G E R I AT R I A A cura di Giuseppe Baldassarre * L’ipertensione arteriosa nell’anziano Cause, rischi e rimedi caratterizzata da un patologico aumento della pressione ipertensione arteriosa è una patologia molto sistolica, in presenza di valori normali di pressione comune nelle persone anziane dei Paesi diastolica. occidentali, arrivando ad interessare oltre il 60% Questa condizione arriva ad interessare fino al 45% degli ultrasessantacinquenni e il 70% e più dei degli ipertesi anziani ed è la principale responsabile soggetti di età superiore a 85 anni. dell’incremento della prevalenza di ipertensione arteriosa I valori di prevalenza di questa patologia osservati in che si verifica in età avanzata. Puglia non si discostano sostanzialmente da tali percentuali. Questa particolare forma di ipertensione arteriosa Per esempio, in una nostra ricerca epidemiologica, condotta sarebbe favorita nella sua insorgenza da un incremento alcuni anni fa su anziani di età compresa tra 65 e 84 anni, associato all’età della rigidità aortica, che comporta un viventi al proprio domicilio a Casamassima, la prevalenza aumento della velocità di trasmissione di ipertensione arteriosa fu del 61% (66% dell’onda sfigmica, da cui deriva un nelle donne; 56% negli uomini). Interessa oltre il incremento della pressione differenziale ed Il ricorso ai servizi sanitari è del 50% un’iperpulsatilità della parete arteriosa. maggiore negli ipertesi, rispetto ai 60% degli Anche nell’anziano l’ipertensione è normotesi e l’ipertensione arteriosa rientra ultrasessantaessenziale o primaria in più del 90% dei casi. fra le tre cause principali di accesso agli cinquenni Sarebbe un grave errore considerare ambulatori di medicina generale. l’ipertensione arteriosa nell’anziano, sia sistoÈ stato osservato nei Paesi sviluppati diastolica, sia sistolica isolata, una condizione in qualche un incremento lineare della pressione arteriosa sistolica modo fisiologica, normale e benigna, sottovalutandone la di circa 1 mm all’anno fino agli 80 anni, mentre per la natura di rilevante fattore di rischio. pressione diastolica, dopo un picco massimo che si colloca In realtà, anche in età senile l’ipertensione arteriosa intorno ai sessant’anni, si registra un graduale decremento rimane il principale fattore di rischio modificabile per negli anni successivi. l’ictus cerebrale e per lo scompenso cardiaco, svolgendo Occorre sottolineare che tale fenomeno non si registra comunque un ruolo considerevole anche nel predisporre in alcune popolazioni primitive, che talora sono quasi all’insorgenza di cardiopatia ischemica, di insufficienza completamente esenti dall’ipertensione arteriosa, forse renale e di arteriopatia periferica. per un introito dietetico di sodio particolarmente basso e Inoltre, il rischio di patologie cardio e cerebrovascolari, per gli elevati livelli di attività fisica. che è due-tre volte maggiore negli ipertesi rispetto ai Particolarmente frequente nelle persone anziane dei normotesi, è ancora più elevato nei soggetti anziani. Paesi sviluppati è l’ipertensione sistolica isolata, pugliasalute - quarantasei - aprile 2006 Benefici del trattamento Ci si chiede naturalmente se la riduzione dei valori di pressione arteriosa mediante un trattamento antiipertensivo comporti benefici significativi anche nel soggetto anziano, oltre quanto è già stato dimostrato nell’adulto. La risposta è che numerosi studi clinici controllati e randomizzati hanno confermato che i benefici della terapia antiipertensiva riguardano anche i pazienti anziani affetti da ipertensione sisto-diastolica o sistolica isolata, in termini di riduzione sia della morbilità e della mortalità per ictus e per malattie cardiovascolari, nonché di una lieve diminuzione della mortalità globale. Nei pazienti ultraottantenni gli eventi cardiovascolari fatali e non fatali combinati, ma non la mortalità globale, subiscono una