavoro per lo
sviluppo umano
I sistemi tecnologici stanno trasformando
la tradizionale mappa dello sviluppo,
allargando gli orizzonti delle persone e
creando il potenziale per realizzare in
un decennio il progresso che nel passato
richiedeva il passaggio di generazioni.
Aumentare la
democrazia
in un mondo
frammentato
Questo Rapporto sullo sviluppo umano
riguarda innanzitutto e soprattutto
l’idea che la politica è importante per
il successo dello sviluppo tanto quanto
l’economia. La lotta per la riduzione
della povertà richiede uno sviluppo
equo ma sottintende anche che il potere
politico delle popolazioni povere
Millennium
Development
Goals: un
accordo tra
le nazioni per
porre fine alla
povertà
La portata dello sviluppo umano nel
mondo è ampia e irregolare, con
sorprendenti progressi in alcune aree
contro la stagnazione e lo squallido
declino di altre. L’equilibrio e la stabilità
nel mondo richiedono l’impegno di
tutte le nazioni, ricche e povere,e uno
sviluppo globale uniforme per estendere
l’abbondanza di possibilità a tutte le
persone.
Rapporto 1999
Rapporto 2002
Rapporto 2003
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Una
globalizzazione
dall’aspetto
umano
I mercati globali, la tecnologia globale,
idee globali e solidarietà globale possono
arricchire le esistenze delle persone in
ogni luogo. La sfida consiste nel garantire
che i benefici siano equamente condivisi
e che questa crescente interdipendenza
sia a vantaggio delle persone e non solo
dei guadagni. Il Rapporto di quest’anno
sostiene che la globalizzazione non è
una novità, ma che l’era attuale della
globalizzazione, guidata da mercati
globali competitivi, stia camminando
troppo in fretta rispetto alla governance
dei mercati e alle ripercussioni sulle
persone.
31
32
Rapporto 2004
Accogliere i crescenti bisogni delle
persone di essere coinvolte nella società,
di rispettare la loro etnia, religione e
lingua, richiede qualcosa di più di una
democrazia e di uno sviluppo equo. Sono
Libertà
necessarie politiche multiculturali che
culturale
riconoscano le differenze, sostengano
nell’eterogeneo
le diversità e promuovano le libertà
mondo
culturali, così che tutte le persone
contemporaneo
possano scegliere di parlare la loro
lingua, praticare la loro religione ed
essere partecipi condividendo la loro
cultura, in modo che ciascuno possa
scegliere di essere ciò che è.
[Fonte: http://hdr.undp.org/reports/]
Rapporti dell’UNDP specifici sulla dimensione di genere
L’UNDP ha realizzato finora ben 91 rapporti (a livello globale,
nazionale e locale) che affrontano nello specifico la dimensione di
genere.
- A livello globale nel 1995 l’UNDP pubblica lo Human
Development report – gender and human development, un
rapporto dove vengono analizzati i progressi realizzati per
ridurre le disparità di genere nei due decenni passati e in
cui si sottolinea il gap ancora presente tra le capacità di
affermazione femminile e le limitate opportunità offerte. Nel
rapporto sono introdotti due indici di parità per comparare
le nazioni su scala globale in base alle loro performances
nella parità di genere. Segue un’analisi sul lavoro femminile,
sottostimato e non riconosciuto. In conclusione il report offre
una strategia articolata in 5 punti per contribuire alla parità tra
i sessi da realizzarsi nel decennio seguente.
- A livello locale, tra le pubblicazioni più recenti c’è lo Human
Development in South Asia Agriculture and Rural Development
realizzato nel 2002 che riguarda la costruzione di un modello si
sviluppo agricolo e rurale che sia orientato alla crescita ma nello
stesso tempo centrato sulla dimensione umana. Lo sviluppo
umano infatti non può prescindere da una equa distribuzione
della ricchezza derivata dalla crescita economica.
- Un report specifico sulla dimensione di genere è stato
pubblicato nel 2000 e ha come titolo Human Development in
South Asia - The Gender Question. Il rapporto si focalizza su
cinque aree: legislativa, economica, educativa, della salute
BUONE PRASSI
2.1.1.2
IL WORLD’S WOMEN 2000: TRENDS AND STATISTICS
Il World’s Women 2000: Trends and statistics è il terzo di una serie di
pubblicazioni (la prima del 1991, l’altra del 1995) dell’UNSD, United
Nation Statistic Division, relative alla condizione femminile.
Il report contiene indagini statistiche che offrono un’analisi completa
sulla situazione delle donne in diverse parti del mondo attraverso
sei specifici campi di indagine: popolazione, donne e uomini in
famiglia, salute, educazione e comunicazione, lavoro, diritti umani
e politiche12.
Ecco un breve estratto13:
- Popolazione
o le donne in media hanno meno figli, ma con un numero
crescente di donne in età riproduttiva, e la popolazione
mondiale continua a salire,
o una popolazione con 1,15 miliardi di adolescenti, che
vivono per lo più in paesi in via di sviluppo, è la più
numerosa della storia,
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
e del governo. Il report affronta la condizione femminile nel
sud asiatico, rilevando che sono le donne, in primis, a soffrire
per la crescente povertà, per l’enorme deprivazione umana,
per un governo mancante, per forme di discriminazione
basate ancora su pregiudizi e tradizioni e, non da ultimo per
i conflitti civili e militari. Le donne formano la maggioranza di
quei poveri senza istruzione e senza impiego così numerosi nel
sud asiatico. Le donne non hanno quasi mai voce in capitolo
nella presa di decisione. Lavorano duramente dall’alba al
tramonto senza che il loro lavoro venga riconosciuto. Cinque
anni dopo la conferenza di Pechino, rimane ancora molto da
fare per incrementare le capacità femminili, per raggiungere
l’indipendenza economica, per partecipare alla vita politica,
per essere tutelate dalla legge. Il report ha destato interesse e
attenzione da parte dei mass media ed è utilizzato come punto
di riferimento in molte università nel sud asiatico.
- A livello nazionale l’UNDP ha pubblicato, a partire dal
1994 ben 84 rapporti riferiti alla dimensione di genere. Tra i
più recenti il rapporto del 2004 Decentralization for Human
Development in Macedonia, il report del 2003 sullo sviluppo
umano nel Benin e, sempre dello stesso anno, un report
specifico sulla dimensione di genere in Bolivia e a El Salvador.
Per un maggior approfondimento della reportistica curata dall’UNDP
si rimanda comunque al sito internet http://hdr.undp.org/reports/.
33
34
o il numero di persone sopra i 60 anni è destinato a
crescere da 600 milioni a un miliardo nei prossimi 20
anni, con una percentuale di donne anziane maggiore
degli uomini,
o la popolazione mondiale sta invecchiando di pari passo
con la diminuzione di nascite e l’aumento della durata
di vita,
o benché le donne siano più numerose in molte nazioni,
il numero di uomini supera quello femminile in parti
dell’Asia,
o le donne rappresentano una grande proporzione di
migranti internazionali, si stima 56 milioni di donne su
un totale di 118 milioni di migranti.
- Donne, uomini e famiglie
o le donne generalmente si sposano più tardi ma più di un
quarto delle donne tra i 15 e i 19 anni è sposata in 22
nazioni, tutte in via di sviluppo,
o unioni informali sono comuni nelle zone sviluppate e in
alcune delle regioni in via di sviluppo,
o il tasso di nascite continua a essere in calo in tutte le
regioni del mondo,
o le nascite per donne non sposate sono in drammatico
aumento nelle aree sviluppate,
o molte più persone stanno vivendo sole nei paesi
sviluppati e la maggioranza sono donne,
o in molte aree dei paesi sviluppati più di metà delle
madri con bambini sotto i tre anni sono impiegate.
- Salute
o l’aspettativa di vita continua ad aumentare per donne
e uomini per la maggior parte delle regioni in via di
sviluppo ma è diminuita drammaticamente nell’Africa
Meridionale come conseguenza dell’AIDS,
o la mortalità infantile è generalmente più ampia nei
ragazzi che nelle ragazze, eccezion fatta per alcune
regioni in Asia dove la discriminazione basata sul genere
supera il vantaggio biologico delle ragazze,
o quando le donne sono sessualmente attive in giovane
età, sono a rischio di soffrire delle conseguenze delle
trasmissioni di infezioni sessuali (incluso l’AIDS), di
maternità precoce e rischiosi aborti,
o dati sulla mortalità materna e altre cause di morte
sono spesso non disponibili o quando lo sono non sono
realistiche per deficit del sistema di registrazione
statistica,
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
o metà dei casi di HIV/AIDS riguardano donne, e nelle
regioni più a rischio di HIV sono le donne le più esposte
a contrarre il virus,
o si stanno facendo nuovi sforzi per misurare l’aspettativa
di salute, non solo quella di vita, della popolazione
mondiale che invecchia.
- Educazione e comunicazione
o il gap di genere nel sistema scolastico primario e
secondario non è sostanziale, ma le donne restano
indietro rispetto agli uomini in alcune regioni dell’Africa
e dell’Asia meridionale,
o due terzi degli 876 milioni di analfabeti che ci sono
al mondo sono donne, e ci si aspetta che il numero di
analfabeti diminuisca significativamente nel corso dei
prossimi venti anni,
o le donne hanno fatto significativi passi avanti
nell’iscrizione a forme di educazione agli alti livelli
nella maggior parte delle parti del mondo. In alcune
zone il numero di iscrizioni femminili equivale o
sorpassa quello degli uomini,
o sono più numerose le donne che non sanno utilizzare
il computer rispetto agli uomini e questo deficit si
ripercuote nell’impossibilità di accedere a quelle
professioni dove questa abilità è premessa essenziale,
o in molte regioni le donne rappresentano una quota in
rapida ascesa nell’utilizzo di internet.
- Lavoro
o le donne rappresentano una percentuale in aumento
nella forza lavoro, almeno un terzo in tutte le regioni
eccetto il nord dell’Africa e la parte ovest dell’Asia,
o lavoro autonomo, part-time e lavoro a domicilio stanno
offrendo opportunità alle donne di partecipare alla
forza lavoro, ma sono contraddistinti da mancanza di
sicurezza, di benefici e da un basso reddito,
o il settore informale assorbe più forza lavoro femminile
che maschile,
o una maggior percentuale di donne si trova in forza
lavoro per tutta la durata degli anni riproduttivi, benché
ci siano seri ostacoli per combinare responsabilità
familiari con quelle lavorative,
o le donne, specialmente più giovani, sperimentano
situazioni di disoccupazione più che gli uomini e per un
periodo di tempo maggiore,
o le donne rimangono a livelli lavorativi più bassi e
35
36
continuano a ricoprire incarichi di responsabilità in
poche tipologie lavorative, a svolgere incarichi non
di comando o di prestigio e ricevere uno stipendio
inferiore a quello maschile,
o le statistiche attuali sono ancora lontane dal fornire
basi solide per valutare cambiamenti significativi, sia
quantitativamente che qualitativamente nel lavoro
femminile.
- Diritti umani e decisioni politiche
o tutti, eccetto 26 stati, hanno ratificato la convenzione
sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione
contro le donne, facendone il secondo trattato sui
diritti umani ratificato su larga scala,
o l’abuso fisico e sessuale colpisce milioni di donne e
ragazze in tutto il mondo e spesso non è adeguatamente
documentato,
o in alcune regioni africane più di metà delle donne e
delle ragazze hanno subito mutilazioni genitali e questa
pratica non è in declino,
o donne e ragazze formano metà dei rifugiati del mondo
e, come rifugiati, sono particolarmente vulnerabili a
violenze sessuali sia durante la fuga sia nei campi per
profughi, sia nei nuovi stanziamenti,
o nonostante i ripetuti inviti all’equità di genere, le
donne sono significativamente sottorappresentate nei
governi, nelle parti politiche e nelle Nazioni Unite.
UNIFEM: I PROGRESSI DELLE DONNE
2.1.1.3
Nel 2002 l’UNIFEM ha pubblicato il report “Progress of the world’s
women”14 nel quale sono presi in considerazione i progressi compiuti
per promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile, così
come previsto dai Millenium Developments Goals.
Dal rapporto emerge che:
- solo sette paesi sviluppati (Svezia, Danimarca, Finlandia,
Norvegia, Islanda, Paesi Bassi, e Germania), hanno raggiunto
alti livelli di eguaglianza di genere e di empowerment
femminile in tutti gli indicatori selezionati;
- i paesi in via di sviluppo con i più alti livelli di eguaglianza
di genere e di empowerment femminile riguardo agli indicatori
selezionati sono l’Argentina, Costa Rica e Sud Africa;
- i miglioramenti più rilevanti riguardano la percentuale di
posti riservati alle donne in parlamento;
BUONE PRASSI
TAB.2.2 RISULTATI RAGGIUNTI NELL’EMPOWERMENT E NELL’EQUITA’ DI
GENERE
Indicatore
Educazione:
iscrizione
alla scuola
secondaria
fascicolo terzo
Risultati raggiunti
La maggior parte delle regioni citate nel rapporto hanno
raggiunto l’uguaglianza nell’educazione impartita nella
scuola superiore o hanno un maggior numero di ragazze
iscritte al livello secondario,
Il 2% delle regioni hanno raggiunto l’equità di genere
nell’iscrizione educativa al livello secondario,
Il 48% hanno una percentuale di iscrizione alla scuola
secondaria più alta per le donne che per gli uomini, dovuto
al fatto che i ragazzi lasciano prima la scuola per andare
a lavorare,
Il 34%, maggiormente nell’Africa sub Sahariana e nel Sud
Asia hanno un tasso di iscrizione scolastica più bassa per le
ragazze che per i ragazzi,
Per il rimanente 16% non ci sono dati aggiornati disponibili
dall’UNESCO.
donne e sviluppo sostenibile
- i paesi con i più bassi risultati in educazione, alfabetizzazione
e lavoro retribuito nel settore non agricolo tendono a essere i
paesi più poveri. Ma la percentuale di posti in parlamento
occupati da donne non è correlata con la salute ed è più alta
dove misure speciali sono state introdotte per aiutare le donne
ad essere elette, così come in Mozambico dove le donne ormai
rappresentano il 30% dei posti;
- le regioni in cui c’è una forte preferenza culturale per i figli
maschi, tendono verso i più bassi livelli di equità di genere;
- in molte delle regioni con i punteggi più bassi, il progresso è
troppo lento.
In generale, anche rispetto al rapporto 2000 si nota che i miglioramenti
più significativi si sono riscontrati nella percentuale di donne presenti
in parlamento, poiché questo cambiamento può avvenire in maniera
rapida come risposta ad una nuova volontà politica.
Cambiamenti nell’analfabetismo, nell’educazione e nel lavoro
difficilmente sono così rapidi, in quanto richiedono cambiamenti
diffusi nella struttura economica e culturale.
E’ chiaro che nei paesi poveri le donne avranno bisogno del supporto
di un sistema internazionale per raggiungere l’equità di genere e
l’empowerment. Ecco una breve sintesi dei progressi raggiunti nel
2002.
37
38
Alfabetismo
La stima parla di 140 milioni di giovani analfabeti al
mondo, dei quali più di metà, circa 86 milioni, sono
giovani donne,
Il 34% dei paesi analizzati dal report hanno raggiunto
l’equità di genere nelle percentuali di alfabetismo
giovanile,
Il 38%, per lo più in Africa sub sahariana e nel Sud Asiatico,
hanno un più basso tasso di alfabetismo per le ragazze più
che per i ragazzi,
Al contrario solo il 14% dei paesi interessati ha un più basso
tasso di alfabetismo per i ragazzi che per le ragazze,
Per il 14% rimanente non ci sono dati disponibili
dall’UNESCO,
Nel periodo 1995-2002 c’è stato un aumento
nell’alfabetismo delle donne in tutti i paesi dove c’era la
possibilità di un miglioramento,
In quei paesi dove meno del 50% sono giovani donne
alfabetizzate, i progressi sono stati molto più lenti.
Nessuno di questi paesi, quindi, raggiungerà l’obiettivo di
alfabetizzazione delle giovani donne entro il 2015,
Se queste percentuali rimangono tali, l’UNESCO ritiene
che nel 2015 ci saranno 107 milioni di giovani persone non
alfabetizzate, e di nuovo più di metà, 67 milioni, saranno
giovani donne.
Lavoro
La percentuale di donne impiegate nel settore non agricolo
si avvicina a quella degli uomini (nelle percentuali del 4555%) in meno di metà dei paesi (39 di 87) per i quali i dati
sono disponibili,
Alcune prove suggeriscono che i gaps di genere persistono
nella retribuzione e nelle condizioni anche quando la
quota di donne al lavoro equivale quella maschile,
Benché la quota di donne impiegate nel settore non
agricolo sia in continuo aumento nella maggior parte
dei paesi e le barriere verso il loro impiego nel settore
industriale e dei servizi si stiano sgretolando, i benefici
che questo comporta per le donne sono meno chiari,
Le donne più povere nel mondo sono impiegate
nell’agricoltura o in manifatture e servizi “informali” e il
loro lavoro è di gran lunga sottostimato dalle statistiche.
Gli indicatori e i targets che monitorano l’impiego in
queste aree necessitano di essere riformulati e monitorati
a livello nazionale.
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Sedie in
parlamento
Nel mondo le donne sono largamente assenti dai
parlamenti, in media solo quasi il 14% dei membri nel
2002,
Non ci sono nel complesso grandi differenze tra nazioni
ricche e povere, e variazioni considerevoli all’interno di
ciascuna regione,
Nel 2002 solo 11 paesi hanno raggiunto l’obiettivo del
30% dei rappresentanti donne in parlamento: Svezia,
Danimarca, Germania, Finlandia, Norvegia Islanda, Paesi
Bassi Sud Africa, Costa Rica, Argentina e Mozambico (la
Nuova Zelanda si avvicina con il 29.2%). In tutti gli altri
paesi le quote sono determinate o adottate su base
volontaria,
Nonostante ciò, c’è stato un progresso dal 2000 al 2002
nelle quote rosa,
La percentuale di donne presenti in Parlamento è negativa
in 22 paesi. In particolare sono eclatanti due casi, nei
quali un ritorno alla democrazia è accompagnato da
una riduzione della presenza femminile. In Nigeria la
percentuale di donne presenti in parlamento è inferiore al
3.2%. In Indonesia la percentuale si è abbassata dal 11,4%
all’8%,
La caduta più grande nella percentuale di donne in
parlamento, che ha fatto seguito alla transizione verso le
economie di mercato nell’Est Europa, è stata invertita in
tre paesi: Bulgaria, Macedonia e Polonia,
In alcuni paesi più ricchi, la rappresentanza delle donne
nella legislatura rimane al di sotto di quella raggiunta
in molti paesi più poveri. La percentuale di posti per le
donne negli Stati Uniti è del 12% ma 38 paesi in via di
sviluppo hanno una percentuale maggiore.
39
40
ALTRI REPORTS
2.1.1.4
A) Millenium Development Goals: Progress Report 2004
Nel settembre 2000 viene firmata la Dichiarazione del Millennio, al
Summit del Millennio delle Nazioni Unite da parte di 191 governi. I
leader del mondo in questa occasione si sono impegnati a collaborare
per raggiungere traguardi concreti e mirati al progresso dello sviluppo
e alla riduzione della povertà entro il 2015.
La dichiarazione si focalizza sulle necessità della popolazione per
il nuovo millennio e sulla centralità delle donne nei processi di
sviluppo.
I governi si impegnano per questo a “promuovere l’equità di genere
e l’empowerment delle donne come strada efficace per combattere
la povertà, la fame e le malattie e per stimolare uno sviluppo che sia
realmente sostenibile”.
Per attuare la Dichiarazione del Millennio le Nazioni Unite hanno
fissato una sorta di “road map”, espressa nel UN Millenium
development Goals (MDGs), che si vedrà meglio nel paragrafo 2.3.2.
Nel 2004 viene pubblicato il Millenium Development Goals: Progress
report che mostra i progressi fatti fino a quel momento, a quattro
anni dalla Millennium Declaration.
BUONE PRASSI
TAB.2.3 OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO: PROGRESSI
(settembre 2004)
AFRICA
840 milioni (pop 2002)
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
area NORD
area SUB-SAHARIANA
Ridurre della metà la povertà
estrema
nella norma
Ridurre della metà la fame
nella norma
alto, nessun
cambiamento
molto alto, nessun
cambiamento
OG 2: raggiungere una generale scolarizzazione di base
Scolarizzazione primaria
generale
nella norma
progesso, ma lento
OG 3: promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment
Pari iscrizione delle bambine
alla scuola primaria
nella norma
progesso, ma lento
Pari iscrizione delle bambine
alla scuola secondaria
soddisfatto
nessun cambiamento
significativo
stagnate
stagnate
progresso, ma lento
progresso, ma lento
Parità nell’alfabetizzazione tra
ragazze e ragazzi
Pari presenza delle donne nei
parlamenti nazionali
OG 4: riduzione della mortalità infantile
Riduzione di 2/3 della
mortalità dei bambini con
meno di 5 anni
nella norma
molto alto, nessun
cambiamento
Vaccinazione contro il morbillo
soddisfatto
basso, nessun
cambiamento
OG 5: migliarare le cure durante la gestazione
Ridurre di 3/4 la mortalità
materna
livello medio
livello molto alto
donne e sviluppo sostenibile
OG 1: sradicate la povertà estrema e la fame
OG 6: combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie
Fermare ed invertire la
diffusione di HIV/AIDS
Fermare ed invertire la
diffusione della malaria
Fermare ed invertire la
diffusione della tubercolosi
fascicolo terzo
___
stabile
basso rischio
alto rischip
basso, in declino
alto, in aumento
41
42
AFRICA
840 milioni (pop 2002)
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
area NORD
area SUB-SAHARIANA
OG 7: garantire la sostenibilità ambientale
Invertire la perdita di foreste
Dimezzare la quota senza
acqua potabile trattata nelle
aree rurali
Dimezzare la quota senza
acqua potabile trattata nelle
aree urbane
Dimezzare la quota senza
servizi igienici nelle aree
urbane
Dimezzare la quota senza
servizi igienici nelle aree rurali
meno dell1% di foreste
declino
soddisfatto
nessun cambiamento
elevato accesso ma
basso cambiamento
progresso, ma lento
nella norma
basso accesso, nessun
cambiamento
progresso, ma lento
nessun cambiamento
significativo
nella norma
aumento il numero e la
% di abitanti in quartieri
degradati
Migliorare la vita dei residenti
nei quartieri degradati
OG 8: partenariato globale per lo sviluppo
Disoccupazione giovanile
elevata, nessun
cambiamento
elevato, nessun
cambiamento
ASIA
3738 milioni
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
EST
SUD-EST
SUD
OVEST
OG 1: sradicate la povertà estrema e la fame
Ridurre della metà la
povertà estrema
soddisfatto nella norma nella norma in crescita
Ridurre della metà la fame nella norma nella norma
progresso
ma lento
in crescita
OG 2: raggiungere una generale scolarizzazione di base
Scolarizzazione primaria
generale
nella norma
stagnante
progresso
alta,
ma lento no variazioni
OG 3: promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment
Pari iscrizione delle
bambine alla scuola
primaria
soddisfatto nella norma
progresso
ma lento
progresso
ma lento
BUONE PRASSI
ASIA
3738 milioni
Pari iscrizione delle
bambine alla scuola
secondaria
EST
SUD-EST
-
soddisfatto
Parità nell’alfabetizzazione
soddisfatto sofddisfatto
tra ragazze e ragazzi
Pari presenza delle donne
nei parlamenti nazionali
progresso
ma lento
in declino
SUD
OVEST
no variazioni no variazioni
significative significative
stagnante
stagnante
molto basso, molto basso,
qualche
nessun
progresso
progresso
OG 4: riduzione della mortalità infantile
Riduzione di 2/3 della
mortalità dei bambini con
meno di 5 anni
Vaccinazione contro il
morbillo
progresso
ma lento
nella norma
progresso moderato,
ma lento no variazioni
-
nella norma
progresso
ma lento
progresso
ma lento
OG 5: migliarare le cure durante la gestazione
Ridurre di 3/4 la mortalità
livello molto
livello
livello basso livello alto
materna
alto
moderato
OG 6: combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie
Fermare ed invertire la
diffusione di HIV/AIDS
in aumento
stabile
Fermare ed invertire la
diffusione della malaria
rischio
moderato
rischio
moderato
Fermare ed invertire la
moderato in
diffusione della tubercolosi
declino
alto, in
declino
in aumento
-
rischio
rischio basso
moderato
alto, in
declino
basso, in
declino
OG 7: garantire la sostenibilità ambientale
Invertire la perdita di
foreste
Dimezzare la quota senza
acqua potabile trattata
nelle aree rurali
Dimezzare la quota senza
acqua potabile trattata
nelle aree urbane
fascicolo terzo
soddisfatto
declino
meno
declino lieve dell’1% di
foreste
donne e sviluppo sostenibile
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
elevato
declino
accesso ma soddisfatto soddisfatto
nell’accesso
no variazioni
progresso
ma lento
progresso
ma lento
nella norma
progresso
ma lento
43
44
ASIA
3738 milioni
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
Dimezzare la quota senza
servizi igienici nelle aree
urbane
Dimezzare la quota senza
servizi igienici nelle aree
rurali
Migliorare la vita dei
residenti nei quartieri
degradati
EST
progresso
ma lento
progresso
ma lento
progresso
ma lento
SUD-EST
SUD
OVEST
nella norma nella norma soddisfatto
progresso
ma lento
nella norma
progresso no variazioni
ma lento significative
qualche
progresso
in aumento
il numero
e la % di
abitanti dei
quartieri
degradati
basso, in
aumento
alto, in
aumento
OG 8: partenariato globale per lo sviluppo
Disoccupazione giovanile
basso, in
aumento
aumento
rapido
OCEANIA, AMERICA LATINA E CARAIBI, COMMONWEALTH E STATI
INDIPENDENTI (in precedenza Repubbliche dell’Unione Sovietica)
8 milioni
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
281 milioni
536 milioni
OCEANIA
AMERICA
LATINA E
CARAIBI
EUROPA
ASIA
in crescita
in crescita
basso, no
vaziazioni
in crescita
OG 1: sradicate la povertà estrema e la fame
Ridurre della metà la
povertà estrema
Ridurre della metà la fame
-
basso
miglioram.,
minimo
moderato,
nella norma
no variazioni
OG 2: raggiungere una generale scolarizzazione di base
Scolarizzazione primaria
generale
progresso,
ma lento
nella norma
declino
nella norma
OG 3: promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment
Pari iscrizione delle
bambine alla scuola
primaria
nella norma nella norma soddisfatto nella norma
BUONE PRASSI
OCEANIA, AMERICA LATINA E CARAIBI, COMMONWEALTH E STATI
INDIPENDENTI (in precedenza Repubbliche dell’Unione Sovietica)
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
Pari iscrizione delle
bambine alla scuola
secondaria
536 milioni
AMERICA
LATINA E
CARAIBI
OCEANIA
progresso,
ma lento
progresso
ma lento
EUROPA
ASIA
nella norma soddisfatto soddisfatto
Parità nell’alfabetizzazione
stagnante
tra ragazze e ragazzi
Pari presenza delle donne
nei parlamenti nazionali
281 milioni
soddisfatto
progresso ma
lento
soddisfatto soddisfatto
progressi
recenti
in declino
OG 4: riduzione della mortalità infantile
Riduzione di 2/3 della
mortalità dei bambini con
meno di 5 anni
Vaccinazione contro il
morbillo
moderato,
nella norma
no variazioni
declino
livello
moderato
basso,
mortalità in
nessuna
aumento
variazione
basso
basso
basso
basso
OG 5: migliarare le cure durante la gestazione
Ridurre di 3/4 la mortalità
materna
livello alto
livello
moderato
OG 6: combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie
Fermare ed invertire la
diffusione di HIV/AIDS
in aumento
stabile
in aumento in aumento
Fermare ed invertire la
diffusione della malaria
rischio basso
rischio
moderato
rischio basso rischio basso
alto, in
aumento
basso, in
declino
moderato, moderato,
in aumento in aumento
Fermare ed invertire la
diffusione della tubercolosi
OG 7: garantire la sostenibilità ambientale
Invertire la perdita di
foreste
Dimezzare la quota senza
acqua potabile trattata
nelle aree rurali
fascicolo terzo
declino
declino
(eccetto i
Caraibi)
elevato
accesso ma soddisfatto
no variazioni
donne e sviluppo sostenibile
8 milioni
soddisfatto soddisfatto
soddisfatto soddisfatto
45
46
OCEANIA, AMERICA LATINA E CARAIBI, COMMONWEALTH E STATI
INDIPENDENTI (in precedenza Repubbliche dell’Unione Sovietica)
8 milioni
OBIETTIVI GENERALI E
SPECIFICI
536 milioni
AMERICA
LATINA E
CARAIBI
OCEANIA
281 milioni
EUROPA
ASIA
Dimezzare la quota senza
servizi igienici nelle aree
urbane
elevato
elevato
basso
progresso ma accesso ma accesso ma
accesso, no
lento
variazioni
variazioni
variazioni
limitate
limitate
elevato
elevato
elevato
elevato
accesso ma accesso ma accesso ma accesso ma
no variazioni no variazioni no variazioni no variazioni
Dimezzare la quota senza
servizi igienici nelle aree
rurali
nessuna
nessuna
no variazioni progresso ma
variazione variazione
significative
lento
significativa significativa
Dimezzare la quota senza
acqua potabile trattata
nelle aree urbane
Migliorare la vita dei
residenti nei quartieri
degradati
-
progresso ma
lento
basso, no
variazioni
basso, no
variazioni
basso, in
aumento
rapido
basso, in
auemento
rapido
OG 8: partenariato globale per lo sviluppo
Disoccupazione giovanile
basso, in
aumento
in aumento
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
L’obiettivo di conseguire la parità tra ragazze e ragazzi nella scuola
primaria e secondaria entro il 2005 è stato raggiunto o quasi nella
maggior parte delle regioni eccetto l’Africa Sub-sahariana e l’Asia
meridionale e occidentale (che potrebbe arrivarci per il 2010).
L’iscrizione di ragazze è aumentata velocemente rispetto a quella
dei ragazzi in tutte le regioni, e il rapporto delle ragazze rispetto ai
ragazzi nella scuola primaria è cresciuto in maniera esponenziale dal
1990 al 2000 in regioni come Bangladesh, Gambia, Mauritania, Nepal
e Sudan. Di contro, meno di 80 ragazze su 100 ragazzi si iscrivono al
livello secondario di istruzione nell’Africa subsahariana e in tutto il
sud dell’Asia.
Rispetto agli altri indicatori misurati, la situazione non è migliorata.
La percentuale di donne lavoratrici è cambiata leggermente in alcuni
paesi a partire dal 1990, ma è ancora molto al di sotto di quella
maschile in tutti i paesi eccetto l’America Latina e i Caraibi, dove il
43% dei lavoratori stipendiati adesso sono donne e nell’Asia dell’est
dove la proporzione è salita al 40%. Le donne continuano a essere
sottorappresentate nei parlamenti nazionali. Solo nei paesi nordici le
donne rappresentano il 40% dei posti; in 14 nazioni detengono il 30%
o più dei seggi.
Nel nord Africa, nel sud ed ovest dell’Asia e in Oceania rappresentano
meno del 10 per cento.
L’uguaglianza di genere non rappresenta solamente una forma di
giustizia sociale, ma promuove essa stessa una forma di sviluppo.
E’ noto infatti che le ragazze con maggiore istruzione si sposino più
tardi, generando un numero inferiore di figli ma più sani e più istruiti.
Esse stesse guadagnano redditi maggiori in campo lavorativo.
Viceversa, se le ragazze non vengono mandate a scuola e non hanno
la possibilità di entrare nel mercato del lavoro, questi benefici
potenziali vengono sprecati.
Se gli investimenti pubblici nelle infrastrutture di base, come la
disponibilità di fonti di acqua pulita, ignorano i bisogni delle donne, le
donne stesse sono costrette a procurarsi l’acqua durante la giornata,
perdendo così l’opportunità di entrare attivamente nella società. E
ancora, se le donne non hanno potere nelle scelte decisionali della
famiglia, le sinergie tra produttività, sanità e istruzione vengono
contrastate.
A due anni dalla sottoscrizione della Dichiarazione del Millennio
delle Nazioni Unite, in occasione dell’Accordo di Monterrey nel
2002, i leader mondiali dei paesi ricchi e poveri hanno ribadito il loro
impegno nel sostegno degli obiettivi di sviluppo condivisi.
Tale impegno di formalizza nel Patto di Sviluppo del Millennio, che
“invita tutti i protagonisti a orientare i loro sforzi in una direzione
che permetta di garantire il successo degli Obiettivi, in un sistema di
47
48
responsabilità condivise. […]
Per sfuggire alle trappole della povertà occorre che i paesi
raggiungano determinate soglie critiche – relative alla sanità,
all’istruzione, alle infrastrutture e al governo – da cui poter
decollare verso una crescita e uno sviluppo sostenuti. Decine di
paesi poveri non arrivano a queste soglie, spesso non per colpe a loro
imputabili oppure per ragioni che vanno al di là del loro controllo. È
questa l’area più importante in cui deve entrare in gioco il Patto tra
paesi e attori ricchi e poveri. Se un paese persegue le politiche giuste
e si impegna a attuarle con una buona forma di governo, la comunità
mondiale – agenzie internazionali, donatori bilaterali, attori privati,
organizzazioni della società civile – deve aiutarlo a raggiungere le
soglie critiche aumentando l’assistenza. Nell’adottare il Patto di
Sviluppo del Millennio, tutti i paesi sono chiamati a riaffermare gli
impegni presi rispetto agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e la
propria disponibilità ad accettare le responsabilità che ne derivano.
I donatori bilaterali, le istituzioni finanziarie internazionali, le
agenzie specializzate delle Nazioni Unite, gli attori privati e le
organizzazioni della società civile dovrebbero proporre specifici
impegni e interventi ambiziosi per garantire che gli Obiettivi siano
raggiunti con successo.”15
B) World development indicators 2004
Come si vedrà meglio nel paragrafo 2.3.2, la World Bank nel 2004 ha
pubblicato il World development indicators, un documento ricco di
dati e statistiche inerenti lo sviluppo a livello mondiale.
