NORME GRAFICHE E REDAZIONALI PER LA REDAZIONE DELLA TESI in
Storia dell’arte contemporanea (prof. Francesca Gallo)
1) Criteri redazionali
Maiuscole
In generale si usa l’iniziale maiuscola per tutte le parole che hanno valore di nome proprio. In
particolare:
- soprannomi e pseudonimi: il Re Sole, il Beato Angelico;
- denominazioni antonomastiche: il Vecchio Mondo, la Grande Guerra;
- aggettivi sostantivati che indicano territori: il Bellunese, il Napoletano;
- nomi geografici costituiti da due sostantivi o da un sostantivo e un aggettivo in funzione di nome
proprio: la Terra del Fuoco, l’Australia Occidentale, il Monte Bianco;
- nomi di secoli, età, periodi storici: il Novecento, il Secolo dei Lumi, l’Età dell’Oro, gli anni Venti, la
Controriforma, il Medioevo;
- le istituzioni scientifiche e culturali: l'Istituto Nazionale per la Grafica; il Consiglio Nazionale delle
Ricerche;
- nomi dei periodi geologici e preistorici: il Giurassico, il Paleolitico;
- titoli, cariche e gradi, quando sono entrati a far parte del nome (Re Artù), o quando hanno una
connotazione particolare (sacrale, di autorevolezza, ecc.: il Gran Sacerdote);
- titoli stranieri: Sir John Franklin (si ricorda che il titolo di Sir non è mai usato col solo cognome),
Lord Hamilton, Lady Mary, Herr, Frau, Fräulein, Madame, Monsieur, Mademoiselle;
- nomi di edifici, monumenti e musei : la Casa Bianca, Palazzo Chigi, Palazzo Venezia (ma:
Galleria Nazionale di Arte Antica a palazzo Barberini);
- i seguenti nomi per distinguerli dai loro omografi: Stato (ma: colpo di stato); Tesoro, Interni
(ministeri); Legge, Scienze (intese come facoltà universitarie; ma anche: Facoltà di Scienze);
Chiesa, Camera dei deputati, Camera dei Comuni, Gabinetto.
- le parole "santo", "san", "santa" e "santi" sia in forma estesa che abbreviata quando precedano il
nome della dedicazione di chiese e basiliche: la chiesa di Santo (o S.) Stefano, la basilica di San
(o S.) Pietro, Santa (o S.) Maria Maggiore, Santi (o SS.) Apostoli.
Hanno l’iniziale minuscola:
- i nomi indicanti cariche e titoli politici, militari, religiosi, ecclesiastici ecc.: il presidente della
Repubblica, il ministro del Tesoro, don Bosco, san Francesco, il marchese di Carabas, il
professor Rossi;
- i nomi di religioni, correnti, ideologie, movimenti, ecc.: cristianesimo, buddismo, marxismo;
- nei nomi geografici, gli aggettivi che indicano l’appartenenza geografica, culturale o politica di un
territorio e che non fanno parte del nome ufficiale: America latina, Asia sovietica;
- indicazioni topografiche cittadine: via Mazzini, piazza San Giovanni, rue des Rosiers (ma
Jermyn Street, Soho Square).
Limitare frasi fatte, acronimi di enti e sigle. Sigle e acronimi vanno in maiuscolo, a meno che non siano
note in altra forma o siano abbreviazioni o loghi composti in cui compaiono insieme maiuscole e
minuscole per convenzione acquisita (es.: CriLet, ICoN).
Le varie lettere non vanno separate dal punto (es.: ONU).
Corsivo
Devono essere sempre corsive le parole straniere quando non entrate stabilmente nell’uso italiano
(non perciò computer, sport, film, che saranno invariabili al plurale; e neppure web e internet, sempre
in tondo minuscolo.
Vanno in corsivo i titoli di libri, articoli, saggi, voci di enciclopedie, composizioni musicali.
Vanno in corsivo ancora i titoli di poesie, canzoni, arie e romanze, quadri e sculture, film, videogiochi,
programmi per computer, storie a fumetti, ecc.
Parole straniere
Le parole straniere non entrate nell’uso comune vanno in corsivo e prendono, nel caso, la desinenza
del plurale.
L’articolo italiano che accompagna una parola straniera deve essere del genere e del numero
richiesto dalla lingua originale.