riduzione per effetto della terapia antiipertensiva. Poiché in questa fascia di pazienti i benefici sono più limitati, la terapia, quando veramente necessaria, deve essere condotta con particolare cautela e gradualità. Una possibile eccezione all’indubbio beneficio della terapia antiipertensiva è rappresentata dalla presenza di gravi patologie associate (ad es. neoplasie), che influenzano la prognosi molto più dell’ipertensione stessa, abbreviando la spettanza di vita. In tali casi i benefici della terapia antiipertensiva sono scarsi, a meno che i valori di pressione arteriosa siano così elevati da rappresentare un rischio assoluto per il verificarsi di eventi acuti. Obiettivo della terapia Salvo casi particolari, la terapia antiipertensiva si propone nell’anziano il raggiungimento graduale di valori di pressione arteriosa inferiori a 140/90 mmHg. Nei pazienti diabetici è consigliabile portare gradualmente i valori pressori al di sotto di 130/80 mmHg. Non è ancora chiaro fino a che punto sia possibile ridurre la pressione diastolica nell’anziano, specie in caso di ipertensione sistolica isolata. Valori inferiori a 70 mmHg e soprattutto al di sotto di 60 mmHg sembrerebbero associarsi con un incremento del rischio cardiovascolare e con una prognosi sfavorevole. In molti pazienti, per ottenere un adeguato controllo pressorio si rende necessario impiegare due o più farmaci. Va detto però che, sulla base dei risultati di diversi studi anche recenti, solo il 25-30% degli anziani ipertesi raggiunge e mantiene i valori pressori che costituiscono l’obiettivo di un trattamento adeguatamente efficace. Ciò comporta un abbattimento del rischio cardio e cerebrovascolare nettamente inferiore rispetto a quello che ci si potrebbe teoricamente aspettare. Il perché di risultati così deludenti trova diverse spiegazioni. In primo luogo il problema dell’ipertensione arteriosa viene probabilmente sottostimato nella sua importanza dopo una certa età. Vi è, inoltre, certamente un problema di “compliance”, ossia di adesione alla terapia prescritta dal medico. pugliasalute Molti pazienti non si attengono alle norme comportamentali consigliate, non assumono i farmaci prescritti o non li prendono tutti e alle dosi consigliate, modificando, riducendo o sospendendo di propria iniziativa la terapia, magari con l’illusione che il raggiungimento di valori accettabili di pressione arteriosa stia a significare la guarigione della malattia e l’inutilità dell’ulteriore prosecuzione del trattamento. Migliorare la comunicazione del medico e degli altri operatori sanitari col paziente anziano iperteso e dedicare più tempo e attenzione alla verifica dei risultati della terapia antiipertensiva e di eventuali problemi e difficoltà collegati con la sua assunzione rappresentano alcune delle modalità più efficaci per migliorare la “compliance” ed ottenere un più efficace controllo di questo temibile fattore di rischio. Principi generali della terapia antiipertensiva La scelta di intraprendere un trattamento antiipertensivo dipende nell’anziano da più variabili che, nell’insieme, riflettono il profilo di rischio cardiovascolare di ciascun soggetto. Esse sono: • i valori di pressione arteriosa; • la presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare; • la presenza di danno d’organo; • la presenza di diabete o di patologie associate che incrementano il rischio cardiovascolare; • la presenza di altre malattie non di tipo cardiovascolare. Quando possibile, il primo passo consisterà nella prescrizione di una terapia non farmacologia, che miri alla modificazione dello stile di vita. In particolare, bisogna suggerire: • una limitazione dell’introito di sodio; • un incremento dell’apporto di calcio e di potassio con la dieta, soprattutto mediante un aumento del consumo di frutta e verdura; • una restrizione dell’apporto calorico nei soggetti obesi o in soprappeso; • una