Interessante, per ora, risulta una scheda di sintesi contenuta nel
documento che fa riferimento alla condizione delle donne nello
sviluppo.
I paesi del mondo vengono comparati relativamente ad alcuni
indicatori di sviluppo quali:
- la percentuale femminile rispetto alla popolazione totale,
- l’aspettativa di vita,
- le donne in attesa che ricevono cure prenatali,
- le giovani mamme (% di donne dai 15-19 anni che hanno già
bambini o che sono attualmente in attesa),
- l’indice di parità di genere riferito all’alfabetizzazione è il
rapporto tra la percentuale di donne alfabetizzate rispetto ai
maschi per età compresa tra i 15 e i 24 anni,
- l’indice di parità di genere riferito alla forza lavoro è il
rapporto tra la percentuale di donne che sono economicamente
attive rispetto alla percentuale di uomini. In accordo con la
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
definizione del ILO (International Labour Organization) la
popolazione economicamente attiva viene definita come quella
che svolge un lavoro per la produzione di beni e servizi durante
un periodo specifico. Vengono compresi sia gli occupati che i
disoccupati, ma vengono escluse le persone che si occupano
della case e della famiglia, e altre categorie non pagate nel
settore informale. (cura degli anziani, dei bambini…),
- le donne nel settore non agricolo (sulla percentuale
dell’impiego nel settore non agricolo),
- lavoratori non pagati in famiglia (sono quelli che lavorano
senza ricevere stipendio in una attività svolta dal coniuge/
affine che vive nello stesso nucleo familiare),
- le donne in parlamento (% dei posti occupati dalle donne).
49
50
‘02
♂
‘02
♀
‘02
%
‘95-’02
a
%♀
età
15-19
15–24
‘95’02 a
‘02
Forza lavoro
Indice di
parità tra
generi
Alfabetismo
Indice di
parità tra
generi
anni
Madri
giovani
Aspettativa
di vita alla
nascita
%
del
tot.
♀ incinte
che ricevono
cure
prenatali
Popolazione
♀
TAB.2.4 CONDIZIONE DELLE DONNE NELLO SVILUPPO
‘90
‘02
Afghanistan
49,0
43
44
37
..
..
0,5
0,6
Albania
48,9
72
76
95
..
1,0
0,7
0,7
Algeria
49,4
69
72
79
..
0,9
0,3
0,4
Angola
50,5
45
48
66
..
..
0,9
0,9
Arabia Saudita
45,9
71
75
90
Argentina
50,9
71
78
Armenia
51,4
71
79
Australia
50,1
76
82
Austria
51,3
76
82
Azerbaijan
50,9
62
69
Bangladesh
49,7
62
Belarus
53,1
63
Belgio
50,9
75
82
..
Benin
50,7
51
55
81
Bolivia
50,2
62
65
83
Bosnia ed
Herzegovina
50,5
71
77
Botswana
50,2
38
Brasile
50,7
Bulgaria
51,4
Burkina Faso
Burundi
..
1,0
0,1
0,2
b
..
1,0
0,4
0,5
92
6
1,0
0,9
0,9
100
b
..
..
0,7
0,8
100
b
..
..
0,7
0,7
66
..
..
0,8
0,8
63
40
35
0,7
0,7
0,7
74
100
..
1,0
1,0
1,0
..
..
0,7
0,7
22
0,5
0,9
0,9
14
1,0
0,6
0,6
99
..
1,0
0,6
0,6
38
91
..
1,1
0,9
0,8
65
73
86
18
1,0
0,5
0,6
69
75
..
..
1,0
0,9
0,9
50,4
42
44
61
25
0,5
0,9
0,9
51,0
42
42
78
..
1,0
1,0
0,9
Cambodia
51,2
53
56
38
8
0,9
1,2
1,1
Cameroon
50,0
48
49
75
31
..
0,6
0,6
Canada
50,5
76
82
..
..
..
0,8
0,9
Chad
50,5
47
50
42
39
0,8
0,8
0,8
95
BUONE PRASSI
50,4
45
46
68
..
..
0,8
0,8
Congo, Rep.
51,0
50
54
..
..
1,0
0,8
0,8
Corea, Rep.
Dem.
49,7
61
64
..
..
..
0,8
0,8
Costa d’Avorio
49,2
45
46
88
31
0,7
0,5
0,5
Costa Rica
50,1
75
80
70
..
1,0
0,4
0,5
Croazia
51,7
70
78
..
..
1,0
0,7
0,8
Cuba
50,0
75
79
100
..
1,0
0,6
0,7
Danimarca
50,5
75
79
..
..
..
0,9
0,9
Ecuador
49,8
69
72
69
..
1,0
0,3
0,4
Egitto, Rep.
Araba
49,1
67
71
53
9
0,8
0,4
0,4
El Salvador
50,9
67
73
76
..
1,0
0,5
0,6
Emirati Arabi
Uniti
34,4
74
77
97
..
1,1
0,1
0,2
Eritrea
50,4
50
52
49
23
..
0,9
0,9
Estonia
53,5
65
77
..
..
1,0
1,0
1,0
Etiopia
49,8
41
43
27
16
0,8
0,7
0,7
Federazione
Russa
53,3
60
72
..
..
1,0
0,9
1,0
Fiilippine
49,6
68
72
86
Finlandia
51,2
75
82
Francia
51,4
76
83
Gabon
50,4
52
Gambia, The
50,5
Georgia
52,5
Germania
7
1,0
0,6
0,6
100
b
..
..
0,9
0,9
99
b
..
..
0,8
0,8
54
94
33
..
0,8
0,8
52
55
91
..
..
0,8
0,8
69
78
95
..
..
0,9
0,9
50,9
75
81
..
..
..
0,7
0,7
Ghana
50,2
54
56
88
14
1,0
1,0
1,0
Giappone
51,1
78
85
..
..
..
0,7
0,7
Grecia
50,8
75
81
..
..
1,0
0,5
0,6
Guatemala
49,6
63
69
60
22
0,9
0,3
0,4
Guinea
49,7
46
47
71
37
..
0,9
0,9
Guinea-Bissau
50,6
44
47
62
..
..
0,7
0,7
Haiti
50,9
50
54
79
18
1,0
0,8
0,7
Honduras
49,7
63
69
83
..
1,0
0,4
0,5
Hong Kong,
Cina
50,9
78
83
..
..
..
0,6
0,6
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Congo, Dem.
Rep.
51
♂
♀
‘02
‘02
‘02
%
‘95-’02
a
%♀
età
15-19
15–24
‘95’02 a
‘02
Forza lavoro
Indice di parità
tra generi
Alfabetismo
Indice di parità
tra generi
anni
Madri giovani
%
del
tot.
♀ incinte che
ricevono cure
prenatali
Aspettativa
di vita alla
nascita
Popolazione ♀
52
‘90
‘02
India
48,4
63
64
60
21
..
0,5
0,5
Indonesia
50,1
65
69
89
12
1,0
0,6
0,7
Iran, Rep.
Islamica
49,8
68
70
77
..
..
0,3
0,4
Iraq
49,2
61
64
77
..
..
0,2
0,3
Irlanda
50,5
74
80
..
..
..
0,5
0,5
Israele
50,3
77
81
..
..
1,0
0,6
0,7
Italia
51,5
75
82
..
..
1,0
0,6
0,6
Jamaica
50,8
74
78
99
..
1,1
0,9
0,9
Jordan
48,3
70
74
96
6
1,0
0,2
0,3
Kazakhstan
51,6
57
67
91
7
1,0
0,9
0,9
Kenya
49,8
45
46
76
21
1,0
0,8
0,9
Korea, Rep.
49,7
71
78
..
..
..
0,6
0,7
Kuwait
46,7
75
79
95
..
1,0
0,3
0,5
Kyrgyz
Republic
51,1
61
70
97
9
..
0,9
0,9
Lao PDR
50,0
53
56
27
..
0,8
..
..
Latvia
54,1
65
76
..
..
1,0
1,0
1,0
Lesotho
50,3
37
39
85
..
0,6
0,6
..
Libano
50,8
69
73
87
..
..
0,4
0,4
Liberia
49,7
46
48
85
..
0,6
0,6
0,7
Libia
48,3
70
75
81
..
0,9
0,2
0,3
Lithuania
52,9
68
78
..
..
1,0
0,9
0,9
Macedonia,
FYR
50,0
71
76
100
..
..
0,7
0,7
Madagascar
50,1
54
57
71
36
..
0,8
0,8
Malawi
50,8
37
38
91
33
0,8
1,0
0,9
Malaysia
49,4
70
75
..
..
1,0
0,6
0,6
BUONE PRASSI
50,9
40
42
57
40
0,5
0,9
0,9
Marocco
50,0
66
70
42
..
0,8
0,5
0,5
Mauritania
50,4
49
53
64
16
0,7
0,8
0,8
Mauritius
50,5
69
76
..
..
1,0
0,4
0,5
Messico
51,4
71
77
86
..
1,0
0,4
0,5
Moldova
52,4
63
71
99
..
1,0
0,9
0,9
Mongolia
50,3
64
67
97
..
1,0
0,9
0,9
Mozambico
51,4
40
42
76
40
0,6
0,9
0,9
Myanmar
50,3
55
60
76
..
1,0
0,8
0,8
Namibia
50,5
42
41
91
..
1,0
0,7
0,7
Nepal
48,7
60
60
28
21
0,6
0,7
0,7
Nicaragua
50,2
67
71
86
27
1,1
0,5
0,6
Niger
50,6
46
47
41
43
0,4
0,8
0,8
Nigeria
50,6
45
46
64
22
1,0
0,5
0,6
Norvegia
50,4
76
82
..
..
..
0,8
0,9
Nuova Zelanda
51,1
76
81
95
b
..
..
0,8
0,8
Oman
47,4
73
76
100
..
1,0
0,1
0,2
Paesi Bassi
50,5
76
81
..
..
..
0,6
0,7
Pakistan
48,3
63
65
43
..
0,6
0,3
0,4
Panama
49,6
73
77
72
..
1,0
0,5
0,6
Papua Nuova
Guinea
48,5
56
58
78
..
..
0,7
0,7
Paraguay
49,6
69
73
89
..
1,0
0,4
0,4
Perù
49,7
68
72
84
13
1,0
0,4
0,5
Polonia
51,4
70
78
..
..
..
0,8
0,9
Portogallo
52,0
73
79
..
..
1,0
0,7
0,8
Puerto Rico
51,9
72
81
..
..
1,0
0,5
0,6
Regno Unito
50,8
75
80
..
..
..
0,7
0,8
Repubblica
Ceca
51,2
72
79
b
..
..
0,9
0,9
Repubblica
dell’Africa
Centrale
51,2
42
43
62
36
0,7
..
..
Repubb.
Dominicana
49,3
64
70
98
21
1,0
0,4
0,5
Repubb.
Slovacca
51,4
69
77
98
..
1,0
0,9
0,9
Romania
51,1
66
74
..
..
1,0
0,8
0,8
fascicolo terzo
99
donne e sviluppo sostenibile
Mali
53
♂
‘02
♀
‘02
‘95-’02
a
%♀
età
15-19
15–24
‘95’02 a
‘02
Forza lavoro
Indice di parità
tra generi
♀ incinte che
ricevono cure
prenatali
%
Alfabetismo
Indice di parità
tra generi
‘02
anni
Madri giovani
%
del
tot.
Aspettativa
di vita alla
nascita
Popolazione ♀
54
‘90
‘02
Ruwanda
50,4
39
40
92
7
1,0
1,0
1,0
Senegal
50,2
51
54
79
22
0,7
0,7
0,7
Serbia e
Montenegro
50,2
70
75
..
..
..
0,7
0,8
Sierra Leone
50,9
36
39
68
..
..
0,6
0,6
Singapore
48,7
76
80
..
..
1,0
0,6
0,6
Sira Rep.
Araba
49,5
68
73
71
..
1,0
0,3
0,4
Slovenia
51,3
72
80
b
..
1,0
0,9
0,9
Somalia
50,4
46
49
32
..
..
0,8
0,8
Spagna
51,1
75
82
..
..
1,0
0,5
0,6
Sri Lanka
50,6
72
76
98
..
1,0
0,5
0,6
Stati Uniti
51,1
75
80
b
..
..
0,8
0,9
Sud Africa
51,7
46
48
94
16
1,0
0,6
0,6
Sudan
49,7
57
60
60
..
0,9
0,4
0,4
Svezia
50,3
78
82
..
..
..
0,9
0,9
Svizzara
50,4
77
83
..
..
..
0,6
0,7
Swaziland
51,7
44
44
87
..
1,0
0,6
0,6
Tailandia
50,8
67
72
92
..
1,0
0,9
0,9
Tajikistan
50,1
64
70
71
..
1,0
0,7
0,8
Tanzania
50,4
43
44
49
25
1,0
1,0
1,0
Togo
50,3
49
51
73
19
0,8
0,7
0,7
Trinidad e
Tobago
50,1
70
75
92
..
1,0
0,5
0,5
Tunisia
49,5
71
75
92
..
0,9
0,4
0,5
Turchia
49,5
68
73
68
10
1,0
0,5
0,6
Turkmenistan
50,5
61
68
98
4
1,0
0,8
0,8
98
99
BUONE PRASSI
53,5
63
74
..
..
1,0
1,0
1,0
Uganda
50,0
43
44
92
31
0,9
0,9
0,9
Ungheria
52,3
68
77
..
..
1,0
0,8
0,8
Uruguay
51,5
71
79
94
..
1,0
0,6
0,7
Uzbekistan
50,3
64
70
97
10
1,0
0,8
0,9
Venezuela, RB
49,7
71
77
94
..
1,0
0,5
0,5
Vietnam
50,6
67
72
68
6
1,0
1,0
1,0
West Bank e
Gaza
49,3
71
75
..
..
..
,,
,,
Yemen, Rep.
49,0
57
58
34
16
0,6
0,4
0,4
Zambia
50,2
37
37
93
32
0,9
0,8
0,8
Zimbabwe
49,9
39
39
93
21
1,0
0,8
0,8
Mondo
49,6
w
65
w
69
w
..
0,9 w
..
..
Basso reddito
49,2
58
60
..
0,9
..
..
Medio reddito
49,6
68
72
..
1,0
..
..
Reddito medio
basso
49,5
67
72
..
1,0
..
..
Reddito medio
alto
50,8
70
77
..
1,0
..
..
Reddito basso
e medio
49,5
63
66
..
0,9
..
..
Asia Orientale
e Pacifico
48,9
68
71
..
1,0
..
..
Europa & Asia
Centrale
52,0
64
73
..
1,0
..
..
America
Latina &
Caraibi
50,7
68
74
..
1,0
..
..
Africa Nord
& Centro
Settentrionale
49,2
67
70
..
0,9
..
..
Africa del Sud
48,5
62
64
..
0,8
..
..
Africa SubSahariana
50,2
45
47
..
0,9
..
..
Alto reddito
50,6
75
81
..
..
,,
,,
Unione
Europea
51,0
75
82
..
..
,,
,,
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Ucraina
55
% del
totale
2000–02
Afghanistan
a
Donne in
parlamento
Lavoratori
familiari non
pagati
Donne
occupate
in settori
non legati
all’agricoltura
56
Maschi
Femmine
% di occup
maschile
% di occup
femminile
2000–02
2000–02
a
a
% sul totale
di posti
2003
..
..
..
..
Albania
41,1
..
..
6
Algeria
12,2
..
..
6
Angola
..
..
..
16
Arabia Saudita
14,2
..
..
0
Argentina
42,9
0,7
1,8
31
Armenia
..
1,1
0,8
5
Australia
48,1
0,4
0,7
25
Austria
43,5
1,4
3,7
34
Azerbaijan
45,4
..
..
11
Bangladesh
22,9
10,1
73,2
2
Belarus
56,0
..
..
10
Belgio
44,8
..
..
35
Benin
..
..
..
6
36,4
5,2
11,1
19
Bolivia
Bosnia Herzegovina
..
..
..
17
Botswana
44,8
16,9
17,4
17
Brasile
45,7
..
..
9
Bulgaria
50,2
..
..
26
..
..
..
12
Burkina Faso
Burundi
..
..
..
18
Cambodia
51,7
31,6
53,3
7
Cameroon
..
..
..
9
48,8
0,1
0,3
21
..
..
..
6
36,6
..
..
13
Canada
Chad
Cile
BUONE PRASSI
39,2
..
..
22
Colombia
49,1
5,1
7,1
12
Congo, Dem. Rep.
..
..
..
..
Congo, Rep.
..
..
..
9
Corea, Rep. Dem.
..
..
..
20
Costa d’Avorio
..
..
..
9
Costa Rica
40,1
2,5
3,6
35
Croazia
45,9
2,4
7,8
21
Cuba
37,8
..
..
36
Danimarca
48,9
..
..
38
Ecuador
41,4
4,4
10,2
16
Egitto, Rep. Araba
19,6
8,2
26,0
2
El Salvador
31,2
..
..
11
Emirati Arabi Uniti
13,8
..
..
0
Eritrea
..
..
..
22
Estonia
51,7
0,8
0,9
19
Etiopia
..
..
..
8
Federazione Russa
49,7
..
..
8
Fiilippine
42,2
..
..
18
Finlandia
50,2
0,6
0,4
38
Francia
46,3
..
..
12
Gabon
..
..
..
9
Gambia, The
..
..
..
13
Georgia
48,6
23,2
40,2
7
Germania
45,5
0,5
2,1
32
..
..
..
9
Giappone
40,4
1,6
10,1
7
Grecia
40,5
4,2
14,7
9
Guatemala
39,2
..
..
9
Guinea
..
..
..
19
Guinea-Bissau
..
..
..
8
4
Ghana
Haiti
..
..
..
Honduras
51,7
..
..
6
Hong Kong, Cina
45,5
..
..
..
India
17,1
..
..
9
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Cina
57
% del
totale
2000–02
Indonesia
Iran, Rep. Islamica
Iraq
a
Donne in
parlamento
Lavoratori
familiari non
pagati
Donne
occupate
in settori
non legati
all’agricoltura
58
Maschi
Femmine
% di occup
maschile
% di occup
femminile
2000–02
2000–02
a
a
% sul totale
di posti
2003
29,7
..
..
8
..
..
..
4
..
..
..
8
Irlanda
46,5
0,8
1,5
13
Israele
48,5
0,2
0,7
15
Italia
40,6
3,
6,0
12
Jamaica
45,8
..
..
12
Jordan
20,8
..
..
6
..
..
..
10
Kenya
37,8
..
..
7
Korea, Rep.
41,5
1,8
19,0
6
..
..
..
0
44,8
..
..
10
..
..
..
23
52,7
4,2
4,9
21
Lesotho
..
..
12
Libano
..
..
..
Liberia
..
..
..
8
Libia
..
..
..
..
Lithuania
51,3
2,8
3,5
11
Macedonia, FYR
41,9
..
..
..
..
..
..
4
Malawi
12,2
..
..
9
Malaysia
36,5
..
..
10
..
..
..
10
26,6
..
..
11
Kazakhstan
Kuwait
Kyrgyz Republic
Lao PDR
Latvia
Madagascar
Mali
Marocco
2
BUONE PRASSI
..
..
..
Mauritius
39,0
..
..
6
Messico
37,2
6,8
12,5
23
Moldova
52,7
4,7
10,7
13
Mongolia
..
..
..
11
Mozambico
..
..
..
30
Myanmar
..
..
..
..
48,8
..
..
26
Nepal
..
..
..
6
Nicaragua
..
..
..
21
Niger
..
..
..
1
Nigeria
..
..
..
5
Norvegia
48,3
0,2
0,5
36
Nuova Zelanda
50,9
0,6
1,2
28
Oman
25,3
..
..
..
Paesi Bassi
44,3
0,2
1,1
37
Pakistan
7,9
16,7
50,1
22
Panama
41,7
..
..
10
1
Namibia
Papua Nuova Guinea
4
..
..
..
Paraguay
38,4
..
..
9
Perù
34,6
4,7
11,5
18
Polonia
46,9
4,0
6,8
20
Portogallo
46,3
1,1
3,2
19
Puerto Rico
39,0
0,2
1,0
..
Regno Unito
49,7
0,2
0,5
18
Repubblica Ceca
46,6
0,2
1,1
17
..
..
..
7
Repubblica
Dominicana
34,3
..
..
17
Repubblica Slovacca
51,9
0,1
0,2
19
Romania
45,7
10,4
29,1
11
Rwanda
..
..
..
49
Senegal
..
..
..
19
Serbia e Montenegro
..
..
..
8
Sierra Leone
..
..
..
15
Repubblica
dell’Africa Centrale
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Mauritania
59
% del
totale
2000–02
a
Donne in
parlamento
Lavoratori
familiari non
pagati
Donne
occupate
in settori
non legati
all’agricoltura
60
Maschi
Femmine
% di occup
maschile
% di occup
femminile
2000–02
2000–02
a
a
% sul totale
di posti
2003
Singapore
46,9
0,3
1,7
16
Sira Rep. Araba
17,4
..
..
12
Slovenia
47,7
3,8
7,0
12
Somalia
..
..
..
..
Spagna
39,3
1,0
3,3
28
Sri Lanka
46,6
..
..
4
Stati Uniti
48,4
0,1
0,1
14
Sud Africa
..
0,7
1,4
30
Sudan
..
..
..
10
Svezia
50,7
0,3
0,4
45
Svizzara
47,2
..
..
27
Swaziland
29,6
..
..
3
Tailandia
46,8
16,4
39,8
9
Tajikistan
51,6
..
..
13
..
..
..
22
Tanzania
Togo
Trinidad e Tobago
..
..
..
7
39,9
1,0
0,6
19
12
Tunisia
..
..
..
Turchia
18,9
10,2
51,3
4
..
..
..
26
Ucraina
53,0
0,8
1,7
5
Uganda
..
..
..
25
Ungheria
46,1
0,4
1,0
10
Uruguay
46,5
..
..
12
Uzbekistan
37,9
..
..
7
Venezuela, RB
39,6
..
..
10
Turkmenistan
BUONE PRASSI
..
..
..
27
West Bank e Gaza
..
6,0
27,3
..
Yemen, Rep.
..
..
..
0
Zambia
..
..
..
12
20,2
..
..
10
Mondo
..
..
..
Basso reddito
..
..
..
Medio reddito
..
..
..
Reddito medio basso
..
..
..
Reddito medio alto
..
..
..
Reddito basso e
medio
..
..
..
Asia Orientale e
Pacifico
..
..
..
Europa & Asia
Centrale
..
..
..
America Latina &
Caraibi
..
..
..
Africa Nord & Centro
Settentrionale
..
..
..
Africa del Sud
..
..
..
Africa Sub-Sahariana
..
..
..
Alto reddito
..
..
..
42,8
..
..
Zimbabwe
Unione Europea
IL CONTRIBUTO EUROPEO
2.1.2
Pari opportunità tra uomini e donne nell’Unione Europea
Nel 1996 viene pubblicata per la prima volta la relazione annuale
della commissione europea sulle pari opportunità per donne e uomini
nell’Unione Europea.
Da quella data ogni anno la commissione redige una relazione,
indirizzata al consiglio, al parlamento europeo, al comitato
economico e sociale europeo e al comitato delle regioni.
La relazione più aggiornata disponibile in rete è quella relativa al
2004, che fornisce un quadro d’insieme sui progressi realizzati fino
a questo momento per promuovere la parità tra uomini e donne nei
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Vietnam
61
62
principali settori strategici e sottolinea quali saranno le principali
sfide per la promozione dell’uguaglianza tra i sessi.
Ecco un estratto del rapporto, relativamente ai progressi realizzati
finora:
- Oggi le donne sono più numerose degli uomini nell’istruzione
secondaria superiore e nell’istruzione superiore nella maggior
parte degli Stati membri e dei paesi in via d’adesione e
rappresentano la maggioranza di diplomati nell’Unione
Europea (55%). Al livello più alto d’istruzione permane lo
schema tradizionale: nel 2000 le donne detenevano il 39%
del totale dei dottorati contro il 61% degli uomini. Gli uomini
abbandonano più di frequente gli studi a livello di istruzione
secondaria superiore senza conseguire un diploma (uomini
20%, donne 16%1).
- Sebbene i divari tra generi nell’accesso all’istruzione
convergano, la scelta dell’indirizzo degli studi avviene
ancora in base agli stereotipi tradizionali: nel 2001 la media
comunitaria delle donne laureate era del 36% in scienze,
matematica e informatica e il 21% in ingegneria, edilizia e
costruzione, il che, trasferito nel mercato dell’occupazione,
contribuisce al persistere della segregazione tra i sessi.
- La strategia europea per l’occupazione ha contribuito a
mettere all’ordine del giorno la parità tra i sessi e ha fornito
uno strumento per affrontare il divario tra donne e uomini
sul mercato del lavoro. I nuovi orientamenti per l’occupazione
richiedono agli Stati membri un ulteriore impegno. Il ricorso ai
Fondi strutturali e in particolare al Fondo sociale europeo ha
avuto un effetto catalizzatore per le politiche nazionali sulla
la parità tra i sessi, fornendo sostegno finanziario per la messa
in atto della strategia europea per l’occupazione e il processo
d’inclusione sociale.
- Dopo un periodo caratterizzato da tassi d’occupazione in
calo e da una leggera flessione del divario tra donne e uomini,
i tassi di disoccupazione hanno ricominciato a crescere alla
metà del 2001 e hanno continuato nel 2002 e 2003. Tuttavia, il
divario dei tassi di disoccupazione tra donne e uomini, sebbene
abbia continuato a diminuire, resta significativo (1,8 punti
percentuale nel 2003).
- Le donne continuano ad essere più vulnerabili alla
disoccupazione e all’inattività economica degli uomini; ciò
vale in particolare per le donne con bassi livelli d’istruzione e
per le donne più anziane. Negli Stati in via d’adesione i tassi di
disoccupazione sono quasi il doppio di quelli dell’Unione, ma il
divario tra i disoccupati maschi e femmine tende ad essere più
ridotto.
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
- La segregazione tra i sessi nel mercato del lavoro non è
praticamente cambiata negli ultimi anni, attestandosi sul
25% circa per la segregazione nell’occupazione e sul 18% per
la segregazione settoriale. Le donne prevalgono in settori
quali l’assistenza sanitaria, i servizi sociali, l’istruzione,
l’amministrazione pubblica e il commercio al dettaglio,
mentre un numero sproporzionato di uomini lavora come
tecnici, ingegneri, professionisti della finanza e quadri
dirigenti.
- Tuttavia, gli uomini hanno ancora due volte più possibilità
delle donne di assumere compiti dirigenziali e il triplo delle
possibilità di occupare posti dirigenziali di alto livello.
- Le donne sono inoltre sottorappresentate nel mondo
scientifico europeo (le donne rappresentano il 30% dei
ricercatori nel settore pubblico e il 15% nella ricerca
industriale)
- Le incombenze domestiche e familiari sono ancora svolte
soprattutto dalle donne; questa situazione ha conseguenze
dirette sugli schemi dell’occupazione femminile e limita le
possibilità delle donne di accettare mansioni comparabili
alle mansioni medie degli uomini. Le interruzioni che
caratterizzano la vita lavorativa delle donne e il fatto che esse
siano sovrarappresentate nei lavori a tempo parziale e nella
maggior parte dei lavori non standard può avere conseguenze
sulle loro carriere, retribuzioni e pensioni. Il fatto che il lavoro
femminile sia meno retribuito, combinato con gli effetti della
tassazione e delle prestazioni sociali fa sì che le donne siano
meno incentivate a impegnarsi in un’occupazione retribuita,
soprattutto quando hanno bambini in tenera età.
- Le donne rappresentano la maggior parte delle persone
economicamente inattive e sono pertanto maggiormente a
rischio povertà: prive di reddito indipendente, le donne si
trovano ad affrontare difficoltà finanziarie enormi quando
si trovano in situazioni quali la separazione o la violenza
domestica. Le donne sono anche più vulnerabili alla povertà
in età avanzata e quando allevano da sole i figli. Il 35% dei
genitori single, in maggioranza donne, vivono in povertà.
- La violenza domestica viola il diritto della vittima alla vita,
alla sicurezza, alla libertà e alla dignità, ed è un’espressione
dello squilibrio di potere tra donne e uomini. I piani di
azione nazionali sull’inclusione sociale hanno identificato
nella violenza domestica un rischio di esclusione sociale per
le donne. Nel 2000 è stato avviato il programma DAPHNE
2000-2003, strumento di programmazione contro la violenza
63
64
simbolicamente importante. Grandi passi in avanti sono stati
compiuti nel 2002, anno in cui gli Stati membri hanno raggiunto
un accordo su un insieme di indicatori sulla violenza domestica
contro le donne, messi a punto nel quadro del seguito dato alla
piattaforma d’azione di Pechino.16
Visti i positivi risultati raggiunti nell’attuazione della fase iniziale, che
ha permesso di finanziare più di 300 progetti, il programma Daphne
prosegue ora con Daphne II, operativo per un periodo di 5 anni (20042008). Obiettivo quello di garantire l’effettiva tutela della salute
fisica e psichica di bambini, giovani e donne, proteggendoli contro
ogni forma di violenza, sia nella vita pubblica che privata, attraverso
la prevenzione dalla stessa e l’assistenza a chi ne sia stato vittima e
di sostegno e incoraggiamento delle ONG e delle altre organizzazioni
attive in questo settore.
I progetti che verranno finanziati in questa seconda fase dovranno
prevedere azioni in grado di:
- individuare e scambiare le migliori pratiche ed esperienze di
lavoro
- realizzare indagini analitiche, studi e ricerche
- prevenire e proteggere contro ogni forma di violenza con la
partecipazione dei beneficiari
- costituire reti multidisciplinari
- formare e sviluppare strumenti didattici
- elaborare ed attuare programmi per il trattamento degli
aggressori e delle vittime
- sensibilizzare gruppi specifici.
Le sfide dell’Unione Europea e quindi degli stati membri per ridurre
il sostanziale divario tra uomini e donne si poggiano su alcuni
orientamenti strategici:
BUONE PRASSI
Applicazione e
miglioramento
della legislazione in
materia di parità di
trattamento
Recepimento da parte degli Stati membri della nuova
direttiva in merito all’attuazione del principio di
parità di trattamento tra uomini e donne per quanto
riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla
promozione professionali e le condizioni di lavoro
(direttiva 2002/73/CE)
Impegno da parte delle parti sociali per creare
condizioni di lavoro che garantiscano la parità di
trattamento sul mercato del lavoro
La Commissione intende sostituire gli attuali testi
legislativi con un unico testo promuovendo una
direttiva relativa all’attuazione del principio della
parità di trattamento
Adottare la proposta di direttiva basata sull’articolo
13 prima del marzo 2005
Sviluppo di incentivi, finanziari e non, per promuovere
maggiori responsabilità maschili in seno alla famiglia
e per far cambiare atteggiamenti specie dei datori
di lavoro
Conciliare vita
professionale e vita
familiare
Promuovere modelli di congedo parentale condivisi
dai due genitori in modo da evitare gli effetti negativi
che un congedo di maternità prolungato comporta
per l’occupazione femminile
Intensificare sforzi per fornire servizi di custodia dei
bambini
Idem per le strutture di assistenza di persone non
autosufficienti
Sorvegliare e monitorare, anche tramite l’uso di
indicatori, i progressi realizzati per quanto riguarda
la partecipazione delle donne/uomini al processo
decisionale politico ed economico
Promuovere la
Accrescere la partecipazione femminile non solo
partecipazione
in seno agli organi rappresentativi ma anche ai
equilibrata di
negoziati
donne e uomini nel
processo decisionale
Intensificare gli sforzi e applicare una serie di misure
per giungere al superamento della soglia del 30% di
donne nelle elezioni del Parlamento europeo del
marzo 2004.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
TAB.2.5 ORIENTAMENTI STRATEGICI DELL’UE
65
66
Affrontare il problema della segregazione dei sessi
Promuovere
una
maggiore
conoscenza
del
problema, prendere misure concrete per sorvegliare
regolarmente i divari, rivedere i sistemi di
classificazione delle mansioni e rendere trasparenti
i livelli di remunerazione e i sistemi di valutazione
delle mansioni
Promuovere sistemi di lavoro flessibile sia per le
donne che per gli uomini
Eliminare il divario
delle remunerazioni
tra i sessi e i divari
tra uomini e donne
in materia di
disoccupazione
Riformare il sistema fiscale e il sistema di prestazioni
sociali per eliminare i fattori disincentivanti e fornire
alle donne incentivi finanziari per entrare, rimanere
e ritornare sul mercato del lavoro
Attuare politiche attive del mercato del lavoro per
favorire il reinserimento delle donne nel mercato
del lavoro
Rafforzare l’eliminazione di scelte basate su
stereotipi sessuali, e di forme di segregazione basate
sul sesso già a livello scolastico
Strategie per sopprimere gli ostacoli incontrati
nell’ascesa a posti dirigenziali da parte delle donne
Promuovere una partecipazione equilibrata di
persone di entrambi i sessi ai settori delle scienze,
dell’ingegneria e della tecnica
Prevenire e reprimere la violenza domestica e
utilizzare una serie di indicatori sulla violenza
domestica per controllare i progressi compiuti
Prevenire e
combattere la
violenza e la tratta
delle donne
Intensificare le iniziative volte a prevenire e a
reprimere la tratta delle donne
Sfruttare le possibilità offerte dai programmi di
finanziamento comunitari, quali i fondi strutturali
FSE, FEDER e l’iniziativa comunitaria EQUAL,
DAPHNE e, ove opportuno, AGIS per sostenere azioni
di assistenza alle vittime e prevenzione nonché
facilitare l’integrazione delle vittime della tratta
delle donne nel mercato del lavoro
BUONE PRASSI
Messa in pratica
dell’integrazione
nella dimensione di
genere
Perseguire lo sviluppo di indicatori della parità tra
uomini e donne in quanto strumento d’integrazione
della dimensione di parità tra i sessi per valutare i
progressi compiuti nei diversi settori strategici
Seguire i progressi tramite relazioni regolari e la
valutazione dei risultati
Stanziare risorse a sostegno di meccanismi efficaci di
promozione della parità tra uomini e donne
Garantire che in tutti i fondi strutturali si presti
attenzione all’aspetto della parità fra donne e
uomini anche per quanto riguarda l’accesso delle
donne all’occupazione, e si accordi un finanziamento
adeguato
Proseguire l’attuazione dell’integrazione della
dimensione di genere nello spazio europeo della
ricerca per sostenere attivamente la rete di
funzionari nazionali di alto livello
Fonte: Commissione delle comunità europee, Relazione annuale della
commissione al consiglio,al parlamento europeo, al comitato economico e
sociale europeo ed al comitato delle regioni , relazione sulla parità tra uomini
e donne 2004, Bruxelles 19.2.2004 COM(2004)115 definitivo, elaborazioni
Agenda 21 Consulting
Il rapporto della lobby europea delle donne
La Lobby europea delle donne ha elaborato un rapporto alternativo
destinato a valutare le azioni, la legislazione e i programmi adottati
dalle istituzioni dell’Unione Europea, finalizzati all’attuazione della
Piattaforma d’azione adottata a Pechino nel 1995 al termine della
Conferenza mondiale delle donne.