I sostantivi tedeschi hanno l’iniziale maiuscola, anche quando si tratta di termini entrati nell’uso italiano,
come Gestalt, Kitsch, Leitmotiv.
I termini latini vanno sempre in corsivo e declinati.
I nomi di città straniere, nel testo e comunque in ambito discorsivo, si traducono ogni volta che sia vivo
nell’uso il corrispondente italiano (Edimburgo, Anversa, Parigi, ma: New York). Nei dati bibliografici,
invece, la città non verrà mai tradotta (es.: Paris, Gallimard, ecc.).
I nomi stranieri vanno nella lingua originale a meno che l’uso corrente non prescriva il contrario (es.:
William Shakespeare e non Guglielmo Shakespeare, ma Giovanni Keplero, Anna Bolena, ecc.). I nomi
latini vanno invece in italiano (es.: Cicerone, Seneca, ecc.).
Traslitterazioni
Le parole traslitterate (dal greco, dal cirillico, dalle lingue slave o orientali, ecc.), se non si tratta
ovviamente di nomi, patronimici o cognomi, o di altre parole per le quali sia prescritto il tondo, vanno
sempre in corsivo.
Per tutti i caratteri speciali e per tutti i segni diacritici è opportuno riferirsi ai sistemi scientifici di
traslitterazione.
2) Citazioni nel testo
Le citazioni di brani brevi e che non necessitino di particolare risalto vanno in tondo fra caporali (« »).
Se lunghe oltre le due-tre righe, vanno poste in un paragrafo autonomo, separate sopra e sotto da una
riga, ma senza rientro, in tondo, e sempre tra caporali.
La lettera iniziale della citazione deve essere maiuscola o minuscola a seconda delle esigenze del
luogo in cui la citazione è inserita, e indipendentemente dalla forma originale (tuttavia, se la citazione
è inserita dopo i due punti, è lecito conservare la forma originale).
Quando in una citazione si aggiungono parole o frasi, queste vanno tra parentesi quadre. Le omissioni
vanno sempre segnalate quando si trovano nel corpo della citazione (è necessario farlo quando si
trovano all’inizio o alla fine solo nei rari casi in cui l’amputazione violi seriamente l’assetto sintattico o
la completezza semantica dell’originale).
Le omissioni si segnalano esclusivamente con tre puntini tra parentesi quadre: […]. In questo caso
bisogna conservare il segno di interpunzione originale presente prima o dopo la parentesi quadra e,
se assente, aggiungere una virgola o un punto dopo la parentesi quando le necessità sintattiche lo
esigano.
Variazioni di tempi verbali, persona, numero o genere all’interno di un brano citato, allo scopo di
adattarlo alla sintassi della frase che lo contiene, sono da evitare.
Citazioni in versi nel testo richiedono la barra (/) alla fine di ogni verso, la doppia barra (//) alla fine di
ogni strofa.
Virgolette
- Caporali (« »): si impiegano per le citazioni di brani e per indicare parti (non autosufficienti) di
pubblicazioni o di opere, o contenitori come riviste, periodici e collane.
Per eventuali citazioni interne a un’altra citazione si usano le virgolette alte o apicali doppie (“ ”),
mentre le apicali doppie eventualmente presenti nel testo citato vengono a loro volta degradate a
semplici apicali singole (‘ ’).
Le caporali si usano anche eccezionalmente per contraddistinguere il titolo di un’opera citato
all’interno di un altro titolo.
- Alte doppie (“ ”), si usano di norma per sottolineature enfatiche o attenuazioni prudenziali, o per
riprendere un termine in una particolare accezione.
- Alte singole (‘ ’), si possono usare per spiegazioni di significati (es.: di default = ‘per difetto’), ove non
siano sufficienti le virgolette alte doppie.
3) Indicazioni bibliografiche
I riferimenti bibliografici sono da riportare in nota a piè di pagina, con numerazione progressiva, che
può ricominciare da 1 ad ogni capitolo, come segue:
Prima indicazione di un testo:
iniziale puntata del nome e cognome per esteso dell’autore in tondo Maiuscolo / minuscolo, titolo per
esteso in corsivo eventualmente seguito da un punto e dal sottotitolo sempre in corsivo, editore o
tipografo (per esteso), luogo di edizione (città) anno di edizione, pagina o pagine a cui si fa riferimento.
