BUONE PRASSI Donne e sviluppo sostenibile Provincia Autonoma di Trento - Servizio Pari Opportunità 1 BUONE PRATICHE: EVOLUZIONE E CONCETTI 1.2 La ricerca di good and best practices 1.2.1 Significatività e trasferibilità 1.2.2 Buone pratiche: alcune categorie di genere 1.2.3 Le banche-dati disponibili in rete 1.2.4 Alcuni esempi di buone pratiche (per categorie significative) 2 BUONE PRATICHE: DESCRIZIONE E MISURA DEL FENOMENO “GENERE” 2.1 Reportistica sulle pari opportunità 2.1.1 Il quadro globale 2.1.1.1 UNDP: sviluppo umano e genere 2.1.1.2 Il World’s Women 2000: trends and statistics 2.1.1.3 UNIFEM: I progressi delle donne 2.1.1.4 Altri reports 2.1.2 Il contributo europeo 2.1.3 La reportistica nazionale e locale 2.1.4 Il Trentino e la prospettiva di genere nella reportistica 2.2 Manualistica ed informazioni 2.2.1 Gender mainstreaming in practice: a handbook 2.2.2 Siti internet di riferimento 2.3 Statistiche ed indicatori di genere 2.3.1 Definizione 2.3.2 Gli indicatori di genere 3 BUONE PRATICHE: GENERE,k DECISION MAKING E ORGANIZZAZIONE donne e sviluppo sostenibile 1.1 Nascita ed evoluzione del concetto di buona pratica 3.1 La valutazione di impatto rispetto al genere 3.1.1 Le Linee Guida VISPO 3.2 Pianificare con attenzione al genere 3.3 Genere e governance 3.3.1 Donne e politica fascicolo terzo 3 4 3.4 La valutazione di impatto rispetto al genere: lo SPOG di Trento 4 BUONE PRATICHE: LA CERTIFICAZIONE DI GENERE 4.1 Definizione 4.2 Vision 2000: il genere nella certificazione di qualità 4.2.1 Il piano per l’equality 4.3 La responsabilità sociale e il genere: alcune buone pratiche 4.3.1 La certificazione SA8000 5 BUONE PRATICHE: BILANCI ECONOMICI, SOCIALI E DI SOSTENIBILITÀ 5.1 I fondi strutturali e la dimensione di genere 5.1.1 Genere e fondi sociali: alcune buone pratiche 5.2 Dal bilancio sociale al gender budgeting: per un’analisi di genere dei bilanci 5.2.1 Il bilancio di genere 6 BUONE PRATICHE : GENERE LAVORO E ORGANIZZAZIONE BUONE PRASSI La seconda parte del presente rapporto è strutturata in 6 sezioni concatenate tra loro. La prima sezione è dedicata ad una descrizione del concetto di buona pratica, specificandone le origini, le peculiarità per essere considerata tale, dando inoltre alcune chiavi di lettura per categorizzare le innumerevoli esperienze realizzate finora a livello mondiale, nazionale e locale. Viene inoltre offerta una panoramica dei numerosi database presenti on line che raccolgono le buone pratiche finora attuate, spostando la lente di ingrandimento su alcune esperienze significative inerenti la promozione dell’equità di genere. La seconda sezione raccoglie invece gli indicatori che sono più comunemente utilizzati per descrivere in maniera oggettiva la dimensione di genere; non manca il riferimento ad alcuni rapporti e manuali per le pari opportunità realizzati su scala mondiale. La terza parte entra nel merito della valutazione di impatto sul genere, necessaria per integrare le pari opportunità nei piani, nei programmi e nelle politiche. La quarta sezione tratta il tema della responsabilità sociale rispetto al genere, attraverso lo strumento della certificazione di qualità. La quinta sezione è invece dedicata agli aspetti legati al bilancio pubblico, sia dal punto di vista economico/finanziario che sociale. La sesta parte infine entra nel merito di una delle questioni oggi più problematiche, ovvero il rapporto tra genere e lavoro. NASCITA ED EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI BUONA PRATICA 1 .1 Prima di scendere nel dettaglio è bene chiarire il significato di best o good practice. L’UNDP1 definisce come good practices quei progetti, azioni, interventi concreti, periodici o definiti nel tempo, che consentono di raggiungere con successo determinate azioni ed obiettivi. Nel caso della dimensione di genere, le buone pratiche contribuiscono nello specifico a sviluppare cambiamenti di mentalità in relazione al genere, a promuovere la parità fra i sessi, ad offrire opportunità per le donne in settori specifici e a sollecitare nuove politiche e azioni attente alla dimensione di genere. Le buone pratiche sono diventate parte del nuovo metodo di operare dell’UNDP focalizzato sulla diffusione di conoscenze attraverso buone pratiche sperimentate. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile BUONE PRATICHE: EVOLUZIONE E CONCETTI 1 5 6 Spesso il termine buona pratica viene utilizzato impropriamente come sinonimo di azione positiva. Questa espressione fa la sua comparsa alla fine degli anni ’80, quando un gruppo di donne, di fronte alla mancata applicazione delle leggi comunitarie in favore dell’uguaglianza fra i sessi in campo lavorativo, ritenne necessario agire attraverso l’applicazione di azioni di discriminazione positiva. Le azioni positive quindi non sono altro che “misure temporanee e speciali volte ad accelerare il processo di instaurazione di fatto dell’uguaglianza e a combattere le forme di discriminazione dirette ed indirette nei confronti delle lavoratrici”2. Rispetto alle azioni positive, le buone pratiche hanno una portata più ampia, sia nel tempo che nel raggio d’azione, sia per il target di attori sociali interessati. Un altro termine che si ritrova spesso nella ricerca di buone pratiche è quello di promising practices. Questa espressione è stata invece introdotta dal progetto EQUAL promosso dall’Unione Europea per indicare quelle pratiche che, al momento del loro avvio, racchiudono in sé il potenziale, per diventare good o best practices, attraverso una valutazione ex post degli obiettivi e dei risultati raggiunti. Storicamente il concetto di good and best practices si rafforza in occasione di Habitat II, la Seconda Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Urbano, tenutasi nel 1996 ad Istanbul. Adottato da 171 paesi, il documento politico elaborato nel corso del Summit è conosciuto come Agenda Habitat. Il documento invita tutti i partners, incluse le autorità locali, il settore privato e le comunità, a monitorare e valutare regolarmente le proprie performances nell’implementazione dell’Agenda Habitat avvalendosi di indicatori mirati e diffondendo esperienze documentate relative alle buone pratiche realizzate. Ed è proprio in risposta al Summit del 1996 che l’anno successivo nasce il “The Best Practices and Local Leadership Programme (BLP)”. Il BLP coinvolge su scala globale agenzie governative, autorità locali e associazioni, istituzioni professionali ed accademiche, organizzazioni in generale impegnate nell’identificazione e nello scambio di soluzioni di successo per lo sviluppo sostenibile. L’obiettivo del BLP è di aumentare la consapevolezza di chi è chiamato a prendere decisioni in campo sociale, economico e ambientale, e di garantire una maggiore informazione dei risvolti pratici e delle opzioni politiche per migliorare l’ambiente di vita. Tutto ciò viene fatto attraverso l’identificazione, la diffusione e l’applicazione delle lezioni imparate dalle best practices, cioè da quelle azioni che hanno contribuito a migliorare la qualità della vita e la sostenibilità delle nostre città e comunità. BUONE PRASSI A partire dal 1995, ogni due anni viene conferito il Dubai International Award for Best Practices alle iniziative che si sono distinte nel migliorare l’ambiente di vita. Il sistema di premiazione valuta e assegna i riconoscimenti avvalendosi di un comitato tecnico e di una giuria qualificata. 1 .2.1 SIGNIFICATIVITÀ E TRASFERIBILITÀ In linea generale, i criteri per attribuire ad una esperienza la qualifica di buona pratica sono essenzialmente legati ad alcune caratteristiche quali: - L’impatto: hanno cioè risvolti positivi e significativi sulla vita politica e sociale, attraverso la creazione e applicazione di leggi a favore della parità tra i sessi3. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali definisce questo aspetto in termini di rilevanza della strategia adottata e di rilevanza politica4, - La trasferibilità (in contesti analoghi), - La riproducibilità (in contesti diversi), - L’innovatività dell’esperienza, - La sostenibilità (ambientale, economica e sociale). Diventa elemento essenziale la partecipazione di organi e/o istituzioni locali, nazionali ed internazionali, quali il governo, le istituzioni accademiche, i media, le Agenzie delle Nazioni Unite, le ONG, - Outputs concreti e misurabili. Le buone pratiche portano ad un cambiamento reale che contribuisce alla parità di genere o ad aprire nuovi scenari in aree che solitamente non sono espressione della partecipazione femminile; tali cambiamenti sono inoltre misurabili in termini di relazioni di genere, bilancio di genere, opzioni ed opportunità per le donne. BUONE PRATICHE: ALCUNE CATEGORIE DI GENERE 1 .2.2 donne e sviluppo sostenibile LA RICERCA DI GOOD AND BEST PRACTICES 1.2 Parlare di gender equality significa muoversi in contesti differenziati, posto che le disparità di genere si riscontrano in maniera trasversale in tutti i settori della vita quotidiana. La disparità tra donne e uomini è un fenomeno multidimensionale che deve venir affrontato tramite un insieme comprensivo di misure strategiche. La difficoltà consiste nell’attuare strategie che fascicolo terzo 7 8 promuovano le pari opportunità per donne e uomini nell’istruzione, nell’occupazione, nella carriera, nello spirito imprenditoriale, nella parità di remunerazione a parità di lavoro, nella migliore ripartizione delle responsabilità familiari, nella partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini al processo decisionale e nell’eliminazione della violenza verso le donne5. Diventa utile quindi individuare alcune chiavi di lettura della dimensione di genere a cui ricondurre le esperienze di buone pratiche che si sono realizzate. Anche in questo caso l’offerta è ampia e diversificata. In questo paragrafo riportiamo solo tre esempi: il primo è quello proposto dalla Piattaforma di Pechino, pietra miliare in tema di riflessioni sul genere, il secondo dell’UNDP che riprende Pechino, il terzo è utilizzato a livello europeo e proposto dalla LED, la lobby europea delle donne. Nel 1995 la Piattaforma di Pechino individua 12 aree legate alla dimensione di genere e cioè: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 donne e povertà, donne e media, donne e ambiente, istruzione e formazione, donne e salute, violenza contro le donne, donne e processi decisionali, donne e conflitti armati, meccanismi istituzionali per il progresso delle donne, donne ed economia, diritti umani delle donne, le bambine. Riprendendo le 12 aree della Piattaforma, nel 2001 l’UNDP ha pubblicato un manuale “Gender mainstreaming in practice: a handbook” che contiene alcuni spunti interessanti per la categorizzazione delle tematiche sul genere. BUONE PRASSI TAB.2.1 CATEGORIZZAZIONE DELLE TEMATICHE SUL GENERE 1 2 3 4 Sottocategorie Dalla Piattaforma di Pechino Macroeconomia e commercio Obiettivi e giustificazione delle politiche macroeconomiche Lavoro riproduttivo Budgets Liberalizzazione degli scambi Donne ed economia Governo e partecipazione Governo e partecipazione a livello locale Governo locale: decentralizzazione, programmazione comunitaria e prestazione di servizi Governo e famiglie Partecipazione e governo nel settore privato Donne e processi decisionali Lavoro Attività economica e uso del tempo: lavoro produttivo e riproduttivo Disoccupazione, ricerca di lavoro e riqualificazione Uguali opportunità e discriminazione Condizioni di lavoro e politiche family friendly Meccanismi istituzionali per il progresso delle donne Educazione Uguaglianza nella possibilità di iscrizione e completamento degli studi Uguaglianza strutturale nella professione di insegnante Ruoli di genere e stereotipi: curricula scolastici e formazione insegnanti Coinvolgimento dei genitori nell’educazione Istruzione e formazione le bambine fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Categorie UNDP 9 10 5 Salute Aspettativa di vita Incidenza di malattie e altri problemi di salute Salute riproduttiva e sessuale Donne e salute Riforma del settore legato alla salute Accesso alle cure Violenza basata sul genere 6 Povertà Definizione e concettualizzazione di povertà e genere Misurare la povertà Misure per sradicare la povertà Donne e povertà 7 Giustizia e diritti umani Legislazione nazionale e diritti legali La magistratura Diritti umani inviolabili a livello internazionale – monitoraggio e reporting Meccanismi di protezione e denuncia Diritti umani delle donne Violenza contro le donne 8 Genere come variabile scientifica Scienza ricerca e Statistiche di genere tecnologia Nuove tecnologie di informazione Carriere nella scienza e tecnologia 9 10 11 Mass media Riflessioni sul ruolo di genere e sugli stereotipi Donne e media Controllo mediale, partecipazione ed accesso Ambiente e sviluppo sostenibile Un ambiente sostenibile globalmente e approcci allo sviluppo Ruoli di genere nella protezione ambientale L’impatto sul genere del degrado ambientale e pulizia ambientale Donne e ambiente Difesa conflitto e costruzione della pace Istituzioni militari e di difesa Ruoli di genere nei conflitti violenti e nella guerra Risoluzione di conflitti, costruzione di pace e situazioni post conflittuali Donne e conflitti armati BUONE PRASSI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Le relazioni tra donne e uomini, Le giovani e l’istruzione, L’impiego, La sanità, La violenza, I media, Il potere decisionale, La legislazione europea sulla parità donne-uomini. LE BANCHE-DATI DISPONIBILI IN RETE 1 .1.1 Catalogare tutte le buone pratiche intraprese fino ad oggi non risulta un’operazione semplice, sia per il numero di esperienze condotte nel corso degli anni, sia per la loro spesso difficile reperibilità, sia per la diversità delle scale di azione utilizzate nella realizzazione delle esperienze. Di fronte all’innumerevole casistica che si trova in rete, risulta inoltre difficile determinare una scala di valutazione per dare delle priorità ed inoltre difficoltosa è spesso una loro comparazione. Esistono però dei database accreditati e facilmente consultabili in via telematica, come già ricordato nel paragrafo precedente. Nelle prossime pagine vengono presentati i database: - del programma Un Habitat, - dell’UNIFEM, - della World Bank, - dell’Unione Europea, - dell’UNESCO, fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile La Lobby europea delle donne (LED), è il maggiore organismo di coordinamento a livello europeo di organizzazioni non governative impegnate a favore delle donne: è oggi composto da più di 3000 associazioni. La LED nasce nel 1990, con l’obiettivo di raggiungere la parità in Europa tra donne e uomini, proponendosi a livello dell’Unione come collegamento tra le istituzioni e le organizzazioni che operano nel campo dei diritti delle donne. Nel 2001 pubblica la “Guida delle giovani per le pari opportunità in Europa”, come strumento di sensibilizzazione e di lobbying a favore delle pari opportunità per le giovani dell’Unione Europea. Gli argomenti trattati sono suddivisi in base ad alcune tematiche chiave e per ogni tema trattato viene data una visione di insieme dei “fatti” cioè della situazione attuale, dei “diritti” cioè le principali linee d’azione europea sull’argomento, e delle “idee delle giovani”, ovvero proposte per progredire verso la parità su quel preciso tema. 11 12 - dell’UNAIDS, - del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, - dell’Associazione Arcidonna. Essi sono accomunati dalla volontà di condivisione di esperienze maturate a tutti i livelli, orizzontale, verticale, pubblico e privato, internazionale, nazionale, regionale, locale per condividere idee, progetti, soluzioni di successo, per creare una grande rete comunicativa di interscambio. Il database “Best Practices and Local Leadership Programme” È il caso del database del “Best Practices and Local Leadership Programme” (BLP) del programma UN-HABITAT, che contiene oltre 2.150 soluzioni provenienti da oltre 140 nazioni. Esso dimostra le modalità pratiche con cui il pubblico, il privato e la società civile possono lavorare assieme per migliorare il modo di governare, per sconfiggere la povertà, proteggere l’ambiente, fornire supporto economico allo sviluppo e così via. Il database, consultabile al sito www.bestpractices.org, è uno strumento utile per: - analizzare i trends attuali e i problemi emergenti; - instaurare contatti con persone e organizzazioni; - acquisire capacity building comprendendo nuove conoscenze di management e metodi; - sviluppare la cooperazione tecnica attraverso il confronto domanda/offerta di competenze ed esperienze; - attuare politiche basate su esperienze di successo. La giuria internazionale riunitasi a Dubai dal 13 al 17 giugno 2004 ha selezionato, come avviene ogni due anni, le 10 migliori pratiche su una lista di buone pratiche già selezionate da uno specifico comitato tecnico. Le esperienze vincitrici sono state realizzate in Argentina, Brasile, Canada, Cina, Iran, Kenia, Palestina, Spagna, Togo e Uzbekistan. Nello specifico, viene riportato un estratto dell’esperienza dell’Uzbekistan, il cui obiettivo è stato quello di ridurre la povertà femminile attraverso corsi di formazione professionale e microcredito. BUONE PRASSI In Uzbekistan il livello di disoccupazione femminile è molto più alto di quella maschile (62%). Inoltre le donne lavoratrici sono impiegate in settori sottopagati e guadagnano di norma il 70% della rispettiva paga maschile. Il basso tasso di lavoro autonomo è dovuto alla mancanza di abilità e conoscenza, al limitato accesso al credito per le donne (15%) e ad una bassa partecipazione nella creazione di nuove imprese. Per migliorare questa situazione, l’organizzazione non governativa Business Woman’s Association, ha promosso un programma integrato per la riduzione della povertà femminile attraverso corsi di formazione professionale e programmi di microfinanza nelle aree rurali dell’Uzbekistan. L’iniziativa ha avuto un impatto positivo sulla situazione economica del paese. È migliorato il ruolo e lo status economico delle donne, vincendo le barriere di genere. Si è garantito l’accesso paritario alle risorse finanziarie attraverso programmi di microcredito, promuovendo l’imprenditorialità, creando posti di lavoro, istituzionalizzando le imprese femminili. 7.300 donne disoccupate hanno partecipato a corsi di formazione professionale e questo ha contribuito a far acquisire loro le abilità necessarie per diventare indipendenti dal punto di vista finanziario e/o per diventare creatrici di imprese. Con l’obiettivo di creare condizioni legislative favorevoli per l’attività degli istituti di microfinanza, l’associazione Business Woman ha fatto pressioni per l’adozione di un decreto sulla microfinanza denominato “misure sullo sviluppo dell’attività microfinanziaria” adottato dal governo nell’agosto 2002. L’associazione è costantemente in contatto con altre organizzazione del centro Asia per uno scambio fruttuoso di conoscenze ed esperienze e, sulla base dei risultati positivi maturati in Uzbekistan, si sta cercando di trasferire l’esperienza in altri contesti. Il database del BLP permette una ricerca secondo records diversi: - anno - categoria di esperienze (tra cui gender equality and social inclusion) - sottocategorie relativamente alle esperienze scelte: - accesso alle risorse - controllo delle risorse - carattere etnico - ruoli e responsabilità di genere - specifiche necessità di genere - legislazione - prevenzione dell’abuso di immigrati/migranti - rimozione delle barriere contro la parità di genere - interazione sociale fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Sintesi del progetto 13 14 - potere femminile ed empowerment - sicurezza per le donne - titolo - lingua - nazione - regione - scala - dimensione della città in cui si è realizzata l’esperienza - ecosistema (arido-semiarido, costiero, continentale, montano…) - tipo di buona pratica (best practice, award winner….) - scelta per ordine alfabetico o per regione Una sezione del sito è dedicata alle best practice briefs, una sorta di sintesi di pratiche selezionate provenienti da tutto il mondo, destinate ad offrire una descrizione sommaria di come le città, le persone e le loro comunità stanno risolvendo problemi critici dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Queste sintesi selezionate da più di 2000 pratiche di oltre 160 nazioni, mostrano come l’Agenda Habitat, Agenda 21 e i Millenium development Goals sono state implementate. Le sintesi sono organizzate in diverse aree tematiche tra cui pratiche per l’empowerment femminile. Il database dell’UNIFEM Un altro database attendibile si può facilmente consultare all’indirizzo internet http://www.un.org/womenwatch/resources/ goodpractices/. Questo database di buone pratiche è un progetto dell’IACWGE, Inter Agency committee on women and gender, coordinato dall’UNIFEM con la partecipazione dell’UNDP, UNFPA, UNICEF e HABITAT. Hanno contribuito alla creazione del database più di 20 organizzazioni delle Nazioni Unite. Le buone pratiche selezionate sono state scelte in base alla soddisfazione di almeno due dei seguenti criteri: - aver raggiunto un effettivo cambiamento nella parità tra i sessi aprendo nuove prospettive in ambiti non tradizionali per le donne, portando a cambiamenti visibili o misurabili nelle relazioni di genere, nel bilancio di genere, nelle opportunità delle donne; - avere determinato un impatto significativo sulla politica ambientale, per creare un ambiente più favorevole per l’equità di genere; - dimostrare un approccio innovativo e trasferibile; - dimostrare sostenibilità. Un interesse speciale viene riservato inoltre alle buone pratiche BUONE PRASSI - emergono da un processo partecipativo coinvolgendo una molteplicità di soggetti (società civile, settore privato, governo…); - hanno una scala o campo di azione significativo; - coinvolgono la collaborazione fra agenzie; - affrontano la discriminazione e le ineguaglianze alla prospettiva del ciclo di vita; - dimostrano l’impegno del governo per azioni e risorse aggiuntive; Anche in questo caso le buone pratiche vengono ordinate per tematiche di ricerca: - credito, economia ed impiego - ambiente e salute e meccanismi istituzionali - famiglia - conflitti - tecnologia - diritti umani - misurazioni Lo stesso database è consultabile anche al sito dell’UNDP (http:// www.sdnp.undp.org/gender/practices/guidelines.html) fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile che: 15 16 Il database della World Bank La World Bank dispone di un database sulle buone pratiche finanziate a partire dal 1947 ad oggi, molto vasto e ben organizzato. (più di 9.500 esperienze). Questo database è stato creato allo scopo di rendere sempre più trasparenti al pubblico e ai partners i finanziamenti erogati e incoraggiare una più ampia partecipazione nei progetti finanziati dalla Banca. La ricerca avanzata dei progetti avviene attraverso alcuni campi di ricerca: regione, nazione, settore, tipo di finanziamento, strumenti di credito, tematica, obiettivi, anno di approvazione, categoria ambientale e/o stato del progetto. Il sito si trova all’indirizzo internet http://www.worldbank.org/ data/databytopic/gender.html, cliccando in basso sul link World Bank Projects database. Compiendo una ricerca avanzata, scegliendo i progetti che hanno avuto come obiettivo quello di “promuovere l’equità di genere e l’empowerment delle donne”, risultano 301 progetti. Per ciascun progetto è disponibile una scheda di approfondimento. Il database dell’Unione Europea sulle buone pratiche per l’imprenditorialità femminile. Sul sito dell’Unione Europea, all’indirizzo http://europa.eu.int/ comm/enterprise/entrepreneurship/craft/craft-women/databasewomen.htm, è presente un database che raccoglie alcuni progetti che si sono distinti in ambito europeo per il sostegno dell’imprenditorialità femminile. BUONE PRASSI Il database dell’UNESCO Un altro database consultabile in rete è quello dell’UNESCO, dal nome “The most clearing house”, al sito internet http://www.unesco.org/ most/bpwomen.htm, che raccoglie le best practices che riguardano politiche e progetti miranti a sconfiggere la povertà e ridurre l’esclusione sociale. Ci sono più di 20 esempi di best practices nell’area relativa a “Women and gender equality”. Le buone pratiche qui selezionate sono estrapolate dal sito già citato dell’UN-habitat. Il database dell’UNAIDS Al sito dell’UNAIDS è presente un database di best practices correlate con il tema dell’AIDS, in particolare la problematica “Gender and HIV/AIDS”. Il sito è consultabile all’indirizzo: http://www.unaids.org/EN/ in+focus/topic+areas/gender+and+hiv-aids.asp donne e sviluppo sostenibile Il progetto nasce con l’intento di identificare e valutare le misure realizzate a livello nazionale per promuovere l’imprenditorialità femminile e per identificare le buone pratiche. Nel database sono state inserite anche buone pratiche provenienti da contesti extra europeo, come USA, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. La ricerca è possibile secondo diverse chiavi di ricerca: - per nazione; - per tipologia di fondo (nazionale regionale locale altro); - per contenuto dell’azione (supporto per lo start up, informazione, fondi, consulenza, formazione, networking…); - per tipologia di azione (istituzioni, pubblicazioni, servizi di supporto, eventi, piattaforma elettronica); - per settore (agricoltura e pesca, manifatture, costruzione, trasporti, comunicazione, turismo, banca finanza assicurazioni…); - per progetti finanziati con il contributo europeo; - per fase di sviluppo dell’impresa (start up, fase di crescita, fase di consolidamento , trasferimento del business, periodo di crisi…). Il database del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Una delle iniziative in corso a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è la realizzazione del Sistema Nazionale delle Buone Pratiche (S.N.B.P), che prevede la costruzione di un catalogo/biblioteca virtuale del sistema nazionale delle buone pratiche del fondo sociale europeo per permettere la loro diffusione fascicolo terzo 17 18 e utilizzo da parte del sistema formativo nazionale. Al sito http: //www.welfare.gov.it/EuropaLavoro/IniziativaComunitariaEQUAL/ BuonePratiche/default.htm è presente l’elenco di progetti EQUAL italiani segnalati alla Commissione europea come pratiche promettenti (promising practices) suddivise per assi (occupabilità, imprenditorialità, adattabilità, pari opportunità, richiedenti asilo). Nella sezione pari opportunità sono attualmente segnalate 11 esperienze. Il database Arcidonna Tra i database italiani che segnalano buone pratiche per la promozione della dimensione di genere, segnaliamo il sito di Arcidonna, un’associazione nazionale nata a Palermo nel 1986 con l’obiettivo prioritario di promuovere le libertà e le pari opportunità per le donne, combattendo le discriminazioni di ogni genere, valorizzando la creatività, lo spirito d’iniziativa e l’identità femminile, nel rispetto delle differenze e dei valori individuali. Nel sito http://www.arcidonna.it/mainstreaming/mainstream.htm sono raccolte diverse esperienze di buone pratiche, suddivise per ambito di azione: - Promuovere l’integrazione della dimensione delle pari opportunità per donne e uomini in tutte le politiche e attività, - Mobilitare gli attori socioeconomici per realizzare le pari opportunità per le donne e per gli uomini, - Promuovere le pari opportunità in una economia di cambiamento, - Conciliare la vita familiare e la vita lavorativa/ professionale, - Promuovere la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini nel processo decisionale, - Rafforzare le condizioni per l’esercizio dei diritti alla parità. ALCUNI ESEMPI DI BUONE PRATICHE (PER CATEGORIE SIGNIFICATIVE) 1.1.1 In questo paragrafo vengono prese in considerazione alcune buone pratiche risultate significative per la dimensione di genere. Nel richiamarle viene utilizzata, per motivi di semplificazione e chiarezza, la ripartizione proposta dalla Piattaforma di Pechino, paragrafo 1.2.2 della presente sezione. La pretesa di questo capitolo non è quello di essere esaustivo, vista la BUONE PRASSI grande varietà di esperienze. Si tratta solo di citare qualche esempio di ciò che è risultato significativo nel campo della promozione delle pari opportunità, come spunto di riflessione per le nuove politiche ed azioni di genere. Le fonti di riferimento da cui sono tratte le buone pratiche sono i database individuati nel paragrafo precedente. - la Carta europea per le donne nelle città dal database dell’UNESCO La Carta europea per le donne nelle città rappresenta un processo d’analisi permanente e aperto che contiene una serie di proposte concrete pronte per essere attuate al fine di considerare e favorire una cittadinanza più attiva delle donne nell’ambito dei piani di sviluppo del territorio e della città. La proposta di una carta delle donne nella città ha lo scopo di elaborare una nuova filosofia di pianificazione urbana, per far nascere un dibattito democratico e costruttivo che integri i bisogni e le differenti aspettative dei cittadini e delle cittadine. Gli sforzi di rivitalizzazione delle nostre città devono convergere verso l’emergenza di altre priorità politiche ed economiche verso una maggiore armonizzazione sul piano sociale. La sfida e’ la ricostruzione dei luoghi e dei legami di coesione sociale che permettano le pari opportunità tra uomini e donne tanto nell’ambiente urbano che rurale. Questa Carta ha essenzialmente lo scopo di promuovere una società più emancipata, liberata dagli impellenti stereotipi che frenano ogni evoluzione favorevole alle donne in materia di servizi urbani, di habitat, di sicurezza e di mobilità. E’ necessario allora pensare e rimodellare la città attraverso lo sguardo delle donne al fine di apportare un’altra dimensione e nuovi equilibri. La Carta è una ricerca/azione realizzata da un team europeo e sovvenzionata nel 1994 dall’Unità per le Pari Opportunità della Commissione dell’Unione Europea. Essa contiene una valutazione della situazione delle donne nelle città riguardo la loro condizione in situazioni di decision making, una dichiarazione articolata in 12 punti, un’analisi di cinque argomenti prioritari (pianificazione urbana e sviluppo sostenibile, sicurezza, mobilità, habitat e servizi locali, strategie) una base di dati computerizzata delle persone, risorse e dei riferimenti bibliografici e infine un catalogo delle azioni positive composto da 66 schede che presentano varie iniziative nate dalla volontà di donne in Europa e nei paesi del Sud. Ecco in breve i 12 punti in cui si articola la Carta6: fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Meccanismi istituzionali e promozione delle donne 19 20 Le donne nella città e: 1. La cittadinanza attiva. I modi di esercizio della cittadinanza attiva devono essere affrontati a partire da una riflessione fondamentale relativa, da un lato, all’ influenza dei luoghi di vita e, dall’altro, al funzionamento delle istanze di rappresentazione degli ingranaggi economi e politici che fondano la città. 2. La presa delle decisioni e la democrazia paritaria. Le donne devono poter accedere a tutti i livelli decisionali in tema di pianificazione del territorio, di spazio urbano, di habitat e di trasporti. 3. Le pari opportunità. Devono essere favorite le pari opportunità nell’educazione e nella ricerca, in seno alle istanze professionali e nell’esercizio di tutte le professioni relative alla pianificazione del territorio, dello spazio urbano, dell’habitat, della mobilità e della sicurezza urbana. 4. La partecipazione. Devono essere istituiti processi partecipativi imparziali nei confronti delle donne con l’obiettivo di favorire nuovi rapporti di solidarietà. 5. La vita quotidiana. Le contingenze della vita quotidiana analizzate attraverso lo sguardo delle donne devono divenire una sfida politica. 6. Lo sviluppo sostenibile. Le donne devono essere pienamente associate alle politiche di mantenimento degli equilibri ecologici del nostro pianeta. 7. La sicurezza e la mobilità. Tutte le donne, in particolare quelle più sfavorite e isolate, devono disporre di tutte le facilità di accessibilità ai trasporti al fine di potersi muovere liberamente e in piena sicurezza per godere pienamente della vita economica, sociale e culturale della città. Le donne hanno ugualmente “Diritto alla Città “. 8. Il diritto all’alloggio e all’abitare. Le donne hanno diritto ad un alloggio e ad un habitat appropriati. 9. La dimensione del genere. La dimensione del genere applicato alla città deve essere ammesso come fonte di una nuova cultura condivisibile e partecipe all’elaborazione di una nuova filosofia di pianificazione del territorio. 10. L’insegnamento e la sperimentazione locale. La dimensione del genere applicata alla città deve essere BUONE PRASSI Donne e processi decisionali - Il progetto DIAMOND: Promuovere la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini nel processo decisionale dal sito di Arcidonna7 Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, viene realizzato nella contea di Östergötland in Svezia, con l’obiettivo di promuovere le pari opportunità nelle grandi imprese private. La tecnica, molto diffusa nel paese, sia a livello pubblico che privato, consiste nell’affiancare alle donne che occupano posizioni inferiori ed hanno meno opportunità nella gerarchia aziendale (mentée) una persona con qualifica superiore (mentor) anche di altre aziende. L’obiettivo consiste nel permettere alle donne di raggiungere la leadership attraverso un sistema di trasferimento di competenze: infatti il contatto diretto tra i due soggetti crea affiatamento e comprensione reciproca. La contea di Östergötland, dopo aver coinvolto diverse aziende quali l’Enel spa e la Deutsche Telecom, ha individuato 16 donne con funzioni di middle manager le quali, in qualità di mentée, hanno affiancato per 3/5 giorni altrettanti dirigenti-mentors. L’idea nasce sulla base di considerazioni statistiche in merito al fatto che le donne sono sottorappresentate ai vertici delle gerarchie sia pubbliche che private. Ecco i principali risultati raggiunti: - Sviluppo personale e professionale del mentée con conseguente graduale incremento di presenza femminile a livello manageriale, - Maggiore visibilità delle donne all’interno della gerarchia aziendale, - Il mentor acquisisce una maggiore conoscenza delle competenze, della professionalità e delle condizioni lavorative delle donne, fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile insegnata nelle istituzioni scolastiche, negli istituti di architettura e urbanistica e nelle università. La sperimentazione nelle città è da intraprendere con emergenza per incitare al cambiamento. 11. Il ruolo dei media e la trasmissione delle esperienze. I media devono applicarsi a diffondere messaggi che vadano contro gli stereotipi e mostrare donne nei ruoli che riflettono la loro evoluzione e la loro emancipazione. 12. Le reti. Deve essere creata a scala europea una rete di scambio delle informazioni per promuovere la Carta e i principi che contiene. 21 22 - Migliore comunicazione tra uomini e donne e scambio di esperienze tra le diverse unità aziendali, - Maggiore conoscenza, da parte dei partecipanti, dell’organizzazione e del funzionamento del proprio ente/ azienda. Per un approfondimento del progetto si rimanda al sito http:// www5.e.lst.se/jem/diamond/ Meccanismi istituzionali per il progresso delle donne - Il progetto CON-TEMPO – Le città in rete per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro Finanziato dal FSE all’interno dell’Iniziativa Comunitaria EQUAL, asse Pari Opportunità, dal Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale e dalla Regione Lombardia, il progetto vede come beneficiario una partnership di sviluppo geografica composta da sei enti locali (comune di Pavia, comune e provincia di Cremona, comune di Crema, comune di Lodi, comune di Mantova,) da organismi privati, da sindacati (CGIL – CISL – UIL Pavia), da imprese pubbliche e associazioni di categoria e dall’Università di Pavia. Il Capofila della partnership è il CESVIP mentre il Comune di Pavia è il coordinatore generale. Il progetto è della durata di 30 mesi (dal 15/05/02 al 11/11/04). L’idea nasce dalla comune sensibilità ed azione degli assessorati pari opportunità volta a creare una rete tra città per migliorare la partecipazione delle donne al lavoro e le condizioni di conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari. L’Obiettivo generale è la sperimentazione di azioni in rete mirate a: - promuovere azioni family e personal friendly attraverso la progettazione e attivazione di interventi innovativi e flessibili che valorizzino le specificità territoriali e rappresentino bisogni di conciliazione e riequilibrio delle responsabilità familiari tra i sessi; - creare un clima favorevole allo sviluppo, al mantenimento, alla valorizzazione dell’occupazione femminile favorendo la diffusione di una cultura di pari opportunità e mainstreaming di genere; - ridurre il rischio di segregazione occupazionale e di esclusione dal mercato del lavoro delle donne. Con-tempo intende, attraverso la costituzione di una “rete delle città” e dei Centri risorse di parità: - rafforzare la capacità programmatoria degli enti locali, orientata a favorire l’integrazione tra le politiche di sostegno all’occupazione femminile nel territorio e le politiche sociali BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile dei servizi, l’organizzazione degli orari e le politiche di conciliazione familiare; - sostenere il dialogo costante tra la società civile e i policy maker locali sul tema della conciliazione; - sperimentare e sviluppare metodologie e strumenti innovativi per rispondere ai bisogni di conciliazione familiare attraverso l’avvio e il rafforzamento di Centri Risorse personalfamily friendly e azioni innovative a favore della conciliazione della vita lavorativa e familiare all’interno di servizi pubblici e di organizzazioni lavorative private e pubbliche. Il progetto si articola in sette azioni: una prima fase di ricercaintervento, una seconda di marketing territoriale e comunicazione e una terza di mainstreaming di genere che permetteranno di offrire visibilità e immagine alla proposta e alle diverse iniziative locali. Intanto prenderà il via anche la formazione e, soprattutto, la vera e propria sperimentazione di Servizi personal - family friendly. Questa fase rappresenta uno degli obiettivi primari del progetto e si concretizza con lo sviluppo di un sistema di servizi e di iniziative family friendly rivolti a donne e uomini. In particolare si prevede: - il rafforzamento dei Centri risorse di parità già esistenti a Pavia e Cremona e la creazione di Centri risorse per la conciliazione a Lodi, Mantova, Crema e Casalmaggiore; - la costituzione di un Centro risorse di ll livello a Cremona funzionante come raccordo dei Centri locali comunali del territorio provinciale; - la promozione di servizi territoriali e/o aziendali per la conciliazione in diverse realtà lavorative di settori pubblici e privati; - la realizzazione di servizi di informazione, sensibilizzazione e raccordo tra domanda e offerta di interventi di conciliazione familiare; - l’individuazione di azioni mirate per favorire la conciliazione familiare e le pari opportunità nelle organizzazioni pubbliche e/o private; - la formazione e aggiornamento di operatrici/tori, di donne e uomini per la gestione e l’uso dei servizi e la diffusione e/o rafforzamento di una cultura della condivisione delle responsabilità familiari; - la sensibilizzazione dei contesti locali e la creazione di una rete di servizi ed interventi che favoriscano la partecipazione delle donne al lavoro e la conciliazione familiare. Il progetto, necessariamente caratterizzato dalla transnazionalità, si chiude con una fase di monitoraggio e autovalutazione. Essa si propone di verificare il processo progettuale, la coerenza degli 23 24 interventi realizzati rispetto agli obiettivi e agli indicatori di impatto di valutazione di genere. La metodologia di monitoraggio e valutazione rende partecipi tutti i partner di progetto nella definizione degli strumenti ed indicatori di verifica e nel confronto sugli elementi emersi. Per ulteriori dettagli si rimanda, comunque, al sito http:// www.equalcontempo.it/. Violenza contro le donne - Violenza nei confronti delle donne - il ruolo del sistema sanitario locale Programma di formazione continua per le professionalità mediche nel sistema sanitario della Bassa Austria In cooperazione con l’Accademia Provinciale della Bassa Austria, i servizi di consulenza alle donne, le case rifugio per le donne e il Centro di Intervento Contro la Violenza in Famiglia, il Dipartimento delle Problematiche Femminili del Governo Provinciale della Bassa Austria ha organizzato un programma di formazione continua per il personale ospedaliero nell’ambito della “violenza su donne e bambini”. Studi internazionali hanno dimostrato che da una a cinque donne su dieci ha esperienza di qualche forma di violenza, e circa il 75% delle donne che hanno subito violenza cercano aiuto medico ad un certo punto. Ne risulta che, in molti casi, i medici ed il personale sanitario degli ospedali che sono aperti al pubblico 24 ore su 24, sono i primi professionisti contattati dalle donne che hanno subito violenza. I relatori del seminario - membri delle sopra elencate strutture per le donne - sono stati formati presso l’Accademia Provinciale della Bassa Austria. Gli ospedali interessati a questi seminari forniscono locali adeguati per svolgere il seminario e pagano una percentuale della quota di adesione. I costi per la formazione dei formatori del seminario ed i costi delle quote di adesione sono stati sostenuti dal Dipartimento delle Problematiche Femminili e dall’Accademia Provinciale della Bassa Austria. Il progetto è articola in due fasi: 1) Formazione dei formatori: i membri delle strutture per le donne, che sono esperti nella consulenza pratica e nell’organizzazione di seminari, ricevono una formazione avanzata da parte di un esperto nel settore del riconoscimento della violenza e dell’aiuto alle donne che hanno subito violenza. 