Il Rapporto 1995-2005: “Review of the Implementation of the Beijing
Platform for action by the European Union” si propone di monitorare
i progressi fatti dall’Unione Europea nell’attuazione degli obiettivi
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Rafforzare
l’attuazione
dell’integrazione
della dimensione di genere in tutti i settori
strategici pertinenti, incluse le politiche sociali e
dell’occupazione, la politica dell’istruzione, della
ricerca, delle relazioni esterne, della cooperazione
allo sviluppo, del bilancio e delle politiche
finanziarie
Migliorare la messa a disposizione di dati disaggregati
per sesso
67
68
strategici in relazione alle 12 aree critiche individuate nel
Programma d’azione. Il Rapporto evidenzia i numerosi cambiamenti
intervenuti a livello globale e a livello europeo nel corso degli ultimi
dieci anni, che hanno decisamente influenzato le politiche europee
sulle pari opportunità tra donne e uomini. Una evoluzione di tale
respiro rappresenta motivo di speranza ma anche di preoccupazione
per il futuro dei diritti delle donne. Il documento intende proporsi
come ulteriore strumento di analisi e di elaborazione programmatica
a livello europeo in vista del processo di revisione della Piattaforma
d’azione di Pechino (Pechino +10)che si terrà nel 2005 in concomitanza
con la 49^ sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla
condizione della donna (http://www.centrodirittiumani.unipd.it/
news_continua.asp?k=225&mese=12&anno=2004).
LA REPORTISTICA NAZIONALE E LOCALE
2.1.3
A livello nazionale non è ancora maturata la consuetudine di stendere
rapporti e relazioni, con cadenza regolare, che monitorino i progressi
compiuti nell’ambito delle politiche delle pari opportunità. Sul
sito del Ministero è possibile, comunque, consultare l’elenco delle
pubblicazioni da esso curate e relative alla questione di genere.
Al momento, neppure in ambito regionale e provinciale,
risulta essere avviata l’elaborazione e redazione di resoconti e
descrizioni, periodicamente aggiornati, sull’attuazione del gender
mainstreaming.
IL TRENTINO E LA PROSPETTIVA
DI GENERE NELLA REPORTISTICA
2.1.4
Il Primo Rapporto provinciale sulle Pari Opportunità “Rileggere
l’evoluzione delle pari opportunità” è stato elaborato utilizzando
i risultati della ricerca “Le sfide delle pari opportunità nel
futuro a breve della società trentina” commissionato al Censis
dalla Provincia Autonoma di Trento; in tal modo è stato possibile
conseguire una pluralità di obiettivi, a partire dalla volontà di fornire
un’interpretazione delle disuguaglianze esistenti nel territorio
provinciale tra i due sessi, così come si manifestano a livello sociale
ed economico, e predisponendo quindi un’analisi delle cause che ne
impediscono o rallentano la rimozione. E’ necessario sottolineare
che questi primi obiettivi sono stati conseguiti utilizzando quale
base conoscitiva la pubblicazione “Indicatori di genere: strumenti
per misurare le pari opportunità tra uomini e donne” elaborata
BUONE PRASSI
MANUALISTICA ED INFORMAZIONI
2.2
Accanto alla reportistica, al vasto campo delle indagini statistiche,
al dettaglio delle analisi quali-quantitative che, accostando passato
e presente, fotografano l’evoluzione della condizione femminile,
esiste una ricca e variegata letteratura legata al genere. Chiunque
si accingesse a ricercare informazioni sulla storia delle donne,
sull’equità e sull’uguaglianza, sulle pari opportunità, sul ruolo della
donna nello sviluppo, sul mainstreaming di genere e sulle buone
pratiche realizzate potrebbe smarrirsi nel mare magnum della
produzione, non solo scritta.
Per una presentazione delle opportunità formative istituzionalizzate
si rimanda all’allegato del presente rapporto “Donne e sviluppo:
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
dall’Osservatorio provinciale per le Politiche di Pari Opportunità, la
quale fornisce un quadro complessivo delle condizioni e degli stili di
vita degli uomini e donne del territorio trentino. Più specificamente,
con il lavoro svolto dal Censis, si è provveduto quindi ad aggiornare gli
indicatori sensibili al genere e ad utilizzare gli stessi quali supporto
strumentale per la realizzazione di un altro fondamentale obiettivo,
ovvero la definizione delle politiche adottabili a livello locale nel
breve e medio periodo.
In una seconda fase, utilizzando i dati ISTAT di fonte censuaria riferiti
al contesto nazionale e, laddove ciò è stato possibile, riferirendoli
anche al contesto provinciale, sono state analizzate le modificazioni
subite dalla struttura familiare negli ultimi anni e, soprattutto,
la graduale sfrangiatura che sembra caratterizzare sempre più
marcatamente il sistema-famiglia. E’ necessario sottolineare, che
nell’ambito dei dati relativi alle modificazioni subite dalla struttura
familiare un particolare interesse ha suscitato il caso delle famiglie
monoparentali la cui incidenza percentuale sul totale dei nuclei
familiari risulta essere la più alta in Italia.
Data l’esigenza di comprendere la peculiarità di quest’ultimo
fenomeno, il Censis ha quindi condotto una specifica indagine sui
nuclei monoparentali della provincia di Trento, i cui risultati sono
stati esposti nell’ultima parte della pubblicazione in parola. A questo
proposito, è importante evidenziare che l’obiettivo principale
dell’indagine sulle famiglie monoparentali è stato quello di fornire
un quadro il più possibile completo della situazione dei nuclei
monogenitoriali a livello provinciale, individuando al contempo i
principali bisogni e le necessità dei componenti di questa particolare
tipologia familiare e ciò al fine di elaborare possibili strategie di
intervento.
69
70
risorse conoscitive e informative”, dedicato appunto agli studi di
genere nell’ambito della istruzione universitaria e post-universitaria
e della ricerca scientifica.
Per chi invece cercasse un approccio più immediato, nelle prossime
pagine verrà, prima, presentato un manuale sulle buone pratiche
prodotto dall’UNDP e, successivamente, verrà fornita una lista di siti
internet da cui far partire la ricerca di buone pratiche e della loro
valutazione sul web.
GENDER MAINSTREAMING IN PRACTICE: A HANDBOOK
2.2.1
Nel 2001 l’UNDP ha pubblicato un interessante manuale sulle
buone pratiche dal titolo “Gender mainstreaming in practice: a
handbook”.
Il manuale è pensato per quanti, ancor privi della capacità di ragionare
in un’ottica di genere, sono chiamati ad operare decisioni politiche.
Questo manuale quindi dovrebbe renderli capaci di integrare la
prospettiva di genere nei piani, nei programmi e nella politiche su cui
essi intervengono.
Allo stesso tempo, però, il manuale può essere utilizzato come
strumento di lavoro per una pluralità di soggetti che operano con
il mainstreaming, come lo staff dell’UNDP, le organizzazioni non
governative, gli studenti.
Il manuale si suddivide in due parti:
Parte I – Gender Mainstreaming: 10 Steps for Integrating Gender into
the Policy-Making Process
Questa sezione fornisce una guida pratica per il gender mainstreaming
in tutte le aree o settori politici. Il processo per l’implementazione
del gender mainstreaming è suddiviso in 10 passaggi, che verranno
analizzati più in dettaglio nel paragrafo 3.2.
Benché questi dieci passi abbiano un andamento ciclico, è possibile
partire con la sezione che è più appropriata a ciascuno.
Parte II – Gender Briefs: A Sectoral Approach to Mainstreaming
La seconda parte è divisa in una serie di “gender briefs”, informazioni
sintetiche, organizzate secondo diverse aree:
- Educazione
- Ambiente
- Governo e partecipazione
- Giustizia e diritti umani
- Lavoro
- Economia
- Media
- Scienza ricerca e tecnologia
BUONE PRASSI
SITI INTERNET DI RIFERIMENTO
2.2.2
Strutture e organismi internazionali17
European Parliament-Committee on Women’s Right and Equal
Opportunities
http://www.europarl.eu.int/committees/femm_home.htm
(sito in inglese/francese)
Queste pagine illustrano l’attività della Commissione per i diritti
delle donne e le pari opportunità del Parlamento Europeo. Si possono
consultare gli atti delle sedute della Commissione e le newsletters
informative sulle iniziative in corso.
Lobby Europea delle Donne
http://www.womenlobby.org
(sito in inglese/francese)
La Lobby Europea delle Donne rappresenta il più ampio coordinamento
di organizzazioni europee di donne presenti sia a livello governativo/
istituzionale che privato. Il sito è sempre aggiornato e riporta
importanti informazioni sulle azioni promosse dall’Unione Europea e
sui progetti in atto.
The UN Internet Gateway on the Advancement and Empowerment of
Women
http://www.un.org/womenwatch/
(sito in inglese)
Nel sito dell’Osservatorio sulle donne delle Nazioni Unite si
trovano informazioni e relazioni sull’attività dell’UN in favore
dell’avanzamento e dell’empowerment delle donne. Particolarmente
interessanti sono la documentazione su Beijing +5 e le pubblicazioni,
consultabili on-line, sui dati statistici sulla popolazione femminile, le
condizioni di lavoro e il ruolo delle donne nella famiglia nei diversi
paesi.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
In ciascuna area queste sintesi sottolineano quale sia la questione
principale riguardo la tematica di genere, i principali argomenti
rispetto a questa area; quando possibile, sono forniti alcuni indicatori
di progresso e spunti per l’azione.
Le informazioni contenute in queste sezioni non hanno la pretesa
di essere esaustive, in quanto le situazioni possono cambiare
notevolmente a seconda del contesto e delle coordinate temporali.
Tuttavia si tratta di un punto di partenza utile per muoversi nel
campo della parità di genere.
71
72
UNIFEM-United Nations Development Fund for Women
http://www.unifem.org/
(sito in inglese)
Organismo delle Nazioni Unite preposto alla tutela dei diritti umani e
alla promozione della partecipazione delle donne nella sfera politica
e economica. Nel sito è possibile scaricare o consultare on-line le
pubblicazioni di UNIFEM tra cui segnaliamo: “Women War Peace”,
“Women against Violence”, “Breaking the Silence Women’s Land and
Property Rights in Situations of Conflict and Reconstruction”.
Unione Europea-Gender Equality
http://europa.eu.int/comm/employment_social/equ_opp/index_
en.htm
(sito in inglese/francese/tedesco)
Da questo sito si può iniziare la ricerca per tutto ciò che riguarda le
pari opportunità nell’Unione Europea: dalle iniziative politiche, alle
definizioni di interventi di mainstreaming, alla legislazione comunitaria
in materia di uguaglianza. Alcuni documenti sono disponibili anche in
italiano. Nella sezione “link” ci sono i collegamenti agli organismi che
si occupano di pari opportunità all’interno della Comunità Europea e
ai più importanti organismi di parità internazionali.
Unione Europea-Guida ai diritti e alle pari opportunità per le donne e
gli uomini nell’ Unione Europea
http://citizens.eu.int/it/it/gf/eq/it/giindex.htm
Da questa pagina è possibile scaricare la guida in italiano sulla
parità di diritti e opportunità per le donne e gli uomini dell’Unione
Europea.
Unione Europea-Programmi di azione sociale-Parità delle opportunità
fra donne e uomini
http://europa.eu.int/scadplus/leg/it/s02205.htm
In questa pagina si trovano programmi, azioni e provvedimenti
della politica europea riguardo alle pari opportunità. I documenti
consultabili sono divisi per aree tematiche: azioni di carattere
generale; parità di accesso; retribuzione; protezione sociale; dignità
dell’uomo e della donna sul lavoro.
Strutture e organismi nazionali
Ministero del lavoro - Comitato Nazionale di parità e pari opportunità
nel lavoro
http://www.minwelfare.it/aree+di+interesse/occupazione+e+merca
to+del+lavoro/pari+opportunita
BUONE PRASSI
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Commissione Nazionale per le
pari opportunità tra uomo e donna
http://www.palazzochigi.it/cmparita/
Punto di partenza fondamentale su tutto ciò che riguarda le politiche
di pari opportunità e sulle iniziative promosse o realizzate dalla
Commissione. Nella sezione “Servizi-informazioni legislazione”
si trovano le leggi istitutive degli organismi di parità italiani e la
normativa nazionale e internazionale sulla condizione femminile
dal 1990 ad oggi. All’interno di “Servizi-guide utili” sono elencati
gli indirizzi degli organismi di parità nazionali, regionali, comunali,
provinciali ed esteri.
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari
opportunità
http://www.pariopportunita.gov.it
Sito della struttura di supporto del Dipartimento per le Pari
Opportunità. Il sito è denso di informazioni su tutto ciò che riguarda il
Ministro, le leggi sulle pari opportunità, l’imprenditoria femminile e i
fondi comunitari. Per una facile consultazione del sito è consigliabile
visualizzare la mappa. Sito in fase di ristrutturazione.
Ufficio Consigliera Nazionale pari opportunità
www.consiglieranazionaleparita.it
E’ il sito della Consigliera Nazionale Pari Opportunità, che si occupa
della trattazione dei casi di discriminazione in tema di parità e pari
opportunità.
Rete Pari Opportunità
www.retepariopportunita.it
“Rete delle pari opportunità” costituisce uno strumento per lo
scambio di informazioni, di esperienze progettuali e di buone prassi
fra gli attori delle pari opportunità, funzionando come piattaforma
di elaborazione e comunicazione di proposte metodologiche e di
strumenti operativi attinenti le pari opportunità nell’azione dei Fondi
strutturali.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
In queste pagine del sito del Ministero del Lavoro si trova tutto
ciò che riguarda la L.125/91 sui finanziamenti ai progetti di azioni
positive. E’ possibile scaricare i testi di legge e l’elenco dei progetti
approvati. Una parte è dedicata alla Consigliera di parità nazionale
ed è consultabile l’elenco, con i nominativi e gli estremi degli atti di
nomina, delle Consigliere di parità regionali e provinciali.
73
74
Strutture e organismi regionali
Regione Abruzzo - Commissione permanente per la realizzazione
delle pari opportunità e della parità giuridica e sostanziale tra uomo
e donna
http://www.regione.abruzzo.it/volontariato/commissione/
E’ possibile consultare la legge istitutiva della Commissione e le
iniziative promosse nelle aree d’intervento: lavoro e imprenditorialità,
educazione e cultura, tempi e orari, servizi socio-sanitari, politica,
mainstreaming.
Regione Basilicata - Commissione regionale per le pari opportunità
http://www.regione.basilicata.it/Consiglio/comm_pari_opp/
Nel sito è disponibile l’elenco delle componenti e la legge istitutiva
della Commissione oltre alla documentazione sulle aree d’intervento
in materia di pari opportunità.
Provincia Autonoma di Bolzano - Comitato provinciale per le pari
opportunità
http://www.provinz.bz.it/presidenza/0101/ufficio-donna/index_
i.asp
In queste pagine si trovano informazioni sul progetto “Servizio
Donna” che ha istituito un numero verde per le donne in difficoltà. Il
Comitato ha anche organizzato un premio per le tesi di laurea sulle
pari opportunità.
Regione Calabria – Commissione per le pari opportunità fra uomo e
donna
http://www.consiglioregionale.calabria.it/hp2/pariopportunita/
Nel sito è possibile consultare la legge istitutiva della Commissione,
il Regolamento e l’elenco delle componenti dei gruppi di lavoro che
operano in materia di: economia, scuola, spazi, ambiente e qualità
della vita etc.
Regione Campania – Servizio pari opportunità
http://www.regione.campania.it/pariopportunita/
Sono indicati i riferimenti normativi degli organismi di parità regionali
tra cui l’Assessorato e la Commissione. E’ attiva una sezione dedicata
ai bandi in materia di pari opportunità.
Regione Emilia-Romagna - Assessorato scuola, formazione
professionale, università, lavoro, pari opportunità
http://www.regione.emilia-romagna.it/web_gest/link/lkpar.htm
In questa pagina si possono consultare i comunicati stampa
dell’Assessorato ed accedere alla sezione “Orienter” dove poter
consultare la banca dati dei concorsi pubblici, delle offerte di lavoro
e dei corsi di formazione.
Regione Lazio - Consulta femminile
http://www.regione.lazio.it/ente_regione/consiglio/consulta/cons_
reg_fem.shtml
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Si trovano riassunte le attività e le iniziative promosse dalla Consulta
dal 1996 ad oggi ed è possibile consultare il testo della legge istitutiva
ed il regolamento.
Regione Liguria - Commissione per le pari opportunità tra uomo e
donna in materia di lavoro
http://www.regione.liguria.it
Si possono consultare schede sintetiche o testi integrali di leggi
riguardanti la normativa in materia di pari opportunità. Informazioni
utili anche sulle Consigliere di parità regionali.
Regione Lombardia - Istruzione, formazione, lavoro e pari
opportunità
http://www.regione.lombardia.it
Nel sito si trovano molte informazioni su donne, politiche femminili
e imprenditoria femminile. E’ anche possibile consultare “l’albo
delle associazioni femminili lombarde” e “l’osservatorio donne in
Lombardia”.
Regione Marche - Commissione pari opportunità tra uomo e donna
http://www.regione.marche.it/pari_opportunita/index.html
E’ consultabile il programma delle attività svolte dal 1986 ad oggi e
l’elenco delle pubblicazioni. E’ attivo lo sportello “Fare impresa”.
Regione Piemonte - Commissione regionale per la realizzazione delle
pari opportunità fra uomo e donna
http://www.regione.piemonte.it/governo/consulte/04.htm
In queste pagine si trovano: la legge istitutiva della Commissione,
l’elenco delle componenti e le relazioni sulle attività della
Commissione.
Regione Puglia - Commissione pari opportunità
http://www.commissionepariopportunita.it/home.htm
Si trovano informazioni utili sulle attività, il regolamento e le
componenti della Commissione. Nella sezione “normativa sulle pari
opportunità” si trovano testi di leggi internazionali, nazionali e
regionali.
Regione Autonoma Sardegna - Commissione pari opportunità
http://www.regione.sardegna.it/pariopportunita/index.html
E’ disponibile il testo della legge istitutiva della Commissione e
l’elenco delle sue componenti. Informazioni utili sul materiale
posseduto dal Centro di Documentazione.
Regione Toscana - Commissione per le pari opportunità donna-uomo
http://www.consiglio.regione.toscana.it/pari-opportunita/
default.asp
Nel sito si trovano informazioni sulla Commissione e le sue componenti
oltre ad un’ampia documentazione sui progetti e le iniziative
realizzate dal 1996 ad oggi. Particolarmente utile la raccolta di
link suddivisi per aree tematiche e la sezione dedicata al Centro di
Documentazione dove è possibile consultare il catalogo on-line.
75
76
Provincia Autonoma di Trento - Commissione provinciale pari
opportunità
http://www.pariopportunita.provincia.tn.it
E’ consultabile la legge istitutiva della Commissione ed il Programma
triennale di attività. Si possono anche leggere i programmi
dettagliati delle molte iniziative, passate ed in corso, promosse dalla
Commissione.
Regione Umbria - Centro per le pari opportunità
http://www.regione.umbria.it/popportuni/default.htm
Tra i servizi erogati e le attività del Centro è da segnalare un numero
verde che dal 1989 sostiene le donne in difficoltà, il “servizio lavoro”
ed una Biblioteca che raccoglie materiale grigio sul femminismo,
periodici e oltre 3000 libri.
Regione Autonoma Valle d’Aosta - Progetto E.V.A-Consulta delle
elette in Val d’Aosta
http://www.eva-fse.it
Oltre alle indicazioni sulle attività della Consulta nel sito si trovano
informazioni sul corso “Il mestiere della Consigliera” finalizzato a
fornire e potenziare i requisiti e le competenze necessarie alle donne
che intendono candidarsi alle elezioni regionali.
Regione Veneto - Commissione per la realizzazione di pari opportunità
tra uomo e donna
http://www.regione.veneto.it/cpo/index.htm
Nel sito è consultabile il testo della legge istitutiva e l’elenco
delle componenti della Commissione. E’ possibile scaricare la
documentazione relativa ad attività svolte, ricerche e pubblicazioni.
STATISTICHE ED INDICATORI DI GENERE
2.3
DEFINIZIONE
2.3.1
Spesso, ad un’ampia varietà di dati reperibili si accompagna un senso
di disorientamento in chi vorrebbe cercare di trovare un filo logico
che li colleghi, che li spieghi, che dia loro la giusta rilevanza.
Quello che manca nella società attuale è quindi la capacità di fare
ordine nel mare informativo, da cui spesso è difficile uscire. La
necessità di sintetizzare le informazioni, rendendole fruibili, implica
l’esistenza di parametri semplificativi, misurabili e comunicabili,
ovvero di indicatori.
Come illustrato nell’Atto di Indirizzo sullo Sviluppo sostenibile della
Provincia Autonoma di Trento, la funzione di un indicatore può essere
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
sintetizzata nei seguenti principi:
- Rappresentare in modo semplice problemi complessi
- Identificare e analizzare in modo sistematico i cambiamenti,
le tendenze i problemi prioritari
- Correlare tra loro i fenomeni locali ed i problemi locali con
quelli globali
- Permettere la comparazione tra comunità locali
- Supportare i processi decisionali
- Fare un bilancio delle azioni adottate
- Facilitare la partecipazione locale, definendo obiettivi
- Aumentare la possibilità di collaborazione tra comunità
locali
Storicamente è solo a partire dagli anni ’80 che compaiono per la
prima volta i gender indicators, ovvero gli indicatori specifici per
la dimensione di genere. Fino ad allora erano utilizzati solo gli
indicatori di tipo economico affiancati, dopo il 1970 dagli indicatori
sociali, che monitoravano aspetti della vita quotidiana quali la salute,
l’educazione, l’impiego e la popolazione.
Dagli anni ’80 c’è stato un sempre più forte interessamento agli
indicatori per l’empowerment e la partecipazione, riconoscendo il
ruolo essenziale delle donne come stakeholders nello sviluppo18.
Come evidenziato nella “Guida agli indicatori sensibili alla
dimensione di genere” elaborata dalla CIDA, l’Agenzia per lo Sviluppo
Internazionale Canadese:
- gli indicatori non sono strumenti neutrali; come tutte
le metodologie, sono influenzati dai valori politici e dalla
tipologia di contesto;
- gli indicatori sensibili alla dimensione di genere misurano i
cambiamenti sociali rispetto al genere col passare del tempo;
- dovrebbero essere presi in considerazione sia indicatori di
tipo quantitativo che qualitativo;
- gli obiettivi dovrebbero essere determinati nella maniera
più chiara possibile, e gli indicatori dovrebbero essere correlati
strettamente con essi;
- ci sono diverse tipologie di indicatori utilizzabili a seconda
del ciclo del progetto: indicatori per monitorare il rischio
di partenza, indicatori di input, di processo, di output, di
risultati. Gli indicatori più importanti per la valutazione di un
progetto sono quelli correlati con i risultati ottenuti;
- dovrebbero essere utilizzati indicatori disaggregati per
sesso;
- dovrebbe essere indicato il più chiaramente possibile l’arco
di tempo tra il raggiungimento degli obiettivi e l’utilizzo di
indicatori di monitoraggio.
77
78
A livello internazionale è ormai sempre più utilizzato il termine
“statistiche di genere” per indicare la propensione della statistica
ad utilizzare dati disaggregati secondo il sesso come elemento
fondamentale per comprendere i fenomeni sociali.
Secondo il CNEL, Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro,
l´intera organizzazione della ricerca statistica deve tenere conto
delle questioni che incidono in modo differenziato sulla situazione di
donne e uomini, con particolare riferimento alla divisione dei ruoli,
all’accesso alle risorse materiali e/o culturali e ai servizi, ai fattori
di vulnerabilità sociale19.
Alla luce di queste considerazioni il CNEL, sulla scia delle metodologie
utilizzate dall’ONU e dalla UE, ha predisposto un disegno di legge
con l’intento di promuovere e sviluppare la realizzazione di tali
statistiche, per impostare in modo corretto le politiche generali
e di settore, migliorare la elaborazione dei rapporti periodici
sul mercato del lavoro e lo sviluppo dei contenuti delle relative
banche dati, consentire all’ISTAT di svolgere un ruolo pilota nei
confronti di tutte le attività di ricerca e raccolta dati. Il disegno
di legge mira dunque a realizzare una sorta di “circolo virtuoso”
tra statistiche sociali e statistiche di genere, e a fare in modo che
dal rispettivo rafforzamento derivi un miglioramento complessivo
dell’informazione statistica20.
Prima di passare in rassegna i principali indicatori utilizzati a
livello internazionale, europeo, nazionale e locale, è bene fare
una precisazione terminologica introducendo tre distinte categorie
di informazioni statistiche che misurano in maniera differente lo
stato delle pari opportunità tra uomini e donne e il loro andamento
temporale21:
Dati statistici disaggregati per sesso
Questi dati forniscono informazioni circa il numero, assoluto
o percentuale, delle donne e degli uomini coinvolti in un dato
fenomeno, come ad esempio la presenza nei percorsi scolastici
calcolata separatamente per donne e uomini.
Indicatori di genere
L’indicatore di genere rappresenta un passo successivo rispetto
al dato disaggregato per genere, in quanto fornisce una lettura
sintetica che mette in relazione alcuni dati di partenza. L’indicatore
presuppone quindi un ragionamento che relaziona la posizione delle
donne con quella degli uomini.
Indici di pari opportunità
L’indice si situa un gradino sopra l’indicatore di genere in quanto
compie una sintesi ancora più elaborata, riassumendo in un unico
numero le diverse dimensioni del concetto di pari opportunità. Ciò al
fine di consentire comparazioni tra contesti socio economici diversi
relativamente al grado di integrazione del principio di genere.
BUONE PRASSI
Come già ricordato più volte, nella dichiarazione di Pechino adottata
nel 1995, Quarta conferenza mondiale sulle donne, i governi si sono
impegnati nel fare progressi per raggiungere gli obiettivi dell’equità,
dello sviluppo e della pace per le donne di tutto il mondo,
nell’interesse di tutta l’umanità.
Ma questi obiettivi sono stati realmente realizzati, o rimangono
semplicemente espressione di una volontà non ancora attuata?
Negli ultimi dieci anni le conferenze internazionali hanno cercato
di dare una nuova visione delle donne. A Vienna nel 1993, nella
conferenza sui diritti umani, si è affermato che i diritti delle donne
sono diritti umani. Al Cairo, nel 1994 la conferenza mondiale su
popolazione e sviluppo ha posto la questione dei diritti delle donne,
dell’empowerment e della salute, al centro delle politiche e dei
programmi di sviluppo sostenibile. Alla conferenza di Pechino i governi
di tutto il mondo hanno raggiunto un accordo sulla piattaforma
d’Azione che “cerca di promuovere e proteggere il pieno godimento
di tutti i diritti umani e della libertà fondamentale di tutte le donne
durante tutto il ciclo di vita”. Negli ultimi anni i governi di tutto il
mondo si sono impegnati per implementare ad ogni livello quanto
emerso durante le conferenze attraverso programmi di azione.
Il successo o l’insuccesso di tutti gli sforzi compiuti sono raccolti
nel documento denominato “The world’s women 2000: Trends and
statistics”, analizzato nel paragrafo 2.1.1.2, che risponde alla
richiesta formulata nel 1998 dal Segretariato generale delle Nazioni
Unite di avere una statistica aggiornata e degli indicatori sulla
situazione delle donne nelle nazioni di tutto il mondo.
Nella tabella 2.6 sono riportati gli indicatori utilizzati per la redazione
del report.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
GLI INDICATORI DI GENERE
2.3.2
79
80
TAB.2.6 INDICATORI
Popolazione
Popolazione per sesso e gruppi
di età
Popolazione per sesso (migliaia)
Donne/100 uomini
Percentuale di età 10-19
Percentuale sotto i 15 anni
Percentuale in età di 60 anni e più, per
sesso
Indicatori di popolazione
Donne/100 uomini con età 60+ e 80+
Tasso
di
crescita
annuale
della
popolazione
Percentuale di popolazione urbana
Donne /100 uomini migranti internazionali
Uomini e donne nelle famiglie
Indicatori sul matrimonio e lo
stato civile
Percentuale di donne dai 15-19 mai
sposate
Età media del matrimonio, per età
Percentuale di 60+ vedovi/e, per sesso
Indicatori sui nuclei familiari e
procreazione
Grandezza media del nucleo familiare
Percentuale di donne
Percentuale di donne capofamiglia
Uso contraccettivo, per donne sposate
Tasso di fertilità totale (nascite per
donna)
Nascite per 1000 donne di età 15-19
Salute
Aspettativa di vita e mortalità
infantile
Indicatori su HIV/AIDS,
attenzione alla maternità, e
mortalità materna
Aspettativa di vita alla nascita, per sesso
Aspettativa di vita all’età di 60 anni, per
sesso
Tasso di mortalità infantile (per 1000
bambini nati vivi), per sesso
Persone con HIV/AIDS – numero stimato
Persone con HIV/AIDS- percentuale
femminile fra gli adulti
Percentuale di donne incinte che ricevono
cure prenatali
Percentuale di parti fatti da personale
qualificato
Tasso di mortalità da parto (per 100,000
bambini nati vivi)
BUONE PRASSI
Educazione e comunicazione
Istruzione superiore e staff
insegnante
Studenti iscritti al terzo livello, per sesso
Percentuale di iscrizione femminile al
terzo livello
Percentuale di insegnanti donne, per
secondo e terzo livello
Lavoro
Tasso di disoccupazione
Impiegati part time
Tasso di disoccupazione, per sesso
Percentuale di adulti impiegati a part-time
per sesso
Percentuale tasso femminile di impiegate
part-time
Congedo di maternità
Durata del congedo
Percentuale di retribuzione pagata nel
periodo coperto
Soggetto deputato alla copertura
Indicatori delle attività
economiche
Tasso di attività economica negli adulti
(15+) per sesso
Percentuale di donne nella forza lavoro
adulta
Percentuale di distribuzione
della forza lavoro per stato
nell’occupazione
Salario e lavoratori salariati, per sesso
Lavoratori in proprio, per sesso
Contributo alla famiglia, per sesso
Donne nel settore manageriale
ed amministrativo
Percentuale di donne tra i lavoratori
manageriali e amministrativi
Stipendio femminile rapportato Stipendio femminile nel settore industriale
a quello maschile
rapportato a quello maschile
Diritti umani e decision making politico
Donne nella vita pubblica
Data di ratifica del CEDAW
fascicolo terzo
Percentuale di posti parlamentari
Percentuale di donne nei processi
decisionali del governo- livello
ministeriale
Percentuale di donne nei processi
decisionali nel governo- livello
sottoministeriale
donne e sviluppo sostenibile
Educazione di base e
alfabetismo
Tasso di iscrizione lordo al 2 livello (per
100), per sesso
Tasso di iscrizioni femminili al secondo
livello scolastico
Percentuale di analfabeti, per sesso, per
età 15-24 e 25+
Anno della ratifica del CEDAW
Se il piano di azione nazionale contempla
il segretariato delle Nazioni Unite
81
82
Percentuale di donne adulte che hanno
Abuso fisico contro le donne da subito violenza da parte di un partner
parte di un partner intimo
intimo negli ultimi 12 mesi,mai (in altre
relazioni)
Fonte:http://unstats.un.org/unsd/demographic/products/indwm/
indwm2.htm, rielaborazioni Agenda 21 Consulting
Gli indicatori del Millenium Development Goals
Come già detto, per attuare la Dichiarazione del Millennio le Nazioni
Unite hanno fissato una sorta di “road map”, espressa nel UN
Millenium development Goals (MDGs). Questo documento contiene
8 obiettivi integrati da 18 targets e 48 indicatori che intendono
migliorare le condizioni di vita e porre rimedio agli squilibri globali
entro il 2015.
Ecco gli obiettivi e i relativi traguardi:
1. Eliminare l’estrema povertà e fame
- Traguardo 1: dimezzare,tra il 1990 e il 2015, la percentuale
di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro USA al
giorno.
- Traguardo 2: dimezzare, tra il 1990 e il 2015, la
percentuale di persone che soffrono.
2. Conseguire l’educazione primaria universale
- Traguardo 3: Assicurare che, entro il 2015, in ogni
luogo, i bambini, i ragazzi e le ragazze, siano in grado
di completare l’intero corso scolastico di istruzione
primaria.
3. Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle
donne
- Traguardo 4: Eliminare la disuguaglianza di genere
nell’istruzione primaria e secondaria, preferibilmente
entro il 2005 e ad ogni livello di istruzione non oltre il
2015.
4. Ridurre la mortalità infantile
- Traguardo 5: Ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015,
il tasso di mortalità infantile al di sotto dei cinque anni
d’età.
BUONE PRASSI
6. Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie
- Traguardo 7: Aver arrestato entro il 2015 la diffusione
dell’HIV/AIDS e aver iniziato la fase di inversione del
fenomeno.
- Traguardo 8: Aver arrestato entro il 2015 e iniziato la
fase di inversione dell’incidenza della malaria e di altre
importanti malattie.
7. Garantire la sostenibilità ambientale
- Traguardo 9: Integrare i principi di sviluppo sostenibile
nelle politiche dei paesi e nei programmi e arrestare la
perdita di risorse ambientali.
- Traguardo 10: Dimezzare entro il 2015 la percentuale di
persone prive di accesso sostenibile all’acqua potabile.
- Traguardo 11: Aver raggiunto entro il 2020 un significativo
miglioramento nelle vite di almeno 100 milioni di abitanti
dei quartieri poveri.
8. Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo
- Traguardo 12: Sviluppare un sistema finanziario e
commerciale aperto, disciplinato e non discriminante
(compreso un impegno a un buon sistema di governo,
sviluppo e riduzione della povertà – sia a livello nazionale
che internazionale).
- Traguardo 13: Porre attenzione ai bisogni particolari dei
più piccoli paesi sviluppati (comprese esportazioni libere
da dazi doganali e tariffe, programmi di riduzione del
debito e di cancellazione del debito ufficiale bilaterale, e
assistenza ufficiale allo sviluppo più generosa per i paesi
impegnati nella riduzione della povertà).
- Traguardo 14: Porre attenzione ai bisogni particolari dei
paesi in via di sviluppo privi di sbocco sul mare e delle
piccole isole (attraverso il Programma di Azione per
uno sviluppo sostenibile dei piccoli stati isolani in via di
sviluppo e la 22°disposizione dell’Assemblea Generale).
- Traguardo 15: Affrontare il problema del debito dei paesi in
via di sviluppo attraverso misure nazionali e internazionali
al fine di rendere il debito sostenibile nel lungo periodo.
- Traguardo 16: In cooperazione con i paesi in via di
sviluppo, sviluppare e attuare strategie per lavori onesti e
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
5. Migliorare le condizioni di salute materna
- Traguardo 6: Ridurre di tre quarti, tra il 1990 e il 2015, il
tasso di mortalità materna.
83
84
produttivi per i giovani.
- Traguardo 17: In cooperazione con le società
farmaceutiche, fornire l’accesso a farmaci essenziali nei
paesi in via di sviluppo.
- Traguardo 18: In cooperazione con il settore privato,
rendere disponibili i benefici della nuova tecnologia,
specialmente le tecnologie dell’informazione e delle
comunicazioni.
Gli obiettivi del MDGs non sono nuovi, ma riprendono le 12 aree
critiche identificate dalla Piattaforma d’Azione di Pechino del 1995
e supportano gli obiettivi della convenzione per l’eliminazione di
tutte le forme di discriminazione contro le donne adottata nel 1979 e
tutte le altre convenzioni e trattati che garantiscono i diritti di donne
e ragazze. Gli aspetti innovativi del MDGs consistono nel fatto che
vengono introdotti obiettivi di azione concreti, misurabili, con delle
scadenze precise.
Il target 3 del MSGs, ad esempio, non si esaurisce solamente
nell’eliminazione delle disparità di genere nell’educazione primaria
e secondaria, ma si misura anche attraverso tre indicatori dell’equità
di genere: tasso di alfabetizzazione, percentuale di donne impiegate
in lavori non agricoli e proporzione di sedie destinate alle donne nei
parlamenti nazionali. Questo significa che è importante raggiungere
la parità nell’accesso all’istruzione di base, ma nello stesso tempo è
importante smantellare quelle disparità radicate e ancora forti come
le opportunità nel mercato del lavoro, i diritti legali, la possibilità di
partecipare alla vita pubblica e alla presa di decisione.
Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne
nella sua accezione più ampia costituisce un obiettivo chiave della
Dichiarazione del Millennio, sebbene l’unico traguardo quantitativo
fissato sia l’eliminazione delle disuguaglianze nell’istruzione
primaria e secondaria. L’istruzione contribuisce al miglioramento
della situazione sanitaria, e un’istruzione e una sanità migliori fanno
aumentare a loro volta la produttività, la quale porta alla crescita
economica. Questa crescita, quindi, genera risorse che finanziano
i miglioramenti di sanità e di istruzione della popolazione.
L’uguaglianza di genere ricopre un ruolo centrale in queste sinergie,
in quanto le donne sono agenti di sviluppo. In quasi tutte le società,
le donne sono le prime dispensatrici di cure e assistenza. La loro
istruzione, dunque, contribuisce alla salute e all’istruzione delle
generazioni successive più di quella degli uomini – a maggior ragione
quando il parere delle donne ha un forte peso nelle decisioni
famigliari. In età adulta, le ragazze che hanno ricevuto un’istruzione
hanno figli più sani e in numero minore, accelerando così la
BUONE PRASSI
Ecco nello specifico gli indicatori proposti per monitorare l’obiettivo
3 cioè la promozione della parità di genere e l’empowerment
femminile
TAB.2.7 INDICATORI DELL’OBIETTIVO 3
Obiettivo 3
Target
Promozione della parità di genere e
l’empowerment femminile
Eliminare la disparità di genere
nell’educazione primaria e
secondaria entro il 2005, e in tutti i
livelli dell’educazione entro il 2015
Indicatori
1. percentuale di ragazze rispetto ai ragazzi che accedono
all’educazione primaria, secondaria e terziaria.(UNESCO)
2. percentuale di donne alfabetizzate rispetto agli uomini per età dai
15 ai 24 anni (UNESCO)
3. percentuale di donne salariate nel settore non agricolo (ILO)
4. proporzione di sedie riservate alle donne nei parlamenti nazionali
(IPU)
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
transizione a tassi di fertilità inferiori. Le donne meglio istruite
e più sane contribuiscono inoltre all’aumento della produttività
– adottando, ad esempio, innovazioni nel campo dell’agricoltura – e
alla conseguente crescita dei redditi familiari. Per giunta, queste
donne spesso lavorano fuori casa percependo redditi indipendenti e
accrescendo la propria autonomia. Tali benefici processi acquistano
maggiore forza se le donne hanno voce nelle decisioni interne alla
famiglia. Quando le donne, poi, sono in grado di intraprendere azioni
collettive per rivendicare più diritti – all’istruzione, all’assistenza
sanitaria, a pari opportunità di lavoro – vi sono ancora maggiori
probabilità che si verifichino queste sinergie positive22.
85
86
Il database della World Bank
La World Bank23 ha realizzato un database elettronico, chiamato
Gender Stats contenente statistiche ed indicatori di genere di
facile accessibilità. Lo scopo del database è di fornire una fonte di
statistiche e di indicatori disaggregati per genere.
Questo sito è costantemente aggiornato e spazia da tematiche inerenti
la salute, l’educazione, la partecipazione politica e la povertà.
Per alcune tematiche è possibile la suddivisione per genere. Il
database è disponile al sito internet http://devdata.worldbank.org
La ricerca è possibile scegliendo un paese e un profilo tematico:
- povertà (competenza e capitale umano, opportunità,
conferimento di poteri, sicurezza),
- demografia,
- sviluppo umano (educazione, salute, nutrizione e violenza,
dinamiche della popolazione),
- ruoli socio economici e accesso alle risorse economiche
(forza lavoro),
- partecipazione politica,
- programmi e politiche.
Nello stesso sito, al link comparazioni internazionali è possibile
scaricare una scheda specifica dal titolo Women in development (2002)
che, attingendo anche dal World’s women: trends and statistics 2000,
raccoglie dati statistici relativamente ad alcuni indicatori quali :
- popolazione totale (% di uomini e donne),
- aspettativa di vita alla nascita disaggregato per genere,
- donne in gravidanza che ricevono cure prenatali,
- indice di parità di genere per alfabetismo,
- indice di parità di genere nella forza lavoro,
- benefici per la materità (percentuale di salario pagato nel
periodo di copertura),
- donne in posizione di decision making.
BUONE PRASSI
Nella sezione popolazione rientrano anche gli indicatori specifici per
la tematica di genere:
- popolazione e demografia
o Diffusione contraccettiva (% di donne in età 15-49)
o Tasso di fertilità totale (nascite per donna )
o Aspettativa di vita alla nascita, donne/ uomini (anni)
o Tasso di mortalità adulta, donne/uomini (su 1000 donne/
uomini adulte/i)
o Età della popolazione 0-14 donne/uomini
o Popolazione con età superiore ai 65, donne /uomini
o Popolazione femminile (% del totale)
- lavoro ed impiego
o Impiegati in agricoltura, donne/uomini (% di donne/
uomini impiegate/i)
o Impiegati nell’industria donne (su % di donne impiegate)
o Impiegati nell’industria uomini (su % di uomini impiegati)
o Impiegati nel settore terziario donne (%di donne
impiegate)
o Impiegati nel settore terziario uomini (%di uomini
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
La World Bank ha pubblicato nel 2004 il World Development
Indicators, (WDI), una pubblicazione annuale di dati inerenti lo
sviluppo a livello mondiale. Il WDI include circa 800 indicatori in 87
tabelle, organizzate in 6 sezioni: sguardo mondiale, popolazione,
ambiente, economia, stati e mercato e links globali.
Il sito di riferimento è all’indirizzo Internet http://
www.worldbank.org/data/wdi2004/index.htm.
87
88
-
impiegati)
o Forza lavoro con istruzione primaria donne (su % forza
lavoro femminile)
o Forza lavoro con istruzione primaria uomini (su % di forza
lavoro maschile)
o Forza lavoro con educazione secondaria, donne (su % di
forza lavoro femminile)
o Forza lavoro con educazione secondaria, uomini (su % di
forza lavoro maschile)
o Forza lavoro con educazione terziaria, donne (su % di
forza lavoro femminile)
o Forza lavoro con educazione terziaria, uomini (su % di
forza lavoro maschile)
o Forza lavoro femminile (su % totale di forza lavoro)
o Età della popolazione tra 15-64 anni, donne /uomini
o Disoccupati, donne, (% forza lavoro femminile)
o Disoccupati, uomini (% forza lavoro maschile)
o Disoccupate, giovani (% forza lavoro femminile 15-24
anni)
o Disoccupati, giovani (% forza lavoro maschile 15-24 anni)
educazione
o Grado di ammissione al primo livello, donne (% di gruppi di
età pertinente)
o Grado di ammissione al primo livello, uomini (% di gruppi
di età pertinente)
o Tasso di alfabetismo donne adulte (% di donne dai 15 anni
in avanti)
o Tasso di alfabetismo uomini adulti (% di uomini dai 15 anni
in avanti)
o Tasso di alfabetismo donne giovani (% di donne in età 1524)
o Tasso di alfabetismo uomini giovani (% di uomini in età 1524)
o Tasso di ammissione netta nel primo livello, donne (% di
popolazione ufficiale in età scolastica)
o Tasso di ammissione netta nel primo livello, uomini (% di
popolazione ufficiale in età scolastica)
o Permanenza nel livello 5, donne/uomini (% totale)
o Tasso di completamento della scuola primaria, donne e
uomini (% di gruppi di età pertinente)
o Educazione primaria, studenti (% donne)
o Educazione primaria, insegnanti (% donne)
o Percentuale di ragazze rispetto ai ragazzi nella scuola
primaria e secondaria (%)
BUONE PRASSI
Il database dell’UNESCO
L’Unesco ha pubblicato su web l’Info Nation, un database dal facile
utilizzo che permette di vedere e comparare i dati statistici più
aggiornati relativi agli stati membri delle Nazioni Unite (includendo
i dati disaggregati per sesso). Il sito è disponibile all’indirizzo
internet: http://www.unesco.org/women/sta/
La ricerca permette di comparare in un unico grafico i risultati
provenienti da un massimo di 6 stati, relativamente a quattro macro
categorie: popolazione, ambiente, salute, tecnologia ed economia.
Nella tabella 2.8 sono elencati altri siti interessanti delle Nazioni
Unite, che dispongono di database con indicatori di genere:
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
o Percentuale di ragazze analfabete rispetto a ragazzi (% in
età 15-24)
o Percentuale di ripetenti, scuola primaria, donne (% del
totale degli iscritti)
o Percentuale di ripetenti, scuola primaria, uomini (% del
totale degli iscritti)
o Presenza scolastica, scuola primaria, donne (% lordo)
o Presenza scolastica, scuola primaria, donne (% netta)
o Presenza scolastica, scuola primaria, uomini (% lordo)
o Presenza scolastica, scuola primaria, uomini (% netta)
o Presenza scolastica, scuola secondaria, donne (% lordo)
o Presenza scolastica, scuola secondaria, donne (% netta)
o Presenza scolastica, scuola secondaria, uomini (% lordo)
o Presenza scolastica, scuola secondaria, uomini (% netta)
o Presenza scolastica, scuola terziaria, donne (% lordo)
o Presenza scolastica, scuola terziaria, uomini (% lordo)
o Educazione secondaria, scolari (%donne)
89
90
TAB.2.8 INDICATORI DI GENERE NEI DIVERSI DATABASE ONU
Database delle Nazioni Unite contenenti indicatori di genere
Agenzia
Database
Sito web di riferimento
FAO
Faostats
http://apps.fao.org/page/collections?subs
et=agriculture
ILO
Key Indicators Of
The Labour Market
http://www.ilo.org/public/english/
employment/strat/kilm/indicats.htm
ILO
Laborsta
http://laborsta.ilo.org/
WHO
WHOSIS
http://www3.who.int/whosis/menu.cfm
PAHO/WHO
Table Generator
System
http://www.paho.org/English/SHA/
CoreData/Tabulator/newTabulator.htm
UNCHS
Citibase
http://www.unchs.org/guo/citibase/
citibase.asp
UNCHS
Statistics
Programme/Global
Report On Human
Settlements 2001
http://www.unchs.org/unchs/english/
women/content.htm
UNCTAD
UNCTAD Handbook
On Statistics
http://stats.unctad.org/eng/wdsapp/
loginP.asp
UNDP
Human Development
http://www.undp.org/hdr2001/indicator/
Indicators
UNFPA
The State Of World
Population 2001
http://www.unfpa.org/swp/2001/english/
indicators/
UNICEF
End decade
databases
http://childinfo.org/eddb/index.htm
UNICEF
UNICEF Statistics
http://www.unicef.org/statis/index.html
United
Nations
Statistics
Division
Women’s Indicators
And Statistics
Database
http://www.un.org/Depts/unsd/gender/
wistat/topiclist.htm
UNECE
Gender Statistics
Database
http://w3.unece.org/stat/gender.asp
BUONE PRASSI
UNA PRIMA SINTESI: LA TAVOLA DELLE CORRISPONDENZE
Obiettivo di questo paragrafo è quello di ricostruire una sintesi di
tutti gli indicatori utilizzati per descrivere e analizzare i dati relativi
alla dimensione di genere.
Al sesto meeting del Network fra agenzie su donne e equità di genere
(IANWGE) tenutosi a New York nel 2001 è stato affidato all’ECLAC il
compito di redigere un inventario degli indicatori di genere e degli
strumenti a disposizione nel sistema delle Nazioni Unite.
ECLAC è la commissione economica per l’America Latina e i Caraibi,
nata nel 1948, ed è una delle cinque commissioni regionali delle
Nazioni Unite. Essa rappresenta un leader nello sviluppo di modelli
statistici e di indicatori che possono essere comparati tra regioni.
Al
sito
http://www.eclac.cl/mujer/proyectos/perfiles_en/
inventory.htm è disponibile l’inventario, costruito sulla base di un
elenco che è stato inviato a tutti i membri dell’IANWGE e sulla base
di una vasta ricerca effettuata sul web.
Gli strumenti includono guide tecniche per produrre indicatori di
genere, informazioni sulle fonti primarie di informazione usate per la
costruzione di indicatori, e i principali strumenti di diffusione, come
database e pubblicazioni statistiche.
Le informazioni sugli indicatori di genere sono organizzate seguendo
le principali questioni di genere e sono disponibili all’indirizzo
internet:
www.eclac.cl/publicaciones/UnidadMujer/6/lcl1186/summary.htm.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
2.3.3
91
92
- popolazione
Agenzia
PAHO/WHO
PAHO/WHO
UNSD
UNSD
UNSD
PAHO/WHO
PAHO/WHO
WORLD BANK
UNSD
PAHO/WHO
PAHO/WHO
UNSD
UNSD
WORLD BANK
UNSD
WORLD BANK
UNDP
FAO
UNCHS
Indicatori
Media annuale delle
nascite
Tasso di crescita
annuale della
popolazione
Percentuale media
annua di popolazione
Popolazione stimata
per età e sesso
Popolazione nata
straniera per sesso
Aspettativa di vita alla
nascita
Popolazione
Popolazione in età 1564 (milioni) per sesso
Popolazione per sesso e
gruppi di età
Percentuale di persone
con 60 anni o più
Percentuale di
popolazione con meno
di 15 anni
Indicatori scelti per la
popolazione
Popolazione totale,
urbana e rurale, per
sesso
Donne con età +65: %
sulle donne totali, %
sulla popolazione totale
Vita stimata
Aspettativa di vita alla
nascita (anni)
Aspettativa di vita alla
nascita (anni) donne
Aspettativa di vita
alla nascita (anni) per
regione
Aspettativa di vita
alla nascita, 19952000,2010-2015,20252030
Database
Table generator System
Table generator System
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Table generator System
Table generator System
Genderstats
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Table generator System
Table generator System
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Women’s Indicators and Statistics
Database
Genderstats
Women’s Indicators and Statistics
Database
Genderstats
Human Development Indicators
FAOSTATS
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
BUONE PRASSI
UNSD
Tabella degli indici di
sopravvivenza ad età
stabilite, per sesso
(ogni 100,000)
UNDP
Probabilità alla nascita
di sopravvivenza fino
all’età di 65 anni:
Human Development Indicators
donne (% sul totale)
1995-2000
- educazione
Agenzie
Indicatori
UNCHS
Accesso all’educazione Statistics Programme/Global
secondaria
Report on Human Settlements 2001
UNESCO
Percentuale di
iscrizione specifica per
Statistics/Indicators
età e per sesso alla
scuola primaria
UNESCO
% di iscritti per sesso
specifico per età e
per sesso alla scuola
secondaria
Statistics/Indicators
UNESCO
Tasso di ammissione
apparente per sesso
Statistics/Indicators
WORLD BANK
Percentuale di bambini
che non vanno a scuola
Genderstats
(per gruppi d’età),
primaria, secondaria
UNESCO
Coefficiente di
efficienza per sesso
UNSD
Raggiungimento
educativo per la
Women’s Indicators and Statistics
popolazione +25 per
Database
sesso, per area urbana,
rurale e totale
UNSD
Iscrizione al primo
livello per sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
UNSD
Iscrizione al secondo
livello per sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
UNSD
Iscrizione al terzo
livello per sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
fascicolo terzo
Database
Statistics/Indicators
donne e sviluppo sostenibile
Women’s Indicators and Statistics
Database
93
94
WORLD BANK
Anni di istruzione
previsti
WORLD BANK
Ragazze (% del totale),
nella scuola primaria e Genderstats
secondaria
UNSD
Istruzione superiore e
corpo docente
UNESCO
Percentuale di ripetenti
Statistics/Indicators
per sesso
WORLD BANK
Progressione verso il
grado 5 (% del totale)
WORLD BANK
Spesa pubblica per
Genderstats
l’educazione (% del PIL)
UNESCO
Percentuale di ripetenti
Statistics/Indicators
per sesso ed età
UNCHS
Abbandono scolastico
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
UNESCO/UNSD
Aspettativa di vita
scolastica, per sesso
Statistics/Indicators - Women’s
Indicators and Statistics Database
UNICEF
Percentuale di iscritti
alla scuola secondaria
UNICEF Statistics
UNESCO
UNSD
Percentuale di
sopravvivenza per
classe e sesso
Iscrizione al terzo
livello per campo di
studi e sesso
Genderstats
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Genderstats
Statistics/Indicators
Women’s Indicators and Statistics
Database
UNSD
Studenti al terzo livello
Women’s Indicators and Statistics
ogni 100.000 abitanti
Database
per sesso
UNCHS
Totale dei bambini che Statistics Programme/Global
non vanno a scuola
Report on Human Settlements 2001
UNSD
Spesa pubblica totale
per l’educazione come
Women’s Indicators and Statistics
percentuale del PIL e
Database
della spesa pubblica
totale
UNESCO
Percentuale di
transizione per sesso.
Dalla primaria alla
secondaria
Statistics/Indicators
UNCHS
Libertà della donna
nella cura all’infanzia
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
BUONE PRASSI
UNESCO
Anni impiegati per
diplomarsi per sesso
UNICEF/
UNESCO
Percentuale di
UNICEF Statistics - Statistics/
alfabetismo degli adulti Indicators
UNDP
Alfabetismo degli
adulti, percentuale
femminile (% sulla
Human Development Indicators
popolazione con più di
15 anni)
UNDP
Alfabetismo adulto,
percentuale femminile Human Development Indicators
sull’indice maschile
UNSD
Istruzione di base e
alfabetismo
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
ILO
Istruzione e
analfabetismo
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
UNSD
UNCHS
Percentuale stimata di
analfabetismo adulto
per sesso e regione
Stime e proiezioni
dell’analfabetismo
adulto per sesso
Percentuale di
analfabetismo nella
popolazione con più
di 15
FAOSTATS
Women’s Indicators and Statistics
Database
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
UNSD
Analfabetismo per
sesso ed età diviso, sul Women’s Indicators and Statistics
totale, tra aree urbane Database
e rurali
PAHO/WHO
Percentuale di
alfabetismo
Table generator System
UNFPA
Analfabetismo adulto
maschile e femminile.
The State of World Population 2001
WORLD BANK
Percentuale di
analfabetismo giovanile
(% sulla popolazione di Genderstats
età compresa tra I 15 e
i 24 anni)
UNDP
Alfabetismo giovanile,
percentuale femminile
(% sulla popolazione di Human Development Indicators
età compresa tra i 15 e
i 24anni)
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
FAO
Statistics/Indicators
95
96
UNDP
UNDP
UNDP
Alfabetismo giovanile,
percentuale femminile Human Development Indicators
sull’indice maschile
Percentuale congiunta
complessiva
dell’iscrizione alla
Human Development Indicators
scuola primaria,
secondaria e terziaria,
femminile
Percentuale congiunta
complessiva
dell’iscrizione alla
Human Development Indicators
scuola primaria,
secondaria e terziaria,
maschile
UNESCO
Percentuali complessive
e nette di iscritti alla
Statistics/Indicators
scuola primaria, per
sesso
UNESCO
Percentuali complessive
e nette di iscritti alla
Statistics/Indicators
scuola secondaria, per
sesso
WORLD BANK
Indice complessivo di
iscrizione alla scuola
primaria, secondaria e Genderstats
terziaria (% per gruppi
d’età)
UNSD
Percentuale
complessiva di
Women’s Indicators and Statistics
iscrizione per livello di Database
istruzione e sesso
FAO
Percentuali complessive
di iscrizione (a tutti I
FAOSTATS
livelli) per sesso
UNESCO
Percentuali complessive
di iscrizione per sesso.
Statistics/Indicators
Istruzione primaria e
secondaria
UNESCO
Percentuali complessive
di iscrizione per sesso.
Statistics/Indicators
Istruzione primaria,
secondaria e terziaria
UNESCO
Percentuali complessive
di iscrizione per sesso. Statistics/Indicators
Istruzione terziaria
BUONE PRASSI
Percentuali complessive
di iscrizione alla scuola Statistics/Indicators
dell’infanzia
PAHO/WHO
Percentuale
complessiva di
Table generator System
iscrizione all’istruzione
primaria
UNDP
Iscrizione complessiva
all’istruzione terziaria, Human Development Indicators
percentuale femminile
UNFPA
Percentuali complessive
di iscrizione
The State of World Population 2001
all’istruzione primaria,
maschile e femminile.
UNFPA
Percentuali
complessive di
iscrizione all’istruzione The State of World Population 2001
secondaria, maschile e
femminile.
UNICEF
Percentuale
(complessiva) di
UNICEF Statistics
iscrizione all’istruzione
primaria
WORLD BANK
Percentuale netta di
iscrizione (% per gruppi
Genderstats
d’età), all’istruzione
primaria e secondaria
UNSD
UNDP
UNDP
UNDP
UNDP
fascicolo terzo
Percentuale netta di
Women’s Indicators and Statistics
iscrizione per livello di
Database
istruzione e sesso
Iscrizione netta
all’istruzione primaria, Human Development Indicators
percentuale femminile
Iscrizione netta
all’istruzione primaria,
Human Development Indicators
percentuale femminile
sull’indice maschile
Iscrizione netta
all’istruzione
Human Development Indicators
secondaria,
percentuale femminile
Iscrizione netta
all’istruzione
secondaria,
Human Development Indicators
percentuale femminile
sull’indice maschile
donne e sviluppo sostenibile
UNESCO
97
98
UNICEF
WORLD BANK
Percentuale netta di
iscrizione all’istruzione UNICEF Statistics
primaria
Insegnanti donne (%
sul totale) alla scuola Genderstats
primaria e secondaria
UNESCO
Percentuale di
insegnanti donne
Statistics/Indicators
UNSD
Insegnanti alla scuola
primaria per sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
UNSD
Insegnanti alla scuola
secondaria per sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
UNSD
Insegnanti alla scuola
terziaria per sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
UNSD= UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION
- salute
Agenzie
Indicatori
Database
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
Indicatori di
Women’s Indicators and Statistics
malnutrizione infantile
Database
per sesso
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
Morti per causa e sesso
Women’s Indicators and Statistics
Database
PAHO/WHO
Percentuale di
incidenza di tumori
maligni della cervice
dell’utero
Table generator System
PAHO/WHO
Percentuale di
incidenza di tumori
maligni al seno
Table generator System
PAHO/WHO
Percentuale di
incidenza di tumori
maligni al polmone
Table generator System
PAHO/WHO
Percentuale di
incidenza di tumori
maligni allo stomaco
Table generator System
BUONE PRASSI
Percentuale della
popolazione con
adeguate agevolazioni Women’s Indicators and Statistics
sanitarie, sul totale,
Database
nelle aree urbane e
rurali
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
Percentuale di
popolazione con acqua
Women’s Indicators and Statistics
potabile sicura, sul
Database
totale, nelle aree
urbane e rurali
WORLD BANK
Diffusione dell’anemia
Genderstats
(% sulle donne incinte)
PAHO/WHO
Diffusione di
sovrappeso e obesità
tra la popolazione
adulta femminile
PAHO/WHO
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
UNFPA
PAHO/WHO
PAHO/WHO
UNDP
fascicolo terzo
Diffusione del consumo
di tabacco tra gli
adolescenti
Diffusione
dell’abitudine al fumo
tra le persone con più
di 15 anni per sesso
Numero stimato di
persone che vivono con
l’HIV/AIDS, numero di
casi di AIDS e morti per
AIDS
Percentuale di
diffusione dell’HIV,
maschile e femminile,
tra i 15 e i 24 anni.