Es.: G. Della Volpe, Critica del gusto, Feltrinelli, Milano 1960, p. 12.
Se si tratta di opere in più parti, tomi e/o volumi, indicare il numero di parte, tomo o volume prima del
numero di pagina.
Es.: L. Caramel, MAC. Movimento Arte Concreta, Electa, Milano 1984, vol. I, p. 31.
Se l’opera è di più autori:
fino a un massimo di tre segnalare l’iniziale del nome e il cognome per esteso di ciascuno separandoli
con virgole, quindi procedere come sopra;
per più di tre autori (o comunque per volumi in cui è indicato soltanto il curatore) segnalare l’iniziale
del nome e il cognome per esteso del curatore (o dei curatori) seguiti dalla dizione: a cura di tra
parentesi tonde ( ), procedendo quindi come sopra.
Non utilizzare la sigla: AA.VV.
Es.: L. Caramel (a cura di), Arte in Italia 1945-1960, Vita e Pensiero, Milano 1994.
Indicazioni successive:
iniziale del nome e cognome per esteso, prima parola o prime parole del titolo + tre puntini, numero
pagina.
Es.: G. Della Volpe, Critica…, p. 20.
Se si fa immediatamente un nuovo riferimento alla stessa pagina dell’opera che si è appena citata, si
indica solo: ibidem.
Se si fa immediatamente riferimento a una diversa pagina dell’opera che si è appena citata: ivi,
indicazione del numero di pagina.
Il termine: idem indica invece lo stesso autore che si è appena citato.
Articoli pubblicati in periodici:
autore e titolo dell’articolo (come sopra, per i libri), titolo della rivista tra virgolette inglesi “ ”, a. +
numero d’annata in caratteri romani (se segnalato), n. + numero del fascicolo, data per esteso (giorno,
mese, anno, a seconda della periodicità), numero di pagina.
Es.: U. Eco, Tre civette sul comò, “Il Cavallo di Troia”, a. I, n. 3, estate-autunno 1982, pp. 5-14.
Saggi o capitoli pubblicati in volumi collettivi:
autore e titolo del singolo contributo come sopra, in + titolo dell’opera collettiva (in corsivo), a cura di +
nome del curatore, editore, luogo di edizione anno di edizione, numero pagina.
Es.: F. D’Amico, Gli sviluppi a Roma, in L. Caramel (a cura di ), Arte in Italia 1945-1960, Vita e
Pensiero, Milano 1994, pp. 177-188.
Atti di convegno:
Nel citare gli atti di un convegno o settimana di studi si segnali il titolo dell’incontro (in corsivo), il tipo
di convegno (se atti di convegno, giornata o settimana di studi, ecc.), il luogo e la data in cui si è
tenuto (tra parentesi), a cura di N. Cognome (se c’è il curatore), editore, città e anno di pubblicazione.
Es.: Dopo Sisto V. La transizione al barocco (1590-1630), atti del convegno (Roma 18 - 20 ottobre
1995), Roma 1997.
Cataloghi di mostre:
nome e cognome dell’autore, titolo e sottotitolo (corsivo), dizione: catalogo della mostra (+ sede, città
e data dell’esposizione per esteso tra parentesi tonde), editore, luogo di edizione anno di edizione.
Es.: F. Caroli, L. Caramel, Testuale. Le parole e le immagini, catalogo della mostra (Rotonda di via
Besana, Milano, giugno-settembre 1979), Comune di Milano – Mazzotta, Milano 1979.
Citazioni da web:
Delle fonti reperite in rete va dato conto con la stessa precisione (e anzi maggiore) delle fonti cartacee.
Se ricostruibili, vanno indicati almeno autore, titolo, contenitore (ossia il sito, la rivista on line, o il
portale che contiene il documento citato), data del documento, URL (tra parentesi angolari), e data
della visita (tra parentesi tonde), come nell’esempio sotto riportato. Gli indirizzi (URL) vanno scritti per
esteso, senza omettere la parte iniziale, l’indicatore di protocollo (es.: http://), ed evitando di spezzarli
(se necessario, andare a capo prima dell’indirizzo).
Es.: F. Pellizzi, I generi marginali nel Novecento letterario, in «Bollettino ‘900», 22 maggio 1997,
<http://www3.unibo.it > (15 agosto 2004).