2) Formazione dei medici e del personale sanitario impiegato BUONE PRASSI Istruzione e formazione - “Study circles”: un metodo per la formazione di donne disoccupate L’ABF (Arbetarnas Bildnings Förbund - Associazione per l’educazione dei lavoratori svedesi) di Norrköping promuove periodicamente dei corsi di aggiornamento rivolti alle donne disoccupate/inoccupate. Si tratta di un intervento che, sia dal punto di vista contenutistico sia dalle modalità di svolgimento, si differenzia dai corsi di formazione professionali tradizionali. Tale sistema è attuato da decenni dalle diverse sezioni dell’ABF nell’intero territorio nazionale. Il costo comprende le spese per i locali, per il loro allestimento e mantenimento, nonché per il personale docente. Tali costi potrebbero essere abbattuti risanando ed utilizzando eventuali strutture dell’amministrazione ed impiegando per le docenze il personale di organismi che operano in convenzione con l’ente locale. In realtà l’onere è più che compensato dai vantaggi che ne derivano anche in termini di minori costi diretti e indiretti di disoccupazione. Un ente locale potrebbe supportare, con partenariati o cofinanziamenti, progettualità su programmi comunitari. Le lezioni si svolgono giornalmente al massimo per 6 mesi ed ogni aula è composta da non più di 16 donne. Gli insegnamenti devono avere la funzione di aggiornare le partecipanti fornendo loro strumenti concreti ed adeguati alle richieste del mondo del lavoro e comprendono: l’uso del computer (compreso Internet), la lettura dei quotidiani (poiché i disoccupati difficilmente possono permettersene l’acquisto), inglese, matematica ed eventuali altre discipline che si ritengano importanti in relazione alle caratteristiche delle allieve. L’originalità riguarda soprattutto l’approccio seguito, superando la fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile in strutture ospedaliere, negli ambulatori e nelle strutture di pronto soccorso. I seminari hanno una durata di due giorni e sono organizzati a livello regionale. Alla fine dei loro programmi di formazione avanzata, i formatori dei seminari contattano direttamente le autorità competenti negli ospedali. Come misura preventiva, il Ministero della Sanità del Governo Provinciale della Bassa Austria era stato informato e coinvolto nel programma. I direttori sanitari ed il management medico erano stati contattati per informazioni e per discutere dell’esenzione dai doveri quotidiani dello staff ospedaliero che ha partecipato al seminario. Il programma di formazione completo per tutti gli ospedali della Bassa Austria potrebbe essere un modello su scala nazionale8. 25 26 tradizionale contrapposizione tra docente e discenti: l’insegnante, seduto in circolo insieme alle allieve, avvia delle discussioni sui diversi argomenti (Study circles) cercando di motivare e di stimolare le singole partecipanti. Ciascuna di esse deve non solo ricevere, ma anche fornire alle altre donne conoscenze e competenze che progressivamente scopre in sé, mentre il docente deve lavorare per gli allievi e con gli allievi. L’obiettivo è difatti quello di motivare le donne facendole uscire dall’isolamento e facendo loro acquisire fiducia nelle proprie capacità, trasformandole in cittadine che attivamente partecipano allo sviluppo sociale. L’iniziativa nasce dall’esigenza di far fronte al grave problema della disoccupazione/inoccupazione femminile spesso dovuta alla carenza di aggiornamento della forza lavoro. Al tempo stesso si è cercato di intervenire in modo più flessibile, mirato ed informale rispetto ai normali corsi di formazione professionale e dando grande rilevanza all’aspetto psicologico e motivazionale. Le partecipanti aumentano la fiducia in se stesse e nelle proprie potenzialità e buona parte di esse trova un’occupazione o riprende gli studi. Le donne trovano un’occasione per uscire dall’isolamento in cui spesso si trovano e per prendere contatti con strutture che possono facilitare il loro accesso al mondo del lavoro. L’aggiornamento viene effettuato limitatamente a taluni insegnamenti per garantire una maggiore rispondenza all’offerta di lavoro9. BUONE PRASSI BUONE PRATICHE: DESCRIZIONE E MISURA DEL FENOMENO “GENERE” 2 2.1.1 IL QUADRO GLOBALE In questo paragrafo vengono analizzati i principali report realizzati a livello internazionale. Il riferimento d’obbligo è all’attività reportistica svolta da quindici anni dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP). 2.1.1.1 UNDP: SVILUPPO UMANO E GENERE L’UNDP (United Nation Development Programme) è un network di sviluppo globale delle Nazioni Unite, una organizzazione nata per sostenere, fra diversi paesi, lo scambio di conoscenze, esperienze, risorse, per aiutare le persone a migliorare la qualità di vita10. L’UNDP è presente in 166 paesi, lavorando con la gente per costruire soluzioni mirate e personali che portino a cambiamenti nello sviluppo globale e nazionale. L’UNDP lavora assiduamente per raggiungere i Millenium Developments goals; in particolare gli sforzi sono focalizzati su: - governo democratico, - riduzione della povertà, - prevenzione delle emergenze e recupero, - energia e ambiente, - HIV/AIDS. In tutte le sue attività l’UNDP presta particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e all’empowerment delle donne. Annualmente, a partire dal 1990, viene pubblicato lo Human Development Report (HDR), che focalizza l’attenzione sulle questioni chiave per lo sviluppo a livello globale e costituisce un punto di riferimento fondamentale per coloro che si interessano di sviluppo e globalizzazione. L’indice di sviluppo umano (HDI), introdotto in tale rapporto, è un importante indice sintetico finalizzato alla misurazione dello sviluppo umano attraverso tre dimensioni: l’aspettativa di vita, l’istruzione e fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile REPORTISTICA SULLE PARI OPPORTUNITÀ 2.1 27 28 l’accesso alle risorse. L’UNDP ha elaborato i più importanti indici di pari opportunità: - Gender-related Development Index (GDI) Dopo aver ideato e messo a punto nel 1990 l’indice di sviluppo umano (HDI), cinque anni più tardi l’UNDP realizza questo indice sensibile alla dimensione di genere che misura le pari opportunità nello sviluppo umano. Tre sono gli aspetti rilevati11: - L’aspettativa di vita, cioè la possibilità di vivere a lungo in buone condizioni di salute, misurata attraverso l’aspettativa di vita alla nascita, - La conoscenza, misurata attraverso il tasso di alfabetizzazione degli adulti e dal tasso lordo di iscrizione nei livelli di istruzione primaria, secondaria e terziaria, - Uno standard di vita dignitoso, misurato attraverso il reddito percepito stimato. - Gender Empowerment Measure (GEM) Questo indice fa, invece, riferimento al grado di partecipazione di uomini e donne alla vita economica e politica di un paese. Anche in questo caso sono tre le dimensioni analizzate: - La partecipazione politica e il potere decisionale misurato attraverso la quota di donne e uomini presenti in parlamento, - La partecipazione economica e il potere decisionale, misurato attraverso due indicatori: la quota di donne e uomini con cariche dirigenziali nel mercato del lavoro e la quota di donne nei lavori tecnico professionali, - Le risorse economiche, misurate attraverso il reddito percepito dalle donne e dagli uomini. Come vedremo nei prossimi paragrafi, l’Unione Europea ha cercato di elaborare indici alternativi a quelli proposti dall’UNDP perché ritenuti poco adatti per un confronto significativo tra i paesi dell’Unione Europea e perché non quantificano in maniera solistica il concetto di pari opportunità, focalizzando solo tematiche specifiche. BUONE PRASSI The Human Development Reports Human development Reports – Anni Titolo Sintesi Rapporto 1990 Concetto e misura dello sviluppo umano Il Rapporto analizza, come suo obiettivo primario, il modo in cui la crescita economica influisce – o non influisce – sullo sviluppo umano. L’attenzione è focalizzata sulle persone e su come lo sviluppo aumenti le loro possibilità di scelta. Il Rapporto discute il significato e la misura dello sviluppo umano, proponendo un nuovo indice composito. Comunque il suo principale obiettivo rimane pratico e pragmatico. Rapporto 1991 Finanziare lo sviluppo umano Rapporto 1992 Dimensioni globali dello sviluppo umano Rapporto 1993 Partecipazione delle persone fascicolo terzo La mancanza di impegno politico, più che le risorse finanziarie, è ciò che davvero determina lo sviluppo umano. Il 20% più ricco della popolazione riceve un reddito che è 150 volte quello del 20% più povero. Il Rapporto suggerisce una duplice strategia per porre fine a questa situazione. Innanzitutto, effettuare massicci investimenti nelle persone e rafforzare le possibilità tecnologiche nazionali può far sì che alcuni paesi in via di sviluppo siano in grado di acquisire un forte vantaggio competitivo nei mercati internazionali. Poi, dovrebbero realizzarsi riforme internazionali di base. Il Rapporto esamina come e fino a che punto le persone partecipano agli eventi e ai processi che determinano e influenzano le loro vite. Esso osserva i tre principali mezzi della partecipazione delle persone: i mercati equi, le politiche autonome e le organizzazioni comunitarie, specialmente le organizzazioni non governative (NGOs); e suggerisce misure di politica concreta per affrontare i numerosi problemi della crescente disoccupazione donne e sviluppo sostenibile TAB.2.1 SINTESI DEI RAPPORTI DELLO SVILUPPO UMANO 29 30 Nuove dimensioni della sicurezza umana Il rapporto introduce un nuovo concetto di sicurezza umana che associa la sicurezza alle persone più che ai territori, allo sviluppo più che alle armi. Esso esamina gli interessi della sicurezza umana sia a livello nazionale che globale. Rapporto 1995 Genere e sviluppo umano Il Rapporto analizza i progressi compiuti nella riduzione delle disparità di genere negli ultimi decenni trascorsi e rivela l’ampio e persistente divario tra le accresciute capacità delle donne e le limitate opportunità. Vengono introdotte due nuove misure per allineare le nazioni su scala globale in base ai loro progressi nell’uguaglianza di genere; segue un’analisi della svalutazione e dello scarso riconoscimento del lavoro delle donne. In conclusione, il Rapporto offre una strategia in cinque punti per pareggiare le opportunità di genere nel prossimo decennio. Human development Reports – Anni Titolo Sintesi Rapporto 1996 Crescita economica e sviluppo umano Il Rapporto afferma che la crescita economica, se non adeguatamente gestita, può significare mancanza di lavoro, può essere muta, spietata, senza radici né futuro e, così, dannosa per lo sviluppo umano. La qualità della crescita è, perciò, tanto importante quanto la qualità ai fini della riduzione della povertà, dello sviluppo umano e della sostenibilità Rapporto 1997 Lo sviluppo umano per sradicare la povertà Sradicare la povertà in ogni luogo è più di un imperativo morale, è una concreta possibilità. L’umanità ha le risorse e le conoscenze per creare un mondo senza povertà in meno di una generazione. Un consumo per lo sviluppo umano L’alto livello di produzione e consumo nel mondo moderno, la potenza e le potenzialità della tecnologia e dell’informazione offrono grosse opportunità. Dopo un secolo di smisurata espansione materiale, i leaders e le persone comuni avranno capacità di cercare e realizzare un progresso più giusto e più umano nel 21° secolo? Rapporto 1994 Rapporto 1998 BUONE PRASSI Rapporto 2000 Diritti umani e sviluppo umano Il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2000 guarda ai diritti umani come un intrinseca parte dello sviluppo – e allo sviluppo come un modo per realizzare i diritti umani. Questi ultimi implicano principi di responsabilità e giustizia sociale nel processo di sviluppo umano. Rapporto 2001 Sviluppare nuove tecnologie di lavoro per lo sviluppo umano I sistemi tecnologici stanno trasformando la tradizionale mappa dello sviluppo, allargando gli orizzonti delle persone e creando il potenziale per realizzare in un decennio il progresso che nel passato richiedeva il passaggio di generazioni. Aumentare la democrazia in un mondo frammentato Questo Rapporto sullo sviluppo umano riguarda innanzitutto e soprattutto l’idea che la politica è importante per il successo dello sviluppo tanto quanto l’economia. La lotta per la riduzione della povertà richiede uno sviluppo equo ma sottintende anche che il potere politico delle popolazioni povere Millennium Development Goals: un accordo tra le nazioni per porre fine alla povertà La portata dello sviluppo umano nel mondo è ampia e irregolare, con sorprendenti progressi in alcune aree contro la stagnazione e lo squallido declino di altre. L’equilibrio e la stabilità nel mondo richiedono l’impegno di tutte le nazioni, ricche e povere,e uno sviluppo globale uniforme per estendere l’abbondanza di possibilità a tutte le persone. Rapporto 1999 Rapporto 2002 Rapporto 2003 fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Una globalizzazione dall’aspetto umano I mercati globali, la tecnologia globale, idee globali e solidarietà globale possono arricchire le esistenze delle persone in ogni luogo. La sfida consiste nel garantire che i benefici siano equamente condivisi e che questa crescente interdipendenza sia a vantaggio delle persone e non solo dei guadagni. Il Rapporto di quest’anno sostiene che la globalizzazione non è una novità, ma che l’era attuale della globalizzazione, guidata da mercati globali competitivi, stia camminando troppo in fretta rispetto alla governance dei mercati e alle ripercussioni sulle persone. 31 32 Rapporto 2004 Accogliere i crescenti bisogni delle persone di essere coinvolte nella società, di rispettare la loro etnia, religione e lingua, richiede qualcosa di più di una democrazia e di uno sviluppo equo. Sono Libertà necessarie politiche multiculturali che culturale riconoscano le differenze, sostengano nell’eterogeneo le diversità e promuovano le libertà mondo culturali, così che tutte le persone contemporaneo possano scegliere di parlare la loro lingua, praticare la loro religione ed essere partecipi condividendo la loro cultura, in modo che ciascuno possa scegliere di essere ciò che è. [Fonte: http://hdr.undp.org/reports/] Rapporti dell’UNDP specifici sulla dimensione di genere L’UNDP ha realizzato finora ben 91 rapporti (a livello globale, nazionale e locale) che affrontano nello specifico la dimensione di genere. - A livello globale nel 1995 l’UNDP pubblica lo Human Development report – gender and human development, un rapporto dove vengono analizzati i progressi realizzati per ridurre le disparità di genere nei due decenni passati e in cui si sottolinea il gap ancora presente tra le capacità di affermazione femminile e le limitate opportunità offerte. Nel rapporto sono introdotti due indici di parità per comparare le nazioni su scala globale in base alle loro performances nella parità di genere. Segue un’analisi sul lavoro femminile, sottostimato e non riconosciuto. In conclusione il report offre una strategia articolata in 5 punti per contribuire alla parità tra i sessi da realizzarsi nel decennio seguente. - A livello locale, tra le pubblicazioni più recenti c’è lo Human Development in South Asia Agriculture and Rural Development realizzato nel 2002 che riguarda la costruzione di un modello si sviluppo agricolo e rurale che sia orientato alla crescita ma nello stesso tempo centrato sulla dimensione umana. Lo sviluppo umano infatti non può prescindere da una equa distribuzione della ricchezza derivata dalla crescita economica. - Un report specifico sulla dimensione di genere è stato pubblicato nel 2000 e ha come titolo Human Development in South Asia - The Gender Question. Il rapporto si focalizza su cinque aree: legislativa, economica, educativa, della salute BUONE PRASSI 2.1.1.2 IL WORLD’S WOMEN 2000: TRENDS AND STATISTICS Il World’s Women 2000: Trends and statistics è il terzo di una serie di pubblicazioni (la prima del 1991, l’altra del 1995) dell’UNSD, United Nation Statistic Division, relative alla condizione femminile. Il report contiene indagini statistiche che offrono un’analisi completa sulla situazione delle donne in diverse parti del mondo attraverso sei specifici campi di indagine: popolazione, donne e uomini in famiglia, salute, educazione e comunicazione, lavoro, diritti umani e politiche12. Ecco un breve estratto13: - Popolazione o le donne in media hanno meno figli, ma con un numero crescente di donne in età riproduttiva, e la popolazione mondiale continua a salire, o una popolazione con 1,15 miliardi di adolescenti, che vivono per lo più in paesi in via di sviluppo, è la più numerosa della storia, fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile e del governo. Il report affronta la condizione femminile nel sud asiatico, rilevando che sono le donne, in primis, a soffrire per la crescente povertà, per l’enorme deprivazione umana, per un governo mancante, per forme di discriminazione basate ancora su pregiudizi e tradizioni e, non da ultimo per i conflitti civili e militari. Le donne formano la maggioranza di quei poveri senza istruzione e senza impiego così numerosi nel sud asiatico. Le donne non hanno quasi mai voce in capitolo nella presa di decisione. Lavorano duramente dall’alba al tramonto senza che il loro lavoro venga riconosciuto. Cinque anni dopo la conferenza di Pechino, rimane ancora molto da fare per incrementare le capacità femminili, per raggiungere l’indipendenza economica, per partecipare alla vita politica, per essere tutelate dalla legge. Il report ha destato interesse e attenzione da parte dei mass media ed è utilizzato come punto di riferimento in molte università nel sud asiatico. - A livello nazionale l’UNDP ha pubblicato, a partire dal 1994 ben 84 rapporti riferiti alla dimensione di genere. Tra i più recenti il rapporto del 2004 Decentralization for Human Development in Macedonia, il report del 2003 sullo sviluppo umano nel Benin e, sempre dello stesso anno, un report specifico sulla dimensione di genere in Bolivia e a El Salvador. Per un maggior approfondimento della reportistica curata dall’UNDP si rimanda comunque al sito internet http://hdr.undp.org/reports/. 33 34 o il numero di persone sopra i 60 anni è destinato a crescere da 600 milioni a un miliardo nei prossimi 20 anni, con una percentuale di donne anziane maggiore degli uomini, o la popolazione mondiale sta invecchiando di pari passo con la diminuzione di nascite e l’aumento della durata di vita, o benché le donne siano più numerose in molte nazioni, il numero di uomini supera quello femminile in parti dell’Asia, o le donne rappresentano una grande proporzione di migranti internazionali, si stima 56 milioni di donne su un totale di 118 milioni di migranti. - Donne, uomini e famiglie o le donne generalmente si sposano più tardi ma più di un quarto delle donne tra i 15 e i 19 anni è sposata in 22 nazioni, tutte in via di sviluppo, o unioni informali sono comuni nelle zone sviluppate e in alcune delle regioni in via di sviluppo, o il tasso di nascite continua a essere in calo in tutte le regioni del mondo, o le nascite per donne non sposate sono in drammatico aumento nelle aree sviluppate, o molte più persone stanno vivendo sole nei paesi sviluppati e la maggioranza sono donne, o in molte aree dei paesi sviluppati più di metà delle madri con bambini sotto i tre anni sono impiegate. - Salute o l’aspettativa di vita continua ad aumentare per donne e uomini per la maggior parte delle regioni in via di sviluppo ma è diminuita drammaticamente nell’Africa Meridionale come conseguenza dell’AIDS, o la mortalità infantile è generalmente più ampia nei ragazzi che nelle ragazze, eccezion fatta per alcune regioni in Asia dove la discriminazione basata sul genere supera il vantaggio biologico delle ragazze, o quando le donne sono sessualmente attive in giovane età, sono a rischio di soffrire delle conseguenze delle trasmissioni di infezioni sessuali (incluso l’AIDS), di maternità precoce e rischiosi aborti, o dati sulla mortalità materna e altre cause di morte sono spesso non disponibili o quando lo sono non sono realistiche per deficit del sistema di registrazione statistica, BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile o metà dei casi di HIV/AIDS riguardano donne, e nelle regioni più a rischio di HIV sono le donne le più esposte a contrarre il virus, o si stanno facendo nuovi sforzi per misurare l’aspettativa di salute, non solo quella di vita, della popolazione mondiale che invecchia. - Educazione e comunicazione o il gap di genere nel sistema scolastico primario e secondario non è sostanziale, ma le donne restano indietro rispetto agli uomini in alcune regioni dell’Africa e dell’Asia meridionale, o due terzi degli 876 milioni di analfabeti che ci sono al mondo sono donne, e ci si aspetta che il numero di analfabeti diminuisca significativamente nel corso dei prossimi venti anni, o le donne hanno fatto significativi passi avanti nell’iscrizione a forme di educazione agli alti livelli nella maggior parte delle parti del mondo. In alcune zone il numero di iscrizioni femminili equivale o sorpassa quello degli uomini, o sono più numerose le donne che non sanno utilizzare il computer rispetto agli uomini e questo deficit si ripercuote nell’impossibilità di accedere a quelle professioni dove questa abilità è premessa essenziale, o in molte regioni le donne rappresentano una quota in rapida ascesa nell’utilizzo di internet. - Lavoro o le donne rappresentano una percentuale in aumento nella forza lavoro, almeno un terzo in tutte le regioni eccetto il nord dell’Africa e la parte ovest dell’Asia, o lavoro autonomo, part-time e lavoro a domicilio stanno offrendo opportunità alle donne di partecipare alla forza lavoro, ma sono contraddistinti da mancanza di sicurezza, di benefici e da un basso reddito, o il settore informale assorbe più forza lavoro femminile che maschile, o una maggior percentuale di donne si trova in forza lavoro per tutta la durata degli anni riproduttivi, benché ci siano seri ostacoli per combinare responsabilità familiari con quelle lavorative, o le donne, specialmente più giovani, sperimentano situazioni di disoccupazione più che gli uomini e per un periodo di tempo maggiore, o le donne rimangono a livelli lavorativi più bassi e 35 36 continuano a ricoprire incarichi di responsabilità in poche tipologie lavorative, a svolgere incarichi non di comando o di prestigio e ricevere uno stipendio inferiore a quello maschile, o le statistiche attuali sono ancora lontane dal fornire basi solide per valutare cambiamenti significativi, sia quantitativamente che qualitativamente nel lavoro femminile. - Diritti umani e decisioni politiche o tutti, eccetto 26 stati, hanno ratificato la convenzione sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, facendone il secondo trattato sui diritti umani ratificato su larga scala, o l’abuso fisico e sessuale colpisce milioni di donne e ragazze in tutto il mondo e spesso non è adeguatamente documentato, o in alcune regioni africane più di metà delle donne e delle ragazze hanno subito mutilazioni genitali e questa pratica non è in declino, o donne e ragazze formano metà dei rifugiati del mondo e, come rifugiati, sono particolarmente vulnerabili a violenze sessuali sia durante la fuga sia nei campi per profughi, sia nei nuovi stanziamenti, o nonostante i ripetuti inviti all’equità di genere, le donne sono significativamente sottorappresentate nei governi, nelle parti politiche e nelle Nazioni Unite. UNIFEM: I PROGRESSI DELLE DONNE 2.1.1.3 Nel 2002 l’UNIFEM ha pubblicato il report “Progress of the world’s women”14 nel quale sono presi in considerazione i progressi compiuti per promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile, così come previsto dai Millenium Developments Goals. Dal rapporto emerge che: - solo sette paesi sviluppati (Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Islanda, Paesi Bassi, e Germania), hanno raggiunto alti livelli di eguaglianza di genere e di empowerment femminile in tutti gli indicatori selezionati; - i paesi in via di sviluppo con i più alti livelli di eguaglianza di genere e di empowerment femminile riguardo agli indicatori selezionati sono l’Argentina, Costa Rica e Sud Africa; - i miglioramenti più rilevanti riguardano la percentuale di posti riservati alle donne in parlamento; BUONE PRASSI TAB.2.2 RISULTATI RAGGIUNTI NELL’EMPOWERMENT E NELL’EQUITA’ DI GENERE Indicatore Educazione: iscrizione alla scuola secondaria fascicolo terzo Risultati raggiunti La maggior parte delle regioni citate nel rapporto hanno raggiunto l’uguaglianza nell’educazione impartita nella scuola superiore o hanno un maggior numero di ragazze iscritte al livello secondario, Il 2% delle regioni hanno raggiunto l’equità di genere nell’iscrizione educativa al livello secondario, Il 48% hanno una percentuale di iscrizione alla scuola secondaria più alta per le donne che per gli uomini, dovuto al fatto che i ragazzi lasciano prima la scuola per andare a lavorare, Il 34%, maggiormente nell’Africa sub Sahariana e nel Sud Asia hanno un tasso di iscrizione scolastica più bassa per le ragazze che per i ragazzi, Per il rimanente 16% non ci sono dati aggiornati disponibili dall’UNESCO. donne e sviluppo sostenibile - i paesi con i più bassi risultati in educazione, alfabetizzazione e lavoro retribuito nel settore non agricolo tendono a essere i paesi più poveri. Ma la percentuale di posti in parlamento occupati da donne non è correlata con la salute ed è più alta dove misure speciali sono state introdotte per aiutare le donne ad essere elette, così come in Mozambico dove le donne ormai rappresentano il 30% dei posti; - le regioni in cui c’è una forte preferenza culturale per i figli maschi, tendono verso i più bassi livelli di equità di genere; - in molte delle regioni con i punteggi più bassi, il progresso è troppo lento. In generale, anche rispetto al rapporto 2000 si nota che i miglioramenti più significativi si sono riscontrati nella percentuale di donne presenti in parlamento, poiché questo cambiamento può avvenire in maniera rapida come risposta ad una nuova volontà politica. Cambiamenti nell’analfabetismo, nell’educazione e nel lavoro difficilmente sono così rapidi, in quanto richiedono cambiamenti diffusi nella struttura economica e culturale. E’ chiaro che nei paesi poveri le donne avranno bisogno del supporto di un sistema internazionale per raggiungere l’equità di genere e l’empowerment. Ecco una breve sintesi dei progressi raggiunti nel 2002. 37 38 Alfabetismo La stima parla di 140 milioni di giovani analfabeti al mondo, dei quali più di metà, circa 86 milioni, sono giovani donne, Il 34% dei paesi analizzati dal report hanno raggiunto l’equità di genere nelle percentuali di alfabetismo giovanile, Il 38%, per lo più in Africa sub sahariana e nel Sud Asiatico, hanno un più basso tasso di alfabetismo per le ragazze più che per i ragazzi, Al contrario solo il 14% dei paesi interessati ha un più basso tasso di alfabetismo per i ragazzi che per le ragazze, Per il 14% rimanente non ci sono dati disponibili dall’UNESCO, Nel periodo 1995-2002 c’è stato un aumento nell’alfabetismo delle donne in tutti i paesi dove c’era la possibilità di un miglioramento, In quei paesi dove meno del 50% sono giovani donne alfabetizzate, i progressi sono stati molto più lenti. Nessuno di questi paesi, quindi, raggiungerà l’obiettivo di alfabetizzazione delle giovani donne entro il 2015, Se queste percentuali rimangono tali, l’UNESCO ritiene che nel 2015 ci saranno 107 milioni di giovani persone non alfabetizzate, e di nuovo più di metà, 67 milioni, saranno giovani donne. Lavoro La percentuale di donne impiegate nel settore non agricolo si avvicina a quella degli uomini (nelle percentuali del 4555%) in meno di metà dei paesi (39 di 87) per i quali i dati sono disponibili, Alcune prove suggeriscono che i gaps di genere persistono nella retribuzione e nelle condizioni anche quando la quota di donne al lavoro equivale quella maschile, Benché la quota di donne impiegate nel settore non agricolo sia in continuo aumento nella maggior parte dei paesi e le barriere verso il loro impiego nel settore industriale e dei servizi si stiano sgretolando, i benefici che questo comporta per le donne sono meno chiari, Le donne più povere nel mondo sono impiegate nell’agricoltura o in manifatture e servizi “informali” e il loro lavoro è di gran lunga sottostimato dalle statistiche. Gli indicatori e i targets che monitorano l’impiego in queste aree necessitano di essere riformulati e monitorati a livello nazionale. BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Sedie in parlamento Nel mondo le donne sono largamente assenti dai parlamenti, in media solo quasi il 14% dei membri nel 2002, Non ci sono nel complesso grandi differenze tra nazioni ricche e povere, e variazioni considerevoli all’interno di ciascuna regione, Nel 2002 solo 11 paesi hanno raggiunto l’obiettivo del 30% dei rappresentanti donne in parlamento: Svezia, Danimarca, Germania, Finlandia, Norvegia Islanda, Paesi Bassi Sud Africa, Costa Rica, Argentina e Mozambico (la Nuova Zelanda si avvicina con il 29.2%). In tutti gli altri paesi le quote sono determinate o adottate su base volontaria, Nonostante ciò, c’è stato un progresso dal 2000 al 2002 nelle quote rosa, La percentuale di donne presenti in Parlamento è negativa in 22 paesi. In particolare sono eclatanti due casi, nei quali un ritorno alla democrazia è accompagnato da una riduzione della presenza femminile. In Nigeria la percentuale di donne presenti in parlamento è inferiore al 3.2%. In Indonesia la percentuale si è abbassata dal 11,4% all’8%, La caduta più grande nella percentuale di donne in parlamento, che ha fatto seguito alla transizione verso le economie di mercato nell’Est Europa, è stata invertita in tre paesi: Bulgaria, Macedonia e Polonia, In alcuni paesi più ricchi, la rappresentanza delle donne nella legislatura rimane al di sotto di quella raggiunta in molti paesi più poveri. La percentuale di posti per le donne negli Stati Uniti è del 12% ma 38 paesi in via di sviluppo hanno una percentuale maggiore. 39 40 ALTRI REPORTS 2.1.1.4 A) Millenium Development Goals: Progress Report 2004 Nel settembre 2000 viene firmata la Dichiarazione del Millennio, al Summit del Millennio delle Nazioni Unite da parte di 191 governi. I leader del mondo in questa occasione si sono impegnati a collaborare per raggiungere traguardi concreti e mirati al progresso dello sviluppo e alla riduzione della povertà entro il 2015. La dichiarazione si focalizza sulle necessità della popolazione per il nuovo millennio e sulla centralità delle donne nei processi di sviluppo. I governi si impegnano per questo a “promuovere l’equità di genere e l’empowerment delle donne come strada efficace per combattere la povertà, la fame e le malattie e per stimolare uno sviluppo che sia realmente sostenibile”. Per attuare la Dichiarazione del Millennio le Nazioni Unite hanno fissato una sorta di “road map”, espressa nel UN Millenium development Goals (MDGs), che si vedrà meglio nel paragrafo 2.3.2. Nel 2004 viene pubblicato il Millenium Development Goals: Progress report che mostra i progressi fatti fino a quel momento, a quattro anni dalla Millennium Declaration. BUONE PRASSI TAB.2.3 OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO: PROGRESSI (settembre 2004) AFRICA 840 milioni (pop 2002) OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI area NORD area SUB-SAHARIANA Ridurre della metà la povertà estrema nella norma Ridurre della metà la fame nella norma alto, nessun cambiamento molto alto, nessun cambiamento OG 2: raggiungere una generale scolarizzazione di base Scolarizzazione primaria generale nella norma progesso, ma lento OG 3: promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment Pari iscrizione delle bambine alla scuola primaria nella norma progesso, ma lento Pari iscrizione delle bambine alla scuola secondaria soddisfatto nessun cambiamento significativo stagnate stagnate progresso, ma lento progresso, ma lento Parità nell’alfabetizzazione tra ragazze e ragazzi Pari presenza delle donne nei parlamenti nazionali OG 4: riduzione della mortalità infantile Riduzione di 2/3 della mortalità dei bambini con meno di 5 anni nella norma molto alto, nessun cambiamento Vaccinazione contro il morbillo soddisfatto basso, nessun cambiamento OG 5: migliarare le cure durante la gestazione Ridurre di 3/4 la mortalità materna livello medio livello molto alto donne e sviluppo sostenibile OG 1: sradicate la povertà estrema e la fame OG 6: combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie Fermare ed invertire la diffusione di HIV/AIDS Fermare ed invertire la diffusione della malaria Fermare ed invertire la diffusione della tubercolosi fascicolo terzo ___ stabile basso rischio alto rischip basso, in declino alto, in aumento 41 42 AFRICA 840 milioni (pop 2002) OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI area NORD area SUB-SAHARIANA OG 7: garantire la sostenibilità ambientale Invertire la perdita di foreste Dimezzare la quota senza acqua potabile trattata nelle aree rurali Dimezzare la quota senza acqua potabile trattata nelle aree urbane Dimezzare la quota senza servizi igienici nelle aree urbane Dimezzare la quota senza servizi igienici nelle aree rurali meno dell1% di foreste declino soddisfatto nessun cambiamento elevato accesso ma basso cambiamento progresso, ma lento nella norma basso accesso, nessun cambiamento progresso, ma lento nessun cambiamento significativo nella norma aumento il numero e la % di abitanti in quartieri degradati Migliorare la vita dei residenti nei quartieri degradati OG 8: partenariato globale per lo sviluppo Disoccupazione giovanile elevata, nessun cambiamento elevato, nessun cambiamento ASIA 3738 milioni OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI EST SUD-EST SUD OVEST OG 1: sradicate la povertà estrema e la fame Ridurre della metà la povertà estrema soddisfatto nella norma nella norma in crescita Ridurre della metà la fame nella norma nella norma progresso ma lento in crescita OG 2: raggiungere una generale scolarizzazione di base Scolarizzazione primaria generale nella norma stagnante progresso alta, ma lento no variazioni OG 3: promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment Pari iscrizione delle bambine alla scuola primaria soddisfatto nella norma progresso ma lento progresso ma lento BUONE PRASSI ASIA 3738 milioni Pari iscrizione delle bambine alla scuola secondaria EST SUD-EST - soddisfatto Parità nell’alfabetizzazione soddisfatto sofddisfatto tra ragazze e ragazzi Pari presenza delle donne nei parlamenti nazionali progresso ma lento in declino SUD OVEST no variazioni no variazioni significative significative stagnante stagnante molto basso, molto basso, qualche nessun progresso progresso OG 4: riduzione della mortalità infantile Riduzione di 2/3 della mortalità dei bambini con meno di 5 anni Vaccinazione contro il morbillo progresso ma lento nella norma progresso moderato, ma lento no variazioni - nella norma progresso ma lento progresso ma lento OG 5: migliarare le cure durante la gestazione Ridurre di 3/4 la mortalità livello molto livello livello basso livello alto materna alto moderato OG 6: combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie Fermare ed invertire la diffusione di HIV/AIDS in aumento stabile Fermare ed invertire la diffusione della malaria rischio moderato rischio moderato Fermare ed invertire la moderato in diffusione della tubercolosi declino alto, in declino in aumento - rischio rischio basso moderato alto, in declino basso, in declino OG 7: garantire la sostenibilità ambientale Invertire la perdita di foreste Dimezzare la quota senza acqua potabile trattata nelle aree rurali Dimezzare la quota senza acqua potabile trattata nelle aree urbane fascicolo terzo soddisfatto declino meno declino lieve dell’1% di foreste donne e sviluppo sostenibile OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI elevato declino accesso ma soddisfatto soddisfatto nell’accesso no variazioni progresso ma lento progresso ma lento nella norma progresso ma lento 43 44 ASIA 3738 milioni OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI Dimezzare la quota senza servizi igienici nelle aree urbane Dimezzare la quota senza servizi igienici nelle aree rurali Migliorare la vita dei residenti nei quartieri degradati EST progresso ma lento progresso ma lento progresso ma lento SUD-EST SUD OVEST nella norma nella norma soddisfatto progresso ma lento nella norma progresso no variazioni ma lento significative qualche progresso in aumento il numero e la % di abitanti dei quartieri degradati basso, in aumento alto, in aumento OG 8: partenariato globale per lo sviluppo Disoccupazione giovanile basso, in aumento aumento rapido OCEANIA, AMERICA LATINA E CARAIBI, COMMONWEALTH E STATI INDIPENDENTI (in precedenza