Numero di casi
registrati di AIDS
Numero di morti
registrate dovute all’
AIDS
Persone viventi
con l’HIV/AIDS:
percentuale femminile
sulla popolazione tra i
15 e i 49 anni
Table generator System
Table generator System
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
The State of World Population 2001
Table generator System
Table generator System
donne e sviluppo sostenibile
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
Human Development Indicators
99
100
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
WORLD BANK
UNITED
NATIONS
STATISTICS
DIVISION
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
PAHO/WHO
Casi totali di AIDS
registrati e loro
percentuale di
distribuzione per
sesso e modalità di
trasmissione
Women’s Indicators and Statistics
Database
Aspettativa di vita e
mortalità infantile
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Indice di mortalità
infantile (per 1,000)
Genderstats
Percentuali di mortalità Women’s Indicators and Statistics
infantile per sesso
Database
Indice di mortalità
generale, corretto
Indice di mortalità
generale, stimato
Indice di mortalità
per incidenti, esclusi
incidenti legati ai
trasporti, stimato
Indice di mortalità
per malattie
cerebrovascolari,
stimato
Indice di mortalità per
cirrosi e altre malattie
croniche del fegato,
stimato
Indice di mortalità per
malattie trasmissibili,
corretto
Indice di mortalità per
malattie trasmissibili,
stimato
Indice di mortalità
per diabete mellito,
stimato
Indice di mortalità per
malattie del sistema
circolatorio, corretto
Indice di mortalità per
malattie del sistema
circolatorio, stimato
Indice di mortalità per
cause esterne, corretto
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
Table generator System
donne e sviluppo sostenibile
Indice di mortalità per
cause esterne, stimato
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
omicidio, stimato
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
malattia ischemica del
cuore, stimato
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
tumori maligni al seno,
femminile, stimato
Indice di mortalità
per tumori maligni
PAHO/WHO
dell’apparato digerente
e del peritoneo,
stimato
Indice di mortalità
per tumori maligni del
PAHO/WHO
polmone, della trachea
e dei bronchi, stimato
Indice di mortalità
PAHO/WHO
per tumori maligni
dell’utero, stimato
Indice di mortalità
PAHO/WHO
per tumori maligni,
corretto
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
tumori maligni, stimato
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
tumori maligni, di tutti
i tipi, corretto
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
tumori maligni, di tutti
i tipi, stimato
Indice di mortalità
PAHO/WHO
per suicidio e ferite
autoinflitte, stimato
Indice di mortalità per
PAHO/WHO
incidenti di trasporto,
stimato
Numero di morti
PAHO/WHO
registrati dovuto alla
tubercolosi
Anemia durante la
FAO
gravidanza
Percentuale di nati
UNDP - WORLD
assistiti da uno staff
BANK
sanitario qualificato
Nati ogni 1,000 donne
UNFPA
di età compresa tra i
15 e I 19 anni
PAHO/WHO
FAOSTATS
Human Development Indicators
– Genderstats
The State of World Population 2001
101
102
UNFPA
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
WORLD BANK
Nati con assistenza
The State of World Population 2001
qualificata
Circostanze in cui è
Women’s Indicators and Statistics
consentito l’aborto
Database
Percentuale stimata
di donne incinte
che ricevono cure
Women’s Indicators and Statistics
prenatali, parti in
Database
agevolazioni sanitarie
e parti assistiti da
personale qualificato
Distribuzione
percentuale di nati con
persone che assistono
Women’s Indicators and Statistics
la madre al momento
Database
del parto, sul totale,
nelle aree urbane e
rurali
Percentuale di nati
Women’s Indicators and Statistics
partoriti con taglio
Database
cesareo
Percentuale di bambini Women’s Indicators and Statistics
allattati al seno
Database
Percentuale di donne di
età compresa tra i 40 e Women’s Indicators and Statistics
i 44 anni che non hanno Database
avuto un nato vivo
Percentuale di donne
attualmente sposate o
in convivenza bisogni
Women’s Indicators and Statistics
non soddisfatti per
Database
una pianificazione
familiare, area totale,
area urbana o agricola
Percentuale di donne
che impiegano più
di due ore di tempo
Women’s Indicators and Statistics
per raggiungere la
Database
più vicina struttura
che fornisce servizi di
sostegno familiare
Percentuale di donne
Women’s Indicators and Statistics
che hanno partorito
Database
dall’età di 20 anni
Numero ideale di figli
espresso da uomini e
Women’s Indicators and Statistics
donne, sul totale, nelle Database
aree urbane e rurali
Donne a rischio di
Genderstats
gravidanza indesiderata
BUONE PRASSI
UNICEF Statistics - The State of
World Population 2001
Genderstats
Human Development Indicators
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
UNICEF Statistics - The State of
World Population 2001
Genderstats
Genderstats
Table generator System
Human Development Indicators
- famiglia, stato civile e fertilità
Agenzie
UNCHS
UNSD
UNCHS
fascicolo terzo
Indicatori
Tempo libero
giornaliero
Popolazione femminile
per età e numero di
figli nati vivi
Responsabilità familiare
donne e sviluppo sostenibile
Diffusione della
contraccezione
Diffusione della
contraccezione (% di
WORLD BANK
donne di età compresa
tra i 15 e i 49 anni)
Percentuale di
UNDP
diffusione della
contraccezione
Diffusione della
contraccezione tra
UNSD
le donne sposate in
età riproduttiva, per
metodo usato
Diffusione della
contraccezione tra
le donne sposate
UNSD
in età riproduttiva,
per metodo usato e
residenza urbana o
rurale
Percentuale stimata di
UNSD
mortalità materna
Indicatori sull’HIV/
AIDS, sulla assistenza
UNSD
materna e sulla
mortalità materna
Percentuale di
UNICEF - UNFPA
mortalità materna
Indennità di maternità
WORLD BANK
- numero di settimane
Percentuale di
WORLD BANK
mortalità materna
(ogni 100,000 nati vivi)
Indice di mortalità
PAHO/WHO
materna reported
Maternal mortality
ratio reported (per
UNDP
100,000 live births)
1980-99
UNICEF - UNFPA
Database
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Women’s Indicators and Statistics
Database
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
103
104
UNSD
UNSD
UNSD
UNSD
UNCHS
UNCHS
UNCHS
UNCHS
UNCHS
UNCHS
UNCHS
WORLD BANK
UNSD
UNSD
UNSD
PAHO/WHO
UNICEF
- PAHO/WHO
- UNFPA
UNDP
UNCHS
Responsabilità familiare per sesso e fascia
d’età
Indicatori sulla famiglia
e la cura dei bambini
Numero di famiglie e
grandezza media di una
famiglia, in totale, nelle aree urbane e rurali
Percentuale di non sposati tra le persone di
età compresa tra i 15 e
i 19 anni, per sesso
Persone per stanza
Totale delle famiglie
ospiti (carenza di alloggi)
Totale dei proprietari
di abitazione
Totale degli affittuari
Contributo finanziario
delle donne alle spese
familiari
Donne capofamiglia: %
sul totale
Donne capofamiglia
per unità abitative occupate
Indice di fertilità tra gli
adolescenti
Indice di fertilità specifico per età, sul totale,
nelle aree urbane e
rurali
Indici di fertilità specifici per età, stimati
Indice di fertilità
totale, stimato e progettato
Indice di fertilità specifico nelle donne tra i
15 e i 19 anni
Women’s Indicators and Statistics
Database
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001
Genderstats
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Table generator System
UNICEF Statistics - Table generator
Indice di fertilità totale System - The State of World Population 2001
Indice di fertilità totale
Human Development Indicators
(femminile)
Statistics Programme/Global ReSuperiorità economica
port on Human Settlements 2001
BUONE PRASSI
UNSD
UNSD
UNSD
Età al primo matrimonio per sesso
Indicatori sul matrimonio e sullo stato
coniugale
Popolazione per sesso,
fascia d’età e stato
coniugale
Età media del singolo
al momento del matrimonio per sesso
Genderstats
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
- lavoro ed entrate
Agenzie
UNDP
FAO
UNDP
UNCTAD
ILO
ILO
ILO
WORLD BANK
UNCHS
ILO
ILO
ILO
ILO
WORLD BANK
– UNSD
ILO
ILO
fascicolo terzo
Indicatori
Contributo dei
lavoratori della
famiglia: donne (% sul
totale)
Distribuzione
della forza lavoro
femminile tra attività
dell’agricoltura e non
Lavoratrici professionali
e tecniche (% sul totale)
Percentuale femminile
sul totale della forza
lavoro
Database
Human Development Indicators
FAOSTATS
Human Development Indicators
UNCTAD HANDBOOK ON STATISTICS
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
Ore di lavoro
MARKET
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
Tasso di inattività
MARKET
Forza lavoro per sesso Genderstats
Forza lavoro, totale % Statistics Programme/Global
donne
Report on Human Settlements 2001
Indice di partecipazione KEY INDICATORS OF THE LABOUR
alla forza lavoro
MARKET
Flussi del mercato del KEY INDICATORS OF THE LABOUR
lavoro
MARKET
Produttività lavorativa
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
e costi di lavoro
MARKET
unitario
Andamenti del salario KEY INDICATORS OF THE LABOUR
nel settore industriale MARKET
Genderstats - Women’s Indicators
Indennità di maternità
and Statistics Database
Salario e indici di
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
guadagno
MARKET
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
Lavoratori part-time
MARKET
Compenso orario
donne e sviluppo sostenibile
WORLD BANK
105
106
UNSD
FAO
ILO
UNSD
UNSD
UNSD
UNDP
UNDP
UNDP
UNSD
ILO
UNSD
UNSD
UNCHS
Lavoratrici nel settore
amministrativo e
manageriale
Forza lavoro agricola e
non agricola
Casi di infortunio con
perdita di giorni di
lavoro, per attività
economica
Popolazione
economicamente attiva
per sesso e categorie
ampie di impiego
Indice di attività
economica, stimato e
proiettato per sesso e
fascia d’età
Popolazione
economicamente attiva
stimata per sesso e
ambito di attività
economica
Attività economica
femminile (con più di
15 anni): % sull’indice
maschile
Attività economica
femminile (con più di
15 anni): indice
Attività economica
femminile (con più di
15 anni): percentuale
Popolazione
femminile attiva
economicamente, per
stato coniugale e fascia
d’età
Ore di lavoro
settimanali per attività
economica
Indicatori di attività
economica
Popolazione,
popolazione
economicamente attiva
e indice di attività
economica per sesso e
fascia d’età
Attività economica di
sussistenza (donne e
uomini)
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
FAOSTATS
LABORSTA
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Human Development Indicators
Human Development Indicators
Human Development Indicators
Women’s Indicators and Statistics
Database
LABORSTA
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Women’s Indicators and Statistics
Database
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
BUONE PRASSI
UNSD
WORLD BANK
WORLD BANK
WORLD BANK
UNSD
UNSD
UNDP
UNDP
UNDP
ILO
ILO
UNCHS
UNCHS
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Genderstats
Genderstats
Occupazione nei servizi Genderstats
Popolazione
economicamente
attiva, per sesso, livello
d’impiego e settori
industriali
Popolazione
economicamente attiva
per livello d’impiego e
sesso
Percentuale d’impiego
per attività economica:
agricoltura, donne
Percentuale d’impiego
per attività economica:
industria, donne
Percentuale d’impiego
per attività economica:
servizi, donne
Impiego per settore
Impiego, livello
generale
Impiego nel settore
formale (uomini e
donne)
Impiego nel settore
informale (uomini e
donne)
UNCHS – ILO
Impiego nel settore
informale
UNSD
Impiego part-time
ILO
Livello d’impiego
fascicolo terzo
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Human Development Indicators
Human Development Indicators
Human Development Indicators
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
LABORSTA
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
donne e sviluppo sostenibile
UNSD
Popolazione totale,
attiva economicamente
e non attiva
economicamente,
per sesso, sul totale,
urbana e rurale
Distribuzione della
forza lavoro per livello
d’impiego
Occupazione
nell’agricoltura
Occupazione
nell’industria
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
- KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
107
108
ILO
ILO
ILO
ILO
UNDP
WORLD BANK
- ILO
ILO –WORLD
BANK
WORLD BANK
WORLD BANK
WORLD BANK
UNSD
UNSD
ILO
ILO
ILO
ILO
UNDP
ILO
UNDP
UNCHS
UNCHS
UNDP
Sottooccupazione in
relazione al tempo
Occupazione totale, per
attività economica
Occupazione totale per
impiego
Disoccupazione a lungo
termine
Disoccupazione a lungo
termine (% sul totale
dei disoccupati : donne
Disoccupazione
Disoccupazione per
livello d’istruzione
Disoccupazione per
livello d’istruzione
– Primaria
Disoccupazione per
livello d’istruzione
– Secondaria
Disoccupazione per
livello d’istruzione
– Terziaria
Indice di
disoccupazione
Indice di
disoccupazione per
sesso
Disoccupazione per
fascia d’età
Disoccupazione per
attività economica
Disoccupazione per
impiego
Disoccupazione, livello
generale
Disoccupazione:
percentuale femminile
sull’indice maschile
Disoccupazione
giovanile
Disoccupazione
giovanile: percentuale
femminile sull’indice
maschile
Accesso al reddito
Accesso al reddito
(donne e uomini)
Reddito stimato
percepito, donne
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
LABORSTA
LABORSTA
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
Human Development Indicators
Genderstats - KEY INDICATORS OF
THE LABOUR MARKET
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET e LABORSTA – Genderstats
Genderstats
Genderstats
Genderstats
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
Women’s Indicators and Statistics
Database
LABORSTA
LABORSTA
LABORSTA
LABORSTA
Human Development Indicators
KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
Human Development Indicators
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
Statistics Programme/Global
Report on Human Settlements 2001
Human Development Indicators
BUONE PRASSI
UNDP
Proporzione del reddito
percepito femminile
Human Development Indicators
stimato a quello
maschile
ILO
Salari nell’industria
UNSD
UNSD
LABORSTA
LABORSTA
Women’s Indicators and Statistics
Database
The World’s Women 2000: Trends
and Statistics
- povertà
Agenzie
Indicatori
Database
Povertà e distribuzione KEY INDICATORS OF THE LABOUR
MARKET
del reddito
ILO
- donne al potere e nei luoghi di assunzione di responsabilità
Agenzie
UNSD
UNSD
UNSD
UNDP
UNDP
UNDP
UNDP
UNDP
fascicolo terzo
Indicatori
Data di ratifica ed
entrata in vigore della
CEDAW
Distribuzione degli
incarichi ministeriali
per sesso e ministero
Distribuzione dei
seggi nell’assemblea
parlamentare per sesso
Percentuale di donne
legislatori, funzionari
superiori e manager
Misura
dell’empowerment
di genere (GEM)
Percentuale
Misura
dell’empowerment di
genere (GEM) Valore
Indice di sviluppo in
relazione al genere
(GDI) Percentuale
Indice di sviluppo in
relazione al genere
(GDI) Valore
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Women’s Indicators and Statistics
Database
Human Development Indicators
Human Development Indicators
donne e sviluppo sostenibile
ILO
Salari, per attività
economica
Salari delle donne
nell’agricoltura, nelle
attività non agricole e
nell’industria agricola
Salari delle donne
rapportati a quelli degli
uomini
Human Development Indicators
Human Development Indicators
Human Development Indicators
109
110
UNDP
UNSD
UNDP
UNDP
UNSD
UNDP
UNSD
UNSD
UNDP
UNDP
UNSD
Differenza tra HDI
Percentuale e GDI
Human Development Indicators
Percentuale
Funzionari professionisti
dell’organizzazione
nel sistema comune
Women’s Indicators and Statistics
delle Nazioni Unite
Database
per grado, totale e
femminile
Seggi in parlamento
ottenuti dalle donne (%
Human Development Indicators
sul totale) in entrambe
le camere
Seggi in parlamento
ottenuti dalle donne (%
Human Development Indicators
sul totale) nelle singole
camere
Funzionari delle Nazioni
Unite in impieghi
soggetti a distribuzione Women’s Indicators and Statistics
geografica, per
Database
nazionalità e grado,
totale e femminile
Donne al governo a
livello ministeriale (%
Human Development Indicators
sul totale)
Donne nella vita
The World’s Women 2000: Trends
pubblica
and Statistics
Anno di ratifica della
The World’s Women 2000: Trends
CEDAW
and Statistics
Anno in cui le donne
hanno ottenuto il
Human Development Indicators
diritto di candidarsi alle
elezioni
Anno in cui le donne
hanno ottenuto il
Human Development Indicators
diritto di voto
Anno in cui le donne
hanno ottenuto il
Women’s Indicators and Statistics
diritto di candidarsi
Database
alle elezioni e il diritto
di voto
BUONE PRASSI
- violenza
UNSD
UNSD
UNSD
Indicatori
Morte per cause
per sesso, età e
morte
Diffusione della
contro le donne
del compagno
Database
esterne,
Women’s Indicators and Statistics
causa di
Database
violenza
Women’s Indicators and Statistics
da parte
Database
Abuso fisico delle donne da The World’s Women 2000: Trends
parte del compagno
and Statistics
[Fonte: http://www.eclac.cl/mujer/proyectos/perfiles_en/inventory.htm]
2.3.4
DALLA SCALA GENERALE A QUELLA
LOCALE: ALCUNI INDICATORI
La varietà degli indicatori fin qui presentati impone che nel momento
della loro scelta, questi vengano selezionati in base ad alcuni criteri,
per poter rispondere in maniera efficace alle specificità del contesto
preso in esame.
L’UNIFEM, il fondo per lo sviluppo delle Nazioni Unite per le donne,
ha pubblicato nel 2002 un volume dal titolo “Progress of the world’s
women” nel quale sono esaminati i progressi fatti relativamente
all’obiettivo 3 della Dichiarazione del Millennio, cioè quello di
promuovere l’equità e l’empowerment femminile.
Il raggiungimento dell’obiettivo attraverso “l’eliminazione delle
disparità nell’educazione primaria e secondaria, preferibilmente
entro il 2005 e in tutti i livelli dell’educazione non dopo il 2015” viene
riconosciuto come target centrale e trasversale per il raggiungimento
degli altri 7 goals.
Il rapporto riconosce la forza ed i limiti degli indicatori usati dal MDG
per monitorare il progresso delle donne e cioè la:
- percentuale di ragazze rispetto ai ragazzi nell’educazione
primaria, secondaria e terziaria (UNESCO),
- percentuale di analfabetismo femminile rispetto a quello
maschile in età 15-24 (UNESCO),
- percentuale di donne impiegate e retribuite nel settore non
agricolo (ILO),
- proporzione di sedie riservate alle donne nei parlamenti
nazionali (IPU).
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Agenzie
111
112
Nel rapporto, infatti, si sottolinea:
- che gli indicatori, come i targets sono limitati nel campo
di azione: essi non ci danno atto del terribile impatto della
violenza contro le donne. Non ci dicono nulla in merito al
bilancio emotivo dell’ineguaglianza di genere, al suo effetto
su ogni aspetto della vita delle donne. Non ci dicono niente
riguardo alle lunghe, estenuanti ore che le donne spendono
prendendosi cura dei loro familiari e delle loro comunità,
- c’è una tendenza a utilizzare solo gli indicatori correlati
con l’educazione, visto che il Goal 3 si riferisce esplicitamente
al contesto scolastico, ma questo dà un immagine fuorviante
dell’empowerment femminile,
- porre fine alla disparità non significa sempre aumentare
l’empowerment. Anche quando le donne entrano nella scuola
in uguale numero rispetto ai ragazzi, possono ancora soffrire
di molestie, o essere scoraggiate dal proseguire gli studi nella
formazione di alto livello che aprirebbe loro nuovi scenari
lavorativi. Le donne possono entrare nella forza lavoro nello
stesso numero degli uomini ma scontrarsi con il glass ceiling
e avere paghe inferiori. Il fatto che finiscano le disparità non
significa che la maggioranza delle donne e degli uomini ne
ricavino dei benefici.
Numerose agenzie delle Nazioni Unite stanno supportando alcuni
paesi per identificare, costruire ed utilizzare indicatori aggiuntivi
specifici per un determinato contesto.
Come ricordato dall’UNIFEM la prima azione da compiere è quella
di rendere disponibili tutti i dati raccolti pressi gli uffici di statistica
che, spesso, non vengono resi pubblici.
L’altra azione è quella di formare più persone in grado di saper
utilizzare in maniera effettiva gli indicatori sensibili alla dimensione
di genere in supporto alle politiche e nell’attività di monitoraggio.
L’UNIFEM, a tal proposito, sta lavorando con ESCAP per costruire
questo know-how in alcune regioni asiatiche sviluppando teams
composti da un economista, uno statistico e uno specialista di
genere.
L’UNIFEM da anni sta appoggiando iniziative per aumentare la
disponibilità di dati statistici disaggregati per sesso, a livello sia
regionale che locale.
Nel 2001 in Nepal e in India, è stato avviato un programma per la
formazione di rilevatori attenti alla dimensione di genere per fornire
dati disaggregati per genere.
I censimenti, infatti, che costituiscono la base per tutte le statistiche
nazionali, vengono spesso realizzati in maniera intrinsecamente
viziosa.
BUONE PRASSI
Gli indicatori regionali proposti dall’ECLAC si suddividono a seconda
della tematica inerente gli aspetti di genere e cioè:
- Popolazione
- Fertilità, gestione della casa e famiglia
- Educazione
- Lavoro e reddito
- Salute
- Partecipazione
donne e sviluppo sostenibile
Il censimento dovrebbe infatti registrare tutte le attività di ogni
singolo individuo, ma il modo in cui questo viene realizzato in
molti casi rende l’attività svolta dalle donne meno visibile di quella
maschile.
Molte donne non sono considerate parte attiva nell’economia se il
loro lavoro è confinato tra le pareti domestiche o si limita al lavoro
nei campi. Alle donne spesso viene chiesto di dire quale sia la loro
attività primaria o secondaria, ma senza specificare il tipo di lavoro
che svolgono per il sostegno della famiglia.
In molti casi poi non sono nemmeno intervistate, ma è l’uomo ad
illustrare, come capo famiglia, il lavoro che ognuno svolge in ambito
familiare.
Gruppi della società civile già da tempo stanno creando degli
indicatori che possano essere usati non solo per arricchire il quadro
fornito dagli enti statistici, ma anche per stimolare i governi ad
essere più sensibili verso le donne.
Per l’America Latina e i Caraibi, l’ECLAC ha prodotto una serie
di indicatori sensibili alla dimensione di genere, a livello urbano
e rurale. La sezione che riguarda il genere e povertà pubblicata
sul Demographical Bulletin 2002 è particolarmente significativa.
Al momento attuale, infatti, non esistono database a livello
internazionale che ci permettano di monitorare la portata della
povertà femminile e il grado in cui le donne sono più povere degli
uomini. Gli indicatori del MDG per l’obiettivo 1, cioè quello di
sradicare la povertà e la fame, non sono pensati in una prospettiva
di genere. Quelli elaborati a livello locale dall’ELAC invece, sono
innovativi in quanto forniscono delle informazioni rilevanti basate
sulla dimensione di genere, su base sistematica per l’intera regione.
L’intero documento è disponibile in spagnolo all’indirizzo internet
http://www.eclac.cl/publicaciones/Poblacion/2/LCG2172P/
boldem70.pdf24.
Per quanto riguarda la povertà, gli indicatori proposti sono significativi
per la dimensione locale.
fascicolo terzo
113
114
TAB.2.9 INDICATORI ECLAC
Nome dell’indicatore
Indicatori
di contesto
Popolazione
Famiglie
Capofamiglia
Reddito
Nuclei familiari in condizione di
povertà ed indigenza
Popolazione che vive in condizioni di
povertà ed indigenza
Popolazione per sesso ed età che
vive in condizioni familiari di
povertà
Stato di povertà delle famiglie per
sesso ed età
Dimensione della famiglia
relativamente al sesso del
capofamiglia e lo stato di povertà
Percentuale di dipendenza
economica relativamente al sesso
del capofamiglia e allo stato di
povertà
Analisi del reddito per sesso del
capofamiglia e stato di povertà
Zona
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Principale contribuente al reddito
familiare in relazione al sesso del
capofamiglia e stato di povertà
Urbana e rurale
Famiglie con capofamiglia femminile
e maschile come unici contribuenti
al reddito familiare, in accordo allo
stato di povertà
Urbana e rurale
Percentuale di capofamiglia donna in
ciascun livello di povertà
Percentuale di donne capofamiglia in
famiglie povere e non
Distribuzione della posizione di
direzione tra uomini e donne
Popolazione con nessun reddito
proprio per settori di età
Coniugi donne senza proprio reddito
in famiglie povere e non
Ampiezza della povertà con o senza
il reddito del coniuge donna
Percentuale di reddito femminile pro
capite rapportato a quello maschile
pro capite
Percettore di reddito dal
pensionamento nella popolazione
anziana
Urbano
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
Urbana e rurale
urbano
BUONE PRASSI
La Provincia di Trento ha individuato una selezione ragionata di dati e
di indicatori di genere, attraverso cui compiere un’analisi efficace del
contesto socio economico Trentino, in un’ottica di pari opportunità.
La definizione di questo set di dati ed indicatori, da mantenere
regolarmente aggiornato, risponde all’esigenza di disporre di una
struttura informativa di base sensibile al genere, che possa essere
utilizzata come punto di riferimento nella programmazione e
monitoraggio degli interventi realizzati sul territorio25.
Gli indicatori selezionati sono stati scelti in base alla capacità di
fornire informazioni rilevanti per il Trentino, alla possibilità di essere
aggiornati regolarmente dall’Osservatorio per le politiche di pari
opportunità della Provincia Autonoma di Trento e alla possibilità di
effettuare confronti nel tempo e tra contesti diversi.
Gli indicatori sono stati distinti per aree tematiche.
TAB.2.10 INDICATORI DI GENERE PROPOSTI PER IL TRENTINO
Area
tematica
Società e
contesto
Indicatore
1.indice di vecchiaia, per sesso
2.speranza di vita alla nascita (vita media), per sesso
3.incidenza della popolazione untra65enne
4.incidenza degli stranieri residenti
5.tasso di fecondità totale del momento
6.età media al primo matrimonio, per sesso
7.tipologie delle famiglie per sesso del capofamiglia
Significatività per il contesto trentino
L’andamento demografico corrente eserciterà un impatto significativo sul
futuro contesto di vita del Trentino. Le trasformazioni in atto, comuni
all’intera Europa, stanno rimodellando la struttura sociale: l’innalzamento
dell’aspettativa di vita, in particolare per la componente femminile, e i
livelli di fecondità ancora molto bassi, stanno determinando un progressivo
invecchiamento della popolazione. Per il Trentino, tuttavia, è interessante
notare una leggera ripresa del tasso di fecondità a partire dalla metà
degli anni ’90. Tra gli elementi che contribuiscono a ridisegnare l’aspetto
demografico, i fenomeni migratori assumono una rilevanza sempre maggiore
dato che l’immigrazione è il principale motivo di crescita demografica.
Anche il cambiamento delle strutture familiari, infine, potrà incidere in
modo significativo nella definizione di una nuova struttura sociale.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
La Provincia di Trento e gli indicatori di genere
115
116
Area
tematica
Indicatore
1.tasso di scolarità per sesso
Istruzione e 2.tasso di passaggio all’università, per sesso
3.tasso di iscrizione all’università, per sesso
formazione
4.indicatore di presenza di genere negli indirizzi di studio
Significatività per il contesto trentino
Negli ultimi decenni in Trentino si è assistito ad un significativo innalzamento
dei livelli di istruzione della popolazione, in linea con la tendenza nazionale,
in particolare per la componente femminile. La presenza femminile nelle
istituzioni formative, infatti, ha raggiunto e in alcuni casi ha superato quella
maschile. Permangono tuttavia forti differenze tra le ragazze e i ragazzi
trentini sia nella scelta del canale formativo post-obbligatorio (scuola
secondaria superiore o formazione professionale) sia nella scelta degli
indirizzi di studio. Se i ragazzi scelgono più spesso la formazione professionale
e sono più sensibili alle condizioni del mercato, le ragazze sono più attratte
dalle scuole superiori e, nonostante un forte investimento nell’istruzione,
incontrano più difficoltà dei coetanei maschi nell’inserimento nel mercato
del lavoro.
Area
tematica
Salute
Indicatore
1.rapporto di genere nelle cause di mortalità
2.rapporto di genere nel tasso di infortunio sul lavoro
3.interruzioni di gravidanza e indici di abortività
Significatività per il contesto trentino
Le condizioni di salute della popolazione non sono determinate solo dal
livello delle strutture sanitarie, ma anche dalle situazioni socio-economiche,
ambientali e dallo stile di vita. I miglioramenti riguardo i fattori che possono
garantire un buon livello di salute sono da ricondurre non solo alle politiche
sanitarie, ma anche a quelle che influiscono sulla salute in modo indiretto
(politiche del lavoro, ambientali..). Nell’analisi della salute, la prospettiva
di genere risulta interessante in quanto sia le cause della diversa diffusione
delle patologie, sia le conseguenze sociali legate a situazioni di malattia o di
non-autosufficienza coinvolgono in modo differente uomini e donne.
BUONE PRASSI
Area
tematica
Indicatore
Significatività per il contesto trentino
L’ambito della partecipazione ai processi decisionali rimane ancora oggi
un settore in cui le differenze di genere sono particolarmente evidenti.
Nonostante l’impegno dell’Unione Europea nella promozione di misure volte
ad eliminare eventuali discriminazioni nei confronti delle donne, la presenza
femminile nei luoghi di potere rimane bassa, pur con delle differenze
significative tra i paesi membri, e non riesce ad oltrepassare quel soffitto
di cristalli che rende particolarmente difficile per le donne l’accesso a
posizioni di responsabilità.
Area
Indicatore
tematica
Economia e
lavoro
fascicolo terzo
1. gap assoluto di genere nel tasso di occupazione/
disoccupazione
2.gap assoluto di genere nel tasso di occupazione/
disoccupazione per classi di età e per livello di istruzione
3.gap relativo di genere nel tasso di occupazione/
disoccupazione
4.gap relativo di genere standardizzato nel tasso di
occupazione /disoccupazione
5.gap relativo di genere nelle occupazioni a tempo
determinato
6.gap relativo di genere nelle occupazioni part-time
7.gap assoluto di genere nel tasso di disoccupazione di lunga
durata
8.gap relativo di genere nella forza di lavoro potenziale
9.indice di segregazione di genere nelle professioni
10.indice di segregazione di genere nei settori di attività
11.indice di femminilizzazione nelle posizioni professionali
12.gap di genere nelle retribuzioni per qualifica
donne e sviluppo sostenibile
Cittadinanza 1.indice di probabilità nell’accesso agli organi di governo
2.indice di probabilità nell’accesso alle cariche dirigenziali
e partecip.
117
118
Significatività per il contesto trentino
Occupazione: la possibilità di migliorare il tasso di occupazione del Trentino
dipenderà in larga misura dalla capacità di elevare il tasso di occupazione
della componente femminile.
Disoccupazione: la presenza di un gap positivo nei tassi di disoccupazione
sta ad indicare la presenza di difficoltà maggiori per le donne rispetto agli
uomini nell’accesso al lavoro. In Trentino, dove il tasso di disoccupazione è
basso sia rispetto alla media italiana che a quella europea, si registra un gap
di genere positivo.
Segregazione: si intende la differente distribuzione di uomini e donne
all’interno del mercato del lavoro. Il termine segregazione orizzontale si
riferisce alla diversa distribuzione nelle professioni e nei settori di attività.
Il termine segregazione verticale si riferisce alla diversa distribuzione nella
scala gerarchica.
Un mercato del lavoro con una forte segregazione orizzontale tende
a penalizzare le donne in quanto una elevata femminilizzazione nelle
professioni e/o nei settori di attività tende ad associare livelli retributivi
più bassi della media. Una marcata segregazione verticale è da considerarsi
negativamente non solo per problemi di equità nei confronti delle donne (in
quanto incontrano maggiori difficoltà rispetto ai colleghi maschi nei percorsi
di carriera) ma anche per problemi di efficienza (in quanto implica una
mancata valorizzazione delle risorse umane disponibili).
Retribuzione: le donne guadagnano in media meno degli uomini in tutti i
paesi dell’Unione Europea, Italia inclusa. Nel 2000, per la media dei paesi
dell’Unione Europea, la retribuzione lorda annua media per una donna
occupata a tempo pieno era pari a circa il 75% della retribuzione maschile.
Il gap retributivo medio varia tra i paesi e, all’interno di ciascun paese, tra
i settori di attività.
Area
tematica
conciliaz.
famiglia e
lavoro
Indicatore
1.impatto della genitorialità sull’occupazione
2.gap relativo di genere nell’impatto della genitorialità
sull’occupazione
3.gap relativo di genere nel tempo speso in lavoro di cura e
lavoro domestico
4.bambini che ricevono assistenza (al di fuori della famiglia)
in proporzione ai bambini della stessa fascia di età
BUONE PRASSI
Le difficoltà di conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi
pesa ancora in maniera predominante sulla componente femminile, in
Trentino, come nel resto dell’Unione Europea. Il fatto di essere genitore ha
principalmente un impatto negativo sull’occupazione delle madri (ovvero, la
presenza di figli piccoli tende a ridurre il tasso di occupazione delle madri).
Tra i fattori che facilitano la conciliazione, la presenza di adeguati servizi
per l’infanzia (asilo nido,scuola materna, assistenza ai bambini in età scolare
al di fuori dell’orario scolastico) gioca un ruolo fondamentale. Nel caso del
Trentino, sarebbe importante rilevare non solo la disponibilità di questi
servizi in rapporto alla numerosità dei bambini (per la corrispondente classe
di età), ma anche la loro diffusione sul territorio e la loro organizzazione (in
termini di struttura dell’orario giornaliero e del calendario annuale).
[Fonte: Indicatori di genere: strumenti per misurare le pari opportunità
tra donne e uomini, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Pari
Opportunità, Trento 2004]
BUONE PRATICHE: GENERE,
DECISION MAKING E ORGANIZZAZIONE
3
LA VALUTAZIONE DI IMPATTO RISPETTO AL GENERE
3.1
Spesso capita che decisioni politiche, sia a livello locale che centrale,
siano realizzate senza tener presente gli impatti differenziati che
esse avranno rispetto al sesso, anche se questi effetti non erano
voluti o previsti.
Decisioni politiche che in primis sembravano neutre rispetto alla
dimensione di genere, rivelano spesso il loro impatto differenziale su
uomini e donne, aggravando ancora di più le disparità già esistenti.
La valutazione d’impatto rispetto al sesso viene effettuata per
evitare indesiderate conseguenze negative e migliorare la qualità e
l’efficacia delle politiche26.
Ad esempio, nel momento di definire l’orario di lavoro o i diritti
e i vincoli legati al lavoro part-time, bisognerebbe tenere in
considerazione la dimensione di genere per quanto riguarda il tempo
dedicato ad attività retribuite e non retribuite.
Ben due terzi dell’orario di lavoro delle donne è dedicato ad attività
non retribuite, per gli uomini solo un terzo. Queste differenze
hanno ripercussioni sulla partecipazione dei generi (dal punto di
vista economico) e sulla distribuzione delle risorse (tempo, reddito,
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Significatività per il contesto trentino
119
120
opportunità di carriere). Anche le norme e i valori di una società
giocano un ruolo fondamentale nel determinare differenze di genere
nel campo dell’istruzione e della carriera e nella distribuzione interna
di compiti e responsabilità nel nucleo familiare. Ecco allora che la
valutazione di impatto rispetto al genere potrà contribuire a far si
che la proposta politica non rafforzi ulteriormente queste disparità
sul piano della partecipazione, della distribuzione delle risorse, delle
norme e dei valori…27.
La Piattaforma Globale di Azione adottata a Pechino nel 1995 invitava
i governi a inserire la prospettiva di genere in tutte le politiche e
in tutti i programmi in modo da far sì che, prima che si prendano
decisioni, venga effettuata un’analisi degli effetti che ne possono
derivare per le donne e per gli uomini rispettivamente.
Dopo Pechino, la valutazione di impatto rispetto al sesso viene
adottata dai diversi Governi europei come strumento per la
promozione della parità tra uomini e donne e l’eliminazione delle
ineguaglianze (Trattato di Amsterdam).
La comunità europea nel 1997 ha pubblicato la “Guida alla
valutazione di impatto rispetto al genere” come strumento per
realizzare l’impegno ad attuare il mainstreaming della dimensione di
genere a livello comunitario.
La verifica della rilevanza della dimensione di genere
Il primo passo in un processo di mainstreaming consiste nello stabilire
se il genere è rilevante per la politica che si sta elaborando28.
- La proposta riguarda uno o più gruppi di destinatari? Avrà
ripercussioni sulla vita quotidiana di parte, o parti, della
popolazione?
- Vi sono differenze tra le donne e gli uomini in questo
ambito politico (per quanto concerne i diritti, le risorse, la
partecipazione, i valori, le norme legati al genere)?
Se la risposta ad uno dei due quesiti è affermativa, l’aspetto di genere
è significativo per la tematica in questione, che necessita quindi di
una valutazione di impatto. Questa, se realizzata già durante le prime
fasi del processo decisionale, risulta maggiormente efficace.
La valutazione ex ante dell’impatto di genere
Nel momento in cui si è accertato che una certa politica ha
implicazioni sulla dimensione di genere, è importante procedere
comparando e valutando, in base a criteri di significatività rispetto
al sesso, quale sia il punto di partenza e dove si voglia arrivare, dopo
l’implementazione della politica proposta.
BUONE PRASSI
L’inserimento di modifiche per eliminare effetti indesiderati
La valutazione di impatto, per essere maggiormente efficace,
dovrebbe essere condotta nelle fasi iniziali del processo decisionale
in modo da poter rimodulare la proposta prima della sua elaborazione
finale.
Monitoraggio e valutazione dell’impatto di genere
Attraverso la valutazione degli impatti generati dall’applicazione
dell’intervento programmato, è possibile conoscere quanto e in che
modo tale politica ha inciso sulla dimensione di genere.
Le informazioni verranno perciò raccolte tramite specifici
indicatori, attenti alla dimensione di genere.E’ bene precisare che
questo tipo di valutazione non è sostitutiva rispetto alla classica
valutazione degli obiettivi specifici raggiunti, ma funge da supporto
integrativo e complementare, arricchendo il processo valutativo
con una prospettiva nuova che è quella di genere. Ovviamente, una
valutazione dell’impatto equitativo di genere non deve essere intesa
come sostitutiva della valutazione rispetto agli obiettivi specifici delle
politiche; piuttosto si propone come uno strumento di valutazione
aggiuntivo e complementare, di sostegno alla programmazione delle
politiche. L’obiettivo è infatti quello di includere – tra gli elementi di
valutazione – il principio di pari opportunità tra uomini e donne.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Ecco alcuni dei criteri utilizzabili:
- partecipazione (composizione per sesso del gruppo di
destinatari/gruppo di popolazione, rappresentazione delle
donne e degli uomini ai livelli decisionali),
- risorse (distribuzione di risorse cruciali quali tempo, spazio,
informazioni, mezzi finanziari, potere politico ed economico,
istruzione e formazione, lavoro e carriera professionale,
nuove tecnologie, servizi sanitari, alloggi, mezzi di trasporto,
tempo libero…),
- norme e valori che influenzano i ruoli di genere (la divisione
del lavoro per genere, gli atteggiamenti e i comportamenti
rispettivi delle donne e degli uomini, le disparità nel valore
attribuito agli uomini e alle donne o a caratteristiche maschili
o femminili),
- diritti che hanno a che vedere con la discriminazione
sessuale diretta o indiretta, con i diritti umani (compresa la
libertà da violenze sessuali e dalla degradazione)29.
121
122
LE LINEE GUIDA VISPO
3.1.1
A livello italiano, nel 1999 la Presidenza del Consiglio dei Ministri
– Dipartimento delle Pari Opportunità – ha pubblicato le Linee guida
V.I.S.P.O., Valutazione di Impatto Strategico Pari Opportunità, al fine
di agevolare l’assunzione e l’attuazione del mainstreaming di genere
nella programmazione dei fondi strutturali 2000-2006.
Si tratta di uno strumento metodologico che ha lo scopo di mettere
a disposizione dei valutatori e dei relatori, una griglia analitica per
valutare l’adozione del mainstreaming di genere nei loro programmi.
Il Dipartimento ha individuato gli obiettivi prioritari da perseguire
per il miglioramento delle condizioni di vita e l’indipendenza delle
donne:
1)
Migliorare le condizioni di vita con azioni finalizzate a:
a) adeguare il sistema di welfare a livello territoriale e
sviluppare l’economia sociale, anche garantendo l’emersione
e la qualità del lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori del
settore;
b) creare una rete di infrastrutture civili e culturali adeguate
ai bisogni delle persone;
c) creare e potenziare reti di servizi alle famiglie in chiave
womenfriendly, con speciale riguardo ai servizi di prossimità
per le donne e le famiglie;
d) potenziare e sostenere i piani degli orari e dei tempi delle
città;
e) favorire la ricerca, l’innovazione e il trasferimento di
conoscenze applicate ai servizi di prossimità (a famiglie,
persone, comunità) e all’ampliamento e miglioramento delle
strutture sociali e civili.
2) Migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro e alla
formazione con azioni finalizzate a:
a) aumentare l’occupabilità femminile con la creazione di una
rete di servizi, in special modo nelle aree più depresse;
b) incentivare i settori produttivi ad alta concentrazione
di presenza femminile (ad esempio servizi, segmenti del
manifatturiero, agricoltura, turismo, beni culturali e
ambientali);
c) promuovere un approccio orientato al genere dell’insieme dei
soggetti (decisori), istituzioni e parti sociali, con competenze
nelle politiche del lavoro;
d) sostenere e promuovere la partecipazione delle donne nei
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
settori produttivi emergenti e innovativi;
e) diffondere competenze e metodologie tra gli operatori della
nuova rete per i servizi all’impiego con una azione specifica
rivolta alla promozione di pari opportunità;
f) trasferire “buone pratiche” sperimentate in altri territori;
g) attivare un programma per la definizione di metodi e
competenze comuni finalizzato alla costruzione della rete delle
Consigliere di parità;
h) promuovere un programma formativo per il personale dei
costituendo uffici delle Consigliere di parità;
i) promuovere e sensibilizzare l’adeguamento del sistema
formativo (inteso come l’insieme di istruzione e formazione
professionale) all’orientamento di genere, con azioni rivolte
agli insegnanti, ai formatori, ai progettisti e valutatori
della formazione, agli operatori della P.A., ai soggetti del
partenariato istituzionale, economico e sociale;
j) promuovere l’adeguamento dei sistemi informativi, a tutti
i livelli, nell’ottica di genere, quale base conoscitiva dei
fenomeni che interessano i generi e fonti di spunti per nuove
misure.