riduzione del consumo di grassi totali e saturi; • l’abolizione dell’introito di alcol o una limitazione dello stesso a non più 20-30 g al giorno; • un incremento dell’attività fisica di tipo aerobico (consistente almeno in 30-45 minuti di passeggiata a passo veloce 3-5 volte la settimana). Deve, inoltre, essere proposto agli anziani ipertesi fumatori, di smettere di fumare, perché oltre a ridurre lievemente i valori della pressione arteriosa, ciò comporta soprattutto una significativa riduzione del rischio cardiovascolare. L’adozione delle suddette misure non farmacologiche, quando non è sufficiente da sola a far rientrare la pressione - quarantasette - aprile 2006 Definizione e classificazione dei livelli di pressione arteriosa secondo le linee guida della European Society of Hypertension (Journal of Hypertension 2003, 21:1011-1053) Categoria Ottimale Normale Normale alta Ipertensione di grado 1 (lieve) Ipertensione di grado 2 (moderata) Ipertensione di grado 3 (severa) Sistolica Diastolica <120 120-129 130-139 140-159 160-179 > = 180 <80 80-84 85-89 90-99 100-109 > = 110 Tabella 1 arteriosa entro i limiti desiderati, consente però di ridurre il numero e/o le dosi dei farmaci antiipertensivi e di contenere il rischio cardiovascolare. Per quanto attiene alla terapia farmacologia, la scelta del farmaco da impiegare per iniziare il trattamento dipenderà dalla presenza di altri fattori di rischio, di segni di danno d’organo e di eventuali patologie associate. Il beneficio del trattamento nell’anziano è stato dimostrato per almeno un composto delle seguenti classi di farmaci antiipertensivi: • diuretici; • beta-bloccanti; • calcioantagonisti; • ACE-inibitori; • bloccanti recettoriali dell’angiotensina II. L’intervento terapeutico deve essere graduale, specie nei pazienti in più precarie condizioni generali. è consigliabile iniziare con un solo farmaco a basso dosaggio o con dosi ridotte di un’associazione di due medicamenti. Se necessario, si potranno aumentare progressivamente, ma in modo graduale, le dosi dei farmaci antiipertensivi. Sarà meglio, possibilmente, non cambiare troppo spesso Cause di ipertensione secondaria nell’anziano Malattie renali: stenosi aterosclerotica dell’arteria renale, glomerulonefriti e pielonefriti croniche, rene policistico, uropatia ostruttiva, neoplasie renali. Malattie endocrine: ipertiroidismo, feocromocitoma, sindrome di Cushing, iperaldosteronismo primario, malattie ipercalcemiche, liberazione di sostanze umorali ipertensivanti da tumori maligni. Farmaci: ciclosporina, eritropoietina, inibitori delle monoaminoossidasi, sostanze vasocostrittrici presenti in preparati inalatori usati come sintomatici per il raffreddore, estrogeni, corticosteroidi, antiflogistici non steroidei, coxib. Sostanze voluttuarie: liquirizia, cocaina, eccesso di alcol. Tabella 2 pugliasalute la terapia e dare la preferenza a farmaci con lunga durata d’azione, da fare assumere preferibilmente durante le ore diurne e non la sera. Cali eccessivi della pressione arteriosa durante le ore notturne potrebbero favorire cadute quando il paziente si alza, solitamente per andare in bagno. Bisogna avvertire l’anziano iperteso di non saltare mai la terapia e di non modificarla autonomamente, senza aver consultato il medico. Particolare importanza riveste il monitoraggio nel tempo degli effetti del trattamento, che va adeguato in concomitanza di eventi clinici Misurazione della pressione arteriosa nell’anziano Le linee-guida internazionali prevedono che la misurazione venga, ad ogni età, effettuata in posizione seduta. Nell’anziano, comunque, i valori pressori in posizione supina, tipica del paziente ospedalizzato, e in posizione seduta sono pressoché sovrapponibili. Nell’anziano, specie se diabetico o parkinsoniano, la misurazione pressoria deve essere effettuata anche in ortostatismo perché, essendo stato recentemente dimostrato che