Repubbliche dell’Unione Sovietica) 8 milioni OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI 281 milioni 536 milioni OCEANIA AMERICA LATINA E CARAIBI EUROPA ASIA in crescita in crescita basso, no vaziazioni in crescita OG 1: sradicate la povertà estrema e la fame Ridurre della metà la povertà estrema Ridurre della metà la fame - basso miglioram., minimo moderato, nella norma no variazioni OG 2: raggiungere una generale scolarizzazione di base Scolarizzazione primaria generale progresso, ma lento nella norma declino nella norma OG 3: promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment Pari iscrizione delle bambine alla scuola primaria nella norma nella norma soddisfatto nella norma BUONE PRASSI OCEANIA, AMERICA LATINA E CARAIBI, COMMONWEALTH E STATI INDIPENDENTI (in precedenza Repubbliche dell’Unione Sovietica) OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI Pari iscrizione delle bambine alla scuola secondaria 536 milioni AMERICA LATINA E CARAIBI OCEANIA progresso, ma lento progresso ma lento EUROPA ASIA nella norma soddisfatto soddisfatto Parità nell’alfabetizzazione stagnante tra ragazze e ragazzi Pari presenza delle donne nei parlamenti nazionali 281 milioni soddisfatto progresso ma lento soddisfatto soddisfatto progressi recenti in declino OG 4: riduzione della mortalità infantile Riduzione di 2/3 della mortalità dei bambini con meno di 5 anni Vaccinazione contro il morbillo moderato, nella norma no variazioni declino livello moderato basso, mortalità in nessuna aumento variazione basso basso basso basso OG 5: migliarare le cure durante la gestazione Ridurre di 3/4 la mortalità materna livello alto livello moderato OG 6: combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie Fermare ed invertire la diffusione di HIV/AIDS in aumento stabile in aumento in aumento Fermare ed invertire la diffusione della malaria rischio basso rischio moderato rischio basso rischio basso alto, in aumento basso, in declino moderato, moderato, in aumento in aumento Fermare ed invertire la diffusione della tubercolosi OG 7: garantire la sostenibilità ambientale Invertire la perdita di foreste Dimezzare la quota senza acqua potabile trattata nelle aree rurali fascicolo terzo declino declino (eccetto i Caraibi) elevato accesso ma soddisfatto no variazioni donne e sviluppo sostenibile 8 milioni soddisfatto soddisfatto soddisfatto soddisfatto 45 46 OCEANIA, AMERICA LATINA E CARAIBI, COMMONWEALTH E STATI INDIPENDENTI (in precedenza Repubbliche dell’Unione Sovietica) 8 milioni OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI 536 milioni AMERICA LATINA E CARAIBI OCEANIA 281 milioni EUROPA ASIA Dimezzare la quota senza servizi igienici nelle aree urbane elevato elevato basso progresso ma accesso ma accesso ma accesso, no lento variazioni variazioni variazioni limitate limitate elevato elevato elevato elevato accesso ma accesso ma accesso ma accesso ma no variazioni no variazioni no variazioni no variazioni Dimezzare la quota senza servizi igienici nelle aree rurali nessuna nessuna no variazioni progresso ma variazione variazione significative lento significativa significativa Dimezzare la quota senza acqua potabile trattata nelle aree urbane Migliorare la vita dei residenti nei quartieri degradati - progresso ma lento basso, no variazioni basso, no variazioni basso, in aumento rapido basso, in auemento rapido OG 8: partenariato globale per lo sviluppo Disoccupazione giovanile basso, in aumento in aumento BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile L’obiettivo di conseguire la parità tra ragazze e ragazzi nella scuola primaria e secondaria entro il 2005 è stato raggiunto o quasi nella maggior parte delle regioni eccetto l’Africa Sub-sahariana e l’Asia meridionale e occidentale (che potrebbe arrivarci per il 2010). L’iscrizione di ragazze è aumentata velocemente rispetto a quella dei ragazzi in tutte le regioni, e il rapporto delle ragazze rispetto ai ragazzi nella scuola primaria è cresciuto in maniera esponenziale dal 1990 al 2000 in regioni come Bangladesh, Gambia, Mauritania, Nepal e Sudan. Di contro, meno di 80 ragazze su 100 ragazzi si iscrivono al livello secondario di istruzione nell’Africa subsahariana e in tutto il sud dell’Asia. Rispetto agli altri indicatori misurati, la situazione non è migliorata. La percentuale di donne lavoratrici è cambiata leggermente in alcuni paesi a partire dal 1990, ma è ancora molto al di sotto di quella maschile in tutti i paesi eccetto l’America Latina e i Caraibi, dove il 43% dei lavoratori stipendiati adesso sono donne e nell’Asia dell’est dove la proporzione è salita al 40%. Le donne continuano a essere sottorappresentate nei parlamenti nazionali. Solo nei paesi nordici le donne rappresentano il 40% dei posti; in 14 nazioni detengono il 30% o più dei seggi. Nel nord Africa, nel sud ed ovest dell’Asia e in Oceania rappresentano meno del 10 per cento. L’uguaglianza di genere non rappresenta solamente una forma di giustizia sociale, ma promuove essa stessa una forma di sviluppo. E’ noto infatti che le ragazze con maggiore istruzione si sposino più tardi, generando un numero inferiore di figli ma più sani e più istruiti. Esse stesse guadagnano redditi maggiori in campo lavorativo. Viceversa, se le ragazze non vengono mandate a scuola e non hanno la possibilità di entrare nel mercato del lavoro, questi benefici potenziali vengono sprecati. Se gli investimenti pubblici nelle infrastrutture di base, come la disponibilità di fonti di acqua pulita, ignorano i bisogni delle donne, le donne stesse sono costrette a procurarsi l’acqua durante la giornata, perdendo così l’opportunità di entrare attivamente nella società. E ancora, se le donne non hanno potere nelle scelte decisionali della famiglia, le sinergie tra produttività, sanità e istruzione vengono contrastate. A due anni dalla sottoscrizione della Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, in occasione dell’Accordo di Monterrey nel 2002, i leader mondiali dei paesi ricchi e poveri hanno ribadito il loro impegno nel sostegno degli obiettivi di sviluppo condivisi. Tale impegno di formalizza nel Patto di Sviluppo del Millennio, che “invita tutti i protagonisti a orientare i loro sforzi in una direzione che permetta di garantire il successo degli Obiettivi, in un sistema di 47 48 responsabilità condivise. […] Per sfuggire alle trappole della povertà occorre che i paesi raggiungano determinate soglie critiche – relative alla sanità, all’istruzione, alle infrastrutture e al governo – da cui poter decollare verso una crescita e uno sviluppo sostenuti. Decine di paesi poveri non arrivano a queste soglie, spesso non per colpe a loro imputabili oppure per ragioni che vanno al di là del loro controllo. È questa l’area più importante in cui deve entrare in gioco il Patto tra paesi e attori ricchi e poveri. Se un paese persegue le politiche giuste e si impegna a attuarle con una buona forma di governo, la comunità mondiale – agenzie internazionali, donatori bilaterali, attori privati, organizzazioni della società civile – deve aiutarlo a raggiungere le soglie critiche aumentando l’assistenza. Nell’adottare il Patto di Sviluppo del Millennio, tutti i paesi sono chiamati a riaffermare gli impegni presi rispetto agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e la propria disponibilità ad accettare le responsabilità che ne derivano. I donatori bilaterali, le istituzioni finanziarie internazionali, le agenzie specializzate delle Nazioni Unite, gli attori privati e le organizzazioni della società civile dovrebbero proporre specifici impegni e interventi ambiziosi per garantire che gli Obiettivi siano raggiunti con successo.”15 B) World development indicators 2004 Come si vedrà meglio nel paragrafo 2.3.2, la World Bank nel 2004 ha pubblicato il World development indicators, un documento ricco di dati e statistiche inerenti lo sviluppo a livello mondiale. Interessante, per ora, risulta una scheda di sintesi contenuta nel documento che fa riferimento alla condizione delle donne nello sviluppo. I paesi del mondo vengono comparati relativamente ad alcuni indicatori di sviluppo quali: - la percentuale femminile rispetto alla popolazione totale, - l’aspettativa di vita, - le donne in attesa che ricevono cure prenatali, - le giovani mamme (% di donne dai 15-19 anni che hanno già bambini o che sono attualmente in attesa), - l’indice di parità di genere riferito all’alfabetizzazione è il rapporto tra la percentuale di donne alfabetizzate rispetto ai maschi per età compresa tra i 15 e i 24 anni, - l’indice di parità di genere riferito alla forza lavoro è il rapporto tra la percentuale di donne che sono economicamente attive rispetto alla percentuale di uomini. In accordo con la BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile definizione del ILO (International Labour Organization) la popolazione economicamente attiva viene definita come quella che svolge un lavoro per la produzione di beni e servizi durante un periodo specifico. Vengono compresi sia gli occupati che i disoccupati, ma vengono escluse le persone che si occupano della case e della famiglia, e altre categorie non pagate nel settore informale. (cura degli anziani, dei bambini…), - le donne nel settore non agricolo (sulla percentuale dell’impiego nel settore non agricolo), - lavoratori non pagati in famiglia (sono quelli che lavorano senza ricevere stipendio in una attività svolta dal coniuge/ affine che vive nello stesso nucleo familiare), - le donne in parlamento (% dei posti occupati dalle donne). 49 50 ‘02 ♂ ‘02 ♀ ‘02 % ‘95-’02 a %♀ età 15-19 15–24 ‘95’02 a ‘02 Forza lavoro Indice di parità tra generi Alfabetismo Indice di parità tra generi anni Madri giovani Aspettativa di vita alla nascita % del tot. ♀ incinte che ricevono cure prenatali Popolazione ♀ TAB.2.4 CONDIZIONE DELLE DONNE NELLO SVILUPPO ‘90 ‘02 Afghanistan 49,0 43 44 37 .. .. 0,5 0,6 Albania 48,9 72 76 95 .. 1,0 0,7 0,7 Algeria 49,4 69 72 79 .. 0,9 0,3 0,4 Angola 50,5 45 48 66 .. .. 0,9 0,9 Arabia Saudita 45,9 71 75 90 Argentina 50,9 71 78 Armenia 51,4 71 79 Australia 50,1 76 82 Austria 51,3 76 82 Azerbaijan 50,9 62 69 Bangladesh 49,7 62 Belarus 53,1 63 Belgio 50,9 75 82 .. Benin 50,7 51 55 81 Bolivia 50,2 62 65 83 Bosnia ed Herzegovina 50,5 71 77 Botswana 50,2 38 Brasile 50,7 Bulgaria 51,4 Burkina Faso Burundi .. 1,0 0,1 0,2 b .. 1,0 0,4 0,5 92 6 1,0 0,9 0,9 100 b .. .. 0,7 0,8 100 b .. .. 0,7 0,7 66 .. .. 0,8 0,8 63 40 35 0,7 0,7 0,7 74 100 .. 1,0 1,0 1,0 .. .. 0,7 0,7 22 0,5 0,9 0,9 14 1,0 0,6 0,6 99 .. 1,0 0,6 0,6 38 91 .. 1,1 0,9 0,8 65 73 86 18 1,0 0,5 0,6 69 75 .. .. 1,0 0,9 0,9 50,4 42 44 61 25 0,5 0,9 0,9 51,0 42 42 78 .. 1,0 1,0 0,9 Cambodia 51,2 53 56 38 8 0,9 1,2 1,1 Cameroon 50,0 48 49 75 31 .. 0,6 0,6 Canada 50,5 76 82 .. .. .. 0,8 0,9 Chad 50,5 47 50 42 39 0,8 0,8 0,8 95 BUONE PRASSI 50,4 45 46 68 .. .. 0,8 0,8 Congo, Rep. 51,0 50 54 .. .. 1,0 0,8 0,8 Corea, Rep. Dem. 49,7 61 64 .. .. .. 0,8 0,8 Costa d’Avorio 49,2 45 46 88 31 0,7 0,5 0,5 Costa Rica 50,1 75 80 70 .. 1,0 0,4 0,5 Croazia 51,7 70 78 .. .. 1,0 0,7 0,8 Cuba 50,0 75 79 100 .. 1,0 0,6 0,7 Danimarca 50,5 75 79 .. .. .. 0,9 0,9 Ecuador 49,8 69 72 69 .. 1,0 0,3 0,4 Egitto, Rep. Araba 49,1 67 71 53 9 0,8 0,4 0,4 El Salvador 50,9 67 73 76 .. 1,0 0,5 0,6 Emirati Arabi Uniti 34,4 74 77 97 .. 1,1 0,1 0,2 Eritrea 50,4 50 52 49 23 .. 0,9 0,9 Estonia 53,5 65 77 .. .. 1,0 1,0 1,0 Etiopia 49,8 41 43 27 16 0,8 0,7 0,7 Federazione Russa 53,3 60 72 .. .. 1,0 0,9 1,0 Fiilippine 49,6 68 72 86 Finlandia 51,2 75 82 Francia 51,4 76 83 Gabon 50,4 52 Gambia, The 50,5 Georgia 52,5 Germania 7 1,0 0,6 0,6 100 b .. .. 0,9 0,9 99 b .. .. 0,8 0,8 54 94 33 .. 0,8 0,8 52 55 91 .. .. 0,8 0,8 69 78 95 .. .. 0,9 0,9 50,9 75 81 .. .. .. 0,7 0,7 Ghana 50,2 54 56 88 14 1,0 1,0 1,0 Giappone 51,1 78 85 .. .. .. 0,7 0,7 Grecia 50,8 75 81 .. .. 1,0 0,5 0,6 Guatemala 49,6 63 69 60 22 0,9 0,3 0,4 Guinea 49,7 46 47 71 37 .. 0,9 0,9 Guinea-Bissau 50,6 44 47 62 .. .. 0,7 0,7 Haiti 50,9 50 54 79 18 1,0 0,8 0,7 Honduras 49,7 63 69 83 .. 1,0 0,4 0,5 Hong Kong, Cina 50,9 78 83 .. .. .. 0,6 0,6 fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Congo, Dem. Rep. 51 ♂ ♀ ‘02 ‘02 ‘02 % ‘95-’02 a %♀ età 15-19 15–24 ‘95’02 a ‘02 Forza lavoro Indice di parità tra generi Alfabetismo Indice di parità tra generi anni Madri giovani % del tot. ♀ incinte che ricevono cure prenatali Aspettativa di vita alla nascita Popolazione ♀ 52 ‘90 ‘02 India 48,4 63 64 60 21 .. 0,5 0,5 Indonesia 50,1 65 69 89 12 1,0 0,6 0,7 Iran, Rep. Islamica 49,8 68 70 77 .. .. 0,3 0,4 Iraq 49,2 61 64 77 .. .. 0,2 0,3 Irlanda 50,5 74 80 .. .. .. 0,5 0,5 Israele 50,3 77 81 .. .. 1,0 0,6 0,7 Italia 51,5 75 82 .. .. 1,0 0,6 0,6 Jamaica 50,8 74 78 99 .. 1,1 0,9 0,9 Jordan 48,3 70 74 96 6 1,0 0,2 0,3 Kazakhstan 51,6 57 67 91 7 1,0 0,9 0,9 Kenya 49,8 45 46 76 21 1,0 0,8 0,9 Korea, Rep. 49,7 71 78 .. .. .. 0,6 0,7 Kuwait 46,7 75 79 95 .. 1,0 0,3 0,5 Kyrgyz Republic 51,1 61 70 97 9 .. 0,9 0,9 Lao PDR 50,0 53 56 27 .. 0,8 .. .. Latvia 54,1 65 76 .. .. 1,0 1,0 1,0 Lesotho 50,3 37 39 85 .. 0,6 0,6 .. Libano 50,8 69 73 87 .. .. 0,4 0,4 Liberia 49,7 46 48 85 .. 0,6 0,6 0,7 Libia 48,3 70 75 81 .. 0,9 0,2 0,3 Lithuania 52,9 68 78 .. .. 1,0 0,9 0,9 Macedonia, FYR 50,0 71 76 100 .. .. 0,7 0,7 Madagascar 50,1 54 57 71 36 .. 0,8 0,8 Malawi 50,8 37 38 91 33 0,8 1,0 0,9 Malaysia 49,4 70 75 .. .. 1,0 0,6 0,6 BUONE PRASSI 50,9 40 42 57 40 0,5 0,9 0,9 Marocco 50,0 66 70 42 .. 0,8 0,5 0,5 Mauritania 50,4 49 53 64 16 0,7 0,8 0,8 Mauritius 50,5 69 76 .. .. 1,0 0,4 0,5 Messico 51,4 71 77 86 .. 1,0 0,4 0,5 Moldova 52,4 63 71 99 .. 1,0 0,9 0,9 Mongolia 50,3 64 67 97 .. 1,0 0,9 0,9 Mozambico 51,4 40 42 76 40 0,6 0,9 0,9 Myanmar 50,3 55 60 76 .. 1,0 0,8 0,8 Namibia 50,5 42 41 91 .. 1,0 0,7 0,7 Nepal 48,7 60 60 28 21 0,6 0,7 0,7 Nicaragua 50,2 67 71 86 27 1,1 0,5 0,6 Niger 50,6 46 47 41 43 0,4 0,8 0,8 Nigeria 50,6 45 46 64 22 1,0 0,5 0,6 Norvegia 50,4 76 82 .. .. .. 0,8 0,9 Nuova Zelanda 51,1 76 81 95 b .. .. 0,8 0,8 Oman 47,4 73 76 100 .. 1,0 0,1 0,2 Paesi Bassi 50,5 76 81 .. .. .. 0,6 0,7 Pakistan 48,3 63 65 43 .. 0,6 0,3 0,4 Panama 49,6 73 77 72 .. 1,0 0,5 0,6 Papua Nuova Guinea 48,5 56 58 78 .. .. 0,7 0,7 Paraguay 49,6 69 73 89 .. 1,0 0,4 0,4 Perù 49,7 68 72 84 13 1,0 0,4 0,5 Polonia 51,4 70 78 .. .. .. 0,8 0,9 Portogallo 52,0 73 79 .. .. 1,0 0,7 0,8 Puerto Rico 51,9 72 81 .. .. 1,0 0,5 0,6 Regno Unito 50,8 75 80 .. .. .. 0,7 0,8 Repubblica Ceca 51,2 72 79 b .. .. 0,9 0,9 Repubblica dell’Africa Centrale 51,2 42 43 62 36 0,7 .. .. Repubb. Dominicana 49,3 64 70 98 21 1,0 0,4 0,5 Repubb. Slovacca 51,4 69 77 98 .. 1,0 0,9 0,9 Romania 51,1 66 74 .. .. 1,0 0,8 0,8 fascicolo terzo 99 donne e sviluppo sostenibile Mali 53 ♂ ‘02 ♀ ‘02 ‘95-’02 a %♀ età 15-19 15–24 ‘95’02 a ‘02 Forza lavoro Indice di parità tra generi ♀ incinte che ricevono cure prenatali % Alfabetismo Indice di parità tra generi ‘02 anni Madri giovani % del tot. Aspettativa di vita alla nascita Popolazione ♀ 54 ‘90 ‘02 Ruwanda 50,4 39 40 92 7 1,0 1,0 1,0 Senegal 50,2 51 54 79 22 0,7 0,7 0,7 Serbia e Montenegro 50,2 70 75 .. .. .. 0,7 0,8 Sierra Leone 50,9 36 39 68 .. .. 0,6 0,6 Singapore 48,7 76 80 .. .. 1,0 0,6 0,6 Sira Rep. Araba 49,5 68 73 71 .. 1,0 0,3 0,4 Slovenia 51,3 72 80 b .. 1,0 0,9 0,9 Somalia 50,4 46 49 32 .. .. 0,8 0,8 Spagna 51,1 75 82 .. .. 1,0 0,5 0,6 Sri Lanka 50,6 72 76 98 .. 1,0 0,5 0,6 Stati Uniti 51,1 75 80 b .. .. 0,8 0,9 Sud Africa 51,7 46 48 94 16 1,0 0,6 0,6 Sudan 49,7 57 60 60 .. 0,9 0,4 0,4 Svezia 50,3 78 82 .. .. .. 0,9 0,9 Svizzara 50,4 77 83 .. .. .. 0,6 0,7 Swaziland 51,7 44 44 87 .. 1,0 0,6 0,6 Tailandia 50,8 67 72 92 .. 1,0 0,9 0,9 Tajikistan 50,1 64 70 71 .. 1,0 0,7 0,8 Tanzania 50,4 43 44 49 25 1,0 1,0 1,0 Togo 50,3 49 51 73 19 0,8 0,7 0,7 Trinidad e Tobago 50,1 70 75 92 .. 1,0 0,5 0,5 Tunisia 49,5 71 75 92 .. 0,9 0,4 0,5 Turchia 49,5 68 73 68 10 1,0 0,5 0,6 Turkmenistan 50,5 61 68 98 4 1,0 0,8 0,8 98 99 BUONE PRASSI 53,5 63 74 .. .. 1,0 1,0 1,0 Uganda 50,0 43 44 92 31 0,9 0,9 0,9 Ungheria 52,3 68 77 .. .. 1,0 0,8 0,8 Uruguay 51,5 71 79 94 .. 1,0 0,6 0,7 Uzbekistan 50,3 64 70 97 10 1,0 0,8 0,9 Venezuela, RB 49,7 71 77 94 .. 1,0 0,5 0,5 Vietnam 50,6 67 72 68 6 1,0 1,0 1,0 West Bank e Gaza 49,3 71 75 .. .. .. ,, ,, Yemen, Rep. 49,0 57 58 34 16 0,6 0,4 0,4 Zambia 50,2 37 37 93 32 0,9 0,8 0,8 Zimbabwe 49,9 39 39 93 21 1,0 0,8 0,8 Mondo 49,6 w 65 w 69 w .. 0,9 w .. .. Basso reddito 49,2 58 60 .. 0,9 .. .. Medio reddito 49,6 68 72 .. 1,0 .. .. Reddito medio basso 49,5 67 72 .. 1,0 .. .. Reddito medio alto 50,8 70 77 .. 1,0 .. .. Reddito basso e medio 49,5 63 66 .. 0,9 .. .. Asia Orientale e Pacifico 48,9 68 71 .. 1,0 .. .. Europa & Asia Centrale 52,0 64 73 .. 1,0 .. .. America Latina & Caraibi 50,7 68 74 .. 1,0 .. .. Africa Nord & Centro Settentrionale 49,2 67 70 .. 0,9 .. .. Africa del Sud 48,5 62 64 .. 0,8 .. .. Africa SubSahariana 50,2 45 47 .. 0,9 .. .. Alto reddito 50,6 75 81 .. .. ,, ,, Unione Europea 51,0 75 82 .. .. ,, ,, fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Ucraina 55 % del totale 2000–02 Afghanistan a Donne in parlamento Lavoratori familiari non pagati Donne occupate in settori non legati all’agricoltura 56 Maschi Femmine % di occup maschile % di occup femminile 2000–02 2000–02 a a % sul totale di posti 2003 .. .. .. .. Albania 41,1 .. .. 6 Algeria 12,2 .. .. 6 Angola .. .. .. 16 Arabia Saudita 14,2 .. .. 0 Argentina 42,9 0,7 1,8 31 Armenia .. 1,1 0,8 5 Australia 48,1 0,4 0,7 25 Austria 43,5 1,4 3,7 34 Azerbaijan 45,4 .. .. 11 Bangladesh 22,9 10,1 73,2 2 Belarus 56,0 .. .. 10 Belgio 44,8 .. .. 35 Benin .. .. .. 6 36,4 5,2 11,1 19 Bolivia Bosnia Herzegovina .. .. .. 17 Botswana 44,8 16,9 17,4 17 Brasile 45,7 .. .. 9 Bulgaria 50,2 .. .. 26 .. .. .. 12 Burkina Faso Burundi .. .. .. 18 Cambodia 51,7 31,6 53,3 7 Cameroon .. .. .. 9 48,8 0,1 0,3 21 .. .. .. 6 36,6 .. .. 13 Canada Chad Cile BUONE PRASSI 39,2 .. .. 22 Colombia 49,1 5,1 7,1 12 Congo, Dem. Rep. .. .. .. .. Congo, Rep. .. .. .. 9 Corea, Rep. Dem. .. .. .. 20 Costa d’Avorio .. .. .. 9 Costa Rica 40,1 2,5 3,6 35 Croazia 45,9 2,4 7,8 21 Cuba 37,8 .. .. 36 Danimarca 48,9 .. .. 38 Ecuador 41,4 4,4 10,2 16 Egitto, Rep. Araba 19,6 8,2 26,0 2 El Salvador 31,2 .. .. 11 Emirati Arabi Uniti 13,8 .. .. 0 Eritrea .. .. .. 22 Estonia 51,7 0,8 0,9 19 Etiopia .. .. .. 8 Federazione Russa 49,7 .. .. 8 Fiilippine 42,2 .. .. 18 Finlandia 50,2 0,6 0,4 38 Francia 46,3 .. .. 12 Gabon .. .. .. 9 Gambia, The .. .. .. 13 Georgia 48,6 23,2 40,2 7 Germania 45,5 0,5 2,1 32 .. .. .. 9 Giappone 40,4 1,6 10,1 7 Grecia 40,5 4,2 14,7 9 Guatemala 39,2 .. .. 9 Guinea .. .. .. 19 Guinea-Bissau .. .. .. 8 4 Ghana Haiti .. .. .. Honduras 51,7 .. .. 6 Hong Kong, Cina 45,5 .. .. .. India 17,1 .. .. 9 fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Cina 57 % del totale 2000–02 Indonesia Iran, Rep. Islamica Iraq a Donne in parlamento Lavoratori familiari non pagati Donne occupate in settori non legati all’agricoltura 58 Maschi Femmine % di occup maschile % di occup femminile 2000–02 2000–02 a a % sul totale di posti 2003 29,7 .. .. 8 .. .. .. 4 .. .. .. 8 Irlanda 46,5 0,8 1,5 13 Israele 48,5 0,2 0,7 15 Italia 40,6 3, 6,0 12 Jamaica 45,8 .. .. 12 Jordan 20,8 .. .. 6 .. .. .. 10 Kenya 37,8 .. .. 7 Korea, Rep. 41,5 1,8 19,0 6 .. .. .. 0 44,8 .. .. 10 .. .. .. 23 52,7 4,2 4,9 21 Lesotho .. .. 12 Libano .. .. .. Liberia .. .. .. 8 Libia .. .. .. .. Lithuania 51,3 2,8 3,5 11 Macedonia, FYR 41,9 .. .. .. .. .. .. 4 Malawi 12,2 .. .. 9 Malaysia 36,5 .. .. 10 .. .. .. 10 26,6 .. .. 11 Kazakhstan Kuwait Kyrgyz Republic Lao PDR Latvia Madagascar Mali Marocco 2 BUONE PRASSI .. .. .. Mauritius 39,0 .. .. 6 Messico 37,2 6,8 12,5 23 Moldova 52,7 4,7 10,7 13 Mongolia .. .. .. 11 Mozambico .. .. .. 30 Myanmar .. .. .. .. 48,8 .. .. 26 Nepal .. .. .. 6 Nicaragua .. .. .. 21 Niger .. .. .. 1 Nigeria .. .. .. 5 Norvegia 48,3 0,2 0,5 36 Nuova Zelanda 50,9 0,6 1,2 28 Oman 25,3 .. .. .. Paesi Bassi 44,3 0,2 1,1 37 Pakistan 7,9 16,7 50,1 22 Panama 41,7 .. .. 10 1 Namibia Papua Nuova Guinea 4 .. .. .. Paraguay 38,4 .. .. 9 Perù 34,6 4,7 11,5 18 Polonia 46,9 4,0 6,8 20 Portogallo 46,3 1,1 3,2 19 Puerto Rico 39,0 0,2 1,0 .. Regno Unito 49,7 0,2 0,5 18 Repubblica Ceca 46,6 0,2 1,1 17 .. .. .. 7 Repubblica Dominicana 34,3 .. .. 17 Repubblica Slovacca 51,9 0,1 0,2 19 Romania 45,7 10,4 29,1 11 Rwanda .. .. .. 49 Senegal .. .. .. 19 Serbia e Montenegro .. .. .. 8 Sierra Leone .. .. .. 15 Repubblica dell’Africa Centrale fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Mauritania 59 % del totale 2000–02 a Donne in parlamento Lavoratori familiari non pagati Donne occupate in settori non legati all’agricoltura 60 Maschi Femmine % di occup maschile % di occup femminile 2000–02 2000–02 a a % sul totale di posti 2003 Singapore 46,9 0,3 1,7 16 Sira Rep. Araba 17,4 .. .. 12 Slovenia 47,7 3,8 7,0 12 Somalia .. .. .. .. Spagna 39,3 1,0 3,3 28 Sri Lanka 46,6 .. .. 4 Stati Uniti 48,4 0,1 0,1 14 Sud Africa .. 0,7 1,4 30 Sudan .. .. .. 10 Svezia 50,7 0,3 0,4 45 Svizzara 47,2 .. .. 27 Swaziland 29,6 .. .. 3 Tailandia 46,8 16,4 39,8 9 Tajikistan 51,6 .. .. 13 .. .. .. 22 Tanzania Togo Trinidad e Tobago .. .. .. 7 39,9 1,0 0,6 19 12 Tunisia .. .. .. Turchia 18,9 10,2 51,3 4 .. .. .. 26 Ucraina 53,0 0,8 1,7 5 Uganda .. .. .. 25 Ungheria 46,1 0,4 1,0 10 Uruguay 46,5 .. .. 12 Uzbekistan 37,9 .. .. 7 Venezuela, RB 39,6 .. .. 10 Turkmenistan BUONE PRASSI .. .. .. 27 West Bank e Gaza .. 6,0 27,3 .. Yemen, Rep. .. .. .. 0 Zambia .. .. .. 12 20,2 .. .. 10 Mondo .. .. .. Basso reddito .. .. .. Medio reddito .. .. .. Reddito medio basso .. .. .. Reddito medio alto .. .. .. Reddito basso e medio .. .. .. Asia Orientale e Pacifico .. .. .. Europa & Asia Centrale .. .. .. America Latina & Caraibi .. .. .. Africa Nord & Centro Settentrionale .. .. .. Africa del Sud .. .. .. Africa Sub-Sahariana .. .. .. Alto reddito .. .. .. 42,8 .. .. Zimbabwe Unione Europea IL CONTRIBUTO EUROPEO 2.1.2 Pari opportunità tra uomini e donne nell’Unione Europea Nel 1996 viene pubblicata per la prima volta la relazione annuale della commissione europea sulle pari opportunità per donne e uomini nell’Unione Europea. Da quella data ogni anno la commissione redige una relazione, indirizzata al consiglio, al parlamento europeo, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni. La relazione più aggiornata disponibile in rete è quella relativa al 2004, che fornisce un quadro d’insieme sui progressi realizzati fino a questo momento per promuovere la parità tra uomini e donne nei fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Vietnam 61 62 principali settori strategici e sottolinea quali saranno le principali sfide per la promozione dell’uguaglianza tra i sessi. Ecco un estratto del rapporto, relativamente ai progressi realizzati finora: - Oggi le donne sono più numerose degli uomini nell’istruzione secondaria superiore e nell’istruzione superiore nella maggior parte degli Stati membri e dei paesi in via d’adesione e rappresentano la maggioranza di diplomati nell’Unione Europea (55%). Al livello più alto d’istruzione permane lo schema tradizionale: nel 2000 le donne detenevano il 39% del totale dei dottorati contro il 61% degli uomini. Gli uomini abbandonano più di frequente gli studi a livello di istruzione secondaria superiore senza conseguire un diploma (uomini 20%, donne 16%1). - Sebbene i divari tra generi nell’accesso all’istruzione convergano, la scelta dell’indirizzo degli studi avviene ancora in base agli stereotipi tradizionali: nel 2001 la media comunitaria delle donne laureate era del 36% in scienze, matematica e informatica e il 21% in ingegneria, edilizia e costruzione, il che, trasferito nel mercato dell’occupazione, contribuisce al persistere della segregazione tra i sessi. - La strategia europea per l’occupazione ha contribuito a mettere all’ordine del giorno la parità tra i sessi e ha fornito uno strumento per affrontare il divario tra donne e uomini sul mercato del lavoro. I nuovi orientamenti per l’occupazione richiedono agli Stati membri un ulteriore impegno. Il ricorso ai Fondi strutturali e in particolare al Fondo sociale europeo ha avuto un effetto catalizzatore per le politiche nazionali sulla la parità tra i sessi, fornendo sostegno finanziario per la messa in atto della strategia europea per l’occupazione e il processo d’inclusione sociale. - Dopo un periodo caratterizzato da tassi d’occupazione in calo e da una leggera flessione del divario tra donne e uomini, i tassi di disoccupazione hanno ricominciato a crescere alla metà del 2001 e hanno continuato nel 2002 e 2003. Tuttavia, il divario dei tassi di disoccupazione tra donne e uomini, sebbene abbia continuato a diminuire, resta significativo (1,8 punti percentuale nel 2003). - Le donne continuano ad essere più vulnerabili alla disoccupazione e all’inattività economica degli uomini; ciò vale in particolare per le donne con bassi livelli d’istruzione e per le donne più anziane. Negli Stati in via d’adesione i tassi di disoccupazione sono quasi il doppio di quelli dell’Unione, ma il divario tra i disoccupati maschi e femmine tende ad essere più ridotto. BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile - La segregazione tra i sessi nel mercato del lavoro non è praticamente cambiata negli ultimi anni, attestandosi sul 25% circa per la segregazione nell’occupazione e sul 18% per la segregazione settoriale. Le donne prevalgono in settori quali l’assistenza sanitaria, i servizi sociali, l’istruzione, l’amministrazione pubblica e il commercio al dettaglio, mentre un numero sproporzionato di uomini lavora come tecnici, ingegneri, professionisti della finanza e quadri dirigenti. - Tuttavia, gli uomini hanno ancora due volte più possibilità delle donne di assumere compiti dirigenziali e il triplo delle possibilità di occupare posti dirigenziali di alto livello. - Le donne sono inoltre sottorappresentate nel mondo scientifico europeo (le donne rappresentano il 30% dei ricercatori nel settore pubblico e il 15% nella ricerca industriale) - Le incombenze domestiche e familiari sono ancora svolte soprattutto dalle donne; questa situazione ha conseguenze dirette sugli schemi dell’occupazione femminile e limita le possibilità delle donne di accettare mansioni comparabili alle mansioni medie degli uomini. Le interruzioni che caratterizzano la vita lavorativa delle donne e il fatto che esse siano sovrarappresentate nei lavori a tempo parziale e nella maggior parte dei lavori non standard può avere conseguenze sulle loro carriere, retribuzioni e pensioni. Il fatto che il lavoro femminile sia meno retribuito, combinato con gli effetti della tassazione e delle prestazioni sociali fa sì che le donne siano meno incentivate a impegnarsi in un’occupazione retribuita, soprattutto quando hanno bambini in tenera età. - Le donne rappresentano la maggior parte delle persone economicamente inattive e sono pertanto maggiormente a rischio povertà: prive di reddito indipendente, le donne si trovano ad affrontare difficoltà finanziarie enormi quando si trovano in situazioni quali la separazione o la violenza domestica. Le donne sono anche più vulnerabili alla povertà in età avanzata e quando allevano da sole i figli. Il 35% dei genitori single, in maggioranza donne, vivono in povertà. - La violenza domestica viola il diritto della vittima alla vita, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità, ed è un’espressione dello squilibrio di potere tra donne e uomini. I piani di azione nazionali sull’inclusione sociale hanno identificato nella violenza domestica un rischio di esclusione sociale per le donne. Nel 2000 è stato avviato il programma DAPHNE 2000-2003, strumento di programmazione contro la violenza 63 64 simbolicamente importante. Grandi passi in avanti sono stati compiuti nel 2002, anno in cui gli Stati membri hanno raggiunto un accordo su un insieme di indicatori sulla violenza domestica contro le donne, messi a punto nel quadro del seguito dato alla piattaforma d’azione di Pechino.16 Visti i positivi risultati raggiunti nell’attuazione della fase iniziale, che ha permesso di finanziare più di 300 progetti, il programma Daphne prosegue ora con Daphne II, operativo per un periodo di 5 anni (20042008). Obiettivo quello di garantire l’effettiva tutela della salute fisica e psichica di bambini, giovani e donne, proteggendoli contro ogni forma di violenza, sia nella vita pubblica che privata, attraverso la prevenzione dalla stessa e l’assistenza a chi ne sia stato vittima e di sostegno e incoraggiamento delle ONG e delle altre organizzazioni attive in questo settore. I progetti che verranno finanziati in questa seconda fase dovranno prevedere azioni in grado di: - individuare e scambiare le migliori pratiche ed esperienze di lavoro - realizzare indagini analitiche, studi e ricerche - prevenire e proteggere contro ogni forma di violenza con la partecipazione dei beneficiari - costituire reti multidisciplinari - formare e sviluppare strumenti didattici - elaborare ed attuare programmi per il trattamento degli aggressori e delle vittime - sensibilizzare gruppi specifici. Le sfide dell’Unione Europea e quindi degli stati membri per ridurre il sostanziale divario tra uomini e donne si poggiano su alcuni orientamenti strategici: BUONE PRASSI Applicazione e miglioramento della legislazione in materia di parità di trattamento Recepimento da parte degli Stati membri della nuova direttiva in merito all’attuazione del principio di parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro (direttiva 2002/73/CE) Impegno da parte delle parti sociali per creare condizioni di lavoro che garantiscano la parità di trattamento sul mercato del lavoro La Commissione intende sostituire gli attuali testi legislativi con un unico testo promuovendo una direttiva relativa all’attuazione del principio della parità di trattamento Adottare la proposta di direttiva basata sull’articolo 13 prima del marzo 2005 Sviluppo di incentivi, finanziari e non, per promuovere maggiori responsabilità maschili in seno alla famiglia e per far cambiare atteggiamenti specie dei datori di lavoro Conciliare vita professionale e vita familiare Promuovere modelli di congedo parentale condivisi dai due genitori in modo da evitare gli effetti negativi che un congedo di maternità prolungato comporta per l’occupazione femminile Intensificare sforzi per fornire servizi di custodia dei bambini Idem per le strutture di assistenza di persone non autosufficienti Sorvegliare e monitorare, anche tramite l’uso di indicatori, i progressi realizzati per quanto riguarda la partecipazione delle donne/uomini al processo decisionale politico ed economico Promuovere la Accrescere la partecipazione femminile non solo partecipazione in seno agli organi rappresentativi ma anche ai equilibrata di negoziati donne e uomini nel processo decisionale Intensificare gli sforzi e applicare una serie di misure per giungere al superamento della soglia del 30% di donne nelle elezioni del Parlamento europeo del marzo 2004. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile TAB.2.5 ORIENTAMENTI STRATEGICI DELL’UE 65 66 Affrontare il problema della segregazione dei sessi Promuovere una maggiore conoscenza del problema, prendere misure concrete per sorvegliare regolarmente i divari, rivedere i sistemi di classificazione delle mansioni e rendere trasparenti i livelli di remunerazione e i sistemi di valutazione delle mansioni Promuovere sistemi di lavoro flessibile sia per le donne che per gli uomini Eliminare il divario delle remunerazioni tra i sessi e i divari tra uomini e donne in materia di disoccupazione Riformare il sistema fiscale e il sistema di prestazioni sociali per eliminare i fattori disincentivanti e fornire alle donne incentivi finanziari per entrare, rimanere e ritornare sul mercato del lavoro Attuare politiche attive del mercato del lavoro per favorire il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro Rafforzare l’eliminazione di scelte basate su stereotipi sessuali, e di forme di segregazione basate sul sesso già a livello scolastico Strategie per sopprimere gli ostacoli incontrati nell’ascesa a posti dirigenziali da parte delle donne Promuovere una partecipazione equilibrata di persone di entrambi i sessi ai settori delle scienze, dell’ingegneria e della tecnica Prevenire e reprimere la violenza domestica e utilizzare una serie di indicatori sulla violenza domestica per controllare i progressi compiuti Prevenire e combattere la violenza e la tratta delle donne Intensificare le iniziative volte a prevenire e a reprimere la tratta delle donne Sfruttare le possibilità offerte dai programmi di finanziamento comunitari, quali i fondi strutturali FSE, FEDER e l’iniziativa comunitaria EQUAL, DAPHNE e, ove opportuno, AGIS per sostenere azioni di assistenza alle vittime e prevenzione nonché facilitare l’integrazione delle vittime della tratta delle donne nel mercato del lavoro BUONE PRASSI Messa in pratica dell’integrazione nella dimensione di genere Perseguire lo sviluppo di indicatori della parità tra uomini e donne in quanto strumento d’integrazione della dimensione di parità tra i sessi per valutare i progressi compiuti nei diversi settori strategici Seguire i progressi tramite relazioni regolari e la valutazione dei risultati Stanziare risorse a sostegno di meccanismi efficaci di promozione della parità tra uomini e donne Garantire che in tutti i fondi strutturali si presti attenzione all’aspetto della parità fra donne e uomini anche per quanto riguarda l’accesso delle donne all’occupazione, e si accordi un finanziamento adeguato Proseguire l’attuazione dell’integrazione della dimensione di genere nello spazio europeo della ricerca per sostenere attivamente la rete di funzionari nazionali di alto livello Fonte: Commissione delle comunità europee, Relazione annuale della commissione al consiglio,al parlamento europeo, al comitato economico e sociale europeo ed al comitato delle regioni , relazione sulla parità tra uomini e donne 2004, Bruxelles 19.2.2004 COM(2004)115 definitivo, elaborazioni Agenda 21 Consulting Il rapporto della lobby europea delle donne La Lobby europea delle donne ha elaborato un rapporto alternativo destinato a valutare le azioni, la legislazione e i programmi adottati dalle istituzioni dell’Unione Europea, finalizzati all’attuazione della Piattaforma d’azione adottata a Pechino nel 1995 al termine della Conferenza mondiale delle donne. Il Rapporto 1995-2005: “Review of the Implementation of the Beijing Platform for action by the European Union” si propone di monitorare i progressi fatti dall’Unione Europea nell’attuazione degli obiettivi fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Rafforzare l’attuazione dell’integrazione della dimensione di genere in tutti i settori strategici pertinenti, incluse le politiche sociali e dell’occupazione, la politica dell’istruzione, della ricerca, delle relazioni esterne, della cooperazione allo sviluppo, del bilancio e delle politiche finanziarie Migliorare la messa a disposizione di dati disaggregati per sesso 67 68 strategici in relazione alle 12 aree critiche individuate nel Programma d’azione. Il Rapporto evidenzia i numerosi cambiamenti intervenuti a livello globale e a livello europeo nel corso degli ultimi dieci anni, che hanno decisamente influenzato le politiche europee sulle pari opportunità tra donne e uomini. Una evoluzione di tale respiro rappresenta motivo di speranza ma anche di preoccupazione per il futuro dei diritti delle donne. Il documento intende proporsi come ulteriore strumento di analisi e di elaborazione programmatica a livello europeo in vista del processo di revisione della Piattaforma d’azione di Pechino (Pechino +10)che si terrà nel 2005 in concomitanza con la 49^ sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione della donna (http://www.centrodirittiumani.unipd.it/ news_continua.asp?k=225&mese=12&anno=2004). LA REPORTISTICA NAZIONALE E LOCALE 2.1.3 A livello nazionale non è ancora maturata la consuetudine di stendere rapporti e relazioni, con cadenza regolare, che monitorino i progressi compiuti nell’ambito delle politiche delle pari opportunità. Sul sito del Ministero è possibile, comunque, consultare l’elenco delle pubblicazioni da esso curate e relative alla questione di genere. Al momento, neppure in ambito regionale e provinciale, risulta essere avviata l’elaborazione e redazione di resoconti e descrizioni, periodicamente aggiornati, sull’attuazione del gender mainstreaming. IL TRENTINO E LA PROSPETTIVA DI GENERE NELLA REPORTISTICA 2.1.4 Il Primo Rapporto provinciale sulle Pari Opportunità “Rileggere l’evoluzione delle pari opportunità” è stato elaborato utilizzando i risultati della ricerca “Le sfide delle pari opportunità nel futuro a breve della società trentina” commissionato al Censis dalla Provincia Autonoma di Trento; in tal modo è stato possibile conseguire una pluralità di obiettivi, a partire dalla volontà di fornire un’interpretazione delle disuguaglianze esistenti nel territorio provinciale tra i due sessi, così come si manifestano a livello sociale ed economico, e predisponendo quindi un’analisi delle cause che ne impediscono o rallentano la rimozione. E’ necessario sottolineare che questi primi obiettivi sono stati conseguiti utilizzando quale base conoscitiva la pubblicazione “Indicatori di genere: strumenti per misurare le pari opportunità tra uomini e donne” elaborata BUONE PRASSI MANUALISTICA ED INFORMAZIONI 2.2 Accanto alla reportistica, al vasto campo delle indagini statistiche, al dettaglio delle analisi quali-quantitative che, accostando passato e presente, fotografano l’evoluzione della condizione femminile, esiste una ricca e variegata letteratura legata al genere. Chiunque si accingesse a ricercare informazioni sulla storia delle donne, sull’equità e sull’uguaglianza, sulle pari opportunità, sul ruolo della donna nello sviluppo, sul mainstreaming di genere e sulle buone pratiche realizzate potrebbe smarrirsi nel mare magnum della produzione, non solo scritta. Per una presentazione delle opportunità formative istituzionalizzate si rimanda all’allegato del presente rapporto “Donne e sviluppo: fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile dall’Osservatorio provinciale per le Politiche di Pari Opportunità, la quale fornisce un quadro complessivo delle condizioni e degli stili di vita degli uomini e donne del territorio trentino. Più specificamente, con il lavoro svolto dal Censis, si è provveduto quindi ad aggiornare gli indicatori sensibili al genere e ad utilizzare gli stessi quali supporto strumentale per la realizzazione di un altro fondamentale obiettivo, ovvero la definizione delle politiche adottabili a livello locale nel breve e medio periodo. In una seconda fase, utilizzando i dati ISTAT di fonte censuaria riferiti al contesto nazionale e, laddove ciò è stato possibile, riferirendoli anche al contesto provinciale, sono state analizzate le modificazioni subite dalla struttura familiare negli ultimi anni e, soprattutto, la graduale sfrangiatura che sembra caratterizzare sempre più marcatamente il sistema-famiglia. E’ necessario sottolineare, che nell’ambito dei dati relativi alle modificazioni subite dalla struttura familiare un particolare interesse ha suscitato il caso delle famiglie monoparentali la cui incidenza percentuale sul totale dei nuclei familiari risulta essere la più alta in Italia. Data l’esigenza di comprendere la peculiarità di quest’ultimo fenomeno, il Censis ha quindi condotto una specifica indagine sui nuclei monoparentali della provincia di Trento, i cui risultati sono stati esposti nell’ultima parte della pubblicazione in parola. A questo proposito, è importante evidenziare che l’obiettivo principale dell’indagine sulle famiglie monoparentali è stato quello di fornire un quadro il più possibile completo della situazione dei nuclei monogenitoriali a livello provinciale, individuando al contempo i principali bisogni e le necessità dei componenti di questa particolare tipologia familiare e ciò al fine di elaborare possibili strategie di intervento. 