3) Migliorare la condizione delle donne sul lavoro e ridistribuire
il lavoro di cura con azioni finalizzate a:
a) ridurre i divari tra lavoratori e lavoratrici nei percorsi
professionali e di carriera e nelle retribuzioni;
b) promuovere azioni di sostegno a favore di donne occupate
con modalità contrattuali atipiche e/o discontinue per
migliorare e stabilizzare le condizioni di lavoro e accrescere la
conciliabilità tra vita lavorativa ed extra-professionale;
c) promuovere la partecipazione delle donne nei ruoli
decisionali di enti, imprese e organizzazioni di rappresentanza
e incentivare l’aggregazione professionale e interprofessionale
delle donne e la creazione di reti tra imprenditrici;
d) ridistribuire il lavoro di cura con l’adeguamento della rete
delle strutture sociali e civili pubbliche di base;
e) promuovere, nell’utilizzo dei Fondi Strutturali, forme di
incentivazione e/o criteri preferenziali nell’attribuzione
di incentivi per le aziende che adottino orari, tempi e
organizzazione del lavoro familyfriendly;
f) promuovere l’emersione del lavoro “nero” e irregolare
nel settore dei servizi alla persona e del lavoro di cura anche
attraverso la promozione e il sostegno di iniziative finalizzate
alla distribuzione di servizi alla famiglia e alla persona al fine
di garantire servizi qualificati anche attraverso programmi
formativi per gli addetti;
123
124
g) promuovere la formazione, l’assistenza e il tutoraggio alle
lavoratrici e ai lavoratori nei periodi di assenza, per lavoro di
cura, e nell’accompagnamento al rientro;
h) favorire la transizione da lavoro a lavoro (soprattutto per i
lavoratori e le lavoratici discontinue) e da lavoro a formazione
e viceversa.
4) Promuovere la partecipazione delle donne alla creazione di
attività socio economiche attraverso azioni finalizzate a:
a) sostenere lo sviluppo del sistema delle imprese;
b) migliorare l’accessibilità e la fruizione, per le donne, delle
leggi di incentivazione e sostegno alla creazione d’impresa
(sia quelle rivolte specificamente alle donne che quelle
paritetiche), promuovendo:
- l’attivazione di vaste campagne informative (spot,
numeri verdi, depliant, ecc.) rivolte alle donne e
riguardanti gli strumenti legislativi, le opportunità,
gli incentivi, le procedure, i riferimenti logistici,
incontrando gli interventi su target specifici;
- l’attuazione di una rete di servizi integrati per la
creazione e il sostegno dell’imprenditorialità femminile,
con compiti di formazione, informazione, orientamento
e incubazione d’impresa. La rete deve interagire con
le Agenzie di promozione d’impresa già esistenti sul
territorio in collegamento con “l’Osservatorio per
l’imprenditorialità femminile” del Dipartimento per
le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, al fine di innescare azioni di sistema e politiche
incentivanti l’imprenditorialità e il lavoro autonomo
femminile;
c) stimolare e sensibilizzare il mondo del credito alla
definizione di programmi orientati al genere nell’ambito del
credito alle imprese;
d) creare un Fondo di garanzia regionale pubblico/privato
finalizzato al credito per imprese e lavoro autonomo
femminile;
e) attivare azioni di incentivo alla creazione, avvio e
stabilizzazione di microimprese e lavoro autonomo femminile
attraverso la concessione di microcrediti;
f) concentrare aiuti/incentivi nei settori di sviluppo più
favorevoli alle pari opportunità per donne e uomini sostenendo
l’utilizzo delle competenze specifiche femminili con azioni
mirate e selettive;
g) orientare - anche attraverso la concessione di agevolazioni
BUONE PRASSI
- l’imprenditorialità femminile verso ambiti produttivi in
espansione e/o a carattere innovativo30.
Nella tabella 2.11 sono descritte le tappe e i risultati del processo di
valutazione:
Tappe
Fasi della valutazione
Risultati della
valutazione
Serve per assicurarsi
che i valutatori abbiano
una conoscenza
approfondita
del contenuto
dei programmi
compresa tutta la
documentazione della
programmazione e
abbiano colloqui con
i responsabili del
programma
Identificazione
delle peculiarità del
programma in materia
di pari opportunità:
obiettivi specifici,
percentuale degli
stanziamenti assegnati
alle misure specifiche
Preparazione
Esaminare i documenti
del programma
Colloqui con alcuni
responsabili del
programma
Raccogliere i dati
disponibili e recensire
la documentazione
richiesta (letteratura)
Analizzare le
statistiche disponibili
fascicolo terzo
Si realizzerà la
diagnostica dei
problemi che
incontrano le donne
e l’identificazione
delle potenzialità da
sviluppare nel contesto
nazionale, regionale
specifico e settoriale
per preparare una lista
delle principali priorità
per la promozione delle
pari opportunità
Definizione delle
peculiarità del
programma in materia
di pari opportunità tra
uomini e donne della
regione. Quadro di
riferimento e analisi
del contesto socioculturale nel quale le
donne vivono.
Informazioni
concernenti le
realizzazioni dei
risultati del programma
donne e sviluppo sostenibile
TAB.2.11 TAPPE E RISULTATI DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE
125
126
Valutazione strategica
Indicare possibili effetti
sulle pari opportunità
in relazione alla
tipologia
Riempire
provvisoriamente la
matrice sintetica in
allegato
Necessita di una
valutazione strategica
delle misure del
programma. Ciò implica
di classificare ciascuna
misura in funzione del
suo impatto potenziale
sulle pari opportunità.
Occorrerà descrivere
la tipologia degli
effetti attesi, definire
la descrizione degli
impatti.
Lista dettagliata degli
effetti potenziali
organizzati secondo i
quattro tipi individuati
(schema)
Classificazione delle
misure per categorie:
effetto favorevole,
sfavorevole e neutro
Radiografia del programma
Compilare una scheda
di appunti per le
misure più significative
Redazione di una
“Scheda di appunti”
per ciascuna misura
che dimostra di avere
un impatto potenziale
sul principio di pari
opportunità.
Schede di
appunti riempite
provvisoriamente per
identificare le misure
interessanti
Colloqui con i
responsabili del
programma
Si consiglia i valutatori
di convalidare i
risultati che si sono
ottenuti nel corso
delle tappe precedenti
attraverso, colloqui
con i responsabili dei
programmi.
Convalida della
selezione delle misure
che meritano un’analisi
più approfondita
Messa a fuoco di misure particolari
Raccogliere e
analizzare le
informazioni con la
tecnica degli studi di
caso, completare le
schede di appunti
Dedicata alla
focalizzazione delle
misure suscettibili
di avere un impatto
significativo sulle
pari opportunità.
Questa fase implica la
realizzazione di studi
di caso
Analisi empirica del
tipo di studio di caso.
Gerarchizzazione delle
misure in relazione al
grado di integrazione
lel pari opportunità
BUONE PRASSI
Sintesi a livello di programma
Compilare
definitivamente la
matrice sintetica
utile per valutare in
maniera globale gli
effetti delle misure
a livello di ciascun
programma.
si consiglia di preparare
un breve riassunto
generale sull’impatto
(positivo e negativo)
di ciascun programma
sulle pari opportunità
per avere un quadro
d’insieme degli
interventi.
Almeno quattro tavole
riepilogative per avere
una visione trasversale
degli impatti
Visione d’insieme del
valore del programma
sulla base dei quattro
tipi di effetto
Conclusioni sull’applicazione delle pari opportunità
Esaminare i progressi
realizzati: punti di
forza e debolezza del
programma
Comprenderà
raccomandazioni per
una migliore assunzione
del principio delle
pari opportunità
nella formulazione
degli obiettivi, della
programmazione e
della selezione dei
progetti.
Considerazioni
conclusive utili
ad evidenziare
l’applicazione del
principio di pari
opportunità
Compilare (tramite
i servizi della
Commissione europea)
le matrici incluse nei
rapporti
richiede la
compilazione
definitiva, delle matrici
prevista dai rapporti di
valutazione.
Visioni d’insieme dei
progressi realizzati
dall’Unione Europea
per la promozione delle
pari opportunità
[Fonte: Attuazione del principio di pari opportunità per uomini e donne e
per la valutazione di impatto equitativo di genere nella programmazione
operativa, Fondi strutturali 2000-2006, Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento per le Pari Opportunità, 1999]
3.1.1.1
donne e sviluppo sostenibile
Compilare una tabella
riepilogativa per
ciascun tipo di effetto
LA VALUTAZIONE DI IMPATTO RISPETTO
AL GENERE: LO SPOG DI TRENTO
Nel 2003 il Dipartimento Ambiente della Provincia Autonoma di Trento,
in collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università di
Trento, ha elaborato uno strumento di supporto alla programmazione
fascicolo terzo
127
128
in un’ottica di genere, (SPOG), una metodologia che consente
cioè di integrare la dimensione di genere all’interno del ciclo di
programmazione delle politiche pubbliche32.
La metodologia proposta vuole essere:
- uno strumento complementare per la valutazione strategica
delle politiche e dei piani pubblici;
- una metodologia di supporto alla programmazione delle
politiche per rendere più completa la consapevolezza delle
conseguenze dei propri interventi;
- un contributo cruciale per una strategia di sviluppo
sostenibile (per una crescita non solo economica, per un’equità
sociale, per una questione di trasparenza).
Lo Spog consiste in una scheda per la valutazione che viene applicata
agli atti di programmazione settoriale, ai piani, ai programmi, per
rilevare eventuali impatti differenziali nei confronti di uomini e
donne.
In particolare, sono quattro i quesiti a cui la scheda permette di
rispondere e cioè:
1. l’intervento ha come obiettivo specifico la riduzione degli
eventuali divari di genere esistenti?,
2. chi sono i beneficiari dell’intervento?,
3. quali sono gli ambiti di vita su cui si esercita un impatto
di genere? (condizioni di vita familiare/conciliazione tra vita
familiare e lavorativa, aspetti quantitativi dell’occupazione,
aspetti qualitativi dell’occupazione, attività imprenditoriali),
4. qual è l’effetto potenziale dell’intervento nei confronti degli
eventuali divari di genere? (neutro, favorevole, sfavorevole).
L’integrazione dell’ottica di genere può avvenire in fasi diverse.
In primo luogo si tratta di determinare se tale dimensione diventa
significativa per il tipo di politica che si va a determinare (la proposta
interessa più gruppi di popolazione, ne modifica le modalità di
vita…).
Se la risposta è affermativa, si procederà con un’analisi contestuale,
per determinare la situazione di vita di uomini e donne nel territorio
e negli ambiti interessati dall’intervento.
In merito a questo aspetto, il Dipartimento Ambiente ha lavorato
anche per la creazione di un Osservatorio per le politiche di pari
opportunità, che fornisce informazioni preziose per monitorare in
maniera aggiornata, la situazione reale di uomini e donne.
Sulla base dell’analisi di contesto verranno individuati i bisogni e
decisi gli interventi.
Le strategie individuate nei piani, progetti e programmi, saranno
sottoposte ad una valutazione ex ante che consentirà di valutare gli
impatti potenziali di tali interventi relativamente alla dimensione
BUONE PRASSI
Come sottolineato dagli ideatori, l’adozione dello SPOG non costituisce
in nessun modo un vincolo alla decisione politica. L’obiettivo ultimo
resta quello di favorire una maggior consapevolezza del decisore
politico, migliorando la qualità delle politiche e degli interventi.
PIANIFICARE CON ATTENZIONE AL GENERE
3.2
Come anticipato nel paragrafo 2.2.1, nel 2001 l’UNDP ha pubblicato
il manuale sulle buone pratiche “Gender Mainstreaming in practice:
a handbook”. Esso contiene, nella prima parte, 10 linee guida per
integrare il genere nella creazione di politiche.
Qualsiasi tipo di programmazione infatti, sia essa un progetto, un
programma o una politica, richiede come punto di start-up non
solo l’acquisizione di informazioni, ma anche un’analisi di tali
informazioni.
In particolare, per pianificare interventi di genere, si deve in primis
effettuare un’analisi di genere, senza la quale non possiamo essere
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
di genere, ed eventualmente poter operare dei cambiamenti di
programma.
E’ in questo momento che lo SPOG può essere utilizzato come
strumento chiave di supporto.
La fase di valutazione prosegue, poi, durante l’implementazione
della politica e alla conclusione dell’intervento, quando, attraverso
indicatori di genere ad hoc, si rileveranno gli impatti di genere
effettivamente determinati.
Spesso, infatti le politiche pubbliche sono costruite in modo ‘neutro’
rispetto alla dimensione di genere, nella convinzione che anche le
conseguenze degli interventi risultino tali. Invece, a causa delle
differenze esistenti in partenza tra uomini e donne esse facilmente
determinano impatti differenziati, producendo effetti indesiderati e,
talvolta, addirittura rafforzando le disuguaglianze esistenti.
Il criterio in base al quale avviene la classificazione nello SPOG si basa
sul tipo di impatto che l’intervento mostra di avere nei confronti dei
divari di genere esistenti:
- neutro, se esso non sembra in grado di modificare i divari di
genere esistenti e la posizione relativa di uomini e donne;
- favorevole, se esso può riuscire a colmare, anche solo
parzialmente, il gap esistente;
- sfavorevole, se proprio la realizzazione dell’intervento
potrebbe determinare un rafforzamento dei divari di genere
esistenti o la creazione di nuovi.
129
130
certi che gli interventi realizzati contribuiscano alla promozione delle
pari opportunità.
Ecco i 10 passi da seguire.
1. un approccio di genere nei confronti degli stakeholders:
chi prende le decisioni? Il primo passo riguarda il progetto e il
contesto in cui si sta realizzando la politica. Gli attori coinvolti
nel processo, determineranno significativamente gli esiti della
politica o del progetto. Tre sono le domande chiave in questa
prima fase:
- Chi sono gli stakeholders? Sono coinvolti singoli individui o
gruppi di persone nella prospettiva di genere?
- C’è un equilibrio di genere nelle istituzioni/corpi coinvolti?
- Dove possiamo acquisire competenza in materia di genere?
2. quale l’obiettivo del progetto/politiche? Durante il secondo
step bisogna identificare la principale questione/problema di
sviluppo. Ecco alcune domande spunto per orientarsi:
- Qual’è l’argomento del progetto o della decisione politica?
- Questo argomento in qualche modo influenza in maniera
diversa uomini e donne?
3. muovendosi verso la parità di genere: qual’è l’obiettivo?
Una volta identificato il soggetto del progetto o della decisione
politica bisogna capire quale sia l’obiettivo che vogliamo
raggiungere. Ecco gli spunti che dovrebbero orientare questa
fase:
- Cosa vogliamo ottenere?
- L’obiettivo è disaggregato per genere?
- L’obiettivo include un impegno più ampio nel migliorare la
parità di genere?
4. mappando la situazione: quali informazioni abbiamo? A
questo punto, è importante ridefinire sia la questione sia i
potenziali interventi politici. Nel far questo si rende necessario
un inventario
- Di quello che sappiamo
- Di quello che ancora non conosciamo
- Dei progetti o interventi politici che sono già stati realizzati
- Di quello che attualmente sta succedendo
- Di quali altri interventi correlati sono stati pianificati.
5. perfezionando la questione: ricerca ed analisi. Nel passaggio
BUONE PRASSI
6. formulando: politica o interventi di progetto per la
prospettiva di genere. Una volta raccolti ed analizzati i
necessari dati e informazioni, bisognerà decidere come
muoversi per raggiungere l’obiettivo delineato nello step 3.
7. discutendo il vostro caso: la questione di genere. Un aspetto
cruciale inerente il gender mainstreaming riguarda le risorse
destinate ad attività inerenti la parità di genere. I decisori
politici hanno bisogno di capire concretamente e precisamente
perché conviene investire sulla questione di genere, quali
benefici cioè possono derivare da questo tipo di approccio, in
particolare inerenti a:
- Giustizia ed equità
- Credibilità e responsabilità
- Efficienza e sostenibilità (nella dimensione macro)
- Qualità della vita (dimensione micro)
- Alleanze
- Reazioni a catena
8. monitoraggio. Il monitoraggio è un aspetto inscindibile dal
mainstreaming di genere. Il monitoraggio include in particolare
tre aspetti:
- Il livello di monitoraggio
- I piani di monitoraggio attenti alla dimensione di genere
- Target e indicatori sensibili alla dimensione di genere
donne e sviluppo sostenibile
4 si è chiarito dove è necessario intervenire con un approccio
specifico di genere, sia perché le politiche esistenti necessitano
di essere riviste per includere la prospettiva di genere, sia
perché è necessario crearne di nuove. Lo step 4 dovrebbe
inoltre aver reso chiaro quali sono i gap nella conoscenza
di base finora acquisita. Durante la fase successiva bisogna
svolgere delle analisi di approfondimento per poter colmare
questi vuoti. Questo è necessario per garantire la credibilità,
l’efficacia e l’efficienza di qualsiasi progetto e politica si voglia
sviluppare. Questa fase perciò comporta:
- Specificare la ricerca
- Determinare gli inputs necessari
- Svolgere o commissionare la ricerca
9. valutazione: come abbiamo fatto? Questa fase è importante
per determinare l’esito dell’iniziativa, e per migliorare
nello stesso tempo quelle che verranno intraprese in futuro.
La valutazione è anche una questione di responsabilità
fascicolo terzo
131
132
nei confronti delle risorse utilizzate. Tre sono i livelli di
valutazione:
- Valutazione degli outputs (gli obiettivi sono stati raggiunti?)
- Valutazione dei risultati (per quale motivo è stato raggiunto
l’obiettivo?)
- Valutazione del processo (come sono stati raggiunti?)
10.comunicazione. Anche se la comunicazione figura come
l’ultimo passo, essa è essenziale all’intero processo politico.
La comunicazione con gli altri stakeholders è necessaria
in ogni step e a tutti i livelli. In ogni caso il modo in cui la
comunicazione verrà fatta influenzerà il successo del progetto
e della politica. Possibili interventi per la comunicazione:
- Preparazione di un report annuale sul genere
- Utilizzo di tecnologie elettroniche
- Realizzazione di un centro di risorse per le politiche di
genere
GENERE E GOVERNANCE
3.3
Il “Libro Bianco sulla Governance Europea”, approvato dalla
Commissione Europea il 25/7/2001, propone una maggiore apertura
nel processo di elaborazione delle politiche dell’Unione Europea
ai cittadini, alle istituzioni regionali e locali, così da garantire
una partecipazione più ampia e politicamente significativa alla
definizione delle scelte di fondo, incoraggiando una maggiore
apertura e responsabilizzazione delle parti in causa.
Il termine governance indica un nuovo stile di governo, diverso dal
modello tipico gerarchico top down, e caratterizzato, invece, da un
maggior grado di cooperazione e di interazione tra Stato e attori non
statuali all’interno di reti decisionali miste, con la sistematizzazione
di una logica di governo dello sviluppo dal basso (bottom-up).
Secondo questo modello, vengono inserite nel processo di governo del
territorio le dinamiche riguardanti l’effetto delle politiche europee
sulla struttura locale, che a sua volta incide sui processi politici
nazionali ed europei in un processo virtuoso di feed-back.
Cinque i principi alla base della buona governance europea e dei
cambiamenti proposti nel Libro Bianco: apertura, partecipazione,
responsabilità, efficacia e coerenza.
Ciascuno di essi è stato considerato essenziale al fine di instaurare
una governance più democratica ed aperta, sostenuta dai principi
fondamentali della proporzionalità e sussidiarietà.
Il Libro Bianco si caratterizza, dunque, per un approccio dal basso
BUONE PRASSI
donne e sviluppo sostenibile
della democrazia europea ma anche per il ruolo nuovo riconosciuto
alle forme locali di governo del territorio.
In tale prospettiva, il ruolo ed il protagonismo del vasto ed
organizzato movimento delle pari opportunità e delle politiche di
genere contribuisce a creare quella “democrazia piena e completa di
tutti i cittadini uomini e donne nel processo decisionale e nella vita
economica, sociale e culturale dell’Unione”.
Il nuovo sistema di pianificazione delle politiche di sviluppo sociale ed
economico vede un livello interessante ed innovativo di integrazione
tra ruoli del partenariato istituzionale e ruoli del partenariato sociale.
Le politiche di genere e di parità sono perfettamente ricomprese
in tale logica e determinano un valore aggiunto grazie ad alcune
tendenze consolidate e così definibili:
a) la funzione di mainstreming assegnata alle politiche di parità
determina la presenza delle tematiche della parità in maniera
trasversale e invasiva all’interno dei piani di sviluppo sociale
ed economico determinati sul territorio;
b) le organizzazioni delle pari opportunità uomo-donna
entrano ad ogni effetto tra le organizzazioni rappresentative
della società civile e degli interessi collettivi (parti sociali), e
quindi determinano un effettivo “valore aggiunto” ai processi
di concertazione di partenariato che sta alla base dei piani
integrati e negoziati sul territorio;
c) alcuni partenariati locali, in composizione mista istituzionale
e sociale (nell’idea del “network” territoriale), hanno assunto
natura giuridica autonoma e dotata di capacità gestionale ed
economica per la realizzazione di programmi finanziati con
fondi comunitari o fondi nazionali e regionali.
d) alcune esperienze innovative, finanziate da leggi nazionali
o regionali o da programmi comunitari o all’interno del vasto
contenitore dei patti per il sociale, sono state finalizzate
esclusivamente alla realizzazione di programmi specifici di
genere, determinando forme di aggregazione e di governo del
territorio “al femminile” di particolare interesse per i processi
di democrazia aperta che determinano e per la ricaduta di
“cultura” di governo di pari opportunità che consentono sul
territorio.
Gli organismi istituzionali delle pari opportunità agiscono a favore
della qualità della nuova governance determinata dalle politiche di
genere a quattro livelli:
- Le Commissioni per le pari opportunità (Legge 164/1990 e
Legge 125(/1991),
- Gli Uffici dei Consiglieri e delle Consigliere di Parità (D.lgs.
fascicolo terzo
133
134
196/2000),
- La rappresentanza femminile nelle Commissioni Tripartite
permanenti (D.Lgs. 469/97),
- Gli organismi diversi determinati da specifiche norme di
legge nazionali o regionali in materia di pari opportunità e di
approccio di genere.
La presenza delle organizzazioni istituzionali rappresentative delle
pari opportunità ha determinato uno standard più elevato dei percorsi
di governance a livello locale. Gli organismi di rappresentanza delle
pari opportunità hanno infatti sviluppato una particolare capacità
di lavorare a rete tra di loro e di imporre percorsi di innovazione
oggettiva alle istituzioni nel cui ambito essi operano. Tali tendenze
sono state sostenute peraltro da una variegata normativa regionale
di attuazione delle disposizioni-quadro nazionali, in cui vasta è stata
la tendenza a prevedere forme di coinvolgimento istituzionale degli
organismi locali di rappresentanza femminili in funzioni e ruoli di
natura trasversale, ben oltre la funzione di rappresentanza e tutela
settoriale.
Una lettura di genere dei livelli di governance territoriale fa emergere
una serie di esperienze innovative e di buone prassi realizzate sul
territorio, a cominciare dalle esperienze di analisi di genere dei
bilanci locali, o di programmazione di azioni di conciliazione che
consentono revisioni complessive di governo dei tempi, degli orari e
delle modalità di governo dei servizi sul territorio, e così via.
Tra gli elementi che stanno influendo positivamente nei nuovi modelli
di governance in rapporto alle tematiche di pari opportunità sono
da sottolineare certamente le innovazioni apportate dalla Legge
Costituzionale n. 3/2001 al Capo V della Costituzione che hanno
avviato l’individuazione delle specifiche competenze Stato-Regioni in
materia di pari opportunità e di politiche di genere.
Da non dimenticare, infine, i nuovi modelli gestionali della
programmazione regionale dei fondi strutturali comunitari che hanno
integrato l’obiettivo trasversale delle pari opportunità sperimentando
forme di coinvolgimento degli organismi di rappresentanza delle Pari
Opportunità di Parità e l’individuazione, all’interno del sistema di
monitoraggio, di indicatori specifici per rilevare i flussi informativi
relativi alle pari opportunità.
Due esempi di buone pratiche:
ReFLEX :uno strumento per il mainstreaming
E’, questo, un sistema utilizzato dalla Contea di Vastra Gotaland,
in Svezia, per controllare che tutti i piani di azione ed i programmi
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
dell’amministrazione pubblica abbiano una prospettiva di genere,
che le rilevazioni dei bisogni siano divise tra donne e uomini, che le
risorse pubbliche siano egualmente distribuite tra i generi.
L’intervento è a costo zero, perché lo strumento ReFLEX dovrebbe
essere per regolamento interno (comunale, provinciale) applicato a
tutti i provvedimenti dalle commissioni e dai consigli.
Ogni intervento (piano d’azione, progetto, regolamento, programma
di sostegno) viene esaminato alla luce di quattro punti per verificarne
l’efficacia nel determinare una situazione di pari opportunità e di
uguaglianza di diritti:
- L’intervento include donne e uomini? Le risorse (denaro,
tempo, informazioni) sono programmate per essere ugualmente
fruite? Se così non fosse, diventa necessario prevedere regole
correttive.
- L’intervento migliorerà il quadro generale della
“rappresentanza risorse e diritti”, cioè della situazione del
gruppo target per genere? (Ad esempio per un intervento diretto
al settore artigianale bisogna esaminare attentamente la
presenza femminile ai vertici delle organizzazioni di categoria,
le risorse economiche ed informative delle artigiane nell’area,
i loro diritti ed obblighi relativamente al provvedimento e
modulare quest’ultimo conseguentemente).
- Le attività sono organizzate in modo diverso per il pubblico
maschile e femminile? Rispondono ai diversi bisogni e diversi
tempi di vita? Se nello stadio embrionale del provvedimento
si identificano le diversità i rischi di discriminazione si
minimizzano.
- Quali sono gli obiettivi misurabili a breve e medio termine?
Come incideranno in una politica di uguaglianza di genere?
Ogni provvedimento deve contenere in sé obiettivi che tengano
conto, da un lato, delle diverse conoscenze, esperienze e
valori di uomini e donne, dall’altro, degli uguali diritti, doveri
e possibilità dei due generi.
Poiché la promozione delle pari opportunità mira al cambiamento
delle strutture della società che contribuiscono a mantenere la
segregazione sessuale, è necessario rilevare, riconoscere ed eliminare
tutte le situazioni che determinano relazioni di potere sbilanciate per
genere. È quindi importante che ogni provvedimento, specie erogante
risorse, venga profondamente analizzato prima di essere attuato.
Simone Lindsten, esperta in Pari Opportunità nell’ovest della Svezia,
ha messo a punto REFLEX dopo una lunga esperienza sul campo.
REFLEX viene ora utilizzato non solo nelle pubbliche amministrazioni
svedesi, ma anche in altri paesi europei.
135
136
Women ALPnet: una rete di istituzioni locali e centri risorse per
le donne
Il progetto WOMEN ALPnet, finanziato dall’iniziativa comunitaria
Interreg IIIB Spazio Alpino, è nato con l’obiettivo di supportare lo
sviluppo di approcci e servizi di qualità comuni al fine di promuovere
le competenze e le potenzialità delle donne - in particolare
quelle che vivono nelle zone rurali perialpine e nelle aree alpine
svantaggiate – attraverso la promozione della loro partecipazione nei
diversi settori economici.
Sono coinvolti attori pubblici e privati dello Spazio Alpino che è
caratterizzato da differenze regionali di tipo economico e geografico.
L’idea alla base del progetto WOMEN ALPnet è che la promozione ed il
sostegno all’attiva partecipazione delle donne nei processi di sviluppo
economico possa contribuire ad un più equilibrato e sostenibile
sviluppo dello Spazio Alpino e a ridurre le attuali disparità nelle
condizioni di vita della popolazione residente nelle aree alpine.
Il progetto si basa sulla considerazione che un’attiva partecipazione
delle donne nei processi di sviluppo economico locale dipenda almeno
da quattro condizioni fondamentali:
1) la possibilità di accedere alle informazioni;
2) la possibilità di accedere alle risorse;
3) l’opportunità di una reale crescita professionale individuale
(attraverso sia l’incremento delle opportunità personali di carriera
che il superamento degli stereotipi e dei fattori di discriminazione);
4) la costruzione di una forte rete di cooperazione e lo sviluppo di
azioni di mainstreaming di genere a livello istituzionale, sociale ed
economico.
Sulla base di queste considerazioni sono nati gli obiettivi del
progetto che i partners cercano di raggiungere, quali lo sviluppo
di una rete di cooperazione stabile fra i Centri Risorsa Donna attivi
nello Spazio Alpino. Tale collaborazione dovrebbe continuare anche
dopo la conclusione del progetto con l’obiettivo finale di fornire
alle donne supporto e assistenza tecnica in grado di garantire pari
accesso alle risorse locali e regionali attraverso la promozione di una
cooperazione, in un’ottica di genere, fra gli attori pubblici e privati
dello sviluppo.
Per il raggiungimento di tali obiettivi, il progetto ha ipotizzato
quattro tipi di interventi diversi:
- Studi Operativi Regionali che tengano in considerazione le
forti disparità che esistono a livello micro-economico nell’area
geografica di intervento del progetto
- Rafforzamento delle competenze esistenti nei Centri Risorsa
Donna attivi nell’area dello Spazio Alpino, al fine di individuare
soluzioni comuni, condividere strumenti ed esperienze da
BUONE PRASSI
DONNE E POLITICA
3.3.1
Il lungo cammino per una piena cittadinanza politica, economica
e sociale in Europa ha segnato in maniera significativa le vicende
del secolo scorso, quando, in tempi diversi nei vari paesi, le donne
hanno acquisito i diritti elettorali attivi e passivi. La politica e
la rappresentanza istituzionale sono state fra i settori in cui più
difficile è stato per le donne conquistare posizioni significative.
L’Unione Europea ha contribuito e contribuisce al miglioramento di
tale situazione, invitando i governi dei paesi membri ad adottare
delle strategie integrate che mirino a promuovere una equilibrata
partecipazione di donne e uomini ai processi decisionali attraverso
molteplici strumenti tra cui: la formazione, l’educazione e
l’attenzione a non diffondere immagini stereotipate; il sostegno ad
associazioni e a partner sociali, l’impegno a concepire campagne
pubblicitarie e a promuovere ricerche e studi in tal senso.
Al tema del riequilibrio della presenza tra donne ed uomini nei
luoghi decisionali della politica è stato dedicato anche il semestre
di Presidenza Italiano dell’Unione Europea da parte del Ministero per
le Pari Opportunità. E’ stato lanciato un forte invito al mondo della
politica perché assumesse impegni concreti rivolti alla promozione
della partecipazione delle donne segnalando, al contempo, la
necessità di verificare scientificamente i progressi in questo campo.
In Europa, infatti, non tutte le realtà sono simili. Il vecchio
continente ha viaggiato a più velocità. Da un lato c’è un’Europa del
nord in cui le donne hanno spazi e ruoli di grande ampiezza e rilievo,
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
adottare e trasferire nei rispettivi territori
- Azioni Territoriali Pilota da realizzare in Francia, nel Land di
Salisburgo, nelle Province di Lecco e Trento
- Trasferimento di esperienze e di modelli di gender
mainstreaming per capitalizzare i risultati del progetto al fine
di promuovere processi di cambiamento nelle politiche e nelle
azioni di sviluppo economico locale, sulla base di un approccio
di genere, anche fuori dai territori partecipanti al progetto
(mainstreaming verticale)
Il capofila del progetto è la Provincia di Lecco; altri partners sono
la Provincia di Torino e la Provincia Autonoma di Trento, la Regione
Lombardia, il Centro di Iniziativa Europea di Milano, la società
S&T di Torino, l’associazione Frau & Arbeit di Salisburgo, l’Union
Régionale des Associations Centre d’Information pour les Femmes et
les Familles (URACIFF) di Lione, l’Università di Lugano e il Centro di
Sviluppo Regionale di Capo d’Istria31.
137
138
dall’altro l’Europa mediterranea che accusa un ritardo, in alcuni
casi grave, e che configura la scarsa rappresentanza femminile nelle
assemblee elettive nazionali e locali come una patologia del sistema
democratico. Ci si scontra, dunque, ancora, con il cosiddetto “glass
ceiling”.
In molti paesi con alta percentuale di presenze femminili nei
parlamenti, il sistema in uso è quello delle quote non imposte per
legge, ma adottate come soluzione autonoma dai gruppi politici.
Si tratta di un sistema non cogente e privo, sostanzialmente,
di meccanismi sanzionatori, ma che ha avuto effetti, nel medio
periodo, positivi. C’è tuttavia anche da tener conto che tali misure
sono intervenute su realtà sociali in cui le donne avevano già un ruolo
significativo.
Laddove l’autoregolamentazione dei partiti non ha portato ad una
crescita della rappresentanza femminile si è posto il problema di un
intervento normativo, come nel caso dell’Italia, con la promulgazione
della legge sulla modifica all’art. 51 della Costituzione. Tale modifica
rappresenta un passo importante verso il conseguimento delle
pari opportunità tra donne ed uomini nelle cariche elettive e nei
pubblici uffici. Si viene a colmare il deficit legislativo ai fini della
rappresentanza femminile, prevedendo il dovere costituzionale di
promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne
ed uomini.
La presenza femminile a livello di partecipazione politica stenta,
dunque, a decollare: basti pensare che nel 2003 la rappresentanza
femminile si attestava intorno alla percentuale del 15% a livello
globale. Vista la scarsa rappresentanza femminile, anche se
incrementata negli ultimi anni, vari metodi, tra cui quello delle quote
rosa, sono stati proposti per migliorare questa condizione.
L’International IDEA e l’Università di Stoccolma hanno collaborato
in una ricerca disponibile sul sito http://www.quotaproject.org.
Questo database fornisce informazioni sui vari tipi di quote che
esistono oggi, dettagliando le percentuali e i target qualora esse
siano presenti. Questo database è un interessante strumento per un
lavoro di ricerca.