Fonti d’archivio:
indicare l’archivio (eventualmente con una sigla, introducendo all’inizio del testo un elenco delle
abbreviazioni), la città in cui si trova, il titolo del fondo o della raccolta (in corsivo), la segnatura della
busta, cartella, filza + l’eventuale numero del fascicolo o della carta.
Es.: [Archivio Storico dell’Accademia di Brera] ASAB, Milano, Concorsi Accademici, [sezione] Carpi
[busta] E V 28.
Abbreviazioni
Quando due o più parole sono abbreviate con lettere singole (es.: a.C.) non si lascia spazio fra l’una e
l’altra lettera.
L’abbreviazione AA.VV. non va usata in nessun caso; per i testi di autori vari si preferisce segnalare il
nome del curatore o dei primi autori.
Le indicazioni di misura (m, km, cm, mm, g, kg, l, km/h, ecc.) sono considerate simboli e pertanto non
richiedono il punto.
I punti cardinali vanno riportati in minuscolo per esteso (nord est e non NE).
I nomi propri degli autori si abbreviano in nota con l’iniziale puntata.
L’uso delle abbreviazioni bibliografiche è da limitare il più possibile a note, indici e apparati bibliografici.
Abbreviazioni più diffuse:
cfr.
=
confronta, vedi, fai riferimento a …
ibi, ivi =
nel testo che si è appena citato
ibidem =
nel testo che si è appena citato, alla stessa pagina che si è appena citata
idem =
n.
=
passim =
s.d.
=
s.l.
=
l’autore che si è appena citato
numero (di rivista ecc.); nota (cfr. n. 3 = confronta nota 3)
qua e là (riferimento a un concetto trattato in più pagine da un autore)
senza data
senza luogo di edizione
4) Illustrazioni
Le immagini che illustrano i testi debbono essere di buona qualità;
Quando si parla di un’opera in maniera diffusa, per dare conto della poetica dell’autore, di
un’iconografia, di scelte tecniche o stilistiche, è opportuno riprodurre l’opera in questione: nel testo ci
sarà il riferimento all’immagine, numerata progressivamente secondo l’ordine di apparizione nel testo,
e l’immagine dovrà presentare lo stesso numero progressivo.
Es.: Durante l’elaborazione di Guernica (fig. 1), Pablo Picasso ha prodotto numerosi disegni….
E’ opportuno, la prima volta che si cita un’opera, anche famosa, far seguire il titolo dell’opera in
corsivo dalla data di esecuzione, eventualmente tra parentesi tonde.
Didascalie
La didascalia, meglio se in calce a ogni immagine deve riportare i seguenti dati: nome per esteso e
cognome dell’autore (o degli autori) o pseudonimo (in maiuscoletto), titolo o descrizione iconografica
(in corsivo), data (o intervallo cronologico di riferimento), tecnica, Città di conservazione, collocazione
(museo, chiesa, collezione).
Se la figura rappresenta solo un particolare dell’opera, o qualora si tratti di una riproduzione di
restauro, tali indicazioni dovranno seguire il titolo.
Le stesse norme descrittive devono essere applicate, nel caso di opere composite, a ciascun
elemento della composizione.
Es.: fig. 1. Camille Corot, Veduta di Genova, 1834, olio su tela, cm 29,5x41,7, Chicago, The Art
Institute.
fig. 2. Umberto Boccioni, Sotto il pergolato a Napoli, 1914, olio su tela con inserto di giornale incollato,
cm 83x83, Milano, Civici Musei d’Arte Contemporanea (part.)
fig. 3. Joan Jonas, Organic Honey’s Vertical Roll, 1973, performance, Milano Galleria Toselli, marzo
1973 (cioè, data e luogo di esecuzione, in cui è stata scattata la foto, possibilmente con indicazione
del fotografo, se noto).
fig. 4. Bill Viola, The Greeting, 1995, installazione video e audio, dimensioni ambientali, 10’ 28”, San
Francisco, Kramlich Collection (still da video).
fig. 5. Robert Smithson, Eigth Part-Piece (Cayuga Salt Mine Project), 1969, salgemma, specchi, legno,
cm 27,9x76,2x914,4, Copenaghen, Statens Museum for Kunst.
Luglio 2012
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