69 70 risorse conoscitive e informative”, dedicato appunto agli studi di genere nell’ambito della istruzione universitaria e post-universitaria e della ricerca scientifica. Per chi invece cercasse un approccio più immediato, nelle prossime pagine verrà, prima, presentato un manuale sulle buone pratiche prodotto dall’UNDP e, successivamente, verrà fornita una lista di siti internet da cui far partire la ricerca di buone pratiche e della loro valutazione sul web. GENDER MAINSTREAMING IN PRACTICE: A HANDBOOK 2.2.1 Nel 2001 l’UNDP ha pubblicato un interessante manuale sulle buone pratiche dal titolo “Gender mainstreaming in practice: a handbook”. Il manuale è pensato per quanti, ancor privi della capacità di ragionare in un’ottica di genere, sono chiamati ad operare decisioni politiche. Questo manuale quindi dovrebbe renderli capaci di integrare la prospettiva di genere nei piani, nei programmi e nella politiche su cui essi intervengono. Allo stesso tempo, però, il manuale può essere utilizzato come strumento di lavoro per una pluralità di soggetti che operano con il mainstreaming, come lo staff dell’UNDP, le organizzazioni non governative, gli studenti. Il manuale si suddivide in due parti: Parte I – Gender Mainstreaming: 10 Steps for Integrating Gender into the Policy-Making Process Questa sezione fornisce una guida pratica per il gender mainstreaming in tutte le aree o settori politici. Il processo per l’implementazione del gender mainstreaming è suddiviso in 10 passaggi, che verranno analizzati più in dettaglio nel paragrafo 3.2. Benché questi dieci passi abbiano un andamento ciclico, è possibile partire con la sezione che è più appropriata a ciascuno. Parte II – Gender Briefs: A Sectoral Approach to Mainstreaming La seconda parte è divisa in una serie di “gender briefs”, informazioni sintetiche, organizzate secondo diverse aree: - Educazione - Ambiente - Governo e partecipazione - Giustizia e diritti umani - Lavoro - Economia - Media - Scienza ricerca e tecnologia BUONE PRASSI SITI INTERNET DI RIFERIMENTO 2.2.2 Strutture e organismi internazionali17 European Parliament-Committee on Women’s Right and Equal Opportunities http://www.europarl.eu.int/committees/femm_home.htm (sito in inglese/francese) Queste pagine illustrano l’attività della Commissione per i diritti delle donne e le pari opportunità del Parlamento Europeo. Si possono consultare gli atti delle sedute della Commissione e le newsletters informative sulle iniziative in corso. Lobby Europea delle Donne http://www.womenlobby.org (sito in inglese/francese) La Lobby Europea delle Donne rappresenta il più ampio coordinamento di organizzazioni europee di donne presenti sia a livello governativo/ istituzionale che privato. Il sito è sempre aggiornato e riporta importanti informazioni sulle azioni promosse dall’Unione Europea e sui progetti in atto. The UN Internet Gateway on the Advancement and Empowerment of Women http://www.un.org/womenwatch/ (sito in inglese) Nel sito dell’Osservatorio sulle donne delle Nazioni Unite si trovano informazioni e relazioni sull’attività dell’UN in favore dell’avanzamento e dell’empowerment delle donne. Particolarmente interessanti sono la documentazione su Beijing +5 e le pubblicazioni, consultabili on-line, sui dati statistici sulla popolazione femminile, le condizioni di lavoro e il ruolo delle donne nella famiglia nei diversi paesi. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile In ciascuna area queste sintesi sottolineano quale sia la questione principale riguardo la tematica di genere, i principali argomenti rispetto a questa area; quando possibile, sono forniti alcuni indicatori di progresso e spunti per l’azione. Le informazioni contenute in queste sezioni non hanno la pretesa di essere esaustive, in quanto le situazioni possono cambiare notevolmente a seconda del contesto e delle coordinate temporali. Tuttavia si tratta di un punto di partenza utile per muoversi nel campo della parità di genere. 71 72 UNIFEM-United Nations Development Fund for Women http://www.unifem.org/ (sito in inglese) Organismo delle Nazioni Unite preposto alla tutela dei diritti umani e alla promozione della partecipazione delle donne nella sfera politica e economica. Nel sito è possibile scaricare o consultare on-line le pubblicazioni di UNIFEM tra cui segnaliamo: “Women War Peace”, “Women against Violence”, “Breaking the Silence Women’s Land and Property Rights in Situations of Conflict and Reconstruction”. Unione Europea-Gender Equality http://europa.eu.int/comm/employment_social/equ_opp/index_ en.htm (sito in inglese/francese/tedesco) Da questo sito si può iniziare la ricerca per tutto ciò che riguarda le pari opportunità nell’Unione Europea: dalle iniziative politiche, alle definizioni di interventi di mainstreaming, alla legislazione comunitaria in materia di uguaglianza. Alcuni documenti sono disponibili anche in italiano. Nella sezione “link” ci sono i collegamenti agli organismi che si occupano di pari opportunità all’interno della Comunità Europea e ai più importanti organismi di parità internazionali. Unione Europea-Guida ai diritti e alle pari opportunità per le donne e gli uomini nell’ Unione Europea http://citizens.eu.int/it/it/gf/eq/it/giindex.htm Da questa pagina è possibile scaricare la guida in italiano sulla parità di diritti e opportunità per le donne e gli uomini dell’Unione Europea. Unione Europea-Programmi di azione sociale-Parità delle opportunità fra donne e uomini http://europa.eu.int/scadplus/leg/it/s02205.htm In questa pagina si trovano programmi, azioni e provvedimenti della politica europea riguardo alle pari opportunità. I documenti consultabili sono divisi per aree tematiche: azioni di carattere generale; parità di accesso; retribuzione; protezione sociale; dignità dell’uomo e della donna sul lavoro. Strutture e organismi nazionali Ministero del lavoro - Comitato Nazionale di parità e pari opportunità nel lavoro http://www.minwelfare.it/aree+di+interesse/occupazione+e+merca to+del+lavoro/pari+opportunita BUONE PRASSI Presidenza del Consiglio dei Ministri - Commissione Nazionale per le pari opportunità tra uomo e donna http://www.palazzochigi.it/cmparita/ Punto di partenza fondamentale su tutto ciò che riguarda le politiche di pari opportunità e sulle iniziative promosse o realizzate dalla Commissione. Nella sezione “Servizi-informazioni legislazione” si trovano le leggi istitutive degli organismi di parità italiani e la normativa nazionale e internazionale sulla condizione femminile dal 1990 ad oggi. All’interno di “Servizi-guide utili” sono elencati gli indirizzi degli organismi di parità nazionali, regionali, comunali, provinciali ed esteri. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità http://www.pariopportunita.gov.it Sito della struttura di supporto del Dipartimento per le Pari Opportunità. Il sito è denso di informazioni su tutto ciò che riguarda il Ministro, le leggi sulle pari opportunità, l’imprenditoria femminile e i fondi comunitari. Per una facile consultazione del sito è consigliabile visualizzare la mappa. Sito in fase di ristrutturazione. Ufficio Consigliera Nazionale pari opportunità www.consiglieranazionaleparita.it E’ il sito della Consigliera Nazionale Pari Opportunità, che si occupa della trattazione dei casi di discriminazione in tema di parità e pari opportunità. Rete Pari Opportunità www.retepariopportunita.it “Rete delle pari opportunità” costituisce uno strumento per lo scambio di informazioni, di esperienze progettuali e di buone prassi fra gli attori delle pari opportunità, funzionando come piattaforma di elaborazione e comunicazione di proposte metodologiche e di strumenti operativi attinenti le pari opportunità nell’azione dei Fondi strutturali. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile In queste pagine del sito del Ministero del Lavoro si trova tutto ciò che riguarda la L.125/91 sui finanziamenti ai progetti di azioni positive. E’ possibile scaricare i testi di legge e l’elenco dei progetti approvati. Una parte è dedicata alla Consigliera di parità nazionale ed è consultabile l’elenco, con i nominativi e gli estremi degli atti di nomina, delle Consigliere di parità regionali e provinciali. 73 74 Strutture e organismi regionali Regione Abruzzo - Commissione permanente per la realizzazione delle pari opportunità e della parità giuridica e sostanziale tra uomo e donna http://www.regione.abruzzo.it/volontariato/commissione/ E’ possibile consultare la legge istitutiva della Commissione e le iniziative promosse nelle aree d’intervento: lavoro e imprenditorialità, educazione e cultura, tempi e orari, servizi socio-sanitari, politica, mainstreaming. Regione Basilicata - Commissione regionale per le pari opportunità http://www.regione.basilicata.it/Consiglio/comm_pari_opp/ Nel sito è disponibile l’elenco delle componenti e la legge istitutiva della Commissione oltre alla documentazione sulle aree d’intervento in materia di pari opportunità. Provincia Autonoma di Bolzano - Comitato provinciale per le pari opportunità http://www.provinz.bz.it/presidenza/0101/ufficio-donna/index_ i.asp In queste pagine si trovano informazioni sul progetto “Servizio Donna” che ha istituito un numero verde per le donne in difficoltà. Il Comitato ha anche organizzato un premio per le tesi di laurea sulle pari opportunità. Regione Calabria – Commissione per le pari opportunità fra uomo e donna http://www.consiglioregionale.calabria.it/hp2/pariopportunita/ Nel sito è possibile consultare la legge istitutiva della Commissione, il Regolamento e l’elenco delle componenti dei gruppi di lavoro che operano in materia di: economia, scuola, spazi, ambiente e qualità della vita etc. Regione Campania – Servizio pari opportunità http://www.regione.campania.it/pariopportunita/ Sono indicati i riferimenti normativi degli organismi di parità regionali tra cui l’Assessorato e la Commissione. E’ attiva una sezione dedicata ai bandi in materia di pari opportunità. Regione Emilia-Romagna - Assessorato scuola, formazione professionale, università, lavoro, pari opportunità http://www.regione.emilia-romagna.it/web_gest/link/lkpar.htm In questa pagina si possono consultare i comunicati stampa dell’Assessorato ed accedere alla sezione “Orienter” dove poter consultare la banca dati dei concorsi pubblici, delle offerte di lavoro e dei corsi di formazione. Regione Lazio - Consulta femminile http://www.regione.lazio.it/ente_regione/consiglio/consulta/cons_ reg_fem.shtml BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Si trovano riassunte le attività e le iniziative promosse dalla Consulta dal 1996 ad oggi ed è possibile consultare il testo della legge istitutiva ed il regolamento. Regione Liguria - Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna in materia di lavoro http://www.regione.liguria.it Si possono consultare schede sintetiche o testi integrali di leggi riguardanti la normativa in materia di pari opportunità. Informazioni utili anche sulle Consigliere di parità regionali. Regione Lombardia - Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità http://www.regione.lombardia.it Nel sito si trovano molte informazioni su donne, politiche femminili e imprenditoria femminile. E’ anche possibile consultare “l’albo delle associazioni femminili lombarde” e “l’osservatorio donne in Lombardia”. Regione Marche - Commissione pari opportunità tra uomo e donna http://www.regione.marche.it/pari_opportunita/index.html E’ consultabile il programma delle attività svolte dal 1986 ad oggi e l’elenco delle pubblicazioni. E’ attivo lo sportello “Fare impresa”. Regione Piemonte - Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna http://www.regione.piemonte.it/governo/consulte/04.htm In queste pagine si trovano: la legge istitutiva della Commissione, l’elenco delle componenti e le relazioni sulle attività della Commissione. Regione Puglia - Commissione pari opportunità http://www.commissionepariopportunita.it/home.htm Si trovano informazioni utili sulle attività, il regolamento e le componenti della Commissione. Nella sezione “normativa sulle pari opportunità” si trovano testi di leggi internazionali, nazionali e regionali. Regione Autonoma Sardegna - Commissione pari opportunità http://www.regione.sardegna.it/pariopportunita/index.html E’ disponibile il testo della legge istitutiva della Commissione e l’elenco delle sue componenti. Informazioni utili sul materiale posseduto dal Centro di Documentazione. Regione Toscana - Commissione per le pari opportunità donna-uomo http://www.consiglio.regione.toscana.it/pari-opportunita/ default.asp Nel sito si trovano informazioni sulla Commissione e le sue componenti oltre ad un’ampia documentazione sui progetti e le iniziative realizzate dal 1996 ad oggi. Particolarmente utile la raccolta di link suddivisi per aree tematiche e la sezione dedicata al Centro di Documentazione dove è possibile consultare il catalogo on-line. 75 76 Provincia Autonoma di Trento - Commissione provinciale pari opportunità http://www.pariopportunita.provincia.tn.it E’ consultabile la legge istitutiva della Commissione ed il Programma triennale di attività. Si possono anche leggere i programmi dettagliati delle molte iniziative, passate ed in corso, promosse dalla Commissione. Regione Umbria - Centro per le pari opportunità http://www.regione.umbria.it/popportuni/default.htm Tra i servizi erogati e le attività del Centro è da segnalare un numero verde che dal 1989 sostiene le donne in difficoltà, il “servizio lavoro” ed una Biblioteca che raccoglie materiale grigio sul femminismo, periodici e oltre 3000 libri. Regione Autonoma Valle d’Aosta - Progetto E.V.A-Consulta delle elette in Val d’Aosta http://www.eva-fse.it Oltre alle indicazioni sulle attività della Consulta nel sito si trovano informazioni sul corso “Il mestiere della Consigliera” finalizzato a fornire e potenziare i requisiti e le competenze necessarie alle donne che intendono candidarsi alle elezioni regionali. Regione Veneto - Commissione per la realizzazione di pari opportunità tra uomo e donna http://www.regione.veneto.it/cpo/index.htm Nel sito è consultabile il testo della legge istitutiva e l’elenco delle componenti della Commissione. E’ possibile scaricare la documentazione relativa ad attività svolte, ricerche e pubblicazioni. STATISTICHE ED INDICATORI DI GENERE 2.3 DEFINIZIONE 2.3.1 Spesso, ad un’ampia varietà di dati reperibili si accompagna un senso di disorientamento in chi vorrebbe cercare di trovare un filo logico che li colleghi, che li spieghi, che dia loro la giusta rilevanza. Quello che manca nella società attuale è quindi la capacità di fare ordine nel mare informativo, da cui spesso è difficile uscire. La necessità di sintetizzare le informazioni, rendendole fruibili, implica l’esistenza di parametri semplificativi, misurabili e comunicabili, ovvero di indicatori. Come illustrato nell’Atto di Indirizzo sullo Sviluppo sostenibile della Provincia Autonoma di Trento, la funzione di un indicatore può essere BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile sintetizzata nei seguenti principi: - Rappresentare in modo semplice problemi complessi - Identificare e analizzare in modo sistematico i cambiamenti, le tendenze i problemi prioritari - Correlare tra loro i fenomeni locali ed i problemi locali con quelli globali - Permettere la comparazione tra comunità locali - Supportare i processi decisionali - Fare un bilancio delle azioni adottate - Facilitare la partecipazione locale, definendo obiettivi - Aumentare la possibilità di collaborazione tra comunità locali Storicamente è solo a partire dagli anni ’80 che compaiono per la prima volta i gender indicators, ovvero gli indicatori specifici per la dimensione di genere. Fino ad allora erano utilizzati solo gli indicatori di tipo economico affiancati, dopo il 1970 dagli indicatori sociali, che monitoravano aspetti della vita quotidiana quali la salute, l’educazione, l’impiego e la popolazione. Dagli anni ’80 c’è stato un sempre più forte interessamento agli indicatori per l’empowerment e la partecipazione, riconoscendo il ruolo essenziale delle donne come stakeholders nello sviluppo18. Come evidenziato nella “Guida agli indicatori sensibili alla dimensione di genere” elaborata dalla CIDA, l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale Canadese: - gli indicatori non sono strumenti neutrali; come tutte le metodologie, sono influenzati dai valori politici e dalla tipologia di contesto; - gli indicatori sensibili alla dimensione di genere misurano i cambiamenti sociali rispetto al genere col passare del tempo; - dovrebbero essere presi in considerazione sia indicatori di tipo quantitativo che qualitativo; - gli obiettivi dovrebbero essere determinati nella maniera più chiara possibile, e gli indicatori dovrebbero essere correlati strettamente con essi; - ci sono diverse tipologie di indicatori utilizzabili a seconda del ciclo del progetto: indicatori per monitorare il rischio di partenza, indicatori di input, di processo, di output, di risultati. Gli indicatori più importanti per la valutazione di un progetto sono quelli correlati con i risultati ottenuti; - dovrebbero essere utilizzati indicatori disaggregati per sesso; - dovrebbe essere indicato il più chiaramente possibile l’arco di tempo tra il raggiungimento degli obiettivi e l’utilizzo di indicatori di monitoraggio. 77 78 A livello internazionale è ormai sempre più utilizzato il termine “statistiche di genere” per indicare la propensione della statistica ad utilizzare dati disaggregati secondo il sesso come elemento fondamentale per comprendere i fenomeni sociali. Secondo il CNEL, Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro, l´intera organizzazione della ricerca statistica deve tenere conto delle questioni che incidono in modo differenziato sulla situazione di donne e uomini, con particolare riferimento alla divisione dei ruoli, all’accesso alle risorse materiali e/o culturali e ai servizi, ai fattori di vulnerabilità sociale19. Alla luce di queste considerazioni il CNEL, sulla scia delle metodologie utilizzate dall’ONU e dalla UE, ha predisposto un disegno di legge con l’intento di promuovere e sviluppare la realizzazione di tali statistiche, per impostare in modo corretto le politiche generali e di settore, migliorare la elaborazione dei rapporti periodici sul mercato del lavoro e lo sviluppo dei contenuti delle relative banche dati, consentire all’ISTAT di svolgere un ruolo pilota nei confronti di tutte le attività di ricerca e raccolta dati. Il disegno di legge mira dunque a realizzare una sorta di “circolo virtuoso” tra statistiche sociali e statistiche di genere, e a fare in modo che dal rispettivo rafforzamento derivi un miglioramento complessivo dell’informazione statistica20. Prima di passare in rassegna i principali indicatori utilizzati a livello internazionale, europeo, nazionale e locale, è bene fare una precisazione terminologica introducendo tre distinte categorie di informazioni statistiche che misurano in maniera differente lo stato delle pari opportunità tra uomini e donne e il loro andamento temporale21: Dati statistici disaggregati per sesso Questi dati forniscono informazioni circa il numero, assoluto o percentuale, delle donne e degli uomini coinvolti in un dato fenomeno, come ad esempio la presenza nei percorsi scolastici calcolata separatamente per donne e uomini. Indicatori di genere L’indicatore di genere rappresenta un passo successivo rispetto al dato disaggregato per genere, in quanto fornisce una lettura sintetica che mette in relazione alcuni dati di partenza. L’indicatore presuppone quindi un ragionamento che relaziona la posizione delle donne con quella degli uomini. Indici di pari opportunità L’indice si situa un gradino sopra l’indicatore di genere in quanto compie una sintesi ancora più elaborata, riassumendo in un unico numero le diverse dimensioni del concetto di pari opportunità. Ciò al fine di consentire comparazioni tra contesti socio economici diversi relativamente al grado di integrazione del principio di genere. BUONE PRASSI Come già ricordato più volte, nella dichiarazione di Pechino adottata nel 1995, Quarta conferenza mondiale sulle donne, i governi si sono impegnati nel fare progressi per raggiungere gli obiettivi dell’equità, dello sviluppo e della pace per le donne di tutto il mondo, nell’interesse di tutta l’umanità. Ma questi obiettivi sono stati realmente realizzati, o rimangono semplicemente espressione di una volontà non ancora attuata? Negli ultimi dieci anni le conferenze internazionali hanno cercato di dare una nuova visione delle donne. A Vienna nel 1993, nella conferenza sui diritti umani, si è affermato che i diritti delle donne sono diritti umani. Al Cairo, nel 1994 la conferenza mondiale su popolazione e sviluppo ha posto la questione dei diritti delle donne, dell’empowerment e della salute, al centro delle politiche e dei programmi di sviluppo sostenibile. Alla conferenza di Pechino i governi di tutto il mondo hanno raggiunto un accordo sulla piattaforma d’Azione che “cerca di promuovere e proteggere il pieno godimento di tutti i diritti umani e della libertà fondamentale di tutte le donne durante tutto il ciclo di vita”. Negli ultimi anni i governi di tutto il mondo si sono impegnati per implementare ad ogni livello quanto emerso durante le conferenze attraverso programmi di azione. Il successo o l’insuccesso di tutti gli sforzi compiuti sono raccolti nel documento denominato “The world’s women 2000: Trends and statistics”, analizzato nel paragrafo 2.1.1.2, che risponde alla richiesta formulata nel 1998 dal Segretariato generale delle Nazioni Unite di avere una statistica aggiornata e degli indicatori sulla situazione delle donne nelle nazioni di tutto il mondo. Nella tabella 2.6 sono riportati gli indicatori utilizzati per la redazione del report. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile GLI INDICATORI DI GENERE 2.3.2 79 80 TAB.2.6 INDICATORI Popolazione Popolazione per sesso e gruppi di età Popolazione per sesso (migliaia) Donne/100 uomini Percentuale di età 10-19 Percentuale sotto i 15 anni Percentuale in età di 60 anni e più, per sesso Indicatori di popolazione Donne/100 uomini con età 60+ e 80+ Tasso di crescita annuale della popolazione Percentuale di popolazione urbana Donne /100 uomini migranti internazionali Uomini e donne nelle famiglie Indicatori sul matrimonio e lo stato civile Percentuale di donne dai 15-19 mai sposate Età media del matrimonio, per età Percentuale di 60+ vedovi/e, per sesso Indicatori sui nuclei familiari e procreazione Grandezza media del nucleo familiare Percentuale di donne Percentuale di donne capofamiglia Uso contraccettivo, per donne sposate Tasso di fertilità totale (nascite per donna) Nascite per 1000 donne di età 15-19 Salute Aspettativa di vita e mortalità infantile Indicatori su HIV/AIDS, attenzione alla maternità, e mortalità materna Aspettativa di vita alla nascita, per sesso Aspettativa di vita all’età di 60 anni, per sesso Tasso di mortalità infantile (per 1000 bambini nati vivi), per sesso Persone con HIV/AIDS – numero stimato Persone con HIV/AIDS- percentuale femminile fra gli adulti Percentuale di donne incinte che ricevono cure prenatali Percentuale di parti fatti da personale qualificato Tasso di mortalità da parto (per 100,000 bambini nati vivi) BUONE PRASSI Educazione e comunicazione Istruzione superiore e staff insegnante Studenti iscritti al terzo livello, per sesso Percentuale di iscrizione femminile al terzo livello Percentuale di insegnanti donne, per secondo e terzo livello Lavoro Tasso di disoccupazione Impiegati part time Tasso di disoccupazione, per sesso Percentuale di adulti impiegati a part-time per sesso Percentuale tasso femminile di impiegate part-time Congedo di maternità Durata del congedo Percentuale di retribuzione pagata nel periodo coperto Soggetto deputato alla copertura Indicatori delle attività economiche Tasso di attività economica negli adulti (15+) per sesso Percentuale di donne nella forza lavoro adulta Percentuale di distribuzione della forza lavoro per stato nell’occupazione Salario e lavoratori salariati, per sesso Lavoratori in proprio, per sesso Contributo alla famiglia, per sesso Donne nel settore manageriale ed amministrativo Percentuale di donne tra i lavoratori manageriali e amministrativi Stipendio femminile rapportato Stipendio femminile nel settore industriale a quello maschile rapportato a quello maschile Diritti umani e decision making politico Donne nella vita pubblica Data di ratifica del CEDAW fascicolo terzo Percentuale di posti parlamentari Percentuale di donne nei processi decisionali del governo- livello ministeriale Percentuale di donne nei processi decisionali nel governo- livello sottoministeriale donne e sviluppo sostenibile Educazione di base e alfabetismo Tasso di iscrizione lordo al 2 livello (per 100), per sesso Tasso di iscrizioni femminili al secondo livello scolastico Percentuale di analfabeti, per sesso, per età 15-24 e 25+ Anno della ratifica del CEDAW Se il piano di azione nazionale contempla il segretariato delle Nazioni Unite 81 82 Percentuale di donne adulte che hanno Abuso fisico contro le donne da subito violenza da parte di un partner parte di un partner intimo intimo negli ultimi 12 mesi,mai (in altre relazioni) Fonte:http://unstats.un.org/unsd/demographic/products/indwm/ indwm2.htm, rielaborazioni Agenda 21 Consulting Gli indicatori del Millenium Development Goals Come già detto, per attuare la Dichiarazione del Millennio le Nazioni Unite hanno fissato una sorta di “road map”, espressa nel UN Millenium development Goals (MDGs). Questo documento contiene 8 obiettivi integrati da 18 targets e 48 indicatori che intendono migliorare le condizioni di vita e porre rimedio agli squilibri globali entro il 2015. Ecco gli obiettivi e i relativi traguardi: 1. Eliminare l’estrema povertà e fame - Traguardo 1: dimezzare,tra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro USA al giorno. - Traguardo 2: dimezzare, tra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffrono. 2. Conseguire l’educazione primaria universale - Traguardo 3: Assicurare che, entro il 2015, in ogni luogo, i bambini, i ragazzi e le ragazze, siano in grado di completare l’intero corso scolastico di istruzione primaria. 3. Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne - Traguardo 4: Eliminare la disuguaglianza di genere nell’istruzione primaria e secondaria, preferibilmente entro il 2005 e ad ogni livello di istruzione non oltre il 2015. 4. Ridurre la mortalità infantile - Traguardo 5: Ridurre di due terzi, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità infantile al di sotto dei cinque anni d’età. BUONE PRASSI 6. Combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie - Traguardo 7: Aver arrestato entro il 2015 la diffusione dell’HIV/AIDS e aver iniziato la fase di inversione del fenomeno. - Traguardo 8: Aver arrestato entro il 2015 e iniziato la fase di inversione dell’incidenza della malaria e di altre importanti malattie. 7. Garantire la sostenibilità ambientale - Traguardo 9: Integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche dei paesi e nei programmi e arrestare la perdita di risorse ambientali. - Traguardo 10: Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone prive di accesso sostenibile all’acqua potabile. - Traguardo 11: Aver raggiunto entro il 2020 un significativo miglioramento nelle vite di almeno 100 milioni di abitanti dei quartieri poveri. 8. Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo - Traguardo 12: Sviluppare un sistema finanziario e commerciale aperto, disciplinato e non discriminante (compreso un impegno a un buon sistema di governo, sviluppo e riduzione della povertà – sia a livello nazionale che internazionale). - Traguardo 13: Porre attenzione ai bisogni particolari dei più piccoli paesi sviluppati (comprese esportazioni libere da dazi doganali e tariffe, programmi di riduzione del debito e di cancellazione del debito ufficiale bilaterale, e assistenza ufficiale allo sviluppo più generosa per i paesi impegnati nella riduzione della povertà). - Traguardo 14: Porre attenzione ai bisogni particolari dei paesi in via di sviluppo privi di sbocco sul mare e delle piccole isole (attraverso il Programma di Azione per uno sviluppo sostenibile dei piccoli stati isolani in via di sviluppo e la 22°disposizione dell’Assemblea Generale). - Traguardo 15: Affrontare il problema del debito dei paesi in via di sviluppo attraverso misure nazionali e internazionali al fine di rendere il debito sostenibile nel lungo periodo. - Traguardo 16: In cooperazione con i paesi in via di sviluppo, sviluppare e attuare strategie per lavori onesti e fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile 5. Migliorare le condizioni di salute materna - Traguardo 6: Ridurre di tre quarti, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalità materna. 83 84 produttivi per i giovani. - Traguardo 17: In cooperazione con le società farmaceutiche, fornire l’accesso a farmaci essenziali nei paesi in via di sviluppo. - Traguardo 18: In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i benefici della nuova tecnologia, specialmente le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni. Gli obiettivi del MDGs non sono nuovi, ma riprendono le 12 aree critiche identificate dalla Piattaforma d’Azione di Pechino del 1995 e supportano gli obiettivi della convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne adottata nel 1979 e tutte le altre convenzioni e trattati che garantiscono i diritti di donne e ragazze. Gli aspetti innovativi del MDGs consistono nel fatto che vengono introdotti obiettivi di azione concreti, misurabili, con delle scadenze precise. Il target 3 del MSGs, ad esempio, non si esaurisce solamente nell’eliminazione delle disparità di genere nell’educazione primaria e secondaria, ma si misura anche attraverso tre indicatori dell’equità di genere: tasso di alfabetizzazione, percentuale di donne impiegate in lavori non agricoli e proporzione di sedie destinate alle donne nei parlamenti nazionali. Questo significa che è importante raggiungere la parità nell’accesso all’istruzione di base, ma nello stesso tempo è importante smantellare quelle disparità radicate e ancora forti come le opportunità nel mercato del lavoro, i diritti legali, la possibilità di partecipare alla vita pubblica e alla presa di decisione. Promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne nella sua accezione più ampia costituisce un obiettivo chiave della Dichiarazione del Millennio, sebbene l’unico traguardo quantitativo fissato sia l’eliminazione delle disuguaglianze nell’istruzione primaria e secondaria. L’istruzione contribuisce al miglioramento della situazione sanitaria, e un’istruzione e una sanità migliori fanno aumentare a loro volta la produttività, la quale porta alla crescita economica. Questa crescita, quindi, genera risorse che finanziano i miglioramenti di sanità e di istruzione della popolazione. L’uguaglianza di genere ricopre un ruolo centrale in queste sinergie, in quanto le donne sono agenti di sviluppo. In quasi tutte le società, le donne sono le prime dispensatrici di cure e assistenza. La loro istruzione, dunque, contribuisce alla salute e all’istruzione delle generazioni successive più di quella degli uomini – a maggior ragione quando il parere delle donne ha un forte peso nelle decisioni famigliari. In età adulta, le ragazze che hanno ricevuto un’istruzione hanno figli più sani e in numero minore, accelerando così la BUONE PRASSI Ecco nello specifico gli indicatori proposti per monitorare l’obiettivo 3 cioè la promozione della parità di genere e l’empowerment femminile TAB.2.7 INDICATORI DELL’OBIETTIVO 3 Obiettivo 3 Target Promozione della parità di genere e l’empowerment femminile Eliminare la disparità di genere nell’educazione primaria e secondaria entro il 2005, e in tutti i livelli dell’educazione entro il 2015 Indicatori 1. percentuale di ragazze rispetto ai ragazzi che accedono all’educazione primaria, secondaria e terziaria.(UNESCO) 2. percentuale di donne alfabetizzate rispetto agli uomini per età dai 15 ai 24 anni (UNESCO) 3. percentuale di donne salariate nel settore non agricolo (ILO) 4. proporzione di sedie riservate alle donne nei parlamenti nazionali (IPU) fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile transizione a tassi di fertilità inferiori. Le donne meglio istruite e più sane contribuiscono inoltre all’aumento della produttività – adottando, ad esempio, innovazioni nel campo dell’agricoltura – e alla conseguente crescita dei redditi familiari. Per giunta, queste donne spesso lavorano fuori casa percependo redditi indipendenti e accrescendo la propria autonomia. Tali benefici processi acquistano maggiore forza se le donne hanno voce nelle decisioni interne alla famiglia. Quando le donne, poi, sono in grado di intraprendere azioni collettive per rivendicare più diritti – all’istruzione, all’assistenza sanitaria, a pari opportunità di lavoro – vi sono ancora maggiori probabilità che si verifichino queste sinergie positive22. 85 86 Il database della World Bank La World Bank23 ha realizzato un database elettronico, chiamato Gender Stats contenente statistiche ed indicatori di genere di facile accessibilità. Lo scopo del database è di fornire una fonte di statistiche e di indicatori disaggregati per genere. Questo sito è costantemente aggiornato e spazia da tematiche inerenti la salute, l’educazione, la partecipazione politica e la povertà. Per alcune tematiche è possibile la suddivisione per genere. Il database è disponile al sito internet http://devdata.worldbank.org La ricerca è possibile scegliendo un paese e un profilo tematico: - povertà (competenza e capitale umano, opportunità, conferimento di poteri, sicurezza), - demografia, - sviluppo umano (educazione, salute, nutrizione e violenza, dinamiche della popolazione), - ruoli socio economici e accesso alle risorse economiche (forza lavoro), - partecipazione politica, - programmi e politiche. Nello stesso sito, al link comparazioni internazionali è possibile scaricare una scheda specifica dal titolo Women in development (2002) che, attingendo anche dal World’s women: trends and statistics 2000, raccoglie dati statistici relativamente ad alcuni indicatori quali : - popolazione totale (% di uomini e donne), - aspettativa di vita alla nascita disaggregato per genere, - donne in gravidanza che ricevono cure prenatali, - indice di parità di genere per alfabetismo, - indice di parità di genere nella forza lavoro, - benefici per la materità (percentuale di salario pagato nel periodo di copertura), - donne in posizione di decision making. BUONE PRASSI Nella sezione popolazione rientrano anche gli indicatori specifici per la tematica di genere: - popolazione e demografia o Diffusione contraccettiva (% di donne in età 15-49) o Tasso di fertilità totale (nascite per donna ) o Aspettativa di vita alla nascita, donne/ uomini (anni) o Tasso di mortalità adulta, donne/uomini (su 1000 donne/ uomini adulte/i) o Età della popolazione 0-14 donne/uomini o Popolazione con età superiore ai 65, donne /uomini o Popolazione femminile (% del totale) - lavoro ed impiego o Impiegati in agricoltura, donne/uomini (% di donne/ uomini impiegate/i) o Impiegati nell’industria donne (su % di donne impiegate) o Impiegati nell’industria uomini (su % di uomini impiegati) o Impiegati nel settore terziario donne (%di donne impiegate) o Impiegati nel settore terziario uomini (%di uomini fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile La World Bank ha pubblicato nel 2004 il World Development Indicators, (WDI), una pubblicazione annuale di dati inerenti lo sviluppo a livello mondiale. Il WDI include circa 800 indicatori in 87 tabelle, organizzate in 6 sezioni: sguardo mondiale, popolazione, ambiente, economia, stati e mercato e links globali. Il sito di riferimento è all’indirizzo Internet http:// www.worldbank.org/data/wdi2004/index.htm. 87 88 - impiegati) o Forza lavoro con istruzione primaria donne (su % forza lavoro femminile) o Forza lavoro con istruzione primaria uomini (su % di forza lavoro maschile) o Forza lavoro con educazione secondaria, donne (su % di forza lavoro femminile) o Forza lavoro con educazione secondaria, uomini (su % di forza lavoro maschile) o Forza lavoro con educazione terziaria, donne (su % di forza lavoro femminile) o Forza lavoro con educazione terziaria, uomini (su % di forza lavoro maschile) o Forza lavoro femminile (su % totale di forza lavoro) o Età della popolazione tra 15-64 anni, donne /uomini o Disoccupati, donne, (% forza lavoro femminile) o Disoccupati, uomini (% forza lavoro maschile) o Disoccupate, giovani (% forza lavoro femminile 15-24 anni) o Disoccupati, giovani (% forza lavoro maschile 15-24 anni) educazione o Grado di ammissione al primo livello, donne (% di gruppi di età pertinente) o Grado di ammissione al primo livello, uomini (% di gruppi di età pertinente) o Tasso di alfabetismo donne adulte (% di donne dai 15 anni in avanti) o Tasso di alfabetismo uomini adulti (% di uomini dai 15 anni in avanti) o Tasso di alfabetismo donne giovani (% di donne in età 1524) o Tasso di alfabetismo uomini giovani (% di uomini in età 1524) o Tasso di ammissione netta nel primo livello, donne (% di popolazione ufficiale in età scolastica) o Tasso di ammissione netta nel primo livello, uomini (% di popolazione ufficiale in età scolastica) o Permanenza nel livello 5, donne/uomini (% totale) o Tasso di completamento della scuola primaria, donne e uomini (% di gruppi di età pertinente) o Educazione primaria, studenti (% donne) o Educazione primaria, insegnanti (% donne) o Percentuale di ragazze rispetto ai ragazzi nella scuola primaria e secondaria (%) BUONE PRASSI Il database dell’UNESCO L’Unesco ha pubblicato su web l’Info Nation, un database dal facile utilizzo che permette di vedere e comparare i dati statistici più aggiornati relativi agli stati membri delle Nazioni Unite (includendo i dati disaggregati per sesso). Il sito è disponibile all’indirizzo internet: http://www.unesco.org/women/sta/ La ricerca permette di comparare in un unico grafico i risultati provenienti da un massimo di 6 stati, relativamente a quattro macro categorie: popolazione, ambiente, salute, tecnologia ed economia. Nella tabella 2.8 sono elencati altri siti interessanti delle Nazioni Unite, che dispongono di database con indicatori di genere: fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile o Percentuale di ragazze analfabete rispetto a ragazzi (% in età 15-24) o Percentuale di ripetenti, scuola primaria, donne (% del totale degli iscritti) o Percentuale di ripetenti, scuola primaria, uomini (% del totale degli iscritti) o Presenza scolastica, scuola primaria, donne (% lordo) o Presenza scolastica, scuola primaria, donne (% netta) o Presenza scolastica, scuola primaria, uomini (% lordo) o Presenza scolastica, scuola primaria, uomini (% netta) o Presenza scolastica, scuola secondaria, donne (% lordo) o Presenza scolastica, scuola secondaria, donne (% netta) o Presenza scolastica, scuola secondaria, uomini (% lordo) o Presenza scolastica, scuola secondaria, uomini (% netta) o Presenza scolastica, scuola terziaria, donne (% lordo) o Presenza scolastica, scuola terziaria, uomini (% lordo) o Educazione secondaria, scolari (%donne) 89 90 TAB.2.8 INDICATORI DI GENERE NEI DIVERSI DATABASE ONU Database delle Nazioni Unite contenenti indicatori di genere Agenzia Database Sito web di riferimento FAO Faostats http://apps.fao.org/page/collections?subs et=agriculture ILO Key Indicators Of The Labour Market http://www.ilo.org/public/english/ employment/strat/kilm/indicats.htm ILO Laborsta http://laborsta.ilo.org/ WHO WHOSIS http://www3.who.int/whosis/menu.cfm PAHO/WHO Table Generator System http://www.paho.org/English/SHA/ CoreData/Tabulator/newTabulator.htm UNCHS Citibase http://www.unchs.org/guo/citibase/ citibase.asp UNCHS Statistics Programme/Global Report On Human Settlements 2001 http://www.unchs.org/unchs/english/ women/content.htm UNCTAD UNCTAD Handbook On Statistics http://stats.unctad.org/eng/wdsapp/ loginP.asp UNDP Human Development http://www.undp.org/hdr2001/indicator/ Indicators UNFPA The State Of World Population 2001 http://www.unfpa.org/swp/2001/english/ indicators/ UNICEF End decade databases http://childinfo.org/eddb/index.htm UNICEF UNICEF Statistics http://www.unicef.org/statis/index.html United Nations Statistics Division Women’s Indicators And Statistics Database http://www.un.org/Depts/unsd/gender/ wistat/topiclist.htm UNECE Gender Statistics Database http://w3.unece.org/stat/gender.asp BUONE PRASSI UNA PRIMA SINTESI: LA TAVOLA DELLE CORRISPONDENZE Obiettivo di questo paragrafo è quello di ricostruire una sintesi di tutti gli indicatori utilizzati per descrivere e analizzare i dati relativi alla dimensione di genere. Al sesto meeting del Network fra agenzie su donne e equità di genere (IANWGE) tenutosi a New York nel 2001 è stato affidato all’ECLAC il compito di redigere un inventario degli indicatori di genere e degli strumenti a disposizione nel sistema delle Nazioni Unite. ECLAC è la commissione economica per l’America Latina e i Caraibi, nata nel 1948, ed è una delle cinque commissioni regionali delle Nazioni Unite. Essa rappresenta un leader nello sviluppo di modelli statistici e di indicatori che possono essere comparati tra regioni. Al sito http://www.eclac.cl/mujer/proyectos/perfiles_en/ inventory.htm è disponibile l’inventario, costruito sulla base di un elenco che è stato inviato a tutti i membri dell’IANWGE e sulla base di una vasta ricerca effettuata sul web. Gli strumenti includono guide tecniche per produrre indicatori di genere, informazioni sulle fonti primarie di informazione usate per la costruzione di indicatori, e i principali strumenti di diffusione, come database e pubblicazioni statistiche. Le informazioni sugli indicatori di genere sono organizzate seguendo le principali questioni di genere e sono disponibili all’indirizzo internet: www.eclac.cl/publicaciones/UnidadMujer/6/lcl1186/summary.htm. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile 2.3.3 91 92 - popolazione Agenzia PAHO/WHO PAHO/WHO UNSD UNSD UNSD PAHO/WHO PAHO/WHO WORLD BANK UNSD PAHO/WHO PAHO/WHO UNSD UNSD WORLD BANK UNSD WORLD BANK UNDP FAO UNCHS Indicatori Media annuale delle nascite Tasso di crescita annuale della popolazione Percentuale media annua di popolazione Popolazione stimata per età e sesso Popolazione nata straniera per sesso Aspettativa di vita alla nascita Popolazione Popolazione in età 1564 (milioni) per sesso Popolazione per sesso e gruppi di età Percentuale di persone con 60 anni o più Percentuale di popolazione con meno di 15 anni Indicatori scelti per la popolazione Popolazione totale, urbana e rurale, per sesso Donne con età +65: % sulle donne totali, % sulla popolazione totale Vita stimata Aspettativa di vita alla nascita (anni) Aspettativa di vita alla nascita (anni) donne Aspettativa di vita alla nascita (anni) per regione Aspettativa di vita alla nascita, 19952000,2010-2015,20252030 Database Table generator System Table generator System Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Table generator System Table generator System Genderstats The World’s Women 2000: Trends and Statistics Table generator System Table generator System The World’s Women 2000: Trends and Statistics Women’s Indicators and Statistics Database Genderstats Women’s Indicators and Statistics Database Genderstats Human Development Indicators FAOSTATS Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 BUONE PRASSI UNSD Tabella degli indici di sopravvivenza ad età stabilite, per sesso (ogni 100,000) UNDP Probabilità alla nascita di sopravvivenza fino all’età di 65 anni: Human Development Indicators donne (% sul totale) 1995-2000 - educazione Agenzie Indicatori UNCHS Accesso all’educazione Statistics Programme/Global secondaria Report on Human Settlements 2001 UNESCO Percentuale di iscrizione specifica per Statistics/Indicators età e per sesso alla scuola primaria UNESCO % di iscritti per sesso specifico per età e per sesso alla scuola secondaria Statistics/Indicators UNESCO Tasso di ammissione apparente per sesso Statistics/Indicators WORLD BANK Percentuale di bambini che non vanno a scuola Genderstats (per gruppi d’età), primaria, secondaria UNESCO Coefficiente di efficienza per sesso UNSD Raggiungimento educativo per la Women’s Indicators and Statistics popolazione +25 per Database sesso, per area urbana, rurale e totale UNSD Iscrizione al primo livello per sesso Women’s Indicators and Statistics Database UNSD Iscrizione al secondo livello per sesso Women’s Indicators and Statistics Database UNSD Iscrizione al terzo livello per sesso Women’s Indicators and Statistics Database fascicolo terzo Database Statistics/Indicators donne e sviluppo sostenibile Women’s Indicators and Statistics Database 93 94 WORLD BANK Anni di istruzione previsti WORLD BANK Ragazze (% del totale), nella scuola primaria e Genderstats secondaria UNSD Istruzione superiore e corpo docente UNESCO Percentuale di ripetenti Statistics/Indicators per sesso WORLD BANK Progressione verso il grado 5 (% del totale) WORLD BANK Spesa pubblica per Genderstats l’educazione (% del PIL) UNESCO Percentuale di ripetenti Statistics/Indicators per sesso ed età UNCHS Abbandono scolastico Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 UNESCO/UNSD Aspettativa di vita scolastica, per sesso Statistics/Indicators - Women’s Indicators and Statistics Database UNICEF Percentuale di iscritti alla scuola secondaria UNICEF Statistics UNESCO UNSD Percentuale di sopravvivenza per classe e sesso Iscrizione al terzo livello per campo di studi e sesso Genderstats The World’s Women 2000: Trends and Statistics Genderstats Statistics/Indicators Women’s Indicators and Statistics Database UNSD Studenti al terzo livello Women’s Indicators and Statistics ogni 100.000 abitanti Database per sesso UNCHS Totale dei bambini che Statistics Programme/Global non vanno a scuola Report on Human Settlements 2001 UNSD Spesa pubblica totale per l’educazione come Women’s Indicators and Statistics percentuale del PIL e Database della spesa pubblica totale UNESCO Percentuale di transizione per sesso. Dalla primaria alla secondaria Statistics/Indicators UNCHS Libertà della donna nella cura all’infanzia Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 BUONE PRASSI UNESCO Anni impiegati per diplomarsi per sesso UNICEF/ UNESCO Percentuale di UNICEF Statistics - Statistics/ alfabetismo degli adulti Indicators UNDP Alfabetismo degli adulti, percentuale femminile (% sulla Human Development Indicators popolazione con più di 15 anni) UNDP Alfabetismo adulto, percentuale femminile Human Development Indicators sull’indice maschile UNSD Istruzione di base e alfabetismo The World’s Women 2000: Trends and Statistics ILO Istruzione e analfabetismo KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET UNSD UNCHS Percentuale stimata di analfabetismo adulto per sesso e regione Stime e proiezioni dell’analfabetismo adulto per sesso Percentuale di analfabetismo nella popolazione con più di 15 FAOSTATS Women’s Indicators and Statistics Database Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 UNSD Analfabetismo per sesso ed età diviso, sul Women’s Indicators and Statistics totale, tra aree urbane Database e rurali PAHO/WHO Percentuale di alfabetismo Table generator System UNFPA Analfabetismo adulto maschile e femminile. The State of World Population 2001 WORLD BANK Percentuale di analfabetismo giovanile (% sulla popolazione di Genderstats età compresa tra I 15 e i 24 anni) UNDP Alfabetismo giovanile, percentuale femminile (% sulla popolazione di Human Development Indicators età compresa tra i 15 e i 24anni) fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile FAO Statistics/Indicators 95 96 UNDP UNDP UNDP Alfabetismo giovanile, percentuale femminile Human Development Indicators sull’indice maschile Percentuale congiunta complessiva dell’iscrizione alla Human Development Indicators scuola primaria, secondaria e terziaria, femminile Percentuale congiunta complessiva dell’iscrizione alla Human Development Indicators scuola primaria, secondaria e terziaria, maschile UNESCO Percentuali complessive e nette di iscritti alla Statistics/Indicators scuola primaria, per sesso UNESCO Percentuali complessive e nette di iscritti alla Statistics/Indicators scuola secondaria, per sesso WORLD BANK Indice complessivo di iscrizione alla scuola primaria, secondaria e Genderstats terziaria (% per gruppi d’età) UNSD Percentuale complessiva di Women’s Indicators and Statistics iscrizione per livello di Database istruzione e sesso FAO Percentuali complessive di iscrizione (a tutti I FAOSTATS livelli) per sesso UNESCO Percentuali complessive di iscrizione per sesso. Statistics/Indicators Istruzione primaria e secondaria UNESCO Percentuali complessive di iscrizione per sesso. Statistics/Indicators Istruzione primaria, secondaria e terziaria UNESCO Percentuali complessive di iscrizione per sesso. Statistics/Indicators Istruzione terziaria BUONE PRASSI Percentuali complessive di iscrizione alla scuola Statistics/Indicators dell’infanzia PAHO/WHO Percentuale complessiva di Table generator System iscrizione all’istruzione primaria UNDP Iscrizione complessiva all’istruzione terziaria, Human Development Indicators percentuale femminile UNFPA Percentuali complessive di iscrizione The State of World Population 2001 all’istruzione primaria, maschile e femminile. UNFPA Percentuali complessive di iscrizione all’istruzione The State of World Population 2001 secondaria, maschile e femminile. UNICEF Percentuale (complessiva) di UNICEF Statistics iscrizione all’istruzione primaria WORLD BANK Percentuale netta di iscrizione (% per gruppi Genderstats d’età), all’istruzione primaria e secondaria UNSD UNDP UNDP UNDP UNDP fascicolo terzo Percentuale netta di Women’s Indicators and Statistics iscrizione per livello di Database istruzione e sesso Iscrizione netta all’istruzione primaria, Human Development Indicators percentuale femminile Iscrizione netta all’istruzione primaria, Human Development Indicators percentuale femminile sull’indice maschile Iscrizione netta all’istruzione Human Development Indicators secondaria, percentuale femminile Iscrizione netta all’istruzione secondaria, Human Development Indicators percentuale femminile sull’indice maschile donne e sviluppo sostenibile UNESCO 97 98 UNICEF WORLD BANK Percentuale netta di iscrizione all’istruzione UNICEF Statistics primaria Insegnanti donne (% sul totale) alla scuola Genderstats primaria e secondaria UNESCO Percentuale di insegnanti donne Statistics/Indicators UNSD Insegnanti alla scuola primaria per sesso Women’s Indicators and Statistics Database UNSD Insegnanti alla scuola secondaria per sesso Women’s Indicators and Statistics Database UNSD Insegnanti alla scuola terziaria per sesso Women’s Indicators and Statistics Database UNSD= UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION - salute Agenzie Indicatori Database UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION Indicatori di Women’s Indicators and Statistics malnutrizione infantile Database per sesso UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION Morti per causa e sesso Women’s Indicators and Statistics Database PAHO/WHO Percentuale di incidenza di tumori maligni della cervice dell’utero Table generator System PAHO/WHO Percentuale di incidenza di tumori maligni al seno Table generator System PAHO/WHO Percentuale di incidenza di tumori maligni al polmone Table generator System PAHO/WHO Percentuale di incidenza di tumori maligni allo stomaco Table generator System BUONE PRASSI Percentuale della popolazione con adeguate agevolazioni Women’s Indicators and Statistics sanitarie, sul totale, Database nelle aree urbane e rurali UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION Percentuale di popolazione con acqua Women’s Indicators and Statistics potabile sicura, sul Database totale, nelle aree urbane e rurali WORLD BANK Diffusione dell’anemia Genderstats (% sulle donne incinte) PAHO/WHO Diffusione di sovrappeso e obesità tra la popolazione adulta femminile PAHO/WHO UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION UNFPA PAHO/WHO PAHO/WHO UNDP fascicolo terzo Diffusione del consumo di tabacco tra gli adolescenti Diffusione dell’abitudine al fumo tra le persone con più di 15 anni per sesso Numero stimato di persone che vivono con l’HIV/AIDS, numero di casi di AIDS e morti per AIDS Percentuale di diffusione dell’HIV, maschile e femminile, tra i 15 e i 24 anni. Numero di casi registrati di AIDS Numero di morti registrate dovute all’ AIDS Persone viventi con l’HIV/AIDS: percentuale femminile sulla popolazione tra i 15 e i 49 anni Table generator System Table generator System Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database The State of World Population 2001 Table generator System Table generator System donne e sviluppo sostenibile UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION Human Development Indicators 99 100 UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION WORLD BANK UNITED NATIONS STATISTICS DIVISION PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO PAHO/WHO Casi totali di AIDS registrati e loro percentuale di distribuzione per sesso e modalità di trasmissione Women’s Indicators and Statistics Database Aspettativa di vita e mortalità infantile The World’s Women 2000: Trends and Statistics Indice di mortalità infantile (per 1,000) Genderstats Percentuali di mortalità Women’s Indicators and Statistics infantile per sesso Database Indice di mortalità generale, corretto Indice di mortalità generale, stimato Indice di mortalità per incidenti, esclusi incidenti legati ai trasporti, stimato Indice di mortalità per malattie cerebrovascolari, stimato Indice di mortalità per cirrosi e altre malattie croniche del fegato, stimato Indice di mortalità per malattie trasmissibili, corretto Indice di mortalità per malattie trasmissibili, stimato Indice di mortalità per diabete mellito, stimato Indice di mortalità per malattie del sistema circolatorio, corretto Indice di mortalità per malattie del sistema circolatorio, stimato Indice di mortalità per cause esterne, corretto Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System BUONE PRASSI fascicolo terzo Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System Table generator System donne e sviluppo sostenibile Indice di mortalità per cause esterne, stimato Indice di mortalità per PAHO/WHO omicidio, stimato Indice di mortalità per PAHO/WHO malattia ischemica del cuore, stimato Indice di mortalità per PAHO/WHO tumori maligni al seno, femminile, stimato Indice di mortalità per tumori maligni PAHO/WHO dell’apparato digerente e del peritoneo, stimato Indice di mortalità per tumori maligni del PAHO/WHO polmone, della trachea e dei bronchi, stimato Indice di mortalità PAHO/WHO per tumori maligni dell’utero, stimato Indice di mortalità PAHO/WHO per tumori maligni, corretto Indice di mortalità per PAHO/WHO tumori maligni, stimato Indice di mortalità per PAHO/WHO tumori maligni, di tutti i tipi, corretto Indice di mortalità per PAHO/WHO tumori maligni, di tutti i tipi, stimato Indice di mortalità PAHO/WHO per suicidio e ferite autoinflitte, stimato Indice di mortalità per PAHO/WHO incidenti di trasporto, stimato Numero di morti PAHO/WHO registrati dovuto alla tubercolosi Anemia durante la FAO gravidanza Percentuale di nati UNDP - WORLD assistiti da uno staff BANK sanitario qualificato Nati ogni 1,000 donne UNFPA di età compresa tra i 15 e I 19 anni PAHO/WHO FAOSTATS Human Development Indicators – Genderstats The State of World Population 2001 101 102 UNFPA UNSD UNSD UNSD UNSD UNSD UNSD UNSD UNSD UNSD UNSD WORLD BANK Nati con assistenza The State of World Population 2001 qualificata Circostanze in cui è Women’s Indicators and Statistics consentito l’aborto Database Percentuale stimata di donne incinte che ricevono cure Women’s Indicators and Statistics prenatali, parti in Database agevolazioni sanitarie e parti assistiti da personale qualificato Distribuzione percentuale di nati con persone che assistono Women’s Indicators and Statistics la madre al momento Database del parto, sul totale, nelle aree urbane e rurali Percentuale di nati Women’s Indicators and Statistics partoriti con taglio Database cesareo Percentuale di bambini Women’s Indicators and Statistics allattati al seno Database Percentuale di donne di età compresa tra i 40 e Women’s Indicators and Statistics i 44 anni che non hanno Database avuto un nato vivo Percentuale di donne attualmente sposate o in convivenza bisogni Women’s Indicators and Statistics non soddisfatti per Database una pianificazione familiare, area totale, area urbana o agricola Percentuale di donne che impiegano più di due ore di tempo Women’s Indicators and Statistics per raggiungere la Database più vicina struttura che fornisce servizi di sostegno familiare Percentuale di donne Women’s Indicators and Statistics che hanno partorito Database dall’età di 20 anni Numero ideale di figli espresso da uomini e Women’s Indicators and Statistics donne, sul totale, nelle Database aree urbane e rurali Donne a rischio di Genderstats gravidanza indesiderata BUONE PRASSI UNICEF Statistics - The State of World Population 2001 Genderstats Human Development Indicators Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database The World’s Women 2000: Trends and Statistics UNICEF Statistics - The State of World Population 2001 Genderstats Genderstats Table generator System Human Development Indicators - famiglia, stato civile e fertilità Agenzie UNCHS UNSD UNCHS fascicolo terzo Indicatori Tempo libero giornaliero Popolazione femminile per età e numero di figli nati vivi Responsabilità familiare donne e sviluppo sostenibile Diffusione della contraccezione Diffusione della contraccezione (% di WORLD BANK donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni) Percentuale di UNDP diffusione della contraccezione Diffusione della contraccezione tra UNSD le donne sposate in età riproduttiva, per metodo usato Diffusione della contraccezione tra le donne sposate UNSD in età riproduttiva, per metodo usato e residenza urbana o rurale Percentuale stimata di UNSD mortalità materna Indicatori sull’HIV/ AIDS, sulla assistenza UNSD materna e sulla mortalità materna Percentuale di UNICEF - UNFPA mortalità materna Indennità di maternità WORLD BANK - numero di settimane Percentuale di WORLD BANK mortalità materna (ogni 100,000 nati vivi) Indice di mortalità PAHO/WHO materna reported Maternal mortality ratio reported (per UNDP 100,000 live births) 1980-99 UNICEF - UNFPA Database Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Women’s Indicators and Statistics Database Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 103 104 UNSD UNSD UNSD UNSD UNCHS UNCHS UNCHS UNCHS UNCHS UNCHS UNCHS WORLD BANK UNSD UNSD UNSD PAHO/WHO UNICEF - PAHO/WHO - UNFPA UNDP UNCHS Responsabilità familiare per sesso e fascia d’età Indicatori sulla famiglia e la cura dei bambini Numero di famiglie e grandezza media di una famiglia, in totale, nelle aree urbane e rurali Percentuale di non sposati tra le persone di età compresa tra i 15 e i 19 anni, per sesso Persone per stanza Totale delle famiglie ospiti (carenza di alloggi) Totale dei proprietari di abitazione Totale degli affittuari Contributo finanziario delle donne alle spese familiari Donne capofamiglia: % sul totale Donne capofamiglia per unità abitative occupate Indice di fertilità tra gli adolescenti Indice di fertilità specifico per età, sul totale, nelle aree urbane e rurali Indici di fertilità specifici per età, stimati Indice di fertilità totale, stimato e progettato Indice di fertilità specifico nelle donne tra i 15 e i 19 anni Women’s Indicators and Statistics Database The World’s Women 2000: Trends and Statistics Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Genderstats Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Table generator System UNICEF Statistics - Table generator Indice di fertilità totale System - The State of World Population 2001 Indice di fertilità totale Human Development Indicators (femminile) Statistics Programme/Global ReSuperiorità economica port on Human Settlements 2001 BUONE PRASSI UNSD UNSD UNSD Età al primo matrimonio per sesso Indicatori sul matrimonio e sullo stato coniugale Popolazione per sesso, fascia d’età e stato coniugale Età media del singolo al momento del matrimonio per sesso Genderstats The World’s Women 2000: Trends and Statistics Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database - lavoro ed entrate Agenzie UNDP FAO UNDP UNCTAD ILO ILO ILO WORLD BANK UNCHS ILO ILO ILO ILO WORLD BANK – UNSD ILO ILO fascicolo terzo Indicatori Contributo dei lavoratori della famiglia: donne (% sul totale) Distribuzione della forza lavoro femminile tra attività dell’agricoltura e non Lavoratrici professionali e tecniche (% sul totale) Percentuale femminile sul totale della forza lavoro Database Human Development Indicators FAOSTATS Human Development Indicators UNCTAD HANDBOOK ON STATISTICS KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET KEY INDICATORS OF THE LABOUR Ore di lavoro MARKET KEY INDICATORS OF THE LABOUR Tasso di inattività MARKET Forza lavoro per sesso Genderstats Forza lavoro, totale % Statistics Programme/Global donne Report on Human Settlements 2001 Indice di partecipazione KEY INDICATORS OF THE LABOUR alla forza lavoro MARKET Flussi del mercato del KEY INDICATORS OF THE LABOUR lavoro MARKET Produttività lavorativa KEY INDICATORS OF THE LABOUR e costi di lavoro MARKET unitario Andamenti del salario KEY INDICATORS OF THE LABOUR nel settore industriale MARKET Genderstats - Women’s Indicators Indennità di maternità and Statistics Database Salario e indici di KEY INDICATORS OF THE LABOUR guadagno MARKET KEY INDICATORS OF THE LABOUR Lavoratori part-time MARKET Compenso orario donne e sviluppo sostenibile WORLD BANK 105 106 UNSD FAO ILO UNSD UNSD UNSD UNDP UNDP UNDP UNSD ILO UNSD UNSD UNCHS Lavoratrici nel settore amministrativo e manageriale Forza lavoro agricola e non agricola Casi di infortunio con perdita di giorni di lavoro, per attività economica Popolazione economicamente attiva per sesso e categorie ampie di impiego Indice di attività economica, stimato e proiettato per sesso e fascia d’età Popolazione economicamente attiva stimata per sesso e ambito di attività economica Attività economica femminile (con più di 15 anni): % sull’indice maschile Attività economica femminile (con più di 15 anni): indice Attività economica femminile (con più di 15 anni): percentuale Popolazione femminile attiva economicamente, per stato coniugale e fascia d’età Ore di lavoro settimanali per attività economica Indicatori di attività economica Popolazione, popolazione economicamente attiva e indice di attività economica per sesso e fascia d’età Attività economica di sussistenza (donne e uomini) The World’s Women 2000: Trends and Statistics FAOSTATS LABORSTA Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Human Development Indicators Human Development Indicators Human Development Indicators Women’s Indicators and Statistics Database LABORSTA The World’s Women 2000: Trends and Statistics Women’s Indicators and Statistics Database Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 BUONE PRASSI UNSD WORLD BANK WORLD BANK WORLD BANK UNSD UNSD UNDP UNDP UNDP ILO ILO UNCHS UNCHS The World’s Women 2000: Trends and Statistics Genderstats Genderstats Occupazione nei servizi Genderstats Popolazione economicamente attiva, per sesso, livello d’impiego e settori industriali Popolazione economicamente attiva per livello d’impiego e sesso Percentuale d’impiego per attività economica: agricoltura, donne Percentuale d’impiego per attività economica: industria, donne Percentuale d’impiego per attività economica: servizi, donne Impiego per settore Impiego, livello generale Impiego nel settore formale (uomini e donne) Impiego nel settore informale (uomini e donne) UNCHS – ILO Impiego nel settore informale UNSD Impiego part-time ILO Livello d’impiego fascicolo terzo Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Human Development Indicators Human Development Indicators Human Development Indicators KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET LABORSTA Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 donne e sviluppo sostenibile UNSD Popolazione totale, attiva economicamente e non attiva economicamente, per sesso, sul totale, urbana e rurale Distribuzione della forza lavoro per livello d’impiego Occupazione nell’agricoltura Occupazione nell’industria Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 - KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET The World’s Women 2000: Trends and Statistics KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET 107 108 ILO ILO ILO ILO UNDP WORLD BANK - ILO ILO –WORLD BANK WORLD BANK WORLD BANK WORLD BANK UNSD UNSD ILO ILO ILO ILO UNDP ILO UNDP UNCHS UNCHS UNDP Sottooccupazione in relazione al tempo Occupazione totale, per attività economica Occupazione totale per impiego Disoccupazione a lungo termine Disoccupazione a lungo termine (% sul totale dei disoccupati : donne Disoccupazione Disoccupazione per livello d’istruzione Disoccupazione per livello d’istruzione – Primaria Disoccupazione per livello d’istruzione – Secondaria Disoccupazione per livello d’istruzione – Terziaria Indice di disoccupazione Indice di disoccupazione per sesso Disoccupazione per fascia d’età Disoccupazione per attività economica Disoccupazione per impiego Disoccupazione, livello generale Disoccupazione: percentuale femminile sull’indice maschile Disoccupazione giovanile Disoccupazione giovanile: percentuale femminile sull’indice maschile Accesso al reddito Accesso al reddito (donne e uomini) Reddito stimato percepito, donne KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET LABORSTA LABORSTA KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET Human Development Indicators Genderstats - KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET e LABORSTA – Genderstats Genderstats Genderstats Genderstats The World’s Women 2000: Trends and Statistics Women’s Indicators and Statistics Database LABORSTA LABORSTA LABORSTA LABORSTA Human Development Indicators KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET Human Development Indicators Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Statistics Programme/Global Report on Human Settlements 2001 Human Development Indicators BUONE PRASSI UNDP Proporzione del reddito percepito femminile Human Development Indicators stimato a quello maschile ILO Salari nell’industria UNSD UNSD LABORSTA LABORSTA Women’s Indicators and Statistics Database The World’s Women 2000: Trends and Statistics - povertà Agenzie Indicatori Database Povertà e distribuzione KEY INDICATORS OF THE LABOUR MARKET del reddito ILO - donne al potere e nei luoghi di assunzione di responsabilità Agenzie UNSD UNSD UNSD UNDP UNDP UNDP UNDP UNDP fascicolo terzo Indicatori Data di ratifica ed entrata in vigore della CEDAW Distribuzione degli incarichi ministeriali per sesso e ministero Distribuzione dei seggi nell’assemblea parlamentare per sesso Percentuale di donne legislatori, funzionari superiori e manager Misura dell’empowerment di genere (GEM) Percentuale Misura dell’empowerment di genere (GEM) Valore Indice di sviluppo in relazione al genere (GDI) Percentuale Indice di sviluppo in relazione al genere (GDI) Valore Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Women’s Indicators and Statistics Database Human Development Indicators Human Development Indicators donne e sviluppo sostenibile ILO Salari, per attività economica Salari delle donne nell’agricoltura, nelle attività non agricole e nell’industria agricola Salari delle donne rapportati a quelli degli uomini Human Development Indicators Human Development Indicators Human Development Indicators 109 110 UNDP UNSD UNDP UNDP UNSD UNDP UNSD UNSD UNDP UNDP UNSD Differenza tra HDI Percentuale e GDI Human Development Indicators Percentuale Funzionari professionisti dell’organizzazione nel sistema comune Women’s Indicators and Statistics delle Nazioni Unite Database per grado, totale e femminile Seggi in parlamento ottenuti dalle donne (% Human Development Indicators sul totale) in entrambe le camere Seggi in parlamento ottenuti dalle donne (% Human Development Indicators sul totale) nelle singole camere Funzionari delle Nazioni Unite in impieghi soggetti a distribuzione Women’s Indicators and Statistics geografica, per Database nazionalità e grado, totale e femminile Donne al governo a livello ministeriale (% Human Development Indicators sul totale) Donne nella vita The World’s Women 2000: Trends pubblica and Statistics Anno di ratifica della The World’s Women 2000: Trends CEDAW and Statistics Anno in cui le donne hanno ottenuto il Human Development Indicators diritto di candidarsi alle elezioni Anno in cui le donne hanno ottenuto il Human Development Indicators diritto di voto Anno in cui le donne hanno ottenuto il Women’s Indicators and Statistics diritto di candidarsi Database alle elezioni e il diritto di voto BUONE PRASSI - violenza UNSD UNSD UNSD Indicatori Morte per cause per sesso, età e morte Diffusione della contro le donne del compagno Database esterne, Women’s Indicators and Statistics causa di Database violenza Women’s Indicators and Statistics da parte Database Abuso fisico delle donne da The World’s Women 2000: Trends parte del compagno and Statistics [Fonte: http://www.eclac.cl/mujer/proyectos/perfiles_en/inventory.htm] 2.3.4 DALLA SCALA GENERALE A QUELLA LOCALE: ALCUNI INDICATORI La varietà degli indicatori fin qui presentati impone che nel momento della loro scelta, questi vengano selezionati in base ad alcuni criteri, per poter rispondere in maniera efficace alle specificità del contesto preso in esame. L’UNIFEM, il fondo per lo sviluppo delle Nazioni Unite per le donne, ha pubblicato nel 2002 un volume dal titolo “Progress of the world’s women” nel quale sono esaminati i progressi fatti relativamente all’obiettivo 3 della Dichiarazione del Millennio, cioè quello di promuovere l’equità e l’empowerment femminile. Il raggiungimento dell’obiettivo attraverso “l’eliminazione delle disparità nell’educazione primaria e secondaria, preferibilmente entro il 2005 e in tutti i livelli dell’educazione non dopo il 2015” viene riconosciuto come target centrale e trasversale per il raggiungimento degli altri 7 goals. Il rapporto riconosce la forza ed i limiti degli indicatori usati dal MDG per monitorare il progresso delle donne e cioè la: - percentuale di ragazze rispetto ai ragazzi nell’educazione primaria, secondaria e terziaria (UNESCO), - percentuale di analfabetismo femminile rispetto a quello maschile in età 15-24 (UNESCO), - percentuale di donne impiegate e retribuite nel settore non agricolo (ILO), - proporzione di sedie riservate alle donne nei parlamenti nazionali (IPU). fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Agenzie 111 112 Nel rapporto, infatti, si sottolinea: - che gli indicatori, come i targets sono limitati nel campo di azione: essi non ci danno atto del terribile impatto della violenza contro le donne. Non ci dicono nulla in merito al bilancio emotivo dell’ineguaglianza di genere, al suo effetto su ogni aspetto della vita delle donne. Non ci dicono niente riguardo alle lunghe, estenuanti ore che le donne spendono prendendosi cura dei loro familiari e delle loro comunità, - c’è una tendenza a utilizzare solo gli indicatori correlati con l’educazione, visto che il Goal 3 si riferisce esplicitamente al contesto scolastico, ma questo dà un immagine fuorviante dell’empowerment femminile, - porre fine alla disparità non significa sempre aumentare l’empowerment. Anche quando le donne entrano nella scuola in uguale numero rispetto ai ragazzi, possono ancora soffrire di molestie, o essere scoraggiate dal proseguire gli studi nella formazione di alto livello che aprirebbe loro nuovi scenari lavorativi. Le donne possono entrare nella forza lavoro nello stesso numero degli uomini ma scontrarsi con il glass ceiling e avere paghe inferiori. Il fatto che finiscano le disparità non significa che la maggioranza delle donne e degli uomini ne ricavino dei benefici. Numerose agenzie delle Nazioni Unite stanno supportando alcuni paesi per identificare, costruire ed utilizzare indicatori aggiuntivi specifici per un determinato contesto. Come ricordato dall’UNIFEM la prima azione da compiere è quella di rendere disponibili tutti i dati raccolti pressi gli uffici di statistica che, spesso, non vengono resi pubblici. L’altra azione è quella di formare più persone in grado di saper utilizzare in maniera effettiva gli indicatori sensibili alla dimensione di genere in supporto alle politiche e nell’attività di monitoraggio. L’UNIFEM, a tal proposito, sta lavorando con ESCAP per costruire questo know-how in alcune regioni asiatiche sviluppando teams composti da un economista, uno statistico e uno specialista di genere. L’UNIFEM da anni sta appoggiando iniziative per aumentare la disponibilità di dati statistici disaggregati per sesso, a livello sia regionale che locale. Nel 2001 in Nepal e in India, è stato avviato un programma per la formazione di rilevatori attenti alla dimensione di genere per fornire dati disaggregati per genere. I censimenti, infatti, che costituiscono la base per tutte le statistiche nazionali, vengono spesso realizzati in maniera intrinsecamente viziosa. BUONE PRASSI Gli indicatori regionali proposti dall’ECLAC si suddividono a seconda della tematica inerente gli aspetti di genere e cioè: - Popolazione - Fertilità, gestione della casa e famiglia - Educazione - Lavoro e reddito - Salute - Partecipazione donne e sviluppo sostenibile Il censimento dovrebbe infatti registrare tutte le attività di ogni singolo individuo, ma il modo in cui questo viene realizzato in molti casi rende l’attività svolta dalle donne meno visibile di quella maschile. Molte donne non sono considerate parte attiva nell’economia se il loro lavoro è confinato tra le pareti domestiche o si limita al lavoro nei campi. Alle donne spesso viene chiesto di dire quale sia la loro attività primaria o secondaria, ma senza specificare il tipo di lavoro che svolgono per il sostegno della famiglia. In molti casi poi non sono nemmeno intervistate, ma è l’uomo ad illustrare, come capo famiglia, il lavoro che ognuno svolge in ambito familiare. Gruppi della società civile già da tempo stanno creando degli indicatori che possano essere usati non solo per arricchire il quadro fornito dagli enti statistici, ma anche per stimolare i governi ad essere più sensibili verso le donne. Per l’America Latina e i Caraibi, l’ECLAC ha prodotto una serie di indicatori sensibili alla dimensione di genere, a livello urbano e rurale. La sezione che riguarda il genere e povertà pubblicata sul Demographical Bulletin 2002 è particolarmente significativa. Al momento attuale, infatti, non esistono database a livello internazionale che ci permettano di monitorare la portata della povertà femminile e il grado in cui le donne sono più povere degli uomini. Gli indicatori del MDG per l’obiettivo 1, cioè quello di sradicare la povertà e la fame, non sono pensati in una prospettiva di genere. Quelli elaborati a livello locale dall’ELAC invece, sono innovativi in quanto forniscono delle informazioni rilevanti basate sulla dimensione di genere, su base sistematica per l’intera regione. L’intero documento è disponibile in spagnolo all’indirizzo internet http://www.eclac.cl/publicaciones/Poblacion/2/LCG2172P/ boldem70.pdf24. Per quanto riguarda la povertà, gli indicatori proposti sono significativi per la dimensione locale. fascicolo terzo 113 114 TAB.2.9 INDICATORI ECLAC Nome dell’indicatore Indicatori di contesto Popolazione Famiglie Capofamiglia Reddito Nuclei familiari in condizione di povertà ed indigenza Popolazione che vive in condizioni di povertà ed indigenza Popolazione per sesso ed età che vive in condizioni familiari di povertà Stato di povertà delle famiglie per sesso ed età Dimensione della famiglia relativamente al sesso del capofamiglia e lo stato di povertà Percentuale di dipendenza economica relativamente al sesso del capofamiglia e allo stato di povertà Analisi del reddito per sesso del capofamiglia e stato di povertà Zona Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Principale contribuente al reddito familiare in relazione al sesso del capofamiglia e stato di povertà Urbana e rurale Famiglie con capofamiglia femminile e maschile come unici contribuenti al reddito familiare, in accordo allo stato di povertà Urbana e rurale Percentuale di capofamiglia donna in ciascun livello di povertà Percentuale di donne capofamiglia in famiglie povere e non Distribuzione della posizione di direzione tra uomini e donne Popolazione con nessun reddito proprio per settori di età Coniugi donne senza proprio reddito in famiglie povere e non Ampiezza della povertà con o senza il reddito del coniuge donna Percentuale di reddito femminile pro capite rapportato a quello maschile pro capite Percettore di reddito dal pensionamento nella popolazione anziana Urbano Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale Urbana e rurale urbano BUONE PRASSI La Provincia di Trento ha individuato una selezione ragionata di dati e di indicatori di genere, attraverso cui compiere un’analisi efficace del contesto socio economico Trentino, in un’ottica di pari opportunità. La definizione di questo set di dati ed indicatori, da mantenere regolarmente aggiornato, risponde all’esigenza di disporre di una struttura informativa di base sensibile al genere, che possa essere utilizzata come punto di riferimento nella programmazione e monitoraggio degli interventi realizzati sul territorio25. Gli indicatori selezionati sono stati scelti in base alla capacità di fornire informazioni rilevanti per il Trentino, alla possibilità di essere aggiornati regolarmente dall’Osservatorio per le politiche di pari opportunità della Provincia Autonoma di Trento e alla possibilità di effettuare confronti nel tempo e tra contesti diversi. Gli indicatori sono stati distinti per aree tematiche. TAB.2.10 INDICATORI DI GENERE PROPOSTI PER IL TRENTINO Area tematica Società e contesto Indicatore 1.indice di vecchiaia, per sesso 2.speranza di vita alla nascita (vita media), per sesso 3.incidenza della popolazione untra65enne 4.incidenza degli stranieri residenti 5.tasso di fecondità totale del momento 6.età media al primo matrimonio, per sesso 7.tipologie delle famiglie per sesso del capofamiglia Significatività per il contesto trentino L’andamento demografico corrente eserciterà un impatto significativo sul futuro contesto di vita del Trentino. Le trasformazioni in atto, comuni all’intera Europa, stanno rimodellando la struttura sociale: l’innalzamento dell’aspettativa di vita, in particolare per la componente femminile, e i livelli di fecondità ancora molto bassi, stanno determinando un progressivo invecchiamento della popolazione. Per il Trentino, tuttavia, è interessante notare una leggera ripresa del tasso di fecondità a partire dalla metà degli anni ’90. Tra gli elementi che contribuiscono a ridisegnare l’aspetto demografico, i fenomeni migratori assumono una rilevanza sempre maggiore dato che l’immigrazione è il principale motivo di crescita demografica. Anche il cambiamento delle strutture familiari, infine, potrà incidere in modo significativo nella definizione di una nuova struttura sociale. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile La Provincia di Trento e gli indicatori di genere 115 116 Area tematica Indicatore 1.tasso di scolarità per sesso Istruzione e 2.tasso di passaggio all’università, per sesso 3.tasso di iscrizione all’università, per sesso formazione 4.indicatore di presenza di genere negli indirizzi di studio Significatività per il contesto trentino Negli ultimi decenni in Trentino si è assistito ad un significativo innalzamento dei livelli di istruzione della popolazione, in linea con la tendenza nazionale, in particolare per la componente femminile. La presenza femminile nelle istituzioni formative, infatti, ha raggiunto e in alcuni casi ha superato quella maschile. Permangono tuttavia forti differenze tra le ragazze e i ragazzi trentini sia nella scelta del canale formativo post-obbligatorio (scuola secondaria superiore o formazione professionale) sia nella scelta degli indirizzi di studio. Se i ragazzi scelgono più spesso la formazione professionale e sono più sensibili alle condizioni del mercato, le ragazze sono più attratte dalle scuole superiori e, nonostante un forte investimento nell’istruzione, incontrano più difficoltà dei coetanei maschi nell’inserimento nel mercato del lavoro. Area tematica Salute Indicatore 1.rapporto di genere nelle cause di mortalità 2.rapporto di genere nel tasso di infortunio sul lavoro 3.interruzioni di gravidanza e indici di abortività Significatività per il contesto trentino Le condizioni di salute della popolazione non sono determinate solo dal livello delle strutture sanitarie, ma anche dalle situazioni socio-economiche, ambientali e dallo stile di vita. I miglioramenti riguardo i fattori che possono garantire un buon livello di salute sono da ricondurre non solo alle politiche sanitarie, ma anche a quelle che influiscono sulla salute in modo indiretto (politiche del lavoro, ambientali..). Nell’analisi della salute, la prospettiva di genere risulta interessante in quanto sia le cause della diversa diffusione delle patologie, sia le conseguenze sociali legate a situazioni di malattia o di non-autosufficienza coinvolgono in modo differente uomini e donne. BUONE PRASSI Area tematica Indicatore Significatività per il contesto trentino L’ambito della partecipazione ai processi decisionali rimane ancora oggi un settore in cui le differenze di genere sono particolarmente evidenti. Nonostante l’impegno dell’Unione Europea nella promozione di misure volte ad eliminare eventuali discriminazioni nei confronti delle donne, la presenza femminile nei luoghi di potere rimane bassa, pur con delle differenze significative tra i paesi membri, e non riesce ad oltrepassare quel soffitto di cristalli che rende particolarmente difficile per le donne l’accesso a posizioni di responsabilità. Area Indicatore tematica Economia e lavoro fascicolo terzo 1. gap assoluto di genere nel tasso di occupazione/ disoccupazione 2.gap assoluto di genere nel tasso di occupazione/ disoccupazione per classi di età e per livello di istruzione 3.gap relativo di genere nel tasso di occupazione/ disoccupazione 4.gap relativo di genere standardizzato nel tasso di occupazione /disoccupazione 5.gap relativo di genere nelle occupazioni a tempo determinato 6.gap relativo di genere nelle occupazioni part-time 7.gap assoluto di genere nel tasso di disoccupazione di lunga durata 8.gap relativo di genere nella forza di lavoro potenziale 9.indice di segregazione di genere nelle professioni 10.indice di segregazione di genere nei settori di attività 11.indice di femminilizzazione nelle posizioni professionali 12.gap di genere nelle retribuzioni per qualifica donne e sviluppo sostenibile Cittadinanza 1.indice di probabilità nell’accesso agli organi di governo 2.indice di probabilità nell’accesso alle cariche dirigenziali e partecip. 117 118 Significatività per il contesto trentino Occupazione: la possibilità di migliorare il tasso di occupazione del Trentino dipenderà in larga misura dalla capacità di elevare il tasso di occupazione della componente femminile. Disoccupazione: la presenza di un gap positivo nei tassi di disoccupazione sta ad indicare la presenza di difficoltà maggiori per le donne rispetto agli uomini nell’accesso al lavoro. In Trentino, dove il tasso di disoccupazione è basso sia rispetto alla media italiana che a quella europea, si registra un gap di genere positivo. Segregazione: si intende la differente distribuzione di uomini e donne all’interno del mercato del lavoro. Il termine segregazione orizzontale si riferisce alla diversa distribuzione nelle professioni e nei settori di attività. Il termine segregazione verticale si riferisce alla diversa distribuzione nella scala gerarchica. Un mercato del lavoro con una forte segregazione orizzontale tende a penalizzare le donne in quanto una elevata femminilizzazione nelle professioni e/o nei settori di attività tende ad associare livelli retributivi più bassi della media. Una marcata segregazione verticale è da considerarsi negativamente non solo per problemi di equità nei confronti delle donne (in quanto incontrano maggiori difficoltà rispetto ai colleghi maschi nei percorsi di carriera) ma anche per problemi di efficienza (in quanto implica una mancata valorizzazione delle risorse umane disponibili). Retribuzione: le donne guadagnano in media meno degli uomini in tutti i paesi dell’Unione Europea, Italia inclusa. Nel 2000, per la media dei paesi dell’Unione Europea, la retribuzione lorda annua media per una donna occupata a tempo pieno era pari a circa il 75% della retribuzione maschile. Il gap retributivo medio varia tra i paesi e, all’interno di ciascun paese, tra i settori di attività. Area tematica conciliaz. famiglia e lavoro Indicatore 1.impatto della genitorialità sull’occupazione 2.gap relativo di genere nell’impatto della genitorialità sull’occupazione 3.gap relativo di genere nel tempo speso in lavoro di cura e lavoro domestico 4.bambini che ricevono assistenza (al di fuori della famiglia) in proporzione ai bambini della stessa fascia di età BUONE PRASSI Le difficoltà di conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi pesa ancora in maniera predominante sulla componente femminile, in Trentino, come nel resto dell’Unione Europea. Il fatto di essere genitore ha principalmente un impatto negativo sull’occupazione delle madri (ovvero, la presenza di figli piccoli tende a ridurre il tasso di occupazione delle madri). Tra i fattori che facilitano la conciliazione, la presenza di adeguati servizi per l’infanzia (asilo nido,scuola materna, assistenza ai bambini in età scolare al di fuori dell’orario scolastico) gioca un ruolo fondamentale. Nel caso del Trentino, sarebbe importante rilevare non solo la disponibilità di questi servizi in rapporto alla numerosità dei bambini (per la corrispondente classe di età), ma anche la loro diffusione sul territorio e la loro organizzazione (in termini di struttura dell’orario giornaliero e del calendario annuale). [Fonte: Indicatori di genere: strumenti per misurare le pari opportunità tra donne e uomini, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Pari Opportunità, Trento 2004] BUONE PRATICHE: GENERE, DECISION MAKING E ORGANIZZAZIONE 3 LA VALUTAZIONE DI IMPATTO RISPETTO AL GENERE 3.1 Spesso capita che decisioni politiche, sia a livello locale che centrale, siano realizzate senza tener presente gli impatti differenziati che esse avranno rispetto al sesso, anche se questi effetti non erano voluti o previsti. Decisioni politiche che in primis sembravano neutre rispetto alla dimensione di genere, rivelano spesso il loro impatto differenziale su uomini e donne, aggravando ancora di più le disparità già esistenti. La valutazione d’impatto rispetto al sesso viene effettuata per evitare indesiderate conseguenze negative e migliorare la qualità e l’efficacia delle politiche26. Ad esempio, nel momento di definire l’orario di lavoro o i diritti e i vincoli legati al lavoro part-time, bisognerebbe tenere in considerazione la dimensione di genere per quanto riguarda il tempo dedicato ad attività retribuite e non retribuite. Ben due terzi dell’orario di lavoro delle donne è dedicato ad attività non retribuite, per gli uomini solo un terzo. Queste differenze hanno ripercussioni sulla partecipazione dei generi (dal punto di vista economico) e sulla distribuzione delle risorse (tempo, reddito, fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Significatività per il contesto trentino 119 120 opportunità di carriere). Anche le norme e i valori di una società giocano un ruolo fondamentale nel determinare differenze di genere nel campo dell’istruzione e della carriera e nella distribuzione interna di compiti e responsabilità nel nucleo familiare. Ecco allora che la valutazione di impatto rispetto al genere potrà contribuire a far si che la proposta politica non rafforzi ulteriormente queste disparità sul piano della partecipazione, della distribuzione delle risorse, delle norme e dei valori…27. La Piattaforma Globale di Azione adottata a Pechino nel 1995 invitava i governi a inserire la prospettiva di genere in tutte le politiche e in tutti i programmi in modo da far sì che, prima che si prendano decisioni, venga effettuata un’analisi degli effetti che ne possono derivare per le donne e per gli uomini rispettivamente. Dopo Pechino, la valutazione di impatto rispetto al sesso viene adottata dai diversi Governi europei come strumento per la promozione della parità tra uomini e donne e l’eliminazione delle ineguaglianze (Trattato di Amsterdam). La comunità europea nel 1997 ha pubblicato la “Guida alla valutazione di impatto rispetto al genere” come strumento per realizzare l’impegno ad attuare il mainstreaming della dimensione di genere a livello comunitario. La verifica della rilevanza della dimensione di genere Il primo passo in un processo di mainstreaming consiste nello stabilire se il genere è rilevante per la politica che si sta elaborando28. - La proposta riguarda uno o più gruppi di destinatari? Avrà ripercussioni sulla vita quotidiana di parte, o parti, della popolazione? - Vi sono differenze tra le donne e gli uomini in questo ambito politico (per quanto concerne i diritti, le risorse, la partecipazione, i valori, le norme legati al genere)? Se la risposta ad uno dei due quesiti è affermativa, l’aspetto di genere è significativo per la tematica in questione, che necessita quindi di una valutazione di impatto. Questa, se realizzata già durante le prime fasi del processo decisionale, risulta maggiormente efficace. La valutazione ex ante dell’impatto di genere Nel momento in cui si è accertato che una certa politica ha implicazioni sulla dimensione di genere, è importante procedere comparando e valutando, in base a criteri di significatività rispetto al sesso, quale sia il punto di partenza e dove si voglia arrivare, dopo l’implementazione della politica proposta. BUONE PRASSI L’inserimento di modifiche per eliminare effetti indesiderati La valutazione di impatto, per essere maggiormente efficace, dovrebbe essere condotta nelle fasi iniziali del processo decisionale in modo da poter rimodulare la proposta prima della sua elaborazione finale. Monitoraggio e valutazione dell’impatto di genere Attraverso la valutazione degli impatti generati dall’applicazione dell’intervento programmato, è possibile conoscere quanto e in che modo tale politica ha inciso sulla dimensione di genere. Le informazioni verranno perciò raccolte tramite specifici indicatori, attenti alla dimensione di genere.E’ bene precisare che questo tipo di valutazione non è sostitutiva rispetto alla classica valutazione degli obiettivi specifici raggiunti, ma funge da supporto integrativo e complementare, arricchendo il processo valutativo con una prospettiva nuova che è quella di genere. Ovviamente, una valutazione dell’impatto equitativo di genere non deve essere intesa come sostitutiva della valutazione rispetto agli obiettivi specifici delle politiche; piuttosto si propone come uno strumento di valutazione aggiuntivo e complementare, di sostegno alla programmazione delle politiche. L’obiettivo è infatti quello di includere – tra gli elementi di valutazione – il principio di pari opportunità tra uomini e donne. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Ecco alcuni dei criteri utilizzabili: - partecipazione (composizione per sesso del gruppo di destinatari/gruppo di popolazione, rappresentazione delle donne e degli uomini ai livelli decisionali), - risorse (distribuzione di risorse cruciali quali tempo, spazio, informazioni, mezzi finanziari, potere politico ed economico, istruzione e formazione, lavoro e carriera professionale, nuove tecnologie, servizi sanitari, alloggi, mezzi di trasporto, tempo libero…), - norme e valori che influenzano i ruoli di genere (la divisione del lavoro per genere, gli atteggiamenti e i comportamenti rispettivi delle donne e degli uomini, le disparità nel valore attribuito agli uomini e alle donne o a caratteristiche maschili o femminili), - diritti che hanno a che vedere con la discriminazione sessuale diretta o indiretta, con i diritti umani (compresa la libertà da violenze sessuali e dalla degradazione)29. 121 122 LE LINEE GUIDA VISPO 3.1.1 A livello italiano, nel 1999 la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari Opportunità – ha pubblicato le Linee guida V.I.S.P.O., Valutazione di Impatto Strategico Pari Opportunità, al fine di agevolare l’assunzione e l’attuazione del mainstreaming di genere nella programmazione dei fondi strutturali 2000-2006. Si tratta di uno strumento metodologico che ha lo scopo di mettere a disposizione dei valutatori e dei relatori, una griglia analitica per valutare l’adozione del mainstreaming di genere nei loro programmi. Il Dipartimento ha individuato gli obiettivi prioritari da perseguire per il miglioramento delle condizioni di vita e l’indipendenza delle donne: 1) Migliorare le condizioni di vita con azioni finalizzate a: a) adeguare il sistema di welfare a livello territoriale e sviluppare l’economia sociale, anche garantendo l’emersione e la qualità del lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori del settore; b) creare una rete di infrastrutture civili e culturali adeguate ai bisogni delle persone; c) creare e potenziare reti di servizi alle famiglie in chiave womenfriendly, con speciale riguardo ai servizi di prossimità per le donne e le famiglie; d) potenziare e sostenere i piani degli orari e dei tempi delle città; e) favorire la ricerca, l’innovazione e il trasferimento di conoscenze applicate ai servizi di prossimità (a famiglie, persone, comunità) e all’ampliamento e miglioramento delle strutture sociali e civili. 2) Migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro e alla formazione con azioni finalizzate a: a) aumentare l’occupabilità femminile con la creazione di una rete di servizi, in special modo nelle aree più depresse; b) incentivare i settori produttivi ad alta concentrazione di presenza femminile (ad esempio servizi, segmenti del manifatturiero, agricoltura, turismo, beni culturali e ambientali); c) promuovere un approccio orientato al genere dell’insieme dei soggetti (decisori), istituzioni e parti sociali, con competenze nelle politiche del lavoro; d) sostenere e promuovere la partecipazione delle donne nei BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile settori produttivi emergenti e innovativi; e) diffondere competenze e metodologie tra gli operatori della nuova rete per i servizi all’impiego con una azione specifica rivolta alla promozione di pari opportunità; f) trasferire “buone pratiche” sperimentate in altri territori; g) attivare un programma per la definizione di metodi e competenze comuni finalizzato alla costruzione della rete delle Consigliere di parità; h) promuovere un programma formativo per il personale dei costituendo uffici delle Consigliere di parità; i) promuovere e sensibilizzare l’adeguamento del sistema formativo (inteso come l’insieme di istruzione e formazione professionale) all’orientamento di genere, con azioni rivolte agli insegnanti, ai formatori, ai progettisti e valutatori della formazione, agli operatori della P.A., ai soggetti del partenariato istituzionale, economico e sociale; j) promuovere l’adeguamento dei sistemi informativi, a tutti i livelli, nell’ottica di genere, quale base conoscitiva dei fenomeni che interessano i generi e fonti di spunti per nuove misure. 3) Migliorare la condizione delle donne sul lavoro e ridistribuire il lavoro di cura con azioni finalizzate a: a) ridurre i divari tra lavoratori e lavoratrici nei percorsi professionali e di carriera e nelle retribuzioni; b) promuovere azioni di sostegno a favore di donne occupate con modalità contrattuali atipiche e/o discontinue per migliorare e stabilizzare le condizioni di lavoro e accrescere la conciliabilità tra vita lavorativa ed extra-professionale; c) promuovere la partecipazione delle donne nei ruoli decisionali di enti, imprese e organizzazioni di rappresentanza e incentivare l’aggregazione professionale e interprofessionale delle donne e la creazione di reti tra imprenditrici; d) ridistribuire il lavoro di cura con l’adeguamento della rete delle strutture sociali e civili pubbliche di base; e) promuovere, nell’utilizzo dei Fondi Strutturali, forme di incentivazione e/o criteri preferenziali nell’attribuzione di incentivi per le aziende che adottino orari, tempi e organizzazione del lavoro familyfriendly; f) promuovere l’emersione del lavoro “nero” e irregolare nel settore dei servizi alla persona e del lavoro di cura anche attraverso la promozione e il sostegno di iniziative finalizzate alla distribuzione di servizi alla famiglia e alla persona al fine di garantire servizi qualificati anche attraverso programmi formativi per gli addetti; 123 124 g) promuovere la formazione, l’assistenza e il tutoraggio alle lavoratrici e ai lavoratori nei periodi di assenza, per lavoro di cura, e nell’accompagnamento al rientro; h) favorire la transizione da lavoro a lavoro (soprattutto per i lavoratori e le lavoratici discontinue) e da lavoro a formazione e viceversa. 4) Promuovere la partecipazione delle donne alla creazione di attività socio economiche attraverso azioni finalizzate a: a) sostenere lo sviluppo del sistema delle imprese; b) migliorare l’accessibilità e la fruizione, per le donne, delle leggi di incentivazione e sostegno alla creazione d’impresa (sia quelle rivolte specificamente alle donne che quelle paritetiche), promuovendo: - l’attivazione di vaste campagne informative (spot, numeri verdi, depliant, ecc.) rivolte alle donne e riguardanti gli strumenti legislativi, le opportunità, gli incentivi, le procedure, i riferimenti logistici, incontrando gli interventi su target specifici; - l’attuazione di una rete di servizi integrati per la creazione e il sostegno dell’imprenditorialità femminile, con compiti di formazione, informazione, orientamento e incubazione d’impresa. La rete deve interagire con le Agenzie di promozione d’impresa già esistenti sul territorio in collegamento con “l’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile” del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di innescare azioni di sistema e politiche incentivanti l’imprenditorialità e il lavoro autonomo femminile; c) stimolare e sensibilizzare il mondo del credito alla definizione di programmi orientati al genere nell’ambito del credito alle imprese; d) creare un Fondo di garanzia regionale pubblico/privato finalizzato al credito per imprese e lavoro autonomo femminile; e) attivare azioni di incentivo alla creazione, avvio e stabilizzazione di microimprese e lavoro autonomo femminile attraverso la concessione di microcrediti; f) concentrare aiuti/incentivi nei settori di sviluppo più favorevoli alle pari opportunità per donne e uomini sostenendo l’utilizzo delle competenze specifiche femminili con azioni mirate e selettive; g) orientare - anche attraverso la concessione di agevolazioni BUONE PRASSI - l’imprenditorialità femminile verso ambiti produttivi in espansione e/o a carattere innovativo30. Nella tabella 2.11 sono descritte le tappe e i risultati del processo di valutazione: Tappe Fasi della valutazione Risultati della valutazione Serve per assicurarsi che i valutatori abbiano una conoscenza approfondita del contenuto dei programmi compresa tutta la documentazione della programmazione e abbiano colloqui con i responsabili del programma Identificazione delle peculiarità del programma in materia di pari opportunità: obiettivi specifici, percentuale degli stanziamenti assegnati alle misure specifiche Preparazione Esaminare i documenti del programma Colloqui con alcuni responsabili del programma Raccogliere i dati disponibili e recensire la documentazione richiesta (letteratura) Analizzare le statistiche disponibili fascicolo terzo Si realizzerà la diagnostica dei problemi che incontrano le donne e l’identificazione delle potenzialità da sviluppare nel contesto nazionale, regionale specifico e settoriale per preparare una lista delle principali priorità per la promozione delle pari opportunità Definizione delle peculiarità del programma in materia di pari opportunità tra uomini e donne della regione. Quadro di riferimento e analisi del contesto socioculturale nel quale le donne vivono. Informazioni concernenti le realizzazioni dei risultati del programma donne e sviluppo sostenibile TAB.2.11 TAPPE E RISULTATI DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE 125 126 Valutazione strategica Indicare possibili effetti sulle pari opportunità in relazione alla tipologia Riempire provvisoriamente la matrice sintetica in allegato Necessita di una valutazione strategica delle misure del programma. Ciò implica di classificare ciascuna misura in funzione del suo impatto potenziale sulle pari opportunità. Occorrerà descrivere la tipologia degli effetti attesi, definire la descrizione degli impatti. Lista dettagliata degli effetti potenziali organizzati secondo i quattro tipi individuati (schema) Classificazione delle misure per categorie: effetto favorevole, sfavorevole e neutro Radiografia del programma Compilare una scheda di appunti per le misure più significative Redazione di una “Scheda di appunti” per ciascuna misura che dimostra di avere un impatto potenziale sul principio di pari opportunità. Schede di appunti riempite provvisoriamente per identificare le misure interessanti Colloqui con i responsabili del programma Si consiglia i valutatori di convalidare i risultati che si sono ottenuti nel corso delle tappe precedenti attraverso, colloqui con i responsabili dei programmi. Convalida della selezione delle misure che meritano un’analisi più approfondita Messa a fuoco di misure particolari Raccogliere e analizzare le informazioni con la tecnica degli studi di caso, completare le schede di appunti Dedicata alla focalizzazione delle misure suscettibili di avere un impatto significativo sulle pari opportunità. Questa fase implica la realizzazione di studi di caso Analisi empirica del tipo di studio di caso. Gerarchizzazione delle misure in relazione al grado di integrazione lel pari opportunità BUONE PRASSI Sintesi a livello di programma Compilare definitivamente la matrice sintetica utile per valutare in maniera globale gli effetti delle misure a livello di ciascun programma. si consiglia di preparare un breve riassunto generale sull’impatto (positivo e negativo) di ciascun programma sulle pari opportunità per avere un quadro d’insieme degli interventi. Almeno quattro tavole riepilogative per avere una visione trasversale degli impatti Visione d’insieme del valore del programma sulla base dei quattro tipi di effetto Conclusioni sull’applicazione delle pari opportunità Esaminare i progressi realizzati: punti di forza e debolezza del programma Comprenderà raccomandazioni per una migliore assunzione del principio delle pari opportunità nella formulazione degli obiettivi, della programmazione e della selezione dei progetti. Considerazioni conclusive utili ad evidenziare l’applicazione del principio di pari opportunità Compilare (tramite i servizi della Commissione europea) le matrici incluse nei rapporti richiede la compilazione definitiva, delle matrici prevista dai rapporti di valutazione. Visioni d’insieme dei progressi realizzati dall’Unione Europea per la promozione delle pari opportunità [Fonte: Attuazione del principio di pari opportunità per uomini e donne e per la valutazione di impatto equitativo di genere nella programmazione operativa, Fondi strutturali 2000-2006, Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento per le Pari Opportunità, 1999] 3.1.1.1 donne e sviluppo sostenibile Compilare una tabella riepilogativa per ciascun tipo di effetto LA VALUTAZIONE DI IMPATTO RISPETTO AL GENERE: LO SPOG DI TRENTO Nel 2003 il Dipartimento Ambiente della Provincia Autonoma di Trento, in collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università di Trento, ha elaborato uno strumento di supporto alla programmazione fascicolo terzo 127 128 in un’ottica di genere, (SPOG), una metodologia che consente cioè di integrare la dimensione di genere all’interno del ciclo di programmazione delle politiche pubbliche32. La metodologia proposta vuole essere: - uno strumento complementare per la valutazione strategica delle politiche e dei piani pubblici; - una metodologia di supporto alla programmazione delle politiche per rendere più completa la consapevolezza delle conseguenze dei propri interventi; - un contributo cruciale per una strategia di sviluppo sostenibile (per una crescita non solo economica, per un’equità sociale, per una questione di trasparenza). Lo Spog consiste in una scheda per la valutazione che viene applicata agli atti di programmazione settoriale, ai piani, ai programmi, per rilevare eventuali impatti differenziali nei confronti di uomini e donne. In particolare, sono quattro i quesiti a cui la scheda permette di rispondere e cioè: 1. l’intervento ha come obiettivo specifico la riduzione degli eventuali divari di genere esistenti?, 2. chi sono i beneficiari dell’intervento?, 3. quali sono gli ambiti di vita su cui si esercita un impatto di genere? (condizioni di vita familiare/conciliazione tra vita familiare e lavorativa, aspetti quantitativi dell’occupazione, aspetti qualitativi dell’occupazione, attività imprenditoriali), 4. qual è l’effetto potenziale dell’intervento nei confronti degli eventuali divari di genere? (neutro, favorevole, sfavorevole). L’integrazione dell’ottica di genere può avvenire in fasi diverse. In primo luogo si tratta di determinare se tale dimensione diventa significativa per il tipo di politica che si va a determinare (la proposta interessa più gruppi di popolazione, ne modifica le modalità di vita…). Se la risposta è affermativa, si procederà con un’analisi contestuale, per determinare la situazione di vita di uomini e donne nel territorio e negli ambiti interessati dall’intervento. In merito a questo aspetto, il Dipartimento Ambiente ha lavorato anche per la creazione di un Osservatorio per le politiche di pari opportunità, che fornisce informazioni preziose per monitorare in maniera aggiornata, la situazione reale di uomini e donne. Sulla base dell’analisi di contesto verranno individuati i bisogni e decisi gli interventi. Le strategie individuate nei piani, progetti e programmi, saranno sottoposte ad una valutazione ex ante che consentirà di valutare gli impatti potenziali di tali interventi relativamente alla dimensione BUONE PRASSI Come sottolineato dagli ideatori, l’adozione dello SPOG non costituisce in nessun modo un vincolo alla decisione politica. L’obiettivo ultimo resta quello di favorire una maggior consapevolezza del decisore politico, migliorando la qualità delle politiche e degli interventi. PIANIFICARE CON ATTENZIONE AL GENERE 3.2 Come anticipato nel paragrafo 2.2.1, nel 2001 l’UNDP ha pubblicato il manuale sulle buone pratiche “Gender Mainstreaming in practice: a handbook”. Esso contiene, nella prima parte, 10 linee guida per integrare il genere nella creazione di politiche. Qualsiasi tipo di programmazione infatti, sia essa un progetto, un programma o una politica, richiede come punto di start-up non solo l’acquisizione di informazioni, ma anche un’analisi di tali informazioni. In particolare, per pianificare interventi di genere, si deve in primis effettuare un’analisi di genere, senza la quale non possiamo essere fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile di genere, ed eventualmente poter operare dei cambiamenti di programma. E’ in questo momento che lo SPOG può essere utilizzato come strumento chiave di supporto. La fase di valutazione prosegue, poi, durante l’implementazione della politica e alla conclusione dell’intervento, quando, attraverso indicatori di genere ad hoc, si rileveranno gli impatti di genere effettivamente determinati. Spesso, infatti le politiche pubbliche sono costruite in modo ‘neutro’ rispetto alla dimensione di genere, nella convinzione che anche le conseguenze degli interventi risultino tali. Invece, a causa delle differenze esistenti in partenza tra uomini e donne esse facilmente determinano impatti differenziati, producendo effetti indesiderati e, talvolta, addirittura rafforzando le disuguaglianze esistenti. Il criterio in base al quale avviene la classificazione nello SPOG si basa sul tipo di impatto che l’intervento mostra di avere nei confronti dei divari di genere esistenti: - neutro, se esso non sembra in grado di modificare i divari di genere esistenti e la posizione relativa di uomini e donne; - favorevole, se esso può riuscire a colmare, anche solo parzialmente, il gap esistente; - sfavorevole, se proprio la realizzazione dell’intervento potrebbe determinare un rafforzamento dei divari di genere esistenti o la creazione di nuovi. 129 130 certi che gli interventi realizzati contribuiscano alla promozione delle pari opportunità. Ecco i 10 passi da seguire. 1. un approccio di genere nei confronti degli stakeholders: chi prende le decisioni? Il primo passo riguarda il progetto e il contesto in cui si sta realizzando la politica. Gli attori coinvolti nel processo, determineranno significativamente gli esiti della politica o del progetto. Tre sono le domande chiave in questa prima fase: - Chi sono gli stakeholders? Sono coinvolti singoli individui o gruppi di persone nella prospettiva di genere? - C’è un equilibrio di genere nelle istituzioni/corpi coinvolti? - Dove possiamo acquisire competenza in materia di genere? 2. quale l’obiettivo del progetto/politiche? Durante il secondo step bisogna identificare la principale questione/problema di sviluppo. Ecco alcune domande spunto per orientarsi: - Qual’è l’argomento del progetto o della decisione politica? - Questo argomento in qualche modo influenza in maniera diversa uomini e donne? 3. muovendosi verso la parità di genere: qual’è l’obiettivo? Una volta identificato il soggetto del progetto o della decisione politica bisogna capire quale sia l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Ecco gli spunti che dovrebbero orientare questa fase: - Cosa vogliamo ottenere? - L’obiettivo è disaggregato per genere? - L’obiettivo include un impegno più ampio nel migliorare la parità di genere? 4. mappando la situazione: quali informazioni abbiamo? A questo punto, è importante ridefinire sia la questione sia i potenziali interventi politici. Nel far questo si rende necessario un inventario - Di quello che sappiamo - Di quello che ancora non conosciamo - Dei progetti o interventi politici che sono già stati realizzati - Di quello che attualmente sta succedendo - Di quali altri interventi correlati sono stati pianificati. 5. perfezionando la questione: ricerca ed analisi. Nel passaggio BUONE PRASSI 6. formulando: politica o interventi di progetto per la prospettiva di genere. Una volta raccolti ed analizzati i necessari dati e informazioni, bisognerà decidere come muoversi per raggiungere l’obiettivo delineato nello step 3. 7. discutendo il vostro caso: la questione di genere. Un aspetto cruciale inerente il gender mainstreaming riguarda le risorse destinate ad attività inerenti la parità di genere. I decisori politici hanno bisogno di capire concretamente e precisamente perché conviene investire sulla questione di genere, quali benefici cioè possono derivare da questo tipo di approccio, in particolare inerenti a: - Giustizia ed equità - Credibilità e responsabilità - Efficienza e sostenibilità (nella dimensione macro) - Qualità della vita (dimensione micro) - Alleanze - Reazioni a catena 8. monitoraggio. Il monitoraggio è un aspetto inscindibile dal mainstreaming di genere. Il monitoraggio include in particolare tre aspetti: - Il livello di monitoraggio - I piani di monitoraggio attenti alla dimensione di genere - Target e indicatori sensibili alla dimensione di genere donne e sviluppo sostenibile 4 si è chiarito dove è necessario intervenire con un approccio specifico di genere, sia perché le politiche esistenti necessitano di essere riviste per includere la prospettiva di genere, sia perché è necessario crearne di nuove. Lo step 4 dovrebbe inoltre aver reso chiaro quali sono i gap nella conoscenza di base finora acquisita. Durante la fase successiva bisogna svolgere delle analisi di approfondimento per poter colmare questi vuoti. Questo è necessario per garantire la credibilità, l’efficacia e l’efficienza di qualsiasi progetto e politica si voglia sviluppare. Questa fase perciò comporta: - Specificare la ricerca - Determinare gli inputs necessari - Svolgere o commissionare la ricerca 9. valutazione: come abbiamo fatto? Questa fase è importante per determinare l’esito dell’iniziativa, e per migliorare nello stesso tempo quelle che verranno intraprese in futuro. La valutazione è anche una questione di responsabilità fascicolo terzo 131 132 nei confronti delle risorse utilizzate. Tre sono i livelli di valutazione: - Valutazione degli outputs (gli obiettivi sono stati raggiunti?) - Valutazione dei risultati (per quale motivo è stato raggiunto l’obiettivo?) - Valutazione del processo (come sono stati raggiunti?) 