Il Global Database of Quotas for Women contiene informazioni
sull’uso delle quote elettorali per le donne.
Al sito http://www.un.org/womenwatch/resources/stats.htm è
possibile reperire alcuni database che raccolgono le statistiche e
percentuali di rappresentanza politica delle donne in vari governi/
parlamenti del mondo.
BUONE PRASSI
BUONE PRATICHE: LA CERTIFICAZIONE DI GENERE
4
L’impatto della dimensione di genere all’interno di un sistema
di qualità aziendale può essere descritto con la metafora di un
sasso nello stagno: nel momento in cui introduciamo la sensibilità
di genere nella cultura aziendale andiamo a modificare non
solo le procedure di una organizzazione ma anche i pensieri e
i comportamenti delle persone, che poi trasferiranno questa
attenzione anche fuori dall’azienda, nella vita di relazione di ogni
giorno. Formare i responsabili delle risorse umane alle politiche
di parità, porterà una più facile e veloce attuazione delle Pari
Opportunità nelle organizzazioni. Gli stessi certificatori, formati
alla sensibilità e all’attenzione al genere, nelle loro visite ispettive
aziendali saranno i migliori “sponsor” della necessità di cambiamenti
nella gestione delle risorse umane.
L’impatto a breve per il target individuato, sarà soprattutto di
sensibilizzazione e di presa di coscienza delle pratiche discriminatorie,
messe in atto spesso inconsapevolmente. Si tratta quindi di rimettere
in discussione i processi aziendali e le mentalità individuali: questo
sarà possibile nella misura in cui le nostre proposte saranno in grado
di far comprendere come una gestione che considera e valorizza le
differenze di genere si risolve in vantaggio economico e competitivo
per l’organizzazione. Il vero gradino di soglia è rappresentato da
questo cambiamento di mentalità: se esso è compreso, il passaggio
all’acquisizione e applicazione delle nostre proposte diventa più
facile e praticabile e quindi l’impatto a lungo termine si risolverà
in maggior parità di opportunità uomo-donna nelle organizzazioni.
Stiamo in questo contesto parlando di “cultura”, di “atteggiamenti”
che permeano tutti gli aspetti della nostra società per cui se inizia
un cambiamento, questo andrà a investire anche tutti gli altri ambiti
della nostra vita privata, pubblica, lavorativa33.
donne e sviluppo sostenibile
DEFINIZIONE
4.1
VISION 2000: IL GENERE NELLA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ
4.2
Vision 2000 “Il genere nella certificazione di qualità” è il titolo di
un progetto finanziato con il sostegno della Comunità Europea, allo
scopo di inserire il punto di vista di genere all’interno delle norme del
sistema per la qualità ISO 9000:2000.
fascicolo terzo
139
140
Le ISO 9000:2000 fanno riferimento al quality management, ovvero
al modo in cui un’azienda gestisce il lavoro al suo interno. Esse
forniscono un modello da seguire tramite l’indicazione di quei
capisaldi organizzativi (procedure scritte, istruzioni, moduli e
registrazioni, etc...) validi in ogni organizzazione grande o piccola,
qualunque sia la sua attività34.
Cosa sono e come funzionano le norme ISO 9000:2000
Il corpo delle normative ISO 9000 è entrato ormai in maniera capillare
nei processi organizzativi e produttivi del mondo occidentale e, in
virtù del cosiddetto processo di “globalizzazione”, è destinato
probabilmente ad estendersi alla totalità delle nazioni del pianeta.
Ma cosa sono esattamente e perché le norme ISO hanno pervaso
l’organizzazione di tutto il mondo? Innanzitutto perché era
necessario un linguaggio comune per poter comunicare e progredire
insieme. Le norme ISO altro non sono che un insieme di “standard”
o regole di riferimento a cui le organizzazioni si adeguano per poter
colloquiare reciprocamente senza incomprensioni e spreco di tempo
e risorse. I campi tecnologici e organizzativi cui ISO si rivolge vanno
dall’elettrotecnica alla tecnologia dei materiali, dalla biomedica alle
telecomunicazioni e, non da ultimo, all’organizzazione aziendale.
Rispetto a quest’ultimo tema, la norma certamente più conosciuta
e diffusa è quella definita dall’acronimo ISO 9000, che dal 1987 ha
iniziato e continua con sempre maggiore precisione a delineare lo
standard di qualità gestionale di un’impresa. La serie di norme ISO
9000 è destinata a tutte quelle organizzazioni interessate ad una
gestione efficiente delle proprie possibilità, ovvero a quelle persone,
imprenditori, quadri ed operativi che vedono nel lavoro la possibilità
di dare soddisfazione alla loro clientela e trarre dal lavoro i benefici
per se stessi nel presente e per il futuro. Le regole sono state raccolte
dall’ISO nei tre documenti attuali (ISO 9000, ISO 9001 e ISO 9004) e
costituiscono uno standard di comportamento in cui tutte le aziende
possano trovare un comune terreno di confronto e pensare comune.
La versione del dicembre 2000 ha chiarito definitivamente come la
gestione delle Risorse Umane sia uno degli elementi fondamentali
della qualità dell’organizzazione, assieme ai principi di soddisfazione
della clientela.Tutte le potenzialità dell’uomo e della donna devono
poter esprimersi. Gestione delle risorse, e quindi delle risorse umane,
significa dare a ciascuno la possibilità di esprimere il potenziale
delle sue esperienze, della sua cultura, della sua fantasia, delle sue
capacità, per raccogliere il massimo e non sprecare nulla a favore
della qualità dell’organizzazione stessa.
ISO – International Organization for Standardization – è
BUONE PRASSI
Sebbene la recente revisione del 2000 abbia introdotto una maggiore
attenzione alla pianificazione e gestione delle risorse umane
(processo di selezione e reclutamento le personale, formazione,
organizzazione del lavoro, flessibilità…), la componente di genere
non viene esplicitamente menzionata nella determinazione dei
processi interni. Il progetto VISION 2000 si inserisce appunto per
colmare questa lacuna prospettica, fornendo strumenti e metodi ai:
- responsabili delle risorse umane per acquisire nuova
consapevolezza e strumenti di gestione in una prospettiva
di genere, o, dove non presenti, al titolare aziendale che si
occupa di questo aspetto;
- certificatori del sistema di qualità ISO perché inseriscano
come elementi di valutazione anche le politiche che l’azienda
mette in atto per il superamento delle discriminazioni interne
tra uomini e donne;
- in generale, a tutte le parti interessate (imprese, associazioni
datori di Lavoro, Enti di normazione, Enti di Accreditamento,
Enti di Certificazione, Enti di formazione, Parti Sociali,
consulenti…) in un processo aziendale.
L’obiettivo ultimo è quello di creare una cultura aziendale in cui
l’equality sia considerata come un fattore di qualità integrato e
imprescindibile per la gestione delle organizzazioni.
Il progetto si distingue per un alto grado di innovatività sotto molti
punti di vista:
- il principio di partenza: parlare di sistema di qualità
all’interno di un’azienda significa non sottovalutare le
discriminazioni orizzontali e verticali tra uomini e donne;
- il focus: la rilettura delle norme ISO alla luce di una nuova
prospettiva di genere crea una integrazione fra due ambiti
finora sconnessi (pari opportunità e sistemi formali qualità);
- la metodologia: le pari opportunità entrano nel sistema
di organizzazione e gestione aziendale secondo metodi e
strumenti propri del gender mainstreaming.
Al progetto hanno partecipato 11 partners europei, Italia compresa
Il Progetto “VISION: il genere nella certificazione di qualità” si è
articolato nelle seguenti fasi:
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
un’organizzazione non governativa sorta nel 1946 su iniziativa di 25
stati membri con lo scopo di coordinare e normalizzare gli standard
tecnici associabili a prodotti industriali, quali classificazione di
materiali, metodologie di test, terminologie, tecniche di produzione.
Attualmente consta di 146 stati membri che fanno capo alla
Segretariato centrale di Ginevra (CH).
[Fonte: http://www.gendercertification.com/ita/norme.php]
141
142
TAB.2.12 FASI DEL PROGETTO VISION
Fasi
Obiettivi e Azioni
1a - Primo incontro dei Partner
a Bologna
1b - Ricerca sulle ‘Buone
Pratiche’ delle Pari Opportunità
fase 1
in Europa con riferimento alla
(dal 20/12/ quality-equality nelle imprese
2002 al 19/ (studi, ricerche, progetti,
04/2003)
esperienze, premi, ...)
1c - Disseminazione relativa
alla esistenza del progetto e ai
suoi obiettivi
1d - Monitoraggio e Valutazione
2a - Esame dettagliato delle
Norme di Certificazione di
Qualità ISO 9000 e 9004 per
l’individuazione dei punti in cui
è importante inserire l’ottica di
genere - Commento di genere
2b - Alcuni partner di progetto,
coordinati da Metha Sistemi,
preparano una serie di
fase 2
incontri/seminari, ognuno nel
(dal 21/04/ proprio paese, per presentare
2003 al 19/ il progetto alle aziende e
10/2003)
confrontarsi sulla fattibilità e
pertinenza delle proposte.
2c - Diffusione sul Sito WEB, e
sui siti già attivi dei partner,
dei prodotti della fase:
- Descrizione delle ISO da un
punto di vista di genere;
- Report degli incontri con le
imprese e i certificatori.
2d - Monitoraggio e valutazione
Prodotti di fase
Raccolta delle Buone
Prassi esistenti (manuali,
brochure, progetti
sperimentali, etc…) relative
al rapporto Organizzazioni
- Pari Opportunità.
- Studio delle ISO 9000:2000
secondo un’ottica di genere
ed individuazione delle
tematiche rilevanti. Fase
centrale di elaborazione
che ha come risultato
un commento a “UNI EN
ISO9000 Fondamenti e
terminologia” e a “UNI
EN ISO 9004 Linee Guida
per il miglioramento delle
prestazioni” in cui si
evidenziano/estrapolano le
problematiche/differenze
di genere da inserire nelle
procedure. Creazione delle
Schede di Background
- Prima serie di incontri/
seminari con il mondo
imprenditoriale e della
certificazione dei Sistemi
Qualità, per il confronto
e costruzione di un
percorso per la gestione
del Personale in un’ottica
di genere in coerenza
con i bisogni della realtà
aziendale.
-Creazione di un sito WEB
dedicato, in lingua inglese
e in italiano, che si è
sviluppato insieme alle
attività di progetto.
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
- Creazione dei moduli
formativi per i Responsabili
delle Risorse Umane per
una gestione secondo
l’ottica di genere da
concretizzare nelle
procedure di qualità.
- Creazione dei moduli
formativi per i Certificatori
dei Sistemi Qualità affinché
siano in grado di certificare
la componente di genere in
sede di audit.
donne e sviluppo sostenibile
3a - Rispetto al commento
alle ISO sulle problematiche
di genere nei vari processi
aziendali, creazione di un
percorso formativo per i
Responsabili delle Risorse
Umane che prevedesse: la
sensibilizzazione alle tematiche
di genere, l’informazione sulle
normative e lo stato dell’arte
delle pari opportunità, la
formazione sulle differenze
di genere e le relazioni di
genere nelle organizzazioni, le
procedure del Sistema Qualità
3b - Rispetto al commento
alle ISO sulle problematiche
fase 3
di genere nei vari processi
(dal 20/10/
aziendali, creazione di un
2003 al 19/
percorso formativo per i
04/2004)
Certificatori di Qualità,
affinché siano in grado nel
momento dell’Audit di andare
a individuare e valutare gli
indicatori di genere
3c - Secondo meeting di tutti
i partner in Bulgaria per
discutere insieme dei modelli
formativi elaborati e fare le
proposte per la realizzazione
del CDRom
Approvazione della prima
versione dei modelli formativi
da sottoporre a verifica
nella fase successiva con gli
stakeholder
3d - Monitoraggio e valutazione
143
144
4a - Alcuni partner di progetto
che hanno partecipato alla
fase 2b, coordinati da Metha
Sistemi, preparano una serie
di incontri/interviste, con i
Responsabili del Personale
delle aziende già visitate alla
fase 4
fase 2, per presentare i moduli
(dal 20/04/ formativi, confrontarsi sulla
2004 al 19/ rilevanza, pertinenza, coerenza
07/2004)
e fattibilità dei contenuti, e le
metodologie proposte ed avere
indicazioni sulla durata dei
moduli e della loro erogazione.
Messa a punto, ove necessario,
dei moduli formativi rispetto ai
risultati della
4b - Monitoraggio e valutazione
5a - Progettazione del
Vademecum: trovare la migliore
presentazione dal punto di
vista grafico, di elencazione
degli argomenti, di facile
consultazione dei contenuti, sia
dei moduli formativi che delle
ISO, le relative schede, e la
parte bibliografica
5b - Incontro di Progetto Donna
con il partner Byweb che
deve realizzare il CDRom per
concordare le metodologie e
contenuti
fase 5
5c - Il partner UIL inizia
(dal 20/07/
l’azione di disseminazione
2004 al 19/
attraverso incontri presso le
11/2004)
sedi regionali italiane e le reti
europee dei sindacati per la
presentazione del progetto e
dei risultati
5d - Creazione del prodotto
finale:
CD Rom “Equality Certification
Vademecum” pubblicato in
3000 copie e contenente tutti i
prodotti di progetto
5e - Invio ai partner dei CDRom
per la distribuzione nel loro
paese
5f - Monitoraggio e valutazione
Seconda serie di incontri/
seminari con il mondo
imprenditoriale per
presentare agli stakeholders
i modelli formativi ed
avere un feedback sulla
loro coerenza, pertinenza e
fattibilità.
Prodotto finale costituito
da un CD-Rom “Equality
Certification Vademecum”,
in lingua italiana e
inglese, che contiene la
presentazione del progetto
e i prodotti di progetto.
BUONE PRASSI
Convegno
Aggiornamento del Sito con
tutti i prodotti finiti
[Fonte: http://www.gendercertification.com/ita/fase4.php]
Il progetto presenta un alto grado di trasferibilità essendo le norme
ISO adottate in tutti i paesi europei con gli stessi manuali/testi di
riferimento. Anche per quelle aziende che non avessero adottato
formalmente nessun sistema di qualità, questo progetto può
rappresentare uno spunto per elaborare politiche/strategie di pari
opportunità.
Le organizzazioni che sapranno valorizzare le differenze di genere,
ovvero saranno capaci di raccogliere il potenziale intrinseco e
peculiare di uomini e donne, avranno veramente adempiuto alle
specifiche della norma ISO 9000 e potranno raccogliere il massimo
dei risultati. Non va dimenticato che fidelizzazione dei dipendenti,
soddisfazione dei ruoli e qualità del lavoro sono elementi, a volte
trascurati, essenziali per la continuità ed il profitto dell’impresa.
Certo la norma è generica, si basa freddamente su una serie di
punti che le Organizzazioni di Certificazione devono puntualmente
verificare, ma è opportuno leggere in trasparenza ed operare nella
direzione che potrà portare i frutti migliori. La vera certificazione
della qualità di un’organizzazione è quella che potrà essere accordata
da uomini e donne che sperimentano direttamente il vero significato
di gestione delle risorse umane.
donne e sviluppo sostenibile
6a - Disseminazione del
prodotto finale tramite
seminari, incontri, sito
internet; invio newsletter,
invio report di progetto ai Siti
Web interessati, invio a riviste
fase 6
specializzate
(dal 20/11/ 6b - Convegno trasnazionale
2004 al 19/ finale per la presentazione alla
12/2004)
stampa, alle associazioni di
categoria dei datori di lavoro e
dei lavoratori dei risultati e dei
modelli formativi del progetto
6c - Aggiornamento sito web
6d - Preparazione del Final
Report
IL PIANO PER L’EQUALITY
4.2.1
Sono numerosi gli studi che dimostrano come la qualità di un’azienda
dipenda in gran parte dalla soddisfazione e dalla motivazione di chi
lavora al proprio interno.
fascicolo terzo
145
146
L’attenzione alle pari opportunità, in ogni contesto lavorativo,
diventa quindi un aspetto da non sottovalutare, che va a beneficio
della produttività della stessa azienda.
A livello aziendale da qualche anno si sta diffondendo il Piano
Aziendale per l’equality, quale strumento strategico trasversale a
tutti i processi aziendali.
Il progetto VISION 2000 specifica alcuni dei passaggi necessari per
implementare il Piano per l’equality35:
- la sensibilizzazione dei decisori (top management) sulle
politiche per l’equality all’interno delle organizzazioni;
- l’analisi della situazione aziendale in termini di pari
opportunità, sia a livello quantitativo che a livello qualitativo,
che comprende tutti i processi e ambiti aziendali (formazione
di genere di chi fa la selezione del personale, problematiche e
possibili soluzioni per la conciliazione della vita lavorativa con
la vita familiare…);
- l’individuazione delle criticità;
- la definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere
(suddivisi per priorità e fasi temporali e individuazione degli
indicatori);
- la progettazione e pianificazione degli interventi;
- l’individuazione delle risorse da coinvolgere;
- la comunicazione di ciò che si sta facendo a tutte le
componenti;
- la previsione e considerazione delle parti che rifiutano il
cambiamento;
- il monitoraggio e la valutazione rispetto agli obiettivi di ogni
fase, quantitativi e qualitativi;
- la programmazione dei miglioramenti da perseguire.
Si tratta di un processo che richiede tempi adeguati per la sua
attuazione, spesso per barriere culturali difficilmente superabili e
per la difficoltà al cambiamento e all’adattamento a nuovi processi.
Ma quali vantaggi offre l’introduzione di politiche di genere per
l’azienda?
I vantaggi sono duplici, sia per le donne che lavorano all’interno sia
per l’azienda stessa.
Per le donne significa maggiori opportunità di essere assunte, anche in
settori non tradizionali, la possibilità di ricoprire cariche ambiziose,
la capacità di saper conciliare tempi lavorativi e familiari, un maggior
grado di empowerment.
Per le aziende i vantaggi sono invece legati ad una maggior livello
di permanenza dei lavoratori all’interno dell’azienda, la capacità di
sapere attrarre giovani donne capaci, maggiori livelli di soddisfazione
sul lavoro, meno conflittualità, maggior capacità di lavorare in team
BUONE PRASSI
LA RESPONSABILITÀ SOCIALE E IL GENERE:
ALCUNE BUONE PRATICHE
4.3
Un numero sempre maggiore di imprese europee promuove strategie
di responsabilità sociale in risposta ad una serie di pressioni sociali,
ambientali ed economiche. Lo scopo è di inviare un segnale alle varie
parti interessate con le quali hanno rapporti: lavoratori dipendenti,
azionisti, investitori, consumatori, poteri pubblici e ONG. In questo
modo, le imprese investono nel loro avvenire e sperano che il loro
impegno volontario contribuisca ad aumentare la loro redditività.
Ma che cos’è la responsabilità sociale, spesso riconosciuta anche con
i termini di “etica di impresa”, “cittadinanza aziendale” (corporate
citizenship), “sviluppo sostenibile”, “sviluppo durevole”?
La Commissione europea la definisce come “l’integrazione su base
volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e
ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con
le parti interessate”36.
Si tratta di una scelta aziendale che si sta affermando come elemento
innovativo e di forte competitività sul mercato attuale.
Il “Libro verde” si propone di lanciare un ampio dibattito sui modi
nei quali l’UE potrebbe promuovere la responsabilità sociale delle
imprese a livello sia europeo che internazionale, e in particolare su
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
di donne e uomini e quindi più competitività e creatività, una miglior
immagine all’esterno.
Total Equality Deutschland è una associazione fondata nel 1996 a
Francoforte che conferisce l’accreditamento per l’E-quality alle
aziende e agli istituti di ricerca che dimostrano di mettere in pratica
le politiche per le pari opportunità.
L’accreditamento può essere ottenuto da qualsiasi organizzazione con
più di 15 persone e con esperienza nel campo delle pari opportunità.
L’obiettivo di Total Equality D. è quello di sostenere le donne,
valorizzando le loro capacità, competenze, qualifiche, in modo che
siano giustamente valutate in riferimento ad alcuni parametri quali
il livello di responsabilità, l’accesso al flusso di informazioni, la
formazione continua, un equo compenso.
L’associazione inoltre conferisce il Total E-quality award, un
riconoscimento per politiche che si sono particolarmente distinte
per l’attenzione alla dimensione di genere, promosse da compagnie,
organizzazioni, università, istituti di ricerca. Il riconoscimento
ha valenza triennale e può essere confermato solo dimostrando i
progressi compiuti dall’azienda in tema di pari opportunità al suo
interno.
147
148
come sfruttare al meglio le esperienze esistenti, incoraggiando lo
sviluppo di prassi innovative, migliorando la trasparenza e rafforzando
l’affidabilità della valutazione e della convalida delle varie iniziative
realizzate in Europa. Il documento propone un approccio basato su
partnership più strette nell’ambito delle quali tutti gli interessati
hanno un ruolo attivo da svolgere.
Il documento analizza la responsabilità sociale delle imprese, sia
nella sua dimensione interna che in quella esterna. Nel primo caso
vengono prese in considerazione la gestione delle risorse umane, la
salute e la sicurezza nel lavoro, l’adattamento alle trasformazioni,
la gestione delle risorse naturali e degli effetti sull’ambiente; nel
secondo, si osservano le relazioni con le comunità locali, partnership
commerciali, fornitori e consumatori, si considerano i diritti
dell’uomo e le preoccupazioni ambientali a livello planetario.
Interessanti, nell’ottica del genere, le riflessioni riguardanti la
gestione delle risorse umane. Si afferma che “una delle maggiori
sfide che debbono affrontare le imprese è di attrarre e conservare i
lavoratori qualificati. In tale contesto, una serie di misure adeguate
potrebbero comprendere l’istruzione e la formazione lungo tutto l’arco
della vita, la responsabilizzazione del personale, un miglioramento
del circuito d’informazione nell’impresa, un migliore equilibrio tra
lavoro, famiglia e tempo libero, una maggior diversità delle risorse
umane, l’applicazione del principio di uguaglianza per le retribuzioni
e le prospettive di carriera delle donne, la partecipazione ai benefici
e le formule di azionariato, nonché la presa in considerazione
della capacità d’inserimento professionale e della sicurezza sul
posto di lavoro”. Ancora, si ribadisce che “le prassi responsabili
- in particolare non discriminatorie - di reclutamento dovrebbero
facilitare l’assunzione di persone provenienti da minoranze etniche,
anziani, donne, disoccupati di lunga durata e persone sfavorite sul
mercato del lavoro. Tali prassi sono essenziali per raggiungere gli
obiettivi della strategia della lotta per l’occupazione, vale a dire
ridurre la disoccupazione, aumentare i tassi d’occupazione e lottare
contro l’esclusione sociale” 37.
A livello europeo significativo è l’impegno dell’organizzazione
volontaria CSR Europe (Corporate Social Responsibility), formata da
imprese di vari paesi europei promossa e sostenuta dalla Commissione
Europea.
Il sito di riferimento per il CSR è all’indirizzo http://
www.csreurope.org/aboutus/default.aspx.
Già dagli anni ’70 le aziende italiane hanno ritenuto opportuno
investire non solo sullo sviluppo economico ma anche in senso
sociale.
BUONE PRASSI
- L’indice sociale
Si tratta di uno strumento di autovalutazione concepito dal Ministero
danese degli affari sociali che consente di determinare in che misura
un’impresa assume le proprie responsabilità sociali. Grazie a questo
indice espresso sotto forma di cifre che vanno da 0 a 100, è facile
indicare ai dipendenti e agli interlocutori esterni di un’impresa qual
è il livello di responsabilità sociale di quest’ultima.
- 50 Best Companies to Work For in the UK
L’inchiesta sulle 50 migliori imprese britanniche, sponsorizzata dal
Ministero del commercio e dell’industria e dall’Unità Learndirect
dell’Università dell’industria (UFI), mostra che le piccole imprese
familiari possono adottare un comportamento altrettanto
socialmente responsabile delle grandi multinazionali del settore
dell’alta tecnologia.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare
pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al
di là investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei
rapporti con le altre parti interessate. L’esperienza acquisita con
gli investimenti in tecnologie e prassi commerciali ecologicamente
responsabili suggerisce che, andando oltre gli obblighi previsti dalla
legislazione, le imprese possono aumentare la propria competitività.
L’applicazione di norme sociali che superano gli obblighi giuridici
fondamentali, ad esempio nel settore della formazione, delle
condizioni di lavoro o dei rapporti tra la direzione e il personale,
può avere dal canto suo un impatto diretto sulla produttività. Si apre
in tal modo una strada che consente di gestire il cambiamento e di
conciliare lo sviluppo sociale e una maggiore competitività38.
Gli strumenti che le aziende possono adottare per la valutazione delle
attività intraprese sono: il bilancio sociale, il bilancio ambientale,
il bilancio di sostenibilità, il codice etico, il marketing sociale, la
finanza etica, il monitoraggio della catena di fornitura (SA8000).
All’interno del sito http://www.improntaetica.org/sez/respons.htm
è possibile accedere ad un database di progetti di responsabilità
sociale realizzati in Italia, effettuando la ricerca per azienda o per
tema.
Sul sito dell’ISVI, Istituto per I Valori d’Impresa, è disponibile il
“Primo rapporto sulla responsabilità sociale d’impresa in Italia” alla
pagina http://www.isvi.org/Rapporto%20RSI.htm
Per quanto riguarda, invece, alcuni esempi di buone pratiche
all’estero, si possono segnalare:
149
150
- United Nations research programme on CSR
Si tratta di un progetto volto a promuovere la ricerca e il dialogo sui
temi della responsabilità sociale ed ecologica delle imprese nei paesi
in via di sviluppo. E’ disponibile all’indirizzo (http://www.unrisd.org/
engindex/research/busrep.htm)
LA CERTIFICAZIONE SA8000
4.3.1
La SA 8000 sulla “Responsabilità Sociale” è una norma internazionale,
ad adesione volontaria, nata a New York nel 1997 a cura del SAI
(Social Accountability International, conosciuto prima con il nome
CEPAA), fondato dal CEP (Council on Economic Priorities), l’organismo
che riunisce, a livello internazionale, i rappresentanti di governi,
sindacati, università, enti di certificazione, società di consulenza.
Nel 2001, la norma ha poi subito alcuni aggiornamenti.
Questa normativa39 specifica i requisiti di responsabilità sociale che
permettono ad un’azienda di:
- sviluppare, mantenere e rafforzare politiche e procedure per
gestire le situazioni che essa può controllare o influenzare;
- dimostrare alle parti interessate che le politiche, le
procedure e le prassi sono conformi ai requisiti della presente
normativa.
I requisiti della presente normativa devono essere applicati
universalmente in relazione alla collocazione geografica, al settore
industriale e alla dimensioni dell’azienda.
La norma definisce 8 requisiti fondamentali a cui uniformarsi, cioè in
merito a:
- Lavoro Minorile (usualmente <15 anni);
- Lavoro Obbligato (Coercizioni materiali o morali);
- Salute e sicurezza;
- Libertà di Associazione e del Diritto alla Contrattazione
Collettiva;
- Discriminazione (razziale, religiosa, politica, disabilità,
sesso,…);
- Procedure Disciplinari (pene corporali, coercizioni, abusi
verbali)
- Orario di Lavoro
- Retribuzione
L’azienda che è in grado di soddisfare i requisiti della norma SA 8000
può richiedere la certificazione che è attribuita a seguito di una
verifica da parte di un organismo accreditato.
BUONE PRASSI
Le aziende finora certificate sono disponibili all’indirizzo http://
www.nevet.it/ita/sa_8000.htm.
In Italia attualmente sono certificate SA8000:
Gigliodoro Pelletterie
S.R.L.
Scandicci (FI), Italy
Accessori
S.A.P.A.F.
Scandicci (FI), Italy
Accessori
Italy
Arezzo (AR), Italy
Apparel
Honda Logistic Centre
Italy S.p.A.
Colognola ai Colli (VR)
Italy
Automotive
Bormioli Luigi S.p.A.
Parma, Italy
Building Materials
Chimica Edile S.R.L.
Honda Logistic Centre
Italy S.p.A.
ABB Group Service
Center srl. - Shared
Services
Metamarketing Service
srl
Castiglione, Della
Pescaia, Italy
Colognola ai Colli (VR)
Italy
Building Materials
Automotive
San Giovanni (MI), Italy
Business Services
Firenze, Italy
Business Services
Chicom IGA S.P.A.
Russi (RA), Italy
Chemicals
Composad s.r.l.
Viadana (MN), Italy
Chemicals
Nuova Solmine spa
Scarlino (Grosseto), Italy Chemicals
Porto Petroli de Genova
Genova (GE), Italy
S.p.a.
Chemicals
Sol.bat srl
Scarlino (Grosseto), Italy Chemicals
Centroemilia S.c.a.r.l.
Bologna (BO), Italy
Cleaning services
Centrotecman SRL
Bologna (BO), Italy
Cleaning services
Mestre (VE)
Cleaning services
Giuffreda Potenza (PZ)
Cleaning services
Teramo (TE), Italy
Cleaning services
Linea Sterile spa
Galleo (FC), Italy
Cleaning services
Wash Agency S.A.S.
L’Aquila (AQ), Italy
Cleaning services
Cooperativa Liberta
S.c.a.r.l.
Formula Servizi
S.C.A.R.L.
Global Service Nuova
Brillante s.r.l.
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
TAB.2.13 AZIENDE CERTIFICATE SA8000 IN ITALIA
151
152
Consorzio ZAI
Verona (VR), Italy
Associazione Industriali
Novara, Italy
di Novara
Associazione Piccole e
Udine (UD), Italy
Medie Industrie di Udine
Construction
Consulting / Training
Consulting / Training
Bruni, Marino & C.s.r.l.
Milano, Italy
Consulting
COM Metodi S.p.A.
Milano, Italy
Consulting / Training
Consorzio Cento Per
Cento
Firenze, Italy
Consulting
Co-op Progetto
Trento (TH), Italy
Consulting
Fondazione Aldini
Valeriani
Bologna (BO) - Italy
Consulting / Training
Sintesis S.r.l.
Livorno (LI), Italy
Consulting
STI S.p.A.
Pinerolo (To)
Consulting
Studio Strazzeri Network
Catania, Italy
Qualita Italia S.r.l.
Consulting
Sviluppumbria S.p.A.
Terni, Italy
Consulting
E.D.P. Answer
Crema, Italy
Electronics
Coop Centro Italia
Castiglione Del Lago (Pg) Food
Coop Italia
Sesto Fiorentino, Italy
Food
Granarolo S.p.A.
Bologna, Italy
Food
Maina Panettoni S.p.A.
Fossano (CN) - Italy
Food
Palmera S.p.A.
Milan (MI), Italy
Food
Scapigliati S.N.C.
Firenze, Italy
Food
Nicoletti S.p.A.
Matera, Italy
Furniture
E.B.RE.T. Ente Bilaterale
Regionale Toscano Per
Firenze, Italy
l’Artigianato
Casa di Cura Gibiino - Del
Dott. Vincenzo Gibiino
Catania, Italy
S.N.S.
Guardini S.p.A.
Volpiano (TO) - Italy
Government
Health services
Housewares
BUONE PRASSI
Torino
Metal works
Mollificio F.lli Ballotta
Calderara di Reno (BO),
Italy
Metal works
ACROPLASTICA
Caserta 81100, Italy
Plastics
Piacenza ‘74 S.C.A.R.L.
Piacenza (PC), Italy
Real Estate
Farco Group: Farco S.r.l., Torbole Casaglia (BS),
Sintex S.r.l.
Italy
Cooperativa Sociale
Arezzo, Italy
Koine S.c.a.r.l.
Safety Equipment and
Services
APM Exercizi S.p.A.
Perugia (PG) - Italy
Transportation
ATAF S.p.A.
Firenze (FI) - Italy
Transportation
Azienda Napoletana
Mobilita spa
Napoli, Italy
Transportation
CAT S.p.A.
-Carrara, Italy
Transportation
CLAP S.P.A.
Pieve Fosciana, Italy
Transportation
Compagnia Pisana
Trasporti spa
Compagnia Trasporti
Pubblici
Ferrovie Del Sud Est E
Servizi Automobilistici
s.r.l.
Social Services
Loc. Ospedaletto (Pisa), Transportation
Napoli
Transportation
Lecce (LE)
Transportation
Quadrante Servizi S.r.l.
Verona
Transportation
SAT Societa Aeroporto
Toscano Galileo Galilei
S.p.A.
Pisa (PI)
Transportation
Sita S.p.A.
Firenze
Transportation
TNT Global Experss
S.p.A.
San Mauro Torinese
Transportation
TRA.IN s.p.a.
Siena, Italy
Transportation
TRAMBUS S.P.A.
Roma, Italy
Transportation
Trenitalia
Firenze (FI)
Transportation
Crystal SRL
Lusciano (Ce)
Waste Management
Resit SRL
Gricignano D-Aversa (CE) Waste Management
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Molle Industrial Coote
153
154
BUONE PRATICHE:
BILANCI ECONOMICI, SOCIALI E DI SOSTENIBILITÀ
5
Il modo in cui i governi generano i fondi e dispongono delle risorse a
loro disposizione, influenza il benessere degli individui e determina lo
sviluppo di un paese.
Analizzare la diversa distribuzione delle risorse significa, quindi,
valutare quali siano le priorità che un governo si è dato e quale sia il
suo impegno per fini sociali, inclusa la parità dei generi.
Un budget “equo” dal punto di vista sociale è un prerequisito
essenziale per conseguire la giustizia sociale e l’equità di genere.
Spesso l’allocazione delle risorse non avviene in contesti di trasparenza
e in maniera partecipata. La maggioranza dei cittadini, incluse le
donne, non hanno voce in capitolo, e anche molti rappresentanti
eletti hanno limitata influenza in questo processo.
Questo succede perché spesso i budgets sono considerati un soggetto
altamente tecnico da lasciare agli esperti, ma si ignora l’immenso
significato sociale della dimensione di questi fondi. Non si può
ritenere che le scelte inerenti lo sviluppo sociale di una nazione siano
prerogativa solo di esperti.
E’ necessario, anzi, rendere pubblico il modo in cui i fondi pubblici
sono generati e spesi, per una questione di:
- Giustizia: i budgets utilizzano fondi pubblici. Perciò la
determinazione delle priorità delle spese pubbliche e la
raccolta delle entrate deve avvenire in maniera socialmente
corretta, rispettando il principio di parità dei generi. I cittadini
hanno il diritto di conoscere come i fondi pubblici vengono
raccolti e spesi, così come hanno il diritto di vedere i loro
bisogni riflessi nei processi di presa di decisione di distribuzione
dei budgets.