l’ipotensione ortostatica, sia sistolica che diastolica, rappresenta un indice prognostico negativo nella popolazione anziana, i pazienti con ipotensione posturale marcata vanno esclusi dalla terapia farmacologica antiipertensiva o, comunque, trattati con grande cautela. Specie negli anziani vasculopatici la misurazione della pressione arteriosa va effettuata, almeno inizialmente, ad entrambe le braccia. In caso di discrepanze, bisogna prendere come riferimento per la terapia antiipertensiva il braccio dove si registrano valori più elevati. Il valore più basso al braccio controlaterale potrebbe essere causato da restringimento aterosclerotico o di altra natura del lume delle arterie del braccio. Occorre tenere presente che in alcuni casi quando si misura la pressione arteriosa ad un anziano si riscontra un “gap” ascoltatorio, che può portare ad una sottostima dei reali valori pressori. In pratica, durante la deflazione del bracciale dello sfigmomanometro, si registra dapprima la comparsa dei toni di Koroktoff e poi la loro scomparsa per un intervallo più o meno breve; i toni si ripresentano poi prima del raggiungimento della pressione diastolica. La presenza nell’anziano di un’arteria brachiale calcifica, che non collabisce sotto la pressione del manicotto insufflato dello sfigmomanometro, può portare in alcuni pazienti anziani ad una notevole sovrastima dei valori pressori (pseudoipertensione). Può essere sospettata quando valori pressori molto elevati non si associano a segni di danno d’organo e quando i pazienti anziani sviluppano un affaticamento eccessivo ed una rilevante ipotensione ortostatica dopo assunzione dei farmaci antiipertensivi. Tabella 3 - quarantotto - aprile 2006 Alcuni effetti dell'ipertensione Sul cervello CITTA' DI LECCE Sulla retina HOSPITAL Direttore Sanitario: Prof. Giuseppe Martines Autorizzata dalla Regione Puglia con Det. Dir. n. 6 del 01/02/99 Sul cuore Sul rene 73100 Lecce • Via Provinciale per Arnesano, Km 4 • tel. 0832/229111 • fax 0832/229819 • www.gruppovillamaria.it Sede Legale: Piazza Trisi, 16 • 48022 Lugo (RA) • Tel. 0545/909711 • fax 0545/27510 ANTHEA Sulle arterie HOSPITAL Gruppo Villa Maria Direttore Sanitario: Dott. Francesco Casulli Autorizzata dalla Regione Puglia con Det. Dir. n.202 del 09/01/1996 70124 Bari • Via Camillo Rosalba, 35-37 • tel. 080/5644111 • fax 080/5644678/5042487 e-mail: [email protected] • www.gruppovillamaria.it intercorrenti (infezioni, squilibri idro-elettrolitici, emorragie, ecc.) o dell’assunzione di altri medicamenti ad azione potenzialmente ipotensivante. Per decidere tempestivamente gli opportuni aggiustamenti terapeutici, è utile suggerire al paziente o ai suoi familiari la compilazione di un diario per registrare l’andamento dei valori pressori. Conclusioni L’ipertensione arteriosa, sisto-diastolica e sistolica isolata, è una patologia molto comune nella popolazione anziana dei Paesi occidentali. Lungi dal rappresentare una condizione fisiologica ed innocua, essa è il primo fattore di rischio modificabile per una serie di malattie gravi e talora mortali, che colpiscono principalmente il sistema cardiovascolare e quello cerebrovascolare. Il trattamento dell’ipertensione arteriosa, con misure farmacologiche e non, se condotto in modo appropriato e con le opportune cautele, consente di prevenire una percentuale rilevante di tali patologie e di ridurre la mortalità globale, oltre a quella legata ad eventi cardio e cerebrovascolari. Poiché solo una quota relativamente modesta di anziani è trattata in modo da ottenere una riduzione sostanziale del rischio derivante dagli elevati valori pressori, è necessario rafforzare l’impegno nel sensibilizzare utenti ed operatori sanitari per un trattamento ottimale di questa condizione patologica. * U.O.C. di Geriatria Ospedale Generale Regionale “F. Miulli” Acquaviva delle Fonti pugliasalute - quarantanove - aprile 2006