10.comunicazione. Anche se la comunicazione figura come l’ultimo passo, essa è essenziale all’intero processo politico. La comunicazione con gli altri stakeholders è necessaria in ogni step e a tutti i livelli. In ogni caso il modo in cui la comunicazione verrà fatta influenzerà il successo del progetto e della politica. Possibili interventi per la comunicazione: - Preparazione di un report annuale sul genere - Utilizzo di tecnologie elettroniche - Realizzazione di un centro di risorse per le politiche di genere GENERE E GOVERNANCE 3.3 Il “Libro Bianco sulla Governance Europea”, approvato dalla Commissione Europea il 25/7/2001, propone una maggiore apertura nel processo di elaborazione delle politiche dell’Unione Europea ai cittadini, alle istituzioni regionali e locali, così da garantire una partecipazione più ampia e politicamente significativa alla definizione delle scelte di fondo, incoraggiando una maggiore apertura e responsabilizzazione delle parti in causa. Il termine governance indica un nuovo stile di governo, diverso dal modello tipico gerarchico top down, e caratterizzato, invece, da un maggior grado di cooperazione e di interazione tra Stato e attori non statuali all’interno di reti decisionali miste, con la sistematizzazione di una logica di governo dello sviluppo dal basso (bottom-up). Secondo questo modello, vengono inserite nel processo di governo del territorio le dinamiche riguardanti l’effetto delle politiche europee sulla struttura locale, che a sua volta incide sui processi politici nazionali ed europei in un processo virtuoso di feed-back. Cinque i principi alla base della buona governance europea e dei cambiamenti proposti nel Libro Bianco: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia e coerenza. Ciascuno di essi è stato considerato essenziale al fine di instaurare una governance più democratica ed aperta, sostenuta dai principi fondamentali della proporzionalità e sussidiarietà. Il Libro Bianco si caratterizza, dunque, per un approccio dal basso BUONE PRASSI donne e sviluppo sostenibile della democrazia europea ma anche per il ruolo nuovo riconosciuto alle forme locali di governo del territorio. In tale prospettiva, il ruolo ed il protagonismo del vasto ed organizzato movimento delle pari opportunità e delle politiche di genere contribuisce a creare quella “democrazia piena e completa di tutti i cittadini uomini e donne nel processo decisionale e nella vita economica, sociale e culturale dell’Unione”. Il nuovo sistema di pianificazione delle politiche di sviluppo sociale ed economico vede un livello interessante ed innovativo di integrazione tra ruoli del partenariato istituzionale e ruoli del partenariato sociale. Le politiche di genere e di parità sono perfettamente ricomprese in tale logica e determinano un valore aggiunto grazie ad alcune tendenze consolidate e così definibili: a) la funzione di mainstreming assegnata alle politiche di parità determina la presenza delle tematiche della parità in maniera trasversale e invasiva all’interno dei piani di sviluppo sociale ed economico determinati sul territorio; b) le organizzazioni delle pari opportunità uomo-donna entrano ad ogni effetto tra le organizzazioni rappresentative della società civile e degli interessi collettivi (parti sociali), e quindi determinano un effettivo “valore aggiunto” ai processi di concertazione di partenariato che sta alla base dei piani integrati e negoziati sul territorio; c) alcuni partenariati locali, in composizione mista istituzionale e sociale (nell’idea del “network” territoriale), hanno assunto natura giuridica autonoma e dotata di capacità gestionale ed economica per la realizzazione di programmi finanziati con fondi comunitari o fondi nazionali e regionali. d) alcune esperienze innovative, finanziate da leggi nazionali o regionali o da programmi comunitari o all’interno del vasto contenitore dei patti per il sociale, sono state finalizzate esclusivamente alla realizzazione di programmi specifici di genere, determinando forme di aggregazione e di governo del territorio “al femminile” di particolare interesse per i processi di democrazia aperta che determinano e per la ricaduta di “cultura” di governo di pari opportunità che consentono sul territorio. Gli organismi istituzionali delle pari opportunità agiscono a favore della qualità della nuova governance determinata dalle politiche di genere a quattro livelli: - Le Commissioni per le pari opportunità (Legge 164/1990 e Legge 125(/1991), - Gli Uffici dei Consiglieri e delle Consigliere di Parità (D.lgs. fascicolo terzo 133 134 196/2000), - La rappresentanza femminile nelle Commissioni Tripartite permanenti (D.Lgs. 469/97), - Gli organismi diversi determinati da specifiche norme di legge nazionali o regionali in materia di pari opportunità e di approccio di genere. La presenza delle organizzazioni istituzionali rappresentative delle pari opportunità ha determinato uno standard più elevato dei percorsi di governance a livello locale. Gli organismi di rappresentanza delle pari opportunità hanno infatti sviluppato una particolare capacità di lavorare a rete tra di loro e di imporre percorsi di innovazione oggettiva alle istituzioni nel cui ambito essi operano. Tali tendenze sono state sostenute peraltro da una variegata normativa regionale di attuazione delle disposizioni-quadro nazionali, in cui vasta è stata la tendenza a prevedere forme di coinvolgimento istituzionale degli organismi locali di rappresentanza femminili in funzioni e ruoli di natura trasversale, ben oltre la funzione di rappresentanza e tutela settoriale. Una lettura di genere dei livelli di governance territoriale fa emergere una serie di esperienze innovative e di buone prassi realizzate sul territorio, a cominciare dalle esperienze di analisi di genere dei bilanci locali, o di programmazione di azioni di conciliazione che consentono revisioni complessive di governo dei tempi, degli orari e delle modalità di governo dei servizi sul territorio, e così via. Tra gli elementi che stanno influendo positivamente nei nuovi modelli di governance in rapporto alle tematiche di pari opportunità sono da sottolineare certamente le innovazioni apportate dalla Legge Costituzionale n. 3/2001 al Capo V della Costituzione che hanno avviato l’individuazione delle specifiche competenze Stato-Regioni in materia di pari opportunità e di politiche di genere. Da non dimenticare, infine, i nuovi modelli gestionali della programmazione regionale dei fondi strutturali comunitari che hanno integrato l’obiettivo trasversale delle pari opportunità sperimentando forme di coinvolgimento degli organismi di rappresentanza delle Pari Opportunità di Parità e l’individuazione, all’interno del sistema di monitoraggio, di indicatori specifici per rilevare i flussi informativi relativi alle pari opportunità. Due esempi di buone pratiche: ReFLEX :uno strumento per il mainstreaming E’, questo, un sistema utilizzato dalla Contea di Vastra Gotaland, in Svezia, per controllare che tutti i piani di azione ed i programmi BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile dell’amministrazione pubblica abbiano una prospettiva di genere, che le rilevazioni dei bisogni siano divise tra donne e uomini, che le risorse pubbliche siano egualmente distribuite tra i generi. L’intervento è a costo zero, perché lo strumento ReFLEX dovrebbe essere per regolamento interno (comunale, provinciale) applicato a tutti i provvedimenti dalle commissioni e dai consigli. Ogni intervento (piano d’azione, progetto, regolamento, programma di sostegno) viene esaminato alla luce di quattro punti per verificarne l’efficacia nel determinare una situazione di pari opportunità e di uguaglianza di diritti: - L’intervento include donne e uomini? Le risorse (denaro, tempo, informazioni) sono programmate per essere ugualmente fruite? Se così non fosse, diventa necessario prevedere regole correttive. - L’intervento migliorerà il quadro generale della “rappresentanza risorse e diritti”, cioè della situazione del gruppo target per genere? (Ad esempio per un intervento diretto al settore artigianale bisogna esaminare attentamente la presenza femminile ai vertici delle organizzazioni di categoria, le risorse economiche ed informative delle artigiane nell’area, i loro diritti ed obblighi relativamente al provvedimento e modulare quest’ultimo conseguentemente). - Le attività sono organizzate in modo diverso per il pubblico maschile e femminile? Rispondono ai diversi bisogni e diversi tempi di vita? Se nello stadio embrionale del provvedimento si identificano le diversità i rischi di discriminazione si minimizzano. - Quali sono gli obiettivi misurabili a breve e medio termine? Come incideranno in una politica di uguaglianza di genere? Ogni provvedimento deve contenere in sé obiettivi che tengano conto, da un lato, delle diverse conoscenze, esperienze e valori di uomini e donne, dall’altro, degli uguali diritti, doveri e possibilità dei due generi. Poiché la promozione delle pari opportunità mira al cambiamento delle strutture della società che contribuiscono a mantenere la segregazione sessuale, è necessario rilevare, riconoscere ed eliminare tutte le situazioni che determinano relazioni di potere sbilanciate per genere. È quindi importante che ogni provvedimento, specie erogante risorse, venga profondamente analizzato prima di essere attuato. Simone Lindsten, esperta in Pari Opportunità nell’ovest della Svezia, ha messo a punto REFLEX dopo una lunga esperienza sul campo. REFLEX viene ora utilizzato non solo nelle pubbliche amministrazioni svedesi, ma anche in altri paesi europei. 135 136 Women ALPnet: una rete di istituzioni locali e centri risorse per le donne Il progetto WOMEN ALPnet, finanziato dall’iniziativa comunitaria Interreg IIIB Spazio Alpino, è nato con l’obiettivo di supportare lo sviluppo di approcci e servizi di qualità comuni al fine di promuovere le competenze e le potenzialità delle donne - in particolare quelle che vivono nelle zone rurali perialpine e nelle aree alpine svantaggiate – attraverso la promozione della loro partecipazione nei diversi settori economici. Sono coinvolti attori pubblici e privati dello Spazio Alpino che è caratterizzato da differenze regionali di tipo economico e geografico. L’idea alla base del progetto WOMEN ALPnet è che la promozione ed il sostegno all’attiva partecipazione delle donne nei processi di sviluppo economico possa contribuire ad un più equilibrato e sostenibile sviluppo dello Spazio Alpino e a ridurre le attuali disparità nelle condizioni di vita della popolazione residente nelle aree alpine. Il progetto si basa sulla considerazione che un’attiva partecipazione delle donne nei processi di sviluppo economico locale dipenda almeno da quattro condizioni fondamentali: 1) la possibilità di accedere alle informazioni; 2) la possibilità di accedere alle risorse; 3) l’opportunità di una reale crescita professionale individuale (attraverso sia l’incremento delle opportunità personali di carriera che il superamento degli stereotipi e dei fattori di discriminazione); 4) la costruzione di una forte rete di cooperazione e lo sviluppo di azioni di mainstreaming di genere a livello istituzionale, sociale ed economico. Sulla base di queste considerazioni sono nati gli obiettivi del progetto che i partners cercano di raggiungere, quali lo sviluppo di una rete di cooperazione stabile fra i Centri Risorsa Donna attivi nello Spazio Alpino. Tale collaborazione dovrebbe continuare anche dopo la conclusione del progetto con l’obiettivo finale di fornire alle donne supporto e assistenza tecnica in grado di garantire pari accesso alle risorse locali e regionali attraverso la promozione di una cooperazione, in un’ottica di genere, fra gli attori pubblici e privati dello sviluppo. Per il raggiungimento di tali obiettivi, il progetto ha ipotizzato quattro tipi di interventi diversi: - Studi Operativi Regionali che tengano in considerazione le forti disparità che esistono a livello micro-economico nell’area geografica di intervento del progetto - Rafforzamento delle competenze esistenti nei Centri Risorsa Donna attivi nell’area dello Spazio Alpino, al fine di individuare soluzioni comuni, condividere strumenti ed esperienze da BUONE PRASSI DONNE E POLITICA 3.3.1 Il lungo cammino per una piena cittadinanza politica, economica e sociale in Europa ha segnato in maniera significativa le vicende del secolo scorso, quando, in tempi diversi nei vari paesi, le donne hanno acquisito i diritti elettorali attivi e passivi. La politica e la rappresentanza istituzionale sono state fra i settori in cui più difficile è stato per le donne conquistare posizioni significative. L’Unione Europea ha contribuito e contribuisce al miglioramento di tale situazione, invitando i governi dei paesi membri ad adottare delle strategie integrate che mirino a promuovere una equilibrata partecipazione di donne e uomini ai processi decisionali attraverso molteplici strumenti tra cui: la formazione, l’educazione e l’attenzione a non diffondere immagini stereotipate; il sostegno ad associazioni e a partner sociali, l’impegno a concepire campagne pubblicitarie e a promuovere ricerche e studi in tal senso. Al tema del riequilibrio della presenza tra donne ed uomini nei luoghi decisionali della politica è stato dedicato anche il semestre di Presidenza Italiano dell’Unione Europea da parte del Ministero per le Pari Opportunità. E’ stato lanciato un forte invito al mondo della politica perché assumesse impegni concreti rivolti alla promozione della partecipazione delle donne segnalando, al contempo, la necessità di verificare scientificamente i progressi in questo campo. In Europa, infatti, non tutte le realtà sono simili. Il vecchio continente ha viaggiato a più velocità. Da un lato c’è un’Europa del nord in cui le donne hanno spazi e ruoli di grande ampiezza e rilievo, fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile adottare e trasferire nei rispettivi territori - Azioni Territoriali Pilota da realizzare in Francia, nel Land di Salisburgo, nelle Province di Lecco e Trento - Trasferimento di esperienze e di modelli di gender mainstreaming per capitalizzare i risultati del progetto al fine di promuovere processi di cambiamento nelle politiche e nelle azioni di sviluppo economico locale, sulla base di un approccio di genere, anche fuori dai territori partecipanti al progetto (mainstreaming verticale) Il capofila del progetto è la Provincia di Lecco; altri partners sono la Provincia di Torino e la Provincia Autonoma di Trento, la Regione Lombardia, il Centro di Iniziativa Europea di Milano, la società S&T di Torino, l’associazione Frau & Arbeit di Salisburgo, l’Union Régionale des Associations Centre d’Information pour les Femmes et les Familles (URACIFF) di Lione, l’Università di Lugano e il Centro di Sviluppo Regionale di Capo d’Istria31. 137 138 dall’altro l’Europa mediterranea che accusa un ritardo, in alcuni casi grave, e che configura la scarsa rappresentanza femminile nelle assemblee elettive nazionali e locali come una patologia del sistema democratico. Ci si scontra, dunque, ancora, con il cosiddetto “glass ceiling”. In molti paesi con alta percentuale di presenze femminili nei parlamenti, il sistema in uso è quello delle quote non imposte per legge, ma adottate come soluzione autonoma dai gruppi politici. Si tratta di un sistema non cogente e privo, sostanzialmente, di meccanismi sanzionatori, ma che ha avuto effetti, nel medio periodo, positivi. C’è tuttavia anche da tener conto che tali misure sono intervenute su realtà sociali in cui le donne avevano già un ruolo significativo. Laddove l’autoregolamentazione dei partiti non ha portato ad una crescita della rappresentanza femminile si è posto il problema di un intervento normativo, come nel caso dell’Italia, con la promulgazione della legge sulla modifica all’art. 51 della Costituzione. Tale modifica rappresenta un passo importante verso il conseguimento delle pari opportunità tra donne ed uomini nelle cariche elettive e nei pubblici uffici. Si viene a colmare il deficit legislativo ai fini della rappresentanza femminile, prevedendo il dovere costituzionale di promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne ed uomini. La presenza femminile a livello di partecipazione politica stenta, dunque, a decollare: basti pensare che nel 2003 la rappresentanza femminile si attestava intorno alla percentuale del 15% a livello globale. Vista la scarsa rappresentanza femminile, anche se incrementata negli ultimi anni, vari metodi, tra cui quello delle quote rosa, sono stati proposti per migliorare questa condizione. L’International IDEA e l’Università di Stoccolma hanno collaborato in una ricerca disponibile sul sito http://www.quotaproject.org. Questo database fornisce informazioni sui vari tipi di quote che esistono oggi, dettagliando le percentuali e i target qualora esse siano presenti. Questo database è un interessante strumento per un lavoro di ricerca. Il Global Database of Quotas for Women contiene informazioni sull’uso delle quote elettorali per le donne. Al sito http://www.un.org/womenwatch/resources/stats.htm è possibile reperire alcuni database che raccolgono le statistiche e percentuali di rappresentanza politica delle donne in vari governi/ parlamenti del mondo. BUONE PRASSI BUONE PRATICHE: LA CERTIFICAZIONE DI GENERE 4 L’impatto della dimensione di genere all’interno di un sistema di qualità aziendale può essere descritto con la metafora di un sasso nello stagno: nel momento in cui introduciamo la sensibilità di genere nella cultura aziendale andiamo a modificare non solo le procedure di una organizzazione ma anche i pensieri e i comportamenti delle persone, che poi trasferiranno questa attenzione anche fuori dall’azienda, nella vita di relazione di ogni giorno. Formare i responsabili delle risorse umane alle politiche di parità, porterà una più facile e veloce attuazione delle Pari Opportunità nelle organizzazioni. Gli stessi certificatori, formati alla sensibilità e all’attenzione al genere, nelle loro visite ispettive aziendali saranno i migliori “sponsor” della necessità di cambiamenti nella gestione delle risorse umane. L’impatto a breve per il target individuato, sarà soprattutto di sensibilizzazione e di presa di coscienza delle pratiche discriminatorie, messe in atto spesso inconsapevolmente. Si tratta quindi di rimettere in discussione i processi aziendali e le mentalità individuali: questo sarà possibile nella misura in cui le nostre proposte saranno in grado di far comprendere come una gestione che considera e valorizza le differenze di genere si risolve in vantaggio economico e competitivo per l’organizzazione. Il vero gradino di soglia è rappresentato da questo cambiamento di mentalità: se esso è compreso, il passaggio all’acquisizione e applicazione delle nostre proposte diventa più facile e praticabile e quindi l’impatto a lungo termine si risolverà in maggior parità di opportunità uomo-donna nelle organizzazioni. Stiamo in questo contesto parlando di “cultura”, di “atteggiamenti” che permeano tutti gli aspetti della nostra società per cui se inizia un cambiamento, questo andrà a investire anche tutti gli altri ambiti della nostra vita privata, pubblica, lavorativa33. donne e sviluppo sostenibile DEFINIZIONE 4.1 VISION 2000: IL GENERE NELLA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ 4.2 Vision 2000 “Il genere nella certificazione di qualità” è il titolo di un progetto finanziato con il sostegno della Comunità Europea, allo scopo di inserire il punto di vista di genere all’interno delle norme del sistema per la qualità ISO 9000:2000. fascicolo terzo 139 140 Le ISO 9000:2000 fanno riferimento al quality management, ovvero al modo in cui un’azienda gestisce il lavoro al suo interno. Esse forniscono un modello da seguire tramite l’indicazione di quei capisaldi organizzativi (procedure scritte, istruzioni, moduli e registrazioni, etc...) validi in ogni organizzazione grande o piccola, qualunque sia la sua attività34. Cosa sono e come funzionano le norme ISO 9000:2000 Il corpo delle normative ISO 9000 è entrato ormai in maniera capillare nei processi organizzativi e produttivi del mondo occidentale e, in virtù del cosiddetto processo di “globalizzazione”, è destinato probabilmente ad estendersi alla totalità delle nazioni del pianeta. Ma cosa sono esattamente e perché le norme ISO hanno pervaso l’organizzazione di tutto il mondo? Innanzitutto perché era necessario un linguaggio comune per poter comunicare e progredire insieme. Le norme ISO altro non sono che un insieme di “standard” o regole di riferimento a cui le organizzazioni si adeguano per poter colloquiare reciprocamente senza incomprensioni e spreco di tempo e risorse. I campi tecnologici e organizzativi cui ISO si rivolge vanno dall’elettrotecnica alla tecnologia dei materiali, dalla biomedica alle telecomunicazioni e, non da ultimo, all’organizzazione aziendale. Rispetto a quest’ultimo tema, la norma certamente più conosciuta e diffusa è quella definita dall’acronimo ISO 9000, che dal 1987 ha iniziato e continua con sempre maggiore precisione a delineare lo standard di qualità gestionale di un’impresa. La serie di norme ISO 9000 è destinata a tutte quelle organizzazioni interessate ad una gestione efficiente delle proprie possibilità, ovvero a quelle persone, imprenditori, quadri ed operativi che vedono nel lavoro la possibilità di dare soddisfazione alla loro clientela e trarre dal lavoro i benefici per se stessi nel presente e per il futuro. Le regole sono state raccolte dall’ISO nei tre documenti attuali (ISO 9000, ISO 9001 e ISO 9004) e costituiscono uno standard di comportamento in cui tutte le aziende possano trovare un comune terreno di confronto e pensare comune. La versione del dicembre 2000 ha chiarito definitivamente come la gestione delle Risorse Umane sia uno degli elementi fondamentali della qualità dell’organizzazione, assieme ai principi di soddisfazione della clientela.Tutte le potenzialità dell’uomo e della donna devono poter esprimersi. Gestione delle risorse, e quindi delle risorse umane, significa dare a ciascuno la possibilità di esprimere il potenziale delle sue esperienze, della sua cultura, della sua fantasia, delle sue capacità, per raccogliere il massimo e non sprecare nulla a favore della qualità dell’organizzazione stessa. ISO – International Organization for Standardization – è BUONE PRASSI Sebbene la recente revisione del 2000 abbia introdotto una maggiore attenzione alla pianificazione e gestione delle risorse umane (processo di selezione e reclutamento le personale, formazione, organizzazione del lavoro, flessibilità…), la componente di genere non viene esplicitamente menzionata nella determinazione dei processi interni. Il progetto VISION 2000 si inserisce appunto per colmare questa lacuna prospettica, fornendo strumenti e metodi ai: - responsabili delle risorse umane per acquisire nuova consapevolezza e strumenti di gestione in una prospettiva di genere, o, dove non presenti, al titolare aziendale che si occupa di questo aspetto; - certificatori del sistema di qualità ISO perché inseriscano come elementi di valutazione anche le politiche che l’azienda mette in atto per il superamento delle discriminazioni interne tra uomini e donne; - in generale, a tutte le parti interessate (imprese, associazioni datori di Lavoro, Enti di normazione, Enti di Accreditamento, Enti di Certificazione, Enti di formazione, Parti Sociali, consulenti…) in un processo aziendale. L’obiettivo ultimo è quello di creare una cultura aziendale in cui l’equality sia considerata come un fattore di qualità integrato e imprescindibile per la gestione delle organizzazioni. Il progetto si distingue per un alto grado di innovatività sotto molti punti di vista: - il principio di partenza: parlare di sistema di qualità all’interno di un’azienda significa non sottovalutare le discriminazioni orizzontali e verticali tra uomini e donne; - il focus: la rilettura delle norme ISO alla luce di una nuova prospettiva di genere crea una integrazione fra due ambiti finora sconnessi (pari opportunità e sistemi formali qualità); - la metodologia: le pari opportunità entrano nel sistema di organizzazione e gestione aziendale secondo metodi e strumenti propri del gender mainstreaming. Al progetto hanno partecipato 11 partners europei, Italia compresa Il Progetto “VISION: il genere nella certificazione di qualità” si è articolato nelle seguenti fasi: fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile un’organizzazione non governativa sorta nel 1946 su iniziativa di 25 stati membri con lo scopo di coordinare e normalizzare gli standard tecnici associabili a prodotti industriali, quali classificazione di materiali, metodologie di test, terminologie, tecniche di produzione. Attualmente consta di 146 stati membri che fanno capo alla Segretariato centrale di Ginevra (CH). [Fonte: http://www.gendercertification.com/ita/norme.php] 141 142 TAB.2.12 FASI DEL PROGETTO VISION Fasi Obiettivi e Azioni 1a - Primo incontro dei Partner a Bologna 1b - Ricerca sulle ‘Buone Pratiche’ delle Pari Opportunità fase 1 in Europa con riferimento alla (dal 20/12/ quality-equality nelle imprese 2002 al 19/ (studi, ricerche, progetti, 04/2003) esperienze, premi, ...) 1c - Disseminazione relativa alla esistenza del progetto e ai suoi obiettivi 1d - Monitoraggio e Valutazione 2a - Esame dettagliato delle Norme di Certificazione di Qualità ISO 9000 e 9004 per l’individuazione dei punti in cui è importante inserire l’ottica di genere - Commento di genere 2b - Alcuni partner di progetto, coordinati da Metha Sistemi, preparano una serie di fase 2 incontri/seminari, ognuno nel (dal 21/04/ proprio paese, per presentare 2003 al 19/ il progetto alle aziende e 10/2003) confrontarsi sulla fattibilità e pertinenza delle proposte. 2c - Diffusione sul Sito WEB, e sui siti già attivi dei partner, dei prodotti della fase: - Descrizione delle ISO da un punto di vista di genere; - Report degli incontri con le imprese e i certificatori. 2d - Monitoraggio e valutazione Prodotti di fase Raccolta delle Buone Prassi esistenti (manuali, brochure, progetti sperimentali, etc…) relative al rapporto Organizzazioni - Pari Opportunità. - Studio delle ISO 9000:2000 secondo un’ottica di genere ed individuazione delle tematiche rilevanti. Fase centrale di elaborazione che ha come risultato un commento a “UNI EN ISO9000 Fondamenti e terminologia” e a “UNI EN ISO 9004 Linee Guida per il miglioramento delle prestazioni” in cui si evidenziano/estrapolano le problematiche/differenze di genere da inserire nelle procedure. Creazione delle Schede di Background - Prima serie di incontri/ seminari con il mondo imprenditoriale e della certificazione dei Sistemi Qualità, per il confronto e costruzione di un percorso per la gestione del Personale in un’ottica di genere in coerenza con i bisogni della realtà aziendale. -Creazione di un sito WEB dedicato, in lingua inglese e in italiano, che si è sviluppato insieme alle attività di progetto. BUONE PRASSI fascicolo terzo - Creazione dei moduli formativi per i Responsabili delle Risorse Umane per una gestione secondo l’ottica di genere da concretizzare nelle procedure di qualità. - Creazione dei moduli formativi per i Certificatori dei Sistemi Qualità affinché siano in grado di certificare la componente di genere in sede di audit. donne e sviluppo sostenibile 3a - Rispetto al commento alle ISO sulle problematiche di genere nei vari processi aziendali, creazione di un percorso formativo per i Responsabili delle Risorse Umane che prevedesse: la sensibilizzazione alle tematiche di genere, l’informazione sulle normative e lo stato dell’arte delle pari opportunità, la formazione sulle differenze di genere e le relazioni di genere nelle organizzazioni, le procedure del Sistema Qualità 3b - Rispetto al commento alle ISO sulle problematiche fase 3 di genere nei vari processi (dal 20/10/ aziendali, creazione di un 2003 al 19/ percorso formativo per i 04/2004) Certificatori di Qualità, affinché siano in grado nel momento dell’Audit di andare a individuare e valutare gli indicatori di genere 3c - Secondo meeting di tutti i partner in Bulgaria per discutere insieme dei modelli formativi elaborati e fare le proposte per la realizzazione del CDRom Approvazione della prima versione dei modelli formativi da sottoporre a verifica nella fase successiva con gli stakeholder 3d - Monitoraggio e valutazione 143 144 4a - Alcuni partner di progetto che hanno partecipato alla fase 2b, coordinati da Metha Sistemi, preparano una serie di incontri/interviste, con i Responsabili del Personale delle aziende già visitate alla fase 4 fase 2, per presentare i moduli (dal 20/04/ formativi, confrontarsi sulla 2004 al 19/ rilevanza, pertinenza, coerenza 07/2004) e fattibilità dei contenuti, e le metodologie proposte ed avere indicazioni sulla durata dei moduli e della loro erogazione. Messa a punto, ove necessario, dei moduli formativi rispetto ai risultati della 4b - Monitoraggio e valutazione 5a - Progettazione del Vademecum: trovare la migliore presentazione dal punto di vista grafico, di elencazione degli argomenti, di facile consultazione dei contenuti, sia dei moduli formativi che delle ISO, le relative schede, e la parte bibliografica 5b - Incontro di Progetto Donna con il partner Byweb che deve realizzare il CDRom per concordare le metodologie e contenuti fase 5 5c - Il partner UIL inizia (dal 20/07/ l’azione di disseminazione 2004 al 19/ attraverso incontri presso le 11/2004) sedi regionali italiane e le reti europee dei sindacati per la presentazione del progetto e dei risultati 5d - Creazione del prodotto finale: CD Rom “Equality Certification Vademecum” pubblicato in 3000 copie e contenente tutti i prodotti di progetto 5e - Invio ai partner dei CDRom per la distribuzione nel loro paese 5f - Monitoraggio e valutazione Seconda serie di incontri/ seminari con il mondo imprenditoriale per presentare agli stakeholders i modelli formativi ed avere un feedback sulla loro coerenza, pertinenza e fattibilità. Prodotto finale costituito da un CD-Rom “Equality Certification Vademecum”, in lingua italiana e inglese, che contiene la presentazione del progetto e i prodotti di progetto. BUONE PRASSI Convegno Aggiornamento del Sito con tutti i prodotti finiti [Fonte: http://www.gendercertification.com/ita/fase4.php] Il progetto presenta un alto grado di trasferibilità essendo le norme ISO adottate in tutti i paesi europei con gli stessi manuali/testi di riferimento. Anche per quelle aziende che non avessero adottato formalmente nessun sistema di qualità, questo progetto può rappresentare uno spunto per elaborare politiche/strategie di pari opportunità. Le organizzazioni che sapranno valorizzare le differenze di genere, ovvero saranno capaci di raccogliere il potenziale intrinseco e peculiare di uomini e donne, avranno veramente adempiuto alle specifiche della norma ISO 9000 e potranno raccogliere il massimo dei risultati. Non va dimenticato che fidelizzazione dei dipendenti, soddisfazione dei ruoli e qualità del lavoro sono elementi, a volte trascurati, essenziali per la continuità ed il profitto dell’impresa. Certo la norma è generica, si basa freddamente su una serie di punti che le Organizzazioni di Certificazione devono puntualmente verificare, ma è opportuno leggere in trasparenza ed operare nella direzione che potrà portare i frutti migliori. La vera certificazione della qualità di un’organizzazione è quella che potrà essere accordata da uomini e donne che sperimentano direttamente il vero significato di gestione delle risorse umane. donne e sviluppo sostenibile 6a - Disseminazione del prodotto finale tramite seminari, incontri, sito internet; invio newsletter, invio report di progetto ai Siti Web interessati, invio a riviste fase 6 specializzate (dal 20/11/ 6b - Convegno trasnazionale 2004 al 19/ finale per la presentazione alla 12/2004) stampa, alle associazioni di categoria dei datori di lavoro e dei lavoratori dei risultati e dei modelli formativi del progetto 6c - Aggiornamento sito web 6d - Preparazione del Final Report IL PIANO PER L’EQUALITY 4.2.1 Sono numerosi gli studi che dimostrano come la qualità di un’azienda dipenda in gran parte dalla soddisfazione e dalla motivazione di chi lavora al proprio interno. fascicolo terzo 145 146 L’attenzione alle pari opportunità, in ogni contesto lavorativo, diventa quindi un aspetto da non sottovalutare, che va a beneficio della produttività della stessa azienda. A livello aziendale da qualche anno si sta diffondendo il Piano Aziendale per l’equality, quale strumento strategico trasversale a tutti i processi aziendali. Il progetto VISION 2000 specifica alcuni dei passaggi necessari per implementare il Piano per l’equality35: - la sensibilizzazione dei decisori (top management) sulle politiche per l’equality all’interno delle organizzazioni; - l’analisi della situazione aziendale in termini di pari opportunità, sia a livello quantitativo che a livello qualitativo, che comprende tutti i processi e ambiti aziendali (formazione di genere di chi fa la selezione del personale, problematiche e possibili soluzioni per la conciliazione della vita lavorativa con la vita familiare…); - l’individuazione delle criticità; - la definizione degli obiettivi che si vogliono raggiungere (suddivisi per priorità e fasi temporali e individuazione degli indicatori); - la progettazione e pianificazione degli interventi; - l’individuazione delle risorse da coinvolgere; - la comunicazione di ciò che si sta facendo a tutte le componenti; - la previsione e considerazione delle parti che rifiutano il cambiamento; - il monitoraggio e la valutazione rispetto agli obiettivi di ogni fase, quantitativi e qualitativi; - la programmazione dei miglioramenti da perseguire. Si tratta di un processo che richiede tempi adeguati per la sua attuazione, spesso per barriere culturali difficilmente superabili e per la difficoltà al cambiamento e all’adattamento a nuovi processi. Ma quali vantaggi offre l’introduzione di politiche di genere per l’azienda? I vantaggi sono duplici, sia per le donne che lavorano all’interno sia per l’azienda stessa. Per le donne significa maggiori opportunità di essere assunte, anche in settori non tradizionali, la possibilità di ricoprire cariche ambiziose, la capacità di saper conciliare tempi lavorativi e familiari, un maggior grado di empowerment. Per le aziende i vantaggi sono invece legati ad una maggior livello di permanenza dei lavoratori all’interno dell’azienda, la capacità di sapere attrarre giovani donne capaci, maggiori livelli di soddisfazione sul lavoro, meno conflittualità, maggior capacità di lavorare in team BUONE PRASSI LA RESPONSABILITÀ SOCIALE E IL GENERE: ALCUNE BUONE PRATICHE 4.3 Un numero sempre maggiore di imprese europee promuove strategie di responsabilità sociale in risposta ad una serie di pressioni sociali, ambientali ed economiche. Lo scopo è di inviare un segnale alle varie parti interessate con le quali hanno rapporti: lavoratori dipendenti, azionisti, investitori, consumatori, poteri pubblici e ONG. In questo modo, le imprese investono nel loro avvenire e sperano che il loro impegno volontario contribuisca ad aumentare la loro redditività. Ma che cos’è la responsabilità sociale, spesso riconosciuta anche con i termini di “etica di impresa”, “cittadinanza aziendale” (corporate citizenship), “sviluppo sostenibile”, “sviluppo durevole”? La Commissione europea la definisce come “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”36. Si tratta di una scelta aziendale che si sta affermando come elemento innovativo e di forte competitività sul mercato attuale. Il “Libro verde” si propone di lanciare un ampio dibattito sui modi nei quali l’UE potrebbe promuovere la responsabilità sociale delle imprese a livello sia europeo che internazionale, e in particolare su fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile di donne e uomini e quindi più competitività e creatività, una miglior immagine all’esterno. Total Equality Deutschland è una associazione fondata nel 1996 a Francoforte che conferisce l’accreditamento per l’E-quality alle aziende e agli istituti di ricerca che dimostrano di mettere in pratica le politiche per le pari opportunità. L’accreditamento può essere ottenuto da qualsiasi organizzazione con più di 15 persone e con esperienza nel campo delle pari opportunità. L’obiettivo di Total Equality D. è quello di sostenere le donne, valorizzando le loro capacità, competenze, qualifiche, in modo che siano giustamente valutate in riferimento ad alcuni parametri quali il livello di responsabilità, l’accesso al flusso di informazioni, la formazione continua, un equo compenso. L’associazione inoltre conferisce il Total E-quality award, un riconoscimento per politiche che si sono particolarmente distinte per l’attenzione alla dimensione di genere, promosse da compagnie, organizzazioni, università, istituti di ricerca. Il riconoscimento ha valenza triennale e può essere confermato solo dimostrando i progressi compiuti dall’azienda in tema di pari opportunità al suo interno. 147 148 come sfruttare al meglio le esperienze esistenti, incoraggiando lo sviluppo di prassi innovative, migliorando la trasparenza e rafforzando l’affidabilità della valutazione e della convalida delle varie iniziative realizzate in Europa. Il documento propone un approccio basato su partnership più strette nell’ambito delle quali tutti gli interessati hanno un ruolo attivo da svolgere. Il documento analizza la responsabilità sociale delle imprese, sia nella sua dimensione interna che in quella esterna. Nel primo caso vengono prese in considerazione la gestione delle risorse umane, la salute e la sicurezza nel lavoro, l’adattamento alle trasformazioni, la gestione delle risorse naturali e degli effetti sull’ambiente; nel secondo, si osservano le relazioni con le comunità locali, partnership commerciali, fornitori e consumatori, si considerano i diritti dell’uomo e le preoccupazioni ambientali a livello planetario. Interessanti, nell’ottica del genere, le riflessioni riguardanti la gestione delle risorse umane. Si afferma che “una delle maggiori sfide che debbono affrontare le imprese è di attrarre e conservare i lavoratori qualificati. In tale contesto, una serie di misure adeguate potrebbero comprendere l’istruzione e la formazione lungo tutto l’arco della vita, la responsabilizzazione del personale, un miglioramento del circuito d’informazione nell’impresa, un migliore equilibrio tra lavoro, famiglia e tempo libero, una maggior diversità delle risorse umane, l’applicazione del principio di uguaglianza per le retribuzioni e le prospettive di carriera delle donne, la partecipazione ai benefici e le formule di azionariato, nonché la presa in considerazione della capacità d’inserimento professionale e della sicurezza sul posto di lavoro”. Ancora, si ribadisce che “le prassi responsabili - in particolare non discriminatorie - di reclutamento dovrebbero facilitare l’assunzione di persone provenienti da minoranze etniche, anziani, donne, disoccupati di lunga durata e persone sfavorite sul mercato del lavoro. Tali prassi sono essenziali per raggiungere gli obiettivi della strategia della lotta per l’occupazione, vale a dire ridurre la disoccupazione, aumentare i tassi d’occupazione e lottare contro l’esclusione sociale” 37. A livello europeo significativo è l’impegno dell’organizzazione volontaria CSR Europe (Corporate Social Responsibility), formata da imprese di vari paesi europei promossa e sostenuta dalla Commissione Europea. Il sito di riferimento per il CSR è all’indirizzo http:// www.csreurope.org/aboutus/default.aspx. Già dagli anni ’70 le aziende italiane hanno ritenuto opportuno investire non solo sullo sviluppo economico ma anche in senso sociale. BUONE PRASSI - L’indice sociale Si tratta di uno strumento di autovalutazione concepito dal Ministero danese degli affari sociali che consente di determinare in che misura un’impresa assume le proprie responsabilità sociali. Grazie a questo indice espresso sotto forma di cifre che vanno da 0 a 100, è facile indicare ai dipendenti e agli interlocutori esterni di un’impresa qual è il livello di responsabilità sociale di quest’ultima. - 50 Best Companies to Work For in the UK L’inchiesta sulle 50 migliori imprese britanniche, sponsorizzata dal Ministero del commercio e dell’industria e dall’Unità Learndirect dell’Università dell’industria (UFI), mostra che le piccole imprese familiari possono adottare un comportamento altrettanto socialmente responsabile delle grandi multinazionali del settore dell’alta tecnologia. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate. L’esperienza acquisita con gli investimenti in tecnologie e prassi commerciali ecologicamente responsabili suggerisce che, andando oltre gli obblighi previsti dalla legislazione, le imprese possono aumentare la propria competitività. L’applicazione di norme sociali che superano gli obblighi giuridici fondamentali, ad esempio nel settore della formazione, delle condizioni di lavoro o dei rapporti tra la direzione e il personale, può avere dal canto suo un impatto diretto sulla produttività. Si apre in tal modo una strada che consente di gestire il cambiamento e di conciliare lo sviluppo sociale e una maggiore competitività38. Gli strumenti che le aziende possono adottare per la valutazione delle attività intraprese sono: il bilancio sociale, il bilancio ambientale, il bilancio di sostenibilità, il codice etico, il marketing sociale, la finanza etica, il monitoraggio della catena di fornitura (SA8000). All’interno del sito http://www.improntaetica.org/sez/respons.htm è possibile accedere ad un database di progetti di responsabilità sociale realizzati in Italia, effettuando la ricerca per azienda o per tema. Sul sito dell’ISVI, Istituto per I Valori d’Impresa, è disponibile il “Primo rapporto sulla responsabilità sociale d’impresa in Italia” alla pagina http://www.isvi.org/Rapporto%20RSI.htm Per quanto riguarda, invece, alcuni esempi di buone pratiche all’estero, si possono segnalare: 149 150 - United Nations research programme on CSR Si tratta di un progetto volto a promuovere la ricerca e il dialogo sui temi della responsabilità sociale ed ecologica delle imprese nei paesi in via di sviluppo. E’ disponibile all’indirizzo (http://www.unrisd.org/ engindex/research/busrep.htm) LA CERTIFICAZIONE SA8000 4.3.1 La SA 8000 sulla “Responsabilità Sociale” è una norma internazionale, ad adesione volontaria, nata a New York nel 1997 a cura del SAI (Social Accountability International, conosciuto prima con il nome CEPAA), fondato dal CEP (Council on Economic Priorities), l’organismo che riunisce, a livello internazionale, i rappresentanti di governi, sindacati, università, enti di certificazione, società di consulenza. Nel 2001, la norma ha poi subito alcuni aggiornamenti. Questa normativa39 specifica i requisiti di responsabilità sociale che permettono ad un’azienda di: - sviluppare, mantenere e rafforzare politiche e procedure per gestire le situazioni che essa può controllare o influenzare; - dimostrare alle parti interessate che le politiche, le procedure e le prassi sono conformi ai requisiti della presente normativa. I requisiti della presente normativa devono essere applicati universalmente in relazione alla collocazione geografica, al settore industriale e alla dimensioni dell’azienda. La norma definisce 8 requisiti fondamentali a cui uniformarsi, cioè in merito a: - Lavoro Minorile (usualmente <15 anni); - Lavoro Obbligato (Coercizioni materiali o morali); - Salute e sicurezza; - Libertà di Associazione e del Diritto alla Contrattazione Collettiva; - Discriminazione (razziale, religiosa, politica, disabilità, sesso,…); - Procedure Disciplinari (pene corporali, coercizioni, abusi verbali) - Orario di Lavoro - Retribuzione L’azienda che è in grado di soddisfare i requisiti della norma SA 8000 può richiedere la certificazione che è attribuita a seguito di una verifica da parte di un organismo accreditato. BUONE PRASSI Le aziende finora certificate sono disponibili all’indirizzo http:// www.nevet.it/ita/sa_8000.htm. In Italia attualmente sono certificate SA8000: Gigliodoro Pelletterie S.R.L. Scandicci (FI), Italy Accessori S.A.P.A.F. Scandicci (FI), Italy Accessori Italy Arezzo (AR), Italy Apparel Honda Logistic Centre Italy S.p.A. Colognola ai Colli (VR) Italy Automotive Bormioli Luigi S.p.A. Parma, Italy Building Materials Chimica Edile S.R.L. Honda Logistic Centre Italy S.p.A. ABB Group Service Center srl. - Shared Services Metamarketing Service srl Castiglione, Della Pescaia, Italy Colognola ai Colli (VR) Italy Building Materials Automotive San Giovanni (MI), Italy Business Services Firenze, Italy Business Services Chicom IGA S.P.A. Russi (RA), Italy Chemicals Composad s.r.l. Viadana (MN), Italy Chemicals Nuova Solmine spa Scarlino (Grosseto), Italy Chemicals Porto Petroli de Genova Genova (GE), Italy S.p.a. Chemicals Sol.bat srl Scarlino (Grosseto), Italy Chemicals Centroemilia S.c.a.r.l. Bologna (BO), Italy Cleaning services Centrotecman SRL Bologna (BO), Italy Cleaning services Mestre (VE) Cleaning services Giuffreda Potenza (PZ) Cleaning services Teramo (TE), Italy Cleaning services Linea Sterile spa Galleo (FC), Italy Cleaning services Wash Agency S.A.S. L’Aquila (AQ), Italy Cleaning services Cooperativa Liberta S.c.a.r.l. Formula Servizi S.C.A.R.L. Global Service Nuova Brillante s.r.l. fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile TAB.2.13 AZIENDE CERTIFICATE SA8000 IN ITALIA 151 152 Consorzio ZAI Verona (VR), Italy Associazione Industriali Novara, Italy di Novara Associazione Piccole e Udine (UD), Italy Medie Industrie di Udine Construction Consulting / Training Consulting / Training Bruni, Marino & C.s.r.l. Milano, Italy Consulting COM Metodi S.p.A. Milano, Italy Consulting / Training Consorzio Cento Per Cento Firenze, Italy Consulting Co-op Progetto Trento (TH), Italy Consulting Fondazione Aldini Valeriani Bologna (BO) - Italy Consulting / Training Sintesis S.r.l. Livorno (LI), Italy Consulting STI S.p.A. Pinerolo (To) Consulting Studio Strazzeri Network Catania, Italy Qualita Italia S.r.l. Consulting Sviluppumbria S.p.A. Terni, Italy Consulting E.D.P. Answer Crema, Italy Electronics Coop Centro Italia Castiglione Del Lago (Pg) Food Coop Italia Sesto Fiorentino, Italy Food Granarolo S.p.A. Bologna, Italy Food Maina Panettoni S.p.A. Fossano (CN) - Italy Food Palmera S.p.A. Milan (MI), Italy Food Scapigliati S.N.C. Firenze, Italy Food Nicoletti S.p.A. Matera, Italy Furniture E.B.RE.T. Ente Bilaterale Regionale Toscano Per Firenze, Italy l’Artigianato Casa di Cura Gibiino - Del Dott. Vincenzo Gibiino Catania, Italy S.N.S. Guardini S.p.A. Volpiano (TO) - Italy Government Health services Housewares BUONE PRASSI Torino Metal works Mollificio F.lli Ballotta Calderara di Reno (BO), Italy Metal works ACROPLASTICA Caserta 81100, Italy Plastics Piacenza ‘74 S.C.A.R.L. Piacenza (PC), Italy Real Estate Farco Group: Farco S.r.l., Torbole Casaglia (BS), Sintex S.r.l. Italy Cooperativa Sociale Arezzo, Italy Koine S.c.a.r.l. Safety Equipment and Services APM Exercizi S.p.A. Perugia (PG) - Italy Transportation ATAF S.p.A. Firenze (FI) - Italy Transportation Azienda Napoletana Mobilita spa Napoli, Italy Transportation CAT S.p.A. -Carrara, Italy Transportation CLAP S.P.A. Pieve Fosciana, Italy Transportation Compagnia Pisana Trasporti spa Compagnia Trasporti Pubblici Ferrovie Del Sud Est E Servizi Automobilistici s.r.l. Social Services Loc. Ospedaletto (Pisa), Transportation Napoli Transportation Lecce (LE) Transportation Quadrante Servizi S.r.l. Verona Transportation SAT Societa Aeroporto Toscano Galileo Galilei S.p.A. Pisa (PI) Transportation Sita S.p.A. Firenze Transportation TNT Global Experss S.p.A. San Mauro Torinese Transportation TRA.IN s.p.a. Siena, Italy Transportation TRAMBUS S.P.A. Roma, Italy Transportation Trenitalia Firenze (FI) Transportation Crystal SRL Lusciano (Ce) Waste Management Resit SRL Gricignano D-Aversa (CE) Waste Management fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Molle Industrial Coote 153 154 BUONE PRATICHE: BILANCI ECONOMICI, SOCIALI E DI SOSTENIBILITÀ 5 Il modo in cui i governi generano i fondi e dispongono delle risorse a loro disposizione, influenza il benessere degli individui e determina lo sviluppo di un paese. Analizzare la diversa distribuzione delle risorse significa, quindi, valutare quali siano le priorità che un governo si è dato e quale sia il suo impegno per fini sociali, inclusa la parità dei generi. Un budget “equo” dal punto di vista sociale è un prerequisito essenziale per conseguire la giustizia sociale e l’equità di genere. Spesso l’allocazione delle risorse non avviene in contesti di trasparenza e in maniera partecipata. La maggioranza dei cittadini, incluse le donne, non hanno voce in capitolo, e anche molti rappresentanti eletti hanno limitata influenza in questo processo. Questo succede perché spesso i budgets sono considerati un soggetto altamente tecnico da lasciare agli esperti, ma si ignora l’immenso significato sociale della dimensione di questi fondi. Non si può ritenere che le scelte inerenti lo sviluppo sociale di una nazione siano prerogativa solo di esperti. E’ necessario, anzi, rendere pubblico il modo in cui i fondi pubblici sono generati e spesi, per una questione di: - Giustizia: i budgets utilizzano fondi pubblici. Perciò la determinazione delle priorità delle spese pubbliche e la raccolta delle entrate deve avvenire in maniera socialmente corretta, rispettando il principio di parità dei generi. I cittadini hanno il diritto di conoscere come i fondi pubblici vengono raccolti e spesi, così come hanno il diritto di vedere i loro bisogni riflessi nei processi di presa di decisione di distribuzione dei budgets. - Responsabilità: il progresso e l’implementazione delle politiche di sviluppo umano sono spesso ostacolati da processi chiusi e inaccessibili di allocazione dei budgets. L’applicazione di criteri più trasparenti di distribuzione può invece accrescere il senso di responsabilità nella macroeconomia perché le promesse del governo di assegnare dei fondi e di realizzare servizi possono essere analizzate in relazione alle spese correnti. - Credibilità: i budget che sono “neutri dal punto di vista di genere” tendono a essere “ciechi dal punto di vista del genere”. In altre parole, non prendono in considerazione il differente impatto sugli uomini e sulle donne (le verifiche sul genere nei budgets nazionali hanno mostrato di avere diverso impatto BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile sugli uomini e sulle donne). Un budget stanziato a livello nazionale che non tiene in giusta considerazione la dimensione di genere è viziato, perché non vede le reali necessità della popolazione che invece dovrebbe sostenere. Le decisioni in termini di stanziamento di budgets devono diventare sensibili alla dimensione di genere per essere credibili. - Efficienza: un budget sensibile alla dimensione di genere è un budget più efficiente, come le spese pubbliche sono più mirate. - Sostenibilità: più trasparenza nei processi di allocazione dei budgets e utilizzo dei fondi pubblici significa che i contribuenti saranno più disponibili a aumentare i loro contribuiti, che significa aumentare la sostenibilità dei servizi fondati sul governo. - Qualità della vita: tutti i budgets hanno effetti a livello micro locale. La consapevolezza di genere e l’equità sociale nello stanziamento dei budgets significa una migliore qualità di vita per tutta la popolazione. - Alleanze: i partners per lo sviluppo esterno sono più disponibili a provvedere al supporto finanziario dei governi se i fondi pubblici sono amministrati in modo trasparente e responsabile. - Reazione a catena: i budgets, come parte della politica macroeconomica, riflettono i valori e le priorità di chi li formula. Questi hanno un impatto critico sulla salute, sull’educazione, sui servizi sociali e sulla sicurezza sociale, sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita economica. Se le risorse finanziarie non possono risolvere tutti i problemi di equità fra generi, sono una parte non indifferente della soluzione a questo problema. Una stima globale dimostra che la mancanza di budgets adeguati e di targets espliciti per i programmi sociali in generale, così come una insufficiente allocazione di risorse finanziarie e tecniche specifiche per il mainstreaming di genere, sono stati importanti fattori che hanno ostacolato l’implementazione dei piani di azione concordati a livello globale per la giustizia sociale e di genere. Le iniziative di gender budget sono politiche e azioni che, nelle spese e/o redditi, sia su scala nazionale che in ambito locale, contengono un esplicito riferimento a un punto di vista di genere. Le iniziative possono essere: - ex post: una analisi basata sul genere dei budgets già dislocati, - ex ante: la prospettiva di genere è adottata nel processo di formulazione dei budgets. 155 156 Esse possono prendere forma a differenti livelli: - budgets nazionali: le iniziative a questo livello sono cruciali in termini di politiche macroeconomiche democratiche e di analisi dalla dimensione sociale come priorità nazionale; - budget a livello ministeriale o dipartimentale: in questo caso i ministri devono rispondere sull’allocazione di fondi e sulla raccolta dei redditi. (programmi e spese specificatamente indirizzate alla questione di genere, spese che garantiscano l’equa opportunità di impiego, impatto di genere o per le spese generali, sistema di tassazione…) questo è un punto importante per il mainstreaming a livello settoriale, - distrettuale o locale: nel contesto della decentralizzazione, le iniziative di budgets sono particolarmente utili per introdurre la trasparenza e la responsabilità nelle spese decentrate e nei processi per la raccolta dei redditi. GENERE E FONDI STRUTTURALI: ALCUNE BUONE PRATICHE 5.1 Nel dicembre 2002 il Consiglio Europeo ha indirizzato al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale ed al Comitato delle Regioni la Comunicazione “Attuazione del mainstreaming di genere nei documenti di programmazione dei fondi Strutturali 2000-2006”, (COM(2002) 748 definitivo) che analizza, appunto, il grado di attuazione e i progressi realizzati, indicando i settori i cui i questi rimangono invece ancora lenti, e presenta una serie di esempi di “buone pratiche”. Nella maggior parte dei programmi del FSE, le priorità relative alla parità tra i sessi si concentrano su due obiettivi principali: migliorare l’accesso e la partecipazione delle donne all’occupazione, all’istruzione e alla formazione e migliorare la conciliazione tra lavoro e vita di familiare. Sforzi limitati vengono fatti per migliorare la qualità dei posti di lavoro delle donne, le responsabilità ad esse assegnate nonché l’evoluzione della loro carriera. Poche sono anche le misure miranti a ridurre il divario salariale tra uomini e donne o a promuovere l’accesso delle donne a posizioni di responsabilità o ad occupazioni altamente qualificate nel settore dell’informazione e delle tecnologie. Anche la promozione dell’imprenditorialità femminile e della fondazione di imprese da parte di donne è una priorità citata solo in alcuni programmi. “I programmi spagnoli rappresentano un buon esempio di un’ampia gamma di azioni miranti a rafforzare la presenza delle donne sul mercato del lavoro. Su 12 interventi nelle regioni dell’obiettivo BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile 1, 8 regioni applicano le misure seguenti: migliorare la capacità d’inserimento professionale delle donne; promuovere le attività economiche delle donne (ovvero donne imprenditrici); lottare contro la segregazione verticale ed orizzontale, nonché contro la discriminazione salariale; promuovere la conciliazione tra famiglia e lavoro. Ciascuna regione prevede una serie di azioni, ovvero: formazione (soprattutto in settori nei quali le donne sono sottorappresentate); aiuti finanziari alle imprese che assumono donne disoccupate; creazione e rafforzamento di imprese fondate, gestite o dirette da donne; campagne d’informazione e di diffusione; ricerca; promozione della presenza di donne tra i quadri decisionali, ecc..” “Nel programma dell’obiettivo 1 portoghese “Impiego, formazione e sviluppo sociale”, la misura “promozione della parità di opportunità tra donne e uomini” si riferisce in senso ampio a soggetti ed azioni potenziali. È strutturata in tre gruppi di progetti: 1) Misure strutturali, tra cui studi e statistiche, sensibilizzazione e formazione, premi di riconoscimento assegnati ad imprese e servizi pubblici, creazione di un osservatorio del mainstreaming della dimensione di genere. 2) Sostegno ad interventi a favore della parità tra i sessi, ad esempio per datori di lavoro che creano nuovi schemi di lavoro, promozione dell’accesso delle donne alla formazione nelle tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione (TIC) ed alle professioni dominate dagli uomini. 3) Sostegno alle ONG incaricate della parità tra i sessi (rafforzamento delle capacità)”41. Un numero ridotto di programmi finanziati dal FESR prevede, invece, azioni specifiche volte a promuovere la parità tra i sessi. Essi si riferiscono principalmente alle regioni dell’obiettivo 1. Un gruppo di progetti sovvenzionati nel quadro di questi programmi mira a sostenere i servizi, in particolare a sviluppare nuove strutture o a sperimentare servizi sociali per migliorare l’accesso al mercato del lavoro. Alcune azioni sono direttamente correlate con il settore sanitario, come ad esempio le misure di sensibilizzazione sanitaria, in particolare le campagne volte a combattere le gravidanze nelle adolescenti, la tossicodipendenza e l’abuso di alcool. Un’altra serie di azioni riguarda il settore dell’innovazione e della società dell’informazione, e comporta iniziative volte a promuovere la partecipazione delle donne all’innovazione e alla ricerca scientifica, ad integrare una prospettiva di genere nel sostegno allo sviluppo ed alla gestione dei parchi scientifici, dei centri d’innovazione e dei poli tecnologici e medici. Svariate azioni sostengono progetti e strutture di accoglienza dei bambini offrendo la possibilità di riconciliare 157 158 famiglia e lavoro. “Il programma a titolo dell’obiettivo 1 per la Finlandia orientale rappresenta un buon esempio in proposito. La misura “sviluppare le strutture della vita quotidiana”, contenuta nel supplemento al programma, mira a sviluppare tipi di partecipazione nonché strutture di servizio e attività innovative. Il suo obiettivo è di trarre vantaggio dalla società civile e sviluppare nuove interazioni tra vari gruppi di persone nonché tra la vita professionale e il tempo libero. Per quanto riguarda l’impatto sulla parità tra i sessi, le attività mirano alla creazione di nuovi posti di lavoro per le donne. L’integrazione della TI nella vita quotidiana è volta a rafforzare l’interesse delle donne per la tecnologia nonché la richiesta da parte del mercato di donne qualificate nel settore della TI. Il supplemento al programma italiano nel quadro dell’obiettivo 1 per il Mezzogiorno mira, nel quadro della promozione di centri di competenza, ad incoraggiare in particolar modo le iniziative di donne imprenditrici nel settore della tutela dell’ambiente”42. In generale, gran parte dei programmi non prevede una valutazione ex-ante della situazione in termini di parità tra i sessi. Ma un buon esempio è fornito dal programma a titolo dell’obiettivo 1 dedicato all’Andalusia. “La valutazione è preceduta da un’analisi/una diagnosi completa della situazione delle donne sul mercato del lavoro - per settore, età, salario -, nell’istruzione e nella formazione professionale, nelle imprese, nelle zone rurali, riguardo alla conciliazione con la vita di famiglia, ecc., a partire da dati attualizzati ripartiti per sesso. Tale analisi affronta i fattori all’origine degli squilibri da combattere. La valutazione ex-ante riassume le conclusioni in una matrice che stabilisce il grado di coerenza di ogni priorità e misura del programma rispetto alle priorità dell’Ue nel settore della parità di opportunità. Il loro impatto viene valutato in base alla scala seguente: “impatto forte; impatto medio; impatto debole, o impossibile da valutare.” Inoltre la valutazione quantifica i risultati previsti in termini di quantità di donne beneficiarie delle misure. Per garantire la realizzazione dei risultati quantificati, propone l’inserimento di alcune misure e di alcuni indicatori nel complemento di programmazione, nonché la creazione di un osservatorio. Purtroppo la diagnosi, la valutazione e le raccomandazioni non sono state trasferite integralmente nel supplemento al programma”43. Attuare sistematicamente il mainstreaming della dimensione di genere non è un compito facile e richiede una formazione specifica sull’utilizzo dei vari strumenti. Tuttavia, l’85% circa degli interventi non prevede alcuna misura di sensibilizzazione o formazione sulle questioni attinenti alla parità ad uso del personale delle autorità BUONE PRASSI Azioni di sistema del Dipartimento per le pari opportunità Linee guida VISPO; Uso del tempo; Rilevazioni reati sessuali; La Rete Pari Opportunità; Pari Opportunità; donne e sviluppo sostenibile di gestione dei fondi strutturali o dei membri dei comitati di sorveglianza. Solo alcuni programmi forniscono buoni esempi, ad esempio in Germania, nel Regno Unito ed in Irlanda. “In Irlanda, corsi di formazione al mainstreaming della dimensione di genere sono offerti ai membri del comitato di sorveglianza e a tutte le persone incaricate di attuare il FSE giorno per giorno. L’unità “parità tra i sessi NDP” del Ministero per la giustizia, la parità e le riforme legislative, organizza corsi di formazione per i quadri decisionali a livello politico e per gli organi di attuazione, su temi quali ad esempio il mainstreaming della dimensione di genere nel settore dello sviluppo urbano”44. Per quanto riguarda esempi di buone pratiche in Italia, è possibile fare riferimento al sito del Ministero per le Pari Opportunità. In occasione del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, tale ministero aveva organizzato, il 24 e il 25 settembre 2003 a Messina, la Conferenza nazionale dedicata al tema dell’applicazione del principio di pari opportunità e del mainstreaming nella programmazione comunitaria 2000-2006. Alla pagina “Il parco progetti delle Pari Opportunità”, http://www.pariopportunita.g ov.it/I-SERVIZI/CONVEGNO-D/Convegno-d/index.htm, è possibile ritrovare numerosi progetti elaborati in varie realtà. In particolare, protagoniste dell’evento erano state le regioni italiane, che avevano rese note le loro esperienze più significative da impiegare come buone prassi a livello nazionale ed europeo. Durante il convegno, e quindi anche nei progetti, erano stati affrontati i temi del miglioramento delle condizioni di vita delle donne, della presenza femminile nel mercato del lavoro, del mainstreaming di genere nell’attuazione dei fondi strutturali, dell’empowerment femminile, delle pari opportunità nella programmazione integrata e negoziale e di altri temi connessi. Vengono qui meramente elencati i titoli delle buone pratiche segnalate; per una loro analisi dettagliata si rimanda al sito indicato. Progetti Regione Basilicata Artigianato artistico; Sviluppo pari opportunità Progetti Provincia Autonoma Bolzano Women@work; Sistema di monitoraggio; Sportello donne e lavoro; Lotta allo sfruttamento della prostituzione fascicolo terzo 159 160 Progetti Regione Calabria Imprenditoria giovanile; Calabria professionale; progetto Donne impresa donna, Formazione Progetti Regione Campania Mainstreaming, Progetto rete per l’occupabilità Progetto Regione Friuli FUTURA – Servizi di Pari Opportunità Progetti Regione Liguria I tempi delle donne; Do-Praxis; Lavoro doc; Secondo figlio Progetto Regione Marche Attività formative destinate a donne disoccupate di lunga durata o inoccupate Progetti Regione Toscana Il laboratorio del tempo; Trio tecnologie ricerca innovazione orientamento per la formazione professionale; Hermes; “Net-WORK: una rete integrata di sportelli per l’occupabilità femminile. Servizi per il lavoro e per l’impresa Progetti Provincia Autonoma Trento Gestione delle vendite nelle PMI; STARTECH 2 Il genere nelle culture tecnologiche; DOTS Donne e formazione scientifica; LA D.O.TE Lavoro Donna Orientamento e Tecnologia; ESC Donne e scienza; MARTHA 2002 Inserimento professionale delle donne immigrate Progetti Regione Lombardia Nuovi orari scolastici per conciliare i tempi di vita e lavoro delle donne e migliorarne la posizione nel mercato del lavoro; Methodology,technology,@-quality: un modello formativo per l’inserimento e la valorizzazione delle donne nel settore ict. Donne in proprio – Centro servizi per imprese con meno di tre anni di attività; Progetto N.I.DO - Nuove Idee per le Donne; Varese in rete per le pari opportunità Progetti MIUR Valutazione in itinere della progettazione; Regioni obiettivo 1: formazione insegnanti, sviluppo competenze scientifiche e promozione imprenditoria femminile nelle scuole secondarie superiori, orientamento per l’inserimento delle donne nel lavoro BUONE PRASSI Progetti Regione Piemonte ASPASIA La cultura di parità nelle istituzioni, nel lavoro e nella formazione; La diffusione della cultura di parita’ attraverso i centri per l’impiego; KILA La Web community delle donne; STRA.D.A. – Strategie delle Donne per l’Autodeterminazione Progetti Regione Sardegna “Un vantaggio per tutti “ Piano di comunicazione e sensibilizzazione sui temi dell’inclusione sociale e lavorativa di soggetti svantaggiati; Informazione e affiancamento per le imprese femminili; Prestiti d’onore per le ditte individuali femminili. Insediamento giovani agricoltori; Bando CARAS 2001; Strutture ricettive Monitoraggio siti inquinati; Bando CARAS 2002 Progetto Regione Umbria “Job & Gender: Centri per l’occupabilità femminile” Progetto regione Valle D’Aosta BI.G - Sperimentazione della lettura di genere dei bilanci degli enti Pubblici, definendo l’impatto dell’utilizzo delle risorse economiche su uomini e donne; EVA - elette in valle D’Aosta. Progetti Regione Veneto Progetto quadro: promozione e rafforzamento dei comitati pari opportunità nella pubblica amministrazione; Esperta in progettazione, sviluppo e animazione di comunità di apprendimento permanenti in ambito e-learning; Educatrice multietnica. Lavorare in rosa nel sociale; Net economy expert (la donna, la famiglia, l’azienda); Esperto in Biotecnologie molecolari DAL BILANCIO SOCIALE AL GENDER BUDGETING: PER UN’ANALISI DI GENERE DEI BILANCI 5.2 donne e sviluppo sostenibile Progetti Regione Emilia Romagna Progetto STOP; EQUAL donne lavoro; Equality Logo; La rete in comune Per bilancio sociale si intende – in generale – una forma di rendicontazione che si prefigga l’obiettivo di illustrare al pubblico (e ad alcuni pubblici in particolare) il complesso degli effetti dell’attività, aziendale o dell’ente pubblico. Questi effetti hanno in parte natura economica, ma in parte hanno natura differente, che genericamente si definisce come sociale, da cui il nome. fascicolo terzo 161 162 L’esistenza del bilancio sociale è motivata dal fatto che la contabilità tradizionale non riesce a testimoniare adeguatamente né ciò che l’attività economica preleva dalla società, né ciò che essa le conferisce. La descrizione e misurazione delle utilità non immediatamente economiche hanno la necessità di un linguaggio proprio. Una buona parte delle aziende non ha per scopo la produzione di profitti, ma di utilità. E ciò vale in primis per l’amministrazione pubblica e per le sue forme derivate. Ma esiste un’altra ragione che spiega l’esigenza della contabilità sociale: queste utilità non prendono vita e forma solo all’interno dell’impresa, ma in un intorno meno definito, che, appunto, è un intorno sociale, è la società nelle differenti sue configurazioni. Recentemente la terminologia si è molto arricchita: assieme a bilancio sociale si parla di “bilancio di sostenibilità”, di rapporto socio-ambientale, di rendicontazione etica; proprio per questo florilegio terminologico si inizia a preferire un termine riassuntivo, assumendo tutte queste forme di rendicontazione nella categoria degli “strumenti di accountability”. Accountability è una parola difficilmente traducibile, che non vuol dire rendicontazione, ma che indica l’azione e l’impegno di “dare conto di”, cioè di motivare pubblicamente le ragioni delle azioni intraprese, dei costi sociali prodotti, dei vantaggi sociali realizzati. Si tratta, dunque, di un atteggiamento morale, che può comportare differenti azioni. Introdurre la contabilità sociale in ambito pubblico significa essere consapevoli che un’azione amministrativa, un investimento, un fenomeno sociale non possono essere misurati solo finanziariamente. E’ necessaria un’altra metrica, appunto di tipo sociale. Se accountability significa “dare conto a”, vorrà dire che il linguaggio dovrà essere compatibile con quello dei soggetti cui si deve dare conto. Se si intende spiegare ai cittadini la relazione tra le risorse che essi hanno affidato all’Amministrazione e gli effetti che ne sono derivati, chi governa è tenuto all’impiego di un sistema espressivo che si costruisca sulla capacità di interpretazione e sugli interessi di informazione dei cittadini stessi. Dovrà, dunque, adottare un modello di trattazione del fenomeno che, pur focalizzando l’attenzione sull’analisi dei bilanci pubblici, renda evidente il coinvolgimento degli altri soggetti che possono o devono concorrere alla realizzazione degli obiettivi di progresso sociale attesi. L’idea di fondo è di trasformare il momento di analisi e lettura dei bilanci in uno strumento di approfondimento tematico sulle categorie d’interesse, gestione e visibilità delle linee d’azione che producono o inducono la trasformazione sociale. BUONE PRASSI 5.2.1 IL BILANCIO DI GENERE La prima esperienza di Gender Budget Analysis si è sviluppata negli anni ‘80 in Australia. Da allora molteplici iniziative in vari paesi hanno contribuito alla definizione di questa teoria di analisi apportando ogni volta nuovi spunti e riflessioni: si citano ad esempio i paesi Anglosassoni e del Commonwealth, il Canada, il Sud Africa, diversi paesi africani (Tanzania, Uganda, Mozambico). In Europa, grazie all’impulso della Comunità Europea, si stanno moltiplicando le iniziative, soprattutto in Inghilterra, Scozia, Svizzera e Paesi Baschi. Il presupposto teorico dell’analisi dei bilanci pubblici per genere è che le politiche economiche non siano neutrali nei confronti del genere, e che quindi le scelte dei governi locali o nazionali abbiano diverse conseguenze sugli uomini e donne proprio perché diverso è il loro ruolo nelle famiglie e quindi nell’economia e nella società. Un bilancio di genere deve permettere di leggere i dati di bilancio (politiche, interventi, obiettivi a medio termine, spese, entrate, ecc.) in una ottica di politiche per le pari opportunità. Ciò può essere utile dal punto di vista della maggiore trasparenza, della maggiore partecipazione nella programmazione pubblica, del miglioramento dei sistemi di governo locali. Una raccomandazione specifica in favore di un’analisi dei bilanci pubblici in un’ottica di genere è stata introdotta anche nel documento finale della riunione dell’Assemblea Generale del Pechino+5. Coerentemente con l’origine della proposta, la formulazione di bilanci pubblici in un’ottica di genere e la loro introduzione nelle prassi amministrative richiede una partecipazione tra società civile e governi locali effettivamente aperta a processi di negoziazione fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile In questo modo la Pubblica Amministrazione può esprimere le proprie politiche in relazione ai territori e agli ambiti di riferimento, offrendo la possibilità di una verifica del posizionamento sugli obiettivi preposti. L’ispirazione di fondo corrisponde ai principi della sostenibilità e dello “stakeholder engagement”: le politiche pubbliche non si realizzano unicamente tramite la gestione diretta degli aspetti normativi e di servizio, ma attraverso la produzione e il controllo di linee d’azione condivise tra l’amministrazione stessa e gli altri protagonisti sociali. Introdurre la dimensione di genere nell’analisi della politica economica significa voler contribuire all’ aumento dell’efficienza oltre che dell’equità. 163 164 e comunicazione sociale in cui le donne possano giocare un’azione diretta di iniziativa politica e conoscitiva. Non si tratta, infatti, solo di elaborare tecniche amministrative e strumenti analitici, quanto di dare visibilità agli spostamenti in corso nelle relazioni tra i sessi. I budgets formulati in una prospettiva di genere servono, quindi, non a mappare una posizione di margine di un soggetto sociale svantaggiato, quanto a riposizionarlo in modo paritario nel quadro nelle negoziazioni sociali. Per cogliere questi spostamenti di prospettiva, rapporti di forza e prassi sociali, è particolarmente importante tenere sotto osservazione la distribuzione delle risorse pubbliche monetarie tra uomini e donne perché esse costituiscono un chiaro indicatore dei pesi relativi di rilevanza sociale, ben più efficace della retorica delle parole e delle dichiarazioni di intenti in materia di pari opportunità. BUONE PRATICHE: GENERE, LAVORO E ORGANIZZAZIONE 6 Ultima, ma non meno importante questione legata al mainstreaming di genere è rappresentata dal lavoro e da tutte le problematiche ad esso connesse. Lo sviluppo della società odierna sta rendendo, potenzialmente, possibile un’epocale trasformazione di questo ambito. La flessibilizzazione dell’organizzazione del lavoro e del non lavoro, il superamento della rigida divisione tra ruoli sociali e produttivi, la personalizzazione individuale dei tempi e delle fasi di vita, lo sviluppo di innovativi modelli del vivere sociale stanno prendendo sempre più forza, modificando, inevitabilmente, schemi lavorativi rimasti validi a lungo. In questa prospettiva, si muovono le scelte economiche e sociali operate dall’Unione Europea e condivise dal nostro Paese, volte a diminuire l’incertezza, a rafforzare l’occupazione e a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei mediante l’attuazione di un sistema integrato di politiche economiche e sociali, capaci di coniugare sicurezza, qualità della vita e di lavoro, qualità della vita professionale. Le nuove norme approvate in Italia sullo sviluppo di servizi pubblici e privati, sull’attivazione di nuovi contratti flessibili (es. riforma del part-time, riforma del lavoro temporaneo, contratti di job sharing, ecc.) accompagnati da politiche di conciliazione, individuate nel “Libro Bianco sul Welfare”, possono consentire lo sviluppo di un sistema di policy-mix finalizzato all’innalzamento dei tassi di attività femminile ed alla lotta contro l’esclusione sociale. Ma per attuare questa prospettiva è necessario adottare una BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile strategia, volta alla creazione di nuova occupazione, all’attuazione di modelli flessibili di organizzazione del lavoro, allo sviluppo della qualità di vita e di lavoro, in un’ottica di pari opportunità. “La flessibilità organizzativa appare, attualmente, elemento vincente per il nuovo sistema delle imprese. Un sistema che, per essere efficiente e per rispondere alla sfida della globalizzazione, deve produrre innovazione, sia nella gestione delle strutture e dei modelli organizzativi e produttivi sia nell’ambiente in cui l’azienda opera, valorizzando le vocazioni e le potenzialità del territorio. Nonostante, negli ultimi anni, l’occupazione femminile in Italia sia in costante aumento, la presenza delle donne nel mercato del lavoro resta ancora lontana dalla media europea. Il mercato del lavoro femminile presenta infatti: - una difficoltà di ingresso e ricollocazione delle donne; - un’uscita precoce delle donne di età centrale; - una rilevante presenza femminile nel mercato del lavoro sommerso; - un mancato decollo dell’occupazione autonoma (sia di prima che di seconda generazione); - una limitata propensione femminile a presentarsi sul mercato, anche in contesti a forte potenzialità occupazionale; - la persistenza dei differenziali salariali tra uomini e donne; - un’elevata differenza tra i tassi di attività, i tassi di occupazione, i tassi di disoccupazione tra nord e sud del Paese. Contemporaneamente, si sono sviluppati due fenomeni sociali, tra loro correlati e a forte valenza economica e sociale: il progressivo invecchiamento della popolazione italiana e il basso tasso di natalità. Entrambi possono influire, nel bene e nel male, sulle possibilità occupazionali delle donne. Occorre, dunque, utilizzando la normativa esistente (la nuova legislazione nazionale in materia di mercato del lavoro e di collocamento, la legge sui congedi, la legge sulla parità, i finanziamenti comunitari a livello nazionale, la legislazione regionale) implementare: - nuove forme di lavoro flessibile; - innovativi e responsabili modelli di gestione ed organizzazione dell’impresa e del territorio; - interventi integrati di flessibilità interna ed esterna alle imprese; - sistemi di incontro domanda ed offerta tramite i servizi per l’impiego, pubblici e privati; 165 166 - interventi per sostenere il lavoro autonomo; - strumenti per l’emersione del lavoro dipendente ed autonomo. Si tratta di dare vita ad un complesso sistema di iniziative “ women friendly” che consentano l’incremento dell’occupazione delle donne e il superamento della tayloristica compartimentalizzazione dei tempi di lavoro e di non lavoro, funzionale, forse, ad una società industriale ma, certamente, disfunzionale per lo sviluppo di una società della conoscenza45“. L’ampio stralcio fa parte dell’interessante studio promosso dalla Direzione Generale per l’Impiego del Ministero del Lavoro e curato da Lea Battistoni, “I numeri delle donne. Lo sviluppo del mercato del lavoro: caratteri, dinamiche, scenari”, che analizza il problematico rapporto del mondo del lavoro con la dimensione femminile. Ad esso si rimanda per un’analisi approfondita della questione, non senza aver prima presentato il piano dell’opera. Il primo capitolo traccia il profilo del mercato del lavoro in una prospettiva di genere, analizzando quindi la relazione tra occupazione e titoli di studio, monitorando i tassi di attività e il territorio, indagando le problematiche della disoccupazione e ipotizzando una strategia possibile che concili impegni lavorativi e familiari. Nel secondo capitolo vengono invece presentati i modelli di mobilità, cioè il ciclo vitale e la partecipazione al mercato del lavoro. Modi e tempi di lavoro: analisi delle tipologie contrattuali costituiscono l’argomento del terzo capitolo, cui fa seguito l’impietosa analisi dei differenziali retributivi e del bilancio familiare. Per quanto riguarda le buone pratiche, si rimanda all’interessante tesi di laurea in sociologia “Dai diritti delle donne al mainstreaming di genere: strumenti prospettive, esempi di integrazione della prospettiva di genere”, discussa da Mara Casotto all’Università degli Studi di Trento, Facoltà di Sociologia, nell’anno accademico 2002/ 2003. Nella sua quarta parte, L’integrazione della dimensione di genere in pratica, vengono presentate alcune “ricette per il mainstreaming” dove è possibile reperire una serie di buone pratiche suddivise per categorie. BUONE PRASSI fascicolo terzo 167 donne e sviluppo sostenibile 168 BUONE PRASSI fascicolo terzo donne e sviluppo sostenibile Note 1 Sull’attività dell’Undp vedi il capitolo 1.4.4.5 2 www.kila.it 3 http://www.un.org/womenwatch/resources/goodpractices/guideline.html 4 http://www.welfare.gov.it/EuropaLavoro.htm 5 Relazione annuale della Commissione delle comunità europee, sulla parità tra uomini e donne, 2004 6 http://www.cityshelter.org 7 http://www.arcidonna.it/mainstreaming/mainstream.htm 8 Per i riferimenti dettagliati si veda il sito http://www.arcidonna.it/ mainstreaming/italiane/ricette56.htm 9 Per i riferimenti dettagliati si veda il sito http://www.arcidonna.it/ mainstreaming/italiane/ricette24.htm 10 Per l’attività dell’Undp vedi il capitolo 1.4.4.5 a pag. del presente rapporto. 11 http://hdr.undp.org/docs/statistics/indices/technote_1.pdf 12 Vedi anche cap. 2.3.2, pag. sugli indicatori utilizzati per la redazione del report. 13 http://unstats.un.org/unsd/demographic/products/indwm/wwpub.htm 14 Vedi anche cap. 2.3.4 pag. per un’analisi degli indicatori utilizzati nella stesura del report. 15 Rapporto 2003 sullo sviluppo umano, 14 le azioni politiche contro la povertà, UNDP 2003 16 Commissione delle comunità europee, Relazione annuale della commissione al consiglio,al parlamento europeo, al comitato economico e sociale europeo ed al comitato delle regioni , relazione sulla parità tra uomini e donne 2004, Bruxelles 19.2.2004 COM(2004)115 definitivo 17 dal sito http://www.consiglio.regione.toscana.it/pari-opportunita/menu/ link_indirizzi/link_pari.htm 18 Guide to gender sensitive indicators, CIDA, 1997 19 www.cnel.it 20 ibidem 21 la distinzione terminologica viene ripresa dal volume “Indicatori di genere: strumenti per misurare le pari opportunità tra uomini e donne”, pubblicato dalla Provincia Autonoma di Trento nel 2004 22 Rapporto 2003 sullo sviluppo umano, 14 le azioni politiche contro la povertà, UNDP 2003 23 Per un approfondimento delle attività della World Bank si veda anche il paragrafo 1.7, pag. del presente rapporto. 24 Per esempio per alcune regioni dell’America Latina, gli indicatori stimano la proporzione di uomini e donne all’interno del nucleo familiare al di sotto della linea di povertà stabilita a livello nazionale e il numero di donne all’interno del nucleo familiare 25 Indicatori di genere: strumenti per misurare le pari opportunità tra donne e uomini, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Pari Opportunità, Trento 2004 26 CE 1997 Guida alla valutazione di impatto rispetto al sesso 27 ibidem 28 Guida alla valutazione di impatto rispetto al genere, Comunità europea, 1997 169 170 ibidem Linee guida per la redazione e la valutazione dei complementi di programmazione in relazione al rispetto del principio di pari opportunità per uomini e donne, Dipartimento per le Pari Opportunità, 2000 31 Informazioni tratte dal sito http://www.womenalpnet.org 32 SPOG, strumento di supporto alla programmazione in un’ottica di genere, Provincia Autonoma di Trento , Dipartimento Ambiente, Settembre 2003 33 http://www.gendercertification.com/ita/progetto_impatto.php 34 http://www.gendercertification.com/ita/progetto_present.php 35 Schede di background ai moduli formativi, progetto VISION 2000 al sito http://www.gendercertification.com/ita/home.php 36 LIBRO VERDE Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, Commissione delle Comunità europee, Bruxelles, 18.7.2001. 37 Ibidem 38 Ibidem 39 SA 8000 Social Accountability 8000 Responsabilità Sociale 8000, SAI 1997 40 Regolamento (CE) n,1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali. 41 Comunicazione del Consiglio Europeo “Attuazione del mainstreaming di genere nei documenti di programmazione dei fondi Strutturali 2000-2006”, (COM(2002) 748 definitivo) 42 Ibidem. 43 Ibidem. 44 Ibidem. 45 Dall’introduzione dello studio “I numeri delle donne. lo sviluppo del mercato del lavoro: caratteri, dinamiche, scenari”. A cura di Lea Battistoni, Quaderni Spinn, 2003. 29 30 BUONE PRASSI fascicolo terzo 171 donne e sviluppo sostenibile 172 BUONE PRASSI fascicolo terzo 173 donne e sviluppo sostenibile 174 BUONE PRASSI fascicolo terzo 175 donne e sviluppo sostenibile