- Responsabilità: il progresso e l’implementazione delle
politiche di sviluppo umano sono spesso ostacolati da processi
chiusi e inaccessibili di allocazione dei budgets. L’applicazione
di criteri più trasparenti di distribuzione può invece accrescere
il senso di responsabilità nella macroeconomia perché le
promesse del governo di assegnare dei fondi e di realizzare
servizi possono essere analizzate in relazione alle spese
correnti.
- Credibilità: i budget che sono “neutri dal punto di vista di
genere” tendono a essere “ciechi dal punto di vista del genere”.
In altre parole, non prendono in considerazione il differente
impatto sugli uomini e sulle donne (le verifiche sul genere nei
budgets nazionali hanno mostrato di avere diverso impatto
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
sugli uomini e sulle donne). Un budget stanziato a livello
nazionale che non tiene in giusta considerazione la dimensione
di genere è viziato, perché non vede le reali necessità della
popolazione che invece dovrebbe sostenere. Le decisioni in
termini di stanziamento di budgets devono diventare sensibili
alla dimensione di genere per essere credibili.
- Efficienza: un budget sensibile alla dimensione di genere
è un budget più efficiente, come le spese pubbliche sono più
mirate.
- Sostenibilità: più trasparenza nei processi di allocazione dei
budgets e utilizzo dei fondi pubblici significa che i contribuenti
saranno più disponibili a aumentare i loro contribuiti, che
significa aumentare la sostenibilità dei servizi fondati sul
governo.
- Qualità della vita: tutti i budgets hanno effetti a livello
micro locale. La consapevolezza di genere e l’equità sociale
nello stanziamento dei budgets significa una migliore qualità di
vita per tutta la popolazione.
- Alleanze: i partners per lo sviluppo esterno sono più
disponibili a provvedere al supporto finanziario dei governi
se i fondi pubblici sono amministrati in modo trasparente e
responsabile.
- Reazione a catena: i budgets, come parte della politica
macroeconomica, riflettono i valori e le priorità di chi li formula.
Questi hanno un impatto critico sulla salute, sull’educazione,
sui servizi sociali e sulla sicurezza sociale, sulla creazione
di posti di lavoro e sulla crescita economica. Se le risorse
finanziarie non possono risolvere tutti i problemi di equità
fra generi, sono una parte non indifferente della soluzione a
questo problema. Una stima globale dimostra che la mancanza
di budgets adeguati e di targets espliciti per i programmi
sociali in generale, così come una insufficiente allocazione di
risorse finanziarie e tecniche specifiche per il mainstreaming
di genere, sono stati importanti fattori che hanno ostacolato
l’implementazione dei piani di azione concordati a livello
globale per la giustizia sociale e di genere.
Le iniziative di gender budget sono politiche e azioni che, nelle spese
e/o redditi, sia su scala nazionale che in ambito locale, contengono
un esplicito riferimento a un punto di vista di genere.
Le iniziative possono essere:
- ex post: una analisi basata sul genere dei budgets già
dislocati,
- ex ante: la prospettiva di genere è adottata nel processo di
formulazione dei budgets.
155
156
Esse possono prendere forma a differenti livelli:
- budgets nazionali: le iniziative a questo livello sono cruciali
in termini di politiche macroeconomiche democratiche e di
analisi dalla dimensione sociale come priorità nazionale;
- budget a livello ministeriale o dipartimentale: in questo
caso i ministri devono rispondere sull’allocazione di fondi e
sulla raccolta dei redditi. (programmi e spese specificatamente
indirizzate alla questione di genere, spese che garantiscano
l’equa opportunità di impiego, impatto di genere o per le spese
generali, sistema di tassazione…) questo è un punto importante
per il mainstreaming a livello settoriale,
- distrettuale o locale: nel contesto della decentralizzazione,
le iniziative di budgets sono particolarmente utili per introdurre
la trasparenza e la responsabilità nelle spese decentrate e nei
processi per la raccolta dei redditi.
GENERE E FONDI STRUTTURALI: ALCUNE BUONE PRATICHE
5.1
Nel dicembre 2002 il Consiglio Europeo ha indirizzato al Parlamento
Europeo, al Comitato Economico e Sociale ed al Comitato delle
Regioni la Comunicazione “Attuazione del mainstreaming di genere
nei documenti di programmazione dei fondi Strutturali 2000-2006”,
(COM(2002) 748 definitivo) che analizza, appunto, il grado di
attuazione e i progressi realizzati, indicando i settori i cui i questi
rimangono invece ancora lenti, e presenta una serie di esempi di
“buone pratiche”.
Nella maggior parte dei programmi del FSE, le priorità relative
alla parità tra i sessi si concentrano su due obiettivi principali:
migliorare l’accesso e la partecipazione delle donne all’occupazione,
all’istruzione e alla formazione e migliorare la conciliazione tra
lavoro e vita di familiare.
Sforzi limitati vengono fatti per migliorare la qualità dei posti di lavoro
delle donne, le responsabilità ad esse assegnate nonché l’evoluzione
della loro carriera. Poche sono anche le misure miranti a ridurre il
divario salariale tra uomini e donne o a promuovere l’accesso delle
donne a posizioni di responsabilità o ad occupazioni altamente
qualificate nel settore dell’informazione e delle tecnologie. Anche
la promozione dell’imprenditorialità femminile e della fondazione
di imprese da parte di donne è una priorità citata solo in alcuni
programmi.
“I programmi spagnoli rappresentano un buon esempio di un’ampia
gamma di azioni miranti a rafforzare la presenza delle donne sul
mercato del lavoro. Su 12 interventi nelle regioni dell’obiettivo
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
1, 8 regioni applicano le misure seguenti: migliorare la capacità
d’inserimento professionale delle donne; promuovere le attività
economiche delle donne (ovvero donne imprenditrici); lottare
contro la segregazione verticale ed orizzontale, nonché contro
la discriminazione salariale; promuovere la conciliazione tra
famiglia e lavoro. Ciascuna regione prevede una serie di azioni,
ovvero: formazione (soprattutto in settori nei quali le donne sono
sottorappresentate); aiuti finanziari alle imprese che assumono
donne disoccupate; creazione e rafforzamento di imprese fondate,
gestite o dirette da donne; campagne d’informazione e di diffusione;
ricerca; promozione della presenza di donne tra i quadri decisionali,
ecc..”
“Nel programma dell’obiettivo 1 portoghese “Impiego, formazione e
sviluppo sociale”, la misura “promozione della parità di opportunità
tra donne e uomini” si riferisce in senso ampio a soggetti ed azioni
potenziali. È strutturata in tre gruppi di progetti:
1) Misure strutturali, tra cui studi e statistiche, sensibilizzazione e
formazione, premi di riconoscimento assegnati ad imprese e servizi
pubblici, creazione di un osservatorio del mainstreaming della
dimensione di genere.
2) Sostegno ad interventi a favore della parità tra i sessi, ad esempio
per datori di lavoro che creano nuovi schemi di lavoro, promozione
dell’accesso delle donne alla formazione nelle tecnologie
dell’informazione e della telecomunicazione (TIC) ed alle professioni
dominate dagli uomini.
3) Sostegno alle ONG incaricate della parità tra i sessi (rafforzamento
delle capacità)”41.
Un numero ridotto di programmi finanziati dal FESR prevede, invece,
azioni specifiche volte a promuovere la parità tra i sessi. Essi si
riferiscono principalmente alle regioni dell’obiettivo 1. Un gruppo
di progetti sovvenzionati nel quadro di questi programmi mira a
sostenere i servizi, in particolare a sviluppare nuove strutture o a
sperimentare servizi sociali per migliorare l’accesso al mercato del
lavoro. Alcune azioni sono direttamente correlate con il settore
sanitario, come ad esempio le misure di sensibilizzazione sanitaria,
in particolare le campagne volte a combattere le gravidanze nelle
adolescenti, la tossicodipendenza e l’abuso di alcool. Un’altra
serie di azioni riguarda il settore dell’innovazione e della società
dell’informazione, e comporta iniziative volte a promuovere la
partecipazione delle donne all’innovazione e alla ricerca scientifica,
ad integrare una prospettiva di genere nel sostegno allo sviluppo ed
alla gestione dei parchi scientifici, dei centri d’innovazione e dei poli
tecnologici e medici. Svariate azioni sostengono progetti e strutture
di accoglienza dei bambini offrendo la possibilità di riconciliare
157
158
famiglia e lavoro.
“Il programma a titolo dell’obiettivo 1 per la Finlandia orientale
rappresenta un buon esempio in proposito. La misura “sviluppare
le strutture della vita quotidiana”, contenuta nel supplemento al
programma, mira a sviluppare tipi di partecipazione nonché strutture
di servizio e attività innovative. Il suo obiettivo è di trarre vantaggio
dalla società civile e sviluppare nuove interazioni tra vari gruppi
di persone nonché tra la vita professionale e il tempo libero. Per
quanto riguarda l’impatto sulla parità tra i sessi, le attività mirano
alla creazione di nuovi posti di lavoro per le donne. L’integrazione
della TI nella vita quotidiana è volta a rafforzare l’interesse delle
donne per la tecnologia nonché la richiesta da parte del mercato di
donne qualificate nel settore della TI. Il supplemento al programma
italiano nel quadro dell’obiettivo 1 per il Mezzogiorno mira, nel
quadro della promozione di centri di competenza, ad incoraggiare in
particolar modo le iniziative di donne imprenditrici nel settore della
tutela dell’ambiente”42.
In generale, gran parte dei programmi non prevede una valutazione
ex-ante della situazione in termini di parità tra i sessi. Ma un buon
esempio è fornito dal programma a titolo dell’obiettivo 1 dedicato
all’Andalusia.
“La valutazione è preceduta da un’analisi/una diagnosi completa
della situazione delle donne sul mercato del lavoro - per settore,
età, salario -, nell’istruzione e nella formazione professionale,
nelle imprese, nelle zone rurali, riguardo alla conciliazione con la
vita di famiglia, ecc., a partire da dati attualizzati ripartiti per
sesso. Tale analisi affronta i fattori all’origine degli squilibri da
combattere. La valutazione ex-ante riassume le conclusioni in una
matrice che stabilisce il grado di coerenza di ogni priorità e misura
del programma rispetto alle priorità dell’Ue nel settore della
parità di opportunità. Il loro impatto viene valutato in base alla
scala seguente: “impatto forte; impatto medio; impatto debole, o
impossibile da valutare.” Inoltre la valutazione quantifica i risultati
previsti in termini di quantità di donne beneficiarie delle misure.
Per garantire la realizzazione dei risultati quantificati, propone
l’inserimento di alcune misure e di alcuni indicatori nel complemento
di programmazione, nonché la creazione di un osservatorio.
Purtroppo la diagnosi, la valutazione e le raccomandazioni non sono
state trasferite integralmente nel supplemento al programma”43.
Attuare sistematicamente il mainstreaming della dimensione di
genere non è un compito facile e richiede una formazione specifica
sull’utilizzo dei vari strumenti. Tuttavia, l’85% circa degli interventi
non prevede alcuna misura di sensibilizzazione o formazione sulle
questioni attinenti alla parità ad uso del personale delle autorità
BUONE PRASSI
Azioni di sistema del Dipartimento per le pari opportunità
Linee guida VISPO; Uso del tempo; Rilevazioni reati sessuali; La Rete
Pari Opportunità; Pari Opportunità;
donne e sviluppo sostenibile
di gestione dei fondi strutturali o dei membri dei comitati di
sorveglianza. Solo alcuni programmi forniscono buoni esempi, ad
esempio in Germania, nel Regno Unito ed in Irlanda.
“In Irlanda, corsi di formazione al mainstreaming della dimensione di
genere sono offerti ai membri del comitato di sorveglianza e a tutte
le persone incaricate di attuare il FSE giorno per giorno. L’unità
“parità tra i sessi NDP” del Ministero per la giustizia, la parità e
le riforme legislative, organizza corsi di formazione per i quadri
decisionali a livello politico e per gli organi di attuazione, su temi
quali ad esempio il mainstreaming della dimensione di genere nel
settore dello sviluppo urbano”44.
Per quanto riguarda esempi di buone pratiche in Italia, è possibile
fare riferimento al sito del Ministero per le Pari Opportunità. In
occasione del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea,
tale ministero aveva organizzato, il 24 e il 25 settembre 2003 a
Messina, la Conferenza nazionale dedicata al tema dell’applicazione
del principio di pari opportunità e del mainstreaming nella
programmazione comunitaria 2000-2006. Alla pagina “Il parco
progetti delle Pari Opportunità”, http://www.pariopportunita.g
ov.it/I-SERVIZI/CONVEGNO-D/Convegno-d/index.htm, è possibile
ritrovare numerosi progetti elaborati in varie realtà. In particolare,
protagoniste dell’evento erano state le regioni italiane, che avevano
rese note le loro esperienze più significative da impiegare come
buone prassi a livello nazionale ed europeo.
Durante il convegno, e quindi anche nei progetti, erano stati affrontati
i temi del miglioramento delle condizioni di vita delle donne, della
presenza femminile nel mercato del lavoro, del mainstreaming di
genere nell’attuazione dei fondi strutturali, dell’empowerment
femminile, delle pari opportunità nella programmazione integrata e
negoziale e di altri temi connessi.
Vengono qui meramente elencati i titoli delle buone pratiche
segnalate; per una loro analisi dettagliata si rimanda al sito
indicato.
Progetti Regione Basilicata
Artigianato artistico; Sviluppo pari opportunità
Progetti Provincia Autonoma Bolzano
Women@work; Sistema di monitoraggio; Sportello donne e lavoro;
Lotta allo sfruttamento della prostituzione
fascicolo terzo
159
160
Progetti Regione Calabria
Imprenditoria giovanile; Calabria
professionale; progetto Donne
impresa
donna,
Formazione
Progetti Regione Campania
Mainstreaming, Progetto rete per l’occupabilità
Progetto Regione Friuli
FUTURA – Servizi di Pari Opportunità
Progetti Regione Liguria
I tempi delle donne; Do-Praxis; Lavoro doc; Secondo figlio
Progetto Regione Marche
Attività formative destinate a donne disoccupate di lunga durata o
inoccupate
Progetti Regione Toscana
Il laboratorio del tempo; Trio tecnologie ricerca innovazione
orientamento per la formazione professionale; Hermes; “Net-WORK:
una rete integrata di sportelli per l’occupabilità femminile. Servizi
per il lavoro e per l’impresa
Progetti Provincia Autonoma Trento
Gestione delle vendite nelle PMI; STARTECH 2 Il genere nelle culture
tecnologiche; DOTS Donne e formazione scientifica; LA D.O.TE Lavoro
Donna Orientamento e Tecnologia; ESC Donne e scienza; MARTHA
2002 Inserimento professionale delle donne immigrate
Progetti Regione Lombardia
Nuovi orari scolastici per conciliare i tempi di vita e lavoro
delle donne e migliorarne la posizione nel mercato del lavoro;
Methodology,technology,@-quality: un modello formativo per
l’inserimento e la valorizzazione delle donne nel settore ict. Donne in
proprio – Centro servizi per imprese con meno di tre anni di attività;
Progetto N.I.DO - Nuove Idee per le Donne; Varese in rete per le pari
opportunità
Progetti MIUR
Valutazione in itinere della progettazione; Regioni obiettivo
1: formazione insegnanti, sviluppo competenze scientifiche e
promozione imprenditoria femminile nelle scuole secondarie
superiori, orientamento per l’inserimento delle donne nel lavoro
BUONE PRASSI
Progetti Regione Piemonte
ASPASIA La cultura di parità nelle istituzioni, nel lavoro e nella
formazione; La diffusione della cultura di parita’ attraverso i centri
per l’impiego; KILA La Web community delle donne; STRA.D.A.
– Strategie delle Donne per l’Autodeterminazione
Progetti Regione Sardegna
“Un vantaggio per tutti “ Piano di comunicazione e sensibilizzazione
sui temi dell’inclusione sociale e lavorativa di soggetti svantaggiati;
Informazione e affiancamento per le imprese femminili; Prestiti
d’onore per le ditte individuali femminili. Insediamento giovani
agricoltori; Bando CARAS 2001; Strutture ricettive Monitoraggio siti
inquinati; Bando CARAS 2002
Progetto Regione Umbria
“Job & Gender: Centri per l’occupabilità femminile”
Progetto regione Valle D’Aosta
BI.G - Sperimentazione della lettura di genere dei bilanci degli enti
Pubblici, definendo l’impatto dell’utilizzo delle risorse economiche
su uomini e donne; EVA - elette in valle D’Aosta.
Progetti Regione Veneto
Progetto quadro: promozione e rafforzamento dei comitati pari
opportunità nella pubblica amministrazione; Esperta in progettazione,
sviluppo e animazione di comunità di apprendimento permanenti in
ambito e-learning; Educatrice multietnica. Lavorare in rosa nel
sociale; Net economy expert (la donna, la famiglia, l’azienda);
Esperto in Biotecnologie molecolari
DAL BILANCIO SOCIALE AL GENDER BUDGETING:
PER UN’ANALISI DI GENERE DEI BILANCI
5.2
donne e sviluppo sostenibile
Progetti Regione Emilia Romagna
Progetto STOP; EQUAL donne lavoro; Equality Logo; La rete in
comune
Per bilancio sociale si intende – in generale – una forma di
rendicontazione che si prefigga l’obiettivo di illustrare al pubblico
(e ad alcuni pubblici in particolare) il complesso degli effetti
dell’attività, aziendale o dell’ente pubblico. Questi effetti hanno in
parte natura economica, ma in parte hanno natura differente, che
genericamente si definisce come sociale, da cui il nome.
fascicolo terzo
161
162
L’esistenza del bilancio sociale è motivata dal fatto che la
contabilità tradizionale non riesce a testimoniare adeguatamente
né ciò che l’attività economica preleva dalla società, né ciò che
essa le conferisce. La descrizione e misurazione delle utilità non
immediatamente economiche hanno la necessità di un linguaggio
proprio.
Una buona parte delle aziende non ha per scopo la produzione di
profitti, ma di utilità. E ciò vale in primis per l’amministrazione
pubblica e per le sue forme derivate.
Ma esiste un’altra ragione che spiega l’esigenza della contabilità
sociale: queste utilità non prendono vita e forma solo all’interno
dell’impresa, ma in un intorno meno definito, che, appunto, è un
intorno sociale, è la società nelle differenti sue configurazioni.
Recentemente la terminologia si è molto arricchita: assieme a
bilancio sociale si parla di “bilancio di sostenibilità”, di rapporto
socio-ambientale, di rendicontazione etica; proprio per questo
florilegio terminologico si inizia a preferire un termine riassuntivo,
assumendo tutte queste forme di rendicontazione nella categoria
degli “strumenti di accountability”.
Accountability è una parola difficilmente traducibile, che non vuol
dire rendicontazione, ma che indica l’azione e l’impegno di “dare
conto di”, cioè di motivare pubblicamente le ragioni delle azioni
intraprese, dei costi sociali prodotti, dei vantaggi sociali realizzati.
Si tratta, dunque, di un atteggiamento morale, che può comportare
differenti azioni.
Introdurre la contabilità sociale in ambito pubblico significa essere
consapevoli che un’azione amministrativa, un investimento, un
fenomeno sociale non possono essere misurati solo finanziariamente.
E’ necessaria un’altra metrica, appunto di tipo sociale. Se
accountability significa “dare conto a”, vorrà dire che il linguaggio
dovrà essere compatibile con quello dei soggetti cui si deve dare
conto. Se si intende spiegare ai cittadini la relazione tra le risorse
che essi hanno affidato all’Amministrazione e gli effetti che ne sono
derivati, chi governa è tenuto all’impiego di un sistema espressivo
che si costruisca sulla capacità di interpretazione e sugli interessi di
informazione dei cittadini stessi. Dovrà, dunque, adottare un modello
di trattazione del fenomeno che, pur focalizzando l’attenzione
sull’analisi dei bilanci pubblici, renda evidente il coinvolgimento
degli altri soggetti che possono o devono concorrere alla realizzazione
degli obiettivi di progresso sociale attesi.
L’idea di fondo è di trasformare il momento di analisi e lettura dei
bilanci in uno strumento di approfondimento tematico sulle categorie
d’interesse, gestione e visibilità delle linee d’azione che producono o
inducono la trasformazione sociale.
BUONE PRASSI
5.2.1
IL BILANCIO DI GENERE
La prima esperienza di Gender Budget Analysis si è sviluppata negli
anni ‘80 in Australia.
Da allora molteplici iniziative in vari paesi hanno contribuito alla
definizione di questa teoria di analisi apportando ogni volta nuovi
spunti e riflessioni: si citano ad esempio i paesi Anglosassoni e
del Commonwealth, il Canada, il Sud Africa, diversi paesi africani
(Tanzania, Uganda, Mozambico).
In Europa, grazie all’impulso della Comunità Europea, si stanno
moltiplicando le iniziative, soprattutto in Inghilterra, Scozia, Svizzera
e Paesi Baschi.
Il presupposto teorico dell’analisi dei bilanci pubblici per genere
è che le politiche economiche non siano neutrali nei confronti del
genere, e che quindi le scelte dei governi locali o nazionali abbiano
diverse conseguenze sugli uomini e donne proprio perché diverso è il
loro ruolo nelle famiglie e quindi nell’economia e nella società.
Un bilancio di genere deve permettere di leggere i dati di bilancio
(politiche, interventi, obiettivi a medio termine, spese, entrate,
ecc.) in una ottica di politiche per le pari opportunità. Ciò può essere
utile dal punto di vista della maggiore trasparenza, della maggiore
partecipazione nella programmazione pubblica, del miglioramento
dei sistemi di governo locali.
Una raccomandazione specifica in favore di un’analisi dei bilanci
pubblici in un’ottica di genere è stata introdotta anche nel documento
finale della riunione dell’Assemblea Generale del Pechino+5.
Coerentemente con l’origine della proposta, la formulazione di
bilanci pubblici in un’ottica di genere e la loro introduzione nelle
prassi amministrative richiede una partecipazione tra società civile
e governi locali effettivamente aperta a processi di negoziazione
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
In questo modo la Pubblica Amministrazione può esprimere le proprie
politiche in relazione ai territori e agli ambiti di riferimento, offrendo
la possibilità di una verifica del posizionamento sugli obiettivi
preposti.
L’ispirazione di fondo corrisponde ai principi della sostenibilità e dello
“stakeholder engagement”: le politiche pubbliche non si realizzano
unicamente tramite la gestione diretta degli aspetti normativi e di
servizio, ma attraverso la produzione e il controllo di linee d’azione
condivise tra l’amministrazione stessa e gli altri protagonisti
sociali. Introdurre la dimensione di genere nell’analisi della politica
economica significa voler contribuire all’ aumento dell’efficienza
oltre che dell’equità.
163
164
e comunicazione sociale in cui le donne possano giocare un’azione
diretta di iniziativa politica e conoscitiva. Non si tratta, infatti,
solo di elaborare tecniche amministrative e strumenti analitici,
quanto di dare visibilità agli spostamenti in corso nelle relazioni
tra i sessi. I budgets formulati in una prospettiva di genere servono,
quindi, non a mappare una posizione di margine di un soggetto
sociale svantaggiato, quanto a riposizionarlo in modo paritario nel
quadro nelle negoziazioni sociali. Per cogliere questi spostamenti
di prospettiva, rapporti di forza e prassi sociali, è particolarmente
importante tenere sotto osservazione la distribuzione delle risorse
pubbliche monetarie tra uomini e donne perché esse costituiscono
un chiaro indicatore dei pesi relativi di rilevanza sociale, ben più
efficace della retorica delle parole e delle dichiarazioni di intenti in
materia di pari opportunità.
BUONE PRATICHE: GENERE, LAVORO E ORGANIZZAZIONE
6
Ultima, ma non meno importante questione legata al mainstreaming
di genere è rappresentata dal lavoro e da tutte le problematiche ad
esso connesse.
Lo sviluppo della società odierna sta rendendo, potenzialmente,
possibile un’epocale trasformazione di questo ambito. La
flessibilizzazione dell’organizzazione del lavoro e del non lavoro,
il superamento della rigida divisione tra ruoli sociali e produttivi,
la personalizzazione individuale dei tempi e delle fasi di vita, lo
sviluppo di innovativi modelli del vivere sociale stanno prendendo
sempre più forza, modificando, inevitabilmente, schemi lavorativi
rimasti validi a lungo.
In questa prospettiva, si muovono le scelte economiche e sociali
operate dall’Unione Europea e condivise dal nostro Paese, volte a
diminuire l’incertezza, a rafforzare l’occupazione e a migliorare
le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei mediante
l’attuazione di un sistema integrato di politiche economiche e sociali,
capaci di coniugare sicurezza, qualità della vita e di lavoro, qualità
della vita professionale.
Le nuove norme approvate in Italia sullo sviluppo di servizi pubblici
e privati, sull’attivazione di nuovi contratti flessibili (es. riforma del
part-time, riforma del lavoro temporaneo, contratti di job sharing,
ecc.) accompagnati da politiche di conciliazione, individuate nel
“Libro Bianco sul Welfare”, possono consentire lo sviluppo di un
sistema di policy-mix finalizzato all’innalzamento dei tassi di attività
femminile ed alla lotta contro l’esclusione sociale.
Ma per attuare questa prospettiva è necessario adottare una
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
strategia, volta alla creazione di nuova occupazione, all’attuazione
di modelli flessibili di organizzazione del lavoro, allo sviluppo della
qualità di vita e di lavoro, in un’ottica di pari opportunità.
“La flessibilità organizzativa appare, attualmente, elemento
vincente per il nuovo sistema delle imprese. Un sistema che, per
essere efficiente e per rispondere alla sfida della globalizzazione,
deve produrre innovazione, sia nella gestione delle strutture e dei
modelli organizzativi e produttivi sia nell’ambiente in cui l’azienda
opera, valorizzando le vocazioni e le potenzialità del territorio.
Nonostante, negli ultimi anni, l’occupazione femminile in Italia sia
in costante aumento, la presenza delle donne nel mercato del lavoro
resta ancora lontana dalla media europea.
Il mercato del lavoro femminile presenta infatti:
- una difficoltà di ingresso e ricollocazione delle donne;
- un’uscita precoce delle donne di età centrale;
- una rilevante presenza femminile nel mercato del lavoro
sommerso;
- un mancato decollo dell’occupazione autonoma (sia di
prima che di seconda generazione);
- una limitata propensione femminile a presentarsi
sul mercato, anche in contesti a forte potenzialità
occupazionale;
- la persistenza dei differenziali salariali tra uomini e
donne;
- un’elevata differenza tra i tassi di attività, i tassi di
occupazione, i tassi di disoccupazione tra nord e sud del
Paese.
Contemporaneamente, si sono sviluppati due fenomeni sociali, tra
loro correlati e a forte valenza economica e sociale: il progressivo
invecchiamento della popolazione italiana e il basso tasso di natalità.
Entrambi possono influire, nel bene e nel male, sulle possibilità
occupazionali delle donne.
Occorre, dunque, utilizzando la normativa esistente (la nuova
legislazione nazionale in materia di mercato del lavoro e di
collocamento, la legge sui congedi, la legge sulla parità, i
finanziamenti comunitari a livello nazionale, la legislazione
regionale) implementare:
- nuove forme di lavoro flessibile;
- innovativi e responsabili modelli di gestione ed
organizzazione dell’impresa e del territorio;
- interventi integrati di flessibilità interna ed esterna alle
imprese;
- sistemi di incontro domanda ed offerta tramite i servizi per
l’impiego, pubblici e privati;
165
166
- interventi per sostenere il lavoro autonomo;
- strumenti per l’emersione del lavoro dipendente ed
autonomo.
Si tratta di dare vita ad un complesso sistema di iniziative “ women
friendly” che consentano l’incremento dell’occupazione delle donne
e il superamento della tayloristica compartimentalizzazione dei
tempi di lavoro e di non lavoro, funzionale, forse, ad una società
industriale ma, certamente, disfunzionale per lo sviluppo di una
società della conoscenza45“.
L’ampio stralcio fa parte dell’interessante studio promosso dalla
Direzione Generale per l’Impiego del Ministero del Lavoro e curato
da Lea Battistoni, “I numeri delle donne. Lo sviluppo del mercato del
lavoro: caratteri, dinamiche, scenari”, che analizza il problematico
rapporto del mondo del lavoro con la dimensione femminile. Ad esso
si rimanda per un’analisi approfondita della questione, non senza
aver prima presentato il piano dell’opera.
Il primo capitolo traccia il profilo del mercato del lavoro in una
prospettiva di genere, analizzando quindi la relazione tra occupazione
e titoli di studio, monitorando i tassi di attività e il territorio,
indagando le problematiche della disoccupazione e ipotizzando una
strategia possibile che concili impegni lavorativi e familiari.
Nel secondo capitolo vengono invece presentati i modelli di mobilità,
cioè il ciclo vitale e la partecipazione al mercato del lavoro. Modi
e tempi di lavoro: analisi delle tipologie contrattuali costituiscono
l’argomento del terzo capitolo, cui fa seguito l’impietosa analisi dei
differenziali retributivi e del bilancio familiare.
Per quanto riguarda le buone pratiche, si rimanda all’interessante
tesi di laurea in sociologia “Dai diritti delle donne al mainstreaming
di genere: strumenti prospettive, esempi di integrazione della
prospettiva di genere”, discussa da Mara Casotto all’Università degli
Studi di Trento, Facoltà di Sociologia, nell’anno accademico 2002/
2003.
Nella sua quarta parte, L’integrazione della dimensione di genere in
pratica, vengono presentate alcune “ricette per il mainstreaming”
dove è possibile reperire una serie di buone pratiche suddivise per
categorie.
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
167
donne e sviluppo sostenibile
168
BUONE PRASSI
fascicolo terzo
donne e sviluppo sostenibile
Note
1
Sull’attività dell’Undp vedi il capitolo 1.4.4.5
2
www.kila.it
3
http://www.un.org/womenwatch/resources/goodpractices/guideline.html
4
http://www.welfare.gov.it/EuropaLavoro.htm
5
Relazione annuale della Commissione delle comunità europee, sulla parità
tra uomini e donne, 2004
6
http://www.cityshelter.org
7
http://www.arcidonna.it/mainstreaming/mainstream.htm
8
Per i riferimenti dettagliati si veda il sito http://www.arcidonna.it/
mainstreaming/italiane/ricette56.htm
9
Per i riferimenti dettagliati si veda il sito http://www.arcidonna.it/
mainstreaming/italiane/ricette24.htm
10
Per l’attività dell’Undp vedi il capitolo 1.4.4.5 a pag. del presente
rapporto.
11
http://hdr.undp.org/docs/statistics/indices/technote_1.pdf
12
Vedi anche cap. 2.3.2, pag. sugli indicatori utilizzati per la redazione del
report.
13
http://unstats.un.org/unsd/demographic/products/indwm/wwpub.htm
14
Vedi anche cap. 2.3.4 pag. per un’analisi degli indicatori utilizzati nella
stesura del report.
15
Rapporto 2003 sullo sviluppo umano, 14 le azioni politiche contro la povertà,
UNDP 2003
16
Commissione delle comunità europee, Relazione annuale della commissione
al consiglio,al parlamento europeo, al comitato economico e sociale europeo
ed al comitato delle regioni , relazione sulla parità tra uomini e donne 2004,
Bruxelles 19.2.2004 COM(2004)115 definitivo
17
dal sito http://www.consiglio.regione.toscana.it/pari-opportunita/menu/
link_indirizzi/link_pari.htm
18
Guide to gender sensitive indicators, CIDA, 1997
19
www.cnel.it
20
ibidem
21
la distinzione terminologica viene ripresa dal volume “Indicatori di genere:
strumenti per misurare le pari opportunità tra uomini e donne”, pubblicato
dalla Provincia Autonoma di Trento nel 2004
22
Rapporto 2003 sullo sviluppo umano, 14 le azioni politiche contro la
povertà, UNDP 2003
23
Per un approfondimento delle attività della World Bank si veda anche il
paragrafo 1.7, pag. del presente rapporto.
24
Per esempio per alcune regioni dell’America Latina, gli indicatori stimano
la proporzione di uomini e donne all’interno del nucleo familiare al di sotto
della linea di povertà stabilita a livello nazionale e il numero di donne
all’interno del nucleo familiare
25
Indicatori di genere: strumenti per misurare le pari opportunità tra donne
e uomini, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Pari Opportunità,
Trento 2004
26
CE 1997 Guida alla valutazione di impatto rispetto al sesso
27
ibidem
28
Guida alla valutazione di impatto rispetto al genere, Comunità europea,
1997
169
170
ibidem
Linee guida per la redazione e la valutazione dei complementi di
programmazione in relazione al rispetto del principio di pari opportunità per
uomini e donne, Dipartimento per le Pari Opportunità, 2000
31
Informazioni tratte dal sito http://www.womenalpnet.org
32
SPOG, strumento di supporto alla programmazione in un’ottica di genere,
Provincia Autonoma di Trento , Dipartimento Ambiente, Settembre 2003
33
http://www.gendercertification.com/ita/progetto_impatto.php
34
http://www.gendercertification.com/ita/progetto_present.php
35
Schede di background ai moduli formativi, progetto VISION 2000 al sito
http://www.gendercertification.com/ita/home.php
36
LIBRO VERDE Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale
delle imprese, Commissione delle Comunità europee, Bruxelles, 18.7.2001.
37
Ibidem
38
Ibidem
39
SA 8000 Social Accountability 8000 Responsabilità Sociale 8000, SAI 1997
40
Regolamento (CE) n,1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante
disposizioni generali sui Fondi strutturali.
41
Comunicazione del Consiglio Europeo “Attuazione del mainstreaming di
genere nei documenti di programmazione dei fondi Strutturali 2000-2006”,
(COM(2002) 748 definitivo)
42
Ibidem.
43
Ibidem.
44
Ibidem.
45
Dall’introduzione dello studio “I numeri delle donne. lo sviluppo del
mercato del lavoro: caratteri, dinamiche, scenari”. A cura di Lea Battistoni,
Quaderni Spinn